Recensioni - 13 reasons why I...

By fanfictionIT_WP

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La parte più bella dopo lo scrivere/leggere una fanfiction? Fangirlare/Fanboyare su di essa! Noi lo facciamo... More

13 reasons why I love it - Come recensire una fanfiction
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"Caccia Grossa nell'Est" di Kanako91

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Fandom: Il Silmarillion
Titolo: Caccia Grossa nell'Est
AutriceKanako91
Recensore: Losiliel

Trama: In Aman, a dieci anni dal ritorno di Gandalf e il suo ritiro nei Giardini di Lórien, i Valar si riuniscono per ascoltare il suo racconto. Gli unici Istari su cui non si sa più nulla, se non che sono andati a Est, sono gli Stregoni Blu e Oromë offre il suo araldo, Nielíqui, per la missione.

Nella Terra di Mezzo, intanto, gli anni passati dalla Guerra dell'Anello sono ben di più e il regno di Elessar giunge a conclusione. Nell'Est sta sorgendo un nuovo comandante, mentre circolano strani artefatti che contribuiscono al consolidamento del culto della Tenebra. Come se non bastasse, gli Avari sembrano in fuga da qualcosa e sono entrati nel Regno Riunito.Nielíqui si dovrà dirigere proprio nell'Est per riuscire a portare a termine la missione, il tutto facendo i conti con il corpo in cui si è incarnata, un compagno di viaggio - inaspettato e poco gradito - e la rete di commerci, religione e politica in cui si è infilata appena ha messo piede in Endórë.

_13 reasons why I love it_

1

Cominciare a parlare di Caccia Grossa nell'Est citando la mia scena preferita non è un'impresa facile. Non soltanto per l'ovvio motivo di dover parlare di una scena specifica senza fare spoiler, ma soprattutto perché nei 23 capitoli di questa storia, lunga e corposa, sono davvero tante le scene che mi sono rimaste impresse, e sceglierne una soltanto mi è quasi impossibile. In ogni caso, dato che il compito lo richiede, eccone una che ha tutto il diritto di stare nel novero delle mie preferite. I due protagonisti, Nielíqui ed Eönwë, ad un certo punto del loro viaggio nelle zone più orientali della Terra di Mezzo, sono costretti a separarsi, apparentemente in via definitiva. Dopo aver trascorso del tempo lontani, torneranno a riunirsi in una scena d'azione descritta con grande abilità. La trepidazione e l'ansia scaturite dalla minaccia che incombe su di loro, culmina, una volta scampato il pericolo, nella gioia dei due protagonisti che finalmente si ritrovano, che è pari a quella del lettore che li vede di nuovo insieme! Oltre ad essere una scena impeccabile dal punto di vista tecnico ("funziona" alla perfezione), è anche il momento in cui i due capiscono quanto hanno bisogno l'uno dell'altra, sebbene il rapporto tra loro sia ancora ben lontano dall'essere completamente sincero. Insomma, è una scena che ti rimane nel cuore per più di un motivo.

2

Il dialogo che mi ha più colpito fa parte di una scena che contende il titolo di preferita con quella citata poco sopra. Verso la fine del racconto, Nielíqui si trova ad affrontare un vecchio amico che ha scelto di seguire una strada che lei, oltre a non approvare, non comprende (e che anche noi lettori, portati a prendere la parti della protagonista, fatichiamo a comprendere). In questo dialogo, lui dichiara senza alcun rimpianto la fedeltà al destino che si è scelto, e la sua appartenenza alla terra che ha eletto come propria, in una maniera così forte, con parole così definitive, che non si può fare a meno di cominciare a dubitare delle proprie certezze (e, per come la vedo io, far dubitare il lettore delle proprie certezze, è uno dei massimi traguardi di uno scrittore).

3

Per capire quanto i due protagonisti siano "in canon", bisogna considerare che Nielíqui ed Eönwë sono due personaggi di cui Tolkien ci dice molto poco. Della prima conosciamo soltanto il nome, e del secondo abbiamo alcune informazioni riguardanti il suo ruolo e alcuni eventi significativi di cui è stato  l'artefice nelle prime Ere del mondo.
L'autrice si inserisce tra queste lacune e crea due personaggi completi, reali, con un passato, con desideri e aspirazioni, paure e ambizioni, del tutto inseriti nel contesto – a mio parere molto difficile – della comunità dei Valar e dei Maiar (entità spirituali che hanno popolato la terra con lo scopo di prendersene cura).

È interessante notare che, quello che poteva sembrare un grosso ostacolo nella costruzione dei protagonisti, cioè il fatto che Nielíqui ed Eönwë sono creature spirituali costrette a "indossare" un corpo elfico, nella forma e nella sostanza, è stato – molto abilmente – trasformato in uno dei punti di forza di Caccia Grossa nell'Est. Il tema dell'abitare un corpo fisico, con le difficoltà ma anche i piaceri che ne derivano, diventa un aspetto fondamentale del rapporto che si sviluppa tra i due protagonisti, nonché uno dei temi dell'intera storia (non mi sembra azzardato sostenere che l'incontro tra queste due creature è reso possibile proprio tramite la fisicità).

