LA's Devil - dicono che tu si...

By ricordiunavita

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«La prima cosa che ho sentito su di te è stata che nessuna ragazza è in grado di resisterti» dissi e aspettai... More

Capitolo 1: L'incontro [*]
Capitolo 2: Baby [*]
Capitolo 3: First [*]
Capitolo 4: Bax
Capitolo 5: hai paura di me?
Capitolo 6: ho io la pistola
Capitolo 7: il vicolo
Capitolo 8: the hospital
Capitolo 9: Klaus
Capitolo 10: I'm drunk and love sucks.
Capitolo 11: It's hot here
Capitolo 12: Scommettiamo?
Capitolo 13: Un patto col diavolo
Capitolo 14: Buio.
Capitolo 15: Ricordati che ho perso.
Capitolo 16: Posso farcela.
Giusto a scopo informativo...
Capitolo 17: Il tuo corpo non mente.
Capitolo 18: Al diavolo la coerenza.
Aiuto!!
Capitolo 19: Inaspettato
Capitolo 20: Un bagno di sangue
Capitolo 21: Debole
Capitolo 22: Kyle
Capitolo 23: Intense
Capitolo 24: Closer
Capitolo 25: Mess
Capitolo 26: Vinci
Capitolo 27: My car
Capitolo 28: Out of control
Capitolo 29: Poker
Capitolo 30: Vivi quest'alba con me
Capitolo 31: The real story
Capitolo 32: What Mandy started
Capitolo 33: What did you expect?
Capitolo 34: Potrebbe andare peggio?
Capitolo 36: Piccolo imprevisto
Capitolo 37: Le cose fatte per amore sono le piú stupide
Capitolo 38: Seduce me
Capitolo 39: Time, place, emotion.
Capitolo 40: You
Capitolo 41: For your eyes only
Capitolo 42: Fragile
Capitolo 43: Friends
Capitolo 44: Sali su quel maledetto aereo
Capitolo 45: I don't need a man
Capitolo 46: Pillowtalk
Capitolo 47: Perchè dicono che tu sia il diavolo?
Capitolo 48: How love feels like
Capitolo 49: What if...
Capitolo 50: Uncomfortable
Capitolo 51: Go fuck yourself
Capitolo 52: Night Changes
Capitolo 53: Because of the storm
Capitolo 54: It was epic
Capitolo 55: A real man
Capitolo 56: Domino
Capitolo 57: You shouldn't be here
Capitolo 58: Plane crash
Capitolo 59: Choose love
Capitolo 60: Screwed up
Capitolo 61: You're not gonna like it
Capitolo 62: In your eyes
Capitolo 63: And I'll be there
Capitolo 64: You're my angel
Capitolo 65: Habits
Capitolo 66: Drunk, in love and with trust issues
Capitolo 67: Born
Capitolo 68: Hollywood Hills
Capitolo 69: Paranoid
Capitolo 70: Switch
Capitolo 71: Figured it out
Capitolo 72: I'm always gonna choose you
Capitolo 73: Everything is going to be fine
Capitolo 74: Take care of yourself
Capitolo 75: Hate my guts
Capitolo 76: Blood
Capitolo 77: I'm done with nice
Capitolo 78: Untouchable
Capitolo 79: Up your fucking game
Capitolo 80: Feel something
Capitolo 81: Fix me
Capitolo 82: Therapy
⚠️Aggiornamento copertina e nome⚠️
Capitolo 83: Doubts
Capitolo 84: High
Capitolo 85: Make him fall again
Capitolo 86: We're in this together
Capitolo 87: Life is too short
Capitolo 88: It was all too fast
Capitolo 89: I'm not trying to fix you
Capitolo 90: The last goodbye
Capitolo 91: Before is all too much
⚠️SEQUEL⚠️ e ringraziamenti
Ho pubblicato! 🍓🚬 SEQUEL OUT NOW

Capitolo 35: Don't give up on me

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By ricordiunavita

Caro universo, quando ti ho chiesto se sarebbe potuta andare peggio, era una domanda retorica, non una sfida!

