Different worlds || Larry Sty...

By LoserLike_Me

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Londra, anno 2014. Due quartieri diversi, opposti, divieto assoluto di mischiarsi. E se nonostante tutto la v... More

Introduzione: Londra
Meeting
Love or mistake?
Lost
Finally, I found you
Revelations
Problems and plans
Christmas party
Hunger and fear
Betrayal?
Lividi e graffiti
Tra dubbi e vendette
Back to you
Fiori di ciliegio
Where do broken hearts go?
Tana.
Esilio
Surprise
Processo
Ready or not?
Un matrimonio e mezzo.
Baby Christmas
Skyler
Charming prince
Epilogo: Londra
What if e Q&A

Vite diverse

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By LoserLike_Me

Il maggiordomo osservò il tavolo della sala da pranzo ed ammonì un giovane cameriere in piedi accanto a lui:"Ti sembra questo il modo di apparecchiare la tavola?" Disse con tono scocciato; il ragazzo strabuzzò gli occhi, non capendo cosa avesse sbagliato: la tovaglia era quella giusta, le tazze erano ai posti soliti, tutto l'occorrente era messo in modo impeccabile lungo la tavolata... L'uomo scosse la testa:"Il signorino Harry non mangia pane e marmellata la mattina, prende una brioche! Perché diamine questo vasetto -disse sollevando un barattolo di marmellata alle fragole- si trova davanti al suo posto e non a quello della signora?" Il cameriere sistemò il banale errore, poi torno al suo posto per subire la nuova critica:"La tazza del signor Styles è sbagliata, lui usa quella di ceramica bianca e blu per il caffellatte del mattino, questa è quella del te serale -disse portandosi le mani alle tempie- e la teiera si porta solo quando la signora entra nella sala, lo sai che vuole il te bollente!"; il ragazzo, sempre più basito, mise in ordine ogni cosa e poi si ritirò in cucina: erano tre giorni che lavorava lì dentro, e quelle abitudini lo angosciavano non poco, dato che ogni minima leggerezza poteva costare il licenziamento.

Il maggiordomo controllò per un'ultima volta che il tavolo fosse perfetto, poi uscì dalla sala e salì al secondo piano dell'enorme villa, per poi dirigersi verso l'ala est, dove c'era la stanza del signorino. Entrò aprendo piano la porta, poi si avvicinò alla finestra e tirò la tenda di velluto rosso: la luce del sole invase la stanza, illuminandola tutta nonostante la sua immensità; un letto matrimoniale a baldacchino venne inondato dalla luce, e il ragazzo che si trovava al suo interno ficcò la testa sotto al cuscino, scocciato:"Adam -disse con voce tra l'insonnolito e il seccato- ti ho già detto mille volte di non svegliarmi così bruscamente!" l'uomo fece un piccolo inchino:"Chiedo scusa, signorino Harry, ma lei sa bene che se non uso questo metodo lei non si alza"; il ragazzo si mise seduto sul letto e si stropicciò gli occhi:"Il mio bagno?" Disse annoiato :"Marie l'ha preparato, signorino, e anche la colazione è pronta..." Il ragazzo si alzò dal letto, infilò le pantofole, la vestaglia e si diresse verso il suo bagno personale:"Ah signorino! -Disse Adam dalla stanza- suo padre mi ha avvertito di dirle di togliere le cose che ha appeso nel suo studio... Dice che non vuole niente sulle pareti, è poco di classe,secondo lui" il ragazzo sbottò qualcosa tipo:"Ma se è il mio studio..." Poi annuì e scomparve nel corridoio. Appena uscì dalla vasca, Harry si infilò l'accappatoio ed andò in camera per mettere la divisa scolastica: scarpe di vernice, pantaloni eleganti, camicia bianca, cravatta a scelta e giacca.. Ovviamente tutto rigorosamente nero, o al limite blu scuro.