Qualche parola va spesa anche sui personaggi secondari, quasi tutti originali. Ce ne sono davvero tanti che si avvicendano nel corso del racconto, alcuni più importanti e altri meno, alcuni ampiamente descritti e altri appena tratteggiati, e nessuno di loro risulta piatto o stereotipato. Al contrario, i personaggi minori sono vivi e unici, e alcuni danno persino l'idea di avere una gran bella storia alle spalle.

4

Il mio personaggio preferito è senz'altro il protagonista maschile, Eönwë. Come dicevo prima, sia lui che Nielíqui sono costruiti molto bene: entrambi hanno i loro pregi, i loro difetti, la loro grande debolezza che verrà portata alla luce durante il viaggio e con la quale dovranno fare i conti una volta per tutte. Ma Eönwë, pur essendo il guerriero, pur presentandosi come l'uomo – passatemi il termine – tutto d'un pezzo, è il più fragile dei due, quello che dubita più di sé stesso, quello che si trova più impreparato ad affrontare un contesto a lui completamente sconosciuto: le zone orientali della Terra di Mezzo e i popoli che la abitano. Ed è proprio questa sua fragilità, che lui nasconde anche a sé stesso, che me lo rende molto caro.

Per quanto riguarda il personaggio più odiato, non ne ho trovato alcuno. Uno degli aspetti più affascinanti di Caccia Grossa nell'Est è che gli antagonisti, principali e secondari, cioè i personaggi che si oppongono alla riuscita della missione di Nielíqui ed Eönwë, hanno tutti delle validissime motivazioni per farlo. E non sono motivazioni del tutto sbagliate, come non sono motivazioni del tutto giuste quelle che muovono i protagonisti. È difficile odiare una persona quando comprendi il suo punto di vista.

5

Sarebbe facile, a questo punto, scegliere come legame preferito tra i personaggi, quello che nasce e si sviluppa tra i due protagonisti, talmente tanto ben descritto da diventare una delle colonne portanti dell'intera storia, insieme alla scoperta dell'Est e del destino degli Stregoni Blu.
Mi soffermerò quindi a parlare di un altro legame, quello tra due personaggi femminili secondari, una donna e un'elfa socie in affari (loschi) che incrociano il cammino dei nostri eroi e lo influenzano a modo loro. Queste due persone, appartenenti a stirpi diverse, sono legate da qualcosa che va ben oltre il rapporto "professionale", ad unirle sono una profonda amicizia, il rispetto reciproco, un ideale comune. Tutto questo emerge dalle poche scene a loro dedicate (in cui, tra l'altro, non sono quasi mai in compresenza), ulteriore riprova di ciò che sostenevo quando parlavo della cura con cui sono stati delineati i personaggi secondari.

6

È proprio nell'ambientazione che si percepisce maggiormente la fedeltà al Canon. L'autrice si è chiaramente servita di ogni fonte canonica disponibile per ricreare il particolare momento storico/politico/geografico nel quale si muovono i suoi personaggi. L'accuratezza con cui è stato fatto tutto questo è senza dubbio il risultato di uno studio rigoroso della storia, della geografia, delle lingue, e di tutti gli altri aspetti che caratterizzano la Terra di Mezzo, unito a una fantasia a dir poco fervida, che su queste basi ha costruito un'ambientazione allo stesso tempo originale e perfettamente allineata con le poche notizie relative alla Quarta Era che si possono ricavare dagli scritti lasciati da Tolkien.

Per usare parole più semplici, Caccia Grossa nell'Est si inserisce così bene nel contesto dell'opera tolkieniana da far dubitare, allo studioso più attento, al fan più sfegatato, se la tal città non sia davvero presente sulla mappa della Terra di Mezzo, piuttosto che essere il frutto della fantasia dell'autrice, o se il tal personaggio non sia stato citato in uno dei dodici volumi della History of Middle-earth, invece di provenire dall'immaginario di Kanako91.

7

Il tempo in cui è ambientato Caccia Grossa nell'Est non può che essere appropriato, in quanto è alla base stessa dell'idea che ha dato origine alla storia: la Terza Era si è conclusa con la sconfitta di Sauron, e i Valar vogliono conoscere il destino dei due emissari (dei cinque che avevano inviato in soccorso alle popolazioni della Terra di Mezzo) di cui non si ha più alcuna notizia.