La cena era trascorsa inaspettatamente bene, più che altro perché sia io sia Dylan eravamo stati in silenzio, solo ogni tanto ci tiravamo qualche gomitata perché qualche goccia di fastidio traboccava dal nostro vaso di odio.

Kyle ci osservò per tutta la serata come un falco, studiando ogni nostro movimento per cercare di analizzarci e magari capirci, dato che non aveva mai visto come ci comportavamo l'uno con l'altra.

«È il quinto» mi disse Dylan, facendomi notare che avevo preso un altro bicchiere di champagne, che tra parentesi era davvero delizioso.
«E quindi?» ero ancora perfettamente lucida, lo champagne non aveva mai avuto un grande effetto su di me.
«Alcol e Kyle non sono una buona combinazione» esordì bevendo un sorso di vino rosso.

Ridussi gli occhi a due fessure e lo guardai male, mentre le sue labbra si dipinsero di un ghigno soddisfatto. Alzai gli occhi al cielo e posai il bicchiere sul tavolo, lasciando che il cameriere ritirasse l'ultimo piatto.

«Che hai fatto di male a quella povera ragazza?» chiesi riferendomi alla bionda che aveva avuto l'onore e il piacere di tirargli uno schiaffo.
«Se lei e la sua migliore amica non sono più tali è colpa mia» disse sbuffando. Ridacchiai e lo osservai. Si teneva una mano in tasca anche da seduto, mentre con l'altra giocherellava con il tovagliolo di stoffa sul tavolo.

«Quale delle due?» gli chiesi quale delle due si fosse portato a letto, perché era l'unica opzione accettabile. Probabilmente una delle due era interessata a lui e l'amica ci era andata a letto, sentendosi tradita. Io non avrei mai permesso a un ragazzo di mettersi tra me e una mia amica, era la cosa più stupida che due persone avrebbero mai potuto fare.

«Entrambe» sentenziò Dylan. Non seppi se ridere o se alzare gli occhi al cielo, così optai per l'alzare le sopracciglia in un'espressione come a dire "Fai sul serio?". A quel punto ridacchiò lui, riprendendo parola.
«Mi piace combinare casini» continuò.
«A me piace provocare le persone, il che spesso porta ad una serie di casini» dissi bevendo un sorso di champagne, sorridendo nel ripensare a tutto quello che avevo combinato soltanto per puro divertimento.

«L'ho notato, bimba» il mio stomaco cadde per un secondo nel vuoto, non aspettandomi che mi chiamasse così.
«Oh fidati, non hai visto nulla» finii il quinto bicchiere di champagne ed ebbi un momento di giramento di testa, ma molto probabilmente era dovuto al fatto che Dylan aveva appena posato una mano sulla mia gamba sotto il tavolo.

«E questo per che cos'è?» borbottai, nascondendo le labbra in un altro bicchiere di champagne. Penso di avere qualche problema. Purtroppo però l'alcol era l'unica cosa che riusciva a farmi sopportare tutto quello stress, quelle persone e quei drammi; effetto collaterale: non riuscivo ad essere fredda e a resistere a Dylan come avrei voluto.

«Per provocare» disse con il suo tipico ghigno dipinto sulla sua bellissima faccia. Iniziò a muovere il pollice, accarezzandomi la coscia vicino al bordo del vestito, ma lo fermai prima che iniziassi a desiderare di sbagliare di nuovo. Posai la mano sulla sua e la scostai, ma prima che la allontanasse del tutto mi lasciò un'ultima stretta possessiva.

Guardai molti degli altri invitati ballare, per approfittare di quell'ultimo quarto d'ora che ci era rimasto disponibile nella sala del ristorante, considerando che era anche molto tardi.
«Freya» mi chiamò una voce calda. Mi alzai in piedi e salutai il biondo che aveva richiamato la mia attenzione.
«Ciao Liam» lo salutai con un breve abbraccio e osservai il suo sorriso smagliante da perfetto inglese.
«Mi concedi un ballo?» mi chiese porgendomi la mano. Gliela strinsi e mi lasciai condurre sulla pista da ballo improvvisata.

