Friends

By xHoldOnPainEnds

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Liz Jones si è appena trasferita dalla popolosa Sydney, in Australia, alla tranquilla Louisville, nel Kentuck... More

Trama
Prologo
1. Louisville
2. Drew Anderson
3. Annabelle Royal
4. Guerra? E guerra sia
5. Un nuovo amico
6. La festa
7. La scommessa
8. Regole
9. Dolore
10. Tensione
11. Uscita a quattro
12. Solo amici
13. Una mattinata con Drew Anderson
14. Confusione
16. Cosa sto combinando?
17. Capitolo Speciale || Lei
18. Il dolore non se ne va
19. Snob
20. Io ti aspetto
21. Riproviamoci
22. Ne vali la pena
23. Imparare a fidarsi
24. Affascinante e misterioso
25. Mi perdoni?
26. Amiche false
27. Passato
28. Un piano geniale e la storia di F
29. Vendetta
30. Buon compleanno!
31. Sorpresa!
32. Elizabeth
33. Ti fidi o no?
34. Sushi e problemi più rilevanti
35. Femmina Alfa
36. Fable
37. Capitolo Speciale || Complotto
38. Un assaggio della vecchia Liz
39. Capitolo Speciale || Karma
40. Il momento di andarsene
Data d'Uscita Cartaceo "Il Tuo Pericoloso Sorriso"
Nuova storia & aggiornamenti
41. Capitolo Speciale || Riunione
42. Stessa Sydney, diversa Liz
43. Capitolo Speciale || Un volo per Sydney
44. Riprendere in mano la propria vita
45. Finalmente libera
Epilogo

15. Sentimenti

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By xHoldOnPainEnds

Sento qualcosa premermi sul fianco e le gambe intorpidite. Apro gli occhi e provo a girare il collo, ma mi fa un male assurdo. Ma che diavolo... Noto una mano poggiata delicatamente sul mio braccio e mi viene un infarto, poi mi ricordo che ero sulla poltrona con Drew e mi calmo, finché non noto la posizione in cui siamo. Io sono raggomitolata con le gambe piegate verso lo stomaco e la testa poggiata sul bracciolo, questo spiega anche il torcicollo, Drew invece ha la testa poggiata contro la mia schiena e la mano sul mio braccio. Come ne esco? Decido di svegliare Drew, ma a quanto pare ha il sonno veramente pesante. Oltretutto la coperta è magicamente finita su di lui, che stronzo.
«Drew» bisbiglio per l'ennesima volta, poi mi giro verso di lui e lo scuoto per una spalla, finché non apre gli occhi. Il cuore inizia a battere rapidamente nel petto quando le sue iridi dello stesso colore dello smeraldo si fissano nelle mie.
«Liz, cosa fai?» biascica passandosi una mano sul volto.
«Io? Sei tu che ti sei messo sopra di me!» esclamo, indignata.
«Molto ambiguo» dice con voce arrochita dal sonno, dannatamente sexy.
«Coglione» borbotto, alzandomi quando si decide a togliere il braccio attorno alla mia vita.
«Era molto interessante il film» ironizza cercando di darsi un verso ai capelli castano ramato, con il solo risultato di scompigliarli ancora di più.
«Interessantissimo» assento stirandomi sotto lo sguardo attento di Drew. È tornata quella specie di energia magnetica fra di noi.
«Aspetta» si alza e mi viene incontro, sovrastandomi con la sua altezza. Poggia una mano sulla mia guancia ed io sgrano gli occhi, poi con l'altra mi sposta una ciocca di capelli che mi si era attaccata alla guancia dietro l'orecchio. Non riesco a distogliere lo sguardo da quelle labbra perfette che si ritrova. Hanno la forma giusta e sono carnose al punto giusto, mi chiedo come siano al tatto... No, no, no Liz. Drew mi sta fissando intensamente negli occhi, i suoi sono passati dal verde smeraldo al verde bottiglia. Siamo così vicini che una ciocca dei suoi capelli sfiora la mia fronte ed il suo respiro mi arriva in faccia, facendomi venire i brividi. Mi risveglio quando le sue labbra sfiorano le mie e mi tiro indietro, instaurando nuovamente la distanza di sicurezza che c'è fra due amici. Sono sconcertata. Stavo per cedere. Ho il respiro accelerato ed il cuore che sbatte ripetutamente contro la cassa toracica, facendomi addirittura male. Drew si morde il labbro inferiore, ma non riesco a decifrare cosa ci sia nel suo sguardo, mi sembra di scorgere... paura? No, non può essere.
Lancio un'occhiata all'orologio e sgrano gli occhi quando leggo che sono le sei passate. Effettivamente avrei dovuto accorgermene, la luce fuori dalla finestra è flebile ed il sole è pericolosamente vicino ai palazzi dall'altro lato della strada. Guardo nuovamente Drew, e mi rendo conto che non è solo figo, ma molto di più. È proprio bello. I capelli sembrano quasi rossi illuminati dal sole che entra dalla finestra, gli zigomi alti mi sembrano più marcati e le labbra più carnose, la carnagione ambrata risplende, mettendo in risalto i muscoli che ha sulle braccia lasciate scoperte dalla maglietta a maniche corte. Mi torna in mente ciò che mi ha detto una volta Lena, anche se non vorrei proprio ripensarci: finché pensi che sia figo va tutto bene, è quando inizi a pensare che sia bello che devi preoccuparti. Drew mi guarda a sua volta, ma non so se stia pensando ciò che penso io. Probabilmente si sta chiedendo perché non l'ho baciato come avrebbe fatto qualsiasi altra ragazza e, sinceramente, me lo sto chiedendo anch'io. Sono più forte di quel che credevo.
Drew si schiarisce la gola e torna a guardarmi negli occhi, sembra sia tutto come prima, ma io lo so che non lo è, lo percepisco dalla tensione che emana il suo corpo. «Vuoi che ti accompagni a casa?»
Ci rifletto, ma so che ciò che sto per dire è la cosa migliore. «No, non preoccuparti.»

