Alpha's snarl #wattys20...

By lobo_infernal

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Una ragazza, una semplice lupa destinata a grandi cose. Un uomo, un Alpha, intraprendente e ambizioso e con... More

Chapter 1 - Ordinary life
Chapter 2 - Strange smell
Chapter 3 - Oh father!
Chapter 4 - Mourderess
Chapter 5 - Kidnapping
Chapter 6 - the German
Chapter 7 - Bite
Chapter 8 - his face
Chapter 9 - escape
Chapter 10 - loneliness
Chapter 11 - attack
Chapter 12 - Back in prison
Chapter 13 - the funeral rite
Chapter 14 - he's alive
Chapter 15 - Congratulations, new Moon
Chapter 16 - Run.
Chapter 17 - Discussion
Chapter 18 - Ally number one
Chapter 19 - Magic eyes
Chapter 20 - Frozen
Chapter 21 - Deathwolf
Chapter 22 - I'm faded!
Chapter 23 - finally together
Chapter 24 - war, or not war?
Chapter 26 - Despair
Chapter 27 - Where are you?
Chapter 28 - cemetery.
Chapter 29 - good morning.
Buon anno
Chapter 30 - Bipolar
Chapter 31 - Ghost
Non é un capitolo
Chapter 32 - just you
Chapter 33 - Ice
Chapter 34 - solution
Chapter 35 - generation
Chapter 36 - Picture
Scuse
Chapter 37 - raspberries
Chapter 38 - three months later
Epilogue
La fine
News
Sequel pubblicato

Chapter 25 - It will be dangerous!

