1. I FELL IN LOVE: Mi sono in...

By VLove96

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VOLUME I Come si può detestare così tanto qualcuno da desiderarlo fino a questo punto? Emma ed Alex sono gli... More

Nuova copertina
Trailer
cast
Prologo ✔
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
CIAOOO
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Epilogo
Un nuovo inizio
Volume 3
Trailer Volume II
Trailer Volume III
Brokenheart - L'amore non conosce tempo

Capitolo 18

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By VLove96

Non c'è mai una fine



"Stringimi forte

e non sentirò più niente

ma solo il

tuo cuore"

- Modà



Alex

Quando mi sveglio deve essere appena sorto il sole, una leggera luce attraversa il sottile strato della tenda. Guardo Emma dormire, è stesa su un fianco vicino a me. Contemplo il suo corpo completamente nudo. La sua pelle abbronzata dai raggi del sole, il segno della spallina del costume, dove si può vedere il colore della sua pelle candita durante l'inverno. La curva dei suo fianchi, nascosti sotto la sottile stoffa del plaid che abbiamo usato come lenzuola. Ha un braccio sotto la testa, e la bocca è schiacciata in una strana smorfia. Sorrido, per quella smorfia tanto buffa quanto dolce. Sembra una bimba mentre dorme, così rilassata. Poi abbasso lo sguardo sul suo seno per una parte coperto, e mi torna alla mente la notte precedete: <<Guarda! La! Una stella cadente. Esprimi un desiderio!>> le dico indicandole una stella cadente. La osservo mentre scruta il cielo buio se non illuminato dalla pallida luna e dalle stelle. Torno a mia volta ad osservare il cielo ed esprimo il mio desiderio: vorrei che questi momenti durassero per sempre. <<Allora cos'hai desiderato?>> <<Se te lo dicessi non si avvererebbe>> <<Touche>>. Siamo rimasti a guardare le stelle per almeno un ora poi abbiamo deciso di andare a letto. <<Posso darti il mio regalo?>> mi guarda perplessa. <<Me l'ha già dato...>> <<Ne ho un altro...>> replico avvicinandomi a lei. Siamo in ginocchio uno di fronte all'altra. Le accarezzo uno guancia prima di baciarla dolcemente. <<Non è nemmeno più il mio compleanno>> mi sussurra sulle labbra. Sorrido sulle sue. <<Allora ringraziami per il regalo che ti ho fatto...>> non se lo fa ripetere due volte e torna sulle mie labbra.

Un mugolio esce dalla sua bocca, ma non si sveglia, si limita a cambiare posizione. Si stende in pancia in su, ed ora il suo petto è completamente alla mia mercé, perché il plaid le ricade completamente sul fianco. Osservo i suoi perfetti seni tondi, morbidi e delicati.

<<Sei così morbida>> le sussurro all'orecchio mentre le strizzo un seno. Lei geme al mio tocco. Mi strizza il sedere, per poi risalire la schiena, le spalle ed infine intreccia le dita ai miei capelli tirandoli un po'.

I capelli si sono spostati e ha in mostra il collo, guardo il punto dove la sera precedente l'ho marcata e sorrido. Butta la testa all'indietro, per darmi più accesso al suo collo. Inizio a succhiare e leccare lasciando una scia di piccoli baci. <<Ti voglio>> mi sussurra tra i gemiti. L'assecondo subito. Non posso più fare a meno di lei, la voglio anche io. Mi sdraio sopra di lei e la bacio, prima di afferrare un profilattico e sprofondare dentro di lei. Ogni volta è così bello, così intenso. Penso che non mi stancherò mai. La penetro un'ultima volta, con una spinta di fianchi, sino a che entrambi non ci abbandoniamo all'estasi. Si gira un'altra volta su un fianco e allunga la mano per intrecciarla successivamente al mio braccio. Sorrido per quel gesto. E la stringo a me prima di richiudere gli occhi.

