One Last Night

By StarCrossedAyu

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Ci sono persone che è scritto debbano incontrarsi. Esistenze destinate ad intrecciarsi, in modo assoluto ed i... More

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By StarCrossedAyu

· Levi ·

La donna non mi degna di uno sguardo, continuando a leggere svogliatamente alcuni fogli contenuti nella cartellina aperta, dinanzi a sé.

- Levi Ackerman -

Tutto il mio essere si riduce ad una fottuta targhetta su un fascicolo del cazzo.

I miei ricordi, le mie esperienze, le persone, le sensazioni, i miei sentimenti erano semplici parole stampate su carta. Non c'era nulla di me, scritto lì sopra, eppure a lei sembrava di conoscermi in modo sufficiente da non porre alcuna domanda, e a me andava bene così.

Di Levi, come figlio, erano rimaste solo le ceneri di mia madre. Il Caporale Ackerman, invece, era morto ben due volte in quel deserto: quando avevo perduto la famiglia che mi restava e quando avevo abbandonato la mia umanità, in quella gelida grotta nascosta tra le montagne sabbiose.

«Allora, ha notato cambiamenti nel suo umore di recente?» chiede lei con tono indifferente. La sua non è vocazione, né un gesto caritatevole, ma solo un lavoro ben retribuito dal governo.

«No.» rispondo incolore, per nulla intenzionato a raccontarle gli avvenimenti dell'ultimo periodo. Ciò di cui è a conoscenza è più che abbastanza per ottenere ciò che odio con ogni fibra del mio essere, ma che è necessario al mio precario equilibrio mentale.

«Per ciò che concerne il riposo notturno?»

«Non dormo.»

«Bene.» afferma, annotando qualche stronzata ed aprendo poi un cassetto della sua scrivania, estraendone un paio di confezioni di un arancione brillante che conosco fin troppo bene.

«I dosaggi sono sempre gli stessi.» afferma, come se il suo fosse un commento sul tempo e non mi stesse consegnando sonniferi ed ansiolitici.

Raccolgo i flaconi, e mi allontano senza accennare il benché minimo gesto di saluto. Sono solo un'ombra di passaggio, nella sua vita, e reputo inutile scambiare certi convenevoli. Lei deve pensarla allo stesso modo, perché non accenna nemmeno a sollevare lo sguardo mentre esco dalla porta del suo studio, superando l'odiosa targa dorata che conosco ormai a memoria.

Dott.ssa Rico Brzenska

Psicologa e Psicoterapeuta

·Eren·

«Qualcosa non va, Eren? È da un po' che ti vedo strano... Mi sembri abbattuto.» la voce dolce di Nanaba mi riscuote dai miei pensieri. Erwin ha avvisato che avrebbe fatto più tardi al lavoro e, dopo aver messo in ordine tutto l'occorrente per il primo appuntamento della giornata, sto girovagando per lo studio con la testa tra le nuvole.

«Eh? Scusami, ero distratto.» le sorrido colpevole. Mi piace molto chiacchierare con lei, é una persona gentile e riservata.

Nanaba accarezza il pancione, che nelle ultime settimane è cresciuto ancora, e mi osserva con fare preoccupato.

«Dicevo che é da un po' di tempo che sei giù di morale...»

«Non é nulla, non preoccuparti!» cerco di rassicurarla, con scarso successo a quanto pare, perché la sua espressione si intensifica.

«Allora, hai già preso il corredino?» domando, tentando di sviare il discorso.

«Sì, mancano solo le ultime cose.» il suo viso si illumina al pensiero della piccola in arrivo ed io vengo in parte contagiato dalla sua felicità, quando sento un gran baccano provenire dalla stanza in cui lavora il marito.

«Smettila ho detto!»

«Hai iniziato prima tu!»

Due bambini seguiti da Petra, l'assistente di Mike, si avvicinano a noi.

«Che succede?» domando curioso.

Petra mi guarda esasperata e sta per rispondermi, quando la ragazzina spintona l'altro in malo modo «Questo stupido mi prende in giro!»

«Non è vero! Il mio era un complimento!»

«Ah sì? Io non credo proprio!»

«Calmatevi, tutti e due.» mi inginocchio davanti a loro, e mi rivolgo al maschietto «Come ti chiami?»

«Falco.» mi risponde, timido.

«Ciao Falco, io sono Eren. Dimmi, perché questa bella ragazza ce l'ha con te?»

