Occhi neri // Matteo Piano e...

By Frebaria

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Tre ragazze, migliori amiche, si trasferiscono a Modena per continuare gli studi. Inaspettatamente scoprono u... More

Capitolo uno.
Capitolo due.
Capitolo tre.
Capitolo quattro.
Capitolo cinque.
Capitolo sei.
Capitolo sette.
Capitolo otto.
Capitolo nove.
Capitolo dieci.
Capitolo undici.
Capitolo dodici.
Capitolo tredici.
Capitolo quattordici.
Capitolo quindici.
Capitolo sedici.
Capitolo diciassette
Capitolo diciotto.
Capitolo diciannove.
Capitolo venti.
Capitolo ventuno.
Capitolo ventidue.
Capitolo ventitre
Capitolo ventiquattro.
Capitolo venticinque.
Capitolo ventisei
Capitolo ventisette.
Capitolo ventotto.
Capitolo ventinove
Capitolo trenta.
Capitolo trentuno.
Capitolo trentadue
Capitolo trentatré.
Capitolo trentaquattro.
Capitolo trentacinque.
Capitolo trentasei.
Capitolo trentasette.
Lieto fine.
Capitolo trentotto
Capitolo trentanove.
Capitolo quaranta.
Capitolo quarantuno
Capitolo quarantadue.
Capitolo quarantatre.
Capitolo quarantaquattro
Capitolo quarantacinque.
Capitolo quarantasei.
Capitolo quarantasette
Capitolo quarantotto.
Capitolo quarantanove
Capitolo cinquanta.
Capitolo cinquantuno.
Capitolo cinquantadue.
Capitolo cinquantatré
Capitolo cinquantaquattro.
Capitolo cinquantasei
Capitolo cinquantasette.
AVVISO
Capitolo cinquantotto.
Capitolo cinquantanove
Capitolo sessanta.
Capitolo sessantuno.
AVVISO
Capitolo sessantadue
Capitolo sessantatré.
Capitolo sessantaquattro.
Capitolo sessantacinque
Capitolo sessantasei.
Capitolo sessantasette.
Comunicazione.
Capitolo sessantotto
Capitolo sessantanove.
Capitolo settanta.
Capitolo settantuno
Capitolo settantadue.
Capitolo settantatré
Capitolo Settantaquattro
Capitolo settantacinque.
Capitolo settantasei.
Capitolo settantasette.
Capitolo settantotto.
Capitolo settantanove.
Capitolo ottanta
Capitolo ottantuno.
Capitolo ottantadue.
Capitolo ottantatre
Capitolo ottantaquattro.
Capitolo ottantacinque.
Capitolo ottantasei
Capitolo ottantasette.
Capitolo ottantotto

Capitolo cinquantacinque.

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By Frebaria

Daria’s pov:

Ci sarà mai una volta nella mia vita in cui non sono in ritardo?
Questa è la frase che  mi sto ripetendo in testa da quando sono uscita di casa per andare a prendere Matteo all’allenamento. Che poi il bello è che mi sono offerta io, nel momento in cui mi ha detto che aveva dovuto lasciare l’auto dal meccanico.
In un’altra situazione si sarebbe fatto dare un passaggio da uno dei suoi compagni di squadra, ma stasera andiamo a cena fuori solamente io e lui e visto che stasera si sono allenati  sul tardi, finiva giusto per l’ora a cui avevamo prenotato.

Dopo cena però ci troviamo con le mie amiche e Luca, perché ha detto che dovevamo assolutamente andare tutti al cinema a veder un film meraviglioso. Da come ne parlava sembrerebbe il film della vita.

Mi ero quindi organizzata per fare in modo di essere già pronta per la cena prima di andare a prendere Matteo dopo l’allenamento, visto che finiscono abbastanza tardi. In questo modo poi saremmo solo dovuti tornare a casa per lasciare l’auto e andare a mangiare.

E invece no. Ho avuto la brillante idea di addormentarmi a pomeriggio inoltrato. Ebbene si, sono un ghiro che si addormenta  a qualsiasi ora del giorno.