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By lobo_infernal

Corsi per i corridoi come una pazza e scesi gli scalini a due a due.
Verso gli ultimi Aidan fu costretto a mantenermi per un braccio per evitare che cadessi e mi rompessi l'osso del collo.
Quelle parole, mi avevo messo una speranza in corpo che superava di gran lunga il piacere avuto dall'adrenalina.
Il cuore mi scoppiava di speranza per il mio futuro.
Forse non sarei stata davvero costretta a spezzare in due la mia anima, forse c'era qualcos'altro di più sicuro.
Non vedevo l'ora di sentire ciò che Sanders aveva da dirmi.
Sarebbero state le parole più belle che avessi mai sentito in vita mia, se avesse proposto una soluzione al mio problema. Per quanto rara e utile fossi, non volevo essere un Lupo della morte, per niente. Rischiavo di ibernarmi ogni qualvolta qualcuno tirava le cuoia.
Era come se morissi dentro, come se sentissi il freddo della morte arrivare anche per me... non sarei mai riuscita a spiegarlo a parole.
L'insieme di voci mi portò in cucina, dove vi erano seduti Sander e Skarsgård. Parlottavano tra loro, ma non riuscivo a capire niente. Dalle loro espressioni accigliate capii che si trattava di qualcosa di serio e un'ondata di preoccupazione mi travolse nuovamente.
Aidan arrivò alle mie spalle e mi poggiò una mano sulla schiena. Tossì, in modo da attirare l'attenzione su di noi.
Fabian intanto prese posto al tavolo insieme ai due.
<<Ava.>> mi salutò Sanders.
Ricambiai con un cenno affrettato della testa e andai a sedersi intorno al tavolo con loro. Aidan affianco a me a farmi forza.
<<Io e Albin ci siamo confrontati e pensiamo di aver trovato una soluzione meno drastica per te.>> affermò guardandomi. Sorrisi sollevata, era come se mi avessero tolto un peso dallo petto. Mi rilassai sulla sedia in legno. <<Luna ti ringrazio!>> esclamai facendolo sorridere.
Albin ridacchiò. <<Mi sono ricordato di un mio vecchio amico, Vladimir Romanov.>> iniziò a spiegare.
Lo guardai non sapendo minimamente di chi stesse parlando. Mai sentito in vita mia.
<<È un vecchio lupo siberiano ed è come te.>> le mie sopracciglia schizzarono verso l'altro. <<Allora non sono l'unica.>> constatai. Era bello sapere di potersi confrontare con qualcuno. <<E può aiutarci?>> chiese Aidan al mio fianco, speranzoso.
<<Dov'è ora?>> continuò.
Skarsgård ridacchiò ancora. <<È morto da molti anni, molto probabilmente è finito nel Valhalla.>> sorrise. Sanders alzò gli occhi al cielo. Nel che?
<<Smettila di citare questi nomi strani Albin, è da una vita che te lo ripeto, nessuno ci capisce un tubo di quello che dici!>> sbottò stufato. Albin Skarsgård era sicuramente un tipo difficile con cui convivere.
<<Ma se è morto non serve a molto!>> esclamò Aidan agitandosi. Effettivamente aveva ragione, io avevo bisogno di confrontarmi con qualcuno di vivo e questo Vladimir non lo era.
Semplice.
<<Forse a te, ma a me si...>> lo zittì.
<<Ricordo che lui aveva trovato un modo per scappare dal gelo, il tuo stesso gelo.>> disse indicandomi.
<<Come?>> chiesi impaziente. Il solo pensiero di non dover provare più quelle sensazioni mi rasserenò.
<<Era riuscito, in qualche modo, ad incanalare il freddo fuori di se e non dentro di se.>> sorrise. Corrugai la fronte. Non avevo ben capito quel passaggio.
<<In che senso fuori di se?>> chiesi confusa. Non aveva senso.
<<Ad esempio...>> mi guardò Sanders
<<Se tu in questo momento avessi uno dei soliti attacchi, piuttosto che far gelare il tuo corpo, faresti gelare lo spazio che ti circonda, e staresti bene.>> concluse.
<<Wow...>> sentii mormorare a Fabian. <<Vuoi per caso dire che questa stanza si trasformerebbe in una ghiacciaia, ma io non rischierei di ibernarmi?>> domandai sconvolta. <<Esatto!>> esclamò Skarsgård sbattendo le mani sul tavolo.
Era una notizia favolosa quella! Certo sarei sempre stata un Lupo della morte, ma al meno non avrei dovuto tagliarmi l'anima in due I rischiare di diventare un ghiacciolo.
<<E come si fa?>> chiesi agitata. Volevo imparare. Subito.
Skarsgård fece una smorfia. <<Beh... questo è un particolare che non ricordo, ma ci sarà pur scritto qualcosa da qualche parte.>> ed ecco che la mia allegria torno sotto i piedi.
Mi accasciai sulla sedia, delusa per l'ennesima volta. <<Almeno sai che c'è qualcosa di diverso che puoi fare, non è detto che tu esca indenne dalla separazione dell'anima.>> disse Sanders. <<È pur sempre una pratica bruta e pericolosa, che si fa in casi estremi.>>
<<Ma il mio è un caso estremo!>> ribattei, specificando. Se non era un caso estremo quello, non avrei saputo dire uno...