La piccola arrossisce immediatamente, chinando il capo in imbarazzo ma continuando a guardarmi da sotto quelle lunghe ciglia.

«Il Dott. Zacharias ha detto a Gabi che deve mettere l'apparecchio per i denti... Lei stava per piangere-»

«Non è vero!» ribatte lei, ma Falco prosegue.

«-così le ho detto che, secondo me, dopo diventerà ancora più bella.» conclude quasi sottovoce, lanciandole un'occhiata di sbieco, completamente rosso.

«Vuol dire che adesso mi trovi brutta!» sbotta lei, incrociando le braccia e voltando il capo dalla parte opposta, offesa.

«Io non credo proprio, Gabi. Falco ha detto che 'diventerai ancora più bella', e ciò vuol dire che per lui lo sei già, e secondo me ha ragione.» le sorrido.

Il ragazzino biondo è diventato un pomodoro ambulante, mentre la piccola bruna sembra riflettere su ciò che le ho detto. Dopo qualche secondo si rivolge al compagno «È vero, Falco?»

«S-sì...» è la sua risposta mentre tormenta il lembo della t-shirt che indossa.

Gabi sembra soddisfatta, e gli da una sonora pacca sulla spalla che per poco non gli fa perdere l'equilibrio.

«D'accordo, per stavolta ti perdono!»

«Ma non avevo fatto niente!» piagnucola l'altro.

«Ora che avete chiarito andiamo in sala d'attesa ad aspettare tua madre, Gabi.» dice Petra, invitando i due a seguirla, per poi guardarmi e mimare un 'grazie' con le labbra. Le faccio l'occhiolino, ed i tre spariscono oltre il corridoio.

«Ci sai proprio fare con le ragazze, Eren.» commenta divertita Nanaba, che nel frattempo ha scartato uno dei cioccolatini che le ho portato stamane.

«Nah, sono solo gentile, tutto qui.» ribatto, stiracchiandomi pigramente «Chi è il primo appuntamento del giorno?»

La giovane donna scorre il dito sul planner davanti a lei, in cerca del nominativo.

«É una pulizia dei denti, la Signorina-»

Non fa in tempo a finire la frase che le porte scorrevoli si aprono, ed una voce squillante invade l'ambiente.

«Dice sul serio?!»

Erwin le sorride con un cenno di assenso, camminando al suo fianco, ed io spalanco gli occhi per la sorpresa.

«Sei l'amica di Levi..!»

La bruna distoglie la sua attenzione dal mio datore di lavoro, con il quale ha appena varcato l'ingresso, e mi guarda come se avesse appena fatto la scoperta del secolo.

«Eren, ciao!!» dice correndomi incontro ed abbracciandomi con entusiasmo, ed io sento la mancanza d'ossigeno.

«Buongiorno Nanaba, Eren.» ci saluta Erwin «Ho incontrato la Signorina Zoe nel parcheggio ed abbiamo chiacchierato un po'.»

«Chiamami Hanji, per favore.» esclama lei allegramente, lasciandomi finalmente respirare.

«Io vado a cambiarmi, Eren nel frattempo tu falla accomodare.» dice l'uomo dirigendosi verso lo spogliatoio, ed io le faccio cenno di seguirmi.

«Allora» mi osserva curiosa, mentre si accomoda sulla poltrona «come va con Levi?»

Mi irrigidisco, lasciando infilato a metà il guanto in lattice che stavo indossando. Cercando di comportarmi nel modo più normale possibile, mi schiarisco la voce prima di risponderle.

«Non va.»

«É successo qualcosa..?» domanda, non troppo sorpresa dalla mia affermazione.

«C'è stato un malinteso, ed ha preferito sparire dalla circolazione piuttosto che chiarire la cosa. Avrà di meglio da fare, che perdere il suo tempo con un moccioso come me.» rispondo asciutto.

Restiamo in silenzio per qualche minuto, io che organizzo gli strumenti da lavoro e lei che mi osserva pensierosa.

Quando parla, quasi salto dalla paura.

«Eren.» la sua voce è dolce, mentre mi guarda in un modo che non riesco ad interpretare «Cosa pensi di Levi..?»

«Che è uno stronzo.»

«Ahahah! Quello è poco ma sicuro!» mi sorride.

«Avrei preferito la verità. Mi reputo abbastanza maturo da capire quando è il momento di togliere il disturbo, non lo avrei infastidito più se solo me lo avesse detto. Invece mi ha completam-»

«Detto cosa?»

