Oltre

By Kagyusaki

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Calla è una ragazza innamorata, ma il destino la costringe a vivere la sua storia fra abbandoni e tradimenti... More

1. Routine
2. Simpatie
3. Giubbotti di Pelle

4. Social

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By Kagyusaki

Miriam<3 ha creato il gruppo "Amici ;)"

Miriam<3 ti ha aggiunto

Erano le ultime cose che avevo visto prima di addormentarmi e di sicuro nessuno mi aveva avvertito che al mio risveglio avrei trovato il mio telefono intasato da 243 notifiche.

-"Ma siete impazziti per caso!? E poi non lo sapete che esiste la chat privata?"

Chiusi la portiera e Miriam fece partire l'auto sorridendomi poco dopo.

-"La conversazione é nata nel gruppo quindi deve finire nel gruppo, e poi volevo darti la possibilità di partecipare! Se solo tu non fossi una nonnina che a mezzanotte si é già fatta due ore di sonno."

Aprii la tracolla e cominciai a cercare il quaderno di Pedagogia.

-"Non crollerei così presto se qualcuno non passasse da casa mia alle 7. A menomale, non l'ho scordato!"

Miriam si fermò al semaforo e mi diede uno schiaffo in fronte.

-"Sei sicura di volermi fare arrabbiare? Soprattutto dopo quello che hai fatto ieri sera?"

Alzai gli occhi al cielo.

-"Come se tu ti fossi offesa veramente."

-"No, ma solo se mi racconti com'é che ti ha dato un bacio."

Sorrise maliziosa ed io sbuffai, perché il verde ci mette sempre ore a scattare?

-"Niente di che, mi ha accompagnata a casa e dato che era quasi ora di cena gli ho chiesto se voleva salire a mangiare qualcosa, cos-..."

-"WOOOW!! DRITTA AL PUNTO! Sicura che non ti stai trasformando in quella che in quel film per dimenticare il suo ex fa la gattamorta con tutti? No perché lì mi preoccupo!! Come cavolo si chiamava quel film..."

-"Non lo so e NO! Ti pare?"

L'autista della macchina dietro cominciò a suonare il clacson.

-"Sto scherzando, dai come continua la storia..."

-"Pensa a guidare invece che ai fatti miei."

Lei si accorse subito di quello che stava succedendo e partì mentre io le raccontavo brevemente come si era conclusa la serata, non che ci fosse molto da raccontare, comunque.

-"Sono felice, e sorpresa soprattutto!"

Lei accese la radio e "Camera 200 note" di Laura Pausini riempì l'abitacolo. Adoravo sia la canzone che la cantante, ma Miriam aveva inserito quel CD a Settembre, quando glielo avevo regalato, e avevo ascoltato quella canzone così tante volte che stavo cominciando ad odiarla.

-"A questo punto la prossima volta non schioderà dal tuo appartamento così facilmente."

Cominciò a darmi colpetti sulla spalla.

-"Cambia canzone."

-"E tu non cambiare discorso!!"

I colpi sulla spalla si trasformarono in pugni, più fastidiosi che dolorosi.

-"Dai Miri, sul serio, non la sopporto più!"

Alzò il volume; per la prima volta sperai che si fermasse e che mi lanciasse fuori dall'auto.

-"Devi attrezzarti da oggi, così la prossima volta non sei impreparata."

Riconobbi la strada che portava al bar e ringraziai il cielo per questo.

-"I preservativi sono importanti, Calla. Pensa a come sarebbe complicato laurearsi essendo incinta"

Sentii le guance riscaldarsi e la guardai sorpresa: nonostante l'età e la confidenza, l'argomento per noi era sempre stato un tabù, anche a causa dell'imbarazzo quindi mi sembrava impossibile che proprio lei avesse aperto il discorso.

-"Non puoi fare certe battute se diventi rossa anche tu!! E poi cosa c'entra?!"

Miriam parcheggiò.

-"Nulla, nulla. Ma sai quanto adoro infastidirti!!"

Presi la borsa e uscii dalla macchina, sentii la mia amica fare lo stesso.

-"Quanta fretta, ma dove corri? Dove vai?"

-"Riesci ad essere stonata anche con una canzoncina come questa..."

La aspettai ed entrammo insieme al bar, una volta che ci fummo sedute ricordai che la vendetta é un piatto che va servito freddo e quando Miriam andò a lavarsi le mani -non era nemmeno in grado di mangiarsi un cornetto senza fare casino- parlai con il cameriere che le piaceva e lo invitai alla festa di Riccardo sottolineando che "la mia amica riccia ha insistito tanto perché ti invitassi" e permettendogli di dargli tutte le altre informazioni tramite Facebook.

