03| Me la fai la Dybala Mask?

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Idie arricciò le labbra, stese le gambe davanti a se e socchiude gli occhi per la rabbia.
Non le era mai piaciuta la Kennedy per una ragione infinita di motivi che avrebbe potuto elencare ininterrottamente per giorni senza mai ripetersi.

Gli stupidi ragazzini con la puzza sotto al naso e lo stemma della scuola stampato sul blazer erano viscidi.
Li odiava, così come odiava le ragazze con la gonna a balze nere -proprio
come la sua- che le stavano passando accanto.

Le uniche due persone con cui andava d'accordo erano strani almeno quanto lei, agli occhi della gente normale.

Carolina era vegetariana convinta, juventina dalla nascita e i suoi capelli ricci la facevano somigliare -vagamente- a Bob Marley.

Nicolò era, ad appena diciotto anni, futuro presidente di una società di elettrodomestici e proprietario di un ristorante a Milano.

Ma era anche e soprattutto, un ragazzo malizioso e collezionista.

Si conoscevano da sempre, e si volevano bene da altrettanto tempo.

Si smezzavano le sigarette e lattine di birra, si coprivano le spalle a vicenda e quando Idie era partita per Parigi, avevano pianto entrambi.

Loro due erano le uniche due cose di cui Idie aveva sentito la mancanza.

E si accorse che, ancora ora, sulle scale antincendio, seduti tutti e tre a fumare, tra di loro non era cambiato assolutamente niente.

«Tuo padre ti lascia venire alla mia festa?» le chiese Carolina aspirando il fumo.

«Ci vengo lo stesso» ribatté Idie, spegnendo la sigaretta sotto la suola delle scarpe.

«Ma perché continua a rompere il cazzo?» chiese il ragazzo.

«Non lo so, non lo ascolto quando parla» confessò la ragazza.

Non le piacevano i discorsi del padre: sembravano preparati per poter essere apprezzati quindi lei, semplicemente, non li ascoltava: si sparava nelle orecchie una canzone di Drake -una qualsiasi- ed annuiva.

«Papà mi ha detto che il locale è frequentato dai calciatori della Juve..» sospirò Carolina.

Idie e Nicolò si guardarono sconsolati: certe cose non sarebbero mai cambiate.

«Marchisio è sposato, Caro» le ricordò l'amica.

«Si magari sabato ha voglia di staccare un po' la spina e..»

«Smettila, non succederà» rispose Nicolò, duro, ponendo definitivamente fine alla conversazione.





La discoteca era grande, a tre piani e soppalco dove, in quello superiore Carolina spense le candeline dei suoi diciotto anni su una torta a più strati.

Nicolò era ubriaco, ovviamente.

Ed anche Idie non era molto sobria, ma comunque molto più di lui che saltava da una parte all'altra dei divanetti, e attirava l'attenzione sgradita di qualche ragazzo che lo squadra senza pudore.

Suo padre -sorprendentemente- non aveva fatto tante storie per quell'uscita.

Idie non si stava divertendo.
Ballava, certo, addosso ad un ragazzo che nemmeno conosceva.

Ma le era difficile fingere.

Ci riusciva, però, perché questo era il momento della sua migliore amica e non poteva rovinarglielo.

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DWhere stories live. Discover now