1. I FELL IN LOVE: Mi sono in...

By VLove96

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VOLUME I Come si può detestare così tanto qualcuno da desiderarlo fino a questo punto? Emma ed Alex sono gli... More

Nuova copertina
Trailer
cast
Prologo ✔
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
CIAOOO
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Epilogo
Un nuovo inizio
Volume 3
Trailer Volume II
Trailer Volume III
Brokenheart - L'amore non conosce tempo

Capitolo 21

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By VLove96

La bella addormentata



"Col primo bacio

la sua bella sveglierà,

poiché il vero

amore tutto potrà"

- La bella addormentata nel bosco



Emma

La mattina successiva ci alziamo presto e ci dirigiamo all'ospedale. Prendiamo due macchine, quella del nonno e quella che prima era di Andrea. Io decido di andare con i miei nonni, mentre Alex e i miei prendono l'altra auto. Non ci mettiamo troppo ad arrivare e parcheggiamo vicino al pronto-soccorso. Quando arriviamo all'entrata dell'ospedale mia madre ci aspetta li fuori. <<Sono entrati a chiedere dove dobbiamo andare>> ci informa. L'affianchiamo ed entriamo dalle grandi porte, che ci conducano alla hall. Andrea ed Alex hanno appena finito di chiedere indicazioni e ci vengono incontro. <<Dobbiamo andare al padiglione B, è in terapia intensiva>> ci informa mio padre. Annuiamo e lo seguiamo in silenzio. Ho sempre odiato gli ospedale, non succede mai niente di buono, o per lo meno la maggior parte delle volte. Prendiamo l'ascensore e saliamo al primo piano, da li usciamo dal primo edificio per recarci al padiglione B. quando entriamo l'odore di disinfettante mi invade le narici. <<Dobbiamo andare nell'ultima stanza a destra>> continuiamo a seguire Andrea in silenzio. Sento l'ansia montarmi dentro. Sono preoccupata per lo stato di Linda, spero che presto si svegli. Arrivati nel corridoio che porta alla stanza della mamma di Alex, Marco, il marito di Linda ci vieni incontro. Assomiglia molto ad Alex, capelli castani, mascella squadrata e profondi occhi verdi. Ha lo sguardo stanco, la barba di qualche giorno e sembra stravolto. Si avvicina ad Andrea e si scambiano un abbraccio con stretta di mano, poi rivolge la sua attenzione a noi. Saluta i miei nonni, poi mia madre ed infine me. I suo sguardo poi si punta su Alex. <<Che diamine hai fatto alla faccia?>> esclama preoccupato, prendendo tra le mani il viso del figlio e girandoglielo da destra a sinistra per osservalo attentamente. Alex alza la mano per scostare quella del padre. <<Sto bene. Sono solo caduto>> <<Di faccia?>> chiede scettico, prima di lasciare cadere l'argomento. Mi domando solo adesso perché i miei nonni non abbiano chiesto niente riguardo i neroni. Forse non volevano infierire nella situazione. Noto che Andrea è a disagio per la situazione, probabilmente si sente in colpa. <<Come sta?>> domanda preoccupata mia madre. l'attenzione di Marco adesso è tutta per mia mamma. <<è stabile. Ma non si è ancora svegliata>> <<E quando accadrà?>> chiede in ansia mia nonna. <<Non si può sapere con certezza. Potrebbe svegliarsi tra un ora, come potrebbe farlo tra un giorno o una settimana>> risponde stanco. <<Possiamo vederla?>> domanda Alex. <<Certo>>. Seguo Alex dentro l'anonima stanzetta. Le pareti sono bianche, al centro della stanza c'è un letto, dove Linda sembra dormire. In un angolo a destra c'è un comodino con sopra un grande vaso di rose bianche, i suoi fiori preferiti. Da piccola adoravo andarla a trovare per vedere i suoi roseti. Aveva molti tipi di rose ma prediligeva quelle bianche. Mi raccontava storie su streghe e fate; Le prime prediligevano quel fiore in quanto ritenuto particolarmente idoneo a provocare il male, forse a causa della presenza sul suo stelo di molte spine; ma nel frattempo, era pure il fiore prediletto dalle fate, che se ne servivano spesso per recare felicità e benessere alle persone buone. Diceva che la rosa sa concentrare significati in netto contrasto tra di loro, come odio ed amore, quasi che entrambi discendessero da un unico ceppo, o fossero due facce di una sola medaglia; a pensarci bene, non è poi tanto illogico, essendo entrambi dei sentimenti, delle passioni e queste, come sappiamo, non conoscono vie di mezzo. Una rosa bianca era stato il primo fiore che le aveva donato Marco; "Sono degno di te" gli aveva detto che significava e lei piano piano si è innamorata di lui. La rosa bianca rappresenta l'amore puro e spirituale. L'amore indissolubile, l'affetto e la stima reciproca, ed è per questo che ama questo fiore. Osservo i pallidi petali e poi guardo lei, altrettanto pallida. Mi ricorda una favola che amavo da bambina: La bella addormentata nel bosco; La bellissima principessa che si punse un dito col fuso di un arcolaio e cadde vittima dell'incantesimo della perfida fata. Solo il bacio del vero amore avrebbe potuto svegliarla. Il problema è che non è una fiaba questa, questa è la vita. Non basta il bacio del suo principe per risvegliarla. Osservo i capelli biondi che ricadono sul cuscino, il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente. Una lacrima solitaria mi riga una guancia. Linda è come una seconda madre madre per me, e non riesco a vederla così inerme e fragile.

