Chromium.

By ambercoraline

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Ember Quade è nata a Reno, nello stato del Nevada. A pochi mesi di vita, dopo la scomparsa improvvisa del pad... More

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∆ Chapter Three ∆
∆ Chapter Four ∆
∆ Chapter Five ∆
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∆ Chapter Seven ∆
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∆ Chapter Fourteen ∆
∆ Chapter Fifteen ∆
∆ Chapter Sixteen ∆
∆ Chapter Seventeen ∆
∆ Chapter Eighteen ∆
∆ Chapter Nineteen ∆
∆ Chapter Twenty ∆
∆ Chapter Twenty One ∆
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∆ Chapter Twenty Three ∆
∆ Chapter Twenty Four ∆
∆ Chapter Twenty Five ∆

∆ Chapter Eight ∆

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By ambercoraline

- Ti sei ripresa, cara? -

Tony organizzò una cena fra colleghi di lavoro, insistendo riguardo la mia presenza.
Pepper mi era accanto.

- Ember ha potenziale. - disse soddisfatto. - Deve solo finire la scuola e poi chissà... Potrebbe lavorare insieme a me. Sono certo che ha un futuro brillante dinnanzi a se.-

Nessuno aveva parlato di me in questo modo, mi sentii così apprezzata e fiera di me stessa.

- Grazie mille Signor. Stark. - sorrisi.

Continuai a mangiare il mio piatto e quando tutti si allontanarono verso la terrazza ne approfittai per ritirarmi e disfare le valigie.

Domani è il giorno prima del Decathlon. Come vola il tempo.

Presi il telefono e mandai un messaggio di buonanotte ad Hector e Michelle.

[...]

- Buongiorno Signorina Ember, cosa vuole per colazione? -

- Chi è che parla? -

Mi guardai attorno, non c'era nessuno. Dovevo essere impazzita nel corso della notte.

- Sono Watery, l'intelligenza artificiale al tuo servizio. -

- Intelligenza artificiale? Questa mi è nuova... -

- Il Signor. Stark ne ha di fantasia. A proposito, è uscito presto. Pronta per una nuova giornata di scuola? -

- Si come sempre, Watery. Devo studiare sodo per il Decathlon con Hector... Spero vada tutto bene! -

- La sua uniforme è sulla scrivania, prego. -

- Oh grazie. Vado a lavarmi e poi torno a prepararmi. -

Ero davvero colpita.
Chissà quante dovevo vederne ancora.

[...]

- Ciao Sophie, pronta per il Decathlon? -

- Sono nell'ansia totale. Mi sento soffocare. -

- Coraggio, andrà tutto bene! -

- Facile a dirsi... -

Si prese la testa fra le mani e si appoggiò al banco.

- Se ti mostri giù di morale e insicura di te stessa gli altri sapranno come sfruttare la situazione a loro favore. - spiegai attirando la sua attenzione - Tu studia come hai sempre fatto e non farti prendere dal panico. Non è mica il primo Decathlon a cui partecipi, per noi è un gioco da ragazzi. Non ti ricordi l'anno scorso? Abbiamo battuto gli avversari di 30 punti! -

- Hai ragione, non devo farmi prendere dal panico. In realtà c'è una faccenda che mi rende nervosa... -

- Qualcosa di grave? - chiesi preoccupata.

- Nulla, tranquilla. Non dovrei nemmeno avere il coraggio di lamentarmi con te, ne hai vissute troppe in quest'ultimo periodo. Scusami. -

- Sophie non dire così, siamo amiche e sono qui per ascoltarti. -

- Hai già fatto abbastanza per me. Sono sicura che domani al Decathlon avremo successo. Sono positiva. -

- Son contenta. Adesso devo andare, mi aspetta Hector in biblioteca e non voglio farlo aspettare- -

- Ah vai da Hector? -

- Si. Lui come te è un po' agitato per il Decathlon e devo... Ehi perché non vieni con me? Potremmo studiare insieme se ti da più sicurezza! -

- No no, grazie. Ho già studiato, la mia era solo tensione per niente. Salutami Hector. -

Prese la borsa e se ne andò a passo accelerato.

Spero stia bene.

Mi recai in biblioteca e trovai Hector addormentato sul libro di fisica.

– Hector? Ci sei? Non credo di aver ritardato così tanto... –

– Mh? Oh ciao bella. –

– Eh? Stai bene? –

– Mai stato meglio! Da dove cominciamo?! –

– Vedo che tu hai già aperto il libro di fisica. –

Presi il libro dalla borsa e lo aprii sul tavolo alla stessa pagina.