Emma

Mmm...Si...Dio...<<Oh. Mio. Dio!>> mi sveglio gridando queste parole. Alzo gli occhi e mi ritrovo davanti la faccia tutta sorridente di Alex. <<Non ci credo che lo hai fatto!>> grido prima di scoppiare a ridere. Si alza dalle mie gambe e si sdraia di fianco a me. <<Non mi pare che te ne stessi lamentando quando hai urlato: Oh mio Dio!>> pronuncia le mie parole cercando di imitare la mia voce. Gli do un pugno, ma mi faccio male io mentre lui non si sposta di un centimetro. <<Cazzo!>> impreco portandomi la mano al petto. Mi accorgo di essere completamente nuda quindi mi affretto a tirare su la coperta per coprirmi. <<Ti sei fatta male?>> mi chiede mezzo preoccupato e mezzo divertito. Non rispondo mi limito a fargli un gestaccio col dito. <<Pensavo di averti svegliata nei migliori dei modi, ma vedo che sei comunque acida...>> lo fulmino con lo sguardo. Poi ripenso a come mi ha fatta sentire e arrossisco inevitabilmente. <<Perché adesso sei arrossita?>> <<Non sono...>> non finisco la frase. Lui alza un sopracciglio divertito. <<Buon giorno>> <<Buon giorno>> bofonchi. <<Scusa. Pensavo che ti sarebbe piaciuto. Non credevo che ti saresti arrabbiata>> <<Scusa tu. È che ero in imbarazzo...>> mi interrompe e si avvicina a me. Mette un dito sotto il mio mento e mi fa alzare il volto verso il suo <<Non devi sentirti imbarazzata con me>> non mi da il tempo di ribattere che le sue labbra sono già sulle mie. Posso sentire il mio sapore mischiato al suo. Ci accarezziamo a vicenda la lingue e i denti. Ci mordicchiamo le labbra. Qualcosa di duro mi preme sulla gamba. <<Buon giorno anche a te>> dico ridacchiando, osservando il suo membro all'erta. <<Gli sei mancata, a bisogno di affetto...>> inarco un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere. <<Bene, allora prendiamoci cura di lui>>

<<Sei agitata?>> continuo a fare a pezzettini uno scontrino che ho trovato nella tasca dei pantaloncini. Alex si avvicina a me e mi prende una mano interrompendo il mio origami. Siamo in macchina e stiamo tornando a casa. Nel pomeriggio dovrò incontrare mio padre e sono parecchio agitata. Non rispondo ad Alex ma lui mi comprende comunque. <<Vedrai che andrà tutto bene. Ci sono io con te>> le sue parole mi confortano e cerco di distrarmi stringendo di più la sua mano e concentrandomi sulla musica che esce dallo stereo del pick-up di Cole.

<<Ehi come è andata?>> mi chiede Andrea appena entriamo. <<Tutto bene>> rispondo sorridente.

