1. I FELL IN LOVE: Mi sono in...

Par VLove96

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VOLUME I Come si può detestare così tanto qualcuno da desiderarlo fino a questo punto? Emma ed Alex sono gli... Plus

Nuova copertina
Trailer
cast
Prologo ✔
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
CIAOOO
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Epilogo
Un nuovo inizio
Volume 3
Trailer Volume II
Trailer Volume III
Brokenheart - L'amore non conosce tempo

Capitolo 23

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Par VLove96

Abbracciami soltanto



"Ed ora abbracciami, perché

io, in quell'abbraccio,

ci passerei l'eternità"

- Cit.



Emma

È più di una settimana che siamo arrivati, ma Linda non si è ancora svegliata. Iniziamo a preoccuparci, perché i dottori hanno detto che inizia ad essere pericoloso se non si sveglia. Poterebbe peggiorare il trauma cranico, o peggio potrebbe non svegliarsi più. Non riescono a capire perché ancora non si sia svegliata, avrebbe già dovuto farlo da un pezzo. Domani dobbiamo partire nuovamente. Andrea non vorrebbe, ma Marco è riuscito a convincerlo, se si sveglierà o ci saranno complicazioni sarà il primo ad essere avvisato. La prossima settimana inizierà l'università, quindi io inizierò i miei studi e lui il suo lavoro. Mi appresto a correre in bagno, per vomitare per l'ennesima volta. Tutto questo stress non mi fa bene, sono stanca e non faccio altro che vomitare. Tra la storia di Linda e "la storia" con Alex, il mio cervello è arrivato al limite e si sfoga facendomi rigettare l'anima e chiudendomi lo stomaco. Mi poso al lavandino per sorreggermi a causa di un giramento di testa, poi mi sciacquo il viso e la bocca prima di tornare nella mia stanza. <<Tutto bene?>> mi domanda Alex che mi osserva da sopra il suo letto. <<Ho solo un po' di nausea. Sarà lo stress, sai Linda, l'università che inizia>> <<Capisco>> lo osservo di sottecchi mentre infilo le ultime cose in valigia. <<Tu che farai?>> porta gli occhi su di me, per poi farli vagare per la stanza. <<Niente, non posso partire adesso. Rimanderò di un anno o mi troverò un lavoro>> ascolto le sue parole in silenzio. <<Alex...>> <<Emma...>> diciamo all'unisono. <<Prima te>> replico. Mi guarda per qualche istante poi sbuffa. <<Niente. Tu che volevi dirmi?>> espiro profondamente <<Niente>> dico abbassando lo sguardo. Lo sento alzarsi dal letto e uscire dalla stanza.

Alex

<<Emma...>> <<Alex...>> diciamo all'unisono. <<Prima te>> replica Emma. La guardo per qualche istante. Cosa voglio dirgli? Che quando se ne andrà mi mancherà? Che non so se riuscirò più a dormire se non ho lei tra le braccia? Che non l'ho usata solo per il sesso, ma che comunque questo non può significare niente? Sbuffo esasperato dalla situazione. <<Niente. Tu che volevi dirmi?>> espira profondamente, poi abbassa lo sguardo. <<Niente>> Bene. Mi alzo facendo scricchiolare la rete del vecchio lettino ed esco dalla stanza.

