Alpha's snarl #wattys20...

By lobo_infernal

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Una ragazza, una semplice lupa destinata a grandi cose. Un uomo, un Alpha, intraprendente e ambizioso e con... More

Chapter 1 - Ordinary life
Chapter 2 - Strange smell
Chapter 3 - Oh father!
Chapter 4 - Mourderess
Chapter 5 - Kidnapping
Chapter 6 - the German
Chapter 7 - Bite
Chapter 8 - his face
Chapter 9 - escape
Chapter 10 - loneliness
Chapter 11 - attack
Chapter 12 - Back in prison
Chapter 13 - the funeral rite
Chapter 14 - he's alive
Chapter 15 - Congratulations, new Moon
Chapter 17 - Discussion
Chapter 18 - Ally number one
Chapter 19 - Magic eyes
Chapter 20 - Frozen
Chapter 21 - Deathwolf
Chapter 22 - I'm faded!
Chapter 23 - finally together
Chapter 24 - war, or not war?
Chapter 25 - It will be dangerous!
Chapter 26 - Despair
Chapter 27 - Where are you?
Chapter 28 - cemetery.
Chapter 29 - good morning.
Buon anno
Chapter 30 - Bipolar
Chapter 31 - Ghost
Non é un capitolo
Chapter 32 - just you
Chapter 33 - Ice
Chapter 34 - solution
Chapter 35 - generation
Chapter 36 - Picture
Scuse
Chapter 37 - raspberries
Chapter 38 - three months later
Epilogue
La fine
News
Sequel pubblicato

Chapter 16 - Run.

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By lobo_infernal

Quella sera non volli dormire con Aidan. Dopo ciò che aveva fatto, tutto quello che avevamo condiviso quel giorno mi era scivolato addosso come acqua. La sua freddezza e il suo ignorarmi nonostante tutto mi facevano infastidire e non poco. Mi aveva delusa. Era riuscito a trasformare una magnifica giornata in un incubo.
Mi rannicchiai su me stessa ancora di più pensandoci. L'unico conforto erano quelle calde coperte. Almeno loro mi abbracciavano e non mi ignoravano.
Mi strinsi le gambe al petto in un vano tentativo di calmarmi e scacciare quella punta di dolore che percepivo.
Non ci avevo parlato ancora. La nostra ultima conversazione risaliva agli attimi indimenticabili precedenti al rito.
Dopo il nulla.
Alla festa in mio onore ero rimasta tutto il tempo con Marta e Kyle, mentre Aidan parlava con Ulrik o qualche altro membro del branco. Aveva parlato con tutti esclusa me.
Me n'ero andata poco prima che il branco iniziasse a disperdersi, verso le tre del mattino. Lui forse non se n'era nemmeno accorto.
Sospirai e chiusi gli occhi, intimandomi si non pensarci. Dovevo dormire e riposare, non pensare a lui.
Rimasi ferma per qualche minuto, attendendo ardentemente che il sonno mi piombasse addosso. Sfortunatamente quella non era la mia giornata... sbuffai e mi alzai dal letto.
Forse un bicchiere di latte mi avrebbe aiutata a dormire.
Aprii la porta molto lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile e mi incamminai per il corridoio.
Scesi le scale con passo lento e silenzioso. Il pavimento era gelato ed io rabbrividivo ogni volta che ci poggiavo il piede sopra. Attraversai l'ultimo corridoio e finalmente arrivai in cucina.
Accesi la luce e mi diressi prima verso la credenza per prendere un pentolino e poi verso il frigorifero per prendere il latte.
Misi il latte e scaldarsi e aspettai.
Mi sedetti sul piano della cucina, sospirando.
<<È tardi. Perché non sei a letto?>>
Nemmeno mi girai. Ero fortemente intenzionata ad ignorarlo.
Mi guardai le unghie distrattamente, facendo come se lui non ci fosse. Lo udii ringhiare. Mi afferrò da un braccio e mi fece voltare bruscamente. Strinse forte le dita proprio nel punto in cui poco prima mi aveva marchiata a fuoco. Feci una smorfia, ancora faceva un po' male.
<<Non osare ignorarmi.>> disse a denti stretti. Nei suoi occhi balenò una sfumatura color rubino.
Lo fissai negli occhi. Non avevo più paura di lui. <<Tu puoi ed io invece no? Fai il duro con qualcun altro...>> risposi assottigliando il mio sguardo.
