I See Your true colors (And T...

By wheezayne

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Os partecipante al contest "Pick someone who's supportive" "Mi piacerebbe vederti senza questi" le sue dita t... More

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By wheezayne


Zayn lo stava fissando da una mezz'ora buona.

Era lì, seduto su quelle scalinate, completamente assuefatto alla sua figura. Non lo credeva minimamente possibile ma era ciò che stava accadendo.

Lo guardò muoversi avanti e indietro, come un animaletto in gabbia, pronto a scattare al minimo rumore. Ma Zayn era certo di non aver mai visto niente di più bello.

Era perso ormai, Liam lo aveva afferrato involontariamente e gli aveva aperto il cuore. Era bastato davvero poco per potersi immergere nei suoi occhi nocciola e poi assaporare il sapore della sua pelle.

Ed in quel momento, avrebbe voluto baciare via quel leggero broncio che aveva tutte le volte sul viso, quando si preoccupava o si arrabbiava.

"Che cazzo" lo sentì imprecare, prima di riposare il cellulare in tasca e poi dirigersi verso di lui.

Zayn gli sorrise, perché non ne poté proprio fare a meno e lo invitò a sedersi sulle proprie ginocchia.

Liam si rilassò immediatamente solo una volta giunto fra le sue braccia. Avergli dato quella seconda opportunità aveva portato entrambi ad un livello successivo, o forse più di uno; li aveva portati lì, su quelle scalinate dove Zayn adorava passare il loro tempo insieme.

"Ci sono problemi?" gli accarezzò una guancia con le labbra e il naso, desiderando coccolarlo e stringerlo. Era grande il doppio di lui, ma era certo non ci fosse persona più piccola.

P"Il0 mio amico ha iniziato a dare di matto" brontolò, ma poi si lasciò coinvolgere da un bacio inaspettato che gli fece chiudere gli occhi e successivamente abbracciare.

Zayn gli faceva quell'effetto. Aveva sempre subito il suo fascino in maniera terribile, con le gambe tremanti e le mani sudate. Zayn era bello da togliere il fiato e mai avrebbe pensato di poterlo avere per sé. Eppure, era lui sulle sue ginocchia, era lui che lo stava baciando, era lui che ci aveva fatto l'amore.

"Andiamo a fare una passeggiata?" propose poi il moro, baciandogli la mascella con un sorrisetto accennato.

Liam annuì prima di respirare il suo profumo e alzarsi di malavoglia.

Aveva capito già da un po' che quello nato fra loro non era solo sesso; non era ancora amore ma Zayn e Liam ci stavano lavorando.

**

Harry lo stava guardando da almeno un'ora; bello e dannato fra le sue lenzuola.

Un piccolo sorriso gli spuntava sulle labbra tutte le volte che lo vedeva rannicchiarsi, come se avesse paura di qualcosa. Ed era terribilmente meraviglioso, la sua piccola tela macchiata dai colori sbagliati che desiderava fare solo sua.

Era meraviglioso vederlo attorcigliarsi il lenzuolo addosso e mugolare nel sonno. Era stato suo per quella notte, non solo fisicamente ma anche spiritualmente.

Si era ritrovato a guardarlo e poi le mani non avevano resistito. Aveva messo su quella tela tutto ciò che c'era di Louis eclissandolo poi coi suoi colori più scintillanti.

Era bellissima, la sua opera d'Arte preferita, disteso in quel modo quasi naturale ma che in realtà era solamente una proiezione della sua tranquillità.

"Ciao, buongiorno" fece, quando lo notò sbattere delicatamente le ciglia ed i suoi occhi blu infinito presero a brillare per il sonno a cui erano stati strappati.

Non disse nulla, lo guardò tormentato dal suo essersi abbandonato con fin troppa facilità nel suo letto, in quel piccolo sprazzo di luce che gli era stato concesso.

Si alzò con studiata lentezza, lasciandosi accarezzare ogni curva del proprio corpo da quegli occhi verdi che quella notte l'avevano amato.

Raccolse, nel più assoluto silenzio, i suoi vestiti, cercando di rivestirsi senza perdere il controllo. Ci era cascato, si era lasciato andare con troppa superficialità. Il sangue incrostato sulle sue lenzuola lo fece quasi trasalire, se per vergogna o rabbia non ne aveva idea.

Harry lo guardò con cipiglio preoccupato, accarezzando i suoi lineamenti con una dolcezza inaudita. Alla luce del giorno, quei lividi e quei tagli sembravano aver preso a brillare con ancora più intensità, come a volergli ricordare che i suoi colori non avrebbero potuto coprire quella pelle.

"Dovrei disinfettare quelle ferite" sibilò piano, quasi avesse paura di vederlo disperdersi nell'aria o ridursi in cenere sotto ai propri occhi.

Il ragazzo liscio si voltò di scatto a guardarlo quasi infastidito all'idea. Tutte le volte che si lasciava toccare, un pezzo della sua oscurità svaniva per poter oscurare lui. Lo vedeva nel suo sguardo, lo vedeva farsi cupo e triste tutte le volte che i suoi occhi si posavano su quelle macchie violacee che gli costellavano il corpo ed il viso.

Odiava quella sensazione, quella pena e quel compatimento, quella commiserazione nello sguardo. Odiava sentirsi così poco nei confronti di uno come lui che era tutto.

"Non è necessario" fece scontroso. Dietro ai suoi occhi le immagini di quella notte si rincorsero, come se stesse rivivendo un film tutto da capo. Gli venne la pelle d'oca al ricordo della sua bocca, delle sue mani, della sua morbida pelle. Non poté evitare di pensare a quanto desiderio avesse in corpo ancora, di volerlo fare suo pure in quel momento, con quello sguardo di commiserazione.

"Ti prego, lascia che mi prenda cura di te" borbottò, non volendo suonare così serio. Era certo di aver visto negli occhi di Louis un lampo di consapevolezza a quelle parole. Non voleva dire esattamente quello, voleva curarlo, voleva guarirlo.

Eppure, in una piccola parte di sé desiderava anche poterlo guarire dentro.

"Sto benissimo" dichiarò freddo, lapidario. La sua voce tornò ad essere solo ghiaccio, quello che avrebbe congelato il cuore di Harry se avesse parlato ancora in quel modo.

Il riccio si alzò a quel punto, girando attorno al letto per poterlo raggiungere, ponendoglisi di fronte. Si guardarono per attimi infiniti; Harry preoccupato e ferito, Louis arrabbiato e scattante. Nessuno dei due parve voler parlare davvero, i loro sguardi facevano già abbastanza.

Ma la tensione e l'ansia crebbero assieme al fiume di parole che serrò la gola ad Harry. Provò ad allungare le mani, ma fu costretto a fermarsi quando lo vide scattare indietro, rifugiandosi nella sua rabbia, nella sua coltre oscura.

Eccolo lì, ancora una volta, il volto del dolore e del nero più totale. Harry sentì il sangue nelle vene bollire quasi, per quella tremenda lontananza forzata. Voleva toccarlo, voleva assicurarsi che stesse bene. E lo fece. Non esitò un solo attimo ad allungare ancora le mani e stringergliele.