<<Dobbiamo parlare>> mi informa Andrea quando sono in corridoio. Mi fa cenno con la testa di seguirlo nel salone e io lo faccio. Si siede sulla poltrona di Roberto, vicino alla grande finestra che da sul vialetto, mentre io mi siedo sul divano parallelo a lui. <<Mi dispiace per aver reagito a quel modo, non avrei dovuto prenderti a pugni>> dice senza mezzi termini. <<Ma non mi pento di quello che ho detto. Mi avete deluso, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, da entrambi. Devi capire che ho avuto quello scatto d'ira perché non ci capivo più niente, il mio cervello è andato in tilt. Avevo appena saputo dell'incidente di tua madre e quando vengo ad avvisarvi, trovo vestiti sparsi per casa, poi voi due nudi a letto. Devi capire che non ci ho visto più, lei è la mia bambina, avrei preso a pugni chiunque fosse stato. Probabilmente non me ne sarei pentito se no fossi stato tu>> dice quelle ultime parole ridacchiando amaramente. l'ho ascoltato per tutto il tempo in silenzio, fissando un punto indefinito della stanza. <<Mi dispiace. Mi dispiace che hai dovuto assistere. Me li sono meritati i tuoi pugni>> rimaniamo per un breve periodo in silenzio. <<Da quanto andava avanti?>> chiede incerto. Lo fisso per assicurarmi che voglia realmente una risposta. <<Lascia stare, non voglio saperlo>> altro momento di silenzio. <<Tra di vuoi...>> <<Non c'è niente. È tutto finito, se si può definire finito qualcosa che non è mai iniziato>> questa volta è il mio turno di ridere amaramente. <<Io...Tu...>> sbuffa esasperato. <<non c'è niente, fine>> <<Ok, ma le lo sa? Vale anche per lei?>> abbasso nuovamente lo sguardo. Lei lo sa? Lei non mi vuole più? Il pensiero che l'ultima domanda sia negativa mi provoca una stretta allo stomaco. Non rispondo mi limito ad annuire. <<Ok...domani noi partiamo. Non volevo, voleva stare qui con Linda, ma tuo padre mi ha convinto. Devi promettermi di stargli vicino, sembra forte ma in fondo anche lui è umano>> annuisco, lo so, anche mio padre sta raggiungendo il limiti e dopo di esso si può solo crollare. <<Vorrei che continuassi a dormire qui, quando Marco rimane dalla mamma. Roberto ed Angela sono felici di averti con loro. Hanno detto che se voleste, potreste stare qui entrambi, sino a che ne avete voglia>> sorrido per la dolcezza dei nonni di Emma, non si tirano mai indietro quando c'è da aiutare qualcuno. <<Grazie. Forse per papà sarebbe un bene, la casa è vuota senza la mamma, ma non credo che accetterà>> <<Lo so. È solo una proposta. Quando volete sapete di essere i benvenuti>> gli concedo un sorriso tirato <<Vedrai che si sistemerà tutto>> <<Lo spero>>

Emma

<<Non c'è niente. È tutto finito, se si può definire finito qualcosa che non è mai iniziato>> sono in corridoi quando sento la voce di Alex provenire dal salotto. Mi blocco. <<Io...Tu...>> sento balbettare mio padre. <<non c'è niente, fine>> <<Ok, ma le lo sa? Vale anche per lei?>> Vale anche per me? Non sento cosa, probabilmente si è limitato ad annuire. Le sue parole mi fanno male e me ne trono in fretta nella mia stanza. Non faccio in tempo a stendermi che dovo subito correre in bagno. "Non c'è niente. È tutto finito, se si può definire finito qualcosa che non è mai iniziato". Le sue parole mi riecheggiano nella mente. Non c'è mai stato niente. È tutto finito. Lacrime amare mi rigano il volto. Faccio scorre l'acqua dal lavandino e mi rinfresco. Per quale cazzo di ragione devo essere così emotiva? I mie nervi stanno cedendo, non ce la posso fare. Mi avvicino alla vasca e mi lascio scivolare sul pavimento, posando la schiena sulle fredde mattonelle. Sento una fitta al petto e lo stomaco contorcersi. Mi appresto a mettermi in ginocchio e mi ritrovo nuovamente con la testa nel Water. A forza di vomitare e piangere mi sta scoppiando la testa. <<Tesoro!>> esclama mia madre. Non l'ho sentita entrare troppo impegnata a rigettare e con l'udito otturato dai singhiozzi. <<Piccola, stai male?>> si siede dolcemente di fianco a me e mi accarezza la schiena. Prende l'elastico che ha al polso e mi lega i capelli in una lenta coda di cavallo. <<No>> dico tra i singhiozzi. Mi accoccolo tra le sue braccia e poso il viso sul suo petto. Inspiro l'odore familiare di lavanda del suo profumo e mi rilasso, ricordando di tutte le volte che mi stringeva in un abbraccio, per consolarmi quando ero bambina. Mi crogiolo nel suo calore e cerco di calmarmi. <<Che succede?>> mi domanda accarezzandomi dolcemente la testa. Non le rispondo mi limito a tirare su col naso. Mi tiene stretta per un tempo indefinito, senza chiedermi più niente. Sa che quando sarò pronta a parlare, sarò io a farlo.