8

Caccia Grossa nell'Est è narrato con uno stile semplice, scorrevole, lineare, che ha il solo scopo di sorreggere l'azione, e non quello di far bella mostra di sé. In altre parole, l'attenzione del lettore viene tutta focalizzata sulla storia, e non sul mezzo che la veicola.
Non c'è bisogno di dire che quando parlo di stile semplice, non intendo banale, né tantomeno superficiale. Viceversa, siamo in presenza di uno stile maturo e collaudato, come dimostrato da diverse evidenze. Una tra tutte: la gestione del cambio di punto di vista. Caccia Grossa nell'Est è narrato da due punti di vista, quello di Nielíqui e quello di Eönwë, che si alternano anche più volte all'interno di ogni singolo capitolo. Il passaggio dall'uno all'altro è sempre chiaro, netto, ma allo stesso tempo fluido: così come non c'è mai il rischio di far confusione tra i due, non c'è nemmeno la percezione di uno sfasamento nella narrazione.
Altri esempi di questa maturità stilistica si hanno nella capacità di passare da una scena all'altra con una scelta di tempo molto precisa, che ricorda un montaggio cinematografico, e nell'uso di oggetti simbolo, tra i quali riconoscerete senz'altro la spilla indossata da Eönwë.

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Il punto forte dello stile di Kanako91 è presto detto. Caccia Grossa nell'Est è una storia in cui si susseguono scene d'azione, momenti di introspezione psicologica, dialoghi serrati, descrizioni di luoghi esotici, e ultime, ma – decisamente – non ultime, scene erotiche. Lo stile si adatta a ciascuna di esse, riuscendo a comunicare di volta in volta emozioni, sensazioni e immagini, senza intralciare la narrazione, senza essere in alcun modo né ingombrante, né inadeguato.

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I temi trattati nella storia sono molteplici, e questo è uno degli aspetti che la rende così interessante. C'è il tema dell'amore inteso come completa accettazione dell'altro, pregi e difetti, e di come esso possa essere la spinta (o il supporto) per una maturazione personale, per affrontare ostacoli che da soli apparivano insormontabili. Ma c'è anche il tema dell'amicizia, e di come questa possa dipendere, o non dipendere affatto, dalle scelte che l'amico fa per la propria vita. C'è il tema della contrapposizione giusto/sbagliato, che emerge di continuo, veicolato da situazioni e personaggi diversi, e che si riassume nella seguente considerazione: esiste un criterio assoluto per definire ciò che è giusto e ciò che non lo è, o è soltanto una questione di punti di vista? È sufficiente il fine per rendere giusta un'azione? E ci sono tanti altri temi, che il singolo lettore sarà portato a cogliere in base alla propria sensibilità e alle proprie esperienze di vita.

11

Di tante tematiche espresse in Caccia Grossa nell'Est, quella che mi ha spinto di più a riflettere su me stessa, è quella portata avanti dall'arco narrativo dei due protagonisti, che si può esprimere con una semplice domanda: si può perdonare sé stessi e andare avanti con la propria vita quando si è colpevoli di qualcosa che ha causato la sofferenza di molti? Si può imparare ad accettare la propria natura imperfetta? Se la domanda è semplice, non si può dire altrettanto della risposta. È confortante, però, ciò che ci comunica questa storia: un aiuto può arrivare del tutto inatteso, e proprio dalla persona meno probabile.

12

Il motivo che mi ha spinto a leggere Caccia Grossa nell'Est è il seguente: qualche tempo fa mi ero imbattuta in Sulla Soglia della Notte, un altro racconto di Kanako91 ambientato durante la Guerra d'Ira, che ha per protagonista la stessa Nielíqui; una storia in due capitoli molto forte e avvincente. Quando ho visto comparire un racconto lungo, che si poteva considerare un seguito di quella storia che mi era tanto piaciuta, ho subito cominciato a leggerlo, piena di aspettative. Inutile dire, a questo punto della recensione, che non sono rimasta delusa.

13

È quasi scontato dire che consiglio la lettura di Caccia Grossa nell'Est agli appassionati di Tolkien, di
qualsiasi calibro.
Chi conosce a memoria Il Silmarillion, chi non ha bisogno dell'indice per destreggiarsi nei meandri dei dodici volumi della History of Middle-earth, chi invoca Eru quando è in difficoltà, amerà Caccia Grossa nell'Est per i suoi tantissimi riferimenti alle Ere antiche, per la familiarità con cui verrà accompagnato alla presenza dei Valar, per l'uso appropriato di ogni linguaggio elfico, umano o nero, e per mille altri piccoli e grandi dettagli.

Chi ha letto solo Il Signore degli Anelli, e se lo ricorda pure poco, o conosce solo i film di Jackson, verrà trascinato a forza in un mondo fantastico – nel Mondo Fantastico per eccellenza, oserei dire – e scoprirà che c'è molto, molto di più di quello che ricordava o che ha visto sullo schermo.
E se non sapete nulla di Tolkien... la consiglio anche a voi (purché non abbiate in antipatia il genere fantasy)! In fin dei conti, è una storia che parla di viaggi in terre sconosciute, di combattimenti, di intrecci politici, di spionaggio, di stregoneria e d'amore. Parla di scelte, e di come queste influenzano la nostra vita e quella di chi ci sta intorno, e del sopravvivere ai propri errori e cambiare le proprie opinioni su sé stessi e sul mondo. Parla del male che si annida dentro ognuno di noi, e di come accettarlo senza esserne succubi.
Vi assicuro che ne vale la pena.

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