***

Ho bisogno di una pausa da Annabelle, Drew, la scommessa e tutto il resto, per questo sono davanti all'appartamento di Jace solo con la borsa dei libri. L'allegra Julie non ha detto niente quando sono entrata, d'altronde ho le chiavi. Sono passata anche in segreteria ma, come immaginavo, non mi sospendono il pagamento dell'affitto per due mesi. Volevo passare da Annabelle per aiutarla a pulire dato che oggi è lunedì, ma mi ha detto che aveva già fatto e mi aveva inviato un messaggio nel primo pomeriggio per dirmi di non preoccuparmene per oggi. Magari l'avessi letto prima di comporre il suo numero e risentire quel tono odioso.
«Liz, che ci fai qui?» mi apre Jace, senza maglietta. Spero di non aver interrotto nulla.
«Ho bisogno di una pausa» dico semplicemente, ma lui mi capisce all'istante e si scansa, lasciandomi entrare. L'appartamento di Jace è disposto allo stesso modo del mio, ma sembra decisamente più vissuto, d'altronde sono quattro anni che frequenta questa università.
«Come stai?» gli chiedo subito, mentre lui prende il mio borsone e lo lascia in una stanza accanto alla sua.
«I rifiuti di Annabelle fanno sempre male, ma ormai ci sono abituato» alza le spalle appoggiandosi allo stipite della porta della stanza ed evitando il mio sguardo. Osservo il suo profilo che cerca di mostrarsi indifferente, ma si vede chiaramente che è ferito.
«Mi dispiace» mormoro, sincera. Jace alza le spalle e si siede sul divano, facendomi cenno di imitarlo.
«Ora parliamo di cose serie: dove sei scomparsa tutto il pomeriggio? Ti ho mandato almeno duecento messaggi» mi rimprovera, con le sopracciglia aggrottate. Valuto se dirglielo o meno, ma voglio essere sincera.
«Ero con Drew, ho acconsentito a conoscerci meglio e siamo stati insieme tutto il giorno. Siamo andati a casa sua e abbiamo visto un film, ci siamo addormentati così non ho risposto, scusami.» Ometto la parte dell'attacco di panico e del secondo quasi-bacio. Jace mi guarda come se stesse per dare di matto, ma alla fine si limita ad un sospiro rassegnato.
«Stai attenta Liz, per favore» mormora guardandomi distrutto. «Non è ciò che sembra. Lo so cosa pensi: Drew è gentile, carismatico, solare, elegante, figo... ma non ha idea di cosa significhi tenere a qualcuno.» Lo guardo interrogativa, ma intuisco dagli occhi di Jace che non c'è altro da aggiungere, così mi limito ad appoggiarmi allo schienale e a riflettere sulla prossima mossa. La realtà è che non ho un piano, mi piacerebbe dire di avere tutto sotto controllo e di sapere ciò che sto facendo, ma la realtà è che Drew Anderson è solo una grande incognita, una delle tante.
«Film?»
Scuoto la testa. «Ne ho abbastanza di film.»
«Scacchi?»
«Affare fatto.»

