1. I FELL IN LOVE: Mi sono in...

By VLove96

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VOLUME I Come si può detestare così tanto qualcuno da desiderarlo fino a questo punto? Emma ed Alex sono gli... More

Nuova copertina
Trailer
cast
Prologo ✔
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
CIAOOO
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Epilogo
Un nuovo inizio
Volume 3
Trailer Volume II
Trailer Volume III
Brokenheart - L'amore non conosce tempo

Capitolo 22

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Incontri-scontri



"Puoi chiudere gli occhi alle cose

che non vuoi vedere, ma non

puoi chiudere il cuore alle cose

che non vuoi sentire"

- Johnny Deep



Alex

Nel pomeriggio sono tornato a trovare mia madre, la sera poi sono tornato e sono andato dai nonni di Emma, perché mio padre avrebbe passato la notte con la mamma e preferiva che io non stessi da solo. Non ne capisco la ragione, ho ormai diciannove anni non quattro, ma ho evitato di discutere per non aggiungergli preoccupazioni. Roberto ed Angela sono più che felici di accogliermi. Mi considerano come un nipote ed in un certo senso lo sono, i miei nonni sono morti da giovani e loro mi hanno sempre fatto sentire della famiglia. La cena la passiamo in silenzio, se non per le domande dei nonni. Andrea non mi parla e non mi guarda nemmeno. So, grazie a mio padre, che gli dispiace per quello che è successo, ma lui non è tornato sull'argomento, si limita a far finta che non esista. <<Cuccia Jack>> esclamo al cucciolone di golden retriver che cerca di rubare un pezzo di pane dal tavolo. <<Ti aiuto io mamma>> dice Sara alzandosi per aiutare Angela a sparecchiare. <<Grazie tesoro>> <<Porto fuori Jack>> replico io alzandomi da tavola. <<Va bene. Emma, tesoro vai con lui>> <<Non ce né bisogno>> mi affretto a replicare. Lei per la prima volta dopo l'ospedale punta gli occhi nei mie. <<Andiamo>> dice fulminandomi con lo sguardo. La seguo nel corridoio mentre afferra il guinzaglio del cane e glielo mette. <<Jack fermo!>> lo sgrida mentre lui si rigira da una parte a l'altra felice di uscire. Fuori il cielo è plumbeo, tra poco si tingerà di blu e la luna farà capolino tra le stelle. Passeggiamo lungo la stradina di fronte le nostre case, restiamo in silenzio, gli unici rumori che i sento sono i nostri passi e quelli del cucciolo a quattro zampe. <<Potevo portarlo da solo>> mormoro. <<Volevo portarlo io, potevi stare a casa te>> replica stizzita. <<Non ti faccio uscire la sera da sola>> si volta a guardarmi. <<Ho diciannove anni, so badare a me stessa>> <<Beh, non mi pare invece>> replico alludendo alla sera in cui è stata aggredita da Claus. Deve aver capito la mia allusione perché si rabbuia e accelera il passo senza replicare. <<Emma...>> <<Sta zitto!>> non aggiungo altro e continuiamo a passeggiare uno fianco all'altra. A separarci ci sono solo pochi centimetri ma in realtà sembra che ci siano chilometri. Continuiamo a passeggiare in silenzio, sino che non raggiungiamo l'entrata di un parco. <<Vuoi entrare?>> <<è una vita che non vengo qui>> replica osservando il parchetto in cui giocavamo da bambini. Non è molto grande, ma è molto carino. Ci sono diversi alberi e panchine, al centro c'è una fontana con dei delfini che zampillano l'acqua dal musetto. Varchiamo il cancello metallo verde e ci inoltriamo nella natura. Una volta che si è assicurata che no c'è nessuno, si piega e libera Jack che inizia a correre felice. Senza rivolgermi ne uno sguardo, ne una parola, si avvia ad una panchina vicino alla fontana e si accomoda. Il cucciolo corre subito nella sua direzione e si siede aspettando le coccole. Gli accarezza la testolina prima di alzare gli occhi verso il cielo. Posa la schiena alla panchina e sospira rumorosamente. Mi accomodo vicino a lei, mantenendo le distanze. <<Scusa per prima. Non è stata colpa tua...>> <<Lascia perdere, è vero. Se non fossi arrivato tu...non voglio nemmeno pensarci>> continua a guardare il cielo ormai scuro. Mi appoggio a mia volta allo schienale e porto il naso all'insù. <<Avvolte vorrei poter scappare da tutto, da tutti>> sussurra senza guardarmi. <<Anche da me?>> non so perché gliel'ho chiesto. Abbassa lo sguardo e mi i nostri sguardi si incrociano. <<Specialmente da te>> sussurra impassibile. Le sue parole mi arrivano forte e chiare direttamente allo stomaco che si contorce. <<Mi dispiace>> mi dispiace sul serio. Non avrei mai voluto farla soffrire, non è mai stata mia intenzione. Bau! Jack corre verso di noi buttando infine ai nostri piedi un tronchetto. <<Vuoi giocare bello?>> gli chiedo raccogliendo il pezzo di legno. <<Vai!>> esclamo mentre glielo lancio.