Sono stata svegliata dalla chiamata di Matteo che mi chiedeva dove fossi, visto che mi stava aspettando già da un po’fuori dal palazzetto.
Per cui mi sono letteralmente precipitata fuori di casa mettendomi le scarpe ed il giacchetto, senza neanche badare al fatto che sto indossando i pantaloni del pigiama. Grazie al cielo nella nostra via non c’è nessuno e quindi il mio fantastico outfit non verrà visto da anima viva. Anzi, a dire la verità, solo da una, ma non sento il bisogno di preoccuparmi. Matteo mi ha vista in condizioni peggiori.

Percorro questa strada, che oramai potrei fare ad occhi chiusi da quanto la conosco bene ed in pochi minuti sono al Palapanini.

Matteo è con la schiena appoggiata al muro accanto alla porta del palazzetto intento a chiacchierare con una ragazza che non ho mai visto.
Da quanto è intento a chiacchierare non si è neanche accorto che sono arrivata al parcheggio. Mi metto ad aspettare per vedere quanto ci metterà a notare l’auto posteggiata.

La osservo bene ed è una ragazza abbastanza alta con i capelli lunghi e castano chiari. Sembrano abbastanza in confidenza a quanto mi sembra di notare dal linguaggio del corpo di entrambi. Stanno appunto chiacchierando e ridendo di gusto.

Sento una specie di moto di gelosia, ma non voglio trarre conclusioni affrettate. Anche l’altra volta mi ero fatta annebbiare la vista dalla gelosia, per poi scoprire che era sua sorella. Ovviamente in questo caso dubito che si tratti di una parente, ma magari è solamente un’amica. Purtroppo per me sono una tipa abbastanza gelosa.

A dirla tutta lo è un po’anche Matteo, anche se non vuole ammetterlo.
In realtà c’è stata una sola occasione in cui ha dimostrato di essere geloso ed è stato quando eravamo a Trento ed io stavo ballando con il mio amico Andrea. Visto che Matteo è un tipo abbastanza razionale e pacato non mi sarei mai aspettata che venisse a “prendermi per un braccio” per portarmi fuori e parlarmi Grazie al cielo la sua è una gelosia  sana, di quella che ti rende anche un po’felice. 

Io sto cercando di lavorare sulla questione gelosia, perché non voglio dare l’idea di essere la tipa possessiva che non permette ad un ragazzo che sta frequentando di avere delle amiche. Quindi cerco di ragionare in maniera razionale e di pensare che essere un po’gelosi è normale, ma non devo farmi sfuggire la cosa di mano. Anche perché se dovessi essere gelosa di ogni ragazza che si avvicina a
Matteo dovrei  stare a rodermi il fegato ogni domenica, visto che viene sempre circondato da un grande numero di ammiratrici. Quindi diciamo che mi limito ad osservare i loro movimenti da lontano e si, ogni tanto penso al fatto che stanno troppo attaccate a lui e che se lo mangiano con gli occhi, ma poi penso al fatto che molte  vengono da città anche molto lontane solo per vedere la partita e riuscire a farsi una foto con lui, quindi alla fine lascio perdere.
Anche perché Matteo non mi ha mai dato un motivo per non fidarmi di lui.

In ogni caso però sono molto curiosa di sapere chi sia questa ragazza. Anche se ho appena detto che sto lavorando sulla gelosia questo non vuol dire che io non sia gelosa almeno un po'.

Guardo l’orologio all’interno dell’auto e noto che si sta facendo veramente tardi e che quindi non posso continuare a “spiare” Matteo dallo specchietto retrovisore e siccome lui continua a non accorgersi  suono il clacson.

Matteo saluta la ragazza abbracciandola per poi venire a passo svelto verso l’auto. Apre il bagagliaio per depositarci il borsone e poi apre lo sportello del sedile del passeggero sedendosi accanto a me.

“Bella la mise che hai scelto per andare a cena fuori stasera.” dice lui con tono canzonatorio, indicando i pantaloni del mio pigiama.
“Scusami se sono uscita di corsa di casa per non farti aspettare un altro po’qua fuori. E poi, anche se fosse, il mio pigiama ti causa qualche problema?”
“Assolutamente no. Per me potresti vestirti in qualunque modo e mi piaceresti comunque.”

Partiamo in fretta per tornare a casa. Saremmo dovuti andare a cena appunto subito dopo l’allenamento, ma anche questa volta arriveremo in ritardo a causa mia. Grazie al cielo un po’di tempo di prepararmi ce l’ho anche se dovrò fare le cose alla svelta.

Probabilmente appena entrata in camera spalancherò le ante dell’armadio e tirerò fuori le prime cose che mi capiteranno tra le mani.

