I See Your true colors (And T...

By wheezayne

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Os partecipante al contest "Pick someone who's supportive" "Mi piacerebbe vederti senza questi" le sue dita t... More

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By wheezayne

Era nervoso e quella stupida cravatta sembrava non volerne sapere di annodarsi e rimanere al proprio posto.

Fu Liam a toglierli le mani dal tessuto e distenderlo al meglio, annodandogliela.

"Come farei se non ci fossi tu" borbottò guardandolo tutto sorridente.

Se avesse potuto dargli un colore, quello sarebbe sicuramente rosa; perché Liam era capace di donare amore e riceverlo, conferiva passione e vitalità nell'amore per altri e per sé stesso.

"Però adesso è mio, troppo tardi Styles" ridacchiò Zayn, afferrandolo per un polso e portandolo al proprio petto. Si scambiarono un bacio che fece roteare gli occhi a tutti, ma sorrisero comunque a quell'atto, a quell'amore che rendeva tutti più felici.

Niall, in un angolo della stanza, stava osservando silenziosamente alcuni dei suoi disegni, abbandonati come se non importasse.

Harry si leccò le labbra e rimase un po' col fiato sospeso. Per puro riflesso, osservò fuori dalla finestra non scorgendo altro che la fastidiosa pioggia che tanto detestava.

La quiete nella casa accanto gli chiudeva un po' il cuore; non aveva avuto più nessun contatto, nessuna notizia e ciò lo aveva ferito irrimediabilmente.

Non aveva fatto pressioni, aveva seguito il consiglio di Zayn e si era fatto da parte. Ma non era tornato, dopo quei giorni infiniti non era ancora tornato. Ed era certo che non l'avrebbe fatto mai più.

L'eco delle sue parole risuonava ancora nella sua testa come la peggiore delle cose. Gli mancava il suo viso, vedere quel blu immerso in mille emozioni; le sue mani piccole e fredde; ogni più piccolo centimetro della sua pelle.

"Torna tra noi" lo riprese Liam, guardandolo storto.

Harry si mordicchiò le labbra e sorrise ai suoi amici. Non riuscì a capire quando o come fosse successo, ma Zayn si era ufficialmente unito al loro piccolo trio e ne era felice; avrebbe avuto l'opportunità di conoscerlo meglio.

"Ok, sono pronto" respirò a lungo e si voltò fugacemente ad osservare Louis sulla tela. Non aveva vergogna nel mostrarlo a tutti i suoi amici, credeva fosse la sua migliore opera. Ed il soggetto rendeva le cose decisamente migliori; guardarlo disteso fra quell'ammasso di colori gli ricordò della sua fragilità, della sua debolezza e del suo dolore.

"Allora andiamo" si beccò una pacca sulla spalla da parte di Niall e si sorrisero.

Lo guardarono tutti e tre come se avesse bisogno di superare qualcosa; ma la realtà era che Harry non avrebbe mai superato Louis.

Il gallerista aveva già spiegato le proprie opere all'afflusso di gente per la terza volta in quelle poche ore.

Harry era rimasto da parte, intervenendo di tanto in tanto e chiacchierando con qualche altro artista accorso solo per la mostra.

Aveva speso il suo tempo a parlare, osservare, spiegare ciò che comprendevano alcune delle opere dell'artista che gli aveva permesso di provare quell'emozione. Ed era affascinato da quel mondo, dalla voce convincente e melliflua del gallerista, da tutte quelle opere messe in luce, così tanto da poterle quasi toccare.

Di tanto in tanto rimaneva a fissare i suoi amici girovagare più volte e soffermarsi sempre sulla stessa opera, probabilmente annoiati; solo per non lasciarlo da solo.

Sorrise in direzione di Liam, che continuava ad infastidire Zayn con qualche carezza di troppo; verso Niall che provava a tutti i costi a non litigare con Laura - la sua fiamma - e verso Zayn, che fingeva di infastidirsi solo per potersi beare dell'espressione divertita del suo ragazzo.

Harry leggeva l'amore in quelle righe immaginarie, ed era felice di aver conosciuto delle persone così belle, così buone. Qualche volta aveva davvero pensato di voler essere come loro, ma si era subito reso conto che ognuno di loro brillava a modo proprio, in modi differenti e bellissimi.

Si bloccò all'improvviso, poggiando il bicchiere di champagne che aveva fra le mani, notando una figura davanti a quella che era la sua unica opera esposta.

Aveva un pantalone stretto sulle cosce, delle scarpine eleganti ed una giacca sagomata sulle sue curve.