***

«Scacco matto» dice con disinvoltura Jace con un sorriso vittorioso stampato in volto, per la seconda volta in un'ora. Faccio schifo con gli scacchi.
«Sarai anche bravo con gli scacchi, ma come te la cavi alla PlayStation?» chiedo alludendo alla consolle poggiata a terra accanto al televisore.
«Stai sfidando un maschio alla PlayStation?» chiede sarcastico Jace.
«Ho sempre avuto una maggioranza di amici maschi, e li ho battuti tutti» lo sfido, vantandomi. Quando andavo alle feste, a Sydney, quando si raggiungeva il massimo livello di ubriachezza tutto finiva sempre in una partita alla PlayStation e, dato che nove volte su dieci non bevevo, vincevo sempre io. Negli anni ho perfezionato la tecnica, quindi ora sono imbattibile.
«Scegli il gioco» ridacchia passandomi il joystick, convinto di avere la vittoria in pugno. Passo in rassegna i vari CD impilati ordinatamente e scelgo quello in cui sono più brava: Call of Duty. I maschi volevano sempre giocare a quello, così mi sono fatta una cultura.
«Hai appena firmato la tua fine» ride compiaciuto lo stronzo.
«Non hai idea di cosa è capace il tuo avversario.»
Dopo circa quaranta minuti ho battuto Jace almeno cinque volte, finché alla fine non si arrende, riconoscendo che sono più brava di lui. Mi inchino scherzosamente e vado a prendere il cibo messicano che ho comprato venendo qui, il suo preferito.
Mentre gustiamo il cibo piccante, lui mi fa la domanda che mi aspettavo. «Come hai imparato a giocare così bene?»
Per la prima volta sento la necessità di confidare qualcosa a qualcuno, di condividere un peso. «Alle feste a cui andavo a Sydney, quando erano tutti ubriachi, la serata finiva sempre con una sfida alla PlayStation e, dato che io non bevevo quasi mai, vincevo sempre, spesso anche qualche soldo, e mettevo tutto da parte per pagarmi l'università. Alla fine sono diventata abbastanza brava, tanto il gioco era sempre quello.» Mi sento un po' meglio, un po' più leggera.
«Lo avevo intuito che avevi frequentato feste peggiori, al falò. Vuoi dirmi perché?» chiede, puntando le sue iridi azzurre nelle mie.
«Perché mi distraevano. Ero una persona molto diversa, prima. Avevo una certa reputazione, mi cacciavo sempre nei guai... ero un vero disastro. La situazione in famiglia non aiutava, quindi frequentavo quelle feste perché lì potevo sentirmi qualcuno» mormoro seguendo col dito il contorno del piatto di plastica. Da Jace non arriva nessuna risposta, ma un paio di secondi dopo sento un paio di braccia robuste stringermi. Mi lascio cullare dall'abbraccio di Jace, contenta di aver trovato almeno lui in questa vita disastrosa.
«Per me sei qualcuno, lo sai vero?» mi chiede, allontanandomi leggermente dal suo petto per guardarmi negli occhi. Sorrido, commossa, ed annuisco. «Grazie, Jace.»
«Non dirlo nemmeno per scherzo.»
Dopo cena – nonostante le mie proteste – vediamo una commedia demenziale di cui non mi rimane assolutamente niente, causa pensieri morbosi. Non riesco a smettere di tornare col pensiero al secondo quasi-bacio con Drew. Se non mi fossi scansata mi avrebbe baciata? Che sarebbe successo dopo? Cosa sono veramente per Drew Anderson? La mia più grande paura oltre dipendere da lui è che mi stia prendendo in giro, non lo sopporterei. Non metterei mai in gioco i miei sentimenti per lui, troppo rischioso, ed io non me la sento più di rischiare nemmeno per me stessa, figuriamoci per gli altri, tanto tutti ti lasceranno e tutti ti feriranno, non ne vale davvero la pena.