«È da un po' che non ci vediamo, come vanno le cose con Gemma?» chiesi allacciando le braccia attorno al suo collo, mentre lui conduceva la danza.
«Non tanto bene, considerando che ci siamo lasciati» sorrise amaramente e poi incastrò lo sguardo nel mio.
«Oh, mi dispiace»
«Non hai nulla di cui dispiacerti» disse accarezzandomi la guancia.

Resistetti dal fare un sorriso imbarazzato. C'era un periodo in cui Liam mi incuriosiva parecchio, il suo accento inglese, i suoi modi regali e gentili, aveva un non so che di affascinante, anche se il ragazzo biondo con gli occhi azzurri non era mai stato il mio tipo, diciamo che io preferivo l'esatto opposto...

«Freya?» richiamò la mia attenzione.
«Perdonami, mi ero un attimo persa nei miei pensieri» scossi la testa sorridendo impacciatamente e abbassai lo sguardo.
Improvvisamente mi mise due dita sotto il mento per ristabilire il contatto visivo; avvicinò le labbra alle mie con l'intenzione di farle scontrare.

Di solito gli ultimi istanti prima di qualcosa, di un bacio ad esempio, sono quasi più intensi del bacio stesso. Lo stomaco cade nel vuoto, senti le farfalle, hai i brividi dietro la schiena, il battito del cuore accelera e il respiro diventa irregolare.
Io però, in quel momento, non provavo nulla di tutto ciò.

Girai il viso di lato prima che le nostre labbra potessero toccarsi, trasformando quel contatto in un semplice bacio sulla guancia.
«Di questo posso dispiacermi?» chiesi sorridendo impacciatamente.
«Tranquilla, non me la prendo mica per queste cose»
Mi baciò le mani e tornò da sua sorella, mentre io andai da Mia che aveva assistito alla scena e aveva dipinto in volto uno sguardo basito.

«Che c'è?» dissi incrociando le braccia al petto.
«Ti sei almeno resa conto di quello che è successo?» mi sussurrò.
«Uhm si?» tentai di rispondere, davvero non capivo quale fosse il problema.
«Perché diamine ti sei spostata?!» disse spingendomi delicatamente la spalla. Come Liam aveva incuriosito me , aveva avuto lo stesso effetto su Mia. Era oggettivamente il ragazzo perfetto. E poi diamine, l'accento inglese è una delle cose più sexy di questo mondo!

«Perché non sono interessata...»
«Mio Dio! Sai questo che significa?!» sbottò iniziando a saltellare su se stessa, sembrava un'adolescente in preda agli ormoni quando faceva così.
«Uhm no» dissi scuotendo la testa meccanicamente. Odiavo quando non arrivava subito al punto, significava che il mio cervello faceva il giro di tutti gli scenari possibili e immaginabili in pochi secondi.
«Sai quando non si è più interessati? Quando si ha già qualcuno per la testa»

Detto questo si allontanò, salutando gli ultimi ospiti che stavano andando via. Feci lo stesso, ma la sua frase continuava a ronzarmi nella testa.
Io non avevo nessuno per la testa, e non volevo avere nessuno. Stavo benissimo da sola, a fare quello che volevo, senza nessuno che decidesse per me. Stare da soli, senza legami, era fantastico.

Salutai Liam e sua sorella, poi mi raggiunse Kyle e alzai gli occhi al cielo.
«Puoi venire un momento?» mi chiese gentilmente. Lo seguii controvoglia, preparandomi nel sentire uno dei suoi soliti discorsi da fidanzato geloso.
«Allora?» lo incitai a parlare, mentre faceva avanti e indietro davanti alla porta dell'hotel. L'aria fresca della notte mi accarezzava le gambe.

«Ti prego, lasciami capire dove diamine sbaglio» si girò verso di me e parlò con tono supplichevole.
Lo guardai confusa e sbuffai, massaggiandomi le tempie.
«Dobbiamo chiarire questa cosa una volta per tutte» dissi.
«Sono d'accordo, possiamo vederci-» iniziò a parlare ma lo interruppi.
«No, la chiariamo adesso» imposi.

