Scusa se ti amo

By scodafabiaa

874K 26.2K 2.8K

[COMPLETA] Catherine Boulevard a ventitré anni è in uno stato confusionario della sua vita. Vive in un piccol... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Capitolo 41.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Epilogo.

Capitolo 42.

15.4K 436 48
By scodafabiaa






Rimasi immobile, mentre un raggio di sole mi colpiva il viso.
Mi ero svegliata da circa un minuto, nuda, sotto le coperte con Terence, dopo esserci stata assieme.

Mi sentivo strana, sentivo qualcosa dentro di me che non mi faceva stare tranquilla.
Mi girai e guardai Terence mentre dormiva, questa volta si vedeva che non stava fingendo, aveva la bocca socchiusa e il respiro regolare.
Sembrava indifeso, senza tutte quelle mura o i suoi ghigni di cui usufruiva sempre, ed era bellissimo, uno degli uomini più belli che avessi mai visto.

E io lo avevo avuto per una notte.

Non riuscivo a pensare a nient'altro che non fosse successo nelle ore precedenti, non riuscivo a guardarlo senza pensare che Terence era diventato qualcosa d'importante ora che gli avevo ceduto me stessa.

Mi alzai lentamente, stando attenta a non svegliarlo mentre raccolsi tutti i miei vestiti da terra e corsi in bagno.
Mi guardai allo specchio prendendomi il viso tra le mani e provando a calmarmi, mentre l'ansia mi assaliva il corpo.

Mi vestì velocemente e cercando di fare il meno rumore possibile me ne andai con la testa pesante.
Uscì per la strada mentre i suoni e i rumori della città si fecero molto più amplificati dentro di me.

Come potevo smetterla di pensare a ciò che era accaduto? Come potevo spegnere tutto quanto per prendere aria e calmare il battito del mio cuore mentre scappavo letteralmente da Terence?

Il mio cellulare cominciò a squillare e io aumentai il passo, come se qualcuno mi stesse inseguendo.
Non avevo il coraggio di prenderlo in mano e controllare chi fosse.

Camminai ancora attraversando mentre il cellulare rincominciò a squillare ininterrottamente, non cercai nemmeno la mia macchina, bensì la lasciai lì parcheggiata correndo il più velocemente possibile, con l'idea che l'avrei presa in un secondo momento.
Alzai un braccio e un taxi si fermò, ci entrai subito dentro e il signore mi chiese dove dovevo andare.

<< Cinquantaduesima strada >> gli risposi, appoggiandomi al tessuto del sedile mentre pensavo di dover assolutamente tornare a casa il più presto possibile.

Il cellulare squillò di nuovo, e finalmente mi decisi a prenderlo in mano dopo le occhiate del tassista, almeno per spegnerlo.
Guardai prima il nome sul display e corrugai la fronte leggendo il nome di mio fratello, feci per chiudere ma un messaggio di mio padre in cui c'era scritto di rispondere, mi allarmò.

Aprí la chiamata, e tirai fuori tutto il nervosismo di quella mattina, e l'emozioni che tante quali erano non sapevo più dove metterle.

<< Senti Jake non è giornata quindi vedi di smetterla di chiamarmi o blocco il tuo contatto >> gli dissi senza nemmeno salutarlo, mentre il tassista mi regalò un'altra occhiata.

<< Mamma è in ospedale >> mi rispose lui, mentre sentì un blocco all'interno del mio corpo e quasi mi si mozzò il respiro.

<< Che cosa vuol dire? Per quale motivo mamma è in ospedale? >> tuonai io, mentre il tassista percependo la mia voce e le mie parole inchiodò in un incrocio.

<< Vieni al Mount Sinai Medical Center >> sibilò conciso, senza aggiungere nient'altro.

<< Va bene >> gli dissi chiudendo la chiamata e sporgendomi verso l'autista che come se avesse afferrato mi stava già guardando dallo specchietto
retrovisore << Mi porti al Mount Sinai Medical Center perfavore >> finí io, mentre spensi il cellulare e il tassista riprese a guidare in fretta.


