Dark Star...

By arianna43dddfv

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Dark Star - Il potere delle origini Kira ha poco più di diciotto anni. È stata adottata in tenera età da una... More

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- Epilogo -
Sequel

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By arianna43dddfv

Kira


In infermeria si respira un'aria tutt'altro che vacanziera. I miei amici sono accanto al letto di Erik e hanno il viso contratto dalla stanchezza. Li affianco mentre il capitano resta nei pressi della porta e osserva ogni mio movimento come un secondino sorveglierebbe un pericoloso prigioniero. È irritante!

I ragazzi si voltano a guardarmi, squadrandomi dalla testa ai piedi.

"Kira, sei uno schianto!" esordisce Andy.

"Già! Sei davvero un bel bocconcino," incalza Robert con malizia.

Sarah si avvicina e guarda con insistenza la mia scollatura.

"Kira, anch'io ti vedo diversa. Sei più... diciamo... in carne," biascica incredula.
Il capitano ascolta attentamente i loro commenti. Sarà meglio cambiare argomento.
"Ragazzi, smettetela. È il vestito attillato che valorizza le mie umili forme. Piuttosto, lasciatemi parlare con Erik."

Erik solleva la testa dal cuscino quanto basta per fissarmi intensamente ma, subito dopo, abbassa lo sguardo come se provasse vergogna.
"Kira tu conosci il mio segreto, vero?" sussurra senza guardarmi.

"Che segreto? Di che stai parlando?"
Ho paura di quello che potrebbe dire. Erik sfiora nervosamente l'ago della flebo che lo sta idratando e riprende a parlare, mantenendo il tono della voce molto basso.

"Ragazzi, sono un essere spregevole e Kira già ne conosce il motivo. Lei ha visto tutto."
Delle lacrime iniziano a rigare il volto paffuto del nostro amico. Sarah si sporge verso di lui e lo abbraccia con dolcezza, lasciandoci sorpresi. Robert prova a commentare il gesto di Sarah con una delle sue stupide battute, ma è interrotto dall'arrivo di Jessica che irrompe nella stanza senza alcun riguardo per il contesto.

"Kira, dove diamine sei stata? Ti ho cercata ovunque."

"Hai ragione, Jessica. Avrei dovuto avvertirti, ma adesso calmati. Sto bene. Ho solo fatto una lunga doccia rigenerante."

"Sì, lo vedo. Direi che la doccia ti ha più che rigenerata." Lo sguardo di Jessica scende sul mio corpo e temo che stia per fare uno dei suoi commenti coloriti, ma la situazione prende tutt'altra evoluzione.

Erik si alza dal letto e, con un gesto veloce, si estrae dal braccio l'ago della flebo; Andy e Robert tentano di fermarlo, ma la stazza di Erik rende le cose difficili. Il dottor Alber afferra una siringa e si rivolge al capitano, suggerendo la somministrazione di un sedativo.

"Basta con i sedativi," urla Erik con angoscia, "dormire non mi farà fuggire dalla realtà. Kira, tu sai che voglio dire, vero?" Erik mi afferra per le braccia, mi strattona e pronuncia parole senza senso. Il dottore indietreggia intimorito, mentre il capitano mi affianca e ordina al nostro amico di rimettersi a letto. Il tono di Vanni è così autoritario che Erik obbedisce subito.

"Scusatemi. Non volevo spaventare nessuno ma, vi prego, basta con i sedativi," bisbiglia mortificato.

Jessica si fa avanti e prende in mano la situazione.

"Erik, insomma. Che ti è successo? Sputa il rospo!"

Le parole di Jessica sembrano far breccia nell'animo di Erik che, con evidente sofferenza, inizia a raccontare.

"Ragazzi, non vi ho mai rivelato alcuni dettagli del mio viaggio della speranza. Come già sapete ho attraversato la Libia insieme a mia madre, ma non eravamo soli. Con noi c'erano anche mia sorella Zahira e il suo fidanzato Murat. Loro sognavano di sposarsi in Europa. Dopo aver attraversato tutta la Libia, patendo fame, sete e maltrattamenti, riuscimmo a imbarcarci su un vecchio barcone che dalla costa libica avrebbe dovuto portarci in Grecia," Erik si interrompe. Esala un respiro profondo e, asciugandosi le lacrime, alza lo sguardo verso di me e riprende a parlare.

"Ebbene, durante la navigazione, il nostro barcone si scontrò violentemente contro un peschereccio; entrambe le imbarcazioni si ribaltarono e finimmo tutti in acqua. Oltre cento persone, comprese donne e bambini. Ancora mi sembra di sentirne le loro urla disperate. Riuscii subito a far salire mia madre su quello che restava della nostra imbarcazione. A quei tempi ero molto agile e questo mi permise di trarre in salvo numerose persone. Avevo un'energia insolita, probabilmente frutto dalla disperazione. Eppure, la stanchezza arrivò; mi fermai per prendere fiato e, solo in quel momento, realizzai che di mia sorella e Murat non c'era traccia. Mi guardai intorno e improvvisamente mi si insinuò nella mente il maledetto dubbio che i miei cari potessero essere tra i numerosi cadaveri che mi galleggiavano intorno. Provai una stretta al cuore e mi sentii svuotato di ogni energia, ma dovevo trovarli. Comincia a nuotare tra i cadaveri e ad immergermi sotto le imbarcazioni rovesciate e finalmente li trovai. Erano lì." Erik fa una breve pausa, è affaticato, ma non si ferma e restiamo ad ascoltarlo in rispettoso silenzio.

