𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.D

Bởi thanatosi

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You were red and you liked me because I was blue. But you touched me and suddenly I was lilac sky. Then you d... Xem Thêm

Prologo
01| Decisioni stupide
02| Niente cazzate
03| Me la fai la Dybala Mask?
04| Non mi sembra una buona idea
05| Pareggio
06| Festeggiato
07| Apnea
08| Mierda
09| Tutta colpa della neve
10| I pazzi vanno assecondati
11| Un posto migliore
12| 2-1
13| Per te
14| Ma non potevi innamorarti di una persona normale?
15| Esprimi un desiderio
16| Cose buone
17| Com'era Madrid?
18| Quello di cui hai bisogno
19| Puoi dirmelo?
20| Non è mai una buona idea
21| Voglio solo che tu sia sempre felice
22| Non con lei
23| 10
25 | Va tutto bene, te lo giuro
26| Lunedì (bianco)nero
27 | Tsunami
28 | Fino alla fine
29 | L'unica cosa che conta
30 | Amorfoda
31| Bianco
32| Nero
Epilogo
𝕽𝖎𝖓𝖌𝖗𝖆𝖟𝖎𝖆𝖒𝖊𝖓𝖙𝖎 𝖊 𝕹𝖔𝖙𝖊

24| 00:00

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Bởi thanatosi

Quella giusta non è lei, ma nessuna mi distrugge e mi riaggiusta come lei.



_________________

La pelle di Idie era qualcosa di prezioso.

Paulo ne era certo.
Brillava, come in quel momento, sul divano di pelle e solo con la luce della cucina accesa.
Era polvere di stelle, e lui la stava sporcando con tutti quei morsi.

Era ancora arrabbiato, (Idie lo sapeva) un po' perché odiava la domenica sera, un po' perché aveva ancora tutti i flash della partita in testa.

Ma restava il fatto che era bastata una mezz'ora e lui aveva afferrato le chiavi dell'auto ed era corso da lei.

Vieni? Ti aspetto

Era stato il messaggio giusto al momento sbagliato.
Se non ci fosse stata lei, probabilmente si sarebbe rinchiuso nel -solito- silenzio, e solo dopo avrebbe urlato contro qualcuno senza nessun preciso motivo.

Ora, invece, Idie aveva la testa incastrata nel suo collo e continuava a sospirare e a tremare.

Si passò la lingua lungo il labbro inferiore prima di mordere quello di Idie.
«Come ho fatto per tutto questo tempo?»

Non lo stava chiedendo a lei, ma a se stesso, a quell'uomo che aveva ancora la faccia da bambino e gli occhi vispi.

«Come ho fatto io per tutto questo tempo?» ribatté lei, senza fiato e cercò ancora una volta le sue labbra.

Il sapore di Paulo era un misto tra caramello e latte in polvere, ogni tanto sapeva di tabacco o di mate.
Ma indipendente da tutto, restava comunque il sapore migliore al mondo, forse proprio perché era il suo.

"Come farò dopo?-avrebbe voluto chiederle- quando te ne andrai? Quando me ne andrò? Quando non basteranno le tue labbra per calmarmi?"

Non lo chiese. Si limitò a sospirare ancora, a stringere ancora la sua pelle, a marchiare e a toccare, a cercare di calmarsi come se lei fosse una dose di Xanax.


L'appartamento era ancora spoglio e Idie era pienamente convinta che avrebbe potuto benissimo viverci lì, anche senza Olga e senza i suoi disegni.

C'era ancora la luce bianca della cucina accesa, la felpa nera di Paulo a terra e il pacchetto di sigarette sul tavolino di vetro.
C'erano ancora loro due sul divano perché non avevano voglia di andare nella stanza da letto, e quindi restavano stesi con le gambe ancora un po' intrecciate e il respiro più rilassato.

Paulo aveva messo su una canzone -orrenda- in spagnolo, uno di quei remix che aveva sempre la stessa metrica e che Idie non capiva, ma si era resa conto che il testo dovesse essere abbastanza esplicito.

«Credo- iniziò a dire dopo averci pensato un po' su- di aver visto tuo fratello allo stadio»

Aveva la voce roca e continuava a rigirarsi la collana con il numero dieci tra le dita «Credo anche che sappia chi sono, o almeno è quello che mi è sembrato»

Paulo si mosse al suo fianco impercettibilmente, e smise di canticchiare la canzone.

«Ah si?» le chiese con indifferenza.
In realtà avrebbe voluto saperne di più, ma allo stesso tempo non aveva la forza necessaria per affrontare quel discorso.

«Lui..sa qualcosa?»

«No- ribatté risoluto- Ma l'ha capito» disse poi, quando la canzone era terminata.

«Come?»

Paulo si mosse ancora, con lo sguardo verde nel suo e un cipiglio sulla fronte «Ma non lo vedi come ci guardiamo?»

Le sembrò quasi un rimprovero, o un'affermazione così ovvia da farti sentire stupida all'istante.
La ragazza fece sfarfallare le ciglia: pensandoci, non aveva nemmeno così senso.

