Emma Mccall-Senior Year

By ElisaMonaco95

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È passato un anno dall'ultima volta che abbiamo visto Emma e la ritroveremo nientemeno che in una cella di Ei... More

Em-Em
Ritorno a casa
Trappola malriuscita
Missione di salvataggio
Amici/ Nemici
Avviso
Anno perduto
Informazioni
Lyds
Bacio Rubato
La Bestia
Tasselli Mancanti
Stiles
Interferenze
Canaan
Caccia Selvaggia
Diploma
Buon Natale!
Sequel

Ricordi

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By ElisaMonaco95

"Scott" sussurro prima di cadere in un confortante oblio.

Quando riprendo conoscenza cado nel caos. Sento i paramedici elencare tutte le mie ferite mentre trascinano la mia barella non so dove.

Cerco di aprire gli occhi e, al mio insuccesso, rantolo per dar segno del mio risveglio.

"Resisti, Emma. Sei al sicuro ora" mi dice la voce della mamma, accarezzandomi i capelli, ma non resisto tanto prima di ricadere nell'oblio.

Sono arrivata a Las Vegas da due settimane e già tutte le creature sovrannaturali del posto mi conoscono e mi temono. Mi piace ed ormai solo questo conta per me.

Sono ad uno dei numerosi disco bar della metropoli e al mio fianco c'è Trevor. E' un licantropo nerd e idiota che mi offre vitto e alloggio gratis. Penso che abbia una cotta per me e questo mi diverte. Non mi importa assolutamente nulla di lui, anche se in questi pochi mi ha salvato l'osso del collo parecchie volte. Ecco perché non me ne sono ancora liberata.

"Dovresti essere più gentile, sai? Si ottengono molte più cose con la gentilezza" mi riprende lui mentre io, solo sbattendo un pugno sul bancone, ottengo un altro bicchiere di bourbon.

Bevendo il bicchiere tutto d'un sorso, ribatto con un pigro "Non mi importa"

"Te lo ricordi, vero, che non ti puoi ubriacare?" domanda lui imperterrito come se fosse mia madre.

Sbuffando dico "Trevor, perchè non vai a farti un giro e mi lasci in pace?"

Dopo una risata divertita il ragazzo dice "Non sopravvivresti un minuto senza di me"

"Non ne sarei così sicuro, se fossi in te" dico dirigendomi, senza pagare, all'uscita.

Dopo un minuto di silenzio, la voce del lupo interrompe la pace, dicendo "Non ci conviene restare qua fuori. Di notte qua pulula di cacciatori. Meglio tornare a casa."

"No. Io ho voglia di fare serata. Non mi va di andare a casa a dormire come i vecchietti di sessant'anni... e te" ribatto prontamente io già annoiata della sua presenza.

"Possiamo aggiungerci anche noi alla festa?" chiede una voce maschile alle mie spalle.

Appena mi giro, sbuffo spazientita. Due uomini robusti tengono immobilizzato Trevor, minacciando di tagliargli la gola con un coltellino svizzero.

"Emma Mccall. Credevo fossi solo una leggenda. Anche tuo fratello Scott è qui con te?" chiede l'ormai palese cacciatore, sicuro di avermi in pugno.

Alzando un sopracciglio scettica controbatto "Se tu credi che solo perché hai quello lì come ostaggio io parli, sei un vero idiota"

"Come ti permetti ragazzina?!"ribatte il compagno del cacciatore, rimasto in silenzio fino ad ora.

Io non rispondo, facendo brillare solo i miei occhi verdi come ammonimento.

Il tizio subito si zittisce, lasciando parlare quello che si presume essere il capo.

Con in faccia un sorriso falso, l'uomo dice "Non vogliamo combattere. Vogliamo solo presentarvi altre persone"

"Ho un'idea migliore. Perchè non presentate queste suddette persone al mio amico e a me lasciate in pace a vivere la mia tranquillissima vita?" chiedo io stufa di tutto questo teatrino.

"Mmm... sarebbe più carino se venissi anche tu sai? Sei più preziosa" cerca di incantarmi lui.

"Ho altri programmi per oggi. Magari la prossima volta, eh?" propongo io. Poi rigendomi verso la strada principale saluto "E' stato un piacere conoscervi. Addio, Trevor"

"Emma! Emma, no! TI PREGO!" mi urla dietro Trevor mentre viene trascinato a forza dai due cacciatori.

Poco dopo sento uno sparo e io senza guardarmi indietro, scompaio nella folla.

Ritorno alla realtà all'improvviso. Non ho ancora la forza di aprire gli occhi. Sento che, aggiunti ai rumori dei miei macchinari, collegati a me, ce ne sono altri, il che spiegerebbe la presenza di un'altro respiro nella stanza.

In quello che presumo essere il corridoio delle voci stanno urlando. Stiles e Scott. Di nuovo.

Il mio cuore incomincia a battere al''impazzata, improvvisamente. Non capisco cosa mi sta succedendo, ma presumo nulla di buono, visto che svengo nuovamente.

Ho viaggiato per un po', fino a quando, ad inizio estate ho deciso di tornare a quello schifo di città che è San Francisco.

