White like snow - Il mezzosan...

By Scorpion_grey

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#2 LIBRO DELLA TRILOGIA REVENGE Copertina: Estella27 Non plagiare. Sono passati due anni dal compleanno di Ki... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Sai disegnare?
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Domanda
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Nessuna notifica
Capitolo 17

Capitolo 9

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By Scorpion_grey

Riassunto del capitolo 8

"Tania è scomparsa."

"E' morta. Lui l'ha uccisa."

"Cal, riaccendi subito le emozioni."
"Ho bisogno di essere lucido se voglio ucciderlo."

"Michelle?"
"Mi ha fatto spaventare e ho reagito di iniziativa."
"Sei una fottuta bugiarda, strega."

"Kyle non è male. Non dovresti giudicarlo solo per problemi razziali."
"Alex? Hai... parlato?"

"Sta creando i suoi stessi ricordi, come se stesse viaggiando nel tempo. La sua aura continua a crescere in maniera esponenziale."

"Cosa succederebbe se il Concilio scoprisse dell'esistenza del piccolo Alex?"

"Ciao, Vladimir."

"Stefano, adesso farai tutto ciò che ti dirò. Fai bere questa a Kirsten. Bastano poche gocce. Devi farlo quando Vladimir arriverà in città, ma lui non deve esserci nella stanza quando lo berrà. Tutto chiaro?" 

 

Alexander's POV

Oh merda! Merda! Merda! MERDA! Cosa ci fa Vladimir a Londra? Mi volto per guardare l'espressione degli altri, ma mi ritrovo improvvisamente solo. L'unica cosa che riesco a vedere sono i capelli rossi di Kirsten scomparire dietro una delle stanze del primo piano, ma è un movimento talmente veloce che per un attimo credo di essermelo immaginato. Quando mi volto verso Vlad noto qualcosa a qualche metro dalle sue spalle, che sventola le mani in aria per attirare la mia attenzione. E' Derek, e ha in braccio Alex. Faccio un sorriso di sollievo, che Vladimir attribuisce alla mia felicità per la sua ricomparsa.

"Allora? Come va?" chiede, rimanendo pazientemente sulla porta. Apro la bocca per parlare, ma devo concentrarmi su qualcosa che non sia l'odore di Kirsten nella casa.

"Ce la caviamo. Tu?" Lui alza le spalle, sorridendo.

"Magnificamente. Roma è bellissima, ma c'è un piccolo problema." Oh no. Ha scoperto di Alex! Devo trovare al più presto una scusa. Lui alza una mano davanti al mio viso, muovendo le dita. L'anello che avevano fatto Tania e Liz lancia bagliori bluastri, e d'istinto inizio a guardare anche il mio, stringendo la mano fino a far diventare le nocche di un bianco cadaverico. "Non posso più uscire al sole." Sbarro gli occhi, capendo cosa avevo notato di strano. Vladimir è venuto di notte. Eppure da quando ha quell'anello mi aveva detto di aver ritrovato la passione per le passeggiate nel centro di Roma, sotto ad un buon sole cocente. Capisco subito dove vuole arrivare. Non è qui per una visita di piacere. "Stai perdendo il controllo sul tuo clan, Alexander." dice infine, e la verità di quelle parole è come un pugno nello stomaco.

"Non puoi dire una cosa del genere." tento di difendermi, ma lui mi scosta ed entra in casa, chiudendosi la porta alle spalle.

"Invece posso." sbotta, guardandomi con durezza. Lo detesto quando fa così. E' lo stesso atteggiamento che aveva nei miei confronti quando ero ancora un pivello. "Se l'incantesimo è finito vuol dire che la tua strega è morta. E dove sono gli altri membri del tuo clan?" chiede. Apro la bocca per parlare, ma poi rimango in silenzio. Non posso mica dirgli la verità. Probabilmente inizierebbe ad indagare, e scoprirebbe Kirsten e Alex.

"A farsi un giro." dico, e non è del tutto sbagliato, ma lui sembra non credermi.

"Ho quattrocentonovantasette anni, Flinn. Credi veramente di potermi ingannare?" Come un fulmine si ritrova al primo piano, e prima che possa fare qualcosa apre la porta della camera da letto di Alex. Rimane fermo a guardare la culla e annusa l'aria con attenzione, mentre io sento un magone in gola che mi soffoca.

Alexander!

Mi guardo intorno, mentre Vladimir entra nella stanza in assoluto silenzio.

Harry. Dove siete?

Sul tetto.

Cosa? Guardo fuori dalla finestra, vedendo la sua mano che mi saluta. Sono poggiati sul tegolato, e mi porto velocemente davanti al vetro per coprirli con il mio corpo, giusto in tempo per impedire a Vladimir di vederli.

"Perchè c'è una camera per bambini, qui?" chiede, ed io mi limito ad alzare le spalle.

"Siamo arrivati da poco. Dobbiamo ancora fare alcuni cambiamenti."

"Allora Guilleron deve aver sbagliato a scrivere il vostro nuovo indirizzo di residenza quando ha inviato le pratiche al Concilio." Maledetta burocrazia. Cosa posso dire? Pensa, Flinn, pensa. Ehi, un momento. Perché dovrei inventarmi una scusa se lo ha già fatto lui al posto mio?

