« pretty boy » taekook [ita]

By minxiety

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un viaggio speciale tra un grazioso junior chiamato jeon jungkook, amante dei glitter ed un senior dalle buon... More

{null}
★ prologue
★ jeon jeongguk
★ kim taehyung
★ piano
★ you're ignoring me
★ read out loud
★ hold me tight
★ car ride
★ jealousy
★ i understand
★ at it again
★ thank you for taking care of me
★ he likes me
★ blushing
★ boyz with fun
★ dinner plans
★ about you
★ tell me something
★ awkward duet
★ save me
★ lashing out
★ bath bomb
★ fever
★ football game
★ i'm scared
★ packing
★ jersey
★ new things
★ dining table
★ love bites
★ bottled truth
★ going home
★ locked doors
★ doodled skin
★ lace skirt
★ forgiveness is a virtue
★ giving up
★ terrorizing pub
★ my answer
★ do to me
★ bonfire flames
★ one more day
★ would you love me
★ sunny days
★ slashed cord
★ bathtub
★ moonlight
★ doctors
★ ring
★ school day
★ one night
★ stumble
★ tapping
★ staying back
★ first cycle
★ sparkling lights
★ pretty boy
★ epilogue
☆ playlist。

★ glitter glue

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By minxiety

capitolo cinque ;; glitter glue
jeongguk's perspective
°..:*° 

Era piacevolmente ipnotizzante. La sostanza chiara fatta di plastica mi scorreva tra le dita. Si appicciava al tavolo, ma non me importava granché. Era dorata, la colla, e si illuminava come un faro. Scivolava sulle mie mani, lasciando una spessa pellicola di appiccicume su di essa. La maggior parte delle persone escono dalla fase del giocare con la colla, ma io ci ero ancora dentro.

Un leggero sospiro passa tra le mie labbra quando il glitter ricopre il mio tutto. La luce dell'abat-jour lo mette in risalto, e le sue sferette dorate vanno a finire proprio sulla mia faccia.

I miei occhi non erano più rossi e lacrimosi, ma ancora pizzicavano un po'. La colla brillante doveva essere un modo per tenermi distratto dai fatti accaduti in quel giorno. Aveva funzionato per poco. È solo che quel ragazzo Taehyung non mi piaceva molto. C'era qualcosa di strano in lui. Forse era la sua aura che risaltava fin troppo oppure l'irritante modo di enfatizzare tutte le sue sgradite parole. Era ovvio che non intendesse offendere, ma questo non significava che fosse richiesto.

C'era musica leggera in sottofondo. Il mio cellulare era attaccato ai miei speaker ad acqua, i colori dell'arcobaleno andavano su e giù seguendo il ritmo basso, e sì, era un'altra canzone basata sulla California. Capii che non ero io a scegliere sempre le canzoni sulla California, ma era colpa del compositore che cantava sempre della vita sulla costa ovest... o almeno la realtà di essa.

Sono una persona realista e schietta, ed è per questo che mi innervosisco quando le persone romanticizzano le cose. No, il tuo idol preferito non ti ama davvero, non ti conosce neanche. No, non sarai ammesso ad un college prestigioso, ma i tuoi genitori ti dicono di sì perché loro stessi sono accecati dal pensiero. No, non bacerai quel ragazzo prima che parta per l'Europa poiché se ne andrà lontano prima che tu possa anche pensare di vederlo un'ultima volta. La mia mente era davvero realista, e la odiavo per questo.

Non mi accorsi del mio respiro pesante prima che la colla cadesse sul tavolo, lasciando del glitter appiccicoso sulle mie piccole, pallide mani. Con furia, sbatto le mani sulla superficie bianca, alzandomi in piedi e facendo cadere la sedia dietro di me. Ne avevo abbastanza di me, che cosa stupida stancarmi di me stesso.

