Leo (Io non ho finito)

By MariaCorrao5

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Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia? Com'è cambiata la sua vita quando si è t... More

Capitolo 1: Venerdì, 23 dicembre 2011
Capitolo 2: Sabato, 24 dicembre 2011
Capitolo 3: Domenica, 25 dicembre 2011
Capitolo 4: Lunedì, 26 dicembre 2011
Capitolo 5: Martedì, 27 dicembre 2011
Capitolo 6: Mercoledì, 28 dicembre 2011
Capitolo 7: Giovedì, 29 dicembre 2011
Capitolo 8: Venerdì, 30 dicembre 2011
Capitolo 9: Sabato, 31 dicembre 2011
Capitolo 10: Domenica, 1 gennaio 2012
Capitolo 11: Lunedì, 2 gennaio 2012
Capitolo 12: Martedì, 3 gennaio 2012
Capitolo 14: Giovedì, 5 gennaio 2012
Capitolo 15: Venerdì, 6 gennaio 2012
Capitolo 18: Lunedì, 9 gennaio 2012
Capitolo 60: Martedì, 21 febbraio 2012
Capitolo 61: Mercoledì, 22 febbraio 2012
Capitolo 66: Lunedì, 27 febbraio 2012
Capitolo 68: Mercoledì, 29 febbraio 2012
Capitolo 69: Giovedì, 1 marzo 2012
Capitolo 72: Domenica, 4 marzo 2012
Capitolo 74: Martedì, 6 marzo 2012
Capitolo 103: Mercoledì, 4 aprile 2012
Capitolo 121: Domenica, 22 aprile 2012
Capitolo 134: Sabato, 5 maggio 2012
Capitolo 155: Sabato, 26 maggio 2012
Capitolo 157: Lunedì, 28 maggio 2012
Capitolo 159: Mercoledì, 30 maggio 2012
Capitolo 160: Giovedì, 31 maggio 2012
Capitolo 161: Venerdì, 1 giugno 2012
Capitolo 162: Sabato, 2 giugno 2012
Capitolo 163: Domenica, 3 giugno 2012
Capitolo 169: Sabato, 9 giugno 2012
Capitolo 170: Domenica, 10 giugno 2012
Capitolo 171: Lunedì, 11 giugno 2012
Capitolo 172: Martedì, 12 giugno 2012
Capitolo 173: Mercoledì, 13 giugno 2012
Capitolo 174: Giovedì, 14 giugno 2012
Capitolo 175: Venerdì, 15 giugno 2012
Capitolo 176: Sabato, 16 giugno 2012
Capitolo 179: Martedì, 19 giugno 2012
Capitolo 180: Mercoledì, 20 giugno 2012
Capitolo 181: Giovedì, 21 giugno 2012
Capitolo 182: Venerdì, 22 giugno 2012
Capitolo 183: Sabato, 23 giugno 2012
Capitolo 185: Lunedì, 25 giugno 2012
Capitolo 186: Martedì, 26 giugno 2012
Capitolo 187: Mercoledì, 27 giugno 2012
Capitolo 188: Giovedì, 28 giugno 2012
Capitolo 189: Venerdì, 29 giugno 2012
Capitolo 192: Lunedì, 2 luglio 2012
Capitolo 193: Martedì, 3 luglio 2012
Capitolo 194: Mercoledì, 4 luglio 2012
Capitolo 195: Giovedì, 5 luglio 2012
Capitolo 196: Venerdì, 6 luglio 2012
Capitolo 197: Sabato, 7 luglio 2012
Capitolo 198: Domenica, 8 luglio 2012
Capitolo 199: Lunedì, 9 luglio 2012
Capitolo 200: Martedì, 10 luglio 2012
Capitolo 201: Mercoledì, 11 luglio 2012
Capitolo 202: Giovedì, 12 luglio 2012
Capitolo 203: Venerdì, 13 luglio 2012
Capitolo 204: Sabato, 14 luglio 2012
Capitolo 205: Domenica, 15 luglio 2012
Capitolo 207: Martedì, 17 luglio 2012
Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012
Capitolo 209: Giovedì, 19 luglio 2012
Capitolo 210: Venerdì, 20 luglio 2012
Capitolo 211: Sabato, 21 luglio 2012
Capitolo 212: Domenica, 22 luglio 2012
Capitolo 213: Lunedì, 23 luglio 2012
Capitolo 214: Martedì, 24 luglio 2012
Capitolo 215: Mercoledì, 25 luglio 2012
Capitolo 217: Venerdì, 27 luglio 2012
Capitolo 218: Sabato, 28 luglio 2012
Capitolo 219: Domenica, 29 luglio 2012
Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012
Capitolo 221: Martedì, 31 luglio 2012
Capitolo 222: Mercoledì, 1 agosto 2012
Capitolo 223: Giovedì, 2 agosto 2012
Capitolo 224: Venerdì, 3 agosto 2012
Capitolo 225: Sabato, 4 agosto 2012
Capitolo 226: Domenica, 5 agosto 2012
Capitolo 227: Lunedì, 6 agosto 2012
Capitolo 229: Mercoledì, 8 agosto 2012
Capitolo 230: Giovedì, 9 agosto 2012
Capitolo 231: Venerdì, 10 agosto 2012
Capitolo 232: Sabato, 11 agosto 2012
Capitolo 233: Domenica, 12 agosto 2012
Capitolo 234: Lunedì, 13 agosto 2012
Capitolo 235: Martedì, 14 agosto 2012
Capitolo 236: Mercoledì, 15 agosto 2012
Capitolo 237: Giovedì, 16 agosto 2012
Capitolo 238: Venerdì, 17 agosto 2012
Capitolo 239: Sabato, 18 agosto 2012