Louis rabbrividì e si fece nervoso.

"Hai bisogno che io le disinfetti e medichi" i suoi polpastrelli scivolarono sul sangue incrostato sulle nocche, avvertendo la sua pelle ruvida e screpolata, distrutta dal suo continuo farsi del male. Non poteva sopportarlo, gli sembrava di star rovinando qualcosa di magnifico e lui odiava vedere l'Arte venire distrutta in quel modo spregevole.

"No" tirò via le sue mani, avvertendo la pelle aprirsi e lasciar venire fuori altro sangue.

Harry trattenne un respiro appena accennato sulle labbra e lo guardò con fare addolorato. Non poté evitare di sentire il cuore esplodere in quel modo, come se Louis in realtà l'avesse appena colpito.

"Ti prego" riprovò. Non si sarebbe rassegnato facilmente; era nella sua natura insistere e persistere, portare avanti le sue idee, realizzare i suoi progetti. Non lasciava mai nulla al caso, soprattutto non abbandonava mai la propria strada.

E Louis sembrava la strada più tortuosa e pericolosa da percorrere, ma che irrimediabilmente avrebbe fatto perché non c'era altra soluzione.

A quel punto, non notando nessun cambiamento nella sua posizione rigida, lo afferrò per i polsi e lo trascinò più vicino a sé.

Fu in quel momento che una scintilla prese fuoco e capovolse ogni cosa. Louis lo spintonò arrabbiato, fino a che non lo vide colpire terra; i barattoli di vernice ed i suoi pennelli sparpagliati attorno alla sua figura ferita e piena di dolore per l'impatto contro il mobile e poi il pavimento.

Louis inorridì del suo stesso gesto. Strinse le mani in due pugni e le lacrime fecero capolino nei suoi occhi. Gli parve di non respirare più, quando incontrò il suo sguardo verde liquido e straziato.

Rivide le azioni spregevoli dell'uomo che l'aveva cresciuto, rivide se stesso diventare il mostro che lui era stato, rivide un piccolo Louis fare la stessa fine.

E si sentì male, così tanto che iniziò a balbettare delle scuse che gli scuotevano il petto.

Harry si alzò con fatica, notando un taglio obliquo sul braccio, che pareva aver preso a sanguinare senza accenno a voler smettere. Gli mancò il fiato, perché non aveva mai visto tanta rabbia repressa in uno sguardo così bello ma gelido; tanta repulsione verso se stesso come la sua; tanta paura come quella che gli faceva persino tremare le mani.

E lo vide scappare dopo un "mi dispiace- mi dispiace" detto in fretta e senza voce. Lo vide guardarsi le mani insanguinate come se il sangue addosso fosse in realtà quello del riccio e non il suo.

Si sentì morire, ma non avrebbe potuto fare nulla; non c'era più nulla a quel punto.

Si rialzò barcollando e cercò di trascinarsi in bagno per poter disinfettare la ferita aperta sul braccio. Quando si guardò allo specchio, notò striature di sangue secco che doveva appartenere alle sue nocche rovinate e piccoli lividi sul collo e sulle spalle.

Lo aveva appena risucchiato un po' più a fondo del previsto, nella sua oscurità. Andò quasi nel panico a quel punto; ancora di più quando Niall piombò in casa sua e notò lo strazio che era il suo corpo, allarmando anche Liam.

Harry si sentiva disperato e non aveva idea se fosse stato colpa dello spintone o semplicemente del suo rifiuto.

**

Non aveva idea di quanto tempo avesse passato fra le mura di Zayn; rifugiandosi in se stesso. Non aveva idea del tempo passato a piangersi addosso per lo strazio che portava nel cuore; non aveva idea del tempo che aveva passato a dispiacersi e a sentirsi in colpa nei confronti di Harry. Non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarlo, non aveva avuto il coraggio di fermarsi quando lo aveva visto uscire di casa; era scappato, perché era capace di fare solo quello.

Però quella sera non poté evitarlo. Si era lanciato sul ring combattendo a mani nude, senza nemmeno fasciare le ferite, lasciandosi colpire fino a far stancare l'avversario per poi stenderlo con una scarica di colpi inferti con cattiveria.

Lo aveva visto, lì, fra la folla. Lo sguardo addolorato e quasi piangente, che lo aveva distratto solo per un secondo, ritornando poi lo stesso guerriero freddo di prima.

La sua presenza - non poté non ammetterlo - lo emozionava e lo innervosiva allo stesso tempo, gli tremarono persino le ginocchia. Vederlo gli dava dolore, gli ricordava l'uomo che da piccolo lo aveva trattato allo stesso modo.

Dopo l'incontro, si ritirò negli spogliatoi improvvisati, rivestendosi con la sua adorata felpa ed un paio di pantaloni più caldi.

"Louis" si sentì chiamare.

Non ebbe bisogno di voltarsi, riconobbe la voce profonda e roca del riccio, con cui aveva fatto del sesso qualche notte prima.

Ammucchiò tutto dentro al borsone, arrabbiato e confuso. Lo desiderava e lo detestava; gli ricordava di avere speranza ma lo gettava nell'oblio; era luce e oscurità. Non era più capace di distinguere dove cominciasse lui con la sua oscurità e dove finisse Harry con la sua brillante luce.

"Louis" lo richiamò, con più gentilezza di quanto avesse sperato.

Non riusciva a capire il perché fosse lì, dopo quel gesto così violento. Non riusciva a capire perché provasse così tanto a salvarlo quando in realtà non era rimasto nulla da salvare. Era un'anima nera, macchiata ormai dal troppo dolore, dalla pesantezza dell'orrore. "Perché non mi parli? Di cosa hai paura?" domandò leggero, muovendosi sempre più vicino al suo corpo rigido. "Hai paura di me? Eppure, quando combatti non sembri avere paura di niente..." continuò, fino a ritrovarsi a solo un metro di distanza.

Louis trattenne il respiro quando avvertì da così lontano il calore del suo corpo. Sembrava assurdo, ma la sensazione di calore lo stava assalendo. Quel calore che aveva soppresso la sua freddezza per una notte; quel calore che aveva negli occhi e che scongelava i suoi di un gelido blu.

"Non voglio farti ancora del male" pronunciò a denti stretti, la mascella rigida e dolorante per la rabbia mal trattenuta. Era colpa di quell'uomo se non sapeva come comportarsi. Era stata colpa sua se aveva iniziato a distruggersi del tutto mischiandosi in quel giro di lotte clandestine; colpendo e lasciandosi colpire per provare un leggero sollievo.

"Non mi hai fatto del male" pronunciò, sorridendo appena intenerito dalle sue spalle tese. Sembrava un bambino troppo spaventato, chiuso in se stesso.

"Ah no? E questi cosa sono?" domandò voltandosi all'improvviso, afferrandogli i polsi. Notò i segni dei suoi succhiotti, i segni delle sue dita scavati sulla sua pelle morbida. Era certo che avesse ancora i lividi di quella notte, di cui si era preso tutto e subito senza fermarsi a riflettere sul dolore che doveva aver provato. "Guardati Harry, sei pieno di lividi e tagli e sono stato io a farteli" gli sollevò la manica riscoprendo una piccola fasciatura imbrattata di sangue.