"Già. A volte è sbadato." Con la coda dell'occhio noto una foto di Alex insieme a Kirsten, esattamente a pochi centimetri da Vladimir. Quando si volta per controllare l'armadio cambio immediatamente posizione e la butto dietro al mobile. Kirsten mi ucciderà, ma il rumore lo fa voltare di scatto.

"Cosa è stato?"

"Niente." mi difendo, cercando di cambiare discorso. "Perché sei così agitato?" In effetti ha l'aria di qualcuno inseguito dai cacciatori della Lega. Forse il lavoro lo sta esaurendo. Lui si passa una mano sul viso, scuotendo la testa.

"Beh, la tua strega non era una creatura da poco. Una degli ultimi membri dei Tower è stata uccisa, e sono qui per scoprire da chi e perché lo sta facendo. Ci sono arrivate altre segnalazioni da questa città, come l'avvistamento di due Deimonios newyorkesi." Jay e Thomas. E' da un po' che non ho loro notizie, ma sono con Guido e Laurance, quindi... forse dovrei accertarmi che stiano bene. Con tutto quello che è successo mi ero dimenticato del mio rapimento ad opera loro.

"Oh, sì. Ne ho sentito parlare." dico infine, raggiungendo la porta per invitarlo ad uscire.

Ehi, qui la gente inizia a fissarci. Fai uscire Vladimir!

Rick si sta spazientendo, ma non posso farci niente.

"Poi si vocifera di questo Incantatore. Ai quartieri alti è un disastro." si lamenta, tornando finalmente in salotto. Prima di chiudere la porta vedo Richard che mette una gamba dentro la stanza e tiro un respiro di sollievo. Sarà il primo di una lunga serie.

"E' stato lui ad uccidere Elis..."

"Qui c'è puzza di licantropo!" esclama Vlad, portandosi una mano davanti al naso e facendo un espressione disgustata. Jordan, io ti ammazzo con le mie mani.

"Ehm... Joshua ha appena mangiato. Lui adora il sangue dei cani." Sì, potrebbe convincerlo. Dannazione, perché mi hanno lasciato solo? Vladimir a questo punto è più che sospettoso. Non è per niente convinto di quello che gli sto raccontando. Non posso neanche permettermi di fargli qualche domanda, perché sono sicuro che mi azzanerrebbe all'istante.

"Alexander Christopher Flinnegan." Cazzo, il nome completo. E' arrabbiato. Si avvicina a me con passi lenti. Sento il suo corpo che inizia a emanare calore. Prima regola di sopravvivenza: non far incazzare il vampiro con il potere del fuoco. Credo di averla appena infranta. "Ti ordino di dirmi all'istante tutto ciò che sta succedendo in questa casa. Sono un tuo superiore. Mi devi obbedienza."

"Io non devo obbedienza a nessuno. Lo sai." dico, piccato. Non credevo che Vlad potesse mai dirmi una cosa del genere sapendo come sono fatto. Mi ha educato lui ad essere così. Gli occhi azzurri hanno un guizzo, e lui prende una profonda boccata di ossigeno, chiudendo le palpebre e buttando indietro la testa.

"Perché non mi hai detto che hai un umano? Ho giusto un po' di fame."

"Non ci sono umani. E' l'odore del vecchio proprietario."

"Non ti credo. Da quando sei così tirchio quando si tratta di cibo?" Da quando quella che vuoi mangiare è la madre di mio figlio, vorrei dire, ma mi trattengo, sperando che la mia solita fortuna faccia suonare il campanello da un momento all'altro. In quel momento qualcuno bussa alla porta. Evvai! Vladimir sembra scocciato, ma mi lascia comunque andare ad aprire. Piego la maniglia con la massima cautela, aprendo solo un minuscolo spiraglio per vedere chi sia arrivato. Quando capisco chi è sbarro gli occhi e spalanco la porta, facendo entrare uno Stefano sfinito che porta sulle spalle Joshua, leggermente intontito.

"E tu chi sei?" chiede Vladimir quando vede Accogli. Lui lo ignora elegantemente, poggiando Josh sul divano e guardandomi di sottecchi. Ha un occhio pesto, mentre il biondo non sembra ridotto male. Eppure continua a guardarmi come se non riconoscesse nessuno, muovendo la testa da una parte all'altra.

"Vlad, lui è Stefano Accogli. Il fratello di Guido."

"Vuoi dire che ci sono altri come quel tipo?" chiede, piuttosto allarmato. A Vladimir non è mai piaciuto molto Guido. Forse perchè continuava a chiamarlo Draculino, o per il fatto che sia moro. Non è ho idea. Annuisco con aria grave, avvicinandomi a lui.

"Che è successo?" Stefano crolla a terra, portandosi una mano sul viso.

"Abbiamo incontrato Mason e l'Incantatore. I due lavorano insieme." Sul volto di Vladimir passano un centinaio di emozioni diverse sentendo nominare i due personaggi, e lo vedo avvicinarsi per studiare attentamente Josh.

"Deve avergli dato della verbena da bere. Ora che i neuroni si saranno riformati starà bene. Non ci vorrà molto." La sua diagnosi mi lascia sollevato, ma non per questo meno sconvolto.

