Danger

By AngelaMatteucci

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Una notte. Una festa. Un errore. Quello che pensava stesse per rovinare la sua vita, stava invece per diventa... More

Danger
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 61
Ringraziamenti (?)

capitolo 25

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By AngelaMatteucci

Kelsey’s Point of View:

Il mio stomaco si attorcigliò una volta che realizzai che avrei fatto contro la mia volontà. 

Non solo ero legata ad un letto ma lui non si sarebbe fermato anche dopo tutte le mie suppliche. 

Continuava solo a fare quello che gli avrebbe dato piacere, facendomi piangere ancora di più. 

Mi sentivo inutile, sporca … Mi sentivo disgustosa. 

Desideravo solo che si sarebbe sbrigato così che tutto questo fosse già finito. Mi uccideva ancora di più sapere che non potevo fare niente e che dovevo solo rimanere sdraiata per tutto il tempo. 

Chiusi gli occhi il momento in cui sentii le sue mani sbottonare i miei jeans. 

Iniziai di nuovo ad urlare, facendo di tutto per distrarlo da cosa stava per fare. 

Non funzionò e Luke, preso dalla frustrazione, mi tappò la bocca con la mano. 

“Ti prego …” Urlai contro la sua mano facendo uscire solo parole soffocate. 

Iniziai a muovermi cercando di tirare una ginocchiata nella parte del suo corpo dove non batte il sole. Avrei fatto di tutto pur di non fare succedere quello che stava pianificando la sua mente. 

“Smettila di muoverti, troia.” Grugnii spingendo il suo corpo contro il mio facendomi trasalire. 

Iniziai ad urlare di nuovo contro la sua mano, desiderando di svegliarmi da quell’incubo. 

Luke sorrise scuotendo la testa. “Non impari mai, vero tesoro?” Ridacchiò. “Ti scoperò così tanto che non riuscirai a muoverti per un po’.” Fece un occhiolino prima di chinarsi verso di me e spingere le sue labbra contro il mio collo. 

Iniziai a piagnucolare in assoluto orrore. 

Aprii la mia bocca per dire qualcosa quando la porta si spalancò e immediatamente iniziai a tremare ancora di più, spaventata da chi potesse essere. 

“Hai tre secondi per toglierti di dosso da lei prima di farti saltare la testa in mille pezzi.” Una voce del tutto troppo familiare raggiunse i miei orecchi portandomi una cascata di brividi lungo la schiena. 

Luke rimosse le labbra dal mio collo grugnendo. “Chi cazzo ti ha detto che potevi interrompermi? Ho detto che tu avresti la tua occasione più tardi.”

Chiunque fosse alla porta, rise. “Non penso che tu capisca Luke …” 

“Non penso che tu capisca.” Sbottò Luke. “Sono impegnato.”

Senza aggiungere una parola, una pallottola venne sparata a centimetri da dove la mia testa giaceva. 

Sussultai terrorizzata. 

“Che cazzo?” Luke si mise seduto voltandosi per vedere chi era alla porta, lasciandomi intravedere Justin in piedi con uno sguardo di morte sul suo volto. 

Un’ondata di sollievo mi percorse tutto il corpo mentre le lacrime ritornarono a galla. 

“La prossima volta colpirò il tuo petto.” Justin disse serrando i denti, tenendo ferma la pistola nelle sue mani. 

Justin’s Point of View:

“Bieber,” Disse a fatica Luke. “Che cazzo ci fai qui?” 

“Pensavi che non avrei messo insieme i pezzi?” Ridacchiai scuotendo la testa. “Quanto ritardato pensi che sia?”

Luke aprì la bocca per dire qualcosa quando lo interruppi. 

“Sei un fottuto idiota se pensavi che non avessi capito che eri stato tu a prenderla. Grande errore da parte tua perché se fossi stato intelligente, non avresti fatto quello che hai fatto.” Lo fissai mentre la mia voce cambiò in un tono più freddo. 

“Ci hai messo un bel po’ di tempo Bieber.” Ridacchiò. “Voglio dire; ci sei stato, quanto?” Fece finta di guardare il suo orologio. “Un ora? Due? Forse anche di più? Pensavo che saresti stato più veloce.” 

Un sorriso si stampò sulle mie labbra. “Sai …” Feci una pausa, giocherellando con il grilletto della pistola. “Sono veloce ad uccidere.” Alzai lo sguardo. 

“Dovrei essere spaventato?” Luke rispose alzando un sopracciglio. 

Sorrisi divertito. Che razza di domanda era? Chiunque nella sua posizione si starebbe cagando addosso. 

Ricordo quando Parker si stava cagando addosso quando l’avevo fatto inginocchiare a terra.

