Sette anni dopo...
Camminavano mano nella mano lungo il corridoio che sembrava non finire mai, ma con il sorriso che abitava sui loro ancora giovani volti. Era stata una decisione importante per loro, e sapere che gliel'avevano concesso li rendeva già molto felici.
Erano passati a trovarla frequentemente in quegli anni, l'avevano vista crescere ed erano sempre stati accanto a lei, più di chiunque altro.
Essendo orfana dei genitori, quando è morto l'unico parente che le restava, suo nonno, non aveva più nessuno se non i dottori ad occuparsi di lei.
Jungkook e Taehyung sono stati con lei in ogni momento, insieme anche a Jimin, Hoseok, Namjoon, Seokjin e Yoongi, che, anche se meno frequentemente di Kook e Tae, venivano a trovarla e stavano con lei ogni volta che potevano.
Crescendo, si era stufata di essere calva, e aveva iniziato a mettersi parrucche di ogni genere, alcune regalate anche da loro.
E finalmente, dopo una lotta continua durata tantissimo, anche troppo, ce l'aveva fatta. Aveva sconfitto quel cancro, era guarita.
E adesso era il momento che vedesse il mondo fuori da quell'ospedale, che iniziasse ad avere amici e a vivere serena e tranquilla.
Jungkook guardò il suo compagno, che stava sorridendo guardando un po' le loro mani intrecciate, un po' la porta che si trovava ora davanti a loro.
"Entriamo, amore. Andiamo a prendere la nostra bambina."
Gli assistenti sociali erano stati convinti qualche tempo prima dal padre di Namjoon, che era favorevole all'adozione, e dopo un po' finalmente ogni documento era stato firmato.
Lei lo sapeva in parte, sapeva solo che Jungkook e Taehyung l'avrebbero portata in una casa nuova, e la cosa la rattristava: avrebbe avuto due nuovi genitori? Avrebbe dovuto chiamarli Appa ed Eomma?
Quando entrarono, Sunhee era intenta a guardarsi allo specchio, mentre guardava se le stesse meglio la parrucca blu o la parrucca nera.
"Ehi Sunny" La chiamò Taehyung appena entrò nella stanza, e lei subito lasciò perdere le parrucche e si fiondó tra le sue braccia.
Andò anche ad abbracciare Jungkook, che la prese in braccio e la fece roteare, sotto le resate di tutti e tre.
In quell'istante, Jungkook si sentí pervaso da un senso di nostalgia, pensando a quando faceva cosí quando lei aveva appena cinque anni.
Tutte le volte che erano andati a trovare Tae insieme, mentre lui si trovava ancora in coma, e tutte le volte che, dopo la guarigione del grigio, andavano ad assistire la piccina durante la sua cura, e quanti momenti avevano passato insieme.
Jungkook le aveva trasmesso la passione per il canto, insegnandole a cantare per tutti quegli anni, e Taehyung le aveva fatto decine di disegni e ritratti: per ogni compleanno, un ritratto nuovo.
"Sunny, io e Jungkook dobbiamo dirti una cosa che spero possa renderti felice..." Disse il grigio, guardando il corvino e sorridendo.
"Cosa TaeTae?" Chiese Sunhee, con un'espressione confusa ad occuparle il viso, ancora con tratti infantili.
"...verrai a casa con noi, piccola." Continuò Kook, emozionato.
"Cosa? Ho capito giusto?! Tu, io e Taehyungie..."
"Vivrai con noi, ti abbiamo adottata." Finí Taehyung, lasciando la bambina completamente di stucco all'inizio.
Ma quegli attimi di sorpresa durarono poco, perchè subito dopo lei iniziò a saltare di qua e di là, urlando felice.
Quando arrivarono nella nuova casa, non fecero in tempo ad aprire la porta che Seokjin e Jimin sbucarono, con delle trombette da festa, mentre Hoseok lanciò dei coriandoli.
"Che deficienti, dovevate aspettare due minuti!" Urlò Yoongi, sbucando per ultimo, dopo Namjoon che si era battuto una mano sulla fronte.
"Non aveva specificato!" Obiettò Jimin.