Mio padre, quando un mese fa sono comparsa davanti alla sua porta, è sembrato sollevato o quasi felice di vedermi.

Sembra voler star con me il più tempo possibile e questo mi infastidisce. Sono venuta qui per avere una casa vuota tutta per me, non un padre apprensivo voglioso di recuperare il tempo perduto.

Penso stia pianificando una di quelle gite padre e figlia o robe del genere, perchè sta bisbigliando al telefono da giorni, ma non mi importa fino a quando non interrompe la mia quiete.

"Domani torneremo a Beacon Hills" annuncia mio padre affacciandosi nella mia stanza.

Svogliata e infastidita dell'interruzione del mio momento di pace, rispondo "Io non ci vengo"

"Ci potrebbe volere più tempo del previsto. Non ti lascio qua da sola"insiste lui serio.

"Lo hai fatto per anni. Ora lasciami in pace" dico io.

Entrando nella mia stanza, disobbedendo al mio ordine, mio padre ribatte "Tu verrai con me. Sono stato chiaro? Niente obbiezioni, niente proteste, niente capricci! Sembra tu stia tornando indietro invece che andare avanti Emma!"

Scoppio a ridere e sfacciata chiedo "Tu non puoi darmi ordini né costringermi a fare qualcosa".

"Sono tuo padre. Posso fare questo e molto altro. Non sei più in te. Non so cosa ti stia succedendo, ma hai bisogno di aiuto" ribatte lui con tono più calmo.

Sbuffo e, dandogli le spalle, pongo fine alla discussione.

Questa volta il risveglio è più brusco di quanto mi aspettassi. I sensi vengono risvegliati da una forte scarica elettrica che risveglia tutto il mio corpo e soprattutto il mio cuore. Sento le voci ovattate di dottori e infermieri chiamarmi, ma non riesco a raggiungerle.

E' da una settimana che sono rinchiusa in una stanza nei sotterranei di Eichen House e mi sto annoiando a morte.

Tutti gli infermieri che passano mi guardano come se fossi un fenomeno da baraccone. Poveri piccoli umani. Non capiscono che stanno alimentando solo idee su come vendicarmi.

Mio padre mi viene a trovare ogni giorno con un'espressione dispiaciuta stampata in faccia.

Penso che ste ne stia per andare e questa non può che essere una bella notizia. Spero che faccia un incidente durante il viaggio di ritorno.

Come ha osato portarmi in questo posto!? Come ha potuto rinchiudermi in questa cella ricolma di sorbo degli uccellatori!?

Come se lo avessi evocato, il traditore fa il suo ingresso nella mia 'stanza"'

"Ehi, come stai?" chiede con la sua solita faccia da cane bastonato.

Alzo un sopracciglio, non sprecando nemmeno un po' del mio prezioso fiato.

"Devo tornare a San Francisco. Lo sceriffo Stilinsky se la sta cavando egregiamente da solo ed è meglio interferire" continua lui come se mi interessasse.

Sospirando e avvicinandosi al letto in cui sono stravaccata dice "Il dottore dice che da oggi incomincerai il tuo trattamento. Sarà difficile, lo so, ma ritornerai la ragazza solare di un tempo. Ne sono sicuro"

"Quella era Paige. Io non centro assolutamente niente con lei" protesto io sprezzante.

"Emma quello che sto facendo è per il tuo bene." cerca di intenerirmi lui senza successo.

La piccola recita di mio padre viene interrotta dall'entrata del 'dottore' nella stanza che si scusa subito dicendo "Scusi signor Mccall, ma devo incominciare la cura di sua figlia"

Annuendo mio padre si gira verso di me dicendo "Fai la brava"

Si avvicina per toccarmi la spalla, ma io schivo il suo tocco, disgustata.

Sospira nuovamente e, dopo un breve cenno al dottore, se ne va.

Appena mio padre è fuori portata, il 'dottore' si avvicina a me lentamente dicendo "Tuo padre non ha idea di cosa sei vero?"

Io alzo un sopracciglio e mi volto dall'altra parte, per chiudere il discorso.

Mossa sbagliata.

Il dottore sfrutta questo mio momento di distrazione per infilarmi un ago nel braccio e farmi cadere nel buio più totale.

La terza volta che mi risveglio mi sento intorpidita e debole. Non riesco a muovere un solo muscolo del mio corpo che sembra pesare tonnellate.

Non riesco a reggere a lungo lo stato di coscienza neanche questa volta. Sento,  una voce bisbigliarmi "Non lasciarmi, Emy", e, sentendo due labbra fresche posarsi sulla mia fronte, cado per l'ultima volta nell'oblio con un sospiro.

Sento la voce del pazzo che mi ha sedato diventare sempre più chiara fino a quando non ritorno del tutto lucida.

Sono legata ad un lettino chirurgico, circondata da oggetti dalla dubbia provenienza.

"Lasciami. Andare. SUBITO!" ordino io perentoria.