Se c’è una cosa che ho sempre odiato, in generale, è l’essere in ritardo, infatti anni fa riuscivo a presentarmi in anticipo ad ogni appuntamento.
Negli ultimi tempi però la mia pigrizia e la mia disorganizzazione hanno preso il sopravvento e quindi molto spesso mi ritrovo a fare le cose di corsa per poi rendermi conto di essere comunque in ritardo.

Sto pensando di chiedere adesso a Matteo chi fosse la tizia di poco fa. Mi sembra il momento più adatto, perché siamo da soli, ma non siamo proprio faccia a faccia. Devo stare attenta alla strada e quindi il mio sembrerà un quesito posto in maniera abbastanza distratta e disinteressata.
Devo oltretutto cercare di usare un tono il più neutro possibile, per fare in modo che la mia passi per una semplice curiosità.

“Comunque io ti avrò anche fatto aspettare, ma anche tu ce ne hai messo di tempo per accorgerti che fossi arrivata eh!” dico io con tono scherzoso “A proposito, chi era..”

Mentre sto per “sganciare la bomba” però il telefono di Matteo suona.
“Oddio che palle, esco adesso dall’allenamento e la società mi deve chiamare adesso. Non potevano parlarmene prima?” dice lui sbuffando.

La mia domanda dovrà quindi aspettare un bel po’, visto che non mi sembra il caso di parlarne a cena e dopo passeremo il resto della serata in compagnia. O forse chi lo sa mi passerà di mente, finendo quindi nel dimenticatoio.

La telefonata sta durando un sacco, visto che siamo arrivati a casa e lui sta ancora parlando al telefono. A questo punto  credo che sia qualcosa di abbastanza importante.

“TRA CINUE MINUTI SONO PRONTAAAAAA!” urlo lanciandomi in camera seguita da Matteo che sta ancora parlando al telefono.
Da quello che mi è parso di capire sta parlando di cose riguardanti la sponsorizzazione della società e del suo sport in generale.

Guardo l’interno del mio armadio che mi sembra più incasinato del solito.
Ogni tanto mi metto d’impegno a ripiegare tutti i vestiti, ma dopo pochi giorni ricomincio a lanciare abiti a casaccio, senza piegarli o senza controllare se sono a rovescio o no.
Se di solito sono in grado di orientarmi nel mio caos, ma oggi che sono così di fretta tutto ciò che vedo all’interno del mobile è un ammasso di cose tutte uguali che non sembra avere né un inizio né una fine.

Inizio a frugare alla cieca e finisco per trovare un paio di jeans neri ed un maglione anche esso nero.

Mi metto indosso i vestiti, ma poi guardandomi allo specchio mi rendo conto che, per quanto ami il nero vestita così sembro Morticia Addams.

Mi rimetto a cercare fino a che non trovo due maglioni, uno bianco ed uno grigio tra cui non so scegliere.

Grazie al cielo quando ho un appuntamento con Matteo non mi sento in dovere di vestirmi in maniera troppo elegante come spesso fanno le persone nel momento in cui vanno a cena con un ragazzo o una ragazza. Non lo so perché. Forse per il fatto che prima di cominciare a frequentarci siamo stati amici e quindi abbiamo saltato tutta la parte in cui ci si imbelletta al massimo e forse alla fine preferisco che sia andata così, perché mi sembra tutto più spontaneo.

Faccio un cenno a Matteo indicandogli prima un maglione e poi l’altro per chiedergli un parere e lui,  continuando a parlare al cellulare, mi indica quello bianco.

Mentre finisco di prepararmi sento Matteo salutare il suo interlocutore. Nonostante siamo di nuovo da soli, adesso non c’è il tempo per sollevare la questione.

“Vieni a dormire da me stasera?”
“Si si, avoglia!”

Glielo chiederò questa sera quando torniamo a casa.

In questo periodo io e Matteo ci troviamo molto spesso a dormire insieme o qui o a casa sua. Per le mie amiche non è oramai un problema. A dire la verità non lo è mai stato, come non lo sarà per me nel momento in cui saranno loro a portare il ragazzo o chiunque altro a casa.

Preparo il mio zaino verde mettendoci vestiti, trucchi e lo stretto indispensabile per domani.

“Forza, andiamo che si è fatto veramente tardi..”

