A pochi secondi dal cielo - N...

By NelGiardinoGlaciale

2K 423 422

Cosa succede se provi a fermare il tempo? Svizzera, un altro diciannovesimo secolo. La vita della Civiltà si... More

Trama e Introduzione
Mappe
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30 - Dentro una gabbia preziosa
Capitolo 31 - Specchi e corvi
Capitolo 32 - Strisciare fra ombre e luci
Capitolo 34 - Maschera d'oro
Capitolo 35 - San Gottardo
Capitolo 36 - Gioco di indagini
Capitolo 37 - Automi rotti
Capitolo 38 - Cadono le maschere
Capitolo 39 - Il guardiano del ponte
Capitolo 40 - Segreti di famiglia
Capitolo 41 - Magnetismi
Capitolo 42 - storie in sospeso
Capitolo 42 - Schegge e ombre
Capitolo 43 - Fantasmi di colpe passate
Capitolo 44 - Aria di segreti
Capitolo 45 - Danzando sui cocci
Capitolo 46 - L'anno dell'oro
Capitolo 47 - Chi bussa alla porta
Capitolo 48 - Il cuore di ogni cosa
Capitolo 49 - Vecchio guardaroba, nuova identità
Capitolo 51 - Le carte in tavola
Capitolo 52 - Cogliere l'ultimo fiore
Capitolo 53 - Sveglia
Capitolo 54 - Alba
Galleria Grafica
Ringraziamenti e altre cose che non pensavo avrei mai scritto

Capitolo 33 - Ipotesi pericolose e intuizioni potenzialmente mortali

19 6 5
By NelGiardinoGlaciale

Octavianus non aveva mai avuto l'occasione di apprezzare particolarmente qualsiasi tipo di volatile si fosse adattato alla vita nella Civiltà, ma se avesse dovuto esprimere un giudizio, il corvo si trovava sia in cima alla lista dei più affascinanti, che a quella dei più odiati.
Aveva rischiato di rimetterci un occhio, per colpa di quell'ammasso di metallo sferragliate. Il giovane si chiese se l'universo non l'avesse per caso destinato a perdere tutti i suoi pezzi uno ad uno; forse, la gamba non era stata che l'inizio. Eppure, qualcosa nel baluginio sporco di quell'automa l'aveva colpito e gli era rimasto impresso addosso. Era una sensazione di brivido e fascino che gli risaliva languidamente lungo la spina dorsale, stuzzicandolo, spingendolo a farsi delle domande. E poi, c'era lo stile in cui era stato progettato e costuito. Octavianus era stato soltanto un ladro e un manovale, poi un meccanico per le squadre Alpha, ma ricordava molto bene i raffinati modelli illustrati nel libro che Clelia gli aveva procurato. Ora sapeva riconoscere un manufatto risalente alle origini della Civiltà, quando ne vedeva uno. Com'era possibile che fosse ancora in circolazione?
Sapeva anche affermare con un buon grado di certezza che era stata la ninnananna del carillon a fermarlo, e non i loro sforzi maldestri di abbatterlo. Sospettare che tutto fosse in qualche modo collegato era naturale.
Eppure.
Mentre il resto del gruppo analizzava il cofanetto da vicino tentando di sbloccarne il fondo, che a detta di Clelia avrebbe potuto nascondere un comparto segreto, c'era un eppure che frustrava la mente stanca di Octavianus. Non aveva dimenticato l'intuizione avuta mentre cercava di prendere sonno sul pianoro levigato dai ghiacci prima, dall'acqua poi.

"Clelia, la chiave ce l'hai tu?" La voce di Drusilla sembrava leggermente deformata da un misto di apprensione e trepidazione.

Una scarica di panico percorse le membra del giovane, al pensiero che il magro frutto del loro lavoro fosse stato perso dalla ragazza. Sempre che quell'oggettino di metallo lavorato fosse utile, e non una falsa pista. Poi, udì uno scatto. Dalla sua posizione rannicchiata e pensierosa, gettò uno sguardo al trio.

"Lo sapevo che doveva esserci un uso per questa chiave" esultò la cartografa, con un sorriso trionfante, mentre Clelia si affrettava a intascare nuovamente l'oggettino.
Le dita di Drusilla corsero allo scomparto che era scivolato a fatica fuori dal cofanetto, e vi estrassero qualcosa di sottile, avvolto da una stoffa umida. Octavianus si avvicinò per guardare meglio, mentre le dita scure e affusolate della cartografa lo svolgevano con la delicatezza che avrebbe riservato alle componenti più sottili delle sue protesi.

