𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.D

Od thanatosi

93.7K 3.5K 537

You were red and you liked me because I was blue. But you touched me and suddenly I was lilac sky. Then you d... Více

Prologo
01| Decisioni stupide
02| Niente cazzate
03| Me la fai la Dybala Mask?
04| Non mi sembra una buona idea
05| Pareggio
06| Festeggiato
07| Apnea
08| Mierda
09| Tutta colpa della neve
10| I pazzi vanno assecondati
11| Un posto migliore
12| 2-1
13| Per te
14| Ma non potevi innamorarti di una persona normale?
15| Esprimi un desiderio
16| Cose buone
17| Com'era Madrid?
18| Quello di cui hai bisogno
19| Puoi dirmelo?
20| Non è mai una buona idea
21| Voglio solo che tu sia sempre felice
22| Non con lei
23| 10
24| 00:00
26| Lunedì (bianco)nero
27 | Tsunami
28 | Fino alla fine
29 | L'unica cosa che conta
30 | Amorfoda
31| Bianco
32| Nero
Epilogo
𝕽𝖎𝖓𝖌𝖗𝖆𝖟𝖎𝖆𝖒𝖊𝖓𝖙𝖎 𝖊 𝕹𝖔𝖙𝖊

25 | Va tutto bene, te lo giuro

2.2K 90 5
Od thanatosi

Cambio tipo mare mosso, poi Rio calmo quando ho le tue mani addosso

_________________



Quando si rigirò nel letto, avvertì immediatamente un freddo insolito.
Tastò con ansia il lato sinistro del letto, trovandolo vuoto.

Si alzò di scatto, nonostante la testa gli pesasse sulle spalle e controllò l'orario sull'orologio che aveva ancora al polso.

06:45

«Idie?»

Aprì la porta del bagno che era nella stanza, ritrovandosi davanti solo un ragazzo con i capelli spettinati e a petto nudo.

Era il suo riflesso.

«Idie» la chiamò ancora.

Doveva essere in casa, non poteva essere scappata.
Eppure, dentro di lui, qualcosa si era agitato, il sangue nelle vene si era ghiacciato e aveva iniziato a tremare.

«Idie»

Si affacciò nella cucina e nascose il sorriso spontaneo che si era formato sulle labbra.

Idie era proprio lì, a due passi da lui.
I capelli sciolti sulle spalle e il broncio perenne.

«Buongiorno, hai avuto un incubo?»

Paulo deglutì a vuoto: il sarcasmo non faceva proprio per lui, soprattutto non i prima mattina.

«Sono le sei» mormorò con la voce ancora roca.

La ragazza alzò le spalle, ed indicò il libro aperto che aveva davanti «Devo ripassare, sai com'è ho la maturità quest'anno»

Paulo si avviò verso il frigorifero, afferrò velocemente una bottiglia d'acqua e le lanciò uno sguardo stranito.

«Torna a letto» la pregò con il tono annoiato.

Idie distolse velocemente lo sguardo «No, devo finire» ribatté e ritornò a sottolineare gli appunti di storia.

Era una delle ultime interrogazioni dell'anno e doveva essere preparata.
Nessuna distrazione.

«È presto» protestò il ragazzo afferrandole la mano con delicatezza. Idie si scansò, valutando però l'ipotesi di ritornare a dormire.

Paulo sbuffò, si sporse in avanti per lasciarle un bacio sulla base del collo «Devo convincerti?- soffiò piano, allontanandole i capelli dal volto -vuoi che ti convinca?»

Le sue mani scivolarono veloci sotto il tessuto leggero della maglia, accarezzarono piano la schiena e tracciarono il profilo delle costole.

«Non voglio essere convinta» soffiò nervosamente, cercando di sfilargli via, ma sembrava essere impossibile perché era bloccata tra il tavolo e il petto di Paulo, e le sue mani che continuavano a vagare indisturbate sulla sua pelle non erano d'aiuto.

«Devo andare a scuola, io- sospirò arpionandogli le mani- e tu agli allentamenti, ti prego»

«Mi preghi?» la provocò sfiorandole il bordo degli slip.

«Smettila» sussurrò, e ritrovandosi con il collo completamente all'indietro.

Utilizzò tutta la sua buona volontà per non andare troppo oltre, e allontanarsi. Le lasciò un morso sul lobo e decise che nemmeno lui poteva ritornare a letto e dormire.