Ridendo il dottore, che mi dà le spalle, dice "Non muoverti, Emma. Ad ogni tuo movimento una goccia di veleno di Kanima si avvicinerà alla tua ferita, rischiando di avvelenarti dall'interno"

Come per dispetto picchietta un po' la sacca della flebo, facendo scivolare più in giù dal tubicino una goccia di veleno.

"Che vuoi?!" sbotto io minacciosa.

Girandomi intorno, risponde il pazzo "Solo capire i tuoi limiti. Fino a dove puoi spingerti."

E poi dà il via alle torture costellate dalle mie urla e i suoi dannatissimi esperimenti.

Quando mi sveglio del tutto, apro gli occhi di scatto, come a verificare che quello che ho appena ricordato, non sia reale.

Entro in panico quando vedo tubicini uscirmi dal braccio e liquidi entrare nel mio corpo. Il macchinario che controlla la mia attività cardiaca impazzisce, in contemporanea con il mio cuore.

Mi guardo intorno smarrita e impaurita prima che il viso di mio fratello mi occupi tutta la mia visuale.

"Emma! Ehi, calmati. E' tutto a posto" dice accogliendomi tra le sue confortanti braccia.

Con ancora le mie urla nelle orecchie, balbetto, tremante "Io... io, non..."

"Shh. Sei al sicuro adesso" mi conforta lui, cullandomi.

Quando finalmente riesco ad ottenere un po' di lucidità, sciolgo l'abbraccio asciugandomi le poche lacrime traditrici che sono sfuggite al mio controllo.

"C-cosa è successo?" chiedo cercando di distrarmi.

Sospirando, mi informa "Tu e lo sceriffo siete stati attaccati da una Chimera. Da quello che abbiamo capito era un misto tra un Kanima e un Berserker"

"Berserker?" lo interrompo io stranita.

"E' una creatura selvaggia che si trova soprattutto nel Sud America. Diciamo che sono umani che perdono la loro umanità. Ne abbiamo avuto a che fare l'anno scorso" spiega mio fratello.

Aggrottando le sopracciglia, dico "Prima o poi mi dovrete anche dire cosa è successo durante il mio anno di assenza. Sembra che io sia stata via per decenni."

Accennando ad una risata sarcastica, Scott dice "E ancora le cose stanno cambiando. Il branco sembra essersi frantumato"

"Ancora non hai parlato con Stiles?" chiedo cauta.

Scuote la testa dicendo "E' stato tutto il tempo con il padre e l'unica volta che gli ho cercato di parlare mi ha buttato a terra"

"Come sta lo sceriffo?" chiedo preoccupata.

"Come te ha passato un brutto momento, ma ora sta bene" risponde. Poi vedendo il mio sguardo confuso continua "Siete stati in terapia intensiva per un'intera giornata. Tu hai anche avuto un arresto cardiaco. Ci hai fatto prendere un bello spavento"

"Ma come ho fatto a salvarmi? Se... se il veleno di Kanima ha un effetto mortale su di me, come ho fatto a sopravvivere?" chiedo pensierosa.

"Mamma appena sei arrivata qui, si è inventata che avevi diverse allergie scoperte da poco. E' stata un mossa furba. Sei entrata subito in sala operatoria, dove ti hanno prelevato gran parte del veleno. Sfortunatamente però il restante veleno è arrivato velocemente in prossimità del cuore invece che essere smaltito. Quindi hai avuto un arresto cardiaco" spiega Scott cupo.

Prendendogli la mano, lo conforto dicendo "Riusciremo a rimettere tutto a posto. Insieme ce la faremo, come al solito."

"Stiles non è con noi questa volta" controbatte subito mio fratello.

Sbuffando, contrariata dal suo lato drammatico, sbotto "Se entrambi metteste da parte il vostro orgoglio maschile e faceste gli adulti una santa volta, forse lui sarebbe già qui."

"Fatto sta che non c'è e quindi io non so come fare"dice Scott.

"Beh, finchè non vi chiarite, e stai certo che quando sarò in grado di uscire da questo posto, lo farete, prova a pensare come fa lui. Metti tutto su una lavagnetta e cerca di capire i nessi tra tutto" consiglio io.

Annuendo determinato, mio fratello afferma "Hai ragione. Devo fare pensieri alla Stiles."

Vedendolo prendere le sue cose chiedo "Ehi! E ora dove vai?"

"A casa. Devo curare la ferita e poi cercherò di mettere insieme un piano. Tranquilla fra un po' dovrebbe arivare la mamma" dice mentre mi posa un bacio sulla fronte.

Mentre esce, esclamo "La ferita?! Quale ferita!? Scott! Accidenti! Almeno tienimi aggiornata!"

Mi risistemo nel letto imbronciata, e, prendendo il telecomando accendo la TV per farmi un po' di compagnia.

**Angolo Autrice **

Holaaa amigoss
Scusate il ritardo con l'aggiornamento, ma ancora non sto del tutto bene.
Grazie dei messaggi o commenti di pronta guarigione che mi avete mandato. Siete unici!😍
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se avete domande non esitate a farmele 😘
Non so se ce la farò a pubblicare lunedì perché ho finito i capitoli già pronti, ma cercherò di aggiornare entro la prossima settimana
Un bacione
Eli😘

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