Vado nella mia stanza e poso i regali sul letto. Poi mi ci butto a mia volta. Sento bussare quindi sollevo il capo abbastanza da vedere chi è ma senza alzarmi. <<Ehi>> <<Ehi>> ripete dolcemente mia madre avvicinandosi al letto. Lascio ricadere la testa sul materasso. <<Tutto bene?>> mi domanda sedendosi vicino a me. Mi accoccolo vicino a lei, e lei a sua volta prende la mia testa e se la posa sulle gambe iniziando ad accarezzarmi i capelli. <<Si. È andato tutto bene>> <<E stai bene?>> <<Si...>> <<Sei agitata>> la sua non è una domanda. L'ha capito che sono in ansia per l'incontro con mio padre. <<Un po'>> <<Non ti devi preoccupare. Magari all'inizio sarà un po' imbarazzante, ma alla fine vedrai che andrà tutto bene. In fondo è tuo padre. E lui non vede l'ora di incontrarti>> <<Grazie mamma>> dico strusciandomi sul suo ventre. <<Eh di cosa scimmietta>> sorrido per quel nomignolo. Se Andrea da piccola mi chiamava Angelo, perché ero dolce angelica, mia madre mi chiamava scimmietta, perché non stavo mai ferma ed avevo l'abitudine di avvinghiarmi a lei. Alle sue gambe, alle sue braccia, non volevo mai staccarmi. <<Vuoi che ti accompagni?>> <<No ho chiesto ad Alessandro>> <<Davvero?>> sembra stupita ma allo stesso tempo felice per le mie parole. <<Si>> <<Oh. Bene. Sono felice che ci sia qualcuno a supportarti>> replica continuando ad accarezzarmi i capelli. <<Perché non rimanete all'appartamento a Manhattan? Potresti chiamare anche Abby. Andare in qualche locale per svagarvi. Sei stata a casa quasi per tutta l'estate. E poi il tempo che tornate qui l'ora di cena sarebbe già passata da un pezzo. Nel congelatore ci sono ancora delle pizze, potete riscaldare quelle>> penso alle sue parole per un attimo e poi mi alzo e l'abbraccio. <<Grazie. È un'idea grandiosa!>> <<Sono felice di esserti stata d'aiuto>> mi stacco da lei e le sorrido. <<Vado a fare una doccia. Poi informo Alex ed Abby>>.

Siamo in macchina da quasi due ore, quindi all'incirca tra un ora arriveremo a Manhattan. Sono così agitata. Non so cosa dire, come comportarmi. In macchina regna il silenzio, se non spezzato dalla musica trasmessa alla radio. Dopo l'incontro con mio padre, abbiamo deciso di rimanere nell'appartamento in città. Ad Abby però non ho chiesto nulla. Ad Alex rimane più o meno una settimana da trascorrerei qui, prima di partire, e voglio passare più tempo possibile da sola con lui. Non so se per lui sia lo stesso, ma scommetto che una seduta di sesso non gli dispiaccia. Per me non è solo quello, non è solo passione o desiderio carnale. Per me andrebbe anche bene stare accoccolata con lui sul divano a guardare un film. Non voglio chiedermi perché provo questo. Non voglio, anzi non posso, pensarci. Non posso affezionarmi a lui. Quindi voglio sfruttare ogni istante che abbiamo insieme per poi cercare di dimenticare in seguito. Lo so, sono masochista, farei prima ad allontanarmi da lui adesso, ma non so perché non riesco a farlo.

<<Andrà tutto bene>> mi incoraggia Alex, portandomi con i piedi per terra. Mi capita spesso, negli ultimi tempi, di perdermi nei miei pensieri. <<Sono così agitata. Cosa devo dirgli? Come devo comportarmi?>> mi mette una mano sul ginocchio ed inizia ad accarezzarmelo. <<Non ti devi preoccupare. Vedrai che verrà da se. Sarà naturale. E poi ci sarò io ad aiutarti se sarai in difficoltà>> Poso la mano sulla sua e lui intrecci le nostre dita. Il suo tocco e le sue parole mi tranquillizzano. Quindi butto fuori un respiro profondo e gli sorrido, portando le nostre mani intrecciate sul mio grembo.

<<Dove devo andare?>> <<Gira a destra. Ora parcheggia li>> tutto il resto del tragitto lo abbiamo passato in silenzio, ma con le mani intrecciate, ed è bastato quel gesto e dei semplici sguardi per comunicare. L'Anisia, piano piano, era svanita grazie al suo contatto. Ora? Ora è tornata più forte che mai. Scendiamo dall'auto e una volta che mi è di fianco stringe la mia mano nella sua. <<Andiamo>> mi sprona sorridente. Ricambio il sorriso ed espiro profondamente.