Emma

<<Vai!>> esclama Alex mentre lancia il bastoncino a Jack. I muscoli del braccio si flettono e la maglietta gli risale leggermente sul ventre. Distolgo lo sguardo velocemente e osservo il mio cucciolone afferrare al volo il pezzetto di legno per poi tornare felice da noi. Glielo lancia un altro paio di volte, prima di decidere di tornare indietro. Adesso il cielo si è oscurato e l'unica luce proviene dalla luna e da qualche lampione. Fuori si sta bene, c'è un leggero venticello ma non fa freddo. Solo adesso realizzo dove mi trovo, sono in Italia. Sono tornata alle origini, dove sono nata, dove sono cresciuta e dove ho trascorso gran parte della mia vita. Era un po' di anni che non tornavo, avrei preferito farlo in altre circostanze, ma prendo comunque un bel respiro per godermi l'aria Italiana, l'aria di casa. Mentre torniamo indietro osservo il vialetto dove sono cresciuta, dove giocavo con Alex, dove molte volte ho preso dei capitomboli spaziali per la mia goffaggine, o per colpa del demonietto che ora è diventato un uomo, e passeggia con me su quello stesso marciapiede. Ci fermiamo per dare il tempo a Jack di fare i suoi bisogni. <<Jack cazzo!>> grido. Succede tutto in un secondo. Jack vede un gatto, fa uno scatto e mi avvolge con il guinzaglio, perdo l'equilibrio e mi ritrovo tra le braccia di Alex. Per non cadere ho premuto le mani sulle spalle del ragazzo che mi trovo davanti, mentre lui per sorreggermi mi ha stretto per i fianchi. Alzo gli occhi verso di lui e ci guardiamo in silenzio. La sua vicinanza mi provoca un fremito nelle parti intime ma allo stesso tempo una stretta al petto. Avvicina il viso al mio. Sento il suo respiro sulla pelle. Bau! Jack abbaia e ci fa sobbalzare, ci stacchiamo di colpo e lo fulminiamo con lo sguardo. <<Andiamo!>> gli ordino riprendendo il guinzaglio e mi avvio velocemente a casa.

<<Dove siete andati? Ci avete messo una vita>> domanda mio nonno quando rientriamo. Mi piego e slego il cane, che corre in cucina per bere l'acqua dalla ciotola. <<Siamo andati al parco>> replica Alex prima che possa farlo io. Seguo Jack in cucina per bere anche io. Apro il frigo e prendo una bottiglietta d'acqua. <<Dove sono tutti?>> domando al nonno. <<Sono già andati a letto, erano stanchi>> annuisco e gli do un bacio sulla guancia. <<Notte nonno>> <<Note tesoro>>. Non mi guardo indietro per vedere cosa fa Alex e vado nella mia stanza.