Usciamo di casa salutano le mie amiche e andiamo a piedi verso il ristorante giapponese che non è molto lontano da casa mia. Io sono un’amante del sushi e grazie al cielo sia a Matteo che alle mie amiche piace parecchio, infatti molto spesso finiamo per ordinare sushi a domicilio quando non abbiamo voglia di cucinare.

*
*
*

Il ristorante è molto carino ad anche molto affollato dato che è venerdì sera.

Di questi tempi siamo andati poche volte a cena fuori durante la settimana, più che altro per il fatto che Matteo è veramente stremato dagli allenamenti. Per questa cosa ci vediamo anche poco rispetto al solito, perché molto spesso esce dal palazzetto talmente stanco da non riuscire quasi a tenere gli occhi aperti. Quindi la maggior parte delle volte torna a casa, cena e va subito a letto.

“Che voleva mo prima al telefono?”
“Mi hanno chiamato per parlarmi del fatto che sono stato chiamato insieme ad alti ragazzi della squadra da un liceo qui in città di cui non ricordo già più il nome per presenziare alla loro assemblea d’istituto. È tanto tempo che non metto piede in una scuola e quindi  l’idea un po’mi emoziona.”

Poi però cominciamo a parlare di tutt’altro. Io cerco sempre di interessarmi a quello che è il suo lavoro, ai suoi allenamenti, ma cerco di non passare troppo tempo a parlare dell’argomento per il fatto che passa talmente tanto tempo a sentire si parlare  di pallavolo che voglio evitare che passi anche tutto il suo tempo libero a parlarne. Ribadisco, non è che non ne parliamo mai, anche per il fatto che lui ha spesso bisogno di sfogarsi, ma cerco anche di fare il possibile per farlo svagare e per farlo pensare ad altro.

“Matteo io ne mangio di sushi, ma la quantità che hai ordinato tu io non riuscirei a ingurgitarla neppure in tre cene!”
“Ma dai, non è poi così tanto!” risponde lui guardando con occhi sognanti il tavolo pieno di piccoli vassoi bianchi e neri colmi di sushi, ravioli ed involtini primavera. Solo all’incirca un terzo di queste cose è stata ordinata da me.

“Che poi in fondo è solo riso con pesce crudo e verdure no?”
“Si si, su questo non c’è dubbio!”

Di solito Matteo sta attento a quello che mangia, anche perché ha una dieta che deve necessariamente seguire per il suo lavoro e questa dieta a volte, purtroppo per lui, lo limita fortemente. Lui riesce a seguirla cercando di sgarrare il meno possibile, ma quando si trova davanti al sushi non ragiona più, non riesce a trattenersi.

“A che ore comincia lo spettacolo?”
“Alle dieci e un quarto. Che ore sono adesso?”
“Le nove e mezzo.”
“Allora forse è meglio che ci diamo una mossa.”

*
*
*

Siamo appena usciti dal ristorante e stiamo tornando a piedi verso casa per trovarci con Francesca e Rebecca per poi andare al cinema che ci ha indicato Luca.

Quando è arrivato il momento di pagare il conto al ristorante c’è stata una “dura lotta” tra me e Matteo. Entrambi insistevamo per pagarlo, ma alla fine per una volta sono riuscita a spuntarla io.

Fosse per lui non mi farebbe mai pagare nulla e lo so che lo fa perché gli fa piacere farlo, ma ogni volta che accade mi sento come se mi stessi “approfittando”, anche se so che in realtà non è così.
Questa volta però voglio essere io a pagare il conto, perché io alla regola che viene imposta dal galateo che dice che deve essere l’uomo a pagare per entrambi non ci credo, quindi mi sono impuntata ed ho pagato per entrambi ignorando le sue proteste.

A quanto ho capito il film che andremo a vedere stasera è abbastanza particolare, infatti non viene proiettato in tutti i cinema della città.

“Teo, ma tu sai qualcosa del film che andiamo a vedere stasera?”
“A dire la verità io e Luca lo abbiamo già visto un po’di tempo fa, poco dopo che era stato proiettato al Festival del cinema di Cannes l’anno scorso. Luca è rimasto talmente tanto affascinato ed estasiato da questo film che quando ha scoperto che l’uscita in Italia era prevista in questi giorni si è esaltato e ha detto che dovevate vederlo pure voi.”
“Come è che si intitola?”
“La Tartaruga Rossa.”
Beh, dal titolo promette bene.