"Zahira era sotto il peschereccio ribaltato, aveva i piedi intrappolati in una vecchia rete a strascico e Murat la teneva per mano. I loro occhi erano aperti, si guardavano con amore. Lui cercava di tirarla fuori da quella morsa diabolica. Kira, so che tu hai visto tutto. Hai visto Zahira com'era bella?" sussurra il mio amico in preda all'angoscia.

Gli stringo la mano e cerco di parlargli.
"No, amico mio. Non ho visto nulla di tutto questo. È chiaro che sei sotto shock. Quando eravamo sott'acqua ti ho solo liberato un piede da una rete da pesca e forse il tuo inconscio ha ripercorso questo brutto trauma."

Lui sembra non ascoltarmi.

"Kira, hai visto come ho cercato di raggiungerli, vero? Ci ho provato e riprovato. Poi, improvvisamente, quella dannata trave si è spostata e ha colpito Zahira spingendola ancora più giù. Ho seguito il suo sguardo terrorizzato che si allontanava per sempre da me. Murat continuava a tenerle la mano e il mare ha inghiottito anche lui. L'ho abbandonati. Ero impietrito e mi mancava l'aria. Sono riemerso e ho visto la nave di Medici Senza Frontiere. In principio ho creduto che fosse un miraggio, perché per tutto il tempo delle immersioni non mi ero accorto dell'intervento dei soccorritori italiani. I naufraghi erano stati imbarcati e la nave si stava allontanando. Mia madre si sporgeva dalla balaustra e urlava i nostri nomi. Era straziante. Le sue urla erano disperate e..." Erik si interrompe e alza lentamente la testa, mostrandoci i suoi teneri occhi resi gonfi dalle lacrime. "Ragazzi, sono stato un vigliacco. Non potrò mai perdonarmelo."

A tutti è chiara la fine della storia: Erik seguì la nave di Medici Senza Frontiera. Poco dopo, il nostro amico completa il suo racconto e ci rivela le emozioni provate in quei drammatici momenti.

"Mi ripetevo di non avere più le forze, ma la verità è che non avevo il coraggio di immergermi ancora. Ero terrorizzato, impietrito da tutto lo scenario che mi circondava e li ho abbandonati. Li ho lasciati morire. Sono stato un mostro. Non ho avuto il coraggio di confessarlo a mia madre. Lei non sa nulla di tutto questo. L'unico bagaglio di mia sorella era il suo vestito da sposa, da allora la sogno ogni notte con indosso quell'abito. Nei sogni lei è delusa di me."

È dura vedere il nostro gigante buono così vulnerabile, ma il suo stato d'animo mi permette di dare un senso alle parole di Arcadia. Lo strano involucro in cui Erik è stato rinchiuso gli ha davvero riportato alla mente dei vecchi ricordi... ricordi evidentemente spiacevoli.

Il nostro amico continua a colpevolizzarsi, fin quando non interviene Jessica.

"Erik, adesso basta piangerti addosso. Sei stato ingamba. Hai salvato decine di persone e a nostro parere hai fatto la scelta giusta. Non potevi fare più niente per loro. L'errore è stato tenerti questo fardello tutto per te, la tua sensibilità e il tuo altruismo sono noti a tutti. Adesso riposati e sono sicura che domani ti sentirai bene"

Erik la guarda fissa. Sembra scettico, ma non replica, e si accuccia sul cuscino. È sfinito. Il medico ci esorta a uscire dalla stanza per farlo riposare.

"Dottore, io non vado da nessuna parte," sbotta Sarah con tono categorico, afferrando la mano di Erik, "resterò accanto a lui nel caso in cui avesse bisogno di qualcosa."

Erik sgrana gli occhi per la sorpresa e stringe la mano di Sarah, come per ringraziarla. Il dottore fa un cenno di approvazione e noi altri usciamo dalla stanza.

"Allora, ragazzi che si fa? Andiamo a bere qualcosa?" esordisce Robert appena fuori dalla stanza.

"Sei sempre il solito superficiale. Come puoi pensare a divertirti dopo il racconto di Erik," lo rimprovero.

"Kira, non preoccuparti. Domani Erik starà benissimo, la scollatura di Sarah lo farà risorgere," replica divertito.

Le parole di Robert alleggeriscono la tensione e scoppiamo tutti a ridere. Il capitano si mantiene a distanza, gioca con delle chiavi che mantiene tra le mani e mi aspetta con aria disinvolta. Jessica si avvicina e accenna qualcosa sul mio aspetto. Vorrebbe parlarmi, ma la interrompo e con un cenno della testa le indico il capitano. È perplessa ma mi lascia andare senza nulla commentare. Raggiungo Vanni per lo "spuntino", ma non so ancora come affronterò il suo interrogatorio.

O

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