Changes.

By Chloette_

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|Completa| A ventinove anni, Amanda stava riuscendo a costruirsi una vita lontana dal passato solitario della... More

Una giornata insolita
L'Inizio
Mercoledì
Pace
Dubbi
Segreti Svelati
Di Male in Peggio
Il crollo
Conforto
Luke
Ritorno a casa
Il Confronto
Sorprese Inaspettate
"Cosa è successo?"
Tensioni
Il Ballo
Segni Indelebili
Nuove Esperienze
Una Serata Diversa
Caos
Qui per Te
Amicizia
Decisioni Fatali
Il Viaggio
Inghilterra
Scontro con il Passato
Dialoghi Inaspettati
Imbarazzo e Rivelazioni
Casa
Anniversario
Dicembre
Vigilia
Natale
Capodanno
Ospedale
Nuova Vita
Incomprensioni
Dettagli Importanti
Erba Cattiva
Impulsi
Famiglia
Sentimenti
Conferma
Appuntamento
Incertezze
Amore
La Proposta
Bisogno
Argomenti Delicati
Limite
Pasqua
Nuvole
(Non Più) Sola
Verdetto
Foto
Weekend
Visita
Piccole Verità
Arrivederci
Ringraziamenti e...
•SEQUEL•

Confessioni

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By Chloette_

Rachel.
Mi ero completamente dimenticata della sua esistenza mentre ero avvinghiata a Luke.
Davvero non riuscivo a concepire cosa fosse accaduto: eravamo solo io e lui in un'atmosfera tanto accogliente quanto destabilizzante.
Quando varcai la soglia di casa percepivo sulla pelle un caldo allucinante e non ero del tutto certa che fosse causato solo dal tepore dell'abitazione; abbandonai il cappotto sul divano e mi ci sedetti a fianco.
Non credevo che un bacio potesse lasciarmi così tante emozioni, soprattutto scambiato con un ragazzo più piccolo, di dieci anni per di più.
Era sbagliato e lo sapevo bene, soprattutto quando mi ricordai di Rachel: la sua ragazza.
Come ero passata dall'essere tradita all'essere la traditrice?
Una sensazione sgradevole mi attanagliò lo stomaco in un millisecondo: mi sentivo uno schifo.
Era il giorno di Natale, una giornata di festa, in cui si dovrebbe essere felici, ridere, scherzare e stare con le persone a cui si vuole più bene; e io mi ritrovavo in una casa vuota a pensare ad un fatto accaduto poche ore prima con un ragazzino. Eppure, nonostante continuassi a ripetermi quanto fosse sbagliato, non riuscivo a negare che era stato bellissimo.
Improvvisamente mi accarezzai il collo e vi percepii il piccolo gioiello che mi aveva donato Luke; me la attorcigliai al dito, sospirando: era stato uno stupido bacio sotto il vischio, nulla di più.



Nei giorni successivi Luke non si fece vivo: molto probabilmente era imbarazzato.
Dopo il bacio era calato un silenzio carico di tensione, nessuno dei due sapeva cosa dire o come dirlo e io, come ero solita fare, mi affrettai ad allontanarmi, dicendogli che dovevo tornare a casa.
Era sempre stato facile scappare dai problemi, piuttosto che affrontarli; in tutta la mia vita non ricordo un solo istante in cui fui una ragazza forte. Ogni problema, ogni ostacolo, mi era più facile aggirarlo, chiudendomi in me stessa e cercando di lasciare tutto fuori; però si sa che prima o poi tutto torna indietro e bisogna trovare il modo di risolvere le cose, o almeno provarci.
Se con James ero riuscita a farmi valere e mettere una fine a tutte le prese in giro, avevo moltissime altre cose da affrontare, tra cui mia sorella; sapevo di dover prendere in mano la situazione e rivelarle ciò che era successo.
Puntellai lo sguardo sullo schermo del cellulare e dopo essermi rosicchiata qualche pellicina, decisi che non mi era più possibile nascondermi.
L'orologio della parete segnava le due e mezza di pomeriggio ed ero certa che i festeggiamenti post natalizi fossero conclusi, quindi speravo rispondesse in fretta.
«Amanda, come stai?» La sentii sospirare, non aveva il solito tono allegro.
«Sorellona, cosa succede?» Portai le gambe sul divano, incrociandole.
«Sono a pezzi, ma sto bene, tu che mi dici? Successo qualcosa?» Cercò di acquistare un minimo di vivacità, ma sapevo bene che qualcosa la tormentava.
«Niente di importante, voglio sapere come stai.» Mi ritrovai a sospirare anche io; odiavo sentirla in quello stato e non essere neanche accanto a lei.
«Sto bene, davvero, non preoccuparti.»
«Ti va se ci vediamo?» chiesi subito, sperando mi dicesse di sì. Avevo bisogno di vederla, di sapere come stesse e di passare del tempo sole, come tanto tempo addietro.
«Va bene, ci incontriamo a metà strada?» Sospirò di nuovo. Non potevo farla guidare quando avrebbe potuto partorire da un momento all'altro.
«No Jennifer, vengo io da te, ci vediamo tra un po'.» Chiusi la chiamata senza darle il tempo di replicare e mi precipitai in camera a cambiarmi, mettendo una felpa pesante e dei leggins di lana; infilai degli stivali per proteggermi dalla neve ed uscii salendo in macchina.
Non ero un'amante della guida; preferivo camminare a Battery Park piuttosto che stare imbottigliata nel traffico di New York per dirigermi a New Rochelle – dove abitava mia sorella –, ma con un po' di musica in sottofondo non mi sembrò così tremendo.
Qualcosa aveva bloccato tutto e le strade erano intasate di macchine i cui guidatori suonavano impazziti i clacson, sperando che la strada si sgomberasse; alzai il volume della musica per sovrastare quel caos infernale.
Trasmettevano soprattutto canzoni natalizie, il che mi fece riportate alla mente le labbra di Luke che esploravano le mie. Sorrisi per non seppi quale istinto e il traffico riprese lentamente a scorrere.
Mi passai le dita sulla collana che avevo al collo. La toglievo solo per fare la doccia e appena uscita me la rimettevo subito; in un certo senso mi dava sicurezza, come se potesse in qualche modo proteggermi. Era sicuramente una sciocchezza pensarla così, eppure non trovavo altra spiegazione per l'attaccamento che stavo sviluppando verso quell'oggetto.



