Friends

By xHoldOnPainEnds

337K 18.8K 1.5K

Liz Jones si è appena trasferita dalla popolosa Sydney, in Australia, alla tranquilla Louisville, nel Kentuck... More

Trama
Prologo
1. Louisville
2. Drew Anderson
3. Annabelle Royal
4. Guerra? E guerra sia
5. Un nuovo amico
7. La scommessa
8. Regole
9. Dolore
10. Tensione
11. Uscita a quattro
12. Solo amici
13. Una mattinata con Drew Anderson
14. Confusione
15. Sentimenti
16. Cosa sto combinando?
17. Capitolo Speciale || Lei
18. Il dolore non se ne va
19. Snob
20. Io ti aspetto
21. Riproviamoci
22. Ne vali la pena
23. Imparare a fidarsi
24. Affascinante e misterioso
25. Mi perdoni?
26. Amiche false
27. Passato
28. Un piano geniale e la storia di F
29. Vendetta
30. Buon compleanno!
31. Sorpresa!
32. Elizabeth
33. Ti fidi o no?
34. Sushi e problemi più rilevanti
35. Femmina Alfa
36. Fable
37. Capitolo Speciale || Complotto
38. Un assaggio della vecchia Liz
39. Capitolo Speciale || Karma
40. Il momento di andarsene
Data d'Uscita Cartaceo "Il Tuo Pericoloso Sorriso"
Nuova storia & aggiornamenti
41. Capitolo Speciale || Riunione
42. Stessa Sydney, diversa Liz
43. Capitolo Speciale || Un volo per Sydney
44. Riprendere in mano la propria vita
45. Finalmente libera
Epilogo

6. La festa

8K 468 25
By xHoldOnPainEnds

Guardo l'orologio per la ventisettesima volta in un minuto. Sono tremendamente, estremamente nervosa per la festa di questa sera. In più sono le sette e di Jace ancora nessuna traccia. E se mi avesse dato buca? E se si fosse fatto male scendendo le scale? Se fosse rimasto bloccato nell'ascensore? Eppure la cena di lunedì mi sembrava che fosse andata bene, avevamo riso, scherzato, parlato dei nostri hobby, guardato un altro film... Mio Dio, dovrei seriamente smetterla. Tutta l'ansia che accumulo ogni singolo giorno mi finirà dritta dritta sotto gli occhi, sotto forma di zampe di gallina.
Sospiro e resisto alla tentazione di guardare l'orologio per la ventottesima volta. Per distrarmi faccio correre lo sguardo lungo la piccola libreria accanto alla porta della mia camera. Mi alzo e sfioro con le dita i volumi ordinati perfettamente per genere. Sono una persona estremamente disordinata in qualunque cosa, ma i libri li sistemo alla perfezione, è una fissa che ho sin da piccola.
Mi soffermo su Dieci piccoli indiani ed afferro il vecchissimo volume del 1985. Era di mia madre, lo aveva comprato per il suo quindicesimo compleanno, era un'amante dei gialli e dei thriller, proprio come me. Sento già le lacrime pungermi gli occhi. Apro delicatamente il libro e mi immergo nelle parole di Agatha Christie, dimenticandomi di Jace, della festa, di Louisville...

