LUCA E MARCO Una storia d'amo...

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Luca ha 23 anni è gay ed ha un pub, ama dipingere, ha avuto alcune storie ma niente di importante, è simpatic... More

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ultimo capitolo

capitolo 1

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Luca e Marco

Una storia d'amore

"Cazzo, sono di nuovo in ritardo" pensava Luca, mentre saliva sulla moto parcheggiata davanti al suo pub.

Quel giorno non doveva tardare. La madre lo avrebbe ucciso. Luca sorrise a quel pensiero, non ne aveva certo paura, era una donna simpatica allegra e sua alleata come spesso gli ripeteva .

Non che Luca avesse bisogno di alleati se la cavava bene anche da solo, ma quando a sedici anni le aveva detto di essere gay, e di non volerlo nascondere, lei lo aveva abbracciato e gli aveva detto "sono fiera di te e qualsiasi cosa deciderai io sarò la tua alleata".

Luca adesso aveva ventitré anni, si era diplomato alla scuola d'arte, amava dipingere ed era il proprietario di un pub che gestiva con dei collaboratori. Abitava da solo in un loft sopra il pub. Aveva avuto alcune storie ma niente d'importante, tutti lo adoravano perché era simpatico e disponibile, oltre ad essere bello ma di una bellezza sbarazzina. Era alto un metro e ottantacinque, aveva i capelli castani con dei ciuffi ribelli che gli ricadevano sugli occhi di un bellissimo colore verde.

La moto sfrecciava sull'asfalto, mentre Luca pensava al pranzo che sua madre aveva organizzato per quel giorno. Da un po' di tempo, la madre, che era vedova da sette anni, aveva incontrato in un club di lettura, un signore, Giulio, anche lui vedovo con un figlio. Si erano innamorati e da alcuni giorni convivevano. Ora lei aveva organizzato il pranzo per far conoscere Luca e il figlio di Giulio, anche lui gay.

Luca sospettava che la madre e Giulio si fossero conosciuti in qualche associazione del tipo "aiuto mio figlio è gay".

Non sapeva molto di Marco cosi si chiamava, sapeva che aveva trenta anni, faceva l'avocato civilista, che era stato assunto da poco in uno importante studio della zona, che era appena ritornato in città; non amava la vita mondana ed era sposato al suo lavoro. Almeno cosi, diceva suo padre.

Luca intanto era arrivato nel cortile della villa, dove abitava la madre. Parcheggiò la moto vicino a un Audi grigio scuro, perfettamente pulita. Mentre si toglieva il casco, la madre aprì la porta di casa, con lei c'erano Giulio e presumibilmente Marco. Luca lo guardò, era alto circa come lui, aveva i capelli neri, gli occhi di un marrone scuro, era vestito con un abito scuro e aveva una cravatta a righe. Luca si avvicinò, salutò Giulio e sorrise a Marco mentre gli porgeva la mano.

<<Ciao sono Luca.>>

<<Piacere Marco. >> Gli diede la mano senza ricambiare il sorriso, ma osservò, ogni particolare, di quel viso, imprimendolo nella memoria. Aveva notato i capelli ribelli che gli ricadevano sugli occhi più belli, che avesse mai visto, i denti perfetti e quel sorriso furbetto che lasciava intravedere un bel caratterino. Anche Luca guardava Marco "cazzo" pensava "se non avesse quell'aria da funerale, sarebbe anche fico."

Entrarono in casa e si sistemarono in sala da pranzo.

Giulio cercava di mantenere viva la conversazione.

<Allora Luca cosa ne pensi di mio figlio?>.

Luca per poco non si strozzò. Mentre Marco, avrebbe volentieri ucciso suo padre.

<< Penso sia molto elegante. >> rispose guardando con ironia Marco.

<<Non ho avuto tempo di cambiarmi sono tornato adesso da un incontro d'affari>> disse Marco un po' piccato.

<<Ah! Meno male>> rispose Luca <<Pensavo fosse la tua divisa da relax. >>

Marco lo fulmino con lo sguardo.