Alex

Osservo mia madre sdraiata, sull'insulso letto dell'ospedale. Così piccola e fragile. Mia madre è sempre stata una donna forte, una donna che ama la vita. Non si è mai fatta fermare da niente, è caparbia e tenace. Vederla distesa su quel letto inerme mi provoca una stretta allo stomaco e una fitta al petto. Sembra che dorma, il petto si abbassa e si alza regolarmente. Nessun macchinario è attaccato al suo corpo, ha solo un braccio gessato. Osservo i suoi lunghi capelli biondi che ricadono sul cuscino, il suo volto candido come la luna, le sua ciglia lunghe che nascondono dei bellissimi occhi scuri. Mi avvicino e le accarezzo una guancia, è liscia e calda. Alzo gli occhi e noto che una lacrima solitaria riga la guancia di Emma. Sento nuovamente una fitta allo stomaco. I nostri occhi si incrociano e si affretta ad asciugare la lacrima. Non mi piace che soffra, so che cerca di essere forte per me e mio padre ed anche per Andrea e sua madre; Ma so anche quanto bene lei voglia a mia madre. Emma per lei è sempre stata come una figlia, la bambina che non aveva avuto. Non che non volesse bene a me, mi amava, ma aveva sempre voluto una femmina, ed Emma per lei era quella bambina. Sin da quando è nata gli è stata accanto, per aiutare la sua migliore amica Sara. <<Vedrai che presto si sveglierà>> sussurro più per Emma che per me. Io lo spero con tutto me stesso che lo faccia, ma questo genere di conforto non mi aiuta, io voglio i fatti, voglio che apra gli occhi per essere sereno. Rincrocia il mio sguardo. Si morde il labbro inferiore per evitare di piangere, poi prende un grosso respiro. <<Dovrei essere io a confortare te. Non il contrario>> <<Anche tu le vuoi bene>> <<Si>> sussurra tornando a guardare mi madre. Le scosta una ciocca di capelli dal viso, e si china a darle un dolce bacio sulla guancia. <<Un mondo di bene>> sussurra tornando al suo posto. Non alza più lo sguardo verso di me, continua a guardare un punto alle mie spalle. Seguo il suo sguardo e noto che osserva le rose sul comodino di fianco il letto. <<I suoi fiori preferiti>> affermo. <<Si>> replica sorridendo. <<Anche i miei grazie a lei>> aggiunge continuando a guardare le rose.