Ma non lo vedi come ci guardiamo?

Come poteva vedere come si guardavano se aveva gli occhi incollati nei suoi? Se non riusciva a focalizzarsi su altro se c'era lui?

Ricambiò nuovamente lo sguardo che era sempre così intenso e vibrante da lasciarle ancora delle impronte addosso.

Quando Paulo si passò la lingua sulle labbra, Idie avvampò ripensando al modo in cui si era lasciata andare, proprio sul quel divano e con la mente annebbiata.

Fu costretta a spostare l'attenzione sul l'orologio appeso al muro.

«Hai perso- sospirò il ragazzo al suo fianco, mantenendo un tono divertito-Hai distolto lo sguardo. Ma non mi avevi detto che eri troppo brava in questo gioco?» continuò a prenderla in giro, pizzicandole la guancia.

Idie ignorò quelle parole «È mezzanotte- annunciò serena- esprimi un desiderio»

Paulo alzò un sopracciglio, non capiva mai perché la mezzanotte fosse l'orario perfetto per i desideri. Idie aveva anche provato a spiegarglielo ma lui aveva ancora qualche dubbio.

«Hai fatto?» domandò impaziente.

Il ragazzo sospirò, chiuse gli occhi.
Quando li riaprì stava sorridendo «Fatto, tu?»

Idie annuì piano e si morse il labbro inferiore, s'infilò la collana di Paulo al collo e gli lasciò un bacio sulle costole.

«Tu»

_________________

Il lunedì mattina, Idie sapeva già che quella non sarebbe stata una settimana facile.

Paolo Fox aveva parlato chiaro "Settimana difficile per i Leone" e lei continuava ad avere un brutto umore e gli esercizi di matematica proprio non riusciva a farli.

Se a tutto ciò si aggiungeva la partenza di Paulo per la Calabria e il fatto che casa sua sembrasse ancora più vuota e silenziosa del solito, era perfettamente nella norma il fatto che non riuscisse ad ingoiare neanche mezzo boccone.

Olga era stata perspicace e quindi, si era ritrovata imbrattata di farina, il mercoledì pomeriggio, con i capelli biondi legati e le dita che mescolavano con energia l'impasto sulla tavola.

Idie la guardava, studiava ogni movimento come se fosse qualcosa di affascinante. Era seduta sul ripiano accanto al lavabo e sembrava ancora più piccola con il viso struccato e le occhiaie profonde sotto gli occhi.

Teneva il libro di filosofia aperto davanti e al collo aveva ancora la collana di Paulo, quella con il numero dieci.

Anche quando era una bambina, Olga faceva i salti mortali per farla mangiare, e quella non era una novità per lei.

Si schiarì piano la voce «Ha comprato un appartamento, tipo. Te l'avevo detto, no?»

Olga continuò ad impastare, le dava le spalle ma Idie poteva immaginare l'espressione che aveva assunto il suo volto.

«Ha detto che è per noi» disse con un tono di voce quasi malinconico.

Olga sbuffò, mormorò qualcosa in russo e poi appoggiò l'impasto su di un piatto.

«Sei pregata di parlare- alzò il tono di voce la più giovane -anzi, te lo ordino»

La donna alzò gli occhi al cielo e si voltò lentamente «Che cosa devo dire?»

In quel caso, fu Idie ad alzare gli occhi al cielo «Voglio che tu dica che sei felice per me»

«Non posso esserlo- scosse il capo e prese a pulirsi le mani sbattendole tra di loro- perché prima o poi, ti crollerà tutto addosso»

«Come sei tragica» rispose, portandosi un ginocchio sotto al mento.

«Ne abbiamo già parlato- rispose risoluta - so già come finirà questa brutta storia»

«Questa brutta storia?- chiese sottolineando le ultime due parole -per la prima volta nella mia vita mi sento voluta e tu mi dici che è..»

«Devo fare una lista di quello che succederà se si viene a scoprire tutto?» scattò improvvisamente, lanciandole uno sguardo di rimprovero.

«Nessuno lo verrà a sapere» rispose convinta, facendo dondolare il capo.

La donna sospirò, «Io a volte credo che tu non ti renda conto di quelli che sarebbero i danni»

Idie non rispose, alzò le spalle «Tra quanto è pronta la torta?» chiese innocentemente.

«Lo sai che è sbagliato» rincarò la dose, mettendosi una mano sul fianco e controllando se la casa fosse effettivamente vuota.

«E allora perché a me sembra sempre così giusto?»

Olga, a quel punto, non sapeva più cosa rispondere. Capitava spesso, con Idie, perché lei era troppo brava a farti dubitare delle tue stesse parole.
In questo, la donna pensò che fosse molto simile a suo padre, ma non se lo lasciò sfuggire.

Quindi disse «Tra mezz'ora la torta è pronta»

E poteva bastare.

_________________

Paulo aveva ancora le mani che gli tremavano e non trovavano il buco della serratura. Aveva dovuto fermarsi un attimo, controllare il respiro ed entrare in casa.