Lascio la sedia a terra, andando poi in cucina e bagnando un pezzo di carta prima di tornare indietro a pulire il tavolo e le mie mani. La mia breve beatitudine era stata bella, ma non appena la musica si ritrasforma in una triste melodia, la spengo velocemente, spegnendo tutto, niente musica, niente tv, niente luci, nessuna parola.

––––

"Jimin-ah," sussurro tra i singhiozzi. Il cellulare è freddo contro le mie guance bagnate, comodamente fermo sulla mia spalla mentre con le braccia mi avvicino le ginocchia al petto, "Ho bisogno di un amico, proprio adesso." Continuo, le spalle che tremano assieme al mio labbro inferiore.

"Jeongguk, che succede?" Chiede flebilmente Jimin. Il suo tono solitamente felice è adesso serio e calmo, "Dimmelo... sai che ci tengo a te."

"Lo-lo so h-hyung," Tiro su col naso, i miei occhi si chiudono stretti. È come se non riuscissi a smettere di piangere, "m-ma non s-so nemmeno c-cosa voglio. Ho urlato a-al nulla p-per mezz'ora," Prendo dei grandi respiri per non morire per mancanza di ossigeno nei miei polmoni, "perché, perché, perché, perché!?"

"Shh, shh, calmati, Tesoro." Dice dolcemente Jimin, intrappolandomi in un momento di sincerità. Il soprannome non passa inosservato, comunque. Jimin non usava mai questo genere di nomi con me, "Starai bene. Guardati un video di disegno. Sai che ti aiuta in questi momenti."

"M-ma ci ho g-già provato." I singhiozzi peggiorano mentre piango tra le ginocchia.

"Perché sei così triste di punto in bianco? Stavi bene stamattina, per favore Jeongguk, dimmelo. Voglio aiutarti." Jimin smette di parlare ma io non rispondo. Avevo già detto di non sapere il perché stessi piangendo, "È per il fatto del trasferimento di classe per il corso d'inglese? Puoi sempre chiedere di farti cambiare. Non devi per forza essere in quello avanzato."

"N-no, m-mi piace lì."

"Dongsaeng*?" Chiede delicatamente Jimin, attirando tutta la mia attenzione, "Puoi cantare per me?"

"C-cosa?"

"Canta per me... ti prego." Rilascio un gran sospiro, non volevo farlo.

"Devo proprio, hyung?"

"Per favore?"

Tiro di nuovo su col naso, prendendo il cellulare in mano e spostando le gambe dal petto. Questo mi ricordò di come fosse solo Jimin a sapere del mio canto, adesso invece, anche Taehyung lo sapeva. Non avevo nemmeno avuto una conversazione decente con il ragazzo, che già sapeva troppo di me. La canzone che lascia le mie labbra parla della California e della sua sublime, ossessionante essenza.

Le mie dita afferrano il piumone bianco poggiato sulle lenzuola bianche. Tutto è bianco: neutrale, diversamente da me. Non ero affatto come il bianco, l'assenza di colore, ma ero come il nero, talmente saturato di colori- emozioni- che ero diventato vuoto. In un modo in cui ero invidioso del colore chiaro, sapendo come riuscisse a far risaltare colori- emozioni- con naturalezza.

"Grazie, Kookie. Posso dire con certezza che stai già meglio. Ascoltati, non stai piangendo più." Mi dice Jimin, un sorriso consapevole sul suo viso, "Avevi solo bisogno di una distrazione."

Sorrido anch'io, grato del fatto che Jimin sapesse esattamente come farmi calmare, "Jimin?"

"Hm?"

"Sono felice di averti come amico."

Posso praticamente sentire il sorriso di Jimin ingrandirsi ancora, "Anche io, Jeongguk, vai a dormire adesso, è tardi."

"Tsk tsk, Jimin, non mi conosci? Starò sveglio per altre due ore." Scherzo ridacchiando leggermente.