Carta. Il ritrovamento aveva tutta l'aria di essere un plico di carta ingiallita e intaccata dalle muffe. Drusilla li porse alla sorella, più esperta di lei quando si trattava di maneggiare questo tipo di materiali.
Una maschera di impassibilità calata su un viso che altrimenti avrebbe vibrato di curiosità ed eccitazione, la ragazza si diede da fare. Ma ben presto, troppo presto, l'impassibilità si mutò in sconforto.

"Non si legge quasi niente" si lamentò, la voce venata di amarezza. "Soltanto qualche parola o frase qua e là, e delle linee strane..." Clelia corrugò la fronte, ma Octavianus riuscì a cogliere uno scintillio sul fondo delle sue iridi. "...ho mai raccontato della luce sui tetti, di come le mongolfiere talvolta la punteggino di ombre scure e leggere? ... Carissima... So che non vedrò Alba più bella... lo scorso inverno era più brillante del solito, più soffice...grossi fiocchi di neve come piume di colomba..." lesse ad alta voce, inciampando qua e là su parole non troppo leggibili.

"Meditor"

"Come? No, 'Silla, non c'è scritto meditor".

"Non sulla carta. Qui, sul fondo, guarda." Drusilla diede una lucidata al fondo ossidato del comparto, senza però grossi risultati. Ciò che si leggeva era però sufficiente affinché anche gli occhi allenati della ragazza vedessero l'incisione svolazzante.
Octavianus, ora al fianco del gruppo, sentì un'ulteriore scarica. Il presentimento era tornato alla carica.

"Questo può voler dire solo una cosa..." sussurrò Clelia, improvvisamente dimentica della carta ingiallita e accarezzando leggermente l'incisione.

"Sì." La voce di Octavianus si intromise più bruscamente di quanto il giovane non avrebbe voluto. Ma era il momento di parlare, di spiegarsi e liberare quell'idea fastidiosa che non accennava a lasciarlo in pace. "Significa che dobbiamo smetterla di giocare agli indovinelli, e tornare a casa." Pausa. Sguardi Straniti. "Ho un presentimento" aggiunse in tutta fretta, con un tono che ora cigolava. "E forse, anche una soluzione".

"Se la tua intuizione è che il carburante è quasi finito, dovrò darti ragione" fece Aemilia, la prima a riscuotersi dallo stupore di quell'intervento tanto inaspettato quanto fuori luogo. "Ma devo toglierti il merito per la scoperta, dal momento che lo ripeto da un po'".

"No, no, non avete capito. Intendo che forse siamo sulla strada sbagliata. Una strada, di sicuro, ma non quella che ci permetterà di portare a termine la missione."

"Da quando hai tanto a cuore la missione?" Questa volta, Aemilia suonava sospettosa. Octavianus si chiese dove fossero finiti tutti I suoi sforzi per avere la fiducia della pilota. Non era cattiva, lo sapeva. Aveva cominciato a leggerla dentro già da un po'. Eppure, rimaneva sempre quella barriera, pronta a drizzarsi davanti a lui da un momento all'altro, alta come la Civiltà.

Esitò.

"Manca un pezzo" fece poi, finalmente, con uno sforzo che non avrebbe mai immaginato. "Deve essersi consumato. Senza quel pezzo, sembra che gli ingranaggi girino in modo differente, secondo un'altro percorso. È un'ambiguità tipica delle macchine della fondazione. Stanno cercando il danno dentro la catena sbagliata, per questo non lo trovano. Non si trova il difetto nella macchina perché non c'è più, il difetto."

Finalmente tacque. Ma invece di sentirsi leggero come avrebbe dovuto, sentì il macigno in fondo al petto appesantirsi ancora di più, come pressato dagli sguardi che ora scrutavano gravemente il suo viso. Si sarebbero soffermati sugli occhi di metallo, trovandovi stridore invece che riflessi di luce. Sulla piccola cicatrice argentea, ora seminascosta da un velo di barba, che ricordava a tutti quali fossero le sue origini. Era diverso, un corpo estraneo da sopportare loro malgrado. Ma soprattutto, qualcuno di cui non si potevano fidare totalmente, nonostante tutti gli sforzi del ragazzo, perché erano state educate così dalla società che condannava gli ultimi nel momento in cui lasciavano il grembo materno. Se non da prima.

Poi, quasi inaspettatamente, lo sguardo di Clelia si addolcì, come smorzatosi in una strana malinconia. Ma non disse nulla.

Invece, la fronte leggermente corrucciata, Aemilia si alzò. "È tardi". Lapidaria, fredda. Era pur sempre il capo della missione, e forse anche la più brava a capire quali discussioni andassero affrontate in quale momento. "Domani sarà una giornata lunga. Avremo tempo anche per discutere di questo."