Fuori il sole era ancora freddo, e la luce che entrava in cucina era ancora troppo pallida.

Aprile era un mese strano, non gli era mai piaciuto e l'improvviso aumento delle temperature l'avevano colto di sorpresa.

Osservò svogliato il palazzo difronte, e il cielo che si apriva lentamente.

Era quasi una settimana che condividevano quell'appartamento ed ancora non sembrava reale.

Gli spazi si erano rimpiccioliti- erano arrivati soprammobili e mobili nuovi, che Idie aveva definito orripilanti - e la dispensa si era riempita.

Non era un più un involucro vuoto, e con il borsone degli allenamenti di Paulo e i libri che Idie lasciava lì, aveva sempre più la parvenza di una vera casa.



Paulo non aveva mai amato il caffè, proprio per nulla. Zero.
A Vinovo, gli altri provavano sempre ad offriglielo ma puntualmente rifiutava.

Da quando c'era Idie, quella abitudine del caffè-sigaretta era diventata un'abitudine anche sua.
Senza la sigaretta, ovviamente.

Era diventato anche piuttosto bravo a prepararlo, sicuramente migliore di Idie che rischiava sempre di far saltare la cucina.

«Dopo gli allenamenti torno qui» l'avvisò, sedendosi al suo fianco.

Idie annuì, cercando di non chiedere nulla, ma fu inevitabile mormorare un vago con ancora il capo chino «Non vai a casa..»

«No» scosse il capo, continuando a girare il caffè con il cucchiaino.

Non tornava nel suo vecchio appartamento da sei giorni e non poteva dire che quel posto gli fosse mancato.

Certo, ogni tanto fare i dispetti ai suoi migliori amici gli mancava, o ritrovarsi suo fratello a casa ad orari impensabili, ma andava bene così.

Il pensiero di ritornarci non l'aveva neanche sfiorato e questo lo spaventava un po', ma poi pensava che quella solitudine era solo il sintomo di una libertà che non aveva mai assaporato.

Si era allenato molto, si era concentrato sulle prossime partite e la presenza di Idie lo aiutava ad evitare che i suoi pensieri viaggiassero sconnessi in direzioni poco sane.

Idie era pazza e questo lui lo sapeva già. Aveva invaso tutti i suoi spazi vitali -e la sua mente- e non sarebbe riuscito a scacciarla via nemmeno volendo.

Lasciava le cicche spente di sigaretta un po' ovunque, nel bagno c'erano sempre i suoi capelli e puntualmente gli rubava le felpe.

Ma era anche l'aria fresca che gli entrava in bocca con il primo sbadiglio, le mani che cercavano sempre le sue e quegli sguardi che gli lanciava quando non poteva sfiorarlo.

Da quando c'era lei riusciva a parlare di più, a incazzarsi, perché quella bolla di apatia che l'aveva circondato per così tanto tempo si era infranta il giorno esatto in cui le era andato a finire addosso a Vinovo.

E ora che non c'era più nulla che lo proteggeva, le schegge che gli arrivavano addosso lasciavano dei tagli profondi che non poteva più ignorare.

«Ti senti solo?- gli chiese alzando lo sguardo su di lui -qui, quando non ci sono»

Paulo sospirò, come faceva a spiegarlo? «Mi sento soffocare se non sono solo»

Idie aggrottò la fronte «Ma tu non sei da solo, ci sono io con te»

Si diede della stupida per il tono che aveva utilizzato in quel momento.
Era da debole, da bambina innamorata.

Era una promessa e le promesse non valgono niente se non puoi mantenerle.

Rimase in silenzio per un po', perché quella frase pesava molto più di quello che poteva sembrare.


_________________

Idie guardò ancora il volto di suo padre contrarsi in una smorfia di dolore.

Sentì i tifosi rumoreggiare, sua nonna agitarsi al suo fianco e poi i tre fischi dell'arbitro.

«No» mormorò Carolina al suo fianco.

No, perché non riusciva a crederci e non voleva crederci.

Eppure, il tabellone parlava chiaro.
Juve-Napoli, 0-1.

Non capì come o perché ma gli occhi iniziarono improvvisamente a bruciare.




Mezz'ora dopo, Idie aveva ancora gli occhi lucidi.

