Perfectly Wrong

By thiisiisme

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Quelle due lineette parallele, così semplici e banali, hanno distrutto il mondo apparentemente perfetto che a... More

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Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
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Wattys 2020

Capitolo 17

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By thiisiisme

Chi è l'emerito coglione che ha inventato un giorno così odioso come il lunedì?

Cerco di trovare una risposta a questa domanda mentre entro nella classe dove la professoressa di storia aspetta i suoi alunni, come al solito carica di un'elettricità che mi fa pensare che si sia drogata o qualcosa del genere.

Il suo finto sorriso smagliante mi fa venire la nausea.

La saluto con poco entusiasmo e, dato che la voglia di sentirla parlare di eventi del passato è inesistente, prendo posto al banco nell'angolo più remoto della stanza.

Proprio mentre esco dallo zaino il necessario per la lezione, Cole-sono figo-Davis fa il suo ingresso trionfale nell'aula.

Le cagne in calore con cui dovrò condividere questa fantastica ora di storia iniziano a ridacchiare e ad abbassarsi la scollatura in modo di attirare la sua attenzione e, magari, di riuscire a scoparselo nello spogliatoio maschile durante l'ora di pranzo.

Per la cronaca non ho mai creduto alla storia della sua prima volta che mi ha rifilato al nostro primo incontro da sobri. Mai.

Cole attraversa la stanza rivolgendo occhiolini e sorrisi fantastici a tutte, una dopo l'altra. Con mia grande sorpresa e disappunto si avvicina a me e, mentre indica il banco accanto al mio, chiede: "Posso?", per poi sedersi ugualmente.

"Generalmente quando si chiede il permesso per fare qualcosa si aspetta una risposta prima di procedere" gli faccio notare mentre rivolgo alla classe uno sguardo fugace.

Arrivo velocemente alla conclusione che, se le occhiate potessero uccidere, a quest'ora probabilmente sarei già morta a causa degli sguardi omicidi che tutte le ragazze presenti nella stanza mi stanno lanciando.

Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, eppure eccomi qui, a ringraziare mentalmente la professoressa Taylor che si è seduta dietro la cattedra ed ha cominciato a spiegare.

Sbircio con la coda dell'occhio il mio compagno di banco e noto che sta strappando un foglio dal suo quaderno che probabilmente gli servirà per mandare un messaggio alla sua puttanella di turno.

Cerco di non lasciarmi distrarre dai miei mille pensieri per potermi concentrare sulla spiegazione, però senza successo.

A farmi perdere quel briciolo d'attenzione che ero riuscita a conquistare è Cole, che fa strisciare sul banco il foglio che prima aveva strappato fino a farlo arrivare davanti a me. Quest'ultimo è completamente bianco ad eccezione di una scritta in alto.

Scusami per l'altro giorno, sono stato uno stronzo

Non scrivo niente e mi limito a restituirglielo. Dopo qualche minuto, la pagina di quaderno torna sul mio banco.

Dopo scuola ti va se andiamo in biblioteca? Mi piacerebbe parlare del bambino e magari possiamo leggere insieme qualche libro sulla gravidanza.

Prendo la penna nera e scrivo velocemente una risposta.

Sono impegnata.

Cole non si arrende e continua a scrivere.

So che non è vero. Per favore, ho bisogno di parlarti

Leggo e non rispondo.

Se non vuoi farlo per me, fallo per il bambino

Sbuffo, però allo stesso tempo sono curiosa di sentire ciò di cui vuole parlare.

Va bene, però non montarti la testa

Sorride divertito, così mi affretto ad aggiungere due paroline: Ti odio.

Sei incorreggibile. Il padre di mio figlio non si lascia sfuggire l'occasione per punzecchiarmi.

Non gli lascerò avere l'ultima parola, così dopo aver scritto "E tu sei uno stronzo", accartoccio il foglio e lo butto nel mio zaino.

Dopo questo gesto entrambi torniamo a guardare verso la professoressa, ma così come la mia testa corre veloce da un pensiero ad un altro, dubito fortemente che Cole stia ascoltando davvero ciò che la Taylor sta dicendo.

"Su quella cosa io non ci salgo" dichiaro decisa mentre guardo inorridita la moto su cui Cole ha intenzione di portarmi in biblioteca.

"Hai davvero paura di una moto?" chiede stupito.

"Non ho paura" quasi urlo "È solo che su quello scooter ci porti tutte le tue conquiste come se fossero dei premi e mi dà fastidio essere trattata come una di loro"

"Sei gelosa" fa una faccia maliziosa e mi viene l'impulso di spaccargli la faccia, però per fortuna riesco a trattenermi.

"Non sono affatto gelosa" questo ragazzo ha la capacità di farmi saltare i nervi in quindici secondi "E non sono nemmeno una delle tue ragazze usa e getta" uno a zero per me.

"Sai quante ragazze vorrebbero fare un giro in moto con me?" ora lo uccido.

"Tutte tranne me ed è per questo motivo che non ci salirò" incrocio le braccia e gli faccio una linguaccia.