Il The Dead Rabbit è un Irish bar. Non si trova molto lontano dal nostro appartamento e ci sono già venuta un paio di volte. Il locale è ampio, appena entri c'è un lungo bancone con degli sgabelli,dietro di esso c'è la postazione del barman e al muro disposti per tutta la lunghezza del bancone ci sono una vasta scelta di alcolici. C'è una saletta per essere più appartati ed infine c'è il piano superiore per chi vuole più privacy. C'è un atmosfera informale e familiare. Do uno sguardo in giro per vedere se riconosco la figura di Luca. Al bancone ci sono solo un paio di ragazzi intenti a bere delle birre. Ci avviamo nella saletta e mi guardo intorno. Un uomo sulla quarantina appena mi vede si alza dalla sua postazione. <<è lui?>> mi sussurra all'orecchio Alex. Annuisco in silenzio. L'uomo, o meglio Luca, anzi mio padre, si avvicina a noi. Ha i capelli castano chiaro con un taglio giovanile, da questa distanza non posso distinguere il colore degli occhi ma sono sicura che siano chiari. È alto ed ha le spalle larghe. È un bel l'uomo devo ammetterlo, posso capire perché mia madre al suo tempo credeva di amarlo, ha il suo fascino. <<Emma!>> esclama prima di stringermi in un abbraccio. Subito dopo però si ritira imbarazzato. <<Scusa. Non volevo...>> <<Non c'è problema>> replico sorridendogli. <<Piacere Luca>> dice porgendo la mano ad Alex. Lui lascia la mia, che ancora tenevo stretta alla sua, e gliela porge. <<Piacere mio Alessandro>> stretta la mano di mio padre le nostre dita si rintrecciano. Questo gesto non sfugge agli occhi di mio padre. <<è il tuo ragazzo?>> mi domanda sorridente. <<Oh, no...>> mi schiarisco la voce in imbarazzo e faccio per lasciare la presa, ma lui la stringe più forte. <<Siamo amici. Sono il nipote di Andrea>> replica per aiutarmi. Lo ringrazio mentalmente, e stringendogli un po' la mano. <<Oh, sei il figlio di Linda e Marco. Come stanno?>> domanda con un ennesimo sorriso. Sorride spesso, ma posso vedere dal suo sguardo che sono sorrisi sinceri. <<Stanno bene. Grazie>> <<Bene. Vogliamo accomodarci?>> <<Certo>> rispondo, dopo essermi schiarita la voce per l'ennesima volta.

Ci avviamo al tavolino che occupava precedentemente lui. <<Volete qualcosa?>> <<No, sono a posto così. Grazie>> sono troppo agitata per bere o mangiare qualcosa. <<Sicura?>> annuisco. <<Alessandro?>> <<Mi chiami pure Alex. Comunque no, grazie>> <<Ok, Alex. Dammi pure del tu>>

gli occhi, che ora posso definire azzurri, tornano a fissare i miei. <<Allora Emma. Come va? Raccontami un po' di te...Sempre se ti va>> sono ancora agitata ed in imbarazzo. <<Va tutto bene, grazie. Em... non saprei... Ad agosto inizierò l'università...>> i suoi occhi si illuminano. <<Ah si? Dove? Che facoltà hai scelto?>> si schiarisce la voce. <<Scusa non ti ho lasciata continuare, e ti ho riempito di domande. Sono un po' agitato, non sai da quanto aspettavo questo momento>> replica sorridendomi dolcemente. La sua confessione mi rilassa, mi sento più tranquilla a sapere che anche lui è emozionato quanto me. Ricambio il sorriso e mi appresto a rispondere. <<Alla NYU. Ho scelto arte>> <<Davvero?!>> esclama sorridente. <<Sai tua nonna, cioè mia madre...lei era una vera artista!>> <<Devo aver preso da lei allora>> replico sorridendo timidamente.