Non aveva ancora ben capito la dinamica, ma era arrivato a tagliarsi con un barattolo di vernice probabilmente.

Harry lo guardò spaventato, terrorizzato da quello sguardo colmo di sensi di colpa e paura. Aggrottò la fronte scorgendo quella chiazza nera farsi leggermente più sfumata. Sorrise inconsciamente, abbandonando quella posizione rigida per poter fare un passo avanti.

E con le nocche gli sfiorò una guancia, con una delicatezza così totale da farlo tremare senza pari.

Louis schiuse le labbra come se stesse cercando di dirgli qualcosa, forse di allontanarlo, ma boccheggiò in cerca d'aria per quel gesto. Era intriso di dolcezza, di perdono. Non che Harry fosse stato arrabbiato con lui, ma Louis cercava di perdonare se stesso senza riuscirci. Ed Harry parve volergli concedere quella convinzione, solo per non vederlo così distrutto da se stesso, dai suoi pensieri, dalle sue azioni.

"Harry-" ma i suoi lamenti vennero rotti dalla mano del riccio che si posò gentilmente sulle sue labbra, zittendolo. Le dita gli scivolarono gentili sulla bocca, quasi come se stesse dipingendo su quella tela, che pareva avere meno colori violacei. E ne era quasi felice, perché prima o poi avrebbe scorto il suo vero viso; prima o poi la sua maschera dura sarebbe caduta e a avrebbe lasciato i suoi occhi splendere di luce propria.

"Louis, poggiami una mano sul viso" gli sorrise gentile, alzandogli un braccio, spingendolo a compiere quel gesto.

Il ragazzo parve quasi essersi sciolto sotto le carezze curative del riccio e senza nemmeno pensarci, alzò il braccio e poggiò il palmo scorticato e sudato sulla sua pelle liscia. "Accarezzami, non aver paura di farmi male" lo pregò, guardandolo in quegli azzurri così belli da fargli venire voglia di tirare fuori il carboncino e ritrarlo.

E lo aveva fatto, durante l'incontro. Si era seduto in fondo alla stanza - nonostante il dolore al petto per quei colpi che incassava - e aveva cominciato a disegnare le sue gambe toniche lasciate scoperte dai pantaloncini neri e corti; le sue braccia tese a coprire il viso; l'espressione seria, concentrata e cattiva. Non lo aveva mai visto così determinato, ed era stato una sorta di Musa, ancora una volta.

Disegnarlo gli procurava un immenso piacere, ed era quasi come imprimere su carta tutte quelle sfumature di sentimenti contrastanti che si avvallavano sulle sue spalle e nei suoi occhi.

"Visto? Sei delicato, gentile e nei tuoi gesti imprimi tanta dolcezza" gli sorrise, scivolando più vicino, fino a poggiargli le mani sul petto.

Louis non si sottrasse a quel gesto, perché quella luce abbagliante lo faceva stare bene. Era stupendo, con quella camicia colorata e semi-trasparente, i pantaloni stretti ed i capelli tenuti sulla testa da una coda sfatta.

E senza nemmeno rendersene conto, le sue dita scivolarono sulla sua mandibola e poi risalirono fino ai suoi capelli, sciogliendoli per poterli lasciar ricadere sulle sue spalle larghe.

Harry rimase a contemplare quel cipiglio pensieroso sul suo viso, sorridendo della dolcezza che era capace di sprigionare semplicemente muovendo una mano.

Louis era splendido, era una creatura meravigliosa che meritava solo di essere liberata dal male, di essere lasciata libera. Aveva bisogno di respirare aria pulita, di lasciarsi curare e coccolare da qualcuno che desiderava davvero farlo.

"Sei bellissimo, Louis" sibilò contro le sue labbra. "I tuoi occhi sono pezzi di cielo in tempesta, onde del mare mosso, lastre di ghiaccio spaccate" pronunciò senza rendersene nemmeno conto. Aveva preso a sfiorargli il volto con le labbra, sussurrandogli quelle parole come se stesse semplicemente cullando un bambino, per farlo addormentare.

Louis sentì il cuore battere in modo errato, chiudendo gli occhi per la sensazione piacevole e travolgente. Quel ragazzo era capace di scombussolarlo semplicemente standogli vicino e lo desiderava, con ogni fibra del suo corpo.

Aveva sempre pensato al sesso come qualcosa che lo avrebbe aiutato a scaricare la rabbia, e lo aveva fatto anche con lui. Ma in quel preciso istante, ciò che desiderava era cullarlo su un letto morbido, baciargli ogni sprazzo di pelle, ogni più piccola parte del suo viso, curargli le labbra con piogge di baci delicati. Desiderava poterlo fare suo senza fargli male, sfiorandolo anziché marchiandolo.

"Guardati, sei la persona più bella che io abbia mai visto" riprese a parlare, sfiorandogli anche le spalle con le dita lunghe e calde.

Louis rabbrividì fino ad abbandonarsi contro di lui, poggiargli entrambe le mani sulle guance, circondandolo con la sua cattiva influenza. Ma ciò che gli importava era baciarlo. "Non sarò mai bello come lo sei tu, Harry. Splendi e tutto ciò che hai attorno assieme a te" borbottò, riducendo quella distanza poggiandogli le labbra.

Lo baciò, teneramente. Niente a che vedere con i baci scambiati tempo prima. Lo assaggiò, accarezzandogli il palato, la lingua, passandogli quei due piccoli petali di rosa incastonati su quel viso d'angelo. Credeva di non aver mai visto tanto splendore in una sola persona.

Perché Harry non era solo una bella persona da vedere, era anche da sentire. Harry era bello dentro, aveva un animo nobile, un cuore enorme. E Louis era certo di essergli entrato dentro, nonostante la sua cattiveria. Harry lo aveva fatto suo la prima notte che gli aveva sfiorato il viso contuso.

Ad Harry mancò il fiato per l'intensità del bacio, per la leggerezza della sua bocca. Era ancora un alone scuro, ma i suoi gesti sembravano morbidi come piume.

"Sono così egoista da portarti nel mio dolore" mormorò contro la sua bocca, baciandolo ancora tra una parola e l'altra. Era affannato e le guance cominciarono a tingersi di rosso per la fatica.

Harry sorrise fra i suoi baci, beandosi della sensazione dolce che gli procurava con la sua voce sottile, ma che assumeva toni duri per la maggior parte del tempo.

"Vorrei che tu mi raccontassi il tuo dolore. Potresti condividerlo" le sue mani vagarono sulla sua schiena muscolosa, provocandogli dei brividi sulle bracia. Amava la sua pelle, anche se costellata da macchie viola. Era bellissimo nel suo essere, lo adorava anche per quello.

Louis si irrigidì, allontanandosi appena da lui, ma non troppo. Il respiro rimase in sospeso fra loro, come un discorso interrotto a metà da un urlo. Ma nessuno dei due volle sciogliere lo sguardo, incatenato all'altro come schiavi.