Sperai che a Riccardo non dispiacesse e continuai a parlare con Miriam per il resto della colazione senza farle capire nulla, peccato che poi mi confessò che l'argomento di quei 243 messaggi che non avevo avuto voglia di leggere fosse proprio la festa di Halloween.

Passai il tragitto dal bar all'Università a ridere come una stupida.

Dalle 11 alle 17, termine dell'ultima lezione, la mia testa fu occupata da un unico pensiero: l'uscita di Creamson Peak, un film horror che aspettavo da mesi e che avevo intenzione di guardare al cinema, anche se ero da sola.

Arrivai giusto in tempo e mi misi comoda al posto che mi avevano assegnato; non era la prima volta che andavo a guardare qualcosa senza compagnia quindi, oramai, non ero ne nervosa ne spaventata che qualche strano individuo si sedesse di fianco a me, per questo non riuscivo a spiegare lo strano senso di disagio che mi aveva attanagliato il petto.

Le luci si spensero ed io provai a calmarmi, un uomo con cappotto si era seduto nella fila davanti a me, a qualche posto di distanza: non mi aveva guardata, non si era girato, non aveva neanche parlato; era solo come me e probabilmente voleva godersi il film in tutta tranquillità; allora perché me ne stavo preoccupando tanto?

Saltai in aria quando il film cominciò e così continuai fino alla fine del primo tempo: non c'era nulla di cui aver paura eppure io tremavo.

Presi un pacchetto di patatine e tornai dentro, l'uomo seduto davanti a me era scomparso e così il senso di ansia che mi aveva attanagliato per metà film. 

Piansi per il finale, asciugai il trucco che era scolato e lasciai il cinema. 

L'aria fuori non era fredda come mi sarei aspettata ma il mio sangue si gelò comunque: poco lontano da me, nascosto nell'ombra, c'era l'uomo col cappotto e mi stava fissando.

Ho sempre pensato che nel momento in cui mi fossi trovata in pericolo sarei stata in grado di scappare, avrei sentito l'adrenalina scorrere nelle vene e sarei scattata via senza guardarmi indietro. Mi resi conto di essermi sempre sopravvalutata nel momento in cui quello sconosciuto cominciò a camminare verso di me; avrei voluto correre o almeno urlare, invece rimasi immobile.

Sentivo le viscere contorcersi per la paura mentre il mio petto cominciò a bruciare, mi sfogai mordendo il labbro inferiore finché non sentii il sapore del sangue dentro la mia bocca e appena l'uomo entrò nel mio campo visivo scoppiai a ridere.

Lui mi guardò sotto shock mentre la mano che aveva alzato per salutarmi gli ricadde sul fianco, l'altra mano invece la portò alla nuca confuso, forse non si aspettava un'accoglienza del genere.

Per rendere il tutto ancora più imbarazzante gli saltai al collo per abbracciarlo, mi sentivo stupida ma soprattutto sollevata di vedere una faccia amica mentre la mia testa mi immaginava imbavagliata e ferita in qualche garage.

-"Calla tutto ok? Sei pallidissima"

-"Scusa. Scusa. Ma ho creduto che volessi uccidermi"

Matteo sorrise e mi accarezzò una guancia mentre si guardava intorno preoccupato; aveva paura che qualcuno potesse vederci?

-"Dai ti accompagno a casa, ho la macchina sta sera."

Arrivammo al parcheggio dopo pochi minuti e una piacevole chiacchierata sul quanto fossi suggestionabile.

-" Si hai ragione sono stata una stupida, ma quando ti sei seduto davanti a me in sala ho avuto una strana sensazione e mi sono lasciata trascinare dall'atmosfera horror"

Matteo accese l'auto e fissò gli occhi sulla strada, era teso e cercava in tutti i modi di non guardarmi.

-"Seduto davanti a te? Sei sicura?"

Mi accigliai, mi sentivo come se stessi interrogando un colpevole consapevole che prima o poi si sarebbe tradito con le sue stesse parole.

-"No, no. Poteva essere chiunque, sono io che mi faccio film mentali probabilmente. Ah, a proposito, potevi dirmelo che venivi al cinema, invece di venire da soli ci saremmo fatti compagnia a vicenda."

Matteo rise nervosamente mentre parcheggiava davanti al bar che gli avevo dato come punto di riferimento per capire dove fosse casa mia.