Quando mia sorella aprì la porta, vidi tutta la stanchezza sul suo viso: gli occhi leggermente infossati e le enormi borse che li sottostavano.
«Hey...» iniziò con voce talmente flebile che ebbi paura potesse spezzarsi davanti a me.
«Jennifer, andiamo a sederci.» L'aiutai ad arrivare al divano per poi farla sedere e cercai di farla stare più comoda possibile, prendendo delle coperte per riscaldarla.
«Amanda, non devi...» Provò a muoversi, ma io la bloccai sorridendo.
«Stai al caldo, non voglio che tu stia male.» Sorrisi, sedendomi poi accanto a lei.
«Ma sono solo le quattro di pomeriggio, dai, sto bene.» Sospirò poco convinta.
«Dai, raccontami cosa è successo.» Le accarezzai le gambe da sopra le coperte per darle conforto.
«Niente, sono solo stanca, va tutto bene, davvero.» Sorrise debolmente, portandosi una mano sulla fronte.
«A me non sembra.» Continuai ad accarezzarla, sorridendole.
«Sono solo esausta, Amanda, niente di irreparabile, tu invece? Devi dirmi qualcosa?» Si mosse leggermente per sistemarsi meglio, guardandomi con quegli occhioni chiari, innocenti.
«Io e James ci siamo lasciati» dissi di botto, volendo mettere fine a tutte quelle bugie.
Vidi la sua espressione seria, impassibile, farsi spazio sul suo viso e poi un leggero sorriso solcò le sue labbra.
«Immaginavo.» Mi prese la mano, stringendola leggermente e in quel momento capii quanto mi fosse mancato parlare con mia sorella. «Come ti senti?» proseguì e tirai un grande sospiro, cercando di reprimere l'istinto di lasciarmi andare.
«Bene, ho capito che non eravamo fatti l'uno per l'altra.» Istintivamente presi la collana tra le dita, iniziando ad avvolgermela e lei posò lo sguardo proprio su quel movimento, facendomi smettere.
«Quando l'hai presa?» Sentii le guance andarmi a fuoco; non sapeva nulla di Luke e se lo avesse saputo mi avrebbe sicuramente spinta a non vederlo più.
«Me l'hanno regalata a Natale.» Si accigliò alle mie parole, probabilmente dubbiosa.
«E chi te l'ha regalata?» Deglutii, staccando l'intreccio delle nostre mani.
«Un amico.» Improvvisamente il cuore mi batteva troppo forte, avevo il respiro corto e non ne capivo il motivo.
«E ti piace questo, amico?» Marcò la voce sull'ultima parola, ridacchiando, ed ero sicura che le mie guance avrebbero preso fuoco da un momento all'altro.
«No!» Mi affrettai a rispondere, forse fin troppo velocemente.
«Dai, come si chiama? Dove lo hai conosciuto? È bello?» Quelle domande fatte così a raffica stavano avendo l'effetto inverso, mi stavano spingendo verso un punto di non ritorno; se avesse insistito ancora non sarei riuscita a nasconderle nulla.
«Jennifer, davvero lascia stare, non è nessuno.» Sfoggiai il mio sorriso più finto, sperando che smettesse d'insistere.
«Il tuo corpo dice tutt'altro: il rossore, il toccarti compulsivamente quella collana indica che ti interessa molto questo ragazzo.» Sorrise, soddisfatta della sua analisi, ma stava sbagliando completamente, non poteva piacermi Luke. Non doveva piacermi.
«Guarda che il rossore è perché fa caldo e la collana l'ho toccata una volta sola, quindi smettila di costruire castelli in aria.» Sbuffai, prendendo ancora la collana tra le dita, ma mi accorsi di averlo fatto solo quando mia sorella rise guardando il mio collo.