Quando scese di sotto trovò suo padre intento a leggere il giornale del mattino, mentre beveva il suo caffellatte; il ragazzo si sedette e aspettò che la cameriera gli versasse il latte e vi mettesse il cacao, poi iniziò a mangiare la sua brioche, mescolando con l'altra mano il contenuto della tazza; suo padre lo guardò da sopra il giornale:"Edward-disse suo padre- Adam ti ha riferito ciò che ho detto a proposito delle foto?" Harry annuì: odiava che suo padre lo chiamasse così...Nessuno lo faceva, era il suo secondo nome, eppure a suo parere:"Harry era un nome poco elegante".. Quando mai glielo avevano dato! "Si papà -disse educato- ma penso che nel mio studio io possa attaccare quello che voglio, non credi?" Suo padre abbassò il giornale e lo guardò allibito:" No, non credo figliolo... E ne avevamo già parlato quando avevi appeso in camera tua la gigantografia della foto di classe -scosse la testa- si rovinano i muri, tanto per cominciare, ed è decisamente poco elegante" Harry sbuffò: il suo nome era poco elegante, le foto sulle pareti erano poco eleganti, cantare era poco elegante, mangiare cibo da fastfood era poco elegante... Ogni cosa che rasentava la normalità era poco elegante, a parere dei suoi genitori.

A Harry Edward Styles piaceva la sua vita, su questo non c'erano dubbi; otteneva sempre tutto (o quasi) quello che voleva, aveva un sacco di gente al suo servizio, andava in una scuola rinomata in cui a dirla tutta non si faceva mai quasi niente e aveva degli amici con cui uscire ogni giorno; il problema era più che altro suo padre, che sembrava ritenere indegna almeno la metà delle cose che potevano sembrare vagamente divertenti... E così Harry suonava il piano invece della chitarra, studiava diritto invece di canto, andava a vedere opere liriche a teatro invece che concerti negli stadi. La sua vita era perfetta, eppure aveva sempre un vuoto dentro, e aveva deciso di colmarlo sbattendo in faccia agli altri (non i suoi amici, o no, a quelli poveri o che gli stavano antipatici) la sua fortuna.

*

La luce del sole ancora non era arrivata ad illuminare del tutto le baracche, eppure parecchie persone erano già sveglie. Un ragazzo biondo accordava la chitarra fuori dalla porta della sua, per così dire, casa, con attorno un paio di bimbetti di al massimo 6 anni che lo ascoltavano entusiasti; dall'interno della baracca una voce assonnata fece il suo nome:"Niall, diamine! Se non riesci a dormire tu, non vuol dire che gli altri non possono provarci!" L'irlandese sorrise e iniziò a cantare, accompagnandosi con la chitarra, facendo sì che il ragazzo che era rimasto dentro uscisse fuori ancora a torso nudo per tirargli una manata:"Sei veramente stronzo, biondino!" Lui rispose ridendo di nuovo:"E tu fai poco il figo, ad uscire mezzo nudo!" Disse, facendo sbuffare l'amico che però andò dentro a vestirsi, per poi uscire di nuovo:"Non fare il perditempo -disse incamminandosi fuori dal vicolo- già che siamo svegli, mettiamoci al lavoro!" "Si capo!" Disse Niall, che si alzò e lo seguì; dopo pochi metri, Louis si sentì tirare i pantaloni:"Louis, Louis, posso venire con te??" Louis guardò in basso e vide un soldo di cacio di soli 4 anni seguirlo trotterellando, così si fermò e lo prese sulle spalle:"Certo che puoi venire Matt -disse sorridendo- ma devi stare buono buono e passare con il berretto, d'accordo?" Il bimbo annuì felice, poi iniziò a canticchiare battendo il tempo sulla testa del ragazzo.

Bisogna sapere che c'erano dei luoghi ben stabiliti per gli artisti di strada: ogni giorno ognuno aveva il suo punto in cui poteva stare, era una cosa decisa tutti insieme per essere sicuri di non avere problemi. Quando Louis e Niall arrivarono al loro punto del martedì, ovvero il marciapiede che percorreva Queen street, trovarono qualcun' altro intento ad occupare il loro posto con una tela, svariati cavalletti ed una tavolozza di colore; mentre il biondo la buttò sul "Parliamoci con calma", Louis prese le cose molto sul personale e, una volta raggiunto il pittore, diede un calcio ad uno dei suoi cavalletti:"Senti un po' -disse minaccioso- chi ti ha detto che puoi stare qui?" L'altro sorrise al ragazzo:"Ho pensato che fosse un buon punto per dipingere, tutto qui..." Louis guardò l'amico:"Hai capito Niall? -disse ironico- pensava fosse un buon posto!" Niall annuì preoccupato:"Si Louis, ma ci sono modi civili per.." Non finì la frase che Louis aveva preso per il bavero il povero pittore:"Il martedì qui è nostro amico -disse ringhiando- segui le regole se vuoi lavorare qua, chiaro?" L'uomo, che non avrà avuto più di una trentina di anni, annuì sgomento:"Si, certo, chiedo scusa... Non sapevo... Non volevo..." Balbettò, poi prese la sua roba e se ne andò in tutta fretta.