<<Sei molto spiritoso ragazzino. >>

"Ragazzino" come si permetteva quel bellimbusto di chiamarlo ragazzino. Se non fosse stato per sua madre, che lo guardava disperata, lo avrebbe volentieri mandato a fanculo.

La conversazione continuò, parlarono del più e del meno. Luca ogni tanto incrociava lo sguardo di Marco. Terminato, il pranzo Gianna chiese al figlio di accompagnare Marco a vedere il suo studio. Luca lo accompagnò con riluttanza.

<< Guarda che non sei obbligato a farmi vedere i tuoi quadri se non vuoi>> disse Marco.

<< Lo so, ma visto, che mia madre ci teneva ...>>.

<< E tu fai sempre quello che ti dice tua madre? >> Lo prese in giro Marco.

Luca si girò e lo guardo dritto negli occhi.

<<Io faccio ciò che voglio, ma soprattutto con chi ... voglio. >> L'altro, sostenne lo sguardo per alcuni istanti.

Intanto arrivarono alla dependance, situata nel giardino. Era un monolocale luminosissimo con una parete di vetrate.

Quando Marco entrò, rimase senza parole, alcuni dipinti erano appesi alle pareti, altri appoggiati a esse, un divano enorme in mezzo la sala, dei cavalletti e colori ovunque. Mah, ciò che colpì Marco furono i colori accesi dei quadri astratti, macchie, spennellate, giochi di luce che rendevano quegli enormi quadri, quasi ipnotici.

<< Beh! Penserai che siano i pasticci di un bambino. >>.

<< Non penso siano pasticci, anzi li trovo incredibilmente belli>> disse quasi con stupore e per la prima volta, gli sorrise.

Luca rimase con la bocca aperta a guardare il viso di Marco che si era trasformato, era bellissimo, una fossetta scolpiva la sua guancia, addolcendone i lineamenti. Quando si riprese, disse.

<< Mi prendi in giro? >>

<<No assolutamente anzi ti dirò di più penso di chiederti se puoi realizzarne uno per me. Ho giusto una parete vuota, nel mio appartamento, che ha assolutamente bisogno di un quadro. >>

Luca lo guardava ancora sorpreso tenendo la bocca socchiusa, era sbigottito. Un pensiero attraversò la mente di Marco, quanto avrebbe voluto chiudere quella bocca con un bacio. Questo pensiero lo spaventò, ma era forse impazzito a pensare una cosa simile. Mentre questi pensieri attraversavano la mente di Marco, Luca si riprese.

<<Se vuoi, posso venire a vedere la tua parete, cosi prenderei le misure e lo farei della grandezza che vuoi.>>

<< Perche no>> rispose Marco.

Si scambiarono i numeri e si misero d'accordo per incontrarsi tra qualche giorno.

Il resto del pomeriggio trascorse in modo sereno parlando del più e del meno. Ogni tanto, Luca e Marco si scambiavano qualche battuta. Entrambi si studiavano. Marco guardava il fisico atletico di Luca lo trovava perfetto, il suo pensiero andava anche oltre, lo avrebbe voluto vedere completamente nudo, di nuovo quel pensiero lo spaventò, perché questi pensieri gli arrivavano senza controllo, d'altronde Luca era soltanto un ragazzino.

Luca pensava che se lo darebbe fatto volentieri, l'immagine che gli apparve nella mente lo fece sorridere ed eccitare al tempo stesso si mordicchiò in volontariamente il labbro, cosa che non sfuggì a Marco, si alzò e andò in cucina a prendere un sorso d'acqua, "cazzo mi fa un effetto pazzesco". Marco, lo vide ritornare dalla cucina i loro occhi si incontrarono, per alcuni istanti, involontariamente si scambiarono un messaggio inconscio. Più tardi Marco e Luca si salutarono, con una stretta di mano, e ancora i loro occhi si cercarono per una frazione di secondo.