*
*
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Ci siamo appena trovati con Luca e io e le mie amiche  abbiamo appena scoperto che il film che è stato scelto per stasera è un cartone animato francese muto. MUTO.

In realtà però la cosa non ci stupisce più di tanto. Questo è proprio il genere di film che si addice a Luca.
Io e le altre ci siamo guardate con una faccia che lasciava intendere che non siamo sicure di riuscire a seguirlo tutto dall’inizio alla fine.

Poi però abbiamo visto l’espressione di Luca che era talmente tanto entusiasta che alla fine è riuscito senza neanche dire una parola a convincerci. Rebecca soprattutto ha cercato di mostrarsi il più euforica possibile, perché non vuole che lui ci rimanga male, Credo che abbia preso sul serio la cosa  del venirsi in contro, di non rimanere sempre fermi alle proprie convinzioni e di scendere a compromessi.

Era stato invitato pure Max, ma ci ha detto che stasera sarebbe stato insieme ad Elena, la ragazza che sta frequentando in questo periodo. Ovviamente l’invito era esteso anche a lei, ma posso capire il fatto che uscendo da così poco tempo vogliano passare da soli più tempo possibile, per potersi conoscere meglio.

Elena è una ragazza che è totalmente diversa da Max. Lui è un tipo molto silenzioso e che tende quindi a tenere tutto quello che gli passa per la testa per sé. Lei invece è una persone molto estroversa, a cui piace parlare di sé, della sua quotidianità e della sua vita.

Non so perché ma io pensavo che Fra avrebbe preso un po’male la presenza di Elena in casa nostra.
Ok, è oramai ben noto a me e a Rebi che lei non prova più niente per Max, ma è anche normale provare un po’di gelosia nei confronti della nuova ragazza del ragazzo che si frequentava.

Comunque, a parte questo, se avessi dovuto scegliere io il film probabilmente non avrei mai scelto questo, perché non appartiene al mio genere, ma ogni tanto è anche bello scoprire cose nuove.
A me tendenzialmente il cinema francese non fa impazzire, ma chi lo sa, questa potrebbe trattarsi dell’eccezione che conferma la regola.

*
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Il film è cominciato da poco e alla fine devo dire che è molto meno noioso di quanto pensassi.

Il cinema non è il classico multisala, anzi tutt’altro. È qualcosa di un po’ alternativo: classiche poltroncine rosse, arredamento un po’ retrò. È il classico ambiente che le persone si immaginano quando sentono parlare di cinema d’essai.

Io, Francesca e Rebecca seguiamo il film abbastanza attentamente e crediamo quindi di arrivare sveglie alla fine.

A dire la verità mi è capitato di addormentarmi  al cinema una sola volta in vita mia. Era un’estate di qualche anno fa. Abbiamo finito per addormentarci tutte e tre, ma a nostra discolpa però possiamo dire che in quei giorni dormivamo pochissime ore al giorno e ricordo molto bene che quella notte l’avevamo passata in bianco per riuscire ad andare a fare il bagno all’alba.

Luca invece sta guardando lo schermo con uno sguardo veramente compiaciuto, mentre Matteo, che si trova accanto a me, è seduto svaccato e si sta sorreggendo la testa con il braccio poggiato sulla spalliera.
In realtà prima, mentre stavamo cenando, mi ha detto che in questo periodo dorme abbastanza male e unendoci tutte le ore che passa ad allenarsi posso immaginare quanto sia stanco.
Proprio per questo prima di andare al cinema gli avevo detto che se era troppo stanco potevamo anche andare a casa dopo cena, ma lui ha detto che non c’era problema, che voleva che vedessi anche io il film.

Lo sento poggiare la testa sulla mia spalla e sussurrare il più piano possibile per non disturbare i nostri amici e le altre persone presenti in sala: “Ti giuro non ce la faccio più a rimanere sveglio.”
“Dormi allora.” rispondo io sempre sottovoce.
“Ma Luca ci tiene a questa cosa del film. Magari se la prende se mi addormento.”
“Stai tranquillo, ti “copro” io con Luca.” rispondo poggiando prima la mano sulla sua gamba e poi prendendogli la mano.
“Grazie.” risponde lui strusciando la punta del suo naso delicatamente sul mio collo.