Lui aggrottò le sopracciglia guardandomi tra lo stupito e il contrariato. <<Perché dovresti ignorarmi?>> chiese.
Era ufficiale. Era veramente negato con i rapporti umani.
<<Non te ne rendi proprio conto eh?>> scesi dal bancone di scatto e mi voltai verso il pentolino per toglierlo dal fuoco.
Versai il latte caldo in una tazza e come se niente fosse mi incamminai verso la mia camera.
Aidan mi afferrò nuovamente per un braccio e ciò mi fece alzare gli occhi al cielo. Per poco il latte non cadde dalla tazza.
<<Sta più attento!>> lo richiamai, ma lui mi ignorò.
<<Puoi dirmi cosa ti ho fatto? Mi fai esasperare...>> la sua voce si abbassò notevolmente sull'ultima frase, come se stesse parlando con se stesso.
Io aggrottai le sopracciglia. Mi stupiva sempre di più il suo non capire. <<Io faccio esasperare te? Scherzi?!>> dissi alzando la voce.
Lui subito mi tappò la bocca. <<Zitta o sveglierai tutti.>> lo guardai di storto.
Come se m'importasse qualcosa.
<<Si. Ogni volta te ne esci con qualcosa di assurdo! Non capisci che ho già tanti pensieri per la testa? Dovresti aiutarmi non peggiorare la situazione.>>
Spostai la sua mano dalla mia bocca.
<<Vaffanculo.>> dissi e gli gettai il latte addosso. Poggiai la tazza sul tavolo con un tonfo e me ne andai in camera. Io lo facevo esasperare? Ma si sentiva?
Mi aveva ignorata tutta la sera e in un secondo aveva smontato tutto quello che era successo fra di noi. Forse non capiva quanto fosse importante per me quel passo e quanto ci tenessi a costruire qualcosa di reale. Non capiva quanto fosse stato difficile per me accettarlo come mio compagno di vita.
No...lui non capiva.
Amareggiata e senza più parole salii le scale di corsa. Aprii la porta di camera mia e la richiusi sbattendola.
Aveva stroncato sul nascere tutto. Tutto!
Mi buttai a letto incapace di fare altro. Volevo dormire e non pensarci più, il mio cervello stava per prendere fuoco.
Come stavo finalmente per prendere sonno, la porta della mia camera si aprì violentemente, sbattendo contro il muro. Udii come il rumore che qualcosa si fosse spaccato dentro il muro, tipo intonaco che veniva giù.
Aprii nuovamente gli occhi.
Lui era Aidan. Non poteva lasciar perdere, ovvio che no!
Si avvicinò a passi pesanti verso il letto e strappò via le coperte, buttandole sul pavimento.
Io subito protestai iniziando a insultarlo.
<<La conversazione è chiusa quando lo dico io!>> disse gelido. Aveva la camicia della sera prima appiccicata addosso per via del latte caldo che gli avevo lanciato. Era imbufalito. I suoi occhi sprizzavano ira funesta.
Quello sguardo non mi piaceva per niente, il freddo che celava dietro quelle iridi era capace di penetrarti fin dentro le ossa e paralizzarti davanti a lui.
Io ammutolii immediatamente, incapace di fare altro.
<<Punto primo, questa non è più camera tua. D'ora in poi starai con me di sopra.>> ringhiò.
Io spalancai la bocca inorridita.
<<Punto secondo, fai ancora una volta una cosa del genere e capirai cosa significa farmi arrabbiare sul serio.>> continuò sfilandosi la camicia fradicia.
<<Non pensarci neanche!>> per poco non mi misi a urlare. Dovevamo praticamente condividere tutto.
Volevo mantenere la mia privacy ancora per un po'.
<<Non dormirò con te per nulla al mondo. Te lo puoi scordare.>> continuai. Lui sorrise subdolo <<Chi ha detto che dobbiamo dormire?>>
<<Mi fai schifo.>> dissi alludendo alla sua ultima frase. Dopo quel commento, nemmeno per tutto l'oro del mondo lo avrei rifatto con lui!
Si avvicinò pericolosamente al mia orecchio.
Già sentivo i brividi alla sua vicinanza.
Corpo traditore!
<<Qualche ora fa non la pensavi così.>> sussurrò al mio orecchio per poi baciarmi sul collo.
Sospirai in trance ma trovai la forza di allontanarlo.
Quando realizzai ciò che aveva detto, che mi stava rinfacciando il fatto che fossi andata a letto con lui, divenni verde dalla rabbia.