<Ci vediamo allora>

<Si. Ti aspetto. La settimana prossima>

Luca suonò il campanello dell'appartamento di Marco e mentre aspettava, sistemò i capelli, che il casco gli aveva schiacciato in testa. La porta si aprì, Luca rimase per un attimo con la mano sospesa. Davanti a lui c'era Marco scalzo, con un paio di jeans, una maglietta bianca, i capelli nerissimi ancora umidi dalla doccia e con un sorriso meraviglioso.

<<Scusa, ma sono appena tornato dal lavoro e come vedi questa, è la mia divisa da relax.>>

Luca, deglutì "wow" pensò mentre uno strano languore lo prendeva. Arrossi lievemente, ma disse.

<<Sono contento, sai temevo di essere troppo casual, con i miei jeans rotti. >>

<<Entra!>> disse Marco, mettendosi da parte per farlo passare. Luca entrò e si guardo intorno. Vide un salone enorme con una vetrata che occupava tutta una parete. Degli, ampi divani di pelle nera situati, in un lato della sala. Pochi mobili moderni, neri e grigi, completavano il resto del salone, nessun colore oltre a questi. Luca pensò "ma è sicuro che questo sia gay?" Certo non si aspettava la bandiera arcobaleno alle pareti, ma almeno qualche macchia di colore qua e là.

Marco spiegò, quasi a scusarsi della freddezza della stanza, che aveva preso da pochi mesi l'appartamento e che non aveva avuto tempo per finire di arredarlo. Luca chiese, indicando la parete dietro un divano, se fosse quella sulla quale volesse mettere il quadro. Dopo l'assenso di Marco.

<<Già so cosa potrei fare>>

Dopo aver parlato, qualche istante del quadro e preso le misure Marco, invito Luca a sedersi e a bere qualcosa con lui. Parlarono del più e del meno mentre si studiavano a vicenda "cazzo pensava Luca è cosi bello cosi rilassato mi viene voglia di baciare quelle labbra carnose". Anche Marco aveva lo stesso desiderio, ma si ripeteva che era sbagliato anche solo pensarlo. Mentre parlavano, iniziò a piovere e Marco propose a Luca di fermarsi a cena. Luca accettò e chiese:

<<Sai cucinare?>>

<< No, ma ho dei pasti pronti surgelati. >>.

<< No, no! Marco se hai qualcosa nel frigo, ci penso io a preparare la cena. >>

<< Non c'è gran che.>> Andarono, verso la zona cucina, moderna, anch'essa grigia. Marco aprì il frigo ed elencò tutto ciò che c'era: uova, formaggio, prosciutto, mozzarelle, latte, vino.

<< Però pensavo peggio>> disse Luca << Che dici se preparo un'omelette con mozzarella e prosciutto? >>

<< Ottimo, la sai fare?>>

<< Certo! Sai.. una delle cose che adoro è cucinare.>> Cosi dicendo prese le uova e aiutato da Marco che gli diede i vari utensili, iniziò a cucinare. Marco nel frattempo apparecchiava il tavolo. Ogni tanto guardava Luca, che a suo agio tra i fornelli fischiettava. "Cavolo, è cosi bello, cosi parte integrante di quella cucina, sembrava a casa sua".

<< E' pronto >> disse Luca distogliendo Marco dai suoi pensieri. Si sedettero a tavola. Marco assaggiò l'omelette e la trovò deliziosa.

<< Sei un uomo da sposare >>.lo prese in giro Marco.

<< Beh! Ho fatto dei progressi velocemente, l'altro giorno ero un ragazzino, oggi un uomo da sposare. >>

Marco rise e rispose

<< In effetti, cresci a vista d'occhio >> risero entrambi, Marco aggiunse << Comunque Luca scusami per averti dato del ragazzino l'altro giorno, ma tu sei stato un po' insolente >>.

<< Insolente? Di pure stronzo, sai a volte non ne posso fare a meno. >>.

<< Buono a sapersi, d'ora in poi ti terrò d'occhio >>.

Luca chiese a Marco del suo lavoro. Marco gli spiegò che si occupava di contratti, compravendite di aziende e che l'indomani sarebbe partito per Londra, dove avrebbe dovuto, terminare una trattativa. Luca si alzò e iniziò a sparecchiare.

