- Ti sei ripresa, cara? -
Tony organizzò una cena fra colleghi di lavoro, insistendo riguardo la mia presenza.
Pepper mi era accanto.
- Ember ha potenziale. - disse soddisfatto. - Deve solo finire la scuola e poi chissà... Potrebbe lavorare insieme a me. Sono certo che ha un futuro brillante dinnanzi a se.-
Nessuno aveva parlato di me in questo modo, mi sentii così apprezzata e fiera di me stessa.
- Grazie mille Signor. Stark. - sorrisi.
Continuai a mangiare il mio piatto e quando tutti si allontanarono verso la terrazza ne approfittai per ritirarmi e disfare le valigie.
Domani è il giorno prima del Decathlon. Come vola il tempo.
Presi il telefono e mandai un messaggio di buonanotte ad Hector e Michelle.
[...]
- Buongiorno Signorina Ember, cosa vuole per colazione? -
- Chi è che parla? -
Mi guardai attorno, non c'era nessuno. Dovevo essere impazzita nel corso della notte.
- Sono Watery, l'intelligenza artificiale al tuo servizio. -
- Intelligenza artificiale? Questa mi è nuova... -
- Il Signor. Stark ne ha di fantasia. A proposito, è uscito presto. Pronta per una nuova giornata di scuola? -
- Si come sempre, Watery. Devo studiare sodo per il Decathlon con Hector... Spero vada tutto bene! -
- La sua uniforme è sulla scrivania, prego. -
- Oh grazie. Vado a lavarmi e poi torno a prepararmi. -
Ero davvero colpita.
Chissà quante dovevo vederne ancora.
[...]
- Ciao Sophie, pronta per il Decathlon? -
- Sono nell'ansia totale. Mi sento soffocare. -
- Coraggio, andrà tutto bene! -
- Facile a dirsi... -
Si prese la testa fra le mani e si appoggiò al banco.
- Se ti mostri giù di morale e insicura di te stessa gli altri sapranno come sfruttare la situazione a loro favore. - spiegai attirando la sua attenzione - Tu studia come hai sempre fatto e non farti prendere dal panico. Non è mica il primo Decathlon a cui partecipi, per noi è un gioco da ragazzi. Non ti ricordi l'anno scorso? Abbiamo battuto gli avversari di 30 punti! -
- Hai ragione, non devo farmi prendere dal panico. In realtà c'è una faccenda che mi rende nervosa... -
- Qualcosa di grave? - chiesi preoccupata.
- Nulla, tranquilla. Non dovrei nemmeno avere il coraggio di lamentarmi con te, ne hai vissute troppe in quest'ultimo periodo. Scusami. -
- Sophie non dire così, siamo amiche e sono qui per ascoltarti. -
- Hai già fatto abbastanza per me. Sono sicura che domani al Decathlon avremo successo. Sono positiva. -
- Son contenta. Adesso devo andare, mi aspetta Hector in biblioteca e non voglio farlo aspettare- -
- Ah vai da Hector? -
- Si. Lui come te è un po' agitato per il Decathlon e devo... Ehi perché non vieni con me? Potremmo studiare insieme se ti da più sicurezza! -
- No no, grazie. Ho già studiato, la mia era solo tensione per niente. Salutami Hector. -
Prese la borsa e se ne andò a passo accelerato.
Spero stia bene.
Mi recai in biblioteca e trovai Hector addormentato sul libro di fisica.
– Hector? Ci sei? Non credo di aver ritardato così tanto... –
– Mh? Oh ciao bella. –
– Eh? Stai bene? –
– Mai stato meglio! Da dove cominciamo?! –
– Vedo che tu hai già aperto il libro di fisica. –
Presi il libro dalla borsa e lo aprii sul tavolo alla stessa pagina.
– Ho finito prima così ho deciso di passare qui ma senza il tuo aiuto ho finito per addormentarmi. Oggi sei radiante. –
Si appoggiò sul banco e iniziò a fissarmi come se fossi una fetta di torta al cioccolato.