Poi lo sento sistemare meglio la testa sulla mia spalla fino ad “incastrarla” perfettamente  nell’incavo tra il mio collo e la spalla e poi, in poco tempo,  sento la presa sulla mia mano allentarsi e questo vuol dire che si è già addormentato.

Dorme in maniera talmente tanto profonda che non si è neppure accorto che è finito il primo tempo e che quindi si sono accese le luci in sala.

“Allora? Che ne pensate del film per adesso?” domanda Luca.
“Per ora mi piace molto!” dice Fra visibilmente entusiasta “Devo dire che all’inizio ero un po’scettica, ma mi sono dovuta ricredere! Davvero bello!”
“Vedi Matteo? Te l’avevo detto che sarebbe piaciuto anche alle ragazze!”

Dal ragazzo seduto accanto a me però non proviene alcuna risposta. Dorme talmente tanto profondamente che né la voce di Luca né quelle delle persone attorno a lui riescono a svegliarlo.
Deve essere davvero stremato.

“Matteo?” domanda Luca sporgendosi dalla sua seduta !Ma che fa, dorme?”
“Guarda Luca, lui ci ha provato fino all’ultimo, ma in questi giorni non so se te lo ha detto dorme poco o male e quindi è veramente crollato.”
“Ah..” risponde lui un po’abbacchiato.

“Mi immagino che ti dispiaccia Luca” dice Rebi “”Ma da una parte capiscilo, non ce la faceva più. Pensa comunque che questo film lo avete già visto tempo fa.”

La frase di Rebi sembra rincuorarlo almeno un po’, giusto in tempo per l’inizio della seconda parte del film.

*
*
*

Alla fine devo dire che mi ero sbagliata. Il film era veramente molto bello. Non è stato affatto noioso ed è stato parecchio emozionante, soprattutto sul finale.

Matteo alla fine ha dormito per tutto il tempo e quindi l’ho dovuto svegliare io quando sono cominciati i titoli di coda.

Adesso io, lui e le mie amiche stiamo tornando a piedi verso casa.

Nonostante sia praticamente aprile l’aria alla sera e ancora abbastanza fresca, infatti cammino stretta nel mio giubbotto in pelle.

“Raga, va bene se prendo la macchina stasera? Matteo ha la sua in officina e visto che stasera dovrei andare a dormire da lui ci servirebbe per andare a casa. Tanto torno a casa dopo che l’avrò accompagnato al palazzetto domani mattina.”

“Sempre se per voi non è un problema” aggiunge Matteo “Sennò ci organizziamo in un altro modo..”

“No no, ma figurati!” risponde Francesca “Tanto domani è sabato e non abbiamo lezione . Fai pure con comodo.”
“Ok, allora salgo prendo lo zaino e andiamo.”

Salgo in camera mia e chiudo lo zaino semiaperto. Non sto neanche a ricontrollare, visto che sono praticamente certa che ci sia tutto il necessario.
“Ciao, ci vediamo domani. Buonanotte!”

Saluto le mie amiche e scendo le scale per andare da Matteo con cui mi incammino verso l’auto che come al solito non è parcheggiata sotto casa, perché qua è praticamente impossibile trovare un posto.

“Dai, dammi lo zaino che te lo porto io.”
“Scherzi? Non ce ne è bisogno!”
“Niente via, oggi non vuoi darmi neanche una soddisfazione!” dice lui sbuffando.
“Su, tieni, così almeno sei contento.” rispondo sfilandomi lo zaino dalle spalle e porgendoglielo.

Lui allenta un poco le spalline e si mette lo zaino tutto fiero. Poi circonda le mie spalle con il braccio e i avvicina a sé. Camminiamo così, in silenzio fino a che non arriviamo all’auto.

La apro con il telecomando e mentre io entro con tutta tranquillità Matteo prende male le misure, visto che quest’auto è un po’più bassa della sua e lo vedo sbattere la testa.

“Ahia!” esclama passandosi la mano sulla parte sinistra della testa.
“Ti sei fatto parecchio male?”
“Eh un po’. Sono troppo alto per questo mondo!”
“Poverino..” rispondo avvicinandomi e dandogli un bacio sulla tempia dove ha sbattuto. “Va meglio ora?”
“Molto meglio! Se la cura è questa vedrò di farmi male più spesso!”
“Non ti azzardare sai! Se ti fai del male poi non ci sarà nulla che potrò fare per le legnate che ti darà Tubertini!”