Le ore scorrono in fretta e piano piano la tensione che mi attanagliava si è sciolta. Tengo sempre la mano intrecciata a quella di Alex, che non l'ha lasciata nemmeno per un istante, ma sono più tranquilla. Balbetto di meno e parlo di più. Luca è simpatico e dice quello che pensa, mi piace questa parte di lui. <<Ho qualcosa per te>> dice porgendomi un sacchettino rosa. Lo osservo meravigliata. <<Ieri era il tuo compleanno. Anche se in ritardo di un giorno, Auguri>> dice sorridendomi. Afferro il pacchetto e mi domando se lo sapesse o se glielo abbia detto mia madre. <<Grazie>> rispondo timidamente. <<Non dovevi...>> <<Oh certo che dovevo. Su aprilo>> mi esorta. Con mani tremanti e tremendamente imbarazzata (meno male che l'imbarazzo era sparito) apro il sacchetto. Al suo interno c'è uno strato di carta velina rosa, sotto il quale si trova un libro. Lo estraggo e un sorriso a trentadue denti mi affiora sul viso. <<Romeo e Giulietta>> sussurro. <<Spero ti piaccia. Ho chiesto consiglio a tua madre>> <<Grazie. È perfetto>> si fa improvvisamente serio e forse si sente anche un po' in imbarazzo. <<Sai...>> abbassa lo sguardo e si schiarisce la voce prima di continuare. <<A casa ho un regalo per ogni tuo compleanno. Ogni anno, quando era il giorno del tuo compleanno, compravo un regalo che speravo di poter darti un giorno. Mi piacerebbe darteli...molti sono cose per bambini...ma ci terrei se li accettasi>> rimango basita e commossa per questa rivelazione. Sento gli occhi bruciarmi e una scintilla di rabbia verso mia madre si accende, ma la spengo subito. Il passato è passato, ciò che ha fatto adesso non si può più cancellare, si può cercare solo di sistemare le cose. <<Ne sarei felice>> dopo le mie parole torna raggiante e sorridente.

Ci salutiamo e mi prega di tenerci in contatto. Io accetto senza pensarci due volte e lui promette che appena può passa a trovarmi. Mi dice che appena torna a casa mi spedirà qualcuno dei regali, partendo dal primo. E mi chiede se un giorno mi andrà di andarlo trovare, per presentarmi sua moglie Vanessa. Accetto entusiasta e ci salutiamo per l'ultima volta.

Alex

<<Allora, come ti senti adesso?>> domando ad Emma mentre raggiungiamo il suo appartamento. La tengo ancora per mano, non l'ho lasciata un momento, nemmeno quando si è sentita in imbarazzo per la domanda del padre. <<Bene>> replica buttando fuori un sospiro di sollievo. <<è andata bene. Sono felice di averlo incontrato, mi sembra una brava persona>> <<Anche a me. E sono felice che non te ne sia pentita. L'hai perdonato?>> <<Si. Non posso incolparlo, posso biasimarlo, ma lui era tornato. È mia madre che mi ha mentito. Ma ora, oltre a farmi soffrire e a fare soffrire lei, non servirebbe a niente incolparla. Ciò che è successo ormai non si può cancellare, si può solo cercare di sistemare le cose>>. La osservo mentre finisce di parlare e rimango colpito dalle sue parole. <<Che c'è?>> mi chiede dopo un po', notando che continuavo a fissarla senza aggiungere altro. <<Quando penso di averti inquadrata, riesci sempre a stupirmi. Hai detto una cosa molto matura, per una ragazza della tua età. un'altra persona non avrebbe perdonato facilmente il comportamento ne di tua madre ne di Luca>> ricambia il mio sorriso. <<Già, ma io non sono come le altre persone>> si prende in giro facendomi l'occhiolino e ridacchiando. No. Lei non è come le altre.