«Dieci poveri negretti/se ne andarono a mangiar:/uno fece indigestione,/solo nove ne restar./Nove poveri negretti/fino a notte alta vegliar./uno cadde addormentato,/otto soli ne restar./Otto poveri negretti/se ne vanno a mangiar:/uno, ahimè, è rimasto indietro,/solo sette ne restar./Sette poveri negretti/legna andarono a spaccar:/un di loro s'infranse a mezzo,/e sei soli ne restar./Sei poveri negretti/giocan con un alvear:/da una vespa uno fu punto,/solo cinque ne restar./Cinque poveri negretti/un giudizio han da sbrigar:/uno lo ferma il tribunale,/quattro soli ne restar./Quattro poveri negretti/salpan verso l'alto mar:/uno un granchio se lo prende,/e tre soli ne restar./Tre poveri negretti/allo zoo vollero andar:/uno l'orso ne abbrancò,/e due soli ne restar./I due poveri negretti/stanno al sole per un po':/un si fuse come cera,/e uno solo ne restò./Solo, il povero negretto/in un bosco se ne andò:/ad un pino s'impicco,/e nessuno ne restò.» Mia madre alza gli occhi castani dal libro e li punta nei miei. «Allora, ipotizziamo: chi e come morirà ora?»
Mi mordicchio il labbro inferiore e mi sporgo verso di lei per guardare la filastrocca sul libro. Aggrotto le sopracciglia e rifletto sul possibile prossimo omicidio/suicidio.
«Sono a casa» mio padre entra in salotto e lascia la giacca sul divano accanto al camino, si china a baciare la mamma e poi mi scompiglia i capelli.
«Che fate?» ci chiede allentandosi la cravatta. Lavora come avvocato e sta davvero poco in casa, in questo periodo fortunatamente lo vedo più spesso.
«Leggiamo un giallo» sorride mia madre e si alza. Mio fratello si catapulta in salotto e si lancia in braccio a nostro padre.
«Ciao campione!» esclama papà e lo fa scendere.
«Ciao papà!» esclama Sam con gli occhi luccicanti di felicità.
«Josh, inforni la lasagna?» chiede mamma carezzandogli un braccio e sfilandogli la cravatta.
«Certo, mia signora» sorride lui baciandola delicatamente.
«Ew» fa disgustato Sam sedendosi sul divano accanto a me. Ridacchio. Io li trovo così carini.
Papà scompare in cucina e la mamma al piano di sopra, io e Sam apparecchiamo il tavolo.
«Ma quindi andiamo in vacanza in Germania?» chiede Sam alla mamma quando torna in sala da pranzo.
«Non lo so tesoro, bisogna vedere che impegni ha papà» sospira lei finendo di apparecchiare. È la milionesima volta che Sam fa questa domanda, e la milionesima volta che la mamma dà questa risposta.
«Dai Sammie, ti prometto che farò tutto il possibile per essere disponibile, così possiamo partire» lo rassicura papà scompigliandogli i folti capelli neri uguali ai suoi. Sam è la fotocopia di papà: capelli neri e occhi azzurri; io invece quella della mamma: capelli biondi e occhi castani.
Sorrido quando suona il timer e mi siedo a tavola fra papà e Sam. La mamma arriva quasi subito con la lasagna soffice e calda e sorride felice.
Sono davvero contenta di vivere con la mia famiglia, sono le persone più importanti che ho e le più speciali che conosco, nessuno le sostituirà mai.