"Vi hanno fatto qualcosa?" Lui scuote la testa, continuando a tenerla tra le mani, ma prima che possa parlare Vladimir si proietta proprio davanti a lui, chinandosi e infilando il naso nell'incavo del suo collo. Stefano sbarra gli occhi e rimane immobile mentre il biondo prende profonde boccate d'aria. Quando si ritrae ha la voce roca.

"Mortale." ringhia, rialzandosi e puntando gli occhi eccitati verso di me. "Come è possibile?" Stefano si porta una mano sulla giugulare, sudando freddo.

"Non lo sappiamo. Stefano è stato ucciso dalla Portatrice di Luce il giorno in cui ti abbiamo trovato nelle segrete della Lega, ma poco tempo fa lo abbiamo ritrovato a vagare nudo in un parco qui a Londra."

"Questa è opera dell'Incantatore." ringhia lui, prendendo Stefano per collo e alzandolo. "Cosa sai, fantasma? Parla, o la morte ti sembrerà la più dolce delle alternative." Lui cerca di staccarsi dalla presa, sbattendo i piedi in aria mentre la sua faccia assume un colorito bluastro.

"Io non so niente. Lo... giuro."

"Vladimir, così lo ammazzi!" grido, spingendolo da un lato con talmente tanta forza da farlo finire nel camino. Stefano cade a terra, tossendo e sputando come un matto. Adesso ha bisogno di aria per respirare.

"Dai rifugio ad un umano? E' contro le regole." Okay, ora basta. Sono stato uno stupido nel credere di potergli nascondere una verità così appariscente. Faccio un respiro smorzato, chiedendomi cosa mi farà ora che avrò rivelato tutto.

"Vladimir, devo dirti un paio di cose." mormoro, abbassando la testa. Lui esce dal camino, spolverandosi i pantaloni con le mani e squadrandomi da cima a fondo.

"Ti ascolto." dice, guardandomi intensamente.

"Questa non è esattamente casa mia." dico, grattandomi la nuca.

"E allora di chi è?" Apro la bocca per rispondere, ma la voce che fuoriesce non è la mia.

"E' mia." Vladimir sbarra gli occhi, voltandosi molto lentamente verso le scale, da dove Kirsten lo sta guardando con le braccia incrociate al petto e un Richard leggermente spaventato dietro le spalle. "E vorrei sapere cosa ci fa un Consigliere nella mia proprietà." Vlad ingoia a vuoto, come se avesse visto un fantasma.

"E' impossibile. Tu dovresti aver dimenticato tutto!" grida, diventando rosso in viso. Non lo avevo mai visto così agitato, e ne sono alquanto sorpreso.

"Tranquillo. Non uccido più vampiri. Sono in pensione adesso, ma non dovevo starti molto simpatica. Cos'è? Ho ucciso un parente anche a te?" Lui fa un passo indietro, socchiudendo gli occhi

"Vuoi dire che non ricordi nulla di quello che è successo?" Successo? Ma di cosa sta parlando? Kirsten sembra incuriosita quanto me, ma scuote comunque la testa.

"Solo fino al mio arrivo a Canton. Tutto il resto è ancora un po' confuso." Lo squadra da cima a fondo, inarcando un sopracciglio. "C'eri anche tu il giorno in cui ho dimenticato tutto? Alexander ha detto che mi ha fatto questa cortesia durante la nostra festa di compleanno." Mi sorride sarcasticamente, ed io le alzo il dito medio, troppo agitato per pensare ad una buona risposta. Vlad si volta verso di me con un gesto fulmineo.

"Richiama il tuo clan e i Mistyc. Ora." sibila, e sono costretto ad obbedire, anche se controvoglia. Mando un messaggio mentale anche a Caleb sperando che almeno mi senta e mi dia retta.

Tornate tutti qui, ovunque siate. Il Consigliere vuole parlarci.

Non so dove Derek lascerà Alex, ma deve trovare un posto al più presto. Kirsten sorpassa elegantemente Vladimir e si ferma a osservare Josh e Stefano, ancora in stato confusionale. Il fantasma e' seduto sul tappeto, mentre l'altro sta ancora delirando e farfugliando qualcosa che non riesco a capire.

"Vuoi un bicchiere d'acqua?" la sento chiedere, e Stefano annuisce debolmente. "Voi volete qualcosa? Ho dell'alcool." dice, prima di svoltare l'angolo. La guardo interrogativo, ma lei non sembra avere nessuna cattiva intenzione.

"Del brandy, se c'è. Oppure grappa all'acero. Molinari." chiede Vlad, anche se con un po' di riserve. Kirsten annuisce, per poi scomparire dalla nostra vista come del fumo rosso. "Wow. L'hai soggiogata per farti fare da cameriera? Bella vendetta." mormora, ed io lo fulmino con lo sguardo.

"Non lo farei mai." ringhio, stringendo i pugni.

"Dai, Alexander. Dopo due anni deve esserti passata. In fondo lo hai fatto per il suo bene." Già, per il suo bene. Giro la testa verso di lui, guardandolo e chiedendomi quante persone abbia ucciso con quello sguardo. Lo usa per attirare le prede. L'azzurro è il colore dell'innocenza.