«Credici Amanda, cosa ti costa ammettere che ti interessa? Non è che se James non è più nella tua vita, non puoi avere un altro uomo.»
"Il problema è che lui non è un uomo."
«Jennifer, davvero, lascia perdere.» Iniziavano a sudarmi le mani e posai lo sguardo sui mobili a noi circostanti, pur di non guardarla negli occhi.
«Mi dici qual è il problema?» Si mosse sul divano, forse per sistemarsi di nuovo e io sospirai, indecisa sul da farsi; da una parte avrei voluto parlarle, ma dall'altra sapevo già cosa mi avrebbe detto.
«Non c'è nessun problema, cambiamo argomento, come sta Carly?» Tornai a guardarla, ma il suo sguardo era severo, aveva intenzione di scoprire di più e quando si impuntava non la smuoveva nessuno.
«Mia figlia sta benissimo, voglio sapere di te, ultimamente parliamo così poco, ci vediamo ancora meno... a proposito, come hai passato il Natale? Non sarai stata sola, vero?!» Mi irrigidii all'istante e un brivido mi percorse velocemente la schiena, in contrasto con il caldo soffocante che provavo fino a poco prima; l'immagine di quel bacio mi invase la mente, portandomi a mordermi il labbro con insistenza.
«N-no, sono... sono uscita.» Cercai di placare il mio respiro affannato, ma non c'era verso di calmarmi.
«Da sola?» Jennifer si accigliò, scrutandomi; voleva farmi confessare tutto, lo sapevo, una volta che iniziavi a parlarle riusciva a tirarti fuori ogni cosa.
«No, ero con...» Sospirai, riuscendo a fermarmi in tempo; tutta quella pressione mi stava portando a rivelare ogni cosa, ma non potevo.
«Amanda, forza, dimmelo.» Notai che anche lei iniziava a respirare male, si stava agitando e l'ultima cosa che volevo era che stesse male per colpa mia.
Ero davanti ad un bivio.
Se le avessi detto di Luke si sarebbe infuriata, facendomi la predica sul fatto che fosse troppo piccolo e che la gente avrebbe giudicato; se invece non le avessi detto nulla non avrei fatto altro che alimentare la sua curiosità.
«Non c'è nulla tra me e quel ragazzo, davvero.» Mi passai una mano tra i capelli e lei mi prese l'altra, stringendola con più forza.
«Perché ti ostini così? Anche se fosse mi dici quale sarebbe il problema?» La sua voce e i suoi occhi si erano addolciti; non voleva mettermi ansia, cercava di farmi capire che potevo fidarmi di lei, ma sapevo che una volta confessato tutto non sarebbe stato così.
«Ha diciannove anni, ecco il problema.» La guardai fissa negli occhi per non perdermi nessun movimento della sua reazione; sgranò lentamente gli occhi senza lasciarmi la mano e schiuse leggermente le labbra.
«Cosa?» sussurrò, incredula.
«Non c'è niente tra di noi, Jennifer, te l'ho detto.» Mi toccai di nuovo la collana e la sua espressione non accennava a modificarsi.
«Ha... dician... ma... c-cosa ti salta in mente, Amanda?!» Alzò il tono e feci una smorfia: sapevo che sarebbe andata a finire in quel modo.
«Non c'è nulla tra noi, te l'ho detto!» Mi sedetti meglio sul divano, guardando di fronte a me; quella reazione non aveva fatto che alimentare le mie certezze: era sbagliato.
«Hey... dai, racconta.» Si mosse, sedendosi accanto a me e aprendo le braccia per accogliermi. Mi lasciai stringere, inebriata dal suo profumo e mentre mi accoccolavo, sentii la piccola Carly muoversi dentro di lei; sorrisi e le accarezzai la pancia, iniziando a parlare, di tutto.

~
*revisionato*

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