Una volta che mi sono ripresa dal mio momento di crisi, mi sono fatta una doccia e mi sono preparata per uscire. Domani torniamo a New York, così mia madre mi ha suggerito di andare a trovare Luca. Il suono di un clacson mi informa che è arrivato. Prendo la mia borsa e mi appresto ad uscire. <<A dopo>> dico sulla soglia di casa, dando un bacio alla mamma. Mi tiene aperta la porta ed osserva la porsche ferma sul vialetto. Quando arrivo alla portiera mi fa cenno con la mano, prima di richiudersi la porta alle spalle. <<Bella macchina>> dico posando il sedere sui sedili di pelle della macchina di mio padre. <<Ciao anche a te>> replica lui tutto sorridente. Ricambio il sorriso e poi metto la cintura. <<Non abito molto lontano da qui. Quando mi sono trasferito sono rimasto vicino a casa di mia madre, come un buon mammone>> aggiunge ridacchiando. <<Ti andrebbe di andarla a trovare? Se non vuoi fa niente, ma lei ne sarebbe molto felice. Non le ho detto di te sino a qualche anno fa, non ho mai avuto il coraggio>> <<Oh. Certo, se non è un problema va bene>> posa lo sguardo su di me giusto in tempo per mostrarmi un sorriso a trentadue denti. <<La renderai la donna più felice della terra>> sorrido per quell'affermazione e cerco di rilassarmi sul sedile. Non ci mettiamo molto ad arrivare a casa di nonna Rosa. È una villetta bianca su due piani, ha una veranda e un giardino sul retro, è molto graziosa. La zona in cui ci troviamo non è molto lontana dalla casa dei nonni, è molto tranquilla e ci sono solo poche villette. Parcheggia nel vialetto e scendiamo dall'auto. <<Ho le chiavi, ma preferisco suonare, così le facciamo una sorpresa>> mi informa vedendo che sua madre ci mette un po' ad aprire la porta. <<Luca, tesoro non hai le chiav...>> non finisce la frase, il suo sguardo cade su di me e rimane spiazzata. È una donna giovane sulla sessantina come i miei nonni, ha i capelli castani raccolti in una crocchia disordinata, gli occhi azzurri come il figlio e un sorriso bianchissimo. Indossa un vestito al ginocchio a fiori e tiene in mano uno strofinaccio. <<Piacere Emma>> dico facendomi coraggio e porgendole la mano. La osserva la mia mano, prima di afferrarla, e strattonandomi mi fa finire tra le sue braccia. Rimango in un primo momento sconcertata ma poi ricambio l'abbraccio. <<Oh mio Dio! Non sai quanto sono felice in questo momento>> replica con gli occhi pieni di lacrime. <L'ha capito mamma, lasciala andare>> <<No, me l'ha tenuta nascosta per tutto questo tempo, ora non la lascerò più>> risponde sorridendomi. <<Su entriamo>> aggiunge. Quando varchiamo la soglia l'odore di biscotti mi invade le narici. Ci sistemiamo in salotto. Mi piace lo stile con cui ha arredato la casa: Shabby chic; è il mio preferito, è uno stile di design degli interni in cui , accessori e arredi sono scelti per il loro aspetto invecchiato e usurato, che può essere autentico o frutto di un'apparenza realizzata appositamente. <<Oh! I biscotti!>> esclama mentre ci sediamo sul divano color panna al centro del salone. Si affretta frettolosamente in cucina, mentre Luca ridacchia scuotendo la testa. <<Te l'ho detto, l'ha resa la donna più felice della terra>> gli sorrido dolcemente. Dopo poco Rosa torna con in mano un vassoio di biscotti, e nell'altra un vassoio con tre bicchieri d'acqua. <<Non ce n'era bisogno mamma>> l'ammonisce il figlio. <<Oh, non essere ridicolo. Vuoi un biscotto tesoro?