Lo spinsi forte. Lui non si oppose, anche perché non si mosse di un millimetro.
<<Sta tranquillo perché non succederà più. Sbaglio una volta non due.>> sussurrai avvelenata. Lui ghignò, sicuro di se. Intorno a lui vigeva un'aura di potere e determinazione incredibile.
<<Smettila di dire stronzate e vieni a dormire.>> scandì bene la frase.
Credeva di aver a che fare con un bambino? Non aveva ancora capito chi ero.
<<Te lo scordi.>> lo imitai alzando il mento in un gesto di sfida.
Assottigliò il suo sguardo. <<Non sfidarmi.>> scosse la testa.
<<L'ho già fatto.>>
Lui strinse i denti per trattenere la rabbia.
Nella poca luce che arrivava nella camera, riuscii a vedere i suoi occhi illuminarsi di rosso.
Superavo sempre il limite, ma non riuscivo a controllarmi e non sapevo quando arrivava il momento di dire basta e tacere.
Tipico di me.
<<Corri.>> disse con una voce che non sembrava nemmeno la sua, per poi sorridere e lasciar spuntare fuori due zanne davvero impressionanti.
Dannata me.
Iniziai a correre per tutta la camera.
Scavalcai il letto e corsi fuori dalla porta chiudendola per avere qualche secondo di vantaggio.
Lo avevo fatto incazzare e mi stavo prendendo le conseguenze. Mi avrebbe sbranata viva.
Immaginavo già le sue zanne farmi volare la testa.
Senza farmi prendere dal panico nel momento in cui la mia porta venne ridotta a brandelli, continuai a correre.
Sentivo i suoi passi dietro ai miei.
<<Va più veloce Ava così è troppo facile per me.>> cantilenò.
Sembrava più psicopatico del solito.
Continuai a correre lungo il corridoio fin quando non vidi la porta dell'ascensore e mi venne un'idea.
Aumentai ancora di più la corsa fino ad andare a sbattere letteralmente contro il pulsante di chiamata.
Le porte si aprirono immediatamente ed io mi fiondai in quella scatoletta di ferro.
Spinsi il pulsante per salire in camera ripetutamente. Mi stavo prendendo di panico.
Le porte erano lente a chiudersi e la figura di Aidan che oscura e spietata si avvicinava a me mi faceva morire di terrore.
Non sapevo cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto ma potevo benissimo immaginarlo.
L'immagine di me piena di sangue riversa a terra tornò a offuscarmi gli occhi.
Scossi la testa e trassi un sospiro di sollievo solo quando le porte si chiusero e la scatoletta di metallo iniziò a salire.
Scivolai lungo la parete e sospirai, prendendomi la testa fra le mani.
Continuai a riprendere fiato, fin quando non arrivai all'appartamento di Aidan e le porte si aprirono.
Corsi fuori e mi nascosi in camera, chiudendomi a chiave.
Almeno sarei stata al sicuro per un po'.
Se fossi rimasta al piano di sotto, non avrei dovuto fronteggiare solo Aidan.
Se avesse dato l'ordine, avrei avuto tutto il branco contro e le speranze di uscirne viva erano nettamente inferiori a zero.
Aspettai per un po', i sensi in allerta e i muscoli tesi.
Non accadde nulla per un bel po' di tempo, così decisi di uscire dalla camera e dare un'occhiata in giro.
Aprii la porta e controllai il corridoio.
Ancora niente.
<<Devi farne di strada ancora...>> disse una voce divertita alle mie spalle.
Urlai dallo spavento e mi voltai verso Aidan, che mi guardava con quei profondo occhi verdi, divertito.
<<Sei un vero bastardo, lo sai vero?>> dissi furiosa. Lui ghignò.
<<Quando dico che d'ora in poi dormirai qui, significa che dormirai qui, con le buone o con le cattive. È stato più facile di quanto pensassi. Sei alquanto prevedibile.>> spiegò avvicinandosi.
Io mi allontanai di scatto.
<<Ti fai prendere dal panico facilmente. Sono le emozioni a guidarti e non ragioni lucidamente. Se fossi stata davvero in pericolo, questo...>> indicò ciò che ci circondava con un gesto delle dita <<...è l'unico poco dove non dovresti venire. È senza vie d'uscita ed è troppo altro per gettarti dalla finestra. Dovremo lavorare su queste tue debolezze.>> concluse.