“Dovresti esserlo.” Era tutto quello che dissi prima di avvicinarmi e tirare un pugno sulla sua guancia, facendolo così cascare dal letto. Camminai verso di lui iniziando a tirare diversi pugni sulla sua faccia facendolo piegare dal dolore. 

Presi questa come occasione e corsi verso Kelsey, slegando la sua mano sinistra e poi quella destra. Imprecai sottovoce mentre cercavo di sciogliere le corde. Il secondo in cui riuscii a slegarla, mi sentii spingere all’indietro. Cascai a terra e un pugno entrò in collisione con il mio naso.

Sentii un rumore che segnalava che si era rotto. Luke mi tirò altri pugni sulla mascella e sulla guancia fino a che non lo spinsi via e rialzarmi per poi tirargli un pugno sulla faccia e sul labbro spaccandoglielo. 

Luke gemette dal dolore facendomi sorridere trionfante. Se sentiva male in quel momento, doveva sentire cosa avrebbe provato quando sarei ritornato. 

Lo tirai su afferrandolo dal collo prima di sbatterlo contro la parete. Mi avvicinai alla sua faccia. “Hai avuto un sacco di coraggio ad alzare le mani sulla mia ragazza, lo sai?” Sbottai. 

Luke cercò di togliere la presa dal mio collo prima di fare un mezzo sorriso. “Ha un corpo per cui uccidere, Bieber.” Si leccò le labbra sanguinose. “E tette grandi,” Fece una pausa cercando di respirare. “Non c’è da stupirsi che tu stia con lei.”

Lo spinsi via dalla parete prima di sbatterlo di nuovo contro. “Se fossi in te, starei attento a cosa dire.” Serrai la mascella, ignorando il dolore che provocò. 

“O cosa?” 

Sorrisi malignamente. “Ti ucciderò.” Feci calare il tono della mia voce in un sussurro e proprio quando stava per rispondere, accentuai la stretta intorno al suo collo.

Iniziò a tirare la mia mano cercando di respirare. 

Scossi la testa ripiegando la mia mano libera in un pugno prima di colpire il suo stomaco facendolo piegare in se stesso e tossire.

Lo raddrizzai un’altra volta, colpendo nella bocca dello stomaco prima di colpire il suo zigomo. 

Sentii un’altra presenza nella stanca. Non distogliendo lo sguardo, continuando a soffocarlo mentre serrai i denti in completa furia. 

Tutto quello che questo stronzetto mi aveva fatto partiva da quello che mi aveva detto, a Jen, il ristorante, il fatto che mi avesse pugnalato per poi finire col rapire Kelsey e farle solo cosa Dio sa. Era troppo e sapevo che doveva esserci una fine. 

Stringendolo per il collo, lo spinsi via dalla parete per poi scaraventarlo nella stanza. Sbatté la testa contro la parete.

Voltandomi, cercai immediatamente Kelsey e la trovai in un angolo con le braccia avvolte intorno al suo corpo mentre tremava. I miei occhi si rilassarono e fu in quel momento che notai lo squarcio sulla sua guancia e sul suo collo, il suo petto esposto agli occhi di tutti e i pantaloni sbottonai. La rabbia mi ribollì nelle vene e se avessi potuto vedermi allo specchio, scommetto che sarei stato rosso come un peperone. 

Mi calmai a sufficienza per togliermi la giacca di dosso e camminare verso il suo corpo tremante. “Tieni, mettila.” Sussurrai in modo rassicurante sapendo che era spaventata. 

Si morse il labbro contemplando il da farsi. 

Posai gentilmente una mano sopra la sua spalla ma lei si ritrasse voltandosi. 

Una palata di tristezza mi sotterrò. Aveva paura.

“Non ti farò del male.” Mormorai. “Mettiti la giacca così ti coprirai.” 

Annuì lentamente, le sue braccia tremavano mentre le estendeva per prendere la giacca dalle mie mani. 

Tutto quello che volevo fare era stringerla a me e prometterle che tutto sarebbe passato. Volevo assicurarmi che lei stesse bene e portarla a casa dove sarebbe stata al sicuro ma prima che potessi farlo, dovevo preoccuparmi di altre cose. 

E in quel momento persi il controllo e mi voltai verso Luke, solo per vedere che era sparito. Aggrottai la fronte, confuso su dove potesse essere andato. 

Camminando verso la porta, stavo per uscire quando sentii una voce fioca dire di stare attento e poi sentii qualcosa colpirmi la testa. Caddi sul pavimento, grugnendo mentre rotolai sulla mia schiena. 

Alzando lo sguardo, vidi Luke stringere la mia pistola nelle sue mani. La mia pistola. 

Non avevo realizzato che l’avevo persa. 

La mia visione diventò sfuocata e iniziai a vedere due sagome di lui. Lo guardai disgustato. Un solo Luke era abbastanza. 