"Lo so ma non mi piace che tu rimanga in piedi fino a tardi. Non ti fa bene alla salute."

Sospiro, guardando fuori dalla mia grande finestra, "D'accordo, andrò a dormire. Ma vai anche tu, okay?"

"Ovvio, ci vediamo domani, bello." Le mie guance si arrossano ai suoi nuovi soprannomi per me. Come cosa era curiosa, ma lo era in modo esuberante.

Ridacchio, "Buonanotte, Jiminie."

"Buonanotte, Jeongguk-ah." Allontano il cellulare dall'orecchio, guardando lo schermo.

Appare una foto di Jimin, i capelli rossi di prima erano diventati arancioni. La mano a V è posta in modo naturale affianco al suo viso mentre arriccia le labbra e mostra un occhiolino. Quando la sua foto non lascia i miei occhi, rido rumorosamente, "Jimin-hyung, devi attaccare per poter finire la chiamata."

"Stavo aspettando che lo facessi tu." La risata di Jimin esce dagli speaker del cellulare, "Va bene, va bene, ora vado, ciao."

"Ciao." Il pulsante rosso esce finalmente dallo schermo quando Jimin mette fine alla chiamata, assieme alla sua foto. Le informazioni di contatto di Jimin riappaiono, e cavolo, sono tentato di chiamarlo un'altra volta così da non restare solo con i miei pensieri adesso.

Il mio telefono vibra, ed una notifica fuoriesce sulla schermata.

Numero sconosciuto: Hey, tutto bene?

"Cosa?" Sussurro, toccando la notifica prima di farla sparire e rileggendo poi il messaggio. Non potevo nascondermi siccome era evidente che l'avessi letto, quindi inviai una pessima risposta.

Jeongguk: Scusa ma penso che tu abbia sbagliato numero.

Numero sconosciuto: Non sei Jeongguk?

Jeongguk: Sì... e tu chi sei?

Numero sconosciuto: Seokjin, quello di prima.

Jeongguk: Oh. Ciao Seokjin. Come hai fatto a prendere il mio numero?

Seokjin: Sono amico di Park Jimin e gli ho chiesto il tuo numero dopo aver sentito che non stavi bene.

Jeongguk: Okay. Grazie per esserti preoccupato, Seokjin, ma sto bene adesso. Jimin-hyung mi ha aiutato.

Seokjin: Bene, mi stavo preoccupando.

Jeongguk: Perchè ti preoccupi per me?

Seokjin: Perchè sembra che nessun'altro lo faccia sul serio, e nessuno dovrebbe mai provare una cosa del genere.

Allargo gli occhi alla sua risposta, sentendo quello stesso calore materno. Perchè quel ragazzo aveva degli amici così spaventosi?

Jeongguk: Ti ringrazio per avermi pensato, hyung, ma ora vado a dormire. Forse ci vediamo domani a scuola.

Seokjin: Certamente. Scusa il disturbo.

Jeongguk: Non ti scusare, buonanotte.

Chiudo l'applicazione ed ignoro il ding dopo averlo fatto. Il fatto che Seokjin fosse preoccupato per me mi confondeva ancora tantissimo, ma non avrei rifiutato il suo aiuto. Sarebbe stato così stupido. Lancio il telefono sulla parte di letto vuota e mi sdraio.

Per comodità, raggiungo il cappuccio con le dita e lo tiro giù, coprendomi gli occhi dalla luce fioca che illumina la mia stanza piccola ed accogliente, desiderando che il posto affianco a me non sia più vuoto e che ci fosse un corpo sdraiato vicino al mio. L'unica cosa è che il viso della persona era inesistente.

----

"Zitto." Mi lamento, lanciando un cuscino al ragazzo dai capelli arancioni che stamattina aveva deciso di presentarsi.

"Come faccio a stare zitto se non ti vuoi alzare?" Ribatte Jimin, cadendo sul letto affianco a me.