Nonostante non lo avesse mai visto all'infuori delle sue tute, riconobbe immediatamente il ragazzo.

Il suo cuore iniziò a battere feroce, come una gazzella rincorsa da un leone in cerca di salvezza.

Sentì le vene pulsare fin troppo sangue e dietro agli occhi ci furono fin troppe scintille di colore.

Non seppe esattamente classificare le sue emozioni, non seppe dargli un nome, e non riuscì nemmeno a placarle.

Sembrava una persona così diversa, il nero cupo sparito, come se avesse lasciato semplicemente posto a qualcosa di più bello.

Louis era sicuramente blu in quel momento, un blu armonioso portatore di equilibrio. Non si domandò nemmeno per quanto tempo sarebbe rimasto tale, ma sospirò e gli tremarono le mani al pensiero di averlo proprio lì, dopo tutto quel tempo.

Fece un passo, col respiro incastrato in gola; poi due, con le ginocchia a volersi accasciare al suolo; infine tre, col cuore in mano e le braccia protese per poterglielo donare.

"Sono stato lì quando avevo cinque anni" borbottò alle sue spalle.

Notò la figura di Louis irrigidirsi ma senza voltarsi o sussultare troppo.

Desiderò vederlo voltarsi e guardarlo ancora con quegli occhi meravigliosi, ma rimase immobile a contemplare la sua tela.

"C'era questa Signora, seduta proprio lì, su quella panchina, che piangeva ogni giorno alla stessa ora e poi smetteva. Andava via e poi ricominciava tutto il giorno dopo".

Harry non seppe spiegarsi il perché stesse raccontando la storia di quella tela, ma le parole gli scivolarono fuori dalle labbra con semplicità, come se stesse carezzando Louis con un bacio delicato.

"Un giorno le chiesi perché e lei mi disse che proprio lì, su quella panchina, aveva conosciuto l'unico amore della sua vita e che gli mancava tanto perché aveva fatto compagnia a sua figlia, fra i frammenti di Stelle" riportò lo sguardo sulla tela, accorgendosi delle sue stesse emozioni dipinte su quel banale bianco.

Solo allora Louis spostò lo sguardo fino a scavargli l'anima. Lo sentì chiaro, l'azzurro dei suoi occhi prendere il sopravvento. Lo sentì chiaro l'amore incastrato in gola, la voglia di prendergli dolcemente quel viso e ricordargli dell'amore che provava costantemente ogni giorno, ogni ora.

"Non ha un nome, quest'opera" e risentire la sua voce fu quasi come ricevere milioni di coltellate tutte insieme.

Prese un forte e lungo respiro, e notò il proprio cuore rimettersi in sesto solamente quando i loro occhi si rincontrarono ancora una volta. E fu una sorta di magia, uno scontrarsi di colori ed energie.

"Perché non avevo voglia di dare un nome a quella panchina fra gli alberi." rispose con un mezzo sorriso, il cuore bruciante. "Perché è un insieme di troppe cose a cui non si può dare un nome" spiegò nuovamente.

Louis rimase a fissarlo, le mani dentro le tasche e gli occhi illuminati dalle luci sui quadri. Sembrava esso stesso un capolavoro, un'opera d'Arte fra delle altre. Per Harry, quella aveva un valore imparagonabile a qualsiasi altra cosa.

"Non ti ho mai chiesto il perché di tutti questi colori" sussurrò piano, ma Harry riuscì ad udirlo col cuore.

Non ebbe bisogno di altro; gli si fece vicino, spalla contro spalla e guardò la sua tela come se non l'avesse mai vista prima. "Su quella panchina sedeva chiunque. La Signora dal cuore spezzato, le ragazzine innamorate, gli anziani nostalgici. C'è tutto, vedi? C'è la malinconia, l'angoscia, la passione, l'amore, l'odio, la tristezza, il disgusto, la bellezza" si voltò a guardarlo e sentì le ginocchia cedere.

Lo stava fissando come una delle cose più belle del mondo e lo amava, amava ogni più piccola cosa di lui.

"Mi piace pensare che chiunque sia passato di lì, almeno una volta, si sia seduto su quella panchina e abbia lasciato un pezzo della propria anima sotto quegli alberi; un pezzo di storia; dei sentimenti e delle emozioni" si bloccò solo un istante per poter riprendere fiato, tornare in sé e smetterla di amarlo con tutta quella forza, da spezzargli le ossa. "Ogni colore rappresenta qualcosa; l'arancione per esempio è simbolo di armonia interiore, di creatività artistica, di fiducia in se stessi e negli altri; il giallo, abbinato al terzo Chackra, il simbolo della luce del Sole, della conoscenza e dell'energia" a quel punto fu Louis ad interromperlo, facendo spuntare un piccolo sorriso meraviglioso sulle labbra rosate.

