Polvere di Luce

By Doubleyes

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Venya è una maga a cui non piace usare la sua dote e non sa ancora che si sta per cacciare in grossi guai qua... More

Parte I: Incontri della sorte
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Parte II: In viaggio per la corona
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Parte III: La maga, l'inventore, l'illusionista e il pirata
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Parte IV: Il riscatto della magia
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Parte V: Dentro il buio
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Epilogo
Ringraziamenti
Pubblicità!

Capitolo 20

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By Doubleyes

«Di che stai parlando?» domanda Derrin a Kalen, dimostrandosi visibilmente preoccupato per me.

«È una lunga storia» rispondo io, massaggiandomi le tempie, dopo aver appoggiato il pugnale al capezzale delle mie ginocchia premute sul legno.

Noto che Derrin sta squadrando Kalen dall'alto al basso e sono convinta che questa ostilità non porterà a nulla di buono.

«Aspetta un momento... Tu sei quel ragazzo che la inseguiva a Landa» lo riconosce, provocando una mia incontrollata alzata di spalle.

«Oh una riunione di famiglia. Certo che siete bizzarri» commenta Asso, rimasto in disparte. Si era seduto con la schiena appoggiata al modesto albero maestro dell'imbarcazione. Se non fosse stata per quella vela, la barca avrebbe avuto l'aspetto di una zattera rettangolare con lo scafo a forma di mezzaluna rovesciata.

Asso stava sbocconcellando il pezzo di salsiccia affumicata che aveva rubato dalla dispensa dell'Aurea. Tranquillo e imperturbabile come se assistesse ad una rappresentazione teatrale.

«Un punto per volta, per favore» suggerisce Kalen, portandosi la mano alla fronte. Ha ancora la camicia strappata, come se fosse caduto in mezzo ad una pianta di rovi. E ogni volta che lo guardo non riesco a non provare un'insieme di emozioni negative che variano dalla tristezza alla compassione.

«Cominciamo dalla maledizione allora» risponde Derrin, stringendo il timone fino a farsi sbiancare le nocche. Sembra arrabbiato e non lo avevo ancora mai visto così teso, aspettandosi che succeda qualcosa da un momento all'altro.

«Io sono maledetto, da... Da quando ho memoria» comincia a raccontare Kalen, dopo aver annuito. «Divento fortissimo, ma non capisco chi sono e credo che tutti vogliano farmi del male. Finisco per far del male, senza rendermene conto e senza volerlo. Quando la rabbia finisce, i sensi di colpa tornano a darmi il conto di ciò che ho fatto». La sua voce nasconde un'immensa malinconia, riesco a percepirla stringergli il cuore in una morsa violenta e farlo appassire lentamente come il veleno di un serpente. Adesso ho la certezza che ho fatto la scelta giusta a ridargli il pugnale.

«E il maleficio delle sirene? Hai anche quello?» domando, interrompendolo, sperando sia sufficiente a portare il dialogo da una parte meno dolorosa per lui.

«Dio, per fortuna no. Ho saputo che i malefici intaccano difficilmente chi ha una maledizione. Ed è effettivamente così».

«La tua forza però ti è servita a scappare» cerco di trovare una nota positiva in lui, ricordando le sbarre della sua cella aperte. Quel passaggio che gli ha permesso di liberarsi dalla prigionia.

«Sì» sussurra triste, come se non bastasse a tirarlo su di morale.

«Ma cosa c'entra con Lainnyr?» insiste Derrin.

«Anche lei ha la maledizione, ma in una misura molto lieve» gli risponde Kalen, per poi guardarmi. Nei suoi occhi c'è una traccia di dispiacere. Che si sentisse almeno un po' in colpa di avermi passato la maledizione?

«Quindi vi conoscete?» pone un'altra domanda sempre più confuso, con l'aria di chi si sente preso in giro.

«No» rispondo io, dando la spiegazione più ovvia, sperando di calmare Derrin. «Siamo solo compagni di sventura».

«Non mi è ancora chiara una cosa. Se sei pericoloso come dici, perché non ti hanno imprigionato da qualche parte?».