>> mi domanda portando il tono, da scocciato a dolce. <<Grazie>> replico afferrando un biscotto. Posa i vassoi sul tavolino di fronte a noi e si accomoda tra me e Luca. <<Allora raccontami un po' di te>> finisco di mangiare il mio biscotto, poi inizio a raccontarle dell'università, dei mie amici, dei miei progetti futuri. <<Ragazzi?>> chiede maliziosa. Il mio pensiero va subito ad Alex, ma cerco immediatamente di cancellarlo dalla mia mente. <<Ex ragazzo>> rispondo riferendomi a David. <<Oh, come mai se posso chiedere?>> <<Mi ha tradita>> quando pronuncio quelle parole noto Luca che si irrigidisce. <<Ma sarebbe finita comunque, non ci amavamo più, o forse non è mai stato veramente amore>> continuo. <<Oh, sei giovane. Sarà la prima delusione d'amore e purtroppo nemmeno l'ultima>> dice con tono amaro, ma sorridendomi dolcemente. I miei pensieri vagano di nuovo in direzione di Alessandro. <<Già>> Parliamo del più e del meno per almeno un'altra ora, sino a che non è tempo di andare. <<Mi ha fatto piacere incontrarti>> mi informa porgendomi una ciotola colma di biscotti. Mi porge anche una busta. <<Che cos'è?>> le chiedo. <<Oh solo qualche soldo e il mio numero, mi farebbe piacere se mi chiamassi ogni tanto>> <<Il numero lo accetto volentieri ma io soldi no, non posso>> <<Oh non essere sciocca, Ho diciannove anni di regali da farti, iniziamo con qualche soldo>> cerco di rifiutarli nuovamente, ma lei no cede, quindi alla fine mi arrendo. <<Va bene grazie>> mi stringe forte in un abbraccio prima di congedarci. <<Mi piace>> dico sorridente, più a me stessa che all'uomo seduto di fianco a me nella sua macchina. <<Ne sono felice>>. <<Ho uno dei regali da darti>> mi informa una volta che siamo arrivati davanti al vialetto di casa dei miei nonni. Si sporge dietro al sedile per afferrare un grosso pacco , impacchettato con una carta da regalo decorata con stampe di cuoricini. <<C'è anche un biglietto>> dice porgendomi gli oggetti. <<Questo era per il tuo diciottesimo compleanno, volevo darti quello del primo ma l'ho già spedito, quindi immagino che lo aprirai a casa>> aggiunge sorridendo. Per prima cosa apro il biglietto. Sulla copertina c'è il numero diciotto sorretto da una scimmietta. Lo apro e guardo la calligrafia elegante che compone gli auguri: "Ad Emma, la mia piccola è cresciuta, ora sei maggiorenne. Non sai quanto vorrei essere li con te, quanto vorrei vederti diplomare, quanto vorrei abbracciarti. Mi manchi ogni giorno di più. Ti chiederai perché non ti ho mai cercata, mi odierai, ma io ti amo immensamente e non ti ho mai dimenticata. Con amore tuo padre" <<Non ti odio>> dico con voce strozzata dai singhiozzi, solo adesso mi rendo conto di aver iniziato a piangere. Mi stringe in un grande abbraccio. <<Ti voglio così bene>> dice sui mie capelli. Ci separiamo un po' imbarazzi e ci asciughiamo le lacrime dal viso. <<Avanti, apri>> mi sprona. Osservo lui, poi il pacco ed infine mi decido ad aprirlo. Strappo la carta e la metto da una parte poi ne estraggo una scatola bianca. <<Oh Dio! È un Mac! Non posso accettarlo, costa un casino di soldi>> esclamo guardando il computer portatile della Apple che mi trovo tra le mani. <<è un regalo, non puoi rifiutare. E poi ti sarà utile per l'università>> lo abbraccio per la seconda volta e lo ringrazio. Mi accompagna lungo il vialetto. <<Salutami tutti, e riferisci il mio in bocca al lupo per Linda>> <<Lo farò>> rispondo sorridente. <<Ci sentiamo presto>> dice prima di darmi un ennesimo abbraccio. <<Ci sentiamo>> replico entrando in casa.