"In realtà non so più perché l'ho fatto." Carl e Janet? No. Kirsten? Per quanto possa sforzarmi di trovare una scusa il mio cervello non riesce a concepire quella giusta. E' come avere l'ultimo pezzo di un puzzle in mano e non riuscire a collocarlo bene. Dovrò provarci varie volte prima di farlo compaciare, ma è da due anni che i miei tentativi vanno a vuoto, ed io sono stanco.

"Non starai mica pensando di..." Un urlo scuote l'aria, seguito dal suono di vetri rotti. Kirsten! Mi precipito in cucina, aggrappandomi alla porta per frenare la mia corsa. Le dita affondano nel legno come burro, spaccandolo in alcuni punti.

"Ma vaffanculo. Mi avete fatto prendere un colpo!" grida lei, ed io vedo due figure scure appoggiate alla cucina. I capelli sporchi di sangue e i vestiti strappati. I tizi col pigiama. I Deimonios. Chi li ha ridotti così? Dov'è Guido? E Laurance?

"Cosa succede?" chiedo, decidendomi ad entrare. Thomas sbarra gli occhi e afferra la spada dalla cintura. Jay si accascia a terra in un colpo, e vedo qualcosa di lungo e innaturale che gli spunta dalla schiena. Lo hanno colpito.

"Sei stato tu. Bastardo, figlio di Satana." Cosa? Prima che possa dire la mia lo vedo lanciarsi verso di me. Sento il sangue che fuoriesce dal suo corpo, andando a colare sul pavimento. E' ferito, e in maniera grave. Questo almeno lo rallenta. Lo schivo facilmente e gli faccio cadere la spada di mano, che si spegne subito, perdendo la pericolosità. Gli blocco le mani dietro la schiena e lo inchiodo sul pavimento, sedendomi sopra.

"Calmati, Thomas. Io non ti ho fatto niente."

"Eri tu. Ci hai attaccato mentre tornavamo qui."

"E' impossibile. Lui e' sempre stato con noi." Sento Kirsten parlare con voce controllata, mentre afferra con una mano quella che, a quanto ho capito, deve essere una freccia conficcata perfettamente tra le scapole di Jay. La tira con violenza, e il Deimonios caccia un ringhio di dolore, per poi accasciarsi a terra. Mi mordo il polso e lo porgo a Tom, che si ritira subito.

"Non ne ho bisogno."

"Non abbiamo tutto questo tempo, Thomas Coleridge." Vladimir attende sulla porta scardinata della cucina, cercando di non avvicinarsi per non sporcarsi le scarpe di sangue. Tom ha qualche riserva, ma alla fine beve qualche sorso. Lo lascio andare lentamente, avvicinandomi a Jay.

"Respira ancora." mi avverte Kirsten, ed io annuisco, allargandomi la ferita con le dita e lasciando che beva. "Così. Dai." lo incoraggia lei, passandogli una mano tra i capelli insanguinati. Jay mugola per il piacere, mentre le ossa tornano al loro posto e la ferita si rimargina sulla spalla. Si mette seduto, respirando con regolarità.

"Che avventura. Flinn, non credevo che il tuo gancio destro facesse così male." dice, massaggiandosi la mascella. Il mio... cosa?

"Non sono stato io. Non vi ho fatto niente." mi difendo, guardando Vladimir. Lui però è troppo impegnato a squadrare i due Deimonios per prestarmi attenzione. Jay si rimette in piedi, passandosi una mano tra i capelli e facendo un gesto schifato quando si rende conto che sono impiastricciati del suo stesso sangue. O almeno credo sia il suo.

"Immaginavo. Sarebbe stato troppo strano. Che motivo avevi per attaccare anche Derek?" Sbarro gli occhi, afferrandolo per il collo del pigiama e strattonandolo.

"Cosa c'entra Derek? Parla!" L'immagine del mio amico con Alex in braccio mi perfora la mente. Alex. Oddio. Jay si libera dalla mia presa, e guarda i presenti nella stanza, serio per la prima volta da quando lo conosco.

"Siamo stati mandati qui per indagare sull'Incantatore, e questa..." caccia dalla tasca una bussola nera dai bordi dorati "... ci permette di rintracciarlo facilmente. La prima volta ha puntato contro di te, e credevamo si sbagliasse, ma poco dopo che Derek ci ha raggiunto siamo stati attaccati. Era un solo uomo. Ed eri tu." Un solo uomo. Come ha fatto a ridurli così? Neanche io ci sarei riuscito. All'improvviso Kirsten sembra intuire qualcosa e raggiunge Thomas, afferrandogli un braccio e facendolo voltare dalla sua conversazione con Vlad.

"Dov'è?" chiede, senza aggiungere nomi. Non ce n'è bisogno. Tom guarda Jay per un attimo, prima di abbassare lo sguardo.

"Ci abbiamo provato, Flinn. Ci dispiace." Provato? Provato a fare cosa?

"Che sta succedendo?" I tre che si trovavano in salotto ci raggiungono, anche se un po' intontiti. Josh è malfermo sulle gambe, e gli scatti che fa con la testa indicano che il suo sistema nervoso non è nelle migliori condizioni.

