Moon

By _belle_21

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Dal testo: "Il sole è troppo egoista secondo me: se ne sta lì, fermo ed immobile, mentre tutto un sistema gli... More

Capitolo I - L'alba
Capitolo II - Una strana visita
Capitolo III - L'incubo pt.1
Capitolo IV - Non è finita
Capitolo V - Lacrime
Capitolo VI - Paure
Capitolo VII - Bugie
Capitolo VIII - David
Capitolo IX - In trappola
Capitolo X - L'incubo pt.2
Capitolo XI - Dolore
Capitolo XII - Scelte
Capitolo XIII - La fuga
Capitolo XIV - Mi dispiace
Capitolo XV - Accordi
Capitolo XVI - Salvarti
Capitolo XVII - Impossibile
Capitolo XVIII - L'incubo pt.3
Capitolo XIX - Sorpresa
Capitolo XXI - Restare
Nargilli Vs Unicorni - Challenge
Capitolo XXII - Attimi
Capitolo XXIII - Ricordi
Capitolo XXIV - Il libro Luna
Capitolo XXV - Luce
Capitolo XXVI - Bellezza
Capitolo XXVII - Oscurità
Capitolo XXVIII - Visite
Capitolo XXIX - Primavera
Capitolo XXX - Crepe
Capitolo XXXI - Rosa
Capitolo XXXII - Luna
Capitolo XXXIII - Bucaneve
Capitolo XXXIV - Errore
Capitolo XXXV - Sconfitta
Capitolo XXXVI -Tempo
Capitolo XXXVII - Nuvole
Capitolo XXXVIII - Il tramonto
XL - Epilogo
Ringraziamenti
Paint It Black (nuova dramione!)

Capitolo XX - Cuore

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By _belle_21

"La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato."
(Gabriel García Márquez)

Aveva ricominciato a nevicare. Vi troverete d'accordo, che i fiocchi di freddo invernale hanno sempre avuto un duplice volto, cangiante e contrario. A volte li si associa alla magia, ci si diverte a creare uomini di neve; mentre altre, per fortuna un po' più rare, sembra quasi che tutta quella neve porti malinconia, che  sia la causa di tutti i nostri problemi.

Personalmente, non ho mai visto la neve e so che non la vedrò mai, una delle tante cose che invidio tanto a voi esseri umani è la magia di poterla sfiorare.

Non potrò mai, come stava facendo Draco in quel momento, camminare fra una pioggia di fiocchi bianchi. Così, senza farci caso, come se una cosa tanto meravigliosa la vedessi tanto spesso, da considerarla ordinaria. Si commette spesso questo errore di dare per scontate le cose più belle.

Ma lui, almeno in quel momento, aveva decisamente altro per la testa. Altro come la Granger, le parole da dirle che sembravano rimpicciolirsi ogni secondo di più e la rabbia che gli montava dentro a quei pensieri. Lei sapeva di quel maledetto affare. Sapeva di Weasley.

Iniziò a pensare che fosse tutto un piano, che lei volesse solo farlo catturare da Lenticchia per far brillare maggiormente quest'ultimo agli occhi del ministro. E si sentì talmente tanto arrabbiato, al pensiero che la sua dolcissima grifona si fosse trasformata nella peggiore delle serpi maligne.

Sua.

Gli venne quasi da ridere. La Granger non era mai stata sua, c'era sempre qualcosa a dividerli. E, spesso, questo qualcosa si identificava in ben più della casata di appartenenza, come ad esempio i due fronti di una guerra in cui sono morte migliaia di persone. Come la minaccia di morte.

Eppure, era bastato un soffio di vento per riavvicinarli. In un attimo, anni di insulti e cattiverie, di guerra, erano svaniti. E lui aveva persino, forse scioccamente, dimenticato chi fosse. Nel momento esatto in cui l'aveva baciata e stretta a sé, lui non era più stato un Malfoy, né un mangiamorte o un ricercato. Solo.. Draco.

E quel nome gli faceva anche ribrezzo, prima di essere pronunciato da lei.

Prima che una ragazza ingenua, una guerriera forte ed audace, bussasse alla sua porta in modo assolutamente disinteressato, solo per aiutare lui ed un paio di babbani. Poi, però, era ricomparso David. Il passato era tornato a galla come un sasso galleggiante, che non conosce profondità dalle quali non si possa risalire. Ed ora dimenticare anche tutto quello che era accaduto in quel mese gli appariva impossibile, il cuore sembrava così distrutto ed il dolore era talmente forte, che anche solo immaginare di stare bene gli sembrava assurdo.