Capitolo 13: Mercoledì, 4 gennaio 2012

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By MariaCorrao5

"Buongiorno! La colazione è servita!".

La mamma mi sorride e si mette seduta, mentre io appoggio il vassoio sul suo comodino e poi mi chino a darle un bacio.

"Mi chiedo quanti adolescenti ci siano che sanno perfettamente qual è il cibo migliore per la nausea post chemio..." osserva lei sospirando. "E che per giunta portano la colazione a letto alle loro madri!" esclama facendomi posto.

"Ah, ti avrei portato pure la cena, io! Ma il Sergente mi ha assolutamente vietato di venire qui da te" dico piegando le labbra di lato.

Sono ancora contrariato per il fatto che ieri sera papà mi ha praticamente impedito di vederla, dicendo che doveva riposare e che non dovevo disturbarla.

Lei accenna un sorriso e mi accarezza i capelli. "Non avevo voglia di mangiare, ieri sera... Non ho fatto che dormire, fino a stamattina."

"E stamattina per fortuna il Sergente si è già tolto di torno! Scommetto che hai famissima!"

"Sì, ho fame"; mi sorride, ed è così bella! È la donna più bella del mondo.

"E ci credo! Ieri non hai mangiato praticamente niente! Il pancarré però era finito... Ho scongelato al volo del pane normale."

"Va benissimo lo stesso, amore. Grazie. Dopo vado a fare la spesa, mancano un bel po' di cose."

"Come sarebbe che vai a fare la spesa?!"

"Sarebbe quello che ho detto. Vado a fare la spesa."

"Ma posso andarci io!"

"Tu...?!"

"Sì!"

"Ma se ho ogni volta ti devo pregare in non so quale lingua...! E a volte non basta nemmeno quello e ti devo ricattare!"

"Beh..., oggi mi va!"

"Oggi ti va" ripete lei per niente convinta.

"Sì! C'è pure il sole! Ci vado in bici, così mi faccio un bel giro!".

Lei sorride e beve un sorso di spremuta d'arancia, ma poi scuote la testa. "Ti ringrazio, ma preferisco andarci io."

"Mi fai una lista super dettagliata! Guarda che non sbaglio niente, eh?! Non sono mica papà, io!".

A lei scappa da ridere, ma si trattiene. "No, Leo. Vado io."

"Non ti fidi?! Se vuoi faccio la spesa in videochiamata con te!"

"Non insistere. Vado io e basta".

E quando dice basta, è basta davvero.

"Ok..." dico sbuffando, appoggiando la testa alla spalliera del letto. Vorrei ribattere ancora, ma non voglio farla innervosire.

"Lo so che ti preoccupi per me" mi dice dopo un po', poggiando una mano sulla mia. "Però io ho bisogno di fare una vita normale, facendo tutte le cose che facevo anche prima. Ci sono giorni in cui questo non è proprio possibile, ma per fortuna ci sono anche giorni in cui ce la faccio. E ti assicuro che oggi sono in grado di andare a fare la spesa."

"E va bene... Posso venire con te, almeno?"

"Voglio andare all'ipermercato e tu ti stuferesti in fretta. Diventeresti insopportabile."