<<Tu vai a casa resto io>> afferma Andrea una volta che tutti abbiamo visitato la mamma. <<Hai bisogno di una doccia e di una lunga dormita>> aggiunge Sara <<Cosa vorresti dire che puzzo e che sembro uno zombie?>> <<Si>> replica sorridendo. Mio padre sbuffa ma alla fine cede. <<Bene. Nel pomeriggio torno. E mi fermo per fare la notte. Venite ragazzi, andiamo>> <<Io resto>> informo mio padre. <<Vai a casa. Sei stanco. Rimango io e se cambia qualcosa vi chiamo. Non serva a niente che stiamo tutti qui, non possiamo fare niente>> <<Ha ragione>> aggiunge Sara. Osservo incerto mio zio. Lo so che non posso fare niente, ma mi sento inutile, ed è meglio esserlo qui che a casa. <<Andiamo Alex>> dice Emma prima di stringere la mia mano con la sua. Vuole infondermi sicurezza, come io ho fatto più volte con lei. Vuole rassicurarmi e farmi sapere che lei è qui per me, con me. Scosto la sua mano e mi volto per assecondare la loro scelta.

Emma

Quando torniamo a casa, Alex segue suo padre nella sua. <<Cosa vuoi per pranzo tesoro?>> mi domanda la nonna. <<Non lo so. Non ho fame>> ho lo stomaco stretto in una morsa. Sono preoccupata per Linda, e il gesto di Alex mi ha fatto male. Quando gli ho stretto la mano, ho creduto che apprezzasse quel gesto. Volevo aiutarlo, fargli capire che ero con lui, come lui ha fatto più volte con me. Ma lui ha ritratto la mano, ha rifiutato il mio aiuto. Pensare che non mi voglia più nella sua vita fa male. Fa male sapere che non posso aiutarlo, e ancora di più che lui non vuole il mio aiuto. Credevo che tra noi si fosse creato un legame. Che oltre il sesso ci fosse qualcosa; non dico amore, ma almeno affetto, rispetto l'uno per l'altra e che ci saremmo supportati sempre. Ma evidentemente mi illudevo. Le vacanze ora sono finite, è tempo di tornare alla realtà, di chiudere il libro di fiabe perché siamo arrivati alla fine. Il problema è che nel mio libro non c'è il "vissero felice e contenti", non c'è il principe che arriva sul suo cavallo bianco a salvare la principessa. Non esistono queste cose. Le fiabe sono fiabe, nella vita vera il principe azzurro esce con la principessa sbagliata. La realtà mi cade addosso come una doccia gelata. Mi ha usata solo per il sesso, ed io ho fatto lo stesso, per lo meno all'inizio. È tutta colpa mia, sono stata una stupida, lui mi ha avvertita, sarei dovuta stargli alla larga. Ora è troppo tardi, il suo seme è entrato dentro di me e piano piano ha iniziato a germogliare come una rosa, ora non mi resta che potare i fiori e pungermi con le spine. <<Tesoro? Stai bene?>> la dolce voce della nonna mi riporta alla realtà. <<Cosa? Scusa...ero persa nei miei pensieri>> <<Va tutto bene?>> mi domanda dolcemente. <<Si>> replico forzando un sorriso. <<Se sei in pensiero per Linda, vedrai che si sistemerà tutto>> mia nonna è sempre stata una donna colma di speranza, anche verso le situazioni più critiche, anche quando gli altri rinunciavano. Lei dice sempre che la speranza deve essere l'ultima a morire, perché se ci viene tolta come facciamo ad andare avanti? Senza speranza come si può vivere? Il problema è che delle volte viene a mancare, e si smette di vivere, iniziando a sopravvivere.