Picchiettò le Air Force sul pavimento del corridoio e sapeva che Carolina la seguiva a pochi metri di distanza, con lo sguardo basso e le braccia incrociate sotto al petto.

Non sapeva cosa dirle, l'aveva solo stretta vicino e le aveva lasciato un bacio sulla tempia. Sua nonna anche aveva cercato di consolarla, ma era stato un tentativo vano.

Non era facile consolarla dopo una sconfitta del genere. In casa. A cinque giornate dalla fine del Campionato.

Invece, era stato molto più facile congedarsi da suo padre e cercare di arrivare agli spogliatoi passando inosservata.

Incrociò anche lei le braccia, e i denti presero a morsicare il labbro inferiore, impaziente di trovare l'unica persona che realmente aveva bisogno di conforto.

In cuor suo sapeva che non doveva essere lì.

Ma a chi sarebbe importato?
Di certo non a sua nonna, che era rimasta ancora a parlare con gli altri dirigenti. Non a suo padre, con il viso scuro e la consapevolezza di dover far qualcosa.

Non importava nemmeno a lei, infondo. 'Che la vedessero tutti, che capissero.

Il corridoio iniziò a riempirsi alcuni minuti dopo: i giocatori si riversarono fuori velocemente e Idie riconobbe anche alcune persone sedute nella tribuna insieme alla sua famiglia.

Le occhiate che quasi tutti le rivolgevano le scivolarono addosso. Sapeva bene che nella mente di quelle persone si era formata una sola e chiara domanda: cosa ci fa la figlia di Agnelli qua dentro?

Miralem Pjanic aveva la testa bassa, le mani che gli tremavano e camminava al fianco di un Gonzalo Higuain con il viso rosso e la mascella contratta.

L'argentino le lanciò uno sguardo curioso e poi mormorò un "Lascia stare" quasi impercettibile che, ovviamente, non ascoltò.

Paulo uscì diversi minuti più tardi, col borsone sulla spalla destra e gli occhi rossi.

Non si premurò nemmeno di alzare lo sguardo dal pavimento lucido, con l'intenzione chiara di schivarla come se non l'avesse vista. In realtà, l'aveva vista. Come poteva non vederla?

Idie si mosse come se le gambe non avessero avuto altra scelta se non quella di andargli incontro. Gli rubò il tempo e gli circondò il busto con le braccia, come se fosse naturale.

Per un breve istante il ragazzo non fece nulla, sospirò e basta. Quando Idie affondò il volto nella maglia bianca e assaporò l'odore del bagnoschiuma sportivo, anche lui si ritrovò a stringerle i capelli tra le mani e a sussurrare piano un "Va tutto bene, te lo giuro"

Avrebbe voluto crederci, ma sarebbe stato stupido mentire a se stessi.

Non andava bene nulla.

«Idie..»

La voce di Carolina arrivò a risvegliarla da quello stato di totale incoscienza. Si staccò dal petto del ragazzo sentendo un vuoto crescere sempre di più al centro dello stomaco.

Lo guardò con insistenza e i suoi occhi erano solo ghiaccio, e non lasciavano trasparire nulla se non il fatto che lei, lì, non doveva esserci.

Idie si voltò verso la sua migliore amica ritrovandosi però addosso gli occhi straniti di un paio di persone che non conosceva, ma che di sicuro conoscevano Paulo.

Riconobbe soltanto gli occhi chiari di Mariano e il volto comprensivo di una donna che doveva essere la madre di Paulo. Per il resto, tutto iniziò a vorticare intorno a lei, senza farle capire cosa stava accadendo.

La presa di sua nonna sul suo braccio arrivò pochi istanti prima di essere trascinata via.

Pokračovat ve čtení

Mohlo by se ti líbit

1.8K 80 5
nel "simposio" di platone, si narra che gli esseri umani erano originariamente creature sferiche con quattro braccia, quattro gambe e una testa con d...
47.1K 2.4K 39
Where... Grace Martinez ha passato la sua intera vita sui campi da tennis. All'inizio non apprezzava molto questo sport, ma essendo una persona eccen...
128K 3.5K 76
perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...
23.5K 788 39
"Vuoi tu, Anna Torres, prendere il qui presente Alex Marquez Alenta come tuo legittimo sposo, per onorarlo e rispettarlo nella buona e nella cattiva...