<<Sai come la penso...>> mi avvertì Aidan. Mi girai a guardarlo, delusa. <<Non ti permetterò di farlo, soprattutto ora che so che c'è un'altra soluzione.>> continuò guardandomi intensamente. Per un attimo mi persi nei suoi occhi, dimenticandomi del resto.
<<Io non riesco a convivere con questa maledizione.>> sussurrai.
Anche se non ero stata maledetta dalla Luna, io mi consideravo tale. Io mio non era affatto un dono. Era una disgrazia, una sciagura.
Per quanto potessi essere utile al branco io rischiavo di uscire di testa per quella situazione e volevo metterci la parola fine.
Aidan strinse i denti. <<È pericoloso.>> disse solamente.
Lo guardai afflitta, capendo la sua preoccupazione, che da una parte era anche la mia. <<Ti capisco, anche io ho paura, ma prova a capire me.>> lo supplicai.
Lui negò con un cenno del capo, per poi alzarsi dalla sedia e andarsene.
Sospirai e buttai la testa sul tavolo.
<<Il tuo amico ha ragione.>> borbottò Skarsgård. Alzai la testa di scatto e guardai male anche lui.
Mise le mani avanti avanti e rimase zitto.
<<Inizierò a fare delle ricerche e vedrò cosa posso fare.>>
Mi girai a guardare Sanders, sorpresa. Cos'era tutta quella benevolenza?
Lui alzò gli occhi al cielo con fare scocciato e continuò a guardare dritto davanti a se, con falsa indifferenza.
Sapevo che sotto sotto mi voleva bene.
E sotto sotto gliene volevo anche io.
Somigliava tanto a mio padre, più di quanto volessi ammettere.
Sorrisi, di poco. <<Grazie.>>
Lui annuì sospirando, per poi sistemare meglio le braccia poggiate sul suo bastone da passeggio.
Ancora non capivo bene a cosa gli servisse quel coso, ma contento lui...
Mi alzai e dopo aver accennato un saluto, me ne andai dalla cucina, andando a cercare Aidan.
Dovevamo parlare e risolvere quella questione, quel discorso era stato rimandato già per troppo tempo a mio avviso.
<<Aidan!>> urlai per i corridoi, cercando di capire dove fosse.
<<Aidan!>> urlai ancora più forte, ma di lui nessuna traccia. Dove diavolo era finito? Cercai in quasi tutte le camere sul piano, ma di lui niente traccia.
Prima di salire al piano di sopra, entrai nel suo ufficio, per controllare che non si fosse isolato lì dentro per stare lontano da tutti.
Spalancai la porta, ma niente.
Una sensazione disgustosamente brutta si fece strada sotto la mia pelle, facendomi rizzare i peli sulla nuca. La pelle d'oca mi pervase e il battito cardiaco accelerò istantaneamente. C'era qualcosa che non quadrava.
Stava per succedere qualcosa, qualcosa di dannatamente orrendo.
Mossi un passo per entrare in quella stanza e subito sentii un freddo glaciale e doloroso partire dal mio petto.
Oh no.
Qualcosa mi forzò a muovermi dentro quelle quattro mura. Una sensazione, un presentimento.
Mentre mettevo un piede davanti all'altro per proseguire il mio cammino,  riuscivo a vedere la nuvola di condensa formata da mio respiro.
Stava per succedere ancora.
La mia temperatura corporea iniziò a scendere notevolmente e vedevo la mia pelle diventare di un bianco innaturale, segno che il sangue stava iniziando a defluire più lentamente. Il cuore iniziò a rallentare, dimenticandosi della tachicardia di pochi secondi prima.
Passo dopo passo, arrivai vicino alla finestra.
La testa mi doleva e la vista iniziava ad annebbiarsi.
Con mani tremanti e dannatamente instabili, riuscii ad aprire la finestra.
Fissai il bosco, sentendo quella brutta sensazione divorarmi l'anima.
Mi ressi al davanzale, quasi allo stremo delle forze. Appena lo toccai, una leggera brina si formò su di esso.
Che cosa ero diventata?! Pensai allarmata.
Alzai lo sguardo verso il bosco, il venticello leggero che mi scostava i capelli dal viso.
All'improvviso, quello che mi era sembrato un tranquillo giorno, si era trasformato nel giorno del giudizio.
Dal fondo del bosco arrivò un ululato, forte e potente come mai avevo sentito in vita mia.
Oliveira.
Un altro si levò fra le fronte degli alberi e un altro ancora dall'altro lato.
Mano a mano gli ululati erano sempre più vicini, e insieme si univano in un boato che rischiò di spaccarmi i timpani.
Quando mi ritrovai al limite della sopportazione, urlai.
Urlai a squarciagola, capendo al volo ciò che stava per succedere.
Urlai, dimenticandomi di ciò che stava per succedere a me. Il vetro della finestra esplose, cadendomi addosso come pioggia.
Un attimo prima che l'inferno salisse in terra, caddi sul pavimento, preda del freddo più brutto che avesse mai toccato la mia anima in quegli ultimi tempi.
Persi i sensi, non riuscendo più a resistere a tutto quello, e mi abbandonai al mio destino. Diedi ascolto a ciò che la morte voleva dirmi, senza più opporre resistenza.
Quella volta era stato troppo forte da contrastare.

