I giorni passavano lenti per Taeyong, avvolti da quella strana routine di cui ormai era schiavo e non poteva più scappare.
Faceva le azioni fondamentali per sopravvivere solo perché facevano parte di quella odiosa routine.
Ogni tanto doveva toccarsi il petto per capire se il suo cuore batteva ancora e lui non era morto.
A volte si faceva anche dei piccoli taglietti per vedere se il sangue usciva ancora e accertarsi che il battito del cuore sul petto non fosse solo un'illusione.
Tutto intorno a lui iniziava a morire, o continuava, o magari era già morto.
Le piantine che si era promesso di amare e curare erano lì, secche o con strane mutazioni per cercare quello spiraglio di luce che, invece, Taeyong si era arreso di cercare.
Foglia dopo foglia, spina dopo spina, settimana dopo settimana, di quelle piante non restavano che radici.
Taeyong aveva fallito in un'altra cosa.