Perfectly Wrong

By thiisiisme

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Quelle due lineette parallele, così semplici e banali, hanno distrutto il mondo apparentemente perfetto che a... More

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Wattys 2020

Capitolo 18

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By thiisiisme

Anche se ho cercato infinite volte di far capire a Megan che oggi sto troppo male per riuscire a mangiare, mi sta trascinando all'inizio della fila della mensa dicendomi che non posso rimanere a stomaco vuoto.

"Non fare storie e prendi qualcosa" mi dice con aria saccente "Il digiuno fa male ad entrambi"

Vorrei chiederle da quando è laureata in ginecologia, ma nella mensa del polo liceale ci sono troppe orecchie indiscrete, così evito.

Mi rassegno all'idea che prenderò qualcosa e, conoscendo la sua testa dura come il marmo che fa concorrenza alla mia, avrei dovuto sventolare la bandiera bianca da molto più tempo.

Mancano pochi passi alla nostra destinazione quando mi ritrovo per terra con il sedere dolorante.

Ci metto qualche secondo per capire che un emerito coglione mi è venuto addosso e che, oltre ad avermi scaraventata sul pavimento, mi ha anche versato sulla mia nuova felpa bianca il contenuto del bicchiere che stringe nella mano sinistra.

"Cazzo, il mio frullato alla fragola" sto per dirgli che il suo frullato se lo può benissimo ficcare nel culo e che è un grandissimo maleducato incivile, però Megan mi precede.

"Sai cosa cazzo me ne frega del tuo frullato alla fragola?" mi alzo in piedi pronta a godermi la parte oscura della mia amica in azione "Piuttosto sta' attento a dove metti i piedi e fingi di avere un minimo d'interesse nei confronti della mia amica a cui hai fatto una doccia rosa non richiesta" gli rivolge uno sguardo truce.

"Ah, giusto" dice il ragazzo bruno che mi sembra di avere già visto "Ti sei fatta male?" chiede guardando la bionda.

"Ma sei scemo o cosa?" è evidente che Megan si sta trattenendo dal prenderlo a schiaffi "Ti sei reso conto che non è me che hai fatto cadere?"

"Io mi riferivo a quando sei caduta dal paradiso" sorride e devo ammettere che la sua stupidità è direttamente proporzionale alla sua bellezza.

"Ti assicuro che farà molto più male quando ti sfonderò il cranio, coglione" sorride perfida.

"Mi piace il tuo caratterino" il ragazzo non sembra essere toccato dagli insulti della mia amica "Sono Shawn" le porge la mano che Meg si limita ad ignorare.

"Non ti mangio mica" aggiunge il bruno davanti alla sua indifferenza e la ragazza al mio fianco mi lancia uno sguardo che equivale ad un "dobbiamo andarcene prima che io venga arrestata per omicidio".

"Meglio non correre rischi" gli risponde la bionda e ci allontaniamo il più possibile da quel ragazzo odioso e strafottente.

"Come stai?" mi chiede la mia amica, apprensiva.

"Solo sporca di fragola" indico la mia felpa "Vado in bagno e provo a togliere la macchia" la informo.

"Ti accompagno"

"Non preoccuparti" le sorrido incoraggiante "So che stai morendo di fame e non mi va di farti saltare il pranzo"

L'appetito ha la meglio su di lei, così si arrende e inizio a camminare il più velocemente possibile verso il bagno dato che la nausea si fa insopportabile.

Mentre cerco di arrivare alla mia meta che oggi mi sembra persino più distante degli altri giorni, il gruppetto delle ragazze VIP - che per me significa solo Very Idiot Persons - mi indica ed iniziano a ridacchiare.

La vecchia me sarebbe corsa via in lacrime, però la Krystal di ora sta per urlare loro di farsi i cazzi propri.

Proprio mentre sto per dare sfogo a ciò che mi passa per la mente, vengo interrotta per la seconda volta oggi.

Un braccio muscoloso si poggia sulla mia spalla ed una voce inconfondibile si rivolge al gruppo delle ragazze-galline: "Cosa cazzo avete da guardare?"

Anche se so perfettamente di chi si tratti, dopo essere sfuggita dalla sua presa, lancio uno sguardo a Cole.

"So difendermi anche da sola" gli faccio notare un po' acida.

"Non lo metto in dubbio" mi dice lui con un mezzo sorriso.

"Ti prego, non ti ci mettere anche tu" non ho voglia di parlare con nessuno "Oggi è veramente una giornata di merda: ho fatto un compito di chimica a sorpresa che è di sicuro andato malissimo, un emerito idiota mi si è schiantato contro sporcando la mia felpa nuova di frullato alla fragola e..." un conato mi avverte che non posso più rimandare la vomitata dell'ora di pranzo che ormai fa parte della mia routine "Sto per vomitare" dico ed inizio a correre come una pazza verso il bagno.

Non faccio in tempo nemmeno a chiudere la porta della piccola stanzetta bianca claustrofobica che mi ritrovo a rigettare quelle pochissime cose che ero riuscita a mandare giù stamattina.