Cercai di mettermi seduto ma venni spinto giù una volta che Luke posizionò il suo stivale nero sopra il mio petto. 

Feci una smorfia. 

“Pensi che puoi fare tutto questo e poi svignartela?” Scosse la testa con un sorriso divertito. “Mi hai sottovalutato, Bieber.” 

Mi controllai dal ridere. Lo faceva sembrare come se stesse facendo quelle cose da una vita mentre invece era dentro da solo un anno. Io ero dentro da … sempre? 

Mi voltai e vidi John camminare su per le scale con la pistola ben puntata di fronte a lui facendomi segno che mi avrebbe protetto. 

Annuii prima di ritornare a fissare Luke. “Puoi cucciarmelo.” Sogghignai. 

“Peccato che io non sono la tua troietta. Cosa che mi ricorda,” Fece un mezzo sorriso. “Che me la scoperò fino alla morte una volta che avrò finito con te.” 

“Cosa ti fa pensare che vivrai abbastanza a lungo per farlo?” Inarcai un sopracciglio. 

Luke stava per dire qualcosa quando John sparò nella parte opposta della stanza catturando la sua attenzione e dandomi il tempo di spingere il suo piede via dal mio petto. Afferrai il polso di Luke e lo sbattei contro la parete, togliendo così la mia pistola dalla sua mano.

Tenendola stretta, sbattei il calcio della pistola contro la sua testa prima di spingerlo e farlo cadere al pavimento. Facendo un passo indietro, guardai mentre si teneva il lato della testa e lo stomaco mentre gemeva dal dolore. 

“E’ stato un piacere conoscerti, Luke.” Pronunciai il suo nome con disgusto in modo da far percepire l’odio che provavo nei suoi confronti. Sollevai la mia pistola, puntandola sul suo petto mentre facevo leva sul grilletto pronto a sparare dritto e mettere fine alla sua vita.

“Non farlo.” Disse una voce dolce.

Aggrottai le sopracciglia confuso. Non osai voltarmi. 

“Cosa?” 

“Non sparare Justin.” Realizzai che era Kelsey.

Strinsi ancora di più la pistola fra le mie mani. “E perché no?”

“Perché …” Si avvicinò al mio corpo stringendo la giacca che le avevo dato al suo corpo.

Scossi la testa. “Non lascerò questo figlio di puttana continuare a vivere. Pagherà per quello che ti ha fatto.”

“Sto bene Justin. Guarda, non mi ha fatto nulla.”

“Sì, grazie a me. Se non fossi venuto, ti avrebbe violentato e Dio sa cos’altro ti avrebbe fatto.” Serrai i denti, sentendo il bisogno di ucciderlo. 

“Ma tu mi hai salvato.” Sussurrò, premendo una mano sulla mia spalla. “Non è questo che importa? Io sto bene.” 

“Certo che importa.” Mormorai. “Ma ancora non perdono per quello che ti ha fatto. Lo ucciderò per aver pensato di diventare un ostacolo e per aver alzato le mani su di te. Una cosa è attaccare me. Un’altra è attaccare le persone a cui tengo.” 

“Non farlo Justin. Ti prego. Voglio solo andare a casa.” Piagnucolò. “Ti prego …” Potevo sentire la disperazione nel suo tono di voce. 

Ci pensai su per qualche secondo prima di mettere giù l’arma da fuoco. Posizionando la pistola nel posteriore dei miei pantaloni, sentii Kelsey sospirare. 

“Grazie.” Sussurrò.

Annuii voltandomi e istantaneamente le mia braccia avvolsero il suo piccolo corpo, avvicinandola a me. Ci stette un po’ prima di avvolgere le sue braccia intorno a me, ricambiando l’abbraccio.

Premetti le labbra contro la sua fronte. 

Mi strinse più forte, facendo sprofondare la sua testa nel mio petto. 

“Mi dispiace così tanto.” Sussurrai. “Non doveva succedere.” 

“Non è colpa tua.” Sussurrò in replica. 

Feci un passo indietro guardando il suo volto con qualche livido. Il mio stomaco si richiuse. 

Posizionando la mano sopra la sua guancia, guardai nei suoi occhi prima di posare le mie labbra sulle sue. 

Mi staccai respirando contro le sue labbra prima di prendere la sua mano nella mia. 

“Andiamo fuori di qui.” 

Annuì. 

Prima di scendere mi voltai per vedere Luke ancora rannicchiato sul pavimento.

Prendendo la pistola dai jeans, mirai e sparai alla gamba. “Il karma è uno stronzo.” Sbottai prima di voltarmi e scendere le scale con Kelsey al mio fianco e John dietro di noi. 

Non l’avevo ucciso quella notte ma se lo stronzo sarebbe tornato, l’avrei fatto. L’avrei finito.

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