Mi sentivo dannatamente sotto esame.
Ciò che aveva detto, mi riportò alle parole di mio fratello Ryan durante il nostro ultimo allenamento.
Anche lui pensava che le emozioni avessero sempre la meglio su di me.
La voce di Aidan mi risvegliò nuovamente.
<<Ora a letto signorina.>> disse dandomi una pacca sul sedere per poi superarmi.
Saltai sul posto dalla sorpresa e lo seguii continuando a pensare alle sue parole.
<<Dove dormo?>> gli chiesi rimanendo sulla soglia.
Lui si tolse la camicia e la pelle del suo petto brillò alla luce della luna che filtrava dalla finestra, illuminando le sue innumerevole cicatrici.
La curiosità di conoscere la loro origine mi attanagliò il cervello e la voglia di toccarle mi fece prudere le dita delle mani. I miei polpastrelli fremevano all'idea di posarsi su di lui, così come ogni parte del mio corpo.
<<Qui. Che domande fai.>>
<<Ripeto. Scordatelo.>> ripetei per l'ennesima volta quella sera.
<<Non fare la bambina e sdraiati. Non farmi arrabbiare.>> si buttò sul letto in mutande ed io deglutii davanti a tanta bellezza. Abbassai distrattamente lo sguardo sui suoi boxer e mi sentii andare le guance a fuoco.
<<Dormirò sul divano.>> balbettai per poi girare i tacchi e sdraiarmi sul divano.
Chiusi gli occhi.
Pochi minuti dopo sentii dei passi e il corpo caldo di Aidan accanto al mio.
<<C'è un motivo se sono venuta a dormire sul divano.>> disse senza aprire gli occhi, spostandomi semplicemente per evitare di toccare la sua pelle bollente.
<<Ed io ti dico che non vincerai questa guerra, perciò buonanotte.>> disse stringendosi a me e poggiando la sua testa sulla mia spalla. Il suo calore mi invase, scaldandomi nel profondo.
Per quanto cercassi di trattenermi, non riuscii a fare a meno di sorridere. Era incredibile come riuscisse a cambiare così tanto in così poco tempo.
Ero veramente convita soffrisse di bipolarismo acuto...
<<Ora che stai sorridendo...puoi girarti un attimo?>> chiese con la bocca poggiata al mio orecchio. Il suo respiro caldo mi solleticò la pelle sensibile e rabbrividii.
Girai di poco la testa, giusto per guardarlo in faccia. Quei lineamenti perfetti mi colpivano ogni giorno di più.
<<Ti dico che ho pur sempre un'immagine da mantenere. Non meravigliarti.>> sussurrò per poi baciarmi.
Mi girai completamente verso di lui e lo guardai. <<Ciò vuol dire che devo ingoiare il rospo ogni santa volta e farmene una ragione?>> chiesi.
La mia mano aveva vita propria e andò a posizionarsi sul suo viso. <<Già.>>
Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo. <<Va bene. Forse ho esagerato.>> ammisi.
Avevo un tantino ingigantito la cosa.
<<Magari potevo essere più presente, almeno stasera.>> ammise lui di conseguenza.
<<Già.>> gli feci eco.
Mi guardò male per poi attirarmi ancora di più verso di se.
Il divano era piccolo e scomodo, perciò prese le scusa per appiccicarsi completamente.
Lo abbracciai e lo tenni stretto. Non riuscivo ad avercela con lui.
Mi cinse i fianchi e poggiò la testa sul mio petto. Io invece mi agganciai con le gambe al suo corpo come una scimmietta. Gli posai un bacio fra i capelli e lui me lo restituì sul collo.
Chiusi gli occhi per l'ultima volta quel giorno e finalmente riuscii ad addormentarmi.

Quando mi svegliai ero ancora appiccicata ad Aidan. Era così rilassato mentre dormiva.
<<Mi stai fissando.>>
Come non detto. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
Lui ghignò e avvicinò il suo viso al mio. Mi baciò velocemente.
<<Oggi abbiamo un sacco di cose da fare.>> disse guardandomi negli occhi. Mi spostò una ciocca di capelli dal viso e la posizionò dietro il mio orecchio.
<<Abbiamo?>> chiesi incredula.
Aveva finalmente deciso di rendermi partecipe degli affari del branco?
Avevo finalmente voce in capitolo?
<<Si. Sei la Luna adesso ed è tuo dovere partecipare alle riunioni ai piani altri.>> spiegò.