"Non scappare, ti prego" lo guardò quasi nel panico, quando si rese conto che quelle sue parole dovevano averlo riportato alla realtà. Era l'ultima cosa che desiderava dopo averlo visto così liquido e morbido fra le sue mani. Aveva esagerato probabilmente, ma era tutto ciò che desiderava; conoscere l'origine del suo male e provare ad estirparlo o a soppiantarlo con qualche bel ricordo. Voleva fare suo il suo male, soffrire assieme a lui e gioire subito dopo.

"Vieni a casa con me?" propose e Louis non disse nulla, ma lasciò che le loro mani - callose e rovinate; morbide e dolci - si intrecciassero fino a comporre un groviglio di corde e nodi.

Harry se lo trascinò dietro, cercando di non lasciar battere il cuore troppo forte. Ma fu inutile, perché notò il piccolo sorriso sulle sue labbra sottili e l'amore che provò verso quell'essere meraviglioso gli esplose nel petto.



Harry aveva il cuore a mille nel petto, nella sua camera così piena di colori e intrecciati sentimenti. Sembrava strano ma la sensazione divenne ancora più forte quando Louis comparve nel bel mezzo di quella composizione.

Aveva alle spalle la tela con tutti quei colori, la sua tela; ed il suo animò si agitò quasi nel constatare che, aveva avuto ragione, quei colori su di lui erano sublimi.

Si avvicinò alla sua figura esitante e gli fece un mezzo sorriso, per tranquillizzarlo. Louis sembrava teso nel ritrovarsi esattamente nel posto in cui aveva fatto del sesso con quel ragazzo e in cui lo aveva aggredito.

Lo stomaco aveva iniziato a ribellarsi da minuti interi, come a volergli far sapere che non avrebbe retto per molto prima di scoppiare.

Ma Harry gli poggiò le mani sulle spalle e gliele lasciò scivolare dolcemente sulle braccia, cercando le sue dita.

Rimase a fissare il suo viso macchiato e si chiese cosa sarebbe successo una volta che il suo volto sarebbe stato pulito. Che sensazioni gli avrebbe regalato?

Louis sembrava una bambola, completamente assuefatto dai gesti gentili del ragazzo, completamente preso dal suo modo abbagliante di toccarlo. Gli faceva bruciare persino le ossa, gli carbonizzava tutto senza che ne nemmeno se ne accorgesse.

Poi cominciò a spogliarlo, con lentezza e delicatezza. Le sue lunghe dita sfioravano con perfetta casualità l'alone scuro della sua figura, scivolando piano su quella pelle che emanava gelo, che desiderava riscaldare.

Louis rabbrividì sotto a quelle carezze non volute, ma a cui Harry attingeva. Le sue dita gli sembrarono pennelli, delicati e decisi allo stesso tempo, per poter mettere fine alla sua opera più bella.

Lo privò della sua felpa e poi della sua canotta, lasciandolo a gelare a petto nudo. Louis lo lasciò fare, sentendo le sue mani scorrere sulle cosce mentre gli tirava giù la tuta.

Ebbe freddo, si lasciò attraversare da un brivido e la pelle d'oca si impossessò del suo corpo. A quel punto pensò di vedere anche Harry spogliarsi e fare ciò di cui aveva immaginato la carne, il profumo, la delicatezza e la sua bocca candida.

Invece Harry lo spinse di fronte lo specchio, con soli i boxer addosso. Il ragazzo gli si posizionò dietro, osservandolo dallo specchio.

Il riflesso gli mostrò i suoi occhi verdi brillanti e la sua bocca appena un poco arrossata. Si sarebbe volentieri abbandonato contro il suo petto, ma la voce di Harry lo ridestò dal torpore, riportandolo per un solo attimo sulla terraferma.

"Guardati" lo pregò.

Louis sollevò lo sguardo per incontrare il suo e poi seguire il movimento delle sue mani. Le sue dita lunghe si poggiarono dolcemente sulla sua clavicola, accarezzando e tracciando i contorni dei suoi lividi, scivolando senza una meta. Sembrava un pittore con la propria tela e Louis rabbrividì quando si accorse del suo sguardo concentrato nel tracciare dolcemente il suo corpo.

Era ammaliato dai suoi gesti gentili, dal modo in cui le sue dita scivolavano e si torcevano per tutto il busto.

Sfiorò ancora quell'alone scuro e lo bucò, lasciandoci filtrare in mezzo dei raggi di luce che lo fecero sentire per la prima volta vivo; per la prima volta sentì il calore vero del suo corpo, il calore dei sentimenti.

Si sentì sopraffare dall'amore che sprigionava quel ragazzo, semplicemente toccandolo. Ci metteva passione, sentimento, e nel suo stomaco si annidarono sentimenti diversi e contrastanti.

"Voglio fare una cosa, me le permetterai?" sussurrò al suo orecchio, causandogli una scarica elettrica sulla pelle, che andò a gettarsi sulle sue fossette di Venere.

Louis non disse nulla, lo guardò dal riflesso dello specchio e cercò di non perdere il respiro. Più lo guardava più sentiva di star risalendo finalmente in superficie. Forse si era sbagliato, forse non era proprio come pensava. La presenza di Harry nella sua vita, forse avrebbe potuto salvarlo.

Poi sentì un tonfo e si voltò appena, scorgendo Harry in ginocchio. Rabbrividì quando le sue labbra rosse gli sfiorarono la schiena, delicate.

Tornò a guardarsi allo specchio scorgendo solo un ammasso di carne e muscoli, un ammasso di lividi e costellazioni, tagli e brividi. Le sensazioni di piacere gli si stanziarono sulla pelle, circondando la sua oscurità e provando a soffocarla.

L'alone scuro sulla testa perse la sua vivacità, trasformandosi in sfumature più chiare che Harry desiderava semplicemente spazzare via del tutto.

Lo vide gattonare, fino a ritrovarglisi di fronte. Lo guardò abbassando lo sguardo, scorgendo i suoi capelli ricci e ribelli, il sorrisetto appena accennato su quelle guance morbide e le sue mani pronte a creare magie.

Rabbrividì al tocco del pennello sulla sua pelle. Non riuscì a capire cosa stesse succedendo, ma gli afferrò un piede per poterlo poggiare sulla propria coscia e spennellare.

Louis non riuscì a ragionare, ma il freddo gelido dei colori gli fece battere i denti fastidiosamente.

"Voglio mostrarti cosa vedono i miei occhi" sussurrò piano, concentrato totalmente nel creare qualcosa di magnifico sul suo piede e sul polpaccio.

Lo notava salire, spennellare con delicatezza come se fossero le sue dita gentili addosso. E quella sensazione lo stravolse, poiché sentì di essere stato messo al centro del suo mondo, sentiva di aver appena varcato il suo universo. I colori erano la sua vita, questo lo aveva capito, e stava mettendo sulla sua pelle tutto il suo amore, tutta la sua passione per quello che faceva.

Gli girò la testa e si aggrappò al mobile lì vicino con una mano, continuando ad osservare Harry chino ai suoi piedi, come se fosse qualcosa di peccaminoso.
In realtà non aveva mai visto tanto candore prima d'ora e tutto quel continuo brillare gli fece pensare che in realtà fosse un angelo. Non potevano esserci altre spiegazioni.