«Vuoi andare a dormire?» mi chiede Jace, stiracchiandosi alla fine del film. Annuisco, nonostante il pisolino di questo pomeriggio sono stanca. Lui spegne la televisione e lo aiuto a riordinare un po' il casino che abbiamo fatto con il cibo, i cuscini e le coperte.
«Hai un pigiama?»
«No, me ne sono completamente dimenticata» sbadiglio, prendendo fra le dita la maglietta ed i pantaloncini che mi passa dopo averli tirati fuori da un armadio nella sua camera. Vado in bagno e mi strucco, osservando le occhiaie spaventose che ho in faccia. Sono davvero provata, stanca, voglio staccare la spina fino a domani mattina, per fortuna non ho lezioni prima delle dieci quindi posso fare in tutta calma. Mi infilo la maglia di Jace che mi arriva fino alle ginocchia e rinuncio ai pantaloncini, sono troppo larghi ed in ogni caso sarebbero inutili. Torno nel salottino e mi sdraio sul divano letto di Jace, poggiando la testa sul cuscino e tirandomi la coperta fino sul naso.
«Notte, Lizzie» mi dice uscendo dal bagno con un paio di pantaloni ed entrando nella sua camera.
Non riesco a prendere sonno, ho paura di avere un altro attacco di panico, ho l'ansia al massimo e non riesco a rilassarmi. Dopo essermi girata varie volte senza alcun risultato mi alzo e busso sulla porta di Jace.
«Entra» biascica lui oltre la porta.
«Posso stare qui?» chiedo, dondolandomi sui talloni come quando ero piccola ed entravo nella stanza dei miei dopo un incubo.
«Va tutto bene?» chiede accendendo l'abat-jour sul comodino.
«Soffro di attacchi di panico» confesso, sfuggendo ai suoi occhi. «Non voglio stare sola.»
«Vieni qui.» Sbatte una mano sul materasso accanto a sé ed io mi sdraio. Poco dopo le sue braccia mi circondano la vita e il suo mento è poggiato sulla mia testa. Mi raggomitolo fra le braccia di Jace e chiudo gli occhi, rilassandomi.
«Tu come stai?» mi chiede a bassa voce, carezzandomi i capelli.
«Non lo so» rispondo sinceramente.
«Provi qualcosa per Drew?» Sgrano gli occhi al brusco cambio di direzione della conversazione.
«Non so nemmeno questo, so solo che non sarà mai un amico» soppeso le parole, scegliendole accuratamente.
«Ascolta: io non ti dico tutte quelle cose su Drew perché ce l'ho con lui, ma perché non voglio che tu finisca come me.»
«Che intendi?»
«Intendo che voglio che tu trovi una persona che ti merita e che ti stia sempre accanto, non qualcuno così incasinato o egoista o poco serio da respingerti tutte le volte. Non voglio che gli andrai dietro per sempre sperando che cambi idea, perché tanto non lo farà.» Percepisco così tanto dolore nella sua voce che mi si spezza il cuore. Mi tiro lievemente su e gli do un bacio sulla guancia.
«Sei una splendida persona, Jace, sono sicura che troverai qualcuno che ti apprezza davvero e che ti amerà come meriti.»
«Forse c'è già qualcun altro... Mi sono stancato di correre appresso ad Annabelle» dice, imbarazzato.
«Fantastico! E chi è?» chiedo, contenta per lui.
«Ehm... insomma... domani te la faccio vedere» borbotta, stringendomi nuovamente contro il suo petto. Ridacchio divertita e chiudo gli occhi, cedendo al sonno.
«Buonanotte, Liz» sussurra Jace, dandomi un bacio sulla fronte.
«Notte, ti voglio bene.» È la prima volta che lo dico ad alta voce e la prima volta che spero faccia sentire meglio qualcuno.