-"L'ho scritto nel gruppo, ma forse non l'hai visto dato che Miriam e Riccardo non fanno altro che parlare di quella festa."

Vidi il suo sguardo intristirsi e mi domandai quanto era giusto continuare quella conversazione, non sapevo se il mio interessamento a quello che gli stava succedendo gli avrebbe fatto piacere o lo avrebbe infastidito.

-'' Sei sicuro che va tutto bene?"

Dovevo comprare del nastro adesivo, così mi sarei chiusa la bocca una volta per tutte.

-"No Calla, è inutile mentirti, non va tutto bene e credo non si sistemerà presto. Ma tu hai i tuoi problemi a cui pensare."

Sospiró rassegnato e mi diede un bacio sulla fronte facendomi capire che il discorso era chiuso lì e che forse non si sarebbe riaperto.

Lo salutai dandogli un bacio sulla guancia e andai a casa. Appena arrivai mi spogliai e controllai il telefono che non aveva fatto altro che vibrare nella mia tasca. 577 messiggi in quel dannato gruppo. Lo silenziai. 

Mi preparai la cena e mangiai in silenzio osservando l'armadio, sapevo che non sarei mai riuscita a capire come avesse fatto il giubbotto a tornare da me ma non riuscivo ad ignorare la sensazione di paura che mi stava divorando lo stomaco, di nuovo. 

La temperatura nella stanza si abbassó di botto e notai l'anta dell'armadio aprirsi di poco. 

Balzai dalla sedia e mi allontanai il più possibile dal mobile di legno azzurro. Era tutta suggestione ovviamente, avevo scambiato Matteo per un serial killer, ero pienamente in grado di immaginare cose muoversi in casa mia, eppure l'armadio continuava ad aprirsi.

Urlai nel momento stesso in cui la suoneria del mio cellulare spezzò il silenzio del mio appartamento.

Agguantai il cellulare e risposi; era Riccardo.

<Pronto?>

<Ei, tutto bene? Ho sentito Matteo.>

Presi un profondo respiro e mi misi a letto convincendomi che quello che avevo visto non era nient altro che un brutto scherzo del mio cervello.

<Si, tutto bene. Mi avrà preso per pazza.>

<Era solo un po' preoccupato. Non dovresti andare al cinema da sola la sera.>

Il cinema da sola era un abitudine che avevo da quando Fabrizio era partito, avevo iniziato perché non volevo privarmi del cinema solo perché nessuno voleva accompagnarmi ma col tempo era diventata una scusa per prendermi del tempo per me.

<Starò più attenta, ma continuerò ad andarci.>

Riccardo era davvero carino a preoccuparsi, ma non era nella posizione di decidere per me, anche se mi stava dando un consiglio più che corretto mi sentivo infastidita.

<Magari la prossima volta mi chiami, così ti faccio compagnia. Se non c'era Matteo saresti tornata a casa a piedi.>

<Ti chiamerò se dovessi ricordarmelo>

Chiacchierammo del più e del meno per una decina di minuti poi mi preparai per andare a dormire.

Una volta sotto le coperte aprii il gruppo wathsapp creato da Miriam, avrei preso sonno leggendo quella miriade di messaggi.

Quel gruppo era praticamente la chat privata fra Miriam e Riccardo, parlavano di addobbi, costumi coordinati per noi quattro, trucchi da comprare ed altre cretinate. Ogni tanto scriveva anche Matteo ma erano per lo più emoticon e monosillabi; ero anche stata taggata in qualche messaggio, ma visto che non rispondevo e non visualizzavo mai avevano rinunciato quasi subito ad una mia opinione.

Quando finii di leggere intere conversazione rimasi interdetta, non c'era un singolo messaggio di Matteo che parlasse di cinema e mi chiesi perché mi avesse mentito, se voleva andare al cinema da solo poteva semplicemente dirlo.

Bloccai il telefono e mi rigirai nel letto ripetendomi che la vita di quel ragazzo non era affar mio ma ricominciai a pensare al modo in cui si era comportato in macchina, sembrava un uccellino in gabbia.

Qualunque fosse il suo segreto era certo che lo faceva stare male, ma da quello che mi aveva detto non voleva essere aiutato, o almeno, non da me.

Decisi che era arrivato il momento di addormentarmi quando sentii l'anta dell'armadio sbattere con forza. Mi coprii la testa col piumone e serrai gli occhi cercando di convincermi che qualunque cosa fosse si trovava solo nella mia testa.

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