"Sono stati attaccati dall'Incantatore. C'era anche Derek con loro." spiega Kirsten, portandosi una mano alla bocca e trattenendo un singhiozzo. No. Non è vero.

"Ci ha colti di sorpresa. Era veloce come te, ma credo abbia usato anche la magia. Non so come abbia fatto." dice Jay, lasciandoci di stucco. Un vampiro non può usare la magia. E' impossibile. La magia attecchisce soltanto se alimentata da un cuore che batte.

"Deve aver mutato la sua forma. Ecco perché ti somigliava." dice Vlad, e qualcun altro entra dalla porta sul retro. Michelle ha lo sguardo concentrato mentre si dirige verso di noi, e quando guardo dietro di lei capisco il perché. Derek, Laurance e Guido appaiono davanti a noi, accasciandosi a terra. Derek ha una mano sulla giugulare, e vedo il sangue continuare ad uscire copioso tra le dita, che si stanno seccando piano. Il viso è percorso da vene nerastre all'altezza del mento. Guido ha un paletto nella gamba, uno nello stomaco e l'altro nell'inguine. A quanto pare il nostro Incantatore ha il senso dell'umorismo. Laurance invece è quello messo peggio. Si copre metà del volto con la mano, nascondendo quella che deve essere una bruciatura. Non ha una mano, ma non si rigenera. Nessuno di loro lo fa.

"Michelle. Aiutali!" dice Kirsten, ma la strega la guarda disperata.

"Non ci riesco. Non possono più rimarginarsi." Guarda Derek con le lacrime agli occhi, e lui fa altrettanto, prima di voltarsi verso di me.

"M-mi dispiace." sussurra, continuando a premere sulla ferita. Se non la richiudiamo subito potrebbe seccare. Mentre ci precipitiamo verso di loro, il mio sguardo cade su Kirsten, che è rimasta immobile in un angolo, senza espressività. Entrambi abbiamo una sola certezza in questo caos di sangue.

  Alexander non c'è.



"Alex. Alexander." Sbarro gli occhi, richiudendoli subito a causa della luce. Dovrebbe bruciare, invece l'unica cosa che sento è un piacevole pizzicore alla mano. Dove sono? Guardo distrattamente le coperte bianche intorno a me e noto che sono in mutande. Devo essermi addormentato. Il solo pensiero mi fa trasalire. Kirsten era una furia cieca. Abbiamo dovuto rinchiuderla nella sua stanza per farla calmare e lei ha provato a sfondare la porta a calci. Ricordo solo che stavo contando i suoi colpi. Michelle si occupava di Derek e degli altri, mentre Stefano, Vladimir e Richard... parlavano. Ho chiuso gli occhi solo per un attimo. Cazzo. E quand'è che Kirsten ha comprato un letto a baldacchino? Scosto le coperte e scendo, stiracchiandomi e godendomi quei pochi secondi di ignoranza prima che la verità torni a colpirmi come un pugno nello stomaco. Alex. Lo hanno preso. Quello stronzo con un nome idiota. "Mi hai chiamato, mr. Simpatia?" Trasalisco, voltandomi lentamente verso la porta d'ingresso. Un uomo biondo mi sta guardando, con le braccia incrociate sul petto e un'espressione vagamente divertita.

"Chi cazzo sei? Che ci fai in questa casa?" sibilo, arretrando di un passo. Posso sentire il suo odore da qui. Vampiro... Lui avanza con tranquillità, passandosi la lingua sui denti.

"Sono lo stronzo con il nome idiota, anche se lo trovo ingiusto visto che non l'ho scelto io." Gli soffio contro, ma lui non perde la sua aria strafottente. L'Incantatore in tutto il suo splendore. Lo squadro bene, passando dagli occhi grigi ai capelli biondo rame al giubbotto di pelle, leggermente sporco di sangue. Il giubbotto di Guido. "E' inutile che cerchi di ricordarmi. Credi che sia così stupido da mostrarti il mio vero aspetto? Questo è solo preso in prestito."

"Dove hai messo il bambino?" ringhio, senza ascoltarlo. Mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per non saltargli addosso e fargli male. Ho bisogno di informazioni. Dopo gli taglierò la testa, ma non prima di averlo squoiato vivo. Pezzo per pezzo. Brandello per brandello. Il suo sguardo si incupisce, e in un lampo è davanti a me. Mi guarda dritto negli occhi, poi ha un leggero scatto con il collo, ed io finisco sul letto come se mi avessero spinto. Ma come...? Le coperte mi avvolgono, simili a corde e mi ritrovo a dibattermi in un involtino primavera.

"E a te cosa interessa? Non lo volevi neanche. Ti ho tolto un peso e tu come mi ripaghi? Minacciandomi di morte." Alza gli occhi al cielo, sedendosi sul letto e afferrando con una mano uno dei pilastri del baldacchino. "Non hai neanche riconosciuto la stanza. E dire che ho pensato molto all'ambientazione." Continuo a dimenarmi, ma le coperte si stringono ancora di più, rompendomi le ossa del braccio destro. Trattengo un urlo di dolore, mentre metto a fuoco i particolari intorno a lui.