Louis sorrise soddisfatto, poi fece segno a Niall e al piccolo Matt di raggiungerlo; il biondo si appoggiò contro il muro, controllò la chitarra e fece un cenno all'amico:"Ehi Matt! -disse Louis al bambino- pronto?" Il piccolo annuì e iniziò a girare per la strada parlando ai passanti:"Signora, ha due minuti?... Signore vuole ascoltare un po' di musica? Ragazzi, i miei fratelloni si esibiscono proprio li!" In poco tempo si radunò una piccola folla: ai due non serviva l'aiuto di Matt per chiamare a sé la gente, però dovevano ammettere che avere un moccioso con la faccia da angioletto che attirava l'attenzione era comodo, soprattutto per il fatto che faceva arrivare un sacco di signore, che erano quelle che sganciavano di più.

Quando Matt tornò da loro, i due iniziarono ad esibirsi; fecero "Viva la Vida" e ricevettero i soliti applausi, poi fecero un'altra canzone, ed un'altra ancora, mentre Matt passava dopo ogni esibizione tra la folla, porgendo il suo berretto, ringraziando e dicendo frasi come:"Un giorno voglio essere come i miei fratelloni!" O:"Grazie signora! Potrò comprarmi una brioche con questi! Mi piacciono tanto ma non ne mangio mai..." Facendo commuovere i presenti che spesso lasciavano più soldi; a Louis non piaceva sfruttare i bambini, ma a volte era necessario: erano i ragazzi più accreditati del quartiere, e da loro dipendevano ben 15 marmocchi affamati, di un'età compresa tra i due e gli 11 anni... Perciò, sebbene detestasse farlo, a volte gli serviva una mano da parte di qualcuno di loro per tirar su i soldi sufficienti per sfamare almeno una volta al giorno loro e i bambini.

*

Harry era mezzo sdraiato sulla sedia, scarabocchiando sul bloc notes in cui in teoria avrebbe dovuto prendere appunti sulla lezione del giorno, qualcosa riguardante il diritto penale. Non seguiva quasi nessuno nella classe, ed era il tipico atteggiamento di tutti loro, perciò i professori non ci facevano nemmeno più caso: gli bastava essere pagati bene dai genitori di quei ragazzini viziati, e poi avrebbero anche potuto spiegare alle piante e sarebbe comunque andato bene.

Il ragazzo sentì qualcosa sbattergli contro la testa, e vide a terra accanto a sé una pallina di carta; guardò verso la direzione da cui era venuta e vide il suo amico Zayn, che teneva i piedi sulla scrivania, fargli l'occhiolino.

Zayn Jawaad Malik era figlio di uno sceicco pakistano trasferitosi a Londra alcuni anni fa, dopo essere riuscito a comprare una rinomata società che si occupava della costruzione di barche, yacht e quant'altro destinati per lo più a personaggi famosi o, in ogni caso, molto facoltosi. Mentre suo padre girava spesso e volentieri con gli abiti tradizionali del suo paese, il ragazzo aveva ripudiato da tempo quell'uso e si vestiva come tutti i ragazzi della sua età, o perlomeno come tutti quelli del suo quartiere, e lodava il cielo per il fatto che Yaser non imponesse alla madre e alla sorella di indossare il velo, cosa che aveva reso l'integrazione nella nuova città molto più semplice.