"Ma no! Giuro che non fiato! Devo anche prendere delle cose che mi servono!"

"Tipo?"

"Dei quaderni nuovi. E i rasoi."

"I rasoi?!" esclama lei scoppiando a ridere.

"Sì. Papà non vuole prestarmi quello elettrico."

"E cosa dovresti raderti, sentiamo?! Le gambe?!"

"Eddai, mamma!"

"Perché per quelle te ne servirebbero almeno due pacchetti interi!"

"Smettila di ridere, che poi ti viene la tosse!".

Ma lei ride ancora e mi accarezza il viso. "Ma senti come sei liscio..., come quando eri bambino."

"Grazie tante, eh?!"

"Ma di che ti lamenti?! Chissà in quanti vorrebbero questa pelle qui!"

"E io invece vorrei la barba! O almeno qualche sembianza..."

"Arriverà! Guarda papà!" esclama lei dandomi un bacio. "Per ora sei ancora il mio bambino dal viso perfetto!"

"Ok ok..., niente rasoi per oggi! Però posso venire con te?"

"Solo se prometti che non rompi."

"Non rompo! Giuro!"

"E guarda che non ti lascio mica comprare quello che vuoi! Hai mangiato troppe schifezze ultimamente."

"Niente schifezze. Promesso! E spingo il carrello per tutto il tempo!"

"E va bene, permesso accordato!".

Ok, aveva ragione la mamma: dopo due corsie mi sono già rotto le palle di girare per il supermercato e di aspettare che lei scelga cosa mettere nel carrello; ovviamente però mi guardo bene dal lamentarmi e la seguo dappertutto.

Adesso siamo fermi da non so quanto davanti allo scaffale delle farine; ce ne sono di mille tipi e lei le sta confrontando tutte. Non ho ben capito cosa voglia combinare ma pare che abbia voglia di prepararci un pranzo speciale, anche se dubito che lei riuscirà a mangiarlo; dopo la chemio passa giorni in cui non le va di mangiare niente a parte le arance e il pane tostato col burro.

Io me ne sto appoggiato al carrello, messaggiando nel gruppo WhatsApp con Mattia e gli altri; stanno organizzando il pomeriggio al cinema e poi pizze da Riccardo. Sono un po' indeciso perché non ne ho tanta voglia e vorrei restare a casa con la mamma, però domani Vero e Michelle ripartono e mi dispiacerebbe non riuscire a salutarle. Soprattutto Vero, vorrei salutarla come si deve; è un po' stronza, ok, ma bacia veramente bene.

"Ok, ci sono. Però andiamo a vedere il film con Di Caprio".

Ho appena inviato questo messaggio, quando un rumore mi fa sobbalzare e mi fa sollevare la testa dal telefono. C'è un mucchio di gente che si affretta e impiego qualche secondo per capire che quel rumore era la mamma che è caduta per terra.

"Mamma!" chiamo istintivamente, mentre mi precipito da lei, facendomi spazio tra la folla che le si è già creata attorno. "Ehi mamma!".

Non risponde.

È svenuta.

Cazzo, è svenuta!

C'è troppo caldo in questo cazzo di posto, e lei è troppo debole! Avrà avuto un calo di pressione.

"E spostatevi!" urlo alle persone che se ne stanno tutte qua addossate; una donna le sta pure tenendo le gambe sollevate. "Se gli state tutti addosso non respira!".

Cazzo! E se non fosse un calo di pressione? Se fosse una crisi respiratoria come quella dell'altro giorno?!

"Chiamate un'ambulanza!" dico mentre sento il panico crescere sempre di più e stringermi il petto in una morsa.

Cazzo mamma, svegliati!

Svegliati, dai!

Svegliati!

Svegliati!

Un tizio chiama l'ambulanza, io riesco a restare abbastanza lucido per dirgli di farsi mandare anche l'auto medica, ma quelli dall'altra parte del telefono vogliono sapere perché.

"Ha..."; non riesco a dirlo. Quella fottuta parola mi si blocca in gola. "È... è malata... Lei... lei ha..."; mi mordo le labbra e poi lo dico d'un fiato: "Ha il cancro". E immediatamente mi si riempiono gli occhi di lacrime, annebbiandomi la vista.

È la prima volta che dico quella maledetta parola a voce alta, parlando della mamma, e fa più male di quanto credessi possibile.

È come se dicendola a voce alta l'avessi resa ancora più reale.