"Smettila di fare la bambina" mi porge il casco.

"Farò una corsa" dico senza ascoltarlo "Ci vediamo direttamente lì" inizio a correre con la piacevole soddisfazione di aver appena vinto. All'improvviso quell'emerito imbecille mi solleva e mi poggia sulla spalla come un sacco di patate.

"COLE!" grido isterica catturando l'attenzione delle uniche due ragazze che non ci stavano guardando.

Il ragazzo bruno che mi ha rapita ride, poi mi poggia sulla sua motocicletta.

"Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio" mi ignora e mi infila il casco.

"Certo, certo... Lo so che in fondo non puoi stare senza di me" sorride davanti alla mia espressione incazzata.

"Ma vaffanculo" cosa cazzo mi passava per la testa quando ho accettato la sua proposta?

"Comunque sei incredibilmente sexy con il casco" sul suo viso comprare un sorrisetto perverso.

"Se lo dici un'altra volta ti taglio le palle mentre dormi" lo minaccio mentre si siede davanti a me sul suo mezzo di trasporto.

Gira la chiave nel cruscotto, poi mi dice: "Aggrappati se non vuoi cadere"

"Neanche morta" affermo decisa per poi acchiapparmi come meglio posso al sedile.

"Come vuoi tu" dice e preme sull'acceleratore.

La sensazione inquietante di vuoto dietro di me mi costringe ad avvinghiarmi al corpo muscoloso del padre di mio figlio.

Con l'orecchio premuto contro la sua schiena sento l'eco di una risata, poi mi lascio coccolare dal suo odore.

Il suo profumo unico e inconfondibile che mi si è impregnato addosso la sera della festa e che, per giorni, è stata la mia condanna, ma anche la mia unica salvezza.

Il vento tra i capelli mi piace da morire ed anche la sensazione di adrenalina simile a quella che ho provato sulle montagne russe è stranamente gradevole.

Il viaggio in moto è stato molto meglio di quello che mi aspettavo, però sono troppo orgogliosa per ammetterlo.

Cole parcheggia la sua vespa ed insieme ci dirigiamo all'ingresso della biblioteca, uno dei luoghi che più preferisco in tutta Miami.

Il ragazzo dagli occhi azzurri cammina a passo spedito ed io mi limito a seguirlo in silenzio dato che dalla mia bocca uscirebbero solo insulti pesanti.

Ci fermiamo soltanto quando arriviamo di fronte alla bibliotecaria.

"Mi scusi, dove possiamo trovare i libri sulla gravidanza?" chiede Cole mentre io mi guardo intorno alla ricerca di qualcuno che possa averlo sentito.

Osservo la donna bassa e cicciottella seduta dietro la scrivania bianca ventiquattro ore su ventiquattro e non posso fare a meno di chiedermi se dorma qui, fra i libri.

"Scaffale quindici, ripiani C e D" la sua risposta immediata mi fa tornare con i piedi per terra.

Dopo averla ringraziata, Cole riprende a camminare alla ricerca del luogo che la signora ci ha appena indicato.

Una volta raggiunto il giusto scaffale tiro una gomitata nelle costole del ragazzo tanto bello quanto idiota al mio fianco.

"Ma sei scemo? gli dico "E se qualcuno ci avesse sentito?"

"Ti fai troppi problemi" mi ammonisce "Guardati intorno: a quest'ora la biblioteca è praticamente deserta ed è per questo che ho voluto portarti qui" mi osservo attorno e noto con fastidio che ha ragione.

"Prendiamo qualche libro?" mi chiede poi ed io mi limito ad annuire.

Inizio a guardare i vari titoli sulle copertine dai colori pastello. Scelgo un paio di volumi ed il ragazzo alla mia sinistra fa lo stesso, poi camminiamo per qualche altro metro e ci sediamo per terra con le gambe incrociate.

"Come hai scoperto di essere incinta?" mi chiede dopo qualche attimo di esitazione.

"Non stavo bene da qualche giorno, così ho fatto due più due ed ho comprato un test" rispondo asettica.

"Hai fatto delle ecografie?" chiede poi.

"Soltanto una" questa conversazione fa veramente schifo.

"Perché non ne hai fatte altre? Sai benissimo che sono necessarie per monitorare la tua salute e quella del bambino"

"Non ho avuto tempo" non voglio mettermi ancora a nudo davanti a lui.

"Sappiamo entrambi che non è una questione di tempo" mi dice "E smettila di rispondermi in modo inespressivo perché questo non è uno scambio di frasi, ma una tortura!" continuo a guardarlo in silenzio perché so che vuole dire dell'altro "Queste conversazioni fatte solo di urla ed insulti non fanno bene né a noi né al bambino, quindi per favore possiamo collaborare per riuscire a parlarci in modo umano?"

"Va bene" acconsento e faccio un respiro profondo.

Per me non è facile lasciarmi andare con lui e dirgli quello che penso veramente, non dopo la sua fuga.

Apro uno dei due libri che ho preso in precedenza e lo sfoglio.