Mi appoggiai al muro con le mani dietro la schiena, quando Kyle mi raggiunse e mi affiancò.
«Sei ancora innamorato di me, sei estremamente geloso e non ne hai alcun diritto, ma ti capisco, non puoi farci nulla. Ciò che ti chiedo è di lasciarmi vivere la mia vita, ed accettare che non ne fai più parte-»
«Non ne faccio più parte?»

«Hai smesso di farne parte quando hai raccontato tutto ad Amber. Adesso dimmi, perché l'hai fatto?» sputai acida. Cercai di placare la mia rabbia, per cercare di fare la stronza il meno possibile, senza riuscirci.
«Mi serviva il suo aiuto» sussurrò, forse sperava che non lo sentissi.
«Il suo aiuto?»

«Sa quanto ci tengo a te e si è offerta di aiutarmi a riconquistarti» mi spiegò.
«E lei cosa ci guadagna?»
«Lei vuole Dylan, separandovi otteniamo entrambi quelli che vogliamo»
Sospirai, incredula delle parole che avevo appena sentito. Non provavo rabbia, soltanto tanta pena per quei due poveri ragazzi che dovevano ricorrere a queste stronzate per ottenere quello che volevano.

Mi morsi la lingua, volevo restare calma, ma non era da me.
«Kyle ti conviene andare avanti, perché io non ti voglio nella mia vita, soprattutto dopo quello che ho appena sentito e dopo quello che hai fatto. Hai tradito la mia fiducia, e sai quanto sia grave per me. Rinuncia, ti conviene, perché da ora non sarò più gentile» usai il tono più glaciale possibile, odiando Kyle in ogni singolo centimetro per quello che aveva fatto.

«Si può sapere cosa ci trovi in lui? Come fai a sopportare i suoi giochetti, la sua ossessione per il comando-» sbottò lui, alzando le braccia al cielo.
«Non ci trovo niente in lui, ma almeno mi fa vivere la mia vita e non mi impone la sua presenza» lo interruppi, di nuovo.

«Però ti ha costretta a stare da lui» sentenziò. Sembrava sapesse dire solo quello, perché effettivamente, non aveva nient'altro a cui aggrapparsi.
«Chiariamo una cosa, posso andarmene in qualsiasi momento, se resto con lui è perché lo voglio. È questo che volevi sentirti dire?»

Lo guardai negli occhi, mentre ci trovavamo a pochi centimetri di distanza.
«Davvero il tuo cuore si rifiuta di ricordare?» mi posò una mano sulla guancia e gliela scostai brutalmente.
«No, il mio cuore si ricorda di tutto quello che abbiamo passato insieme. Ma quella persona non sei più tu» gli voltai le spalle e mi avvicinai alla porta dell'albergo, sentendo che aveva borbottato sottovoce la frase "Voi due siete uguali".

Mi allontanai da lui e rientrai nell'hotel, attraverso i vetri trasparente lo osservai tirare un pugno al muro e andarsene via. Non mi sentivo male per lui, se l'era cercata e io mi ero stancata di essere buona.

Vidi che nella sala dove si era tenuta la cena non c'era più nessuno, quindi presi l'ascensore e risalii in camera, ma realizzai che avevo lasciato la chiave a quell'idiota. Bussai, sperando che fosse lì.
Appoggiai la fronte alla porta e chiusi gli occhi, riflettendo su tutto quello che ci eravamo detti io e Kyle, quando all'improvviso realizzai quale fosse il vero problema di Dylan.

La porta si aprì improvvisamente in modo molto veloce, dimenticavo che Dylan fosse solito aprire la porta in modo molto poco delicato. Mi sbilanciai in avanti e lui mi riprese per i fianchi prima che cadessi.
«Colpa mia» ammise sorridendo.

Mi ricomposi in fretta e lo oltrepassai, lasciando che chiudesse la porta alle mie spalle.
«Vorrei sentirlo molto più spesso» mi girai e lo trovai a braccia conserte appoggiato al muro. Indossava ancora quella maledetta camicia nera, ma era totalmente sbottonata, evidentemente si stava cambiando e io lo avevo interrotto.