L'adrenalina della partita era ancora in circolo, e lui non sapeva come smaltirla.

"Non leggere nulla, da nessuna parte, nemmeno i commenti sotto alle foto. Nulla."

Non ricordava se fosse stato Miralem o Gigi, ma qualcuno mentre usciva dagli spogliatoi gliel'aveva ricordato: non leggere nulla. Come un mantra, come se qualche frase scritta da un deficiente qualsiasi avesse potuto incrinarlo del tutto.

Ed era proprio così.

I giudizi della gente gli lasciavano sempre dei piccoli tagli addosso, che sì, poteva sempre disinfettare e curare, ma bruciavano lo stesso.

Posò le chiavi velocemente sul mobile all'ingresso e fece per andare verso la sua stanza.

Una voce lo bloccò con la mano sulla porta e un tono duro che era spesso il suo marchio di fabbrica.

«A volte penso che tu non tenga affatto a te stesso»

Paulo sospirò, era pronto a quella discussione già dalla domenica precedente.
Sapeva che sarebbe arrivata, era solo questione di capire il quando.

L'aveva ritardata il più possibile, aveva evitato suo fratello subito dopo la partita contro la Sampdoria ma non aveva fatto in tempo questa volta.

«Ti avevo chiesto di essere concentrato, per il tuo bene, a quanto pare non mi hai dato ascolto. Certo, è molto più facile correre a rifugiarsi tra le gambe di..»

«Non ti permettere» alzò la voce, ma non era stato un gesto volontario, era più uno spasmo, qualche meccanismo che era scattato nel suo petto.

Lì per lì non ci fece molto caso: era normale, no?

«Le puoi avere tutte- rispose il più grande con un tono decisamente più calmo -chiunque farebbe carte false per essere la tua ragazza, o la tua amante o quel che vuoi. Antonella non ti andava più bene e l'abbiamo mandata via, ma possibile che tu debba rovinarti con le tue stesse mani? Proprio ora, proprio qui?»

Paulo era consapevole di avere gli occhi lucidi, i pugni chiusi contro i fianchi e l'espressione indecifrabile.
Era il suo marchio di fabbrica. Ma in quel momento, proprio ora, proprio lì, desiderò di non esserci.

Nè lì a casa sua, e nemmeno a Torino o in qualunque altra parte del mondo.

«È più complicato di così, la racconti come se fosse facile, come se avessi deciso di fare determinate scelte»

«E non hai deciso? Ti ci sei ritrovato dentro, così per caso?- domandò restando a debita distanza e muovendo energicamente le mani- ma non pensi a te stesso? Al campionato? Ai mondiali? Non ci pensi al fatto che sei stato la metà di te stesso nelle ultime due partite?»

Paulo scoppiò a ridere, ma avrebbe voluto tirare un pugno al muro. Rise lo stesso, perché era tutto così fottutamente scontato quello che Mariano stava dicendo.

«Ci scendo io in campo- rispose mantenendo lo sguardo fisso -non tu, io. E ci vado da solo. E ti giuro che preferirei stare ventiquattr'ore su ventiquattr'ore sempre lì, sempre con la palla tra i piedi piuttosto che tenere interviste, tornare a casa, sorridere e sentirmi dire sempre le stesse cose da anni»

Quando terminò il discorso aveva quasi l'affanno, ma non si era mosso di un centimetro.

Non era più il ragazzino che aveva lasciato Laguna Larga con tanti sogni e aspettative, era un uomo ma, fondamentalmente, non se ne era mai reso conto.

«Sono stanco» concluse, abbassando leggermente lo sguardo.

Cambiò direzione, riafferrò le chiavi dell'auto e uscì di casa.

Non fu coraggioso abbastanza da guardare suo fratello, che era rimasto immobile, e non si degnò nemmeno di salutare, o avvertire che no, non sarebbe ritornato per un po'.










Allora io dico da subito che questo capitolo non doveva uscire così e diciamo che poi, non avevo nemmeno più il controllo perché le parole mi sono uscite tutte un po' da sole.
La canzone all'inizio è di Nitro e mi sto facendo prendere bene da questa cosa delle citazioni ad inizio capitolo bo lol mi divertono

Note:
•Idie non è stupida ma è imprudente
La scena del desiderio non so se è stata chiara (ditemi di sì) e se è arrivato tutto quello che doveva arrivare
•Questo capitolo è post Sampdoria e post Crotone (!!!)
•Nel capitolo ci sono riferimenti anche a qualche capitolo precedente (per quanto riguardare il "distogliere lo sguardo")
Non voglio parlare della partita e del campionato perché rischio un infarto :))))
•Ho cambiato la copertina (sotto minaccia) ma non sono per nulla convinta lol ditemi voi
•Vi voglio un mondo di bene anche se non vi conosco e vorrei potervi abbracciare tutte per le cose bellissime che scrivete, davvero 💜😭

Un bacio e alla prossima 💎

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