"Non ho mai dipinto una tela umana" quasi ridacchiò per le sue parole.

Louis si riscosse e tremò, barcollando. Ma Harry lo tenne fermo, risalendo con il suo disegno.

Non aveva voglia di guardarlo, non quando sapeva che avrebbe trovato solo delle dolci fossette sulle guance ed il suo splendido sorriso. Era ancora confuso per quello che stava facendo, ma Harry no. Harry pareva esattamente dove toccare, come agire, come parlare.

"Ma Louis, fin dalla prima volta che ti ho visto, ho desiderato imprimere sul tuo corpo la mia Arte" parlò ancora, scivolando da una parte all'altra per intingere il pennello o cambiarlo a seconda del disegno.

Louis ebbe un fremito e le parole cominciarono a premergli lungo la gola, in attesa di essere vomitate e ascoltate. Allora si permise di guardarlo, con le guance sporche di colore e la fronte corrucciata per la concentrazione.

Non l'aveva mai visto così, nemmeno quando si era lasciato ritrarre steso fra quelle lenzuola candide del suo letto. Ed era di sicuro la cosa più bella; perché Harry era solo cose buone e gli si riflettevano sul viso come a voler ricordare al mondo maligno che ancora qualcuno di così puro sopravviveva senza vergogna e senza timore.

"I colori ti fanno brillare" gli disse ancora, come a volergli davvero mostrare ciò che vedeva. Si sarebbe strappato gli occhi pur di mostrarglielo; pur di fargli vedere i suoi occhi azzurri e intensi, così gelidi ma confortevoli. Desiderava mostrargli come le curve del suo corpo fossero perfette, come fosse longilineo; come il suo viso spigoloso fosse capace di incantare chiunque.

"Mio padre mi picchiava" sputò fuori, quando le sue mani si posarono alla base della sua schiena facendolo irrigidire.

Harry rimase col pennello sospeso per aria, lasciando tremare la mano. Scorse appena i suoi occhi lucidi ed i suoi muscoli rigidi allo specchio, cercando di capire cosa fare o dire. Ma Louis fissava i suoi lividi, come se in realtà avesse davanti agli occhi tutta la sua intera infanzia.

"Tornava a casa ubriaco ogni notte e se la prendeva con mia madre e mia sorella; ma io attiravo sempre la sua attenzione e mi beccavo i colpi che altrimenti avrebbero dovuto incassare loro" non era certo di averlo mai sentito parlare così tanto. Ma il suo cuore si spezzò sotto a quei sospiri e a quell'ammasso tremante di carne che desiderava solamente essere cullato.

Harry voleva avvolgergli le braccia attorno al corpo e cullarlo, assicurandogli che da quel momento in poi tutto sarebbe andato bene; desiderava proteggerlo e salvarlo da quel buio che doveva portarsi dietro da così tanto tempo da ferirlo in continuazione. Ogni giorno, ogni ora.

"Continua a dipingere" digrignò i denti e strinse le mani in due pugni. Non voleva la sua compassione, voleva solamente continuare a sentire il freddo delle setole sulla pelle e vederlo concentrato. Non aveva idea del perché, ma parlare con Harry sembrava sempre la soluzione più appropriata. Gli bastava guardare quegli occhi verdi e brillanti per lasciarsi sfuggire qualche parola, qualche segreto.

Harry era amore, ne era consapevole, ma vedergli quello sguardo afflitto iniziava ad innervosirlo.

E fu quasi sorpreso nel vederlo muoversi dolcemente sulla sua schiena. Si inarcò appena quando il colore fu troppo e la pelle si riempì di freddo. Probabilmente fuori aveva anche iniziato a piovere, ma nessuno dei due sembrava realmente curarsi della situazione esterna. Erano rinchiusi in una bolla di luce ed oscurità che sembravano fare a botte per la predominanza.

"Continua a parlare" sussurrò, contro il suo collo. Gli lasciò un piccolo bacio ad occhi chiusi, Louis lo vide dallo specchio.

Le sue ciglia gli solleticarono la nuca e trattenne un sospiro malamente. Gli baciò entrambe le spalle, scivolando da una parte all'altra con fare metodico.

Un disegno eccentrico prese vita sulla sua schiena ed il maggiore schiuse appena le labbra nel sentire anche le sue mani addosso, calde e ferme. Lui invece iniziò a tremare, sommerso dall'amore assurdo che provò per quel ragazzo.

"Mi prendevo tutti quei pugni e quei calci-" ansimò per un solo secondo, quando il pennello lo toccò con fare fin troppo sensuale. "Lo facevo per salvarle, per non ferirle. Ma lui ci riusciva sempre, faceva male ad entrambe. E mi urlava addosso che il mio essere gentile non mi avrebbe portato da nessuna parte" quasi singhiozzò, ma Harry non si fermò. Consapevole che quello lo avrebbe ferito ancora di più, lasciandolo chiudersi in se stesso.

Voleva sentirlo parlare ancora, sfogarsi. Nonostante il suo cuore stesse soffrendo e sussultando per il dolore. Lo sentiva, chiaro e forte, il suo stesso male affluire sino alle corde del cuore.

"Mi diceva che niente le avrebbe salvate e che niente avrebbe salvato me; che facevo schifo perché provavo ad essere buono, quando in questo mondo essere buono avrebbe portato solo all'autodistruzione" tremò, forte, sconquassando il proprio petto di singhiozzi e rabbia.

Le parole di quell'uomo gli ricordavano sempre di cosa era capace, di cosa aveva fatto, di cosa era diventato. "E gli ho creduto, lo sai? Aveva ragione. Mia madre si è sparata in bocca, non prima di aver ammazzato mia sorella ed io ho ammazzato lui; troppo codardo per fare ciò che mia madre aveva fatto, scegliere la stessa sorte che aveva riservato anche a mia sorella".

Harry a quel punto desiderò semplicemente aggirare la sua figura nuovamente scura e lasciar perdere tutto quanto per poterlo avvolgere fra le sue braccia.

Louis era ridotto in uno stato pietoso, preda dei suoi ricordi e delle mani rudi di quell'uomo che un tempo era stato suo padre, addosso. Tremò, ed Harry lo fissò da dietro le sue spalle.

Il ragazzo era concentrato, studiava i suoi lividi ed i suoi tagli come a volerci trovare qualcosa di giusto. Ma si rese ben presto conto di aver rovinato la sua pelle solo per compiacere quell'uomo malvagio, si rese conto di essersi fatto plagiare dalle sue idee, dal suo pensiero.

Si toccò come se in realtà ciò che avesse sulla pelle fossero segni d'affetto, e la sua pelle prese a bruciare sotto ai suoi polpastrelli.

Harry rimase senza fiato quando si accorse delle sue mani tremanti, del suo intero corpo ridotto ad un pezzo pronto a sgretolarsi. Era già stato spaccato in mille pezzi, ciò che aspettava era di crollare e sparire definitivamente. Ma Harry lo abbracciò, non preoccupandosi di sporcare la sua maglia o di aver appena rovinato l'Arte sulla sua schiena.