Ed ora stava per allontanare da lui tutto quello che gli era rimasto. Tutto quello per cui continuava a comabattere, la causa stessa per cui sentiva di doverlo fare. E, forse, la ragazza che gli aveva rubato quei pezzetti maciullati che erano rimasti del suo cuore.

Non avrebbe mai ammesso nessuna di queste cose, naturalmente.

Avrebbe affermato il contrario esatto anche sotto tortura, sostenendo ancora che lei fosse indegna di uno come lui e tutte quelle altre cose, che ora avevano ormai completamente perso d'importanza.

Con una stretta al cuore, si accorse di essere arrivato fuori dalla tenda. Da dentro proveniva una luce soffusa, che rischiarava il circondiario, unita ad un dolce e tenue calore profumato di rose. L'odore di quella tenda misera ed indegna di un purosangue come lui, che ormai aveva quasi imparato a considerare casa.

Chiuse gli occhi e serrò la mascella, era il momento di dire addio a tutta quella messa in scena.

Entrò, con un gesto tanto rabbioso che gli sembrò impossibile che lei non lo avesse sentito. Eppure, doveva proprio essere così.

Hermione se ne stava seduta davanti al suo fuoco portatile, un libro fra le mani ed una tazza di thé bollente che le fluttuava accanto. Sembrava.. sapeva di.. calore e casa.
Quel pensiero lo fece letteralmente imbestialire, mentre tirava un forte pugno al tavolo di legno.

Hermione balzò in piedi, la tazza di thé cadde a terra, rovesciando tutto il liquido ed il libro volò lontano da lei.

-Sei pazzo?!- gli abbaiò contro, andando subito a recuperare il suo prezioso tesoro e stringendoselo in grembo -Mi hai spaventata, credevo ci stessero attaccando.

Draco non le rispose, troppo impegnato a cercare di frenare la rabbia. Solo in quel momento notò una foto della Granger, Potter e Weasley, che faceva bella mostra di sé sul mobiletto alla loro destra e, se possibile, si sentì ancora peggio.

Tutti gli avvenimenti dell'ultimo periodo gli si riversarono addosso bruscamente, mettendogli davanti agli occhi un'equivoca realtà che, per quanto a noi, che conosciamo le sfaccettature di questa storia, appaia assurda, a lui risultava più che ovvia.

-Era questo che volevi?!- le si rivolse in modo brusco, una vena sulla gola che pulsava visibilmente -Che fosse Weasley a consegnarmi e a fare bella figura col ministro.. non è vero?!

Hermione aggrottò le sopracciglia e gli si avvicinò, chiaramente perplessa.

-Ma di cosa stai parlando?- chiese, cercando di capire.

-Complimenti, Granger!- sbraitò lui, i pugni serrati lungo i fianchi con una rigidità che fece tremare la ragazza -Decanti tanto i tuoi valori da grifondoro.. ma non sei altro che una viscida serpe!

Malfoy chiuse gli occhi, facendo una smorfia storta, sembrava disperato. Hermione non capiva cosa gli fosse preso, di cosa stesse parlando; poi, per logica elementare, collegò tutto quello alla conversazione che il serpeverde doveva aver avuto con Blaise Zabini.

-Per un attimo ho quasi creduto che tu..- intanto lui continuava a farfugliare -Sono stato uno stupido.

-Drac-

-Sarebbe stata una vittoria farmi trovare da Weasley, vero?- proseguì, sembrava che la rabbia gli si fosse congelata nello sguardo, mentre la voce sembrava calmarsi gradualmente -Magari lo avrebbero fatto diventare Auror finalmente, per aver catturato il mangiamorte Draco Malf-

-Sta' zitto!- questa volta fu lei ad urlare.

Gli si era avvicinata, sempre le sopracciglia aggrottate e l'espressione confusa, ma le parole di lui, in qualche modo, la stavano ferendo. Non sopportava quelle frasi taglienti, false ed assurde, ma che lui sputava fuori con dolorosa convinzione.

-Cosa ti ha detto Zabini?- chiese, credendo che quella serpe gli avesse ficcato in testa chissà cosa.

-Sono deduzioni mie.- rispose secco lui -E forse avrei dovuto pensarci parecchio prima.

-Cosa..- balbettò la ragazza, ancora confusa. Quella freddezza la stava ferendo; e quello che faceva più male, era che sembrava che lui lo sapesse e le parlasse in quel modo quasi di proposito.

-Ci stanno seguendo. Da giorni.- spiegò Draco, affannandosi -Grazie a te e ad un maledetto deluminatore.