«Lo hanno fatto» risponde di nuovo Kalen con calma. Sospira come se dare quelle spiegazioni gli costasse un'enorme fatica. «Mi tenevano indebolito. Lei sa come. Se non sono totalmente cosciente la maledizione non si manifesta. Però Domina mi ha aiutato a scappare, perché rimanere costretto nel dormiveglia non è vivere. Loro, la ciurma di Barbarouge, volevano abbandonarmi in un posto sperduto a morire, ma poi avevano paura che potessi cavarmela e raccontare dove si trova la loro tana. Per vendetta personale. Ma non ti preoccupare. Con questo pugnale la maledizione è sotto controllo». Si accarezza l'arma tenuta in un fodero al suo fianco sinistro e ora ha occhi solo per lei. La tratta come una parte consistente del suo corpo, come se fosse un arto. Un tesoro finalmente ritrovato. 

Derrin lo fissa sempre più scettico. «Quei pirati non ci lasceranno andare tanto facilmente. Soltanto quello basso è stato un osso duro da mettere fuori gioco quando ci ha visti» riflette ad alta voce.

«Che vengano» interviene Asso, mimando il gesto menare due pugni all'aria che ha davanti.

Kalen ridacchia. «Stiamo parlando di una delle ciurme di pirati più prestigiose e sanguinarie. E Moheil è la nave più veloce che io abbia mai visto».

«Finora non ci hanno raggiunto e poi noi abbiamo occhi grigi» gli risponde Asso sicuro di sé.

«Occhi grigi» dice piano Derrin. «Erano marroni quando ci siamo incontrati».

Mi stringo nelle spalle. «La magia... Quando fluisce nel mio corpo ne cambia il colore» gli spiego, sentendo improvvisamente l'attenzione di quei tre ragazzi pesarmi sulle spalle. Ecco ora lo sanno tutti, come se non se ne fossero già accorti prima. Ma pronunciare la mia natura così, in questo modo, era qualcosa di nuovo per me. Mi sentivo quasi come se gli avessi appena rivelato il colore delle mie mutande.

«Ora tocca a me fare le domande» Kalen interrompe il mio imbarazzo. «Che ci facevano tre come voi sull'isola di Barbarouge?».

«Uno spettro ci ha attaccati» gli racconto «E poi ci siamo ritrovati lì, ma divisi. Non sapevo dove fossero Asso e Derrin».

«Accidenti, si stanno moltiplicando» impreca a denti stretti. «Questo non è un bene. Gli spiriti del Vento sono pericolosi e mortali. Siete fortunati ad essere vivi».

Guardo Derrin e scorgo nei suoi occhi la mia stessa preoccupazione per il resto dell'equipaggio dell'Aurea. «Uno spettro?» mi domanda lui incredulo.

«Sì, tu non riuscivi a vederlo».

«Solo chi è stato toccato dalla magia può vederli» ci chiarisce Kalen.

«Magia» sussurra Derrin ancora più incredulo, toccandosi il mento con una mano.

«Derrin... Mi dispiace».

«E per cosa?».

«Per non aver salvato tutti, per averti tenuto nascosta la mia natura. Ma gli umani odiano i maghi, li perseguitano, ne sono spaventati e io non volevo rischiare».

«Ma che stai farfugliando? Occhi grigi devi aver sbattuto forte la testa quando sei inciampata sulla radice» mi interrompe Asso visibilmente divertito.

«Io...» mi sento improvvisamente smarrita da quell'atteggiamento. Loro tre mi guardano come se avessi appena raccontato una barzelletta.

«Gli umani ricercano la magia. Durante l'Ultima Guerra, i maghi hanno deciso di rintanarsi a Farvel, ergendo una barriera per non avere più contatti con nessuno oltre la loro stirpe. Ma gli umani non hanno fatto nulla per scatenare questa reazione nei maghi. Prima si viveva in pacifica armonia e reciproco aiuto. La motivazione della loro scelta è ancora un mistero. Ma non conosci la storia?».

Le parole di Asso mi colpiscono con la forza di un pugno nello stomaco. Ma se quella che dice è la verità allora cosa mi era stato insegnato? Mi avevano mentito tutti? Anche Jarleth?

La figura di mio padre che consegna la pergamena al capitano Antares compare nella mia testa. Mi costringe a rivivere la scena. A rivedere i suoi occhi vuoti, senz'anima. Mio padre... Non mi avevano mai detto che era vivo. Era possibile che mi avessero mentito su tutto quanto. Forse per trattenermi laggiù, tra le loro mura.