***

L'allarme era scattato e i quattro branchi si erano immediatamente mobilitati per rispondere al richiamo.
Stava per succedere. La guerra era arrivata.
Aidan scattò immediatamente quando udì gli ululati dei suoi compagni.
Il momento tanto atteso era arrivato e la sua sete di sangue raggiunse livelli altissimi, livelli che non aveva mai toccato prima.
Quello era il giorno del giudizio, il giorno della svolta.
Adam sarebbe crepato sotto le sue zanne e avrebbe capito contro chi aveva osato schierarsi.
Avrebbe rimpianto amaramente il giorno il cui aveva ucciso Michael Boswell.
<<Ulrik!>> urlò Aidan a squarciagola, mentre correva come un pazzo fuori dalla casa branco.
Si fermò qualche secondo davanti al portone, nello spiazzo sterrato, dove centinaia di lupi procedevano a trasformarsi e a correre furiosi dentro al bosco, dove la battaglia urlava funesta e l'odore acre del sangue si percepiva forte e intenso.
L'Alpha calciò via le se sue scarpe e tolse la maglietta, esponendo la sua pelle all'aria gelida di un quasi inverno.
Io suo respiro era mille volte più veloce del normale e il suo battito cardiaco era accelerato notevolmente. L'adrenalina e una rabbia cieca gli scorrevano nelle vene coma lava incandescente, offuscandogli la vista.
I suoi occhi diventarono di un color rubino lucente, risplendendo di luce propria in quel caos.
Iniziò a correre freneticamente. I suoi piedi nudi solcavano il terreno freddo, insensibili alle foglie secche e i ramoscelli appuntiti che graffiavano la sua pelle.
Aidan provava delle emozioni incontrollabili, era una bestia senza sensi di colpa e rimorso, che mirava a un solo obbiettivo, uccidere tutti quei lupi.
Si liberò in un ringhio che somigliò tanto ad un ruggito.
Quel suono riverberò nel bosco, facendo rizzare le orecchie a tutti. Proprio come un leone nella savana, Aidan stava rivendicando il suo ruolo di re. Persino le fronde degli alberi tremarono dinnanzi a tanta potenza e supremazia.
Con un balzo a dir poco animalesco, si librò per aria e fu proprio lì che assunse la sua vera forma.
Si mostrò in tutta la sua grandezza e in tutto il suo splendore. La sua maestosità riusciva a spiccare anche in una situazione del genere.
Atterrò sulle zampe e sfruttò quello slancio per iniziare a correre più veloce, verso il cuore del bosco, dove Adam lo stava aspettando per la resa dei conti.
Non vedeva l'ora di rotolarsi nel suo sangue e di sporcare la sua pelliccia con il suo sangue, di sentire il sapore di quella vittoria che tanto cara gli era costata. Ululò, senza un preciso motivo. Forse era l'euforia che ogni volta lo accendeva in quelle situazioni. L'euforia per la vittoria.
L'euforia per il sangue buttato del nemico.
Avrebbe tanto voluto ghignare e mostrare il suo sguardo sadico al mondo, descrivere cosa avrebbe fatto con i resti di Adam, ma non poteva farlo in forma di lupo.
Continuò a correre, a capo del branco che lo aveva seguito.
Non ci mise molto a trovare il 'campo di battaglia... l'odore della morte e del sangue impregnava già l'aria con il suo stampo vomitevole e i ringhi dei lupi potevano udirsi dal limitare degli alberi.
Ringhiò e si buttò nella mischia.
Vide che alcuni lupi erano già riversi a terra, morenti con le gole sgozzate e gli occhi rivolti al cielo. Vitrei e privi di ogni tipo di scintilla di vita.
Avrebbe lottato anche per loro, per tutti coloro che avevano perso la vita in nome di un pazzo che aveva sfidato l'impossibile.
Un Lupo caricò nella sua direzione e lui non si tirò affatto indietro.
L'avversario gli sbatté addosso, come se andasse contro un muro.
Aidan lo accolse con le fauci spalancate e lo morse alla giugulare. Un guaito gli arrivò alle orecchie.
Nessun dispiacere, nessun rimorso.
Nel suo cuore c'era paura per una sola persona: Ava.
Strattonò quel rifiuto della natura e sentii i muscoli strapparsi sotto la sua presa mortale.
Lo lasciò andare e lo vide volare dall'altra parte del campo, sbattendo contro un albero che si piegò sotto il suo peso. Quel lupo non si rialzò più.
Si leccò il muso, assaporando il sapore del suo sangue e riprese la sua corsa.
In tutto quel caos il suo pensiero correva ad Adam. Non lo aveva ancora individuato e fremeva all'idea di ucciderlo.
Nessuno doveva mettersi tra lui e il suo obiettivo, nessuno doveva azzardarsi.
Ringhiò e caricò contro un altro lupo.