Dopo pochi minuti la mamma si riprende, ma a me sembra essere passata un'eternità. È molto disorientata e anche piuttosto a disagio. Sono riuscito a mandar via tutte le persone; è rimasta solo la signora che sta continuando a tenerle le gambe su, come se servisse davvero a qualcosa.

"Sto bene" dice incrociando il mio sguardo. "Tu però non sembra".

Ah no, io avrò perso dieci anni di vita!

"Stai giù" le dico quando prova a mettersi seduta. "Adesso arriva il medico e l'ambulanza."

"Leo, sto bene adesso. Mi è solo girata la testa."

"Respiri bene?"

"Sì, respiro bene"; si ostina a mettersi seduta e non c'è niente da fare, ma almeno la convinco a non alzarsi finché non arriva il medico.

"Meno male che eravamo al reparto farine!" esclama mentre si pulisce il cappotto con la mano. "Pensa se avevo in mano una bottiglia di vino rosso!".

Sorrido, e sono anche abbastanza sollevato perché sembra stare davvero bene, però ho ancora le gambe che mi tremano dalla paura.

Poco dopo arriva il medico ma non mi rassicura poi tanto. Dice che non è stata una crisi respiratoria, ma dato il quadro clinico preferisce che lei vada in ospedale per accertamenti; e quel che è peggio, a me sull'ambulanza non mi fanno salire e resto come un cretino sul marciapiede a guardarla andare via.

Non so che cavolo fare. Sono ancora fermo qui sul marciapiede e mi viene da piangere. Non sono riuscito a trovare papà; ho pure chiamato in caserma e mi hanno detto che è fuori e che lo avviseranno quando rientrerà, ma che probabilmente ci vorrà un bel po'. Nemmeno Asia sono riuscito a rintracciare; nemmeno tramite le sue amiche. E il primo autobus che va in ospedale passa tra quasi un'ora!

Chiamo Mattia ma non mi risponde nemmeno lui, e non ho un soldo in tasca per prendere un taxi.

Mi lascio cadere seduto sul marciapiede e sto seriamente rischiando di scoppiare a piangere. Già è stato orribile vedere la mamma per terra, priva di sensi, col terrore che le fosse successo qualcosa di molto grave; e adesso mi tocca starmene qua, impotente, lontano da lei.

Prima di salire in ambulanza, lei mi ha detto di andarmene a casa, che ci vediamo lì, ma io non ci penso proprio! Non la voglio lasciare da sola in ospedale, devo trovare il modo di andarci!

Sto per provare a chiamare Daniele, quando qualcuno mi tocca la spalla.

"Ehi, scusa...". Mi giro ed è un ragazzo che conosco, uno della mia scuola, e ha in mano la borsa della mamma. "Avete dimenticato questa" mi dice porgendomela.

Non ci avevo fatto caso, ma a quanto pare era anche lui nel supermercato.

"Ah, grazie!" gli dico prendendola e aprendola subito per vedere se ci sono i soldi per un taxi.

"Non... Non ho toccato niente, eh?!" mi dice lui un po' a disagio quando vede che prendo in mano il portafogli della mamma.

"Eh?! Ah sì sì, figurati! Non è per questo...". Niente! Ha solo 5€, il bancomat e la carta di credito, e io non posso usare né l'uno nell'altra! "Cazzo!" esclamo sbattendo forte la mano sulla gamba. Poi mi accorgo che dentro la borsa c'è pure il cellulare. Fantastico! È in ospedale da sola e non ha nemmeno il telefono.

"Hai... bisogno di qualcosa?".

Io mi stringo nelle spalle e poi mi alzo in piedi. "Ah, se avessi venti euro da prestarmi sarebbe perfetto. Così prendo un taxi per l'ospedale. Giuro che te li ridò, eh?! Pure con gli interessi, se vuoi!"

"Mi dispiace..., ho appena fatto benzina e sono rimasto al verde! Però ti posso accompagnare in ospedale!"

"Davvero?!" gli domando passandomi una mano tra i capelli, stupito dalla sua disponibilità; in fondo nemmeno ci conosciamo.

"Sì, ho il motorino là..." mi dice indicando il suo scooter parcheggiato poco lontano.

Non so se fidarmi oppure no. 'Sto capellone non ha propriamente una bella reputazione, pare ci vada giù pesante con le pasticche e che frequenti dei brutti giri, però al momento non mi sembra fatto, e io devo assolutamente andare dalla mamma.

"Va bene allora... Grazie!"

"Io sono Filippo."

"Sì sì, lo so."

"Ah, ok..."