"Come te" ed Harry rimase col fiato sospeso, completamente assuefatto dalla sua bellezza.

Era accecante, una gemma preziosa.

Notò quella fiaccola al centro del suo petto splendere e gli tremarono i polsi; la sua dolce sfumatura svanita in favore di un colore così piacevole, armonioso.

"Già. Ci ho messo anche del blu e dell'azzurro perché sono colori armoniosi che conferiscono una sorta di equilibrio emotivo e di comunicazione. Ma non posso dire che sia così per te; i tuoi occhi non sono mai stati tranquilli abbastanza" borbottò "Ho visto in te tanto nero, la negazione del colore per antonomasia; il grigio simboleggiante il distacco, un atteggiamento di auto protezione. Ma non ho mai visto niente di più bello in tutta la mia vita" si voltò a guardarlo, ritrovandolo a farlo già.

Si lasciò andare ad un sospiro e desiderò toccarlo, sfiorargli una guancia e sentire ancora sulla pelle le solite sensazione di piacevole benessere.

Desiderava semplicemente vederlo gettare via e frantumare quella maschera di protezione che portava costantemente addosso e mostrarsi per la vulnerabile e meravigliosa creatura.

Louis non disse nulla, rimase semplicemente a fissarlo, studiandone la perfezione. La sua luce splendeva ancora, non era riuscito a tirarlo giù.

Sorrise ed Harry trattenne il respiro nel vederlo. "Non ti ho mai visto così" si strozzò con le sue stesse parole.

Louis si aprì ancora di più in quel sorriso brillante che fece del tutto star male Harry. Non credeva di poter vivere abbastanza da vedere una cosa così bella.

"Così come? Con questi vestiti eleganti con cui mi sento a disagio?" mormorò, senza nessuna traccia di rabbia, come al solito, nessuna tristezza. Sembrava semplicemente Louis.

"No" sussurrò in trance, coinvolto a sfiorare con gli occhi ogni parte del suo viso spigoloso, affilato come lame.

"Così te. Senza nessun livido addosso. E'... bellissimo, tu lo sei" riuscì a pronunciare, fra una respiro e l'altro.

Gli occhi di Louis così vicini da scorgerne il mare calmo.

"Strano vero?" ridacchiò amaro e solo allora si rese conto che, Louis fosse ancora lo stesso ragazzino da maneggiare con cura. Stava cercando in tutti i modi di coprire quella tristezza che si portava dentro, cercando di renderla una cosa diversa, un sentimento positivo.

"Harry" fece all'improvviso serio, facendolo rabbrividire. "Quella notte ho avuto una paura fottuta di perderti. Ho temuto di vederti riverso a terra in mezzo al tuo sangue. Ho avuto paura" gli afferrò le mani ed Harry sussultò al contatto.

Ma guardò quel groviglio sconclusionato, non lasciandolo andare. I sensi di colpa vennero a galla più prepotenti che mai, il dolore al petto si propagò sino al suo cuore.

"Quella notte ho ucciso il mostro sotto al letto, ho ammazzato quella parte di me che odio così tanto. Ho ammazzato i miei fantasmi e ho pregato. Mi sono inginocchiato e ho chiesto una vita normale, ho chiesto di mandar via ogni dolore, di mettere da parte la sofferenza per poter condurre una vita come tutti gli altri" le sue dita si serrarono più forti su quelle del riccio, non notò nemmeno il dolore, sentiva semplicemente Louis. Louis in ogni parte del corpo.

"Ho chiuso con quel posto e sto cercando di rimarginare ogni ferita e- Harry, sei decisamente la persona più bella che io abbia mai visto. Mi manchi, con i tuoi occhi buoni e le tue mani pronte a prendermi se fossi caduto; sento ancora addosso il tuo pennello e l'amore che hai provato per me quella notte" fu solo a quel punto che Harry azzerò le distanze.

Fanculo le pressioni, fanculo la gente, fanculo qualsiasi cosa in mezzo a loro.

Lo baciò sentendo il suo stupore e le sue mani circondargli con dolcezza le guance. In quel bacio ci furono così tante parole che nessuno dei due seppe riconoscerle davvero.

Si parlarono, bocca contro bocca, respiro corto e mani tremanti. Si amarono silenziosi e pieni di aspettative, di speranze.

Harry lo sfiorò come se stesse provando a dipingerlo ancora una volta; Louis se lo strinse addosso come se volesse fare il corpo del maggiore suo.