– Sicuro di star bene, Hector? –
– Solo perché so apprezzare la bellezza delle persone non significa che io non stia bene, ti ho già detto che sto alla grande! –
– Come dici tu. Adesso concentriamoci sul Decathlon, okay? –
– Che noia... –
– Noia? Hector, se vuoi farmi perdere tempo me ne vad- –
– Intendo dire: che noia studiare sempre le stesse cose. Le studiamo da mesi, c'è così tanto bisogno di ripassare? Potremmo uscire un po': stasera potremmo andare al cinema oppure potrei portarti al lunapark- –
– Magari portaci la tua ragazza, eh? Io non- –
– Credi che se ne avessi una, mi lascerebbe studiare qui in tua compagnia? –
Iniziò ad avvicinarsi lentamente, i nostri visi erano distanti solo pochi centimetri.
Ne ho abbastanza di questa pagliacciata.
– Senti Hector, non ho tempo da perdere. Ti ho già spiegato che ho molte faccende da fare e ho cercato di esserci oggi per aiutarti e non lasciarti nel momento del bisogno e tu mi parli di cinema e lunapark? Io devo ancora riprendermi da un maledetto trauma e non ho tempo per queste cretinate. Ti saluto. –
Mi alzai e tornai nel corridoio principale della scuola.
Certa gente non capisce proprio niente.
– Ehi! Pensi di potermi lasciare così?! –
Mi voltai e vidi Hector afferrarmi. Mi caricò sulle spalle e mi portò dentro una stanza. Mi lasciò cadere e mi resi conto che era il bagno dei ragazzi.
– Ma che diavolo ti prende, sei impazzit- –
Lasciò che mi alzassi e bloccò il mio corpo contro la parte con il suo. Afferrò i miei polsi e fece forza contro la parete. Mi stava frantumando le mani.
– Sei un essere disgustoso! – urlai.
Fece quello che temevo di piu; azzerare le distanze.
Poggiò le labbra sulle mie e fece forza con la lingua per avere l'accesso, cosa che non gli consentii.
Mi voltai, riuscendomi a liberare dalla pressione delle sue labbra sulle mie, ma iniziò a baciarmi il collo, lasciandomi qualche livido.
– Così nessuno ti si avvicinerà. – disse, sorridendo meschinamente.
– Lasciarmi andare, stronzo! –
– Neanche per sogno, bellezza. Sai da quanto aspetto questo momento?! –
Bloccò le mie mani al muro con una e con l'altra iniziò a toccarmi.
– Non mi toccare! – mugugnai disgustata.
Provai a sferrare un calcio ma lo mancai, guadagnandomi solo uno schiaffo.
Quell'essere schifoso continuava a toccarmi e a baciarmi, non avevo mai provato così tanto disgusto in vita mia.
All'improvviso ricordai di cosa ero capace grazie a quel miscuglio alieno che scorreva nelle mie vene; urlai così forte da rompere gli specchi e fargli sanguinare le orecchie.
Mollò la presa e cadde a terra, era esausto e confuso.
Iniziai a surriscaldarmi a causa della rabbia.
Adesso la pagherai , bastardo.
Pensai di poterlo sollevare e poterlo controllare. Ci riuscii.
Il corpo di Hector si sollevò in aria e si schiantò verso il muro di fronte.
Tutto seguiva la mia volontà.
Rimasi scioccata. Non mi capacitavo di tutto quel potere.
– Che diavolo stai facendo?! –
Era agitato, spaventato che potessi fargli qualcosa.
Ed era così, avevo così tanta voglia di fargli del male.
– Adesso mi diverto io. –
Protesi una mano verso il suo corpo; la pressione generata scatenò delle cariche elettriche attorno alla mia mano: rilasciai lentamente la pressione contro il suo corpo compresso contro il muro, dove iniziarono a crearsi delle crepe.
Sempre lentamente, aumentai di grado la pressione contro il suo corpo fino a fargli distruggere il muro piastrellato blu.
Con l'altra mano sferrai un pugno contro lo stomaco e perse i sensi.
Percepii il suo lento battito cardiaco e i polmoni che si contraevano appena; non volevo di certo ucciderlo ma fargliela pagare di sicuro, e sentivo che questo non era niente rispetto a quello che sapevo davvero fare.
Mi allontanai dalle piastrelle che iniziarono a cedere una dopo l'altra e grazie alla forza del pensiero, sparii.