"Cioè..., io a scuola conosco tutti, praticamente" mi affretto ad aggiungere, perché mi sembra proprio di averlo messo a disagio.

"Io invece non conosco quasi nessuno" risponde lui togliendosi la chitarra dalla schiena e porgendomela. "Tieni questa per favore".

"Oh... bella!" esclamo prima di mettermela a tracolla, a mò di zaino.

"Suoni anche tu?"

"Sì."

"Non lo avrei mai detto, che io e te avessimo qualcosa in comune" mi dice prendendo un casco dal bauletto dello scooter e porgendomelo.

Non lo avrei mai detto nemmeno io.

"Ester, allora?! Posso entrare adesso?!"

"Sì, Leo, puoi entrare."

"Era ora!".

Quando sono arrivato la mamma era al pronto soccorso e non mi hanno fatto entrare, poi l'hanno mandata in Radiologia, poi le hanno assegnato una stanza ma mi hanno lasciato fuori dalla porta pure lì; è arrivata Ester, poi è uscita, poi è arrivato un dottore che non conosco, poi è arrivata la Lisandri, poi di nuovo Ester, e finalmente Ester è uscita e mi ha dato il via libera!

"Non ti impressionare però..." mi dice poggiandomi una mano sul braccio mentre io sto per aprire la porta. "Sta facendo una trasfusione."

"Figurati se m'impressiono!" le rispondo, e poi entro nella stanza.

Ok, mi impressiono.

E pure parecchio.

Quella roba attaccata al braccio della mamma è davvero disgustosa.

"Oh, la mia borsa!" dice lei appena mi vede. "Temevo di averla persa!"

"Dovevi restare a casa!" esclamo distogliendo lo sguardo dalla sacca di sangue e andando a sedermi sulla poltroncina vicino al suo letto.

"Non accetto prediche da un quindicenne, sia chiaro!".

Io sbuffo e alzo gli occhi al cielo. "Sì, però..."

"Però niente. Pare che ho l'emoglobina ai minimi storici. Sarei svenuta anche a casa. Prendimi il telefono, per favore."

"Se vuoi chiamare papà, rinunciaci" le dico porgendole il telefono. "È in giro a salvare il mondo e non si sa quando torna. Tra poco arriva Asia e ci riporta a casa lei."

"Ah..."

"Ti lasciano venire a casa, vero?!" le domando allarmato.

"Sì sì, appena ho finito qua sono libera. Ma scusa, come fa Asia a portarci a casa, se la macchina è rimasta al supermercato?"

"Sì fa accompagnare lì da non so chi e la recupera. Probabilmente dal suo ragazzo misterioso".

Lei annuisce, ma sembra dispiaciuta. Lo so a cosa sta pensando. Le rompe che Asia debba essere costretta a venirla a prendere, le rompe essere svenuta davanti a tutti, e le rompe anche che io mi preoccupo troppo per lei.

"Ma tu come sei venuto?" mi chiede allungando una mano verso di me.

"Mi hanno dato un passaggio."

"E chi?"

"Un tizio..."

"Come un tizio?! Ti sei fatto dare un passaggio da uno sconosciuto?!"

"Non era proprio uno sconosciuto..., è uno che viene nella mia scuola. Ti ricordi che ti avevo parlato di quel ragazzo del quarto anno che se ne va sempre in giro con la chitarra?"

"Sì."

"Ecco, quello là!"

"Ma quello là della chitarra, non è anche quello là che si droga?!"

"Beh..., sì..., è lui... Ma poi mica lo so se è vero, eh?! Magari sono solo voci che girano..."

"Non mi piace che frequenti brutte compagnie. E ancora meno che ci sali in macchina!"

"Ma mica lo frequento! Era un'emergenza, scusa! E poi eravamo in motorino, mica in macchina!"

"Peggio ancora!" esclama lei alzando gli occhi al cielo. "Se lo viene a sapere papà..."

"Ma papà tanto non lo viene a sapere, no?" le domando facendo l'occhiolino, ma lei non mi risponde. "No?" ripeto ancora, sfoderando un sorriso ammiccante.

"Cosa non viene a sapere?" dice lei con aria piuttosto divertita. "Che fuori dal supermercato hai incontrato per caso la madre di un tuo compagno di classe, che ti ha offerto un passaggio?"

"Sicura che non fosse la madre di uno della pallanuoto?" ribatto io stando al gioco.

"No... Quella rischierebbe di incontrarla a qualche partita..., a scuola invece non viene mai."