***

Effettivamente, di tempo per discutere ce ne sarebbe stato, vista la pioggia che aveva deciso di infradiciare la mattinata. Octavianus, però, si era chiuso in sé stesso come non accadeva più dal periodo dell'incidente. Il resto del gruppo aveva lasciato correre, spiegandosi il comportamento del giovane come conseguenza della stanchezza e dello spavento. In fondo, lui più di tutti era andato vicino al farsi male, quando erano stati attaccati dal corvo metallico.

Così, il piano restava lo stesso, nonostante I dubbi di Octavianus. Prossima tappa Lucerna, la città luminosa, sperando di trovare una soluzione definitiva e di avere abbastanza carburante per tornare a casa.

Casa.

Con una stretta al cuore, Octavianus si rese conto che non sapeva più che cosa significasse. Sulle sue labbra, la parola casa aveva un suono amaro. Dove sarebbe tornato, una volta assolto il suo compito e esaurita la sa utilità per la società? Non lo sapeva, e a dirla tutta non voleva nemmeno pensarci. Doveva tenersi impegnato, per impedire alle domande di sommergerlo. Le immaginava simili ai fiumi di polvere e fango che facevano disastri ai livelli bassi dopo lunghi periodi di pioggia. Quante vite erano state spazzate via da quei fiumi grigio sporco, la Civiltà non lo sapeva, e neanche se ne curava. Lui però, per guadagnarsi da vivere, per un periodo aveva fatto anche questo. La conta dei morti, lo spoglio dei cadaveri, con occasionale furto.
Prestito, si corresse. O baratto. Un giorno Octavianus avrebbe dato qualcosa in cambio. Doveva solo capire cosa. Per il momento, gli sarebbe bastato dirottare I suoi pensieri verso qualcosa di più leggero, per sentirsi meglio. Avrebbe potuto ascoltare la pioggia, come sembrava che Clelia stesse facendo, assorta e con il capo leggermente inclinato dal lato da cui pendevano le sue trecce. La ragazza giocherellava distrattamente con uno dei bottoni del suo vestito, che si era un po' scucito durante l'attacco del corvo e ora le scivolava fra le dita, danzando argenteo contro il fondo di stoffa verde scuro.

"Tredici?" Aemilia ruppe il momento di quiete, anche se dal tono della sua voce si sarebbe detto che di quiete non ce ne fosse mai stata. "Mi serve una mano sull'ala, ora che la pioggia si è alleggerita."

Stancamente, Octavianus si tirò su a sedere e seguì l'aviatrice fuori dalla tenda, verso l'aereo.

"Senti..." cominciò la giovane distrattamente, come se parlare le costasse fatica ma non volesse darlo a vedere. "Mi dispiace per ieri sera. Ma siamo tutti stanchi e preoccupati. È anche in parte responsabilità e colpa mia, se siamo partiti in fretta e furia e ora ci muoviamo a tentoni. Però.." Pausa. Mentre cominciava a lavorare, Octavianus si chiese se avrebbe detto altro. "Se c'è qualcuno che può portarci da qualche parte, queste sono loro. Drusilla e Clelia, dico. Siamo fortunati. Mi fido di loro."

Octavianus lasciò che un sorriso leggero scivolasse sulle sue labbra. Dunque, Aemilia era in grado di fidarsi di qualcuno, per quanto ammetterlo le fosse costato uno sforzo ingente. E, a modo suo, gli aveva anche chiesto scusa. Annuì, in silenzio, per farle capire che aveva colto il messaggio. In fondo, la pilota aveva avuto ragione ad intromettersi la sera prima. Servivano calma e azioni coordinate per andare avanti, bisognava essere tutti d'accordo. Ma anche un po' di fiducia in più in lui non sarebbe guastata, considerò amaramente, prima di raggiungere il resto del gruppo e darsi ai preparativi.
Il cielo sembrava essersi schiarito. Era quasi ora di ripartire.

* * *

La luce del pomeriggio accarezzava pigramente l'aereo, mentre procedeva in direzione nord. Avevano quasi superato il massiccio dei San Gottardo. Non fosse stato per la nebbia, che aveva impedito loro di godersi il paesaggio, avrebbero presto intravisto scorci di blu aprirsi nello spazio fra le cime. Il lago. Un passo più vicini alla meta. Stanca, Clelia si era appoggiata al cumulo costituito dai loro bagagli accatastati malamente nel vano sul retro dell'aereo. Forse ragionava ancora sulle due parti che, ormai era chiaro, appartenevano a un medesimo enigma forse cruciale per la loro missione, o forse lasciava riposare la mente appesantita da tanta pressione e tanto lavoro. Octavianus, dal canto suo, lasciava che il suo sguardo nuotasse nel candore lattiginoso delle nubi, così simili a pensieri sconnessi fattisi materia. Ai comandi, Aemilia e Drusilla discutevano in tono sommesso, niente più che un rumore di sottofondo nelle orecchie dei due giovani sul retro.