Gli occhi di Hermione si spalancarono, improvvisamente consapevoli. Non ci aveva pensato: in effetti, era da prima della fine della guerra che Ron aveva messo via quell'affare e non ne avevano parlato più. Davvero non le era venuto in mente che avrebbe potuto trovarla; e poi, mica era quella la funzione di un vero e proprio deluminatore, pensava che fosse successo una volta per puro caso. In fondo, quell'aggeggio serviva solo a spegnere ed accendere una stramaledettissima luce!

Riportò lo sguardo su Draco, incontrando due iridi furiose. Tutto il suo corpo sembrava tremare, le labbra fremevano ed il respiro era irregolare.

-Ti assicuro che io..- provò a parlare, ma lui non aspettava altro: la interruppe di nuovo.

-Avrei dovuto capirlo.- disse freddamente, mentre la grifondoro sentiva una morsa fredda stritolarle il cuore -Ma ora non è troppo tardi.

Detto quello, si fermò a guardarla.

Molto probabilmente le stava dicendo addio, in modo assolutamente scortese, ma la stava salutando. Nonostante fosse convinto che lei lo avesse solo preso in giro, non riusciva a schiodarsi da lì. Le fissava le labbra screpolate, colore dei petali delle rose chiare di primavera, chiedendosi se un bacio non sarebbe stato fuori luogo

Sì, si disse infine, era completamente da matti.
E lei, a quanto pareva, non provava nulla.

Chiuse gli occhi, in un medesimo moto di irritazione, per poi fare due passi indietro ed avviarsi nuovamente fuori dalla tenda.

-Dove vai?- gli chiese subito Hermione.

-Via, Granger.- rispose il serpreverde fermandosi, ma dandole ancora le spalle.

-Ma è buio! Fa freddo!- sbottò la grifondoro, reprimendo l'istinto di prenderlo per le spalle e farlo voltare con la forza.

-Che ti importa?

-Come puoi non credermi?- questa volta Hermione non aveva urlato, le parole le erano scivolate fuori in semplici sussurri sommessi -Dopo tutto quello che.. credi davvero che io sia d'accordo con loro?

Lui finalmente si voltò e le restituì uno sguardo disperato, il primo segno di debolezza che mostrava in quella discussione, prima di ribattere in tono duro.

-Lo sapevi.

-Non potevo immaginarlo..

Dopo quelle parole, lui sembrò quasi piegarsi. Gli occhi gli brillarono di speranza e fece un piccolo passo avanti, verso di lei. Per un folle secondo, Hermione credette e sperò che stesse per baciarla, visto come aveva dischiuso le labbra ed aveva avvicinato il volto al suo. Ma poi, le successive parole del ragazzo, mandarono in pezzi insieme le sue convinzioni ed il suo cuore.

-Lasciami andare.- bisbigliò, glaciale.

-Be', sai cosa ti dico Malfoy?!- sbottò allora Hermione, stringendosi con ancora più disperazione il libro al petto -Anche tu hai rischiato di farmi uccidere, ti ricordo! E volutamente, anche. Mi hai consegnata ai mangiamorte!

Draco restò per un attimo in silenzio, perplesso. Era vero. Ma lui aveva cambiato idea, all'ultimo momento, aveva sacrificato tutto quello che gli restava per salvarla.. Aveva scelto lei, ancora prima di scoprire cosa lo spingesse a farlo.

-Io invece non lo sapevo, te lo posso giurare.- proseguì la ragazza, non ricevendo risposta -Altrimenti avrei fatto di tutto per proteggerti, come fino ad adesso. Perché io-

"Perché io credo di essermi innamorata di te."

Quella era la verità, ma delle volte le parole si nascondono per bene. Quando un significato non ci piace, lo impastucchiamo di parole e gli diamo una sfumatura diversa. Perché, certe volte, è pericoloso quello che si pensa. Nonostante altre, si farebbe bene a dirlo.

Non ci è ancora chiaro quale fosse il caso di Hermione.

-..Perché io ho promesso che ti avrei aiutato.- disse infine Hermione; e poté quasi giurare di aver visto una scintilla di delusione attraversare gli occhi del serpeverde, ora così vicini ai suoi.

-Torna a casa.- le rispose lui in un sibilio, la voce leggermente incrinata dal peso di quella discussione.

Uscì dalla tenda, senza neanche guardarla. Ed Hermione lo vide allontanarsi con Zabini (che per tutto il tempo li aveva osservati indisturbato), consapevole che, molto probabilmente, non lo avrebbe più rivisto.