«Contaci» disse sarcasticamente.
«Com'è andata con "quello"?» chiese in modo sprezzante, riferendosi a Kyle. Incrociai a mia volta le braccia al petto e non riuscii a trattenere un sorriso.
«Ha fatto il fidanzato geloso e gli ho detto di uscire dalla mia vita» mi avvicinai e lui mi attirò a sé prendendomi per i fianchi, a quel punto alzai gli occhi al cielo.
«Come hai fatto a stare con quell'attrezzo per due anni non lo so...»
«"Attrezzo"?» allacciai le braccia attorno al suo collo e iniziai a giocherellare con i suoi capelli.

«Sei geloso?» continuai, per provocarlo.
«Seriamente? Pensi che io sia geloso?» mi strinse più a sé e invertì le posizioni, facendomi ritrovare con la schiena attaccata a muro.
«Beh sì» cercai di provocarlo, per vedere se quello che la mia testa stava architettando avesse un fondo di verità.
«Beh no» controbatté lui.

Feci finta di controllare il telefono e di avere un messaggio di Liam in cui mi diceva di raggiungerlo in un bar. Giusto per vedere fino a che punto "non" fosse geloso.

«Dove vai?» mi chiese, palesemente nervoso.
«Mi vedo con Liam» dissi girovagando per la stanza, facendo finta di star cercando qualcosa. Cercavo di prendere tempo, nella speranza di ottenere una reazione da parte sua il prima possibile.
«L'idiota che ti ha baciata oggi?» disse buttandosi a peso morto al centro del letto e incrociò le braccia dietro la testa.

Mi sedetti accanto a lui e lo osservai, mentre stava ad osservare il vuoto davanti a sé.
«Non mi ha baciata» puntualizzai, osservando come l'espressione fosse cambiata leggermente. Non riuscii a trattenere un piccolo sorriso, tanto che fui costretta a mordermi il labbro.
«Mi sta facendo male il collo a forza di guardarti» usò questa scusa per farmi sedere a cavalcioni sul suo bacino.
Alzai gli occhi al cielo quando lui si sollevò e mi circondò con le braccia.

«Contento gelosone?»
«Non sono geloso, cazzo ma perché devi sempre contraddirmi?» sorrisi e abbassai lo sguardo.
«Si può sapere cos'hai da ridere?»
«Rido perché ho capito finalmente il vero motivo per cui sei arrabbiato con me» lanciai la bomba e gli allacciai le braccia al collo, inclinando la testa di lato con un sorriso provocatorio.
«E sarebbe?»

«Il vero problema non è che tu ti fidavi di me, ma che sto cambiando le tue regole e questo ti fa impazzire.»

«Spiegati meglio bimba, sembra interessante» si leccò le labbra, forse per cercare di farmi perdere il filo del discorso. Ristabilii subito il contatto con i suoi occhi scuri.
«Tu sei sempre stato il capo di tutto e di tutti, tutti ti temevano, nessuno osava sfidarti o contraddirti. Nessuno ti mentiva e sapevi sempre tutto. Poi sono arrivata io, che ho iniziato a fare tutto questo: non hai controllo su di me e questo ti uccide»

Osservai ogni dettaglio della sua espressione cambiare in un modo che non avrei saputo descrivere. Sembrava sorpreso, arrabbiato e forse anche un po' eccitato.

«Pensi di potermi battere al mio gioco?»

Iniziai a riabbottonargli la camicia, mentre lui studiava attentamente ogni mio movimento.
«Mi sembra di star andando bene» risposi.
«Sai, non mi è mai successo» disse appena finii il mio lavoro con i bottoni. Aggrottai le sopracciglia per chiedergli spiegazioni.

«È la prima volta che una ragazza sta sopra di me e mi riveste»

Io ridacchiai, pensando a quante ragazze gli avessero letteralmente strappato i vestiti di dosso in passato, me compresa.
«Mi porti a bere qualcosa o devo andarci da sola?» gli chiesi, squadrandolo mentre si alzava.
«Quindi tu non...» iniziò a dire, capendo che quella di Liam era una bugia.
«Stronza» finì.