"Louis, ho imparato a conoscere ogni tua sfumatura più cupa e ti ho amato con tutto me stesso. Adesso, mi permetterai di conoscere queste sfumature più chiare? Questi nuovi contorni di colore? Sei bellissimo, nemmeno te ne accorgi" le sue mani non smisero un solo attimo di carezzargli con delicatezza le guance, di spostargli i capelli dal viso per poterlo osservare meglio.

L'azzurro ipnotico dei suoi occhi lo tenne incollato, immobile, lasciando galleggiare i loro sentimenti. Lo stomaco di entrambi si contorse per la situazione.

Chiunque avrebbe potuto sentirli e vederli, ma anche quella era una forma d'Arte.

L'amore era l'espressione più carica di colori di qualunque altra cosa. Comprendeva la sofferenza, la paura, il timore di perdersi, la passione, il bene assoluto, la devozione, la fedeltà. Harry ne era a conoscenza e desiderava far conoscere quel mondo alla creatura davanti ai suoi occhi.

"Vieni con me?" domandò in risposta ed Harry lo guardò con un sorriso curioso.

Alzò le sopracciglia e si guardò attorno, la sera ormai ad aver preso posto al Sole. "Dove andiamo?" gli rubò un piccolo bacio, semplicemente perché sentiva di poterlo fare senza preoccupazione. E Louis si morse le labbra come un ragazzino.

"Volevo solo portarti a casa mia, volevo farti sentire una cosa" e non perse altro tempo. Fece un cenno al gallerista e corse fuori, sgattaiolando via.

Rise di cuore quando Louis cominciò a correre ed avvertì la sua voce leggermente divertita incitarlo a muoversi. Harry non poté non seguire quella voce, così bella ed armoniosa; la voce dell'amore.

Si ritrovarono fra le pareti di casa solamente minuti e minuti dopo. Il sorriso di Harry largo e felice, quello di Louis affannato ma sincero. Lo notò prendere fra le mani quel violino abbandonato in un angolo e ci soffiò sopra, facendo tossire il riccio.

Ridacchiarono, ma alla fine rimase in silenzio quando Louis se lo portò in spalla.

"Me lo regalò mia madre per il mio settimo compleanno. Era certa che un giorno sarei diventato qualcuno, che sarebbe venuta a vedermi suonare nei più grandi teatri".

Harry sentì il petto lacerarsi. Tutte le volte che parlava di sua madre riportava a galla vecchie ferite che lo avevano reso semplicemente un uomo forte, una persona meravigliosa. Ad Harry non importava nulla delle cose che aveva fatto, lo amava perché aveva conosciuto ogni lato più cupo e ne aveva amato ogni difetto.

"Quando quella tragica notte mi trovarono lì, fra quel sangue, andai di sopra a prendere il mio violino prima di andare via. Mi sistemarono in casa di mia zia, e m'insegnò a suonare qualcosa. Solo col passare degli anni ho affinato meglio la tecnica, ma poi ho abbandonato tutto quando anche lei mi ha lasciato" il suo sorriso amaro fece male.

Louis era sempre stata una persona sola, una persona spinta a forza contro un buio cieco senza ritorno.

"Ho avuto voglia di riprenderlo solo una volta, ed è stata quella notte. Voglio- voglio suonare qualcosa, per te" disse un po' più in imbarazzo.

Ed Harry per la prima volta lo notò arrossire, le gote con del sangue a scaldargli il viso in un modo così diverso. Il suo viso pulito era un invito a baciarlo, ad accarezzarlo per tutta la notte.

Si sistemò, chiuse gli occhi e si lasciò andare.

Harry ascoltò con attenzione quella melodia malinconica, triste, addolorata. E vi lesse fra le note tutta la sua storia.

Ma qualcosa, qualcosa che avvertì solamente nel proprio cuore, gli raccontò della loro storia. Il loro amore tormentato, colorato, passionale. Louis suonò di loro ed Harry rimase ad ascoltare la loro storia prendere vita; linee, schizzi, trame.

Ed Harry, con i propri occhi, riuscì a dare un colore ed una forma esatta a tutto ciò rubando un bacio alla sua meravigliosa creatura.



***
Se siete arrivate fin qui, beh, grazie mille. Spero che vi sia piaciuta, anche se probabilmente è una cosa già rivista. In ogni caso, Grazie alle organizzatrici del contest per il supporto e per aver dato vita a tutto ciò! Non ho altro da dire, spero in un vostro commentino! Ovunque vogliate. Un bacione, alla prossima os
Federica

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