Il suo pelo grigio era sporco di sangue, e dalle sue zanne ne colava ancora in abbondanza. Il lupo gli ringhiò contro, ma nemmeno quella volta si impressionò.
Attaccò per primo, saltandogli addosso e mordendolo alla spalla.
Il lupo si scansò e il colpo non fu efficace come sperato. Lo attaccò, ma Aidan era troppo veloce per un colpo così prevedibile.
Lo artigliò al viso, affondando nel suo occhio sinistro. Il lupo ai contorse e ululò dal dolore, saltando a sua volta all'indietro per scansarsi.
Povero malcapitato. Pensò Aidan.
Decise di farla finita e di smetterla di giocare. Doveva conservare le energie.
Uccise anche quel lupo senza pietà.
Andò avanti in quel modo per molto tempo, il sole stava tramontando quando si accorse che la sua pelliccia era praticamente rossa e non più bianca.
In quel momento sembrava lui un Lupo della morte.
La temperatura si era abbassata di molto al calar del sole, anche se lui non sentiva quel cambiamento sotto la sua pelliccia.
Dopo aver ucciso l'ennesimo lupo quel giorno, si guardò intorno, colpito da una strana sensazione al petto.
Un guaito attirò la sua attenzione. Si girò di scatto in quella direzione, vedendo come un Lupo dagli occhi rossi simili ai suoi stava per azzannare Fabian alla gola.
Il lupo dal pelo marrone era steso a terra, sovrastato dalla figura di quello che Aidan riconobbe come Adam.
L'ira s'impossessò del suo corpo come non lo aveva mai fatto prima.
Ci vide rosso dalla rabbia. Il sangue pompava nelle vene a velocità disumana e nella sua mente si ripeteva una sola parola: uccidilo.
Ringhiò e partì alla carica  come un toro scatenato.
Forse era arrivata l'ora. Già pregustava il momento il cui avrebbe sentito il collo di Adam emettere un sonoro e violento 'crack' e la vita scorrergli via dal corpo come acqua da una fontana.
Però calcolò male i tempi. Qualcosa nel suo magnifico piano di morte, era andata storta.
Non fece in tempo a raggiungerli...
Adam, guardandolo fisso negli occhi, squarciò la gola di Fabian, facendolo cadere a terra in un inutile involucro senza vita.
Aidan vide tutta la sua vita scorrergli davanti agli aglio occhi.
Fabian! Avrebbe tanto voluto urlare.
Suo cugino... suo cugino non poteva essere morto.
Adam non poteva averlo ucciso e basta.
Il vigliacco, dopo aver tolto la vita al giovane lupo, si nascose fra gli altri lupi, riprendendo la battaglia come se niente fosse.
Sapeva che non era il momento di battersi con Aidan. Non ancora.
Lo voleva stravolto e allo stremo.
Aidan si avvicinò di corsa al corpo inerme del cugino, toccandolo con il muso.
Guaì, cercando di spronarlo.
Ma Fabian non reagiva.
Lo colpì leggermente con il muso, spostando solamente la sua testa di lato e non ottenendo nessun altro risultato.
Fabian...
Ululò da dolore, come non aveva mai fatto prima.
Aveva sentito come un buco nel petto.
Forse non lo aveva mai dato a vedere, o forse non glielo aveva mai fatto capire.
Ma lui voleva bene a Fabian e vederlo morto gli aveva lacerato il cuore.
Lui, che sembrava invincibile, avrebbe tanto voluto mettersi a urlare dal dolore che provava nel petto.
Leccò la ferita, cercando invano di farla rimarginare, ma non succedeva niente.
Non succedeva niente...
Abbassò le orecchie e nonostante la battaglia che imperversava intorno a loro, lui si sdraiò accanto al corpo senza vita del cugino, poggiandovi sopra il muso, in un ultimo segno di saluto.
Giurò sul sangue del suo sangue che avrebbe vendicato quella morte.
Avrebbe vendicato Fabian. La sua morte non sarebbe stata inutile.
Adam avrebbe pagato anche per quello.
Nessuno osava sfidarlo e men che meno nessuno doveva osare a far del male alla sua famiglia.
E Fabian ne faceva parte.
Si rialzò più determinato che mai, anche se sentiva il cuore spezzato nel petto.
Accarezzò il muso di Fabian con il suo e chiuse gli occhi per un momento.
Sarai vendicato, cugino.
Pensò.
A malincuore dovette abbandonare il corpo di Fabian. Non c'era tempo per portarlo via.
Lo lasciò li è dopo aver dato un ultima occhiata all'ultimo membro della sua famiglia che riteneva tale, corse via, alla ricerca di colui che aveva osato buttare a terra quel sangue a lui caro.
Aumentò la sua corsa, mirando dritto a quell'Alpha che non poteva nemmeno essere definito tale.
Quella notte, avrebbe vinto le sue battaglie.

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