«Liz! Terra chiama Liz! Ci sei?» due dita lunghe mi schioccano davanti agli occhi, spezzando il fiume di ricordi che mi stava inondando. «Tutto okay? Stai piangendo, Liz! Che succede?»
Mi porto una mano tremante agli occhi e mi accorgo che ha ragione. «Io... un ricordo» sussurro lasciando ricadere la mano. Avevo dieci anni, stavo leggendo Dieci piccoli indiani con mia madre, poi è tornato mio padre e Sam ha chiesto per la milionesima volta se saremmo partiti per la Germania... Alla fine ci siamo andati, è stata l'ultima vacanza che abbiamo fatto insieme, poi la mamma si è ammalata e... tre anni dopo è morta. Singhiozzo e sento le braccia di Jace avvolgermi e il suo profumo invadermi le narici.
«Se non vuoi andare alla festa...» inizia a dire, e per quanto vorrei disperatamente acconsentire sarebbe terribilmente egoista da parte mia, specialmente dopo avergli detto di sì.
«No, no... Prendo la giacca e sono pronta.» Mi pulisco il mascara colato con una salvietta e prendo la giacca nera corta che si intona col vestito bordeaux a metà coscia con la gonna ampia, mi ravvio i capelli ondulati e aggiusto la scollatura a fascia del vestito. Mi guardo allo specchio e faccio un grande e profondo sospiro: ce la posso fare.
Mi chiudo alle spalle la porta della camera e torno in salotto, notando che Dieci piccoli indiani è scomparso, deve essere stato Jace... Dovrò dargli una spiegazione, prima o poi...
Lo vedo seduto sul divano che si aggiusta i capelli biondo cenere, e gli comunico che sono pronta. Per modo di dire.
«Sei meravigliosa» sorride e mi prende a braccetto, cosa gradita dato che ho i tacchi e sono abbastanza instabile, potrei schiantarmi a terra in zero virgola due secondi.
«Anche tu stai bene» gli sorrido approvando la sua camicia bianca e i jeans blu scuro.
«Oh, accanto a te sfiguro decisamente» ammicca ed io scoppio a ridere.
Chiudo la portiera della sua BMW e mi attorciglio nervosamente una ciocca di capelli attorno al dito per tutto il tragitto, prestando scarsa attenzione ai tentativi di Jace di farmi sentire a mio agio.
«Non sei mai andata ad una festa?» mi prende in giro ad un certo punto abbassando il volume della radio. Mi rabbuio al ricordo della mia ultima festa con Lena, l'alcol, la droga...
«Tasto dolente, scusa» si affretta a dire, devo avere un'espressione abbastanza eloquente.
Man mano che ci avviciniamo al locale affittato per la festa il mio batticuore aumenta. Quando Jace parcheggia mi sento quasi svenire, mio Dio, cosa sto facendo? Oh, andiamo Liz, dov'è finita la tua determinazione? Ti ha accompagnata per quasi diciotto anni!
Decido che mi sono stufata di piangermi addosso e scendo dalla macchina, mentre Jace mi affianca e mi guarda un'ultima volta, come a chiedermi se ne sono davvero sicura. Annuisco e lui mi afferra la mano, tirandomi contro il suo fianco. «Stammi vicino» mi dice entrando nel locale. Mi viene da ridere, perché non ha idea del tipo di feste che frequentavo. Dentro non c'è quel gran casino che mi immaginavo, anzi tutt'altro, qualche coppia balla, ma la maggior parte della gente sta seduta sui divanetti posti ai lati del locale. La musica non è nemmeno così male ed è all'altezza giusta. Scoppio a ridere.
«Che c'è di tanto divertente?» chiede sorpreso Jace alzando le sopracciglia.
«E questa sarebbe una festa a cui devo stare attenta a non girare da sola?» chiedo con le lacrime agli occhi.
Jace ridacchia come se sentisse quella frase ogni volta. «Aspetta che la festa si sposti in spiaggia, al falò. Qui ci sono i professori.»
Sento a crederlo, ma mi limito ad alzare le spalle. Il mio cavaliere va a prendere qualcosa da bere e ne approfitto per guardare i messaggi. Ce ne sono un paio di Lena, così la chiamo.
«Ehilà studentessa universitaria» esclama dall'altro capo del telefono facendomi ridere all'istante. «Allora ti ricordi che esisto!»
«Come dimenticarti» dico ironica e quasi la vedo alzare gli occhi al cielo.
«Sono due giorni che non mi chiami!»
«Non ho avuto tempo» dico ed è la verità, sono stata impegnata a correre da una parte all'altra del campus per trovare gli edifici e le aule giuste, arrivando in ritardo cinque volte su dieci.
«Ah, ora non hai più tempo per la tua migliore amica? Bene, Liz, bene» mi rimprovera fingendosi offesa. Le dico che l'ho pensata tutti i giorni e dopo un suo «e meno male!» mi ricordo che non le ho ancora raccontato di Jace, ma prima che possa farlo mi precede: «Sento della musica Lizzie, già ti dai alla pazza gioia?» indaga.