***


<< Dov'è? >> chiesi a Jake da lontano, mentre il ticchettio dei miei stivaletti rimbombava per il corridoio.

Mio fratello era seduto su di una delle tante sedie attaccate al muro bianco, mentre a passo svelto lo raggiungevo e sorpassavo tutte le porte blu alla mia sinistra.

Sentivo di poter impazzire, di poter scoppiare come una mina per tutta l'aria che mi mancava.

<< Catherine, cerca di stare calma sei in un'ospedale >> mi disse lui alzandosi e rivolgendomi i palmi della mano, come se tra di noi ci fosse una tregua.

Ma io ero stanca delle tregue, ero stanca di non potermi arrabbiare fino in fondo, e questa volta nessuno poteva passarla liscia, perché non avevo intenzione di far calpestare i miei sentimenti.

<< Se ti sto rivolgendo la parola Jake, è solo per chiederti in quale cazzo di stanza è mamma, perché non me ne può fregar di meno di tutte le altre cose che hai da dirmi, d'accordo? >> risposi io senza cambiare il tono di voce, mentre una porta dietro di me si aprì facendoci voltare.

Comparve mio padre, con gli occhi rossi e il viso disperato, mentre dentro di me una piccola crepa si fece spazio, soltanto a vederlo così fragile.

<< Papà.. >> dissi io, addolcendo la mia voce e cercando di tranquillizzarmi come mi aveva chiesto Jake << Cos'è successo? >> gli chiesi, mentre lui mi fissava con quei occhi puri e azzurri, che ne io e ne Jake avevamo ereditato.

<< Tua madre è svenuta >> confessò abbattuto << Abbiamo chiamato l'ambulanza e l'hanno ricoverata,
hanno detto che ha avuto un calo di pressione, non si sa precisamente a cosa sia dovuto, stanno cercando di capire le origini per vedere se sia grave o meno >> mi spiegò lui, mentre feci un lungo respiro per riprendermi.

Mi misi le mani sul volto, mentre una miriadi d'immagini mi passarono per la mente, mentre la stanchezza dovuta allo spavento e alle troppe sensazioni provate in così poco tempo si fecero spazio sul mio volto.
Respirai ancora a fatica e mi ricomposi, mandando un'ultima occhiata a mio padre che sembrava assente.

Lo sorpassai aprendo la porta blu elettrico, entrai dentro la stanza non molto grande, dove governava un letto al centro, dove c'era mia madre che aveva gli occhi socchiusi.
Si voltò non appena sentì la porta chiudersi e per la prima volta vidi su di lei, uno sguardo debole e vulnerabile.

Mi fissò per un attimo e mi regalò un sorriso duro, uno di quelli fatti per rassicurare.
La guardai e mi avvicinai al suo letto, fissando l'ago infilato nella vena della sua mano.

<< Non ti hanno trovato la vena nel braccio giusto? >> le chiesi, mentre lei annuí guardandosi la mano.

Mi sedetti sul letto, facendomi spazio affianco a lei, senza nemmeno toccarla, come se potesse rompersi.

<< Come stai? >> le chiesi, mentre lei si decise a parlarmi.

<< Sto bene Catherine, siete tutti così preoccupati per nulla >> disse muovendo le braccia come suo solito e facendomi sorridere.

<< Sarebbe strano l'incontrario >> le dissi mentre lei scosse la testa.

<< Tuo padre! Guarda tuo padre, è più preoccupante come sta messo lui, mica io che mi sono riposata per bene >> sibilò, mentre scoppiai a ridere.

<< Non cambierai mai >> le dissi sogghignando, mentre lei mi seguì a ruota.

Sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa, sarebbe potuta sboccare l'apocalisse, che mia madre avrebbe trovato un qualcosa per dire che tutto, alla fine dei conti, andava sempre bene.