Alex

Questo pomeriggio sono andato per l'ennesima volta a trovare la mamma. Non si è ancora svegliata e siamo più preoccupati che mai. Non è un bene che non si sveglia, avrebbe già dovuto farlo, ci hanno annunciato i dottori, che non si spiegano perché non lo abbia ancora fatto. Sono seduto su una poltroncina, di fianco al suo letto, e le stringo la mano nella mia. Sembra sempre che dorma, rilassata e spensierata, mentre da questa parte c'è ansia e terrore. <<Perché non ti svegli mamma?>> le domando sperando che riesca a sentirmi, i dottori hanno detto che avvolte succede, che nello stato di trans in cui si trovano riescono a percepire il tocco e la voce delle persone a loro care. Allora continuo a parlargli e ad accarezzarle la mano, nella speranza che apra gli occhi. <<Ci manchi mamma, abbiamo bisogno di te>> le sussurro prima di stamparle un bacio sulla guancia. Quella stessa guancia che ieri è stata sfiorata dalle labbra di Emma, labbra che sono entrate in contatto con le mie, e delle quali adesso sento la mancanza. Scuoto la testa cercando di cancellare Emma dai mie pensieri. <<Tesoro svegliati>> apro gli occhi di scatto. <<Mamma>> <<No tesoro, scusa, sono io>> replica Sara guardandomi dolcemente. <<Ti sei addormentato, andiamo a casa>> ero sicuro di aver sentito la mamma... la guardo per l'ultima volta poi le lascio un bacio sulla fronte mi avvio fuori dalla stanza con Sara. <<Noi andiamo>> informa mio padre. <<Va bene>> risponde lui con voce stanca. <<Perché non vieni anche te, cena con noi, poi torni>> osservo mio padre che è combattuto su cosa fare. <<Papà vieni, non si sveglierà adesso>> dico per aiutarlo. Non si sveglierà adesso, ma spero che lo faccia presto. Combattuto decide infine di seguirci.

Roberto ed Angela sono felici di avere anche mio padre a cena, e ci informano che quando vogliamo siamo i benvenuti. Finito di cenare mio padre torna all'ospedale per fare la notte, sorvegliando e sperando che la donna che ama si svegli. Emma non ha cenato, ha detto di sentirsi poco bene e si è rintanata nella sua stanza. Busso prima di entrare. <<Avanti>> dice con voce flebile. Alza la testa dal cuscino e mi guarda. È sdraiata in pancia in giù e nasconde il viso nel guanciale. <<Non serve che bussi, anche te dormi qui>> <<Stavi male>> mi giustifico semplicemente per quel gesto. Non volevo disturbarla. <<Beh sto ancora male, ma puoi entrare>> replica prima di immergere nuovamente il volto nel cuscino. <<Che hai?>> le chiedo sdraiandomi a mia volta sul mio letto. Si volta verso di me e si sistema in pancia in su con la schiena contro il muro. <<Ho il vomito. In questi ultimi giorni non ho fatto altro che stare con la faccia nel water>> mi informa disgustata. Le sorrido, divertito dalla sua scelta di parole. <<Forse hai preso un virus>> <<Forse, o forse è l'ansia. Mi capita quando sono stressata, sin da quando sono piccola>> <<Ricordo. Il primo giorno di scuola mi hai vomitato sulle scarpe!>> si tappa gli occhi con le mani. <<Non me lo ricordare>> esclama in imbarazzo, prima che entrambi scoppiamo a ridere. <<Mi mancherai>> dice facendosi improvvisamente seria. Sento una stretta allo stomaco e il cuore salta un battito. <<Anche tu>> non posso mentirle su questo, mi mancherà, mi mancherà un sacco. La guardo negli occhi che diventano lucidi. Una lacrima le riga la guancia. <<Che fai? Non piangere>> esclamo avvicinandomi al suo letto. Mi metto a sedere sul bordo. Scuote la testa, si asciuga le lacrime ed inizia a ridacchiare. <<Non so che mi prende, è tutto il giorno che piango>> allungo una mano e le accarezzo il viso. È così piccola e fragile. Ci guardiamo negli occhi, e più la guardo, più la voglia di unire le mie labbra con le sue, mi invada. <<Posso baciarti?>> mi guarda con occhi luccicanti. <<Un ultimo bacio?>> <<Un ultimo bacio>> concordo prima di fare unire le nostre labbra. Mi lascia subito entrare e si rilassa sotto il mio tocco. Le accarezzo l lingua e lei ricambia il mo gesto. È un bacio disperato, sappiamo che sarà l'ultimo. Solleva le braccia e me le avvolge al collo, intrecciando le dita ai mie capelli. Mi avvicino di più e le prendo il viso tra le mani, approfondendo il bacio. La sento mettersi in ginocchio, per poi sistemarmi tra le sue gambe. Ora è sopra di me, passo le mani sui suoi fianchi, le accarezzo la pelle che la maglietta ha lasciato scoperta. Ci baciamo sempre più intensamente, senza prendere il respiro. Si siede sulle mie gambe poi molla la presa e stacca le labbra per abbracciarmi forte. Posa il viso nell'incavo del mio collo ed io la stringo forte tra le mie braccia. <<Emma...>>Vorrei dirle che non voglio lasciarla più andare, ma so che non è possibile. <<Non dire niente, abbracciami soltanto>>

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