Alex

Osservo Emma mentre si allontana e sospiro rumorosamente. <<Che succede figliolo?>> <<Niente>> rispondo stanco. <<Andrò a letto anche io>> <<Certo>> si avvicina e mi da un bacetto sulla fronte, prima di scompigliarmi i capelli. <<Notte>>. Vado in bagno prima di entrare nella stanza di Emma. Quando varco la porta la trovo già a letto, con un libro in mano e la lampada sul comodino tra di noi accesa. Indossa una canotta di Hallo Kitty e dei pantaloncini fucsia. <<Bel pigiama>> esclamo divertito. In realtà lo trovo piuttosto sexy addosso a lei, ma evito di dirlo. Non alza gli occhi dal libro, ma in compenso mi alza contro il dito medio. <<Carina come sempre>> <<Stronzo come sempre>>. Sono quasi sollevato per questo scambio di battute. Quando ci evitiamo non lo sopporto. Prima ho rischiato di baciarla, ma Jack mi ha salvato, non devo più farlo, per quanto io lo passa desiderare, non devo più toccarla, non posso illuderla e farla soffrire ulteriormente. <<Ho sonno>> dico spegnendo la luce della abat-jour. Le la riaccende. La spengo di nuovo. La sento sbattere il libro. <<Sul serio?!>> esclama riaccendendo la lampada. Si è messa seduta sul bordo del letto e mi fulmina con lo sguardo. Io mi sono tolto i vestiti e sto appoggiato allo schienale del letto. <<Mettiti qualcosa addosso!>><<Ho caldo>> alza gli occhi al cielo prima di stendersi nuovamente sul letto. Apre un'altra volta il libro e mi ignora. Decido di spegnere di nuovo la luce. Non ho realmente sonno, e anche se lo avessi non sarebbe certo una lampadina a impedirmi di dormire, ma mi diverto a farla infuriare. Forse perché non sopporto l'idea che provi indifferenza nei miei confronti, ed allora mi accontento dell'odio, che comunque è un sentimento. Sento qualcosa di duro arrivarmi sullo stomaco. <<Aia!>> esclamo e questa volta sono io riaccendere la luce. Osservo il libro, che prima era tra le sue mani ora steso sul mio letto. Inarco un sopracciglio e lo afferro. <<Sei violenta donna!>> <<Smettila di spegnere la luce! E ridamelo coglione!>> <<Come no>> replico depositando il libro sul mio ventre. <<Dammelo>> sbuffa. <<No>> <<Dai!>> non le rispondo, così come una furia si alza e con un passo mi si mette davanti. Allunga la mano verso di me, con il palmo all'insù, e mi chiede nuovamente di restituirle il libro. Non cedo, quindi si sporge verso di me per prenderselo da sola. Alzo il braccio con la mano alzata, ed inizio a ridacchiare. È così piccina, anche se sta in piedi ed io sul letto, non ci arriva. <<Dammelo!>> alla sua esclamazione mi vengono in mente una serie di battutine sporche, ma rinuncio a farle. Si sporge nuovamente su di me, posa una mano sulla mia spalla e una gamba sul materasso. Abbasso lo sguardo e mi ritrovo il volto di Hallo Kitty davanti agli occhi. Attraverso la stoffa sottile della maglietta posso intravedere i suoi capezzoli. Sento il mio membro premere contro i boxer. Lascio cadere il libro e gli cingo i fianchi con le mani. La spingo sotto di me e le blocco i polsi sopra la testa. La rabbia, nei suoi occhi lascia il posto all'eccitazione. Sento il suo respiro farsi corto. Apre leggermente le labbra e divarica le gambe per farmici mettere in mezzo. I capezzoli, che prima intravedevo, adesso sono sull'attenti e turgidi agognando le mie labbra. Si morde il labbro inferiore continuando a guardarmi negli occhi. Mi avvicino al suo collo, la sento fremere sotto di me. <<Luce spenta. Ho sonno>> le sussurro all'orecchio prima di alzarmi.