"Tranquilli! Va benissimo, sono felicissima!" Esclamò Sunhee per aiutare gli altri tre, messi in difficoltà dal più basso.
Hoseok la prese in braccio ed iniziò a riempirla di bacini.
"Benvenuta a casa!" Urlò ancora, mentre Jungkook e Taehyung salutavano gli altri.
"Sapete..." Iniziò la piccola, e tutti si girarono verso di lei.
"Casa mia, in fondo, è dove siete voi, in qualunque posto, perchè siete voi la mia casa."
Rimasero tutti sciolti dalle parole della bambina, Yoongi compreso, e a Jin scappò anche una lacrima.
"Avete una figlia d'oro, non è giusto, la prendo io adesso."
Si lamentò Jimin prendendo in braccio Sunhee da Hoseok, e iniziando a correre via.
"Aigoo, non sono più cosí piccola! So correre!" Lagnò lei.
"Tu finchè esisti sei la nostra piccola, intesi?" Disse Namjoon, che era corso dietro Jimin.
Sunhee rise, e scese da Jimin, per mettersi su una delle poltrone gonfiabili accanto a Jungkook, che aveva già tirato fuori la playstation con i vari joystick.
"Vuoi fare una partita, appa?"
Al moro quasi non venne un colpo a sentirsi chiamare cosí, ma si disse che l'avrebbe fatto sempre, e doveva iniziare ad abituarsi.
"Se sai battermi."
"Perfavore, levatevi che il campione qui sono solo io!" Disse Taehyung facendosi spazio tra i due.
Jimin si era intanto seduto sul divano abbracciato a Yoongi, che gli aveva dato un bacio sulla testa, affiancato da Hoseok e Seokjin.
Namjoon stava ordinando da mangiare per tutti, perchè ovviamente le cose più scomode le facevano sempre fare a lui.
"Te la ricorda, vero?" Chiese il nuovo castano al rosso.
"Parecchio in effetti. Non le somiglia in aspetto, ma in carattere me la ricorda tantissimo. Da quanto non la vedo? Tre anni?"
"L'ultima volta che è venuta qui erano tre anni fa, sí. Ma...non provi più nulla per lei, vero?"
"No, questo no. Solo, è stata la storia più seria che io abbia mai avuto e mi dispiace che sia finita cosí.
Ma ora non importa, voglio pensare a Sunhee e basta al momento."
Seokjin sorrise: erano tutti diventati maturi, Taehyung e Jungkook erano diventati appa, Jimin e Yoongi stavano per sposarsi, facendo fare a tutti un bel viaggio in America, e Namjoon era ancora lí dopo tutto quel tempo, accanto a lui.
Si erano costruiti una vita nuova, senza però dimenticare i demoni del passato. Perchè quelli se vengono ignorati ti attaccano quando meno te l'aspetti e ti trascinano giù, nel vuoto nero.
Se invece li rispetti e li ricordi, anche se con sofferenza, ti aiutano e ti rispettano a loro volta, lasciando a te, e solo a te, la scelta di chi vuoi diventare davvero.
Adesso, quei demoni erano sigillati nella mente di ognuno di loro, ed essi non li tormentavano più come una volta.
Jungkook aveva provato in prima persona cosa significava avere a che fare con quei demoni, e adesso finalmente aveva imparato a rispettarli.
Taehyung a volte pensava ancora a tutto: nelle lunghe notti insonni, quando i pensieri arrivano improvvisi in quei momenti pacifici, pensieri che durante il giorno vengono rinchiusi dalla quotidianità.
Ma non ci pensava in maniera negativa: pensava agli errori come a esperienze, che per essere superate vanno prima vissute, anche se questo significa provare dolore.
Pensava a quanto si sentiva felice, adesso che i suoi demoni avevano finito di trascinarlo.
E infine, pensava al loro futuro: Sunhee sarebbe diventata una donna stupenda, e lui e Jungkook sarebbero invecchiati insieme, accanto alla loro famiglia.
Aveva pensato ad un nome per questa famiglia: Bangtan Sonyeondan, cioè ragazzi a prova di proiettile. Perchè neanche quelli sarebbero bastati a distruggerli, ora che erano cosí uniti.