«La conosco» replico decisa, cercando di scacciare quegli infidi pensieri «Ma in maniera diversa».

«Solo due maghi sono fuggiti da Farvel, circa diciotto anni fa. Uno è il protettore della regina di Alrisha e vive con lei nel castello di Zenevia. Si tratta di Lucis Dinasta, uno dei maghi più forti mai esisti» continua il racconto Derrin.

Lucis era il nome di mio padre. Derrin mi stava confermando che era lui. Non mi ero sbagliata come tentavo di convincermi. Il mio cuore lo sapeva. Il mio cuore tremava.

Non sono più sola. Ho una famiglia. Un pezzo di famiglia. Ma lui mi vorrà con sé se glielo chiedo?

Un dolore atroce brucia all'altezza del petto, tanto che la mia mano destra vola di nuovo alla pietra del pugnale, sperando che possa placare anche quello.

«Ci siamo guardati le spalle, ma occhio a non sottovalutare la mia maestra, Methara Esprall, nonché primo cavaliere della guardia nel regno di Magnolia».

«Methara la traditrice?» commento sgomenta.

«Traditrice di cosa?». Asso piega la testa leggermente di lato e mi consegna un'espressione incuriosita.

«Non importa» scuoto la testa, formulando l'unica possibilità plausibile. «Se quello che mi dite è vero, allora il consiglio dei Saggi tiene tutti i nuovi maghi sotto un dominio fatto solo di bugie. Non vogliono che nessun mago esca da Farvel e li trattengono inventando idiozie sulla malvagità degli umani».

«Non è una novità che chi governi si monti la testa» afferma Kalen.

«Tu piuttosto non mi hai ancora detto che ci facevi sull'Aurea» cambia argomento Derrin, voltandosi verso Asso.

«Segreto». Lui storce gli angoli della bocca in un'espressione contrariata.

«Vista la situazione in cui siamo credo che dovremmo collaborare tra di noi» consiglio, invitando Asso a dire la verità e cercando di concentrarmi su qualcosa che non riguardi me.

Sembra che non l'abbia convinto ma poi sbuffa, mentre continuiamo tutti a fissarlo.

«E va bene ma non ditelo a nessuno, altrimenti finirò in guai seri».

«A chi dovremmo dirlo? Ai pesci forse?» ridacchia Kalen, spostando il peso da un piede all'altro.

«A Magnolia si è sparsa la voce che quella marmocchia» comincia, ma Derrin lo trafigge con un'occhiataccia degna all'indignazione di un troll di caverna a cui si hanno appena regalato dei fiori di campo. «Pardon, la regina di Alrisha voglia cercare la polvere che esaudisce tutti i desideri per conquistarsi il nostro regno. Così re Arian ha mandato delle spie a controllare».

«Quindi, nella sala, quell'altra guardia eri tu?» lo interrompo confusa, ricordando l'armatura che se ne stava così ferma da sembrare parte dell'arredamento.

«E l'altra eri tu? Cavolo, per poco non me la facevo addosso nell'armatura quando sei entrata. Credevo mi avresti chiesto qualcosa» risponde, rincorrendo il mio ragionamento.

Dovevo essere stata così scossa dall'aver visto mio padre, che non mi ero resa conto che qualcun'altro stava inseguendo il capitano, Brens e il nonno di Derrin.

«Che intendete?» ci chiede Derrin sempre più dubbioso.

«Mi sono intrufolata nel castello a Zenevia» gli rivelo, suscitando in lui un'espressione ancor più adirata.

«Cosa?».

«Dai Derrin, come fai ad avere stima di una bambina che vi governa? Insomma ha dodici anni. Non sa nemmeno pulirsi il naso da sola. Se non ci fosse quel mago a starle dietro le spalle, il vostro regno non sarebbe niente» lo attacca Asso.

«Ripetilo se ne hai il coraggio». Derrin lascia andare il timone e in poche falcate raggiunge Asso. Lo afferra per le spalle, inchiodandolo al palo dietro di lui. «Lei è salita al trono dopo la morte di sua madre, per evitare ribellioni nel regno. Ha rinunciato ad un'infanzia spensierata per regnare e non farebbe mai del male, a nessuno. Come puoi pensare che abbia degli sporchi piani di conquista? Come puoi pensare che voglia rompere l'alleanza con Magnolia dopo che suo padre ci ha versato il suo sangue?». Le parole di Derrin sono amare, come un fiume in piena che esonda dalla riva. L'orgoglio per il suo paese natale è stato punto nel vivo e ora sembra fuori controllo. Devo fermarlo.