<<Non ci posso credere.>> sussurrai, stentavo ancora a crederci.
<<Credici invece. Ora va a prepararti, dobbiamo fare colazione e poi incontrarci con Ulrik e Fabian.>>
Annuii e mi alzai dal divano dirigendomi diretta in bagno.
Mi ricordai di un particolare molto rilevante solo dopo essermi chiusa dentro la doccia. Non avevo vestiti in quella camera.
Imprecai e continuai a lavarmi, avrei mandato Aidan a prendermi qualcosa al piano di sotto subito dopo essere uscita dalla doccia.
Strizzai un'ultima volta i capelli per togliere l'acqua di troppo e mi avvolsi in un accappatoio decisamente grande.
Uscii dal bagno e trovai Aidan steso sul letto.
Mi avvicinai e notando che aveva gli occhi chiusi, cercai di destarlo scuotendogli delicatamente il braccio.
Lui mi afferrò dal polso e mi scaraventò sul letto, sotto di lui.
Urlai presa alla sprovvista. <<Ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!>> urlai.
Il suo sguardo dai miei occhi scivolò lentamente più in basso, dove l'accappatoio si apriva leggermente.
<<I miei occhi sono leggermente più in alto...>> commentai.
Lui non fece caso alla mia frecciatina e continuò a scorrere il suo sguardo sulla mia figura. Con la punta delle dita sfiorò la cicatrice che avevo al collo e che "adornava" il mio petto.
Fu una cosa fulminea. Lo spinsi e mi coprii con l'accappatoio.
<<Ti ho già detto che non devi vergognartene.>> disse.
<<È più forte di me. Mi da fastidio che altri a parte me la vedano.>> confessai con il cuore che faceva male.
Quello sfregio bruciava ancora. Nonostante amassi mio padre e la consapevolezza che anche lui amasse me, ricordare quello che aveva fatto quel giorno faceva ancora male.
Non era più lui. La bestia lo aveva praticamente ingoiato. Aveva preso il sopravvento.
Avevo visto la soddisfazione nei suoi occhi quando mi aveva artigliato e quasi ucciso.
<<Io cosa dovrei fare allora? Chiudermi dentro e non uscire mai più? O andarmene in giro con un sacco in testa?!>> si indicò il viso con un dito.
Alzai le spalle non sapendo davvero come rispondere alla sua domanda.
Lui sbuffò e si avvicinò nuovamente a me.
<<Senti... capisco che non ti piace farti vedere in questo stato da altri, ma io non sono gli altri. Quando vorrai capirlo sarà sempre ora!>>
Lo guardai. Lui guardò me. Le sue maschere erano a terra in quel momento. Riuscivo finalmente a leggere i suoi occhi e guardare per davvero dentro di essi. Le sue difese erano abbassate.
Premetti le labbra sulle sue, non sapendo cosa dire per l'ennesima volta. Mi stupiva sempre di più in quei momenti nostri.
Quando eravamo soli era tutt'altra persona. Era l'Aidan con la quale avrei passato più che volentieri il resto della mia vita...ma era un Aidan effimero, che svaniva e si nascondeva dietro un armatura, dietro una facciata che era capace di oscurare ogni briciola della sua umanità. L'armatura che veniva sfoggiata per la maggior parte del tempo, facendomi venire il dubbio su quale fosse il vero Aidan.
Il meschino, psicopatico Alpha assassino.
Il dolce e apprensivo compagno della mia vita.
Due cose completamente diverse, fuse in un solo essere perfetto.
Lo guardai negli occhi sorridendo sommessamente.
<<Vai a prendermi i vestiti in camera per favore?>> sussurrai per smorzare quell'atmosfera strana che era venuta a crearsi.
Lui rise sommessamente. <<Certo.>> sussurrò leggermente scocciato per poi andare.
Mi sdraiai nuovamente. Le braccia aperte e lo sguardo al cielo.
Ero ancora stanca. Avevamo dormito si e no tre ore ed io non credevo di riuscire a reggere tutto il giorno.
Qualche minuto più tardi Aidan entrò con qualche vestito fra le mani. Buttò tutto sul letto e andò dritto in bagno.
Lo seguii con lo sguardo, notando per la prima volta il suo sedere niente male.
Mi morsi il labbro inferiore inconsciamente. Era un gesto istintivo quando pensavo ad Aidan in quel senso.
Mi sventolai con una mano, stava facendo dannatamente caldo, e iniziai a vestirmi.