Louis respirò con affanno, quasi come se stesse annaspando in cerca d'aria. Gli frenò le mani, che parevano aver preso a toccare i suoi lividi con fare rude, come a volerli cancellare strofinandoci sopra. Il suo corpo si arrossò ed un paio di tagli presero a sanguinare quando la crosta venne via.

"Louis, ti prego" lo fermò, con un sussurro.

Il liscio puntò gli occhi allo specchio, sentendosi improvvisamente al sicuro. Le sue braccia sembravano una gabbia, ma non di quelle punitive, no. Le sue braccia sembravano più una campana di vetro sotto cui rifugiarsi in caso di pericolo. E quello era esattamente il momento per farlo. Era stato bene nel suo male, nel suo buio; ma poi era giunto Harry e tutto si era complicato.

Il ragazzo riccio lo lasciò andare solo quando le sue mani finirono lungo i fianchi. Lo guardò solo un secondo prima di riprendere in mano il pennello e scivolargli davanti. Louis rimase senza fiato, per la pura bellezza impressa in quegli occhi verdi, nel viso pulito e delicato.

Il minore cominciò a tracciare delle linee di giallo sul suo collo, ai lati delle sue braccia, sulle cosce. Sembrava deciso a non farlo ragionare, a non farlo pensare.

E Louis si concentrò su quelle sue mani grandi e generose, che lo stavano curando a colpi di colore. Si rifletté nel verde delle sue iridi e poi nel giallo che doveva essere quello della sua luce pulita e splendente.

Si perse ad osservarlo dallo specchio, scorgendo numerosi colori coprire i lividi scuri che aveva portato fino a quel momento con grazia, con fare quasi fiero. Perché lui era quello e niente avrebbe potuto cambiarlo.

In realtà, Harry gli fece aprire gli occhi e gli mostrò un altro modo di vedere quel corpo. I muscoli si irrigidirono per il freddo e per la dolcezza impressa nei suoi movimenti.

Lui non lo meritava; non meritava di essere trattato con tutta quella dolcezza. Non poteva credere che esistesse una persona come lui in grado di amarlo con tale intensità nonostante non facesse altro che trascinare giù nel buio ogni cosa.

Lo aveva fatto anche con la sua persona; lo aveva trascinato a fondo, ma Harry sembrava essere un abile nuotatore e con dei colpi decisi era riuscito a risalire in superficie bucando l'oscurità.

Vide i colori intrecciarsi; sul fianco aveva del nero scuro, che andava a sfumarsi ad un grigio chiaro e poi tenue quasi inesistente. Sulla pancia aveva una sorta di alba o forse tramonto, che gli fece girare la testa.

"Spiegami" gli chiese sottovoce, quando lo vide intingere il pennello nel blu notte.

"Questo nero è il peso del dolore che ti porti addosso" indicò il suo fianco e si sporcò la punta delle dita nel farlo. "Quel nero che io stesso sto provando a far sbiadire, lasciandoti divenire una dolce sfumatura di grigio, come il fumo delle sigarette che ti avvolge quando sei troppo pensieroso, quando ti perdi nella tua testa", il pennello lo toccò con più intensità fino a sporcare l'elastico dei boxer senza nemmeno accorgersene. "Però hai quegli occhi blu che fanno pensare alle belle notti stellate, quelle in cui alzi lo sguardo e resti affascinato dalla luminosità delle stelle; e le tue iridi sono luminose allo stesso modo. Ma non basta, perché quel blu notte diventa una leggera sfumatura d'azzurro quando sei calmo, quando nessun pensiero ti tocca ed è bellissimo vedere come la luce dei tuoi occhi riesca ad avvolgere totalmente il tuo corpo".

Louis non pensava di sentire certe cose dalle sue labbra. Era rimasto ad osservarlo mentre dipingeva le sue cosce senza preoccuparsi, a dipingere ciò che restava di bianco.

La sua tela stava per essere completata e l'unica cosa che desiderava era mostrargli tutta la bellezza che portava addosso, con quei colori che lo mettevano in mostra.

"Qui invece, la luce e il buio si scontrano di continuo. Il Sole che non vuole lasciare mai posto all'oscurità. E questo Sole sono io, e questa Luna sei tu. Ma il Sole ama da morire il sorriso pallido della sua Luna e vorrebbe solo vederla felice; è per questo che prima si scontrano e poi si lascia sopraffare. Tanto il Sole sa che, il mattino successivo, sarà di nuovo lui ad illuminare le giornate mentre la dolcezza della Luna verrà riposta per un po'; ricominciando poi tutto da capo. Il Sole si innamora ogni notte della Luna ed ogni giorno ne ricorda la dolcezza splendendo per lei".

A quel punto Louis non capì più, non riuscì a sentire altro che le proprie orecchie fischiare fastidiose.
Lo afferrò per le spalle, senza nemmeno pensare che potesse avergli fatto del male, baciandolo.

Le sue labbra morbide gli regalarono l'ossigeno necessario per poter respirare ancora, prima di essere riportato giù dall'oscurità.

Harry lo baciò con impeto, gemendo quasi al continuo scontrarsi delle loro lingue. Sentì il freddo gelido del suo dolore avvolgerlo e si lasciò andare completamente, spogliandolo con gentilezza dai boxer.

Louis gli fece scivolare le mani sulle spalle, toccandogli quanta più pelle possibile. E gli sfiorò quel livido che notò sotto la mascella, cercando di curarlo con la semplice forza delle sue carezze.

Il riccio glielo lasciò fare, si lasciò spogliare e poi baciare ogni livido che lui stesso gli aveva inflitto. E fu un piacere immenso, perché in quel momento, buio e luce si scontrarono e diedero vita a qualcosa di straordinario. Delle scintille infuocarono i loro corpi ed Harry sentì le mani tremare per l'amore prepotente che provava verso quell'ammasso di carne tremante. Lo amava ancora di più.

"Parla ancora, ti prego" gemette Louis, accarezzandogli la pelle morbida delle cosce.

Harry si lasciò manipolare dal buio, lasciò che la sua luce venisse oscurata per un po' per potersi beare della dolcezza di quelle mani scorticate, ferite non solo dalle lotte ma anche dal tempo.

Il ragazzo gli avviluppò le labbra prima di riprendere a parlare; gli baciò quelle due sottili linee rosate che avevano solo cose buone da regalare, Harry ne era certo.

"Sulla tua schiena avevo impresso dei giochi di luce; il giallo che si scontra con il blu" ansimò, mentre le mani di Louis andavano ad afferrargli il membro ancora coperto dai boxer.

Il suo respiro caldo, la sua voce roca e intrisa di piacere, i suoi occhi chiusi... Louis non credeva di aver mai visto qualcosa di più bello.

"In mezzo a quel caos di colori, ci sono delle linee che segnano i battiti del tuo cuore. Linee nere in mezzo al caos. Perché è così la tua vita; sei una piccola linea frammentata in mezzo ad un miscuglio di colori da cui non vuoi farti toccare" gli baciò la gola, impossibilitato dal resistergli ancora. Così bello e suo, solo suo.