Non credeva facesse così male, la morsa che in quel momento sembrava stritolarle il cuore non si era mai fatta sentire per le delusioni ricevute da Ronald. Era come se non potesse più respirare. Quasi come se il cuore si fosse fermato, bloccando ogni altra cosa in lei che non fosse il cervello. Crudelmente, perché questo ultimo le permetteva di essere consapevole di quanto stesse soffrendo. Non sono mai andati d'accordo, cuore e cervello.

Le lacrime scivolarono copiose sul volto della ragazza, la preoccupazione s'impadronì di lei e la rabbia per la testardaggine di quel ragazzo la fece urlare dalla frustrazione.
Subito dopo, si rese conto di una cosa.

Una cosa fondamentale, di cui dovreste rendervi conto tutti voi.
Al mondo esistono due mentori da seguire. E nessuno dei due vi porterà sulla strada giusta o su quella sbagliata, soffrirete chiunque sceglierete di seguire e, inevitabilmente, ci saranno momenti in cui vi pentirete della vostra decisione.

Eppure.. uno dei due potrebbe portarvi all'imperfezione che è la vera felicità.
La domanda è.. cuore o cervello?

***

Harry continuava a correre, il cuore a mille ed un sorriso vero dipinto in viso. Aveva la bacchetta impugnata nella mano destra, mentre nella sinistra teneva ancora il messaggio appena ricevuto.

Piombò nella tana in piena notte e, senza preoccuparsi di svegliare qualcuno, cominciò tranquillamente ad urlare.

-Ron! Ginny!- gridò allegramente -Ron! Hermione ci ha contattati! Sta bene!

Nell'euforia del momento, lanciò anche un'incantesimo che produsse uno strano campanellio, che doveva assomigliare ad una sveglia assordante.

-Dobbiamo andarla a prendere!

E, mentre pensava a cosa altro potesse urlare, si ritrovò ad osservare una confusa macchia rossa che scendeva le scale. Pochi secondi dopo, davanti a lui, completa di camicia da notte e sguardo luminoso ed assonnato insieme, c'era l'intera famiglia Weasley.

Improvvisamente, Harry si rese conto di quello che aveva fatto. E, arrossendo, cominciò a farfugliare delle scuse.

-Oh, devo avervi svegliati..- mormorò.

-Io.. nel senso, mi dispiace.. è che ero..- ma fu interrotto dalle labbra di Ginny, che si posavano gentilmente sulle sue e dalla sua risata dolce e cristallina.

Intanto, Ron era già vestito e con la bacchetta pronta.

***

Se ne stava seduta, praticamente immobile, ad aspettare che venissero a prenderla. Ma, come accade sovente quando si è circondati dal silenzio più totale, i pensieri vagano senza che la confusione possa aiutarci a braccarli.

Ci sono delle volte in cui sembra tutto perduto, come se non esistessero soluzioni e l'unica cosa da fare fosse arrendersi all'evidenza.
La realtà ti crolla addosso, ti schiaccia e ti rendi improvvisamente conto che tutti i tuoi sogni non avevano alcun senso. Non lo hanno mai avuto. E che tu sei stato un pazzo ad andare avanti, a continuare a crederci, a sperare in qualcosa di impossibile ed incredibilmente suicida.

Eppure, è proprio in questi casi che si prendono le decisioni più importanti.

Il classico colpo si scena. Quelle cose che si è convinti esistano solo nei libri, ma che in realtà ci circondano.

E, allora, la scelta da fare è una sola.

Cuore.

***

Draco sbuffò per la medesima volta, mentre inciampava nell'ennesima radice.
Era stanco. Due notti che non dormiva, sempre che avesse mai avuto dei sogni tranquilli o una notte riposante negli ultimi cinque mesi.

Poi, sentiva come se tutte le forze gli mancassero. Ed era sicuro che non fosse dovuto solo alla stanchezza. Ogni passo lo allontanava dalla Granger, ogni respiro e le parole che le aveva urlato gli tornavano in mente. E la consapevolezza a cui era dovuto giungere faceva male.

Avevano fatto più male a lui che a lei.

Ma cosa avrebbe dovuto fare? Non aveva senso continuare a fingere, rischiare di farsi catturare solo perchè il suo stupido cuore aveva preso l'ennesimo inciampo. Magari farsi portare ad Azkaban, con l'ultimo ricordo di lei che correva tra le braccia di Weasley.

Si fermò, esausto. Blaise gli aveva consigliato di arrivare a Little Faund, ma lui non ce la faceva più. Aveva bisogno di fermarsi. Di aggrapaprsi a qualcosa, quasiasi cosa. Pur di non voltarsi e correre indietro, pur di non tornare da lei.