Leggo velocemente una tabella di corrispondenze tra data del concepimento e data del parto, poi passo alle pagine che parlano di alimentazione in gravidanza.

Secondo il libro non posso mangiare praticamente niente che sia poco cotto oppure crudo. Fantastico.

Salto volontariamente le pagine che parlano di sesso in gravidanza e sto per iniziare a leggere la parte che parla degli esercizi fisici consigliati quando Cole mi interrompe.

"I tuoi genitori lo sanno?" anche se sapevo che questa domanda prima o poi sarebbe arrivata, rimango comunque senza parole.

Alzo lo sguardo, ma non riesco a guardarlo negli occhi. Mi sento una codarda.

"No" so bene che non si tratta di una risposta esaustiva e di aver appena promesso di tentare ad avere una conversazione civile, perciò provo ad aggiungere qualcosa  "So che è una cosa vigliacca e poco matura, però non riesco a trovare il coraggio di dire che sono rimasta incinta a diciassette anni alle persone che mi hanno cresciuta con orgoglio. Non voglio deluderli, anche se prima o poi sarò costretta a farlo"

"Neanche io l'ho detto ai miei... Mi piacerebbe parlargliene con te, magari una di queste sere a cena da noi, ti va?"

"È un invito?" chiedo.

"Sì, lo è. Accetti?"

"Accetto"

"Quando ti sentirai pronta potremmo parlare anche con la tua famiglia" sul mio volto sarà di certo comparso uno sguardo terrorizzato dato che aggiunge "Se vuoi, ovviamente"

"Va bene" rispondo io "Però ho bisogno di un po' di tempo"

"In tal caso aspetteremo"

Questo accenno di dialogo "umano" era accettabile. Stiamo facendo progressi.

Riprendo la lettura e una frase in grassetto spicca tra l'insieme immenso di parole.

L'aumento complessivo del peso in gravidanza dovrebbe aggirarsi intorno ai 12 kg.

"Diventerò una balena!" piagnucolo mostrando al ragazzo affianco a me l'immagine di una donna con un enorme pancione.

"Guarda il lato positivo, avrai delle tette stupende!" gli mostro il dito medio, ma a lui sembra non importare.

"Questo libro parla della gravidanza settimana dopo settimana. Tu a quale sei?" mi domanda curioso.

"Undicesima" rispondo senza il bisogno di pensarci dato che porto il conto dei giorni mentalmente.

Sfoglia le pagine velocemente, poi inizia a leggere: "Nel corso dell'undicesima settimana di gravidanza la testa del feto misura circa quanto la metà di tutto il corpo, che è lungo circa 3 centimetri. A partire da questo momento ci sarà una rapida trasformazione, e il feto raddoppierà la sua lunghezza. Le sue unghie si stanno formando, si sta sviluppando l'iride e si è quasi completata la formazione di tutti gli organi interni, che stanno già iniziando a lavorare. Le palpebre si sono quasi del tutto formate e proteggono gli occhi del bambino" mi porto istintivamente una mano sul ventre "Guarda, c'è anche una foto" mi fa vedere un'ecografia di un feto all'undicesima settimana, i suoi occhi mi sorridono.

Notando la sua gioia nel vedere un bambino a caso mi viene il desiderio di mostrargli suo figlio, anche se non userò mai a voce alta questo pronome personale.

Prendo l'ecografia dalla cover del mio telefono e gliela mostro.

"È questo?" chiede indicando un puntino bianco ed io gli rispondo affermativamente.

"È bellissimo" sorride sinceramente, contagiandomi.

Dopo qualche minuto di contemplazione assorta, mi ammonisce: "Perché non hai fatto altre ecografie? Questa qui risale alle prime settimane"

Devo essere sincera: "Perché ho paura di non riuscire a sopportare tutto questo da sola e, fino a che non farò la visita, avrò l'illusione di avere più tempo per riuscire a capire come uscire indenne da questa situazione"

"Mi prometti che farai l'ecografia?" mi chiede con dolcezza.

"Solo se la smetti di scoparti gente a caso per passatempo" questa condizione mi esce dalle labbra prima di potermi controllare "Il bambino deve avere un padre maturo e responsabile, non una persona che fa a gara per vedere quante ragazze riesce a portarsi a letto" mi guarda interrogativo e sono certa al cento per cento che si sta chiedendo come abbia fatto a capire le sue "abitudini".

"Hai un succhiotto sul collo" gli faccio notare rispondendo alla sua muta domanda.

"Accetto" mi porge la mano senza esitazione e la stringo forte.

All'improvviso avvicina pericolosamente il suo viso al mio: "In ogni caso non sei più sola" mi sussurra piano all'orecchio "Ora ci sono io con te"

Continuo a ripetermi mentalmente che non devo lasciarmi abbindolare da simili promesse perché, se infrante, potrebbero farmi del male, però una piccola parte di me, quella più stupida e credulona, ci casca pienamente.

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una storia sulla ship migliore di questa edizione, sarah x liljolie. non credo abbia bisogno di una descrizione, le conoscete fin troppo bene