Emma

<<Luce spenta. Ho sonno>> mi sussurra all'orecchio prima di sollevarsi dal mio corpo inerme. Rimango immobile per qualche secondo, cercando di riprendere fiato e per assimilare le sue parole. <<Stronzo!>> esclamo alzandomi di scatto. Afferro il libro e me ne vado di corsa dalla stanza. Vado in salotto, dove trovo Andrea sul divano con la luce spenta a guardare la televisione. <<Ehi>> dice quando mi nota. Mi siedo sulla poltrona del nonno, nell'angolo della stanza e accendo la lampada su un tavolino vicino. Mi limito a fargli un cenno col capo e cerco di immergermi nella lettura. <<Come mai non sei a letto?>> <<Non ho sonno>> <<Ok. Ma come mai non leggi nella tua stanza?>> <<Ad Alex dava noia la luce>> replico senza alzare lo sguardo dal libro. Per un po' rimaniamo in silenzio, io fingendo di leggere, lui fingendo di guardare la TV. Decido di rompere il silenzio per prima, perché quelle scuse mi premevano per uscire da quando quelle parole sono uscite dalla mia bocca. <<Mi dispiace per quello che ho detto. Tu per me sei più di un padre, non avrei dovuto dire quello che ho detto>> porta lo sguardo su di me. <<Lo so. Ma ha fatto male comunque...>> <<Volevo fartene. Tu lo stavi facendo a noi...>> <<Mi dispiace. Mi dispiace per aver aggredito Alessandro, ma non mi scuso per quello che ho detto. Mi avete deluso>> sento una stretta al cuore. <<Non ti devi preoccupare, non succederà più>> replico abbassando lo sguardo. Restiamo in silenzio sino a che no si alza e mi raggiunge. <<Notte tesoro>> mi da un bacio sulla fronte e sparisce nell'oscurità del corridoio. Rimango ancora un po' a leggere poi decido di andarmene a letto. Spero solo che Alex stia dormendo, mi sono già resa ridicola a sufficienza. Poso il libro sulla piccola scrivania e poi mi affretto a sdraiarmi sul letto. Chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi.

Alex

Il giorno successivo si svolge come quello precedente; ci alziamo presto, andiamo dalla mamma, Andrea da il cambio a mio padre e poi torniamo a casa, sino a che non si farà sera ed io andrò da Roberto ed Angela mentre lui dalla mamma per la notte. Sono in sala a fare zapping tra i canali quando sento suonare il campanello. Immagino sia Emma, che ci porta il pranzo come il giorno successivo, ma quando vado ad aprire rimango di sasso. Davanti a me, una ragazza bassina e con i capelli castani, si guarda i piedi aspettando che qualcuno le vada ad aprire. <<Amanda>> esclamo interdetto. Alza gli occhi su di me e mi sorride. <<Cosa ci fai qui?>> la osservo: minuta, con lunghi capelli castani, occhi scuri e pelle olivastra. I mie pensieri si perdono subito in dei profondi occhi grigi... ma perché cazzo sto pensando ad Emma adesso? <<Come stai?>> replica senza rispondere alla mia domanda. La guardo senza risponderle. <<Ho saputo di Linda. Mi dispiace un sacco>> <<Ok. Grazie per essere passata>> faccio per chiudere la porta ma lei mi blocca afferrandomi per un braccio. <<Alex...>> osservo la sua mano stretta attorno al mio a me. La abbassa subito dopo. <<Cosa vuoi?>> <<Volevo sapere come stavi>> <<Secondo te come sto?>> abbassa lo sguardo in imbarazzo. <<Scusami. Volevo solo sapere...>> <<Come stavo. Ho capito. Ora che hai visto che sono tutto intero puoi anche andare>> so di essere duro con lei, ma in questo momento non ho bisogno di un altro problema. Fa un passo avanti e mi posa una mano sulla guancia. <<Mi sei mancato>> sussurra nell'esatto in cui sentiamo un botto. Guardo alle sue spalle e noto Emma che si appresta a raccogliere una teglia di vetro che le è scivolata dalle mani. Mi scosto da Amanda e mi affretto a raggiungere Emma. Sento il suo sguardo su di me ma non le do peso. <<Tutto bene?>> <<Scusate, non volevo interrompervi...Aia cazzo!>> mi chino veloce di fianco a lei e le prendo la mano tra la mia. <<Ti sei fatta male?!>> chiedo osservando il taglio dal quale cola un rivolo di sangue. <<Vieni>> le ordino alzandomi e portandola su con me. Ignoro Amanda e trascino Emma in casa, la porto in cucina e le metto la mano sotto lo scroscio dell'acqua del lavandino. Osservo l'acqua diventare rossa poi alzo lo sguardo. Emma mi sta fissando, ha gli occhi luci probabilmente per il dolore. Sentiamo qualcuno schiarirsi la voce e ci giriamo in quella direzione. La mia ex ragazza si trova sulla soglia della cucina e ci osserva. Emma scosta velocemente la mano della mia e afferra un pezzo di scottex col quale si fascia il dito. <<Ciao Emma>> dice Amanda passando lo sguardo da me a lei. <<Ciao>> risponde. <<Volevo solo portarvi il pranzo, raccolgo tutto e vi lascio soli>> aggiunge avviandosi alla porta. <<Tu non vai da nessuna parte>> due paia di occhi si puntano su di me. <<Amanda se ne stava andando. E ora ti aiuto a raccogliere i pezzi di vetro, poi chiamo mio padre e veniamo da te>> Amanda si rabbuia mentre sul volto di Emma appare un sorrisetto soddisfatto. <<Alex...>> <<è stato un piacere vederti Amanda, porta i miei saluti ad Emmanuele>> replico prima di afferrare la scopa e la paletta. Mi osserva in silenzio, fulmina con lo sguardo Emma e poi se ne va senza farselo ripetere un ennesima volta.