«Basta!» mi intrometto. «Litigare non ci servirà a nulla».

«Ha ragione la maga» mi aiuta Kalen «Dobbiamo rimanere calmi e aiutarci a vicenda, solo così ritroveremo vivi la terraferma».

Derrin sembra capire e lascia andare Asso, che però non smette di fissarlo come se stesse guardando un pazzo.

«D'ora in avanti collaboreremo» aggiungo «Che vi piaccia o meno, abbiamo tutti un motivo per restare uniti, anche se non vi state simpatici».

«Quello che mi chiedo io, è come mai tu sia scappata da Farvel. Se mettiamo da parte il fatto che ti hanno mentito sulla reale condizione fuori dal loro regno, tutti dicono che vivete tra l'oro, feste, lusso e sfarzo. Una vita che chiunque bramerebbe» mi chiede Kalen, cercando di trasferire di nuovo la conversazione in un terreno meno pericoloso.

«Non è così, non per me. E quindi sono scappata». Guardo verso il pugnale che ancora stringo con la mano. I capelli mi coprono il volto come un tendaggio. «Non posso tornarci a Landa comunque, né nelle sue vicinanze. Mi inseguono dei guardiani magici che vogliono ricondurmi a Farvel».

Kalen si accuccia di fronte a me. «Allora non mentivi quel giorno nella stiva».

Annuisco.

«Se non possiamo andare al posto più vicino, allora dove si va?» commenta Derrin.

«Ho una proposta ma è molto rischiosa» rispondo.

«Non credo sia più rischioso che affrontare pirati armati fino ai denti per portarti via. Ti abbiamo visto quando ti trasportavano svenuta nel bosco e non è stato affatto una passeggiata provare a liberarti» sbuffa Asso, facendomi sentire in colpa. «Sì, siete proprio una famiglia stramba e sento che rischierò la vita a restare con voi».

«Così non l'aiuti» lo aggredisce Derrin «E poi tu volevi salvarla tanto quanto me».

«Basta voi due» interviene Kalen e poi torna a guardarmi negli occhi. «Che idea hai in mente?» mi chiede piano, come se improvvisamente ci fossimo solo noi due sulla nave.

«Con la magia io posso anche teletrasportarci. Da quando ci siamo ritrovati mi chiedevo se riuscissi a farci tornare sull'Aurea Solas».

«Sempre se non è in fondo al mare» prorompe Asso con la visione più negativa della fine che potrebbe aver fatto.

«Può darsi che non lo sia. Gli spiriti a volte sono attirati soltanto da una persona più che da una nave intera». Queste ultime parole di Kalen mi infondono speranza. Mi appoggia la mano sulla spalla. Forse potevano essere ancora tutti vivi.

Il vero problema era se sarei davvero stata in grado di farlo. E poi come avrei convinto Asso a non fermare i piani dell'equipaggio? E Kalen poteva venire con noi senza finire nei guai?

Abbiamo tutti un motivo per raggiungere quella nave. Derrin per ritrovare suo nonno, Asso per continuare la sua missione di spia, Kalen per allontanarsi il più possibile dalla ciurma che lo voleva morto e io perché era il solo mezzo per arrivare alla polvere.

«Puoi farlo Lainnyr?» mi chiede Derrin speranzoso, tornando al suo posto sul timone.

«Mi servirà molta concentrazione» rifletto «Non ho mai provato su una distanza che non conosco. Di solito ci giocavo con questo incantesimo. Ma nelle stanze del palazzo a Farvel e non ho mai trasportato dei passeggeri con me».

«Va bene, allora che possiamo fare per aiutarti?» mi chiede Kalen.

«Rimanere in silenzio e pregare magari» gli sorrido timidamente.

«A me basta che non finiamo in qualche diavolo di fondale e vorrei riavere le budella tutte intere e gli occhi al loro posto magari» commenta Asso tastandosi qui e lì il corpo.

«Farò del mio meglio» lo avviso. Ma dopo aver pronunciato quelle quattro parole, so già che mi sto accingendo a fare un incantesimo davvero molto difficile e non oso immaginare dove ci porterà.

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