"La mia vecchia stanza. Gentile da parte tua." dico sarcastico, ma in realtà sono sconvolto. Come ha fatto a portarmi qui? E a fare questo giochetto con le coperte? Non può essere un mago. Lui è un vampiro, quindi qui in giro devono esserci Liz e Tania. Il solo pensiero di vederle prendere ordini da questo qui mi fa salire la bile in gola.

"Non apprezzi mai niente. Sei senza speranze." borbotta, e per un attimo mi sembra davvero ferito e... arrabbiato. E' lui quello incazzato? Sul serio? "Comunque ti ho portato qui per parlarti a cuore aperto." Si porta una mano aperta sul petto, continuando a reggersi al legno intarsiato del mio letto. "Voglio che tu sappia che non ho la minima intenzione di ucciderti. Non sono un mostro. Voglio soltanto che tu soffra profondamente per il resto della tua vita. Poi ovviamente se vorrai suicidarti non ti fermerò." Cosa?

"Cosa ti ho fatto?" grido, e le coperte stringono ancora, spezzandomi anche la schiena. Paralizzato dalla vita in giù, vedo con dispiacere le mie gambe che si immobilizzano in mancanza di impulsi nervosi. L'incantatore ride di gusto, passandosi una mano tra i capelli.

"Ancora niente, Alexander Flinn. Sappi solo che non rivedrai il piccoletto, e credo che mi prenderò anche Kirsten, dopo aver ammazzato tutti i tuoi amici, naturalmente. Non sono uno che lascia i lavori a metà."

"Tu sei pazzo. Io non ti conosco."

"Ovviamente. Tu non sai ancora chi sono, ma io so tutto di te." La sua espressione cambia ancora. E' arrabbiato. Gli occhi grigi assumono una sfumatura ramata. "E non meriti tutto quello che hai. Tu. Non. Meriti. Niente."

"Tutto quello che ho me lo sono guadagnato." mi difendo, punto sul vivo. Vuole Kirsten. Vuole uccidere i miei amici. Perché? Chi sei? Cosa ti ho fatto?

"Già, e per farlo hai eliminato tutti gli ostacoli, non è vero? Tutto pur di sopravvivere." Adesso sta gridando, e i suoi occhi sono totalmente marroni. Quando perde il controllo l'incantesimo si affievolisce. Forse è il suo potere speciale. Può cambiare forma?

"Lasciami in pace, stronzo. Non ti voglio nella mia vita, e non ti voglio intorno a Kirsten! Tornatene da dove sei venuto e risolvi i tuoi cazzo di problemi." Le coperte stringono troppo forte, e sputo un grumo di sangue mentre mi inarco verso l'alto. Okay, ora è arrabbiato.

"Lo sto già facendo. Elimino il problema alla radice. E il mio problema sei tu." I capelli si riempiono di striature marroni, e vedo una ciocca rosso vivo allungarsi e cadergli sulle ciglia. Solo un'altro po'. Ma è troppo tardi. La stanza si dissolve intorno a me come un liquido troppo denso, e sento le ossa che si risaldano nella posizione corretta. "Goditi i tuoi ultimi tre giorni di felicità, Flinn. E attento alle spalle."

Kirsten's POV


"Alexander, oh merda!" Lo vedo agitarsi sul divano, mentre si copre la testa con le mani e farfuglia qualcosa contro i cuscini. Gli altri sono al piano di sopra, ed io sono riuscita ad uscire di soppiatto dalla mia gabbia personale. Per fortuna ricordo come si scassinano le serrature, ma adesso preferirei essere rimasta lì dentro a piangere e disperarmi per mio figlio.

"Ridammi mio figlio. Ridammelo." mormora, prima di girarsi di scatto e cacciare un grido di dolore. E' sudato, i capelli gli si sono appiccicati alla fronte. Sta avendo un incubo. Perché la situazione mi sembra familiare? Cosa si fa quando un vampiro ha un incubo? Lo vedo stringere gli occhi, aggrottare la fronte, mostrare i denti. Ridammi mio figlio. Alexander... Il mio istinto mi dice di svegliarlo con uno schiaffo, ma c'è qualcosa al di sotto. Qualcosa di caldo, che mi fa alzare una mano e la mette tra i suoi capelli. Sono umidi per il sudore e per un attimo li paragono a quelli di Kyle, più corti e più chiari. E' andato in giro per una ricognizione. Ha detto che nel suo branco si sono verificati alcuni problemi. Non voleva lasciarmi.

"Alexander, svegliati." sussurro, accarezzandogli i capelli. Lui si muove maldestramente, rischiando di colpirmi con un gomito. Caccia un suono gutturale, rannicchiandosi di più su se stesso. "Ti prego. Svegliati." dico, e lo abbraccio forte, tenendogli ferme le braccia. Lui smette di dimenarsi e sento il movimento delle sue ciglia sul mio collo. Odora di sudore e bucato.

"Kirsten." mormora, e lo lascio andare, facendolo allontanare un po'. Lui si guarda intorno, come se volesse accertarsi di essere veramente sul divano di casa mia. "Come stai?" Mi sento chiedere, e il fatto che lui mi faccia questa domanda mi manda in confusione.