“Credo che non digerirò mai tutto il sushi che ho mangiato stasera.” dice lui tenendosi la pancia..
“Vedi? Te l’avevo detto che era troppo!”
“Mamma mia che chioccia saggia che sei!”
“Sfotti sfotti!Te ne pentirai, sappilo!” rispondo prendendolo in giro.

Intanto tra una chiacchiera e l’altra siamo già sotto casa di Matteo.

“Ma prima Luca ci è rimasto male?”
“Ma figurati! Gli ho spiegato la cosa e lui ha capito, tranquillo.!”
“Ti devo un favore allora!”
“Ah sì? Mmh, allora troveremo il modo per rimetterci in pari.”

Entriamo in casa sua, un luogo che oramai mi è veramente familiare.

“Adesso, appena riesco ad alzarmi dal divano vado a farmi una camomilla, che sennò muoio.”
“Stai tranquillo, te la faccio io. Tu non muoverti da lì.”

Come dicevo conosco questa casa abbastanza bene da sapere oramai dove Matteo tiene le cose. Quindi, non appena entrata in cucina, riesco a trovare immediatamente pentolino e camomilla.

Preparo una tazza per lui ed una per me e vado in sala camminando il più lentamente possibile per evitare di versare tutto sul pavimento.

“Forza ciccio, andiamo in camera!”

Poggio entrambe le tazze sul comodino e a dire la verità credo che questo sia il momento migliore per chiedere della tipa fuori dal palazzetto.

“Senti, ti volevo chiedere una cosa.”
“Dimmi.”
“Chi era quella ragazza con cui parlavi oggi quando sono venuta a prenderti dopo l’allenamento? Sai, così per sapere.”
“Parli di Beatrice?”
“Ah, se non lo sai tu..”
“Beh, Beatrice è una ragazza che da un po’di mesi fa uno stage per la società e si occupa di cose come il sito, delle foto, dei social. Insomma, diciamo che per adesso è la nostra social manager. E siccome è tutti i giorni al palazzetto e agli allenamenti abbiamo finito per fare amicizia. Perché?”
“No, te l’ho detto, così per curiosità. Prima vi ho visti così in confidenza che mi è venuto spontaneo domandarmi chi fosse. Tutto qui.”
“Ma che, sei gelosa per caso?”
“No, boh, cioè un pochino sì. Nella giusta misura spero. Non vorrei sembrare una pazza psicopatica..” dico buttandomi all’indietro a peso morto sul letto.

“Sai cosa invece?Mi piace che tu sia un po’gelosa..” risponde lui sdraiandosi letteralmente addosso a me e cominciando a riempirmi il collo di baci  “Che poi se tu fossi scesa dall’auto te l’avrei presentata senza problemi.”
“Non potevo. Se ti ricordi ero in pigiama! Anzi, a proposito di pigiama credo che sia l’ora che vada a mettermelo.” gli dico spingendolo delicatamente via per andare a recuperare lo zaino che è rimasto disseminato da qualche parte di là.

Appena preso  lo apro e comincio a rovistare al suo interno. Del pigiama però non c’è traccia. Ecco, lo sapevo che avrei dovuto controllare se avevo preso tutto prima di uscire di casa.

A dire la verità il pigiama è una cosa che mi capita spesso di dimenticare e quindi ogni volta mi tocca chiedere con un po’di imbarazzo una maglia ed in caso un paio di pantaloni.

“Teo.. Mi sono scordata il pigiama a casa.”
“Eh va beh, sono molto dispiaciuto, ma me ne farò una ragione.”  risponde lui con un ghigno e sollevando un sopracciglio.
“Che cretino che sei! E poi non eri stanco tu?”
“In teoria sì, ma potrei resistere un altro pochino.”
“Non lo metto in dubbio, ma un pigiama mi servirà in ogni caso.”
“Va beh dai, se proprio insisti apri l’armadio e nell’ultimo cassetto ci sono delle felpe, delle maglie che possono fare al caso tuo. Prendi quello che vuoi.”

Apro l’armadio e prendo veramente la prima cosa che mi capita tra le mani, ossia una delle tante felpe che Matteo usa per gli allenamenti.

“Mi piace come ti sta sai? Mi piacciono le mie cose indosso a te."