Chiuse gli occhi. La testa iniziò a giarargli vorticosamente ed una strana sensazione si impadronì di lui. Lasciò andare la borsa con le provviste e poggiò la fronte contro la corteccia dell'albero più vicino, stringendo forte tra le mani le schegge di legno. Non gli importava del dolore, voleva solo non sentire più nulla, soffrire anche, se necessario, ma dimenticare.

Tutto.
David. Dorothy. Voldemort. I mangiamorte. Sua madre. Lei.

-Esilerante, davvero..- quelle parole gli giunsero ovattate, le lacrime ormai gli avevano annebbiato la vista ed il dolore era talmente forte, che credette di essersele immaginate.

-Piangi come un bambino, ma sai meglio di me che tua madre non verrà a consolarti.- continuò la voce, crudele -Me lo hai raccontato tu stesso, non lo ha mai fatto.

David colse esattamente il momento in cui Draco si accorse della sua presenza. Si vide dal sussulto che ebbero le sue spalle, improvvisamente irrigiditesi; e dal respiro, che divenne ancor più irregolare di prima.

Dopo qualche secondo, il ragazzo divenne una statua di ghiaccio, completamente immobile. Era sempre poggiato contro l'albero, gli occhi chiusi ed il viso bagnato dalle lacrime salate. Avrebbe anche parlato, ma dalle sue labbra, anche volendo, non sarebbe fuoriuscito suono alcuno.

La bacchetta di David cominciò a disegnare dei ghirigori sulla sua schiena. Sembrava, curiosamente, che stesse segnando i tratti di un marchio nero.

-Dov'è la tua amichetta?- chiese, con maligna dolcezza, mentre calcava con rabbia la bacchetta contro la sua schiena.

Draco si lasciò sfuggire un respiro più pesante dei precedenti, che lo tradì.

-È andata via?- incalzò subito David, facendo schioccare la lingua -Oh, quanto mi dispiace.. avrei voluto divertirmi anche con lei..

Draco stava già meditando di raggiungere furtivamente la bacchetta, conservata sotto il mantello, che gli aveva procurato ed affidato Blaise qualche ora prima, ma le risate che provennero dalle sue spalle gli fecero capire che David non era solo. Non ce l'avrebbe mai fatta.

E, si sorprese a pensare, non aveva neanche più la forza di provarci. Era morto comunque, lo sapeva.

-Voltati lentamente.- gli ordinò il tassorosso, ora nella voce era scomparsa ogni traccia di ironia.

Draco fece come gli diceva, lo sguardo dritto davanti a sè: non lo avrebbe abbassato, quello mai. Un tempo, forse, si sarebbe gettato ai piedi di David, implorando di essere risparmiato. Ora, invece, quasi pregava che tutto quello finisse presto, una volta per tutte.

Non appena si voltò, fu preso in pieno da un forte pugno. Il sangue cominciò a grondare, lo sguardo, fiero e, azzarderei, coraggioso come mai prima di quel momento, rimase puntato dritto in quello di David.

-Per Dorothy.- scandì il tassorosso, mentre alzava la bacchetta e la premeva con furia contro la gola del ragazzo -Perché, a causa tua, io sono il suo assassino.

-La codardia non è data dalle circostanze. Ed un assassino è sempre tale, qualunque sia il motivo per cui ha ucciso.- quella voce sembrava quasi un toccasana, si posò leggiadra sulle ferite di Draco e, per un attimo fugace, lui non sentì più dolore -Manchi di coraggio, David.- concluse,  praticamente sussurrando la voce ovattata; per poi urlare:

-Expelliarmus!

·Spazio Autrice·
BUON NATALE RAGAZZI!
Ho pensato di pubblicare oggi, per farvi direttamente i miei auguri.
Inizialmente, questo capitolo comprendeva anche un'altra parte (quella fondamentale), ma poi ho pensato di dividerlo in due parti perché era troppo lungo.
Mi sa, quindi, che dovrete aspettare il prossimo capitolo per il momento centrale della storia!
Devo anche ringraziarvi, davvero con tutto il cuore. Siete sempre qui, a stellinare e commentare, sopportando i miei fin troppo frequenti errori di battitura.
Inoltre, siamo a 300 followers!
Ho deciso di fare uno speciale ogni volta che raggiungiamo un centinaio, cominceremo a 400!
Per adesso, vi faccio ancora una volta i miei auguri e vi mando un bacio, dandovi appuntamento a prestissimo!

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