All'improvviso sento le mani calde di Cole che mi raccolgono i capelli e che mi fanno dei massaggi di conforto sulla schiena.

Quel contatto mi riporta alla mente il suo tocco gentile, ma allo stesso passionale che quella notte mi aveva fatto impazzire dal piacere.

Mi rimprovero mentalmente per aver permesso alla mia mente di rievocare simili ricordi, quindi mi concentro nello sperare che l'agonia cui sono sottoposta termini il più velocemente possibile.

"Adesso passerà tutto e starai meglio" la voce di Cole è stranamente confortante e mi fa piacere che sia disposto a vedermi vomitare l'anima pur di starmi vicino e rispettare l'impegno preso.

Dopo qualche minuto interminabile i conati di vomito mi danno un po' di tregua e, stremata, mi poggio con la schiena contro il muro del bagno.

"Come stai?" mi chiede il bruno che si è seduto di fronte alla sottoscritta.

"Ho appena vomitato l'anima, vedi un po' tu" mi viene da piangere.

"Prima di raggiungerti sono passato dal mio armadietto e ti ho preso una cosa" mi porge una felpa enorme con lo stemma della squadra di Quidditch di Serpeverde.

"Chiudi gli occhi se non vuoi che te li cavi" lo minaccio nonostante non abbia neanche la forza di alzarmi.

"Vorrei ricordarti che ti ho già vista nuda" il suo solito sorrisetto beffardo compare sulle sue labbra.

"Ed io vorrei ricordarti che se non chiudi gli occhi entro tre secondi te li stacco e li conserverò sul mio comodino in un barattolo di vetro"

"Va bene, va bene" si copre gli occhi con entrambe le mani ed io mi sfilo la felpa sporca in tempo record, per poi indossare la sua extra large.

"Puoi guardare, ho fatto" Cole riapre gli occhi e sorride.

"Ti dona il verde" sorride e si passa una mano tra i capelli.

"E a te dona la bocca chiusa" sorrido anche io, crudele.

Dopo qualche attimo di silenzio in cui Cole sembra combattuto tra il dirmi o meno qualcosa, si decide a parlare.

"Hai sempre saputo di voler tenere il bambino oppure hai avuto qualche dubbio?" mi ero preparata psicologicamente ad affrontare qualsiasi domanda, qualsiasi, ma non questa.

Chiudo gli occhi perché so che non riuscirei a guardarlo in faccia mentre gli racconto una cosa – per me – così delicata.

Faccio un respiro profondo e cerco di esprimermi con più chiarezza possibile.

"Ho avuto talmente tanti dubbi riguardo questa gravidanza che all'inizio mi sentivo soffocare" esito un secondo "La mia unica certezza era che avevo appena fatto la cazzata più grande della mia vita e che non potevo fare nulla per tornare sui miei passi. Una sera, a Londra, una vocina nella mia testa mi ha fatto notare una realtà che avevo sempre cercato di ignorare, l'aborto. Nella mia mente aggrovigliata e confusa si è fatta spazio un'altra certezza: non ero pronta a diventare madre. Così ho fatto la cosa che mi sembrava più sensata, l'unica cosa che mi permetteva di riversare tutto il dolore solo su di me e su nessun altro. Ho preso un appuntamento" smetto di parlare, ma non riesco comunque ad aprire gli occhi perché ho paura di ciò che potrei leggere sul suo volto.

"Cosa ti ha fatto cambiare idea?" chiede curioso.

"Un bambino nato da tre giorni che piangeva. Un piccolo bambino innocente è riuscito con il suo pianto e con i suoi occhioni dolci ad instillarmi nel cervello un'altra certezza ancora. Non potevo negare a mio figlio di poter correre in un prato verde a rincorrere le farfalle, di poter respirare aria fresca, di poter guardare le onde che si infrangono sulla riva. Non potevo privarlo di una vita meravigliosa solo per un mio errore, perché ho paura" la mia voce s'incrina sulle ultime tre parole.

"Ho paura anch'io, però insieme possiamo farcela"

"Possiamo farcela" ripeto e la campanella suona indicando la fine del pranzo.

"Dobbiamo andare" Cole si alza dal pavimento e mi porge una mano per aiutarmi a fare lo stesso.

Mentre usciamo dal bagno mi ricordo di una cosa che volevo dirgli.

"Cole" lo chiamo e si volta nella mia direzione "Ho prenotato l'ecografia"

"Sapevo che lo avesti fatto" le sue labbra s'inarcano in sorriso, non beffardo come prima, ma un sorriso timido e significativo.

Ce la posso fare, ce la posso fare "L'appuntamento è il tre dicembre" la mia coscienza mi ricorda che non è questo ciò che dovevo dire "E... se ti va puoi accompagnarmi" parlo così veloce che dubito che mi abbia capito.

"Davvero?" i suoi occhi si illuminano.

"Davvero" dico contagiata dal suo buonumore.

"Grazie" il suo sorriso timido si evolve in un sorriso meraviglioso e sincero, uno di quei sorrisi che potrebbero illuminare una città intera, uno di quei sorrisi capaci di raddrizzare ogni cosa.

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