Un colpo ruppe l'incantesimo.

"Maledizione!" Aemilia esplose in un'imprecazione strozzata, seguita da un secondo pugno sulla superficie del cockpit.

Se Clelia si limitò a spalancare gli occhi chiari e a tendersi come una corda di violino, Octavianus sbirciò in direzione dei comandi.

"Che succede lì davanti?"

"Lo sapevo, lo sapevo dannazione, lo sapevo...stupida" ora la pilota ringhiava tra sé e sé, controllando ogni indicatore e frugando fra i pulsanti e le leve dei comandi."

"Aemilia, non mi sembra il caso di..." provò Drusilla.

"Sì invece, lo è! Lasciami concentrare, o siamo fottuti, non lo ripeterò."

"Visto che siamo fottuti, perché non ci dici qual è il problema?" Si intromise Octavianus, caustico. Non ne poteva più di questa storia. Tanti rischi corsi senza saperne il vero motivo, per perdere nuovamente la presa sul proprio destino.

La pilota lasciò andare uno sbuffo rabbioso. "Sembra che abbiamo una perdita di pressione da uno dei reattori, e siamo a corto di carbonetere. Questione di minuti. Ora che sai di cosa stai per morire, lasciami in pace."

"Pensavo di essere stato invischiato in questa roba proprio per evitare problemi tecnici" la incalzò invece il giovane, pentendosi un'istante dopo del tono inutilmente rabbioso con cui aveva pronunciato queste parole. Il rancore li avrebbe forse salvati? No di certo.

Tuttavia, la loro durezza parve sortire un effetto su Aemilia, come una doccia gelata che le aveva fatto recuperare la freddezza. O forse erano state le parole sussurrate di Drusilla a operare quel cambiamento. Octavianus non lo sapeva e non intendeva scoprirlo, mentre lo sguardo di Clelia sembrava essersi congelato nell'aria.

"Non arriveremo mai all'obbiettivo senza sistemare il guasto, dobbiamo atterrare prima." Aemilia era tornata a borbottare tra sé.

"Qui" Drusilla indicò un punto sulla carta. "Dovremmo aver superato questo punto da poco."

"Vorresti farmi tornare indietro? Sarebbe una condanna, non avremo mai abbastanza carburante per farcela, è persino più Lontano di Lucerna!"

"Pensavo fossi tu l'esploratrice al corrente di tutto" fece l'altra. Se anche riuscissimo ad atterrare a Lucerna, come torneremmo poi indietro?

In tutta risposta, Aemilia le scoccò un'occhiataccia. Drusilla però non si scompose. "Dieci anni fa sul passo che ti ho indicato c'era una base di ricerca ancora attiva. Non so per quale motivo abbiano cessato di utilizzarla, ma ricordo il generale discutere con un collega della perdita che avevano subito, abbandonnando lì alcune attrezzature. Un discorso da cena con gli amici, certo, ma non credi possa esserci qualcosa di utile?"

La pilota si morse un labbro pallido, poi annuì piano. "Non ho mai sentito questa storia. Hai idea del motivo dell'abbandono?"

Drusilla scosse la testa.

"D'accordo" acconsentì Aemilia in fine. La sua voce voleva sembrare seria, ma Octavianus vide che la mano della pilota aveva tremato, un istante prima di spingere la leva e far virare l'aereo. "Proviamoci."

Eccomi qui!

Questo capitolo è un po' un patchwork, me ne rendo conto, ma avevo bisogno di tutte queste scene, e spezzarle avrebbe rallentato troppo il ritmo. Spero che il risultato sia quantomeno accettabile, nell'attesa di una bella revisione e, ovviamente, dei prossimi capitoli.

Nel frattempo, per chi non se ne fosse accorto, ho pubblicato su Instagram il primo ritratto, quello di Octavianus. :)

A sabato!

Continue Reading

You'll Also Like

833K 32K 52
"Le persone cambiano, è inevitabile." La Xerio School per problemi economici si è unita alla scuola di alto livello al suo fianco,di conseguenza gli...
3.6K 853 53
Le Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che...
5.3K 393 40
6 mesi dopo la Battaglia della Cittadella, la pace regna ovunque nel mondo sovrannaturale. O almeno così si credeva.... INIZIATA: 13/01/24
770K 27.1K 76
Hermione Granger ha deciso di tornare ad Hogwarts per terminare gli studi, insieme a Ginny Weasley. Le due sono profondamente scosse dalla guerra e s...