«Di essere fidanzato.»

Hanji mi guarda come un alieno appena giunto dalla terza dimensione.

«Levi non è fidanzato, Eren.»

Un vortice di emozioni mi investe come in fiume in piena: sono confuso, perplesso, adirato.

«E allora perché mi evita?! Perché mi ha cancellato così dalla sua vita?!»

«Eren... Non sono io a doverti raccontare certe cose, non spetta a me questo compito. Levi ha sofferto molto, troppo. Eppure, per qualche assurdo miracolo è ancora in piedi, e vive una vita che non può definirsi tale perché getta ogni occasione di essere felice nel cestino. E lo sai perché? Crede di non meritare un'altra possibilità!»

Tento di metabolizzare quello che la donna cerca di comunicarmi.

Non è colpa mia. E neanche sua.

La suoneria del mio cellulare fa sobbalzare entrambi. Lo estraggo dalla tasca della divisa, e l'immagine del sorriso timido di Armin illumina il display.

«Pronto, Armin?»

«Scusa Eren, ti disturbo?»

Lancio un'occhiata veloce fuori dalla porta, notando lo spogliatoio ancora chiuso.

«No, dimmi pure.»

«Sono passato a trovare mio nonno al lavoro e mi è sembrato di vedere il ragazzo dell'altra sera.»

«Levi?!»

«Sì, esatto. Nonno dice che viene qui molto spesso.»

Fisso Hanji, incredulo. Il nonno di Armin lavora al...

Inizio a capire cosa la bruna stava cercando di dirmi poco fa, ma so anche che non è lei che può dare risposta a tutte le mie domande.

Erwin entra, guardandomi perplesso. Immagino che l'espressione dipinta sul mio viso non sia delle più rassicuranti.

«Erwin, ho un impegno urgente e devo assentarmi. Per Mike sarebbe un problema se Petra mi sostituisse?»

Non ho mai saltato un giorno di lavoro, figuriamoci allontanarmi così all'improvviso, e l'uomo annuisce con aria grave intuendo l'importanza della situazione.

«Assolutamente. Prenditi tutto il tempo che ti serve Eren.»

«Armin, sto arrivando.»

· Levi ·

Sono inginocchiato di fronte alle lapidi di Isabel e Farlan.

Mi mancano, terribilmente.

Non credevo che avrei mai provato un simile affetto per qualcuno oltre mia madre, eppure erano entrati di prepotenza nella mia vita, ed in punta di piedi nel mio cuore.

Darei qualsiasi cosa per tornare indietro. Riavvolgere il tempo, prendere una decisione diversa e della quale mi sarei pentito molto meno.

Ma non posso.

Affondo con forza le dita nel terreno, come se così facendo potessi tirarli fuori da lì, riportarli alla luce e sottrarli a quell'eterno oblio.

Mi fischiano le orecchie mentre scavo con forza, consapevole di quanto quel gesto sia inutile, ma non abbastanza da fermarmi.

Levi...

L'espressione intelligente e scaltra di Farlan.

Levi.

Gli occhi vispi e allegri di Isabel.

«Levi!»

Qualcosa mi costringe a voltarmi, ed il verde mi acceca, mi assale, mi inghiotte.

Non sono gli stessi occhi che tormentano i miei incubi, ma appartengono a colui che abita i miei sogni.

È come se fossi giunto, finalmente, alla Città di Smeraldo. Chissà se, come Dorothy, avevo la soluzione a portata di mano. Ma, anche battendo i tacchi tre volte, la mia casa è stata distrutta dal tornado e non potrò mai più farvi ritorno.

«Sono solo.» dico più a me stesso che a lui.

«'Solo' è solo una parola.» sussurra Eren dolcemente «Ci sono io, Levi. Non sei solo, non più.»

Qualcosa di caldo mi bagna le guance, ed un singhiozzo giunge alle mie orecchie.

Sto piangendo.

Per la prima volta da quando sono morti, sto piangendo.

Fisso Eren con sgomento, mentre lui mi attira a sé, abbracciandomi e avvolgendomi col suo calore.

Gli afferro la casacca della divisa che indossa, insozzandola del terreno umido che mi sporca le mani, ma sembra non importargli.
Mi lascio andare e piango a dirotto, così tanto e così a lungo da perdere la cognizione del tempo.

La mia casa nel Kansas non esiste più ma il Mago di Oz mi ha teso la mano, offrendomi ospitalitá e conforto nella sua Città di Smeraldo.

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