Raccogliamo i pezzi di vetro in silenzio. Dopo che Amanda se ne è andata no ci siamo scambiati parola. <<Cosa voleva?>> domanda rompendo il silenzio. <<Sapere come stavo>> replico raccogliendo l'ultimo pezzo di vetro. Ci avviamo in cucina e butto tutto nella spazzatura. <<E come stai?>> alzo lo sguardo sul suo. <<Non lo so. Scombussolato. Mi sento come se il modo mi stesse crollando addosso>> sembra ragionare sulle mie parole e poi annuisce. Improvvisamente si rabbuia. <<Ha detto che le manchi. A te manca?>> mi pone questa domanda, ma non mi guarda. <<No>> dico sicuro delle mie parole. Alza lo sguardo su di me. <<L'ho amata, ma l'ho superata>> vorrei aggiungere che è stato grazie a lei, ma non lo faccio. Annuisce un'altra volta, soppesando le mie parole. <<è una stronza comunque>> scoppio a ridere per la sua uscita. <<Si è una stronza>> <<C'è eravamo amiche e l'unica cosa che è stata in grado di dirmi è stato "ciao Emma". È da stronzi>> concordo con lei. <<Forse era gelosa>> mi guarda perplessa alzando un sopracciglio. <<Di me?>> <<No, delle lasagne! Certo, di te. Sei molto bella, forse nella sua complicata testolina da donna, ti vedeva come una minaccia>> <<Hai detto che sono bella?>> scoppio a ridere. <<Di tutta la mia frase, hai capito solo quello>> annuisce sorridente. Scuoto la testa divertito. <<Suppongo di avertelo detto più volte>> <<è sempre bello sentirselo dire>> replica alzando le spalle. <<Sei bella>> sorride e diventa rossa. Scuoto la testa. <<Che c'è?>> <<Sei diventata rossa>> <<Non è vero, fa caldo>> <<Non mi freghi>>. <<Ehi Emma>> dice mio padre interrompendo il nostro scambio di sguardi. <<Andiamo a mangiare da loro. c'è stato un incidente con le lasagne>> replico sorridendo ad Emma. <<Perfetto>> risponde lui sorridendo a sua volta nella sua direzione. 

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