Alex

Quando arrivo a casa, mi faccio una doccia veloce, poi mi sdraio sul letto. Sono sdraiato in pancia in su ad osservare il soffitto della mia stanza. Mi guardo intorno, osservo le mensole colme di giochi della play e trofei, la libreria sommersa di libri e i poster di auto sportive alle pareti. Mi guardo intorno e vedo la mia stanza, ma non la sento più mia. Do la schiena al soffitto e sprofondo il viso nel cuscino del mio letto troppo grande. La federa sa di pulito. Reprimo un urlo di frustrazione. Che mi succede? Perché questo posto così familiare non lo è più più di tanto? Perché non mi sento più al sicuro nella mia stanza? Perché vorrei trovarmi in un altro letto? Perché vorrei che accanto a me ci fosse qualcuno? Quel qualcuno che poco fa ho rifiutato, ho allontanato facendole credere di non aver bisogno del suo aiuto, del suo conforto. Tutte le mie certezze stanno cadendo a pezzi, come un castello di sabbia raggiunto dalle onde, stanno crollando, vengono rase al suolo dalle onde della vita. Cerco di spegnere il cervello. Non è il momento di preoccuparmi dei mie sentimenti per Emma, ora devo pensare solo a mia madre. Vado alla cassettiera e afferro un paio di boxer. Lascio ricadere l'asciugamano ai miei piedi e infilo la biancheria. Afferro dall'armadio un paio di pantaloni grigi della tuta e mi avvio al piano di sotto. Trovo mio padre in cucina, seduto al bancone, con in mano un bicchieri riempito di un liquido ambrato, probabilmente whiskey. <<Vuoi un goccio?>> mi domanda alzando la bottiglia e scuotendola. Sorrido per quella domanda e mi siedo di fianco a lui. Non mi preoccupo che stia bevendo, non ha mai avuto problemi con l'alcol e un goccetto ogni tanto non può fare che bene. <<Perché no>> mormoro occupando lo sgabello di fianco a lui. Si alza per prendere un altro bicchiere e si riaccomoda riempendolo per metà. Me lo mette davanti ed io lo afferro per buttarlo giù d'un fiato. Sento il sapore dell'alcol sulla lingua lo sento scendermi giù e bruciarmi la gola. <<Vacci piano ragazzo>> mi ammonisce ridacchiando prima di riempirlo di nuovo. Questa volta mi bagno semplicemente le labbra e lo riposo sul bancone. <<Allora, chi ti ha ridotto così?>> sapevo che non aveva creduto alla caduta, era ridicola come scusa ma era stata la prima cosa che mi è venuta in mente. <<Nessuno. Me lo sono meritato>> alza lo sguardo su di me. <<Andrea mi ha detto che è stato lui, ma non mi ha detto la ragione>> lo guardo interdetto. Non mi aspettavo che mio zio lo informasse dell'accaduto. <è dispiaciuto per quello che ha fatto. Ha detto che con la storia di Linda non ci ha più capito niente>> posso capirlo benissimo. Dopo aver appreso la notizia dell'incidente di sua sorella, non deve essere stato un bel colpo trovarmi nel letto con la ragazza che considera sua figlia. <<Mi ha trovato a letto con Emma>> mi guarda spalancando gli occhi ma allo stesso tempo con aria interrogativa. <<Nudi>> aggiungo. <<Cosa?>> il suo volto passa dalla rabbia all'incredulità. <<Perché? Cioè, non voglio sapere il perché...ma non vi odiavate?>> <<Lascia perdere. Ho detto che me lo meritavo>> detto ciò prendo il mio bicchiere, lo svuoto e poi mi alzo. <<Alex?>> mormora mio padre prima che esca dalla stanza. Mi volto. <<So che non avresti fatto una cosa del genere solo per divertirti>> ascolto in silenzio le parole di mio padre, ma non voglio darci un peso. Mi limito a girare i tacchi e tornarmene nella mia stanza.  

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