Apro un occhio, guardando Jimin che era più alto di me di cinque centimetri. Era ingiusto, davvero, "Guarda, mi sono alzato, ora lasciami stare." Ordino con la voce ancora impastata.

"Non posso, a scuola ci vieni con me stamattina."

"Perchè?" Piagnucolo, allungando la vocale, "Sono così stanco. Non voglio andarci."

"Ma sei andato a letto presto ieri, no?" Chiede debolmente Jimin, il suo viso non più pieno di giocosità, "Avevi detto che l'avresti fatto."

"Hyung, smettila di preoccuparti, ovvio che l'ho fatto." Gli rispondo fiocamente, facendo rilassare la sua espressione preoccupata, "È tutto, sono andato a letto presto, ma sono ancora fottutamente stanco."

"Okay..." Si ferma Jimin, sorridendo, "Hai appena detto fottutamente?"

"Sì e c'è qualche problema?" Chiedo duramente e finalmente sedendomi, fallendo miserabilmente nel tentativo di intimorire Jimin.

Jimin scuote la testa ridacchiando, "No, no, affatto, non mi piacerebbe venire attaccato da un mostro alto un metro e settanta."

"Chiudi il becco!" Urlo e gli lancio il cuscino in faccia, "Non vale, voglio prendere in giro io la tua di altezza!"

"No, mi piace la tua altezza, ti rende carino." Mi dice Jimin, lasciandomi appena a bocca aperta e con la faccia tutta rossa.

Dopo aver visto la mia reazione, Jimin si schiarisce la gola prima di alzarsi e scendere dal mio letto, "Vestiti o faremo tardi." Esorta, lanciandomi a casaccio una maglia morbida e pesante ed un paio di pantaloni di pelle per alleggerire la tensione che si era creata.

"Vabbè." Rispondo debolmente, guardando in basso verso i vestiti mentre Jimin usciva dalla mia stanza, chiudendosi la porta dietro.

Tiro su il tessuto pesante, allungando le braccia ed osservando la maglia che in realtà era un maglione— il mio maglione a strisce nere e rosse. Era permesso indossare maglioni con così tanti strappi a scuola? Eh, chissene frega.

----

Il piccolo appartamento è immerso nel silenzio mentre esco dal bagno dopo essermi lavato i denti. È così silenzioso che mi domando se Jimin se ne sia andato mentre mi stavo preparando. Mi passo le dita tra i capelli, facendoli arruffare poichè era da tipo tre giorni che non li lavavo. Passo per tutte le stanze, senza trovare quella persona irritante che ancora ostinavo a chiamare il mio unico amico, finchè non arrivo in cucina, ed eccolo lì.

"Hai preparato la colazione?" Chiedo sconvolto dall'entrata.

"Sarebbe meglio dire che ho infilato i waffles congelati nel tostapane, ma sì, l'ho più o meno fatto." Jimin fa spallucce, lanciandomi un waffle mentre morde il suo, "Non ci ho messo lo sciroppo sopra perchè dobbiamo portarceli dietro." Si gira verso di me e mi guarda dall'alto al basso prima di dare un altro morso dal suo waffle, ed io addento finalmente il mio, "Bell'outfit, chi l'ha scelto?" Chiede lui con un sorrisetto.

Ridacchio ed esco dalla cucina con un waffle ancora in mano prima di afferrare il mio backpack di jeans. Mi ricorda la giacca di Taehyung, sospiro al solo pensiero, "Dai Jimin, faremo tardi." Lo chiamo, aspettando di vederlo nell'ingresso.

Poi arriva, agguantando il suo zaino dalla mia mano, "Grazie."

"Hm, ora andiamo." Prendo Jimin per la manica, trascinandolo dietro di me e fuori dalla porta.

----

*in coreano, il termine 'dongsaeng' è usato per chiamare le persone più piccole, vale per entrambi i sessi.



Vi è familiare l'outfit di Jeongguk?

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