E quella piccola opera d'Arte iniziò a mescolarsi, lasciando predominare il nero e le sue sfumature. Ma non si curò affatto.

Nudo, di fronte al suo bellissimo corpo in colori, lo venerò come mai aveva fatto. Non era mai stato troppo capace di amare qualcosa che non fosse l'Arte; ma davanti ai suoi occhi c'era dell'Arte dentro ad altra Arte.

E non poteva crederci. Ci fu un solo momento in cui pensò di inginocchiarsi e restare a guardarlo, perché il suo corpo così ben impostato ma piccolo e fragile era semplicemente la perfezione pura. "Quando mi parli così-" ansimò nell'avvertire la lingua ruvida e calda di Harry sulla pelle tesa del collo - l'unico sprazzo di pelle rimasto bianco, vergine.

Harry gli accarezzò una guancia con le nocche, sfiorandolo come i pennelli toccavano dolcemente le tele più belle; quel gesto così intimo e romantico approfondito dallo scivolare lento del tempo su entrambi.

"Quando mi parli così, mi fai sentire innocente, mi fai credere di essere bello, buono; uno per cui vale la pena perdere del tempo" riuscì a dire, poggiandogli le mani, sporche di quei colori rappresentanti peccati, sulla schiena.

Se lo strinse addosso e si sentì bruciare completamente. La sensazione fu diversa, totalmente.

Quella volta avevano fatto dello squallido sesso senza significato, così tanto che Harry non era riuscito a pensare a nessun colore, si era semplicemente immerso nel nero della sua anima e nel bianco della sua mente che non aveva nulla di meglio a cui pensare.

"Ma tu sei bello" gli passò le dita sulle palpebre chiuse, "e sei innocente" quella volta andò a poggiargli le mani sui lividi che ancora facevano male se ci pensava; quando non lo faceva non sentiva nulla. "Sei buono" gli baciò le labbra come se fosse una farfalla, così dolcemente da smuovere mari e tempeste.

Louis prese a tremare sotto quelle attenzioni, completamente assuefatto dal colore bruciante che era Harry.

La sensazione di essere al momento giusto, al posto giusto, con la persona giusta si fece presente; e questo succedeva solo se Harry era con lui.

"Ma soprattutto, per te ne vale la pena Louis. Vale la pena perdere questo tempo se la ricompensa sono le tue labbra" e senza lasciarlo pensare, respirare, lo baciò.

Il fuoco prese vita e li mangiò entrambi, portandoli a stringersi più forte. I loro corpi sembravano non volersi più staccare, come se avessero appena trovato la propria ragione d'esistenza. E nemmeno le loro bocche desiderose riuscirono a staccarsi; due anime gemelle disperse per troppo tempo nel mondo che cercavano di recuperare tutto quel tempo che hanno perduto da sole.

"Amami" lo supplicò Louis ed Harry non seppe come interpretare quella muta preghiera in quella semplice parola dal significato particolare.

Ma lo fece, perché Louis era facile da amare e gli pareva quasi assurdo non farlo, non dedicargli quadri, poesie, stelle. Louis era tante cose, ed Harry lo amava dal profondo del suo cuore; con tutto il suo piccolo cuore diviso in ventricoli. Ed ogni parte di esso, semplicemente batteva per quegli occhi azzurri pericolosi ma innocenti, per quella bocca peccaminosa ma candida, per quel viso affilato ma dolce.

"Perché ci provi Harry? Perché hai provato a tirarmi fuori? Perché non sei scappato quando ti ho fatto del male?" pianse quasi nel pronunciare quelle parole.

Cadde con un tonfo contro il materasso venendo avvolto immediatamente dal profumo dolce, casto, di Harry. Era ovunque, in ogni più piccolo spazio esistente; era sul suo corpo e non sarebbe mai andato via. Perché non c'era livido o colore che avrebbe potuto competere con la macchia indelebile che era Harry. Era nato per potersi imprimere sulla pelle delle persone e rimanerci; come se fosse una sorta di angelo pronto a guardarti le spalle.

"Perché oltre questo alone scuro" con un sorriso gli sfiorò appena le spalle, scivolando verso il basso tracciando le linee del suo corpo, come a volerlo disegnare. "C'è una piccola fiaccola; io non permetterò che si spenga Louis, ti farò divampare come un Angelo con la sua luce sacra" e senza dire più niente, lo baciò e gli accarezzò le cosce in profondità.

Louis ansimò nel sentire le loro intimità sfiorarsi in gesti lenti e non voluti. I loro baci ardevano di passione, si accendevano di luce propria.

E Louis capovolse la situazione, mettendoglisi cavalcioni. Lo guardò col viso serio, tracciando con le dita dei disegni sul suo petto ormai sporco dei più assurdi colori. Credeva di averne inventato uno nuovo, ed era il colore che avrebbe indossato Harry. Quello della dolcezza, dell'amore più incommensurabile.

E non ci furono bisogno di altre parole per poter essere l'uno nell'animo dell'altro.

Harry strinse i denti quando Louis, con assoluta delicatezza, entrò in lui. I suoi muscoli si contrassero al suo avanzare ma si morse le labbra per poter trattenere un urlo.

"Guardami" ansimò Louis, sentendo il proprio respiro venire meno. Perché non era solo un atto di passione; sentiva di essere appena stato investito dai sentimenti più puri, dai sentimenti che Harry aveva negli occhi e dai suoi.

Il riccio lo fece, immergendosi in quel blu che aveva sognato qualche notte, in quel blu che gli faceva vedere le stelle.

"Allora guardami anche tu Louis, guardami mentre facciamo l'amore" e Louis capì che non si riferiva solo all'atto di guardarlo negli occhi; avrebbe dovuto vedere oltre, scavare nel suo sguardo verde smeraldo e scoprirci segreti; avrebbe dovuto studiare il suono del suo cuore e scriverci melodie; avrebbe dovuto accarezzare la sua pelle e lasciarsi trasportare dal calore della luce.

Louis gli fece un sorriso, forse il primo da chissà quanto tempo. Ad Harry esplose il cuore per la potenza, per la sensazione di benessere che si ritrovò a provare mentre quel ragazzo si spingeva in lui, sempre più a fondo.

Il rumore delle loro pelli a scrosciare, il rumore della saliva a scivolare da una bocca all'altra, rumori di mani dolci e prepotenti a prendersi cura di corpi sfatti.

Louis imparò a conoscere i colori che Harry gli aveva mostrato; Harry imparò a plasmarsi al nero, senza farsi avvolgere del tutto.

Le sensazioni che vennero a galla li stravolsero completamente, annebbiando le loro menti e i loro cuori palpitanti.

"Sei bellissimo" gemette Harry sulla sua bocca, come a volergli vomitare quelle parole direttamente dentro. "Sei forte" sussurrò ancora, mentre i loro denti si scontravano per la foga del momento.

Louis spinse più forte, aumentando di poco la velocità delle sue spinte.

"Guardami Louis, Ti amo" gli lasciò un altro bacio e Louis cominciò a gemere forte.