Bussarono alla porta, e tutte e due ci girammo.
Entrarono dentro mio padre, Jake, un dottore e un'infermiera, e subito mi ricomposi come se avessi combinato un guaio.

Il dottore ci osservò e lesse un foglio sulla sua cartelletta, molto probabilmente per leggere almeno il nome di mia madre.

<< Signora Margaret >> prese una pausa avvicinandosi << Come si sente? >> chiese, mentre mia madre si sollevò lentamente.

<< Mi sento bene >> rispose, senza batter ciglio.

<< Le fa ancora male la testa? >> gli domandò, mentre io mi girai a fissarla.

<< Non molto >> concluse lei, mentre il dottore lesse qualcosa sulla cartelletta.

<< Dunque, con molta probabilità il disturbo di cui soffre è la Cefalea muscolo-tensiva, ovvero un comune mal di testa dovuto a una condizione di stress e forte stanchezza >> le spiegò, mentre vidi mio padre fare un sospiro.

<< Vuol dire che non è grave? >> gli chiese quest'ultimo, mentre tutti noi pensavamo a quella domanda.

<< No non è grave, è molto comune nelle persone >> rispose lui, mentre l'infermiera controllò la flebo di mamma e mentre il medico rincominciò a parlare << Vogliamo però tenerla d'occhio ancora per un po' per assicurarci che il mal di testa non persista anche in stato di tranquillità, quindi per adesso dovrà restare ricoverata >> finí, facendoci annuire a tutti quanti.

<< Va bene >> rispose mia madre.

<< Perfetto allora, si riposi pure >> sorrise lui, per poi salutarci e andarsene insieme all'infermiera.

Guardai mio padre che sollevato si avvicinò a mamma e le accarezzò una guancia.
Avevo incominciato la giornata nel modo migliore per perdere il cuore e vederlo scappare da lontano senza nemmeno degnarsi di salutarmi.
Mi era mancato il respiro tante di quelle volte che ora che potevo rilassarmi per un attimo non ci riuscivo.

<< Papà che ne dici se vai a casa e ti riposi un attimo? >> chiese mio fratello a mio padre mentre lui scosse la testa prontamente.

<< No ragazzi, andate pure voi a casa resto io qui, tranquilli >> rispose prontamente, mentre mia madre lo fissò male.

<< Certo che no! Ora vai subito a casa a farti una bella doccia e a riposarti, anzi fatelo tutti e tre, perché intanto io mi metterò a dormire quindi sarà inutile restare qui >> squittì lei.

<< Resto qui finché non ti addormenti >> disse poi mio padre, senza nessuna intenzione di muoversi.

<< Papà dai, resto io qui finché mamma non si addormenta, torna a casa insieme a Jake, intanto ti prometto che non mi muovo >> mi avvicinai verso di lui, prendendolo per il braccio.

Lui mandò un'occhiata a mamma e poi si decise ad alzarsi sbuffando, mentre Jake le diede un bacio per salutarla.

Li vidi andarsene e chiudersi la porta alle spalle, mentre io mi sedetti sul divanetto e mia madre mi mandò un bacio volante e si rannicchiò con la coperta.

Continue Reading

You'll Also Like

388K 10.4K 70
Lui ride, lei piange. Lui la illude, lei ci crede. Lui la ignora, lei lo ama Lei, Ashley Cooper, 17 anni, la classica brava ragazza con una bella...
4.9K 297 11
Lea ha 24 anni ed é rimasta orfana dei genitori qualche anno prima. Improvvisamente si ritrova senza lavoro e per sbaglio invia un curriculum in uno...
494K 35.4K 30
Kendra Collins ha ventisei anni, usa la sua laurea per lavorare al McDonald's e spera segretamente di realizzare il suo sogno un giorno: lavorare com...
1M 26.6K 55
Cris è una ragazza a cui non piace dare a vedere tutto quello che prova: preferisce nascondersi dietro un fasullo sorriso ed una sadica battuta. Con...