Sorrisi soddisfatta, alla faccia del "Non sono geloso".
«Devi smetterla di mentirmi» disse, a un passo da me. Presi coraggio e affondai il colpo, determinata a risolvere quella storia una volta per tutte.
«E noi dobbiamo smetterla con questa lite»
Alzò le sopracciglia e ghignò.
«Ti manco?»

Fui indecisa sul da farsi, potevo dirgli quello che voleva sentirsi dire per destabilizzarlo, sicuramente non se lo sarebbe aspettato e l'avrei colto di sorpresa; oppure avrei potuto essere me stessa e respingerlo.

«Un po'» dissi, optando per la prima opzione.
«Non assecondarmi bimba, non ti si addice»

Alzai gli occhi al cielo. Decidemmo alla fine di farci portare una bottiglia di tequila in camera, con tanto di sale e limone. Ce la scolammo tutta. Era la prima volta che ci ubriacavamo insieme e sicuramente non sarebbe stata l'ultima.

Quando ci svegliammo era passata l'ora di pranzo ma, cosa più importante, eravamo avvinghiati l'uno all'altra. La mia gamba era attorno alla sua vita, mentre la mano di Dylan, che era steso sulla schiena, mi stringeva la coscia. Avevo la testa posata nell'incavo del suo collo e respiravo il suo profumo.

Strizzai gli occhi, presa da un attacco di mal di testa, e mi sollevai col busto, iniziandomi poco dopo a massaggiare le tempie. Abbassai lo sguardo sul mio corpo, notando che avessi indosso solo l'intimo. Mi portai le ginocchia al petto e mi venne voglia di sbatterci la testa contro. Non potevamo essere andati a letto senza che io me lo ricordassi.

«Buongiorno» borbottò il moro, scompigliandosi i capelli.
«Uhm, che è successo?» chiesi indicandoci.
«Niente» disse semplicemente lui.
«Niente niente?»
«Niente niente, mi avresti odiato ancora di più» finì la conversazione e incrociò le braccia dietro la testa.

Sbuffai pesantemente, davvero non capivo perché ci tenesse tanto a non farsi odiare da me, quando poi faceva tutto quello che mi innervosiva.
Ma poi, non si faceva mai scrupoli con nessuno mentre con me esistevano solo quelli. Sembrava una persona diversa.

«Qual è il problema adesso?» sbuffò passandosi le mani tra i capelli.
«Nessuno»
«Eppure sembra che qualsiasi cosa faccia non ti vada bene. Non so mai che diamine devo fare con te» sbottò sollevandosi anche lui. Si alzò e iniziò a fare avanti e indietro davanti al letto, con le mani tra i capelli, in preda alla frustrazione. E come biasimarlo? Ero estremamente difficile da capire e da gestire, capivo che stesse così.

Mi alzai e lo raggiunsi, fermandomi davanti a lui.
«Solo... Non arrenderti con me» sospirai, quasi speravo che non mi sentisse.
«Non farlo neanche tu»

Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e presi i primi vestiti che trovai e li indossai. Mi sarei dovuta preparare per il matrimonio, dato che mancavano poche ore.
«Dobbiamo smetterla di litigare» disse Dylan poco dopo, un po' ridendo e un po' sbuffando. Sembrava combattuto.
«Sai benissimo che questo non è possibile» commentai sorridendo.

«Già te ne vai?» chiese infilandosi la maglietta.
«Devo prepararmi» risposi tirando fuori il lungo vestito rosso scuro dalla valigia.
Lui alzò gli occhi al cielo e commentò quanto fossimo lente noi ragazze a prepararci. Mi prese per i fianchi e iniziò a giocare con i miei capelli, attorcigliandoseli attorno al dito e spostandomeli dietro le orecchie.

«Hai intenzione di lasciarmi andare?» gli chiesi spostando la sua mano, stringendola nella mia.
«Per stavolta sì»
Gli sorrisi, presi il vestito e aprii la porta della stanza.

«Ci vediamo all'altare bimba»

***
Scusate per il ritardo ma non ho avuto un momento. Siete già tornai a scuola?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Freya e Dylan hanno fatto (forse) finalmente pace, ma si sa che da queste parti la calma dura poco 🤐
20 commenti per il prossimo capitolo? 💘

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