Non era sicuro che fosse del tutto travolto dal piacere immenso nel trovarsi dentro quella creatura splendente. Era certo di non aver mai udito quelle due parole, era certo di non aver mai saputo il vero significato. Almeno, fino a quel momento; fino a che non accarezzarono le labbra di Harry e vennero fuori come frecce fino a scagliarsi dritte nel suo cuore di pietra.

Gemettero entrambi fino a venire, forte. Entrambi videro un ammasso di colori dietro alle palpebre, un ammasso di sensazioni forti a scivolargli addosso come se nulla fosse.

"Stringimi Harry, stringimi ti prego. Stringimi".

E si strinsero, si aggrapparono l'uno alla schiena dell'altro, senza fiato; amalgamando la loro pelle, fino a fonderla.

Nessuno dei due disse nulla, rimasero semplicemente in silenzio, a sfiorarsi ad amarsi. Harry percepì il suo respiro e il suo cuore accelerati cominciare a calmarsi, tornare tutto alla normalità.

Non aveva mai provato così tanto amore per una persona, tanto benessere nel lasciarsi avvolgere dolcemente da qualcuno.

Il silenzio coprì quella musica intonata dai loro battiti in sincrono, beandosi della sensazione di pace che entrambi si ritrovarono a sfiorare, toccare e possedere.

Louis non aveva mai amato nessuno.

Forse una volta, da piccolo, aveva amato fino a farsi del male sua madre e sua sorella; ma sembravano essere svanite col tempo, coperte dalla rabbia per l'uomo che le aveva portate a svanire dal mondo come una macchia insignificante.

"Louis" lo richiamò poco dopo.

Il liscio alzò lo sguardo dal suo petto per potersi specchiare nel suo verde infinito. Non credeva di aver mai conosciuto occhi più sinceri, fedeli e buoni.

Louis alzò appena un angolo delle labbra in quello che doveva essere un sorriso ed Harry arricciò le labbra indeciso se ridere allo stesso modo o indignarsi per la sua espressione di scherno.

"Che c'è?" gli chiese il riccio, scorgendo quella fiaccola al centro del suo petto splendere più forte. Era merito suo, ne era certo. E gli sorrise a quel punto, scostandogli dal viso i capelli scompigliati, per poterlo guardare meglio.

"Sei tutto colorato" rispose tranquillo.

Harry non poté non notare come il suo cattivo temperamento fosse stabile, almeno per quel momento. Sembrava addirittura essere di buon umore e non riuscì a contenersi dal baciarlo a fior di labbra.

"Lo so" mormorò contro la sua bocca. Con un dito gli accarezzò le braccia, lasciandolo riempirsi di brividi piacevoli. Era bello poter carezzare la sua pelle di proposito, senza doversi preoccupare di sentirlo urlare per quei tocchi, rimproverarlo, dare di matto.

"Lo pensi davvero?" allora chiese Louis, tornando serio.

Harry notò il mutarsi repentino della sua espressione.

Si sollevò di poco per poterlo guardare meglio e quella leggera fumata grigia tornò all'interno dei suoi occhi ancora lucidi. "Sì Louis. Mi sono innamorato della tua fragilità che nascondi con quel muso duro, dei tuoi occhi glaciali-" ma Louis non lo lasciò continuare. Non poteva sopportare di stare a sentire ancora tutti quegli elogi immeritati.

Perché nonostante avesse sanato qualche ferita lasciandosi toccare da lui, rimaneva comunque quel ragazzino rotto e picchiato dal padre.

"Mi dispiace, tutto quello che hai passato ti ha reso l'uomo stupendo che sei ora. Devi lasciare andare questa rabbia, Louis" con due dita gli sfiorò le labbra ammaliato dal suo sguardo ipnotico, forse leggermente cupo.

Non ebbe poi molto tempo per curarsene, perché completamente assuefatto dal suo viso meraviglioso e da quei colori che portava addosso a riflettersi all'interno dei suoi occhi.

"Vorrei poter toccare il tuo vero viso senza cotone, solo con le mie dita; e vorrei poter sfiorare le tue nocche solo per poi stringerti le dita e baciare la tua bocca senza aver paura di amarti".

Louis tacque ed abbassò lo sguardo, leggermente nervoso. Harry gli aveva sempre suscitato sentimenti contrastanti, sentimenti impossibili da far combaciare tutti.

"Louis, ti sto chiedendo di non andare più in quel posto" disse alla fine, cercando il suo sguardo, ma purtroppo fu costretto a restarsene immobile a guadare i suoi capelli.

Lo sentì fremere, probabilmente di rabbia, ed il suo viso si spaccò irrimediabilmente, come un muro scosso dalle vibrazioni. Quel suo continuo silenzio lo avrebbe distrutto e non era riuscito a strappargli più nessuna parola di bocca.

Louis abbandonò il suo corpo, rannicchiandosi al bordo del letto, come faceva sempre. Era nudo e colorato, sudato probabilmente ma non poté fregargliene. Aveva bisogno di starsene lontano da lui; perché non poteva chiedergli una cosa del genere.

Lo aveva fatto stare bene, si era sentito sulle nuvole per un paio d'ore, ma era irrimediabilmente caduto giù; era tornato il solito Louis. E non voleva ferirlo, fargli del male, no. Era per quello che aveva messo una leggera distanza, sentendo un acuto dolore al centro del petto.

La fiaccola provò a spegnersi ma una folata di vento gli diede la spinta necessaria a non farlo; erano i tocchi di Harry, lievi sulla sua schiena.

"Scusami Louis, ti prego voltati. Torna a sorridermi" fece dispiaciuto, quasi in procinto di piangere. Sapeva di aver azzardato troppo, ma era felice di vederlo semplicemente rannicchiato nel suo letto piuttosto che a sbraitare contro la sua figura o peggio, vedendolo scappare via.

No, Louis era rimasto - afflitto, ma era rimasto.

Il ragazzo rimase comunque rannicchiato, alla ricerca di calore che purtroppo non era destinato a trovare. Harry con il fiato corto e straziato, afferrò il piumone avvolgendoci entrambi.

Provò ad avvicinarsi alla sua figura; desiderava stringerlo e tenerlo con sé per tutta la notte, ma non era certo di poter azzardare ancora.

"Louis, è possibile che ci sia un'eclissi solare stanotte? " ma Louis continuò a tacere, forse perché non aveva capito. Allora Harry tradusse le sue parole con un "posso abbracciarti?" sussurrato con così tanto sentimento, passione, da stordirlo.

Louis tacque ma fremette al pensiero di venire travolto da quel Sole lucente.

Lo lasciò fare.

Il riccio si avvicinò, avvolgendogli delicatamente e lentamente un braccio sulla vita. Alla fine si spinse completamente contro di lui, immergendo una gamba fra le sue; un fascio di luce all'ombra degli alberi.

Nessuno dei due parlò più; a pronunciare le parole c'era il respiro affannato di Louis, rigido e teso fra le sue braccia ed il cuore di Harry a palpitare come un forsennato per l'amore che traboccava per quel ragazzo.

Louis ci provò davvero a dormire quella notte, ma gli fu impossibile, rimase a fissare la Luna fuori dalla finestra, alta e imperiosa che pareva volergli raccontare la sua storia.

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