<<Margherita o cotto vuoi la pizza?>> mi domanda Emma mentre estrae le pizze dal forno. <<è uguale>>. Sono seduto su un tavolo di vetro, nell'enorme cucina dell'appartamento di Manhattan. L'attico in cui abita mio zio è enorme, tutti i pavimenti sono in parquet, tranne quello della cucina che è in marmo lucido, nel grande salone una parete è completamente fatta di finestre che vanno dal pavimento al soffitto, i mobili sono in stile moderno ma Sara ha fatto in modo che risultassero accoglienti, e al piano superiore ci sono le camere da letto. <<Metà e metà allora>> replica Emma porgendomi un piatto e sedendosi davanti a me.

Ceniamo in silenzio e poi l'aiuto a sparecchiare e lavare i piatti. <<Che vuoi fare?>> mi domanda asciugando l'ultimo bicchiere <<Beh, un idea ce l'avrei...>> rispondo avvicinandomi a lei. La predo alle spalle avvinghiando alla sua vita. Le scappa un urletto per lo stupore ma subito dopo scoppia a ridere. Posa il bicchiere e si volta tra le mie braccia. <<Ah si? E cosa?>> mi avvicino alle sue labbra, le sfioro, e la sento trattenere un gemito. Poi mi sposto sul suo collo e mi avvicino al suo orecchio. <<Potremmo guardare un film>> esclamo allontanandomi da lei. Emette un mugolio di disapprovazione e mi colpisce con lo strofinaccio. <<E film sia>> dice avviandosi a lunghi passi nel salone, non prima di avermi lanciato in faccia lo straccio. Inizio a ridacchiare e poi la seguo.

Abbiamo messo il fil ma nessuno dei due presta attenzione allo schermo. Siamo troppo impegnati a baciarci. Quando mi sono avvicinato a lei, inizialmente era restia, voleva farmela pagare per averla illusa all'inizio, ma poi si è lasciata andare, ed ora si trova sulle mie ginocchia cingendomi i fianchi con le sue gambe. <<Niente più baci eh?>> le ricordo la sua minaccia ridacchiando. <<Sta zitto>> mi ammonisce tornando sulle mie labbra. Avvolge le mani dietro il mio collo e intreccia le dita ai mei capelli. Strattona forte, e a quel gesto un verso roco mi esce dalla bocca. Le mordicchio il labbro inferiore facendola gemere. <<Andiamo di sopra>> sussurra sulle mie labbra. Non me lo faccio ripetere due volte, le stringo forte i fianchi con le mani e ci sollevo dal divano. Lei ridacchia sulle mie labbra e mi cinge con le gambe e con le braccia. <<La tua stanza scimmietta?>> le chiedo raggiunto il piano di sopra. <<Quella in fondo a destra>> raggiungo velocemente la porta e la apro richiudendomela alle spalle successivamente. Mi avvicino al letto e impreco sulle sue labbra quando vado a sbatterci sopra. <<Ti sei fatto male piccolo?>> mi domanda ridacchiando. Non le rispondo. La lancio sul letto e cerca di strilla per la sorpresa, ma non fa in tempo perché le sono subito sopra e le mie labbra sono sulle sue. Mi stacco dalla bocca e la osservo. I suoi occhi sono colmi di desiderio e sono sicuro che siano lo specchio dei miei. Ha le guance arrossate e i capelli scompigliati. <<Sei bellissima>> le sussurro prima di baciarla. Questa volta dolcemente, lentamente godendomi il suo sapore. Preso le sue mani sono sul mio ventre per implorarmi silenziosamente di togliere le barriere che ci separano. Alzo le braccia per permetterle di sfilarmi la maglietta, poi è il suo turno. Subito dopo è il turno dei pantaloni e della biancheria. Una volta che non c'è più niente tra di noi torniamo a baciarci. Ci assaggiamo sino a che non possiamo più aspettare. Afferro i pantaloni e ne estraggo la protezione dalla tasca. Me la sfila dalle mani e si appresta ad aprire la bustina con i denti. Mentre mi infila il preservativo non abbassa mai lo sguardo dal mio ed io faccio altrettanto. La penetro con una spinta e poi mi muovo dolcemente dentro di lei. È ancora così stretta. Morbida mi sento a casa quando sono dentro di lei. <<Più forte>> mi supplica tra gli ansimi. Inizio a muovermi ad un ritmo più frenetico, lei si muove con me. Facciamo questa danza erotica come se non avessimo fatto altro nella vita, come se sapessimo con precisione cosa vogliamo l'uno dall'altra e cosa vuole l'altro. Come se ci conoscessimo da una vita. Ed in effetti è così, ma non così intimamente. Non è una questine solo carnale è anche una questione di testa. Ci troviamo e ci completiamo. Sento che sto raggiungendo il culmine,e voglio che lei faccia lo stesso. Faccio scendere una mano tra in nostri corpi, dove si fondono, e inizio ad accarezzarle il clitoride. <<Vieni con me>> le sussurro sulle labbra. La sento irrigidirsi, e so che ci siamo. Veniamo gridando i nostri nomi. Esco da lei e tolgo il profilattico. Lo annodo e lo metto da parte, prima di sdraiarmi al suo fianco.