Alla scrivania dopo quella di Zayn sedeva un terzo ragazzo, Liam Payne; figlio di un ex operaio, inizialmente la sua famiglia era risultata piuttosto discriminata, più di quella di Zayn, per il semplice fatto che suo padre aveva alle spalle un passato che, a dire di alcuni, si addiceva poco ad un uomo di classe. Il padre di Liam, Geof, era stato un operaio in un'azienda metalmeccanica, ed era riuscito ad uscirne solo dopo che la figlia primogenita ebbe vinto alcuni concorsi di bellezza; Liam era il secondo di due figli, ed era cresciuto negli agi fin da piccolo, dato che sua sorella Nicole aveva iniziato a partecipare e vincere i famosi concorsi all'età di 10 anni, ovvero quando lui ancora non era nato... Grazie ai premi in denaro ricevuti, Geof poté permettersi di licenziarsi e di aprire un albergo, che poi era diventato un'intera catena negli anni; attualmente la Payne society possedeva ben 15 alberghi in tutta l'Inghilterra, e la famiglia in questione era stata ben accettata nel quartiere dei facoltosi.

Dopo le lezioni normali, i tre ragazzi e gli altri compagni si recarono come d'abitudine al campo da tennis della scuola, per la giornaliera lezione di quella che si potrebbe chiamare "Educazione fisica", ma che in realtà era un corso in cui si insegnavano sport di classe come il golf, il cricket e, giust'appunto, il tennis.

Disponendo di quattro campi, non tutti i ragazzi potevano giocare contemporaneamente, e perciò Harry, Liam e Zayn stavano seduti sui divanetti e bordo campo, sotto un grande gazebo che li riparava dal calore del sole; Harry teneva il suo tablet sulle gambe, controllando non si sa bene quale giornale on-line, mentre gli altri due parlavano di un ricevimento a cui sarebbero dovuti andare con i rispettivi genitori, lamentandosi di quanto sarebbe stato noioso, finché non decisero di inserire anche l'amico nella loro conversazione:"Harry -disse Liam- ci sarai anche tu domani sera?" Il riccio fece spallucce:"Molto probabilmente si... Mia madre viene sempre invitata a quelle robe di beneficenza..." Zayn annuì:"Sai, mio padre ha tentato di convincermi ad indossare una di quelle tuniche da sceicco per la festa..." Disse scuotendo la testa, mentre Liam gli passò un braccio attorno alle spalle:"Tanto saresti comunque bello, non preoccuparti" disse ridendo; Zayn sorrise all'amico e si avvicinò a lui, mentre Harry tornava sbuffando a leggere il suo quotidiano on-line: detestava quando quei due facevano così, sembravano tremendamente gay e, sebbene lui sapesse che non lo erano, parecchi ragazzi (che rientravano nel gruppo di quelli che non gli andavano a genio) parlavano malignamente dei suoi due migliori amici.

Quando fu il suo turno, Harry si alzò ed andò nel campo che si era liberato, pronto per l'ennesima partita a tennis della settimana, sicuro che avrebbe vinto anche quella volta.

*

"20....40..50!" Louis rimise in pigna i soldi sul tavolino, poi guardò Niall:"Biondo, ti rendi conto?! 50 sterline in un giorno! Mai visti tanti soldi!" L'irlandese sorrise:"Non esaltarti troppo Lou... Finiranno immediatamente, lo sai bene..." Louis sospirò:"Lo so, lo so... Ma almeno possiamo dar da mangiare a tutti oggi..." E, dopo essersi alzato, uscì dalla baracca diretto allo spaccio più vicino.

Louis fece la fila alla cassa con il cesto stracolmo di roba: era riuscito a comprare pane, formaggio, affettato, una piccola torta e addirittura una bottiglia di CocaCola; gli altri in fila con lui lo guardavano male, irritati dal fatto che un ragazzo così giovane riuscisse a comprare tanta roba da mangiare in un solo giorno, quando loro spesso riuscivano a portare a casa a malapena del pane e qualche pezzetto di formaggio.

Gli alimentari non costavano molto nel quartiere povero, poiché i prezzi venivano ribassati per potersi adeguare ai guadagni di chi ci viveva, ma nonostante ciò c'erano cibi che venivano mangiati molto di rado, e che i più piccoli non avevano nemmeno mai assaggiato.