"Come dovrei stare? Hanno appena rapito mi..." Lo osservo un momento. E' stanco, dolorante, ma c'è qualcosa di più. E' preoccupato anche lui, esattamente come me. "Nostro figlio." Sospiro, abbassando la testa. Sento il calore del camino accarezzarmi la schiena. "Hai fatto un brutto sogno?" Lui sbarra gli occhi, afferrandomi un braccio e stringendolo talmente forte da farmi male.

"Devo andare da Derek." Derek?

"C'è qualcosa tra voi due, per caso?" chiedo, in un moto di stizza. Lui non mi risponde, limitandosi a mettersi in piedi e abbandonarmi con il mio fastidio allo stomaco. Gelosa. Col cazzo. Io sto con Kyle, non devo dimenticarmelo.

"L'ho visto." mi dice Alexander, sistemandosi i pantaloni e facendomi segno di seguirlo.

"Hai visto Alex?" chiedo, mentre la stizza si trasforma in speranza, ma quando lui scuote la testa il mondo mi crolla ancora addosso. Potrei anche non rivederlo più. Il mio bambino. Alexander entra nella stanza degli ospiti, momentaneamente trasformata in infermeria. Tom, Derek e Guido sono quasi guariti e rimangono seduti su delle sedie, senza dire una parola. Gli altri sono ancora buttati sull'unico letto disponibile, bendati, sedati, ma vivi.

"Guilleron!" Lo ha chiamato per cognome. Brutto segno. Derek alza a malapena lo sguardo gonfio, mostrandomi un occhio bendato che non si è ancora rimarginato del tutto. "Entrami in testa. Sbrigati." Alex si inginocchia davanti a lui, che rimane a fissarlo per un secondo. E' Michelle a mettersi in mezzo.

"Sei impazzito? Non puoi chiedergli di usare il suo potere. Non sappiamo neanche se ce l'abbia ancora." Smette di bendare le ferite di Jay, che però non riesce ancora ad alzarsi. La ferita alla schiena gli ha danneggiato il sistema nervoso e la magia di Michelle non è ancora stata del tutto efficace. 

"Non capisci. Ho visto l'Incantatore. E' qui. Nella mia testa!" Si batte i pugni sulle tempie, scuotendo la testa con rabbia.

"Alexander, sei sconvolto e..."

"Non iniziare, Vlad. Non sono un ragazzino. Ti dico che l'ho visto!" urla, colpendo il tavolino circolare con un pugno e spaccandolo a metà.

"Delicatezza. Il tuo nome è Alexander Flinn." mormora Guido, beccandosi uno sguardo di sfida. Alex si volta verso Derek, che è rimasto immobile. Lo sguardo perso, quasi apatico.

"Allora?" dice, alzando un sopracciglio. Lui sospira, annuendo.

"Proviamoci." Trattengo il fiato mentre Flinn si inginocchia di nuovo e Derek gli prende la testa tra le mani. Stefano, Richard e Michelle abbandonano per un attimo Josh e Jay, mentre Vladimir rimane nascosto in un attimo, elegante nel suo vestito italiano. Derek chiude gli occhi e per un attimo cala il silenzio. Poi sbarra l'unico occhio visibile, interrompando il contatto. E' terrorizzato. "E' la stessa aura. Quella del tizio che ci ha attaccato." Si volta verso Guido, puntandolo con un dito. "E ha il tuo giubbotto." Il moro si alza di scatto, scavalcando i resti del mio tavolino.

"Ora lo ammazzo."

"Fermo." Stefano lo prende per un braccio, facendolo sedere di nuovo. "Smettila di fare il cretino. Hai altri quattro giubbotti come quello."

"Ma quello era speciale!"

"Guido." Stefano lo guarda con rimprovero e il vampiro smette di agitarsi, sbuffando e prendendo un sorso di gin. Anche a me servirebbe un bicchierino.

"Vado a prendermi da bere. Volete qualcosa?" mormoro, senza aspettare una risposta. Mi dirigo verso il piano di sotto, sentendo dei passi dietro di me. Quando arrivo in cucina Stefano mi sorride, aprendo l'anta per me e prendendo quatro bottiglie di liquore diverse. Riconosco quella verde della Hegermister che Kyle mi ha regalato per il compleanno. La stappa e se ne versa un bicchiere, poi fa la stessa cosa con me.

"Guido vuole un whisky, mentre Alexander ha ordinato tutto quello che hai." Ridacchia, prendendo dei bicchieri e poggiandoli su un vassoio. Mi passa il bicchiere pieno, continuando a sorridermi. "Tutto d'un fiato. Hai bisogno di riprenderti." Guardo il liquido ambrato muoversi nel bicchiere di vetro, poggiandomi al lavello con un fianco.

"Credi che lo abbia ucciso?" mormoro, con voce strozzata. Vorrei correre via. Vorrei ritrovare mio figlio e portarlo via da Londra. Dall'Inghilterra. Forse anche dall'Europa. Potremmo andare in America, o in Australia. Ad Alex sono sempre piaciuti i canguri.

"No. Se avesse voluto farlo, lo avrebbe ucciso davanti ai loro occhi." Magra consolazione, ma pur sempre utile. Stefano alza il bicchiere, ridacchiando. "Alla speranza che tutta questa merda ritrovi un senso." dice, in tono solenne. Mi strappa un sorriso, e faccio cozzare il mio bicchiere contro il suo. Cin-cin. Bevo tutto d'un fiato, sentendo il liquore bruciarmi la gola e attraversare l'esofago, prima di scaldarmi internamente.