"Giusto!" esclamo dandole un bacio mentre rido, e poi appoggio la testa sul cuscino, vicino alla sua. "Ma ne hai per molto con quella roba lì?" le chiedo indicando la sacca di sangue che mi sembra ancora allo stesso identico punto di prima.

"Un'ora e mezza, più o meno. E poi devo restare per un po' sotto osservazione."

"Ok..." sospiro distogliendo di nuovo lo sguardo, disgustato.

"Ma tu vai a casa. Ci sarà un autobus, no?"

"No, voglio restare qui con te."

"Ma non avevi detto che forse ti vedevi coi tuoi amici?"

"Sì, ma più tardi. Andiamo al cinema alle sei e mezza."

"J. Edgar?"

"Sì. E poi pizze da Riccardo."

"Quindi ti fermi fuori a cena."

"Sì."

"E quand'è che m'hai chiesto il permesso?"

"Te lo sto chiedendo adesso, no?" le dico sollevando la testa e tornando ad appoggiare la schiena contro la poltrona.

"Mannaggia a te! Con quel sorriso mi freghi sempre!"

"Il mio sorriso è uguale al tuo, perciò prenditela con te stessa, eh?!"

"No, il tuo è più bello. E se un giorno avrai un bambino, spero tanto che prenda il tuo sorriso."

"Non ti sembra un po' troppo presto per parlare di piscioni?! Passeranno almeno altri vent'anni!"

"Certo che è troppo presto! Ma mi piace immaginarlo... Così come immagino la bambina di Asia."

"Vabbè, mi sa che quella roba ti dà alla testa peggio della morfina!" esclamo ridendo, e senza volere lo sguardo mi cade di nuovo lì, sul sangue che dalla sacca scende lungo il tubicino, fino al suo braccio. "Ma ti fa male?" le chiedo facendo una smorfia.

"No."

"Davvero?"

"Davvero."

"Ma quell'ago lì mi sembra bello grosso!"

"Beh, quello un po' male fa, ma solo quando entra. Poi non si sente più finché non lo tolgono".

Sarà come dice lei, ma io spero proprio di non dover avere mai a che fare con della roba del genere.

Sono arrivato in anticipo al cinema e me ne sto fuori ad aspettare gli altri, mentre continuo a ripensare alla mamma e a quello che è successo stamattina, quando arrivano praticamente tutti insieme.

"Ehi, tutto bene?" mi domanda Mattia affrettando il passo per raggiungermi per primo.

"Sì sì, perché?"

"Beh, stamattina mi hai chiamato, ma quando poi ti ho richiamato io non mi hai risposto. E non hai risposto nemmeno ai messaggi. Credevo quasi che ci tirassi il pacco!"

"No, tutto ok..."

"Sicuro?" mi chiede con apprensione, guardandomi negli occhi.

"Sì sì."

"E perché mi avevi chiamato?"

"Ma niente..." gli dico sfregandomi un occhio. "Sarà partita la chiamata per sbaglio. Poi ero senza suoneria e non ho sentito..."

"Come al solito!" esclama lui scuotendo la testa, ma non so se l'ho davvero convinto.

Io però stavolta non ho voglia di parlarne, nemmeno con lui, e sono sollevato quando finalmente ci raggiungono anche gli altri.

Non riusciamo a trovare tutti i posti vicini, così io prendo Vero per mano e andiamo a sederci da un'altra parte.

"Oggi ti sei svegliato bene?" mi domanda lei con un sorrisetto divertito.

"Diciamo di sì" le rispondo passandole un braccio intorno alle spalle. "Però un po' mi dispiace che domani vai via."

"Un po' anche a me. Ma sicuramente in estate tornerò. Potremmo rivederci."

"Sì, potremmo...".

Lei accenna un sorriso e si avvicina di più a me. "Sempre se nel frattempo tu non trovi quella che ti mette in gabbia...!"

"A me?! Figuriamoci! Non esiste quella che mi mette in gabbia!"

"E se ti innamori?"

"Io?! Naaa! Io non mi voglio innamorare! Mi voglio solo divertire!"

"Sarà..., ma mi sembri uno di quelli che poi ci casca alla grande!"

Innamorarmi?! Io?! Non ci penso proprio! Ci manca solo quello, guarda! Come se non avessi già abbastanza cose a cui pensare.

"No, fidati..." le dico scuotendo la testa. "Io non mi innamoro"; poi le prendo il viso tra le mani e la bacio. 

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