<< Lascia stare faccio io >> disse Marco mentre allungava la mano verso i piatti, cosi facendo, sfiorò la mano di Luca, che si girò a guardarlo, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Anche Marco che indugiava ancora nella mano di Luca lo guardò, un desiderio forte e irrazionale di toccarlo, s'impadronì di lui, ma ritrasse la mano. Luca lo bloccò, afferrandolo per un braccio e prima che Marco se ne rendesse conto, lo baciò, dopo, un primo momento di stupore, Marco dischiuse le labbra, rispondendo a quel bacio, con una passione inaspettata. Luca lo stringeva a se, premendo il suo corpo a quello di Marco, che dopo alcuni istanti riprese il controllo e lo allontanò da se.

<< No.. no.. no! Non possiamo! >>

<< Perche? Perche, siamo, fratelli?>> chiese con ironia e frustrazione Luca.

<< No, perche io non voglio complicazioni, non ho tempo, sono troppo impegnato. >>

<<Guarda che, non ti ho chiesto di fidanzarci, né di sposarci, né ti ho promesso amore eterno, era solo un modo per trascorrere qualche ora piacevole, hai presente scopare?>> disse con ironia Luca.

<<Se volessi trascorrere delle ore piacevoli, come dici tu, o scopare, non lo chiederei a te.>> poi aggiunse per sottolineare, un indifferenza che certo non provava<< Non sei il mio tipo. >>

<< Eh già! Me ne sono accorto, infatti, non hai risposto al mio bacio e la tua lingua nella mia bocca l'ho soltanto immaginata. >>

<< Ok, mi hai colto alla sprovvista, e va bene mi è piaciuto, ma ti ripeto che tra te e me, non ci sarà mai niente. >>

<< Va bene Marco, ma non mi scuso. Ora me ne vado, visto che ha smesso di piovere, tranquillo non farò più niente che ti sconvolga>>. Cosi dicendo si avvicinò alla porta. << Ci si vede. >>

<< Aspetta! Luca....vai piano e appena arrivi mandami un messaggio.>>

<< Si papà, vuoi anche abbottonarmi il giubbotto?>>.

<< No ma la strada è bagnata ehm.. insomma vai piano. >>

<<Vaffanculo! Marco!>> cosi dicendo Luca spari nell'ascensore.

Marco rinchiuse la porta, tornò in cucina e subito l'immagine di loro due che, si baciavano le riapparve prepotentemente. Mille emozioni contrastanti lo pervasero, quel bacio, gli era piaciuto eccome, sentiva ancora il corpo di Luca che premeva sul suo, sentiva ancora il suo desiderio su di se e.. "basta" si disse "non devo più pensarci non è successo nulla" ma il suo corpo diceva tutt'altro.

Luca percorreva la strada con la moto. Ripensava, a quello che, gli aveva detto Marco. "E' uno stronzo, vigliacco, che non si buttava nelle cose; inquadrato, ingessato, razionale del cazzo, non me ne frega niente, di un tipo così." "E allora, perché me la prendo, tanto?" "Perché bacia da Dio e quando sorride, mi sciolgo." "Cazzo! Che, mi prende? Al diavolo. Se poi pensa che gli manderò il messaggino con scritto, < sono arrivato> sta fresco, non è mica mio padre" e cosi dicendo accelerò come a fargli un dispetto.

Marco intanto guardava l'orologio e mentalmente faceva i calcoli per capire se Luca fosse arrivato a casa. Si sentiva un po' responsabile e non voleva che, arrabbiato, avesse corso troppo. Ripensava a quel bacio, era pazzesco lo aveva eccitato, ancora non capiva come avesse fatto a staccarsi da lui aveva sentito l'erezione di Luca e ne aveva avuto paura. Dopo un'ora, non resistette più, non aveva ricevuto nessun messaggio e allora scrisse nel cellulare.

<Sei a casa?> Aspettò con ansia la risposta che, arrivo dopo pochi secondi.

<Si papà, dormi tranquillo .>

<Ok buonanotte.>


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