– Ho finito prima così ho deciso di passare qui ma senza il tuo aiuto ho finito per addormentarmi. Oggi sei radiante. –

Si appoggiò sul banco e iniziò a fissarmi come se fossi una fetta di torta al cioccolato.

– Sicuro di star bene, Hector? –

– Solo perché so apprezzare la bellezza delle persone non significa che io non stia bene, ti ho già detto che sto alla grande! –

– Come dici tu. Adesso concentriamoci sul Decathlon, okay? –

– Che noia... –

– Noia? Hector, se vuoi farmi perdere tempo me ne vad- –

– Intendo dire: che noia studiare sempre le stesse cose. Le studiamo da mesi, c'è così tanto bisogno di ripassare? Potremmo uscire un po': stasera potremmo andare al cinema oppure potrei portarti al lunapark- –

– Magari portaci la tua ragazza, eh? Io non- –

– Credi che se ne avessi una, mi lascerebbe studiare qui in tua compagnia? –

Iniziò ad avvicinarsi lentamente, i nostri visi erano distanti solo pochi centimetri.

Ne ho abbastanza di questa pagliacciata.

– Senti Hector, non ho tempo da perdere. Ti ho già spiegato che ho molte faccende da fare e ho cercato di esserci oggi per aiutarti e non lasciarti nel momento del bisogno e tu mi parli di cinema e lunapark? Io devo ancora riprendermi da un maledetto trauma e non ho tempo per queste cretinate. Ti saluto. –

Mi alzai e tornai nel corridoio principale della scuola.

Certa gente non capisce proprio niente.

– Ehi! Pensi di potermi lasciare così?! –

Mi voltai e vidi Hector afferrarmi. Mi caricò sulle spalle e mi portò dentro una stanza. Mi lasciò cadere e mi resi conto che era il bagno dei ragazzi.

– Ma che diavolo ti prende, sei impazzit- –

Lasciò che mi alzassi e bloccò il mio corpo contro la parte con il suo. Afferrò i miei polsi e fece forza contro la parete. Mi stava frantumando le mani.

– Sei un essere disgustoso! – urlai.

Fece quello che temevo di piu; azzerare le distanze.
Poggiò le labbra sulle mie e fece forza con la lingua per avere l'accesso, cosa che non gli consentii.

Mi voltai, riuscendomi a liberare dalla pressione delle sue labbra sulle mie, ma iniziò a baciarmi il collo, lasciandomi qualche livido.

– Così nessuno ti si avvicinerà. – disse, sorridendo meschinamente.

– Lasciarmi andare, stronzo! –

– Neanche per sogno, bellezza. Sai da quanto aspetto questo momento?! –

Bloccò le mie mani al muro con una e con l'altra iniziò a toccarmi.

– Non mi toccare! – mugugnai disgustata.

Provai a sferrare un calcio ma lo mancai, guadagnandomi solo uno schiaffo.
Quell'essere schifoso continuava a toccarmi e a baciarmi, non avevo mai provato così tanto disgusto in vita mia.

All'improvviso ricordai di cosa ero capace grazie a quel miscuglio alieno che scorreva nelle mie vene; urlai così forte da rompere gli specchi e fargli sanguinare le orecchie.
Mollò la presa e cadde a terra, era esausto e confuso.

Iniziai a surriscaldarmi a causa della rabbia.

Adesso la pagherai , bastardo.

Pensai di poterlo sollevare e poterlo controllare. Ci riuscii.
Il corpo di Hector si sollevò in aria e si schiantò verso il muro di fronte.

Tutto seguiva la mia volontà.
Rimasi scioccata. Non mi capacitavo di tutto quel potere.

– Che diavolo stai facendo?! –

Era agitato, spaventato che potessi fargli qualcosa.
Ed era così, avevo così tanta voglia di fargli del male.

– Adesso mi diverto io. –

Protesi una mano verso il suo corpo; la pressione generata scatenò delle cariche elettriche attorno alla mia mano: rilasciai lentamente la pressione contro il suo corpo compresso contro il muro, dove iniziarono a crearsi delle crepe.
Sempre lentamente, aumentai di grado la pressione contro il suo corpo fino a fargli distruggere il muro piastrellato blu.
Con l'altra mano sferrai un pugno contro lo stomaco e perse i sensi.
Percepii il suo lento battito cardiaco e i polmoni che si contraevano appena; non volevo di certo ucciderlo ma fargliela pagare di sicuro, e sentivo che questo non era niente rispetto a quello che sapevo davvero fare.

Mi allontanai dalle piastrelle che iniziarono a cedere una dopo l'altra e grazie alla forza del pensiero, sparii.





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