Emma

<<Questa è la famosa parete dei disegni?>> mi domanda Alex avviandosi alla parete nera, completamente tappezzata di disegni, di fronte al letto. È completamente nudo e posso contemplare le sue spalle larghe, il suo fondosciena perfetto, le adorabili fossette che si formano appena sopra il sedere, e i suoi glutei marmorei . Dovrebbe essere vietato essere così perfetti. Si volta verso di me aspettando una risposta. <<Ti piace quello che vedi? Vuoi una foto?>> domanda divertito inarcando un sopracciglio. Divento rossa per essere stata beccata. <<Magari posso ritrarti di nuovo>> dico sfacciatamente per nascondere l'imbarazzo. <<Si può fare>> si gira di nuovo e torna ad osservare i miei disegni. Mi avvicino a lui coprendomi con le lenzuola. <<Sono bellissimi>> mi informa quando sono alle sue spalle. <<Grazie>> <<Sei davvero brava. Oltre che nel disegnare... intendo che... sai catturare la scena e trasmettere emozioni>> rimango colpita dalle sue parole. Si volta a guardarmi. <<Che c'è?>> mi domanda mettendomi un dito sotto il mento prima di alzarmi il viso verso il suo. <<Niente>> dico scostandomi. Mi avvicino alla finestra e guardo fuori. Mi raggiunge e si mette alle mie spalle. <<Parlami. Un minuto fa sembravi felice. Ho detto qualcosa di sbagliato>> sospiro. <<No. Tutto quello che hai detto è perfetto>> replico continuando a guardare la notte al di fuori del vetro. <<Allora che hai?>> i nostri sguardi si incrociano nel riflesso della finestra. Una lacrima mi riga il volto. Mi prende per le spalle e mi fa voltare verso di lui. Mi asciuga con una carezza la lacrima. <<Che succede?>> <<Niente>> <<Non può essere niente. Se no non staresti piangendo>> <<Non sto piangendo, era solo una lacrima>> mi guarda accigliandosi. Chiedendomi con lo sguardo di aprirmi con lui. Ma non so se sono pronta a farlo. Non sono pronta nemmeno ad ammetterlo con me stessa. Mi volto di nuovo verso la finestra. <<Sono solo triste. Tra poco te ne andrai e sarà tutto finito>> lo sento irrigidirsi alle mie spalle. Non dovevo dire niente. <<Mi mancherà litigare con te>> mi affretto a replicare. Mi volto e fingo un sorriso divertito allontanandomi da lui. Mi afferra per un braccio e mi trascina contro il suo petto. La mia schiena preme contro di lui. Sento il suo fiato sul collo e vengo pervasa da un senso di calore. <<Non c'è mai una fine>> mi sussurra prima di lasciarmi andare. 

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