Mi avvicino al comodino, prendo la tazza e vado a sedermi tra le gambe di Matteo, poggiando la testa sul suo petto e rimaniamo  qui in totale silenzio. Spesso ci capita e non vedo il silenzio come un qualcosa di negativo. Semplicemente mi fa pensare al fatto che riusciamo a stare bene insieme anche senza dirci nulla.

Poi però lo sento sospirare.
“Tutto bene?”
“Si si, stavo solo pensando..”
“A cosa?”
“Al fatto che magari a quest’ora , tra un anno, saremo in due parti opposte dell’Italia, perché in questo momento io e la società in generale siamo veramente distanti e sarà quindi molto difficile vivere momenti come questo. Sempre se riusciremo a rimanere insieme..”

“Hey..” dico poggiando la tazza sul comodino girandomi verso di lui e prendendo il suo viso tra le mani. “Hey Matteo guardami..”

Nel momento in cui alza lo sguardo noto la malinconia nei suoi occhi, una malinconia per qualcosa che non è ancora accaduto. Ok, è lecito il fatto che si preoccupi, perché vuol dire che ci tiene, però credo che  debba viversi le cose senza farsi troppe pippe mentali. Mi sembra strano anche solo pensare una cosa del genere, visto che sono la regina delle pippe mentali. Ovviamente mi preoccupa tanto il fatto che Matteo dovrà molto probabilmente trasferirsi, ma cerco di pensarci il meno possibile e cerco di godermi ogni momento in cui possibile stare insieme, da soli o in compagnia.

“Magari a quest’ora, tra un anno, sarò insieme a te, nella tua nuova casa, in un’altra città, per vederti giocare nella tua nuova squadra. Perché sappilo, fin quando staremo insieme farò tutto il possibile per seguirti. Non riuscirai a liberarti di me sappilo!”
“Io però ho paura che a causa della distanza oltre che fisicamente ci allontaneremo mentalmente..”
“Magari ci lasceremo prima oppure che ne so, non ci lasceremo mai. Non possiamo saperlo adesso giusto? Quindi invece di stare qui a fasciarci la testa prima di essercela rotta e pensiamo a stare bene adesso e basta. Se tra di noi c’è e continuerà ad esserci un sentimento reale, non saranno i chilometri a farci vacillare.”

Poi lo abbraccio forte e passo una mano tra i suoi capelli.

“Ma come fai?” domanda.
“Come faccio a fare cosa?”
“A dire la cosa giusta che riesce a tirarmi su di morale.”
“Non lo so, anche perché di solito non sono un drago con le parole. Probabilmente parlo solo con sincerità.”

Ogni volta cerco di fare il possibile per rassicurarlo, perché oramai lo so che per quanto Matteo cerchi di dimostrare di essere forte e sicuro di sé, ha bisogno di sentirsi dire che andrà tutto bene. Come tutte le persone normali d'altronde.

Mentre continuiamo a parlare noto che Matteo non riesce a smettere di sbadigliare.

“Forza Teo, mettiti a dormire, che sennò domani finisci per dormire in campo.” dico sdraiandomi sul lato sinistro del letto.

“Si mamma, adesso dormo.” Risponde lui sdraiandosi praticamente appiccicato a me e mettendo la tesa sulla mia spalla. È una cosa che fa spesso e finiamo per addormentarci così. Durante la notte però va a finire che mi sveglio perché non mi sento più  la spalla e quindi a malincuore mi tocca farlo spostare cercando di non svegliarlo.

Ho sempre affermato con convinzione che non ci fosse cosa più bella che girarsi nel letto e potersi allargare e rotolare a piacimento. Adesso però credo che sia molto meglio svegliarsi e sentire la presenza di qualcuno al proprio accanto a sé, sentire un braccio che ti cinge il fianco o sentire anche solo le gambe che si sfiorano.

Spengo la luce e adesso la stanza è completamente buia e silenziosa.

“Stasera che sei a dormire qui forse sarà la volta buona  che riuscirò a dormire bene..” dice lui.
“Lo spero tanto. Buonanotte.”

Io vorrei solo che Matteo tornasse sereno come quando ci siamo conosciuti. É forse chiedere troppo?

SALVE!
Nuova domenica e nuovo capitolo. Spero vi piaccia, perché questa volta mi ha fatto veramente dannare! Se vi va supportateci accendendo una stellina e lasciando un commento!
A domenica prossima,
Daria. 

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