***

Qualcuno che mi russa in un orecchio disturba il mio sonno placido. Mi giro dal lato opposto e provo a riaddormentarmi, ma il rumore mi dà fastidio ugualmente. Mi arrendo ed apro gli occhi, ritrovando Jace praticamente sopra a me. Metà del suo corpo giace abbandonata sopra al mio e la sua bocca è proprio vicino al mio orecchio. Con tutta la forza che ho lo spingo verso l'alto e cerco di farlo scendere. Dopo vari sforzi finalmente ce la faccio e tiro un sospiro di sollievo. Guardo l'orario e constato che sono le otto e trenta. Nonostante non abbia lezioni prima delle dieci decido ugualmente di alzarmi per preparare qualcosa come colazione per Jace. Frugo negli sportelli in cucina e trovo il caffè, prendo la macchinetta e lo metto sui fornelli. Opto per una colazione semplice, così prendo due ciotole e i cereali al miele, i preferiti di Jace. So che ama anche la marmellata così prendo due fette di pane e le spalmo con del burro e quella di ciliegie, che è la sua preferita. Dopo un po' è pronto il caffè, lo verso nelle tazze assieme ad un po' di latte che trovo in frigo e ritorno nella stanza di Jace. Appoggio il vassoio dove ho messo il cibo sulla scrivania e spalanco le finestre, lasciando che entri la luce del sole.
«Ma buongiorno bella principessa!» esclamo. Jace emette un mugolio di protesta e borbotta qualcosa che non capisco.
«Come, scusa?» chiedo svolazzando attorno al letto.
«Chiudi la finestra e spegni la luce» borbotta, premendosi il cuscino sul viso. Balzo sul letto, facendogli prendere un colpo e facendolo scoppiare a ridere. Gli tolgo il cuscino dal viso e metto il broncio. «Ma ho preparato la colazione!» Apre un occhio e mi guarda, valutando la situazione. Alla fine si arrende e si mette a sedere. Tutta contenta prendo il vassoio e mi siedo sul letto, ponendolo fra di noi. Divoriamo tutto ciò che ho preparato, lasciando poco spazio alle chiacchiere. Jace gradisce e ammette che dovrebbe invitarmi più spesso.
«Ma perché ti sei già vestita?» mi chiede indicando con un cenno del capo i miei vestiti sportivi, che avevo come cambio nel borsone.
«Volevo andare a correre.»
«Vengo con te, ho lezione solo di pomeriggio.»
Annuisco e vado in soggiorno a rimettere a posto i libri che avevo tirato fuori per prendere i vestiti. Una decina di minuti dopo Jace appare nel salottino con una tuta ed una canottiera.
«Pronta?»
«Pronta» sorrido e lascio il borsone qui, tanto lo riprenderò quando dovrò andare a lezione fra un'oretta.
«Lizzie» la voce preoccupata di Jace mi fa voltare di scatto sulle scale.
«Cosa?»
«Quei pantaloni.»
«Cos'hanno che non va?» aggrotto le sopracciglia.
«Ho capito che siamo amici e tutto quanto, ma sono comunque un maschio, e il tuo sedere mi provoca.» Lo guardo sbalordita e poi scoppio a ridere. «Beh, sono pantaloni da yoga e sono gli unici che ho con me, quindi mi dispiace ma dovrai contenerti.»
Litighiamo per il resto del tragitto sui miei pantaloni da yoga, ma quando usciamo dal dormitorio la mia voglia di ridere scompare. Drew è poggiato alla colonna dell'edificio, ha una faccia agitata e sbatte nervosamente un piede a terra.
«Liz!» esclama sollevato quando mi vede. «Voglio parlare con te.»

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