Era il caso del latte, che raggiungeva prezzi davvero assurdi certe volte, di molti tipi di frutta e , soprattutto, della carne; rossa o bianca che fosse, la carne veniva sempre a costare un sacco di soldi, e vi era un gran numero di famiglie che tenevano da parte i soldi tutto l'anno per potersela permettere a Natale, a Pasqua o anche solo per il compleanno di uno dei loro figli. Louis e Niall erano riusciti a mangiarla solo un paio di volte a Natale, mentre i bambini di cui si occupavano non sapevano nemmeno che aspetto avesse una bistecca, ma dopotutto comprare carne per 15 marmocchi sarebbe venuto a costare davvero troppo, e i due ragazzi non potevano permetterselo.

Quando tornò a casa, Louis fu accolto con grande gioia da tutti i bambini, felici di vedere che per qualche giorno avrebbero mangiato bene: certo, l'affettato andava mangiato subito, ma pane e formaggio sarebbero bastati almeno per due giorni, includendo la cena e la colazione.

Niall guardò scettico l'amico:"Dolce?" Louis sorrise:"È il compleanno di Antony, ricordi?" Niall annuì:"E la CocaCola?" "Beh, quella era per fargliela provare...e poi dai, Niall, nemmeno é quella vera, che problema c'é?!" Disse allegro, per poi andare a prendere sulle spalle il piccolo Antony, che quel giorno faceva 5 anni, e cantargli tanti auguri insieme agli altri bambini.

A dire la verità, nessuno di loro sapeva il giorno preciso in cui era nato; Niall e Louis avevano una data di nascita decisa dall'orfanotrofio, che corrispondeva al giorno in cui erano arrivati li, e per quanto riguardava i bambini orfani che gli stavano appresso, avevano scelto loro il giorno del compleanno, affidandosi al caso; l'anno era semplice da sapere, bastava chiedere in giro e tra le baracche trovavi sempre qualche vecchia levatrice con la memoria di ferro che aveva aiutato una donna a far nascere il bambino in questione, ma nonostante ciò non era raro che in generale alcuni bambini festeggiassero il loro quarto compleanno quando sarebbe dovuto essere il quinto, o addirittura il sesto.

*

Il signor Styles si tolse il tovagliolo da collo, si tamponò la bocca e lo ripose sul tavolo; la signora Styles lo sollevò dalle sue gambe e lo piegò elegantemente accanto al piatto... Harry lasciò cadere rumorosamente le posate nel suo piatto semi pieno, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero dal padre e una d'apprensione della madre:"Harry tesoro - disse Anne- perché non hai mangiato tutta la cena?" Harry sbuffò:"Perché sono stufo di mangiare filetto, aragosta, salmone, ratatouille..." Suo padre lo guardò accigliato:"Ottimo, e cosa vorresti mangiare?" "Qualcosa di più normale! Non so, patatine, hamburger, pollo..." Robert scosse la testa contrariato:"Tutti i ragazzi della tua età mangiano questi cibi raffinati, quindi non fare scene inutili e finisci l'aragosta".

Quando il ragazzo finì la cena si alzò da tavola bruscamente:"Con permesso, io salirei nella mia stanza..." "Esci stasera, tesoro?" Harry scosse la testa, e sua madre sembrò sollevata:"Tieniti impegnato per domani Edward, ti ricordo che abbiamo il ricevimento..." Harry annuì rivolto al padre e salì in camera, dove indossò il pigiama e si mise a letto a guardare la tv; quando si addormentò, Adam entrò nella stanza, spense la televisione, sistemò la vestaglia e le pantofole ed uscì silenziosamente come era entrato.

*

Dall'altra parte della città, Louis e Niall avevano messo a letto tutti e 15 i bambini, o per meglio dire li avevano infagottati nelle coperte o nei sacchi a pelo, poi erano entrati nella loro baracca e si erano infilati nei loro, per così dire, letti.

Niall si addormentò subito, mentre Louis si mise a fissare il pezzo di cielo che si vedeva dalla fessura nel tetto in lamiera, sognando come sempre che la sua vita potesse cambiare almeno quel poco da permettergli di non rischiare di morire di freddo la notte.

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