"Mi ci voleva." dico, scuotendo la testa per mandare via il sapore aspro. Non ricordavo che fosse così forte. Stefano continua a guardarmi, come se si aspettasse qualcosa, ma lo ignoro mentre porto i bicchieri su per le scale. Avverto una pressione al cervello, come se qualcuno lo stesse martellando con un piccolo bastone. Stefano mi supera quasi subito con le bottiglie in mano, mentre io incespico sugli scalini.

"Stai bene?" chiede, voltandosi verso di me. Alzo lo sguardo per guardarlo, e il mal di testa si acuisce sempre di più.

In un lampo non sono più sulle scale, ma su un tappeto di foglie, e faccio scricchiolare un rametto secco.

Torno quasi subito in me e i bicchieri cadono a terra, rompendosi e rotolando ai miei piedi. Mi inginocchio sui vetri, facendomi male. "Kirsten!" La casa diventa sfocata, mentre una valanga di immagini e parole mi invade la mente.


"Differentemente da te, io non cerco solo la vendetta. Credo davvero che Alexander starebbe meglio se Kirsten si dimenticasse di lui."

Vladimir. No. James. No. Stefano. C'è Stefano davanti a me. Stefano che ha lasciato andare le bottiglie e sta muovendo le labbra. Lo sguardo vitreo come biglie di vetro.

"Essenza di mandragola. Fa venire a galla le paure più sopite. Con questa, Alex avrà troppa paura di soffrire e deciderà di proteggersi come gli ho insegnato. Estirperà il problema alla radice."

No. Non è vero. Non può essere stato Vladimir. Alexander si fida di lui. E' come un padre. E' il suo mentore! Cosa sono queste immagini? E perché Stefano non si muove? Perché non chiama nessuno? Vomito sulle scale e penso che dovrò ripulire tutto e al solo pensiero vomito e vomito e vomito finché lo stomaco non si svuota. Le immagini non sbiadiscono. Continuano ad unirsi e formattarsi come un puzzle di gommapiuma per bambini.

"Non ci provare. Lasciatemi stare. Voglio stare con Alexander. Io lo amo!"

"Oddio!" La mia voce è roca, e l'urlo esce come una specie di rantolo soffocato dalle lacrime e dal dolore. Cosa ho fatto? Come ho fatto a dimenticarlo? Sento il cuore che esplode. La testa gira. I ricordi battono nel mio cervello come animali rabbiosi e per un secondo mi ritrovo a pensare che se morissi questo strazio cesserebbe. Rotolo giù dalle scale. Batto il cranio contro uno spigolo. L'ultima cosa che vedo è l'immagine di Stefano ancora in piedi sulle scale e accanto a lui un ragazzo moro che gli cinge le spalle con un braccio. E' leggermente più basso, la pelle cerea, gli occhi marroni.

Lo conosco.

So chi è.

In braccio ha un bambino di sei anni che guarda la scena con orrore. Allunga un braccio verso di me e grida. "Mamma! Mamma! Hai fatto male alla mamma!" E il ragazzo lo culla, gli dice di non urlare, che sto bene. Ma io non sto bene.

"Alex." provo a chiamare mio figlio, ma lui rintana la testa nell'incavo di quel collo così simile al suo. No. L'Incantatore non può essere Alexander Flinn. Lui è sopra con gli altri. Ma allora perché non scendono ad aiutarmi? Non hanno sentito la caduta? Le urla? Perché avrebbe dovuto rapire suo figlio?

"Shh." Adesso è sceso. Mi sta accarezzando i capelli lentamente. Ha lasciato Alexander in braccio a Stefano.

"Vei fi bine. In curand vorm fi impreuna. Te iubesc, anya." Cos'é? Un incantesimo? Sento la sua mano accarezzarmi i capelli, e l'altra reggermi le spalle in modo da sollevarmi. Vedo il suo viso sfocato mutare davanti ai miei occhi, ma non ne distinguo i contorni, e questo mi fa arrabbiare. "Te iubesc si nu te voi rani." Qualcosa mi bagna le guance, e sento la sua voce che si inclina. Sta... piangendo? Lo vedo chinarsi su di me. Le labbra morbide si posano gentilmente sulla mia fronte. "Dar nu pot uita ce mi a-facut."

"Chi sei?" chiedo, quando mi lascia sul pavimento. La testa diventa sempre più pesante, mentre le immagini scompaiono come lavate via da uno strofinaccio. Quando mi risponde la sua voce è fredda. Controllata. Così diversa da prima. E' la voce di Alexander.

"Tu mi conosci." Mi giro su un fianco, guardandolo mentre riprende Alex in braccio e poggia la mano libera sulla spalla di Stefano, dicendogli qualcosa che non capisco. "Di ciao alla mamma, Alex." dice poi, facendo ondeggiare mio figlio sul braccio destro. Alex alza la mano e la agita, mettendosi l'altra in bocca. Non posso fare altro che ricambiare impotente, mentre si dissolvono dalla mia vista come polvere, portandosi dietro anche Stefano.

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