Presi dei pantaloni scuri e un maglione morbido e caldo che sicuramente mi avrebbe tenuta lontana dal freddo che sentivo costantemente.
Misi gli stivali ai piedi e raccolsi i capelli umidi in una coda, in modo che stessero lontani dalla mia faccia. Mi infastidivano e non poco...
Nel frattempo Aidan era uscito dalla doccia e come un fulmine si vestì.
Insieme andammo nella sala da pranzo del branco. Poco prima di entrare, lontano da occhi indiscreti, Aidan mi trascinò in un corridoio buio e mi baciò.
La sua bocca era così calda e morbida che avrei potuto baciarlo fino alla fine dei miei giorni. La mia lingua faticava a staccarsi dalla sua, però era una cosa tanto dolorosa quanto necessaria.
Entrammo nella sala. Quando i componenti del branco videro Aidan si alzarono dalle rispettive sedie in segno di saluto e rispetto e mano a mano che si allontanava tutti tornavano a sedersi.
Era un usanza che il mio branco non condivideva, il rispetto si dimostrava strada facendo, non alzandosi da una sedia tutte le mattine.
Quando arrivammo al nostro tavolo Ulrik era spaesato e Marta teneva la testa bassa sul piatto. Il tedesco continuava a guardare il cibo che aveva davanti ma non pensavo lo stesso vedendo per davvero. Era in un mondo tutto suo.
Salutai, ma solo Fabian rispose.
<<Gliel'ho detto.>> mi sussurrò Marta.
<<Bel risultato, mi aspettavo peggio sinceramente.>> ironizzai guardando la testa bionda e bacata che avevo davanti.
Aidan si sporse verso di noi.
<<Era ora glielo dicessi.>> disse rivolto a Marta. La fissai. Lo aveva detto ad Aidan?!
<<Perché glielo hai detto?! E se avesse spifferato tutto a Rik prima che gli parlassi?>> sussurrò furiosa.
Assottigliai il mio sguardo. <<Stavo per farti la stessa domanda.>> dissi.
<<Il tuo odore è schifosamente dolce, i tuoi occhi cambiano colore incontrollati e stai mangiando il bacon con lo sciroppo d'acero, cosa successa solo quando aspettavi Kyle. Non ci vuole un genio per capirlo.>> spiegò a voce troppo alta, infatti Ulrik si girò curioso a sentire la nostra conversazione.
<<Stai dicendo che non sono un tipo così sveglio da accorgermi che la mia ragazza è incinta?>> chiese stizzito.
<<Già...ah, questo non lo avevi previsto, vero Ulrik? Non avevi già visto questa scena?>>
Cosa stava blaterando quell'altro?
<<Bene, visto che vogliamo fare i sapientoni: inutile che cerchi di nasconderlo, si sente lontano un miglio che la Boswell non è più vergine!>>
La posate mi caddero dalle mani e avrei scommesso milioni di essere diventata rossa peggio di un peperone.
<<Tappati la bocca.>> ringhiò Aidan.
<<Cosa?! E non me lo hai detto.>> s'intromise Marta rivolgendosi a me.
<<No non mi tappo la bocca. Tu sfotti me, io sfotto te... preparati per le numerose pressioni sul tuo futuro lupacchiotto, amico.>> disse velenoso.
<<Cosa? Che futuro lupacchiotto stai scherzando? Ho solo diciassette anni, coglione!>> sbottai aggrottando le sopracciglia e aggredendo Ulrik.
<<Forse non lo sai barboncino. Ma in questo branco, l'Alpha deve dare un erede entro il primo anno dal primo rapporto con la Luna.>> spiegò.
<<Ora basta!>> urlò Aidan sbattendo un pugno sul tavolo. La tazza di caffè che avevo di fronte si rovesciò e per poco non mi finì addosso.
Cercai di asciugare alla buona e mi concentrai per evitare di incontrare lo sguardo di qualcuno. Sapevo che si erano tutti voltati verso di noi, lo capivo dall'assoluto silenzio che aveva sostituito il vociare delle persone in sala.
Non volevo pensarci. Non potevo.
Era escluso che partorissi prima di aver compiuto vent'anni. Non avrei sfornato un figlio che ancora non ero pronta ad avere solo perché una vecchia tradizione me lo imponeva, se lo sognavano! Ero ancora troppo giovane per stare dietro a pannolini e trasformazioni improvvise.
Era fuori discussione e presto o tardi lo avrebbero capito tutti!

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