«No, sono alla festa di benvenuto con...» Mi interrompe: «Con un ragazzo!? Come si chiama? È carino? È alto? Ha un fratello figo?» inizia a blaterare una domanda dopo l'altra e non posso fare altro che non sia ridere.
«Sì, Jace, molto, direi di sì, ha una sorella minore ed un fratello maggiore, non so se sia figo ma ha ventisette anni quindi non pensarci nemmeno!» esclamo scoppiando a ridere alla fine. «Comunque siamo amici, Lena, non iniziare a farti strane idee» la precedo cautamente.
«Beh, se non lo vuoi tu, presentamelo» dice con il suo tono da gatta morta.
«Se mi vieni a trovare per il Ringraziamento te lo presento» le dico ridacchiando. «Sempre che sia ancora qui quando arriverai» puntualizzo.
«Non so se riuscirò ad evadere per il Ringraziamento, mia madre vuole andare per forza dagli Stewart.»
Jimmy Stewart è il nuovo compagno della madre di Lena, ma a lei non va tanto a genio, e la capisco perché è un ubriacone che passa il tempo a giocare a poker. Come mio padre. Sento la gola stringersi a quell'affermazione. Mio padre un tempo era un avvocato di successo. Un tempo...
«Liz?» mi risveglia Lena. «Mi hai sentita?»
«Sì, sì...»
«Oh merda! La Odair mi ha sgamato!» esclama e sento un gran chiasso di sottofondo. Rido. La Odair è la professoressa di biochimica, una stronza come solo poche sono. «Sono nel cortile posteriore, mannaggia a lei! Ma come faceva a saperlo? Va beh Lizzie, ci sentiamo dopo, chiamami!»
«Sì, Lena, non preoccuparti» rido e ad una sua imprecazione attacco, appena in tempo per vedere Jace tornare con due bicchieri con dentro qualcosa di verde.
«Sarebbe?» chiedo prendendo dubbiosa il mio.
«Menta, lime e vodka» dice bevendo un sorso. «È il meno forte che hanno, non voglio farti ubriacare» sorride.
Ah, non sai da dove vengo. Mi ritrovo a sorridere a mia volta e gli dico di non preoccuparsi, bevendo un lungo sorso. Non è poi così male. Direi che tutto sommato finora me la cavo alla grande. Non faccio nemmeno in tempo a finire di formulare il pensiero che Annabelle fa il suo ingresso in grande stile al fianco di un ragazzo che sembra un modello di Abercrombie. Da quello che ho capito è Gale Smith, il capitano della squadra di basket, alto, capelli neri, occhi scuri... Insomma, così perfetto che può stare solo con Annabelle. Lei è davvero troppo bella, tanto che mi chiedo come ci riesca: indossa un vestito bianco con la scollatura a cuore, stretto sulla vita, corto sul davanti e lungo dietro, con il bustino in pizzo, ha i capelli tirati su in uno chignon perfetto da matrimonio e al collo ha una collana con una pietra preziosa - probabilmente un diamante - come ciondolo, che le ricade sul petto. Sembra seriamente una principessa. Lui non è da meno, indossa un paio di pantaloni ben stirati ed eleganti neri, una camicia bianca, una giacca nera e addirittura un papillon! Su chiunque altro avrebbero creato una combinazione idiota, ma Gale è un'eccezione, lui può vestirsi come gli pare, è troppo bello per sfigurare.
Entrano a braccetto e sfilano per tutto il locale, Annabelle si ferma dalle sue amiche e Gale scompare fra la folla davanti al bancone dei drink. Loro le fanno i complimenti, mi sembra di sentirle: oh tesoro, sei uno s-c-h-i-a-n-t-o!
Ma no, tu ti sei vista? Sei favolosa!
Non scherzare, tu sei meravigliosa!
Mi ritrovo a ridacchiare e mi sento anche un pizzico stupida. Guardo Jace e mi accorgo che fissa Annabelle completamente perso. Sgrano gli occhi e gli rifilo una gomitata nelle costole.
«Annabelle Royal, eh?» ammicco ridendo sotto i baffi. Lui sembra risvegliarsi ed arrossisce. Jace Dallas che arrossisce! Continuo a ridere, mi sa abbastanza forte perché Annabelle si gira verso di noi e mi guarda come se volesse spellarmi viva. Le restituisco lo sguardo.
«Wow, cos'era quello?» chiede Jace dopo essersi ripreso.
«Niente, lascia stare» scuoto la testa.
«Bene, ragazzi, direi che è il momento di trasferirsi al falò, subito dopo il discorso del rettore» annuncia un ragazzo al microfono, e tutti si voltano in direzione del palco allestito sulla sinistra del locale. Il rettore - come prevedibile - augura ai ragazzi un buon semestre, loda la scuola, ricorda che bisogna studiare...
Appena finisce di parlare il locale si svuota, letteralmente.
«Sei pronta?» mi chiede Jace mentre usciamo, ridacchiando.
«Direi di sì» sorrido e mi chiedo per l'ennesima volta come tutto questo possa essere anche solo lontanamente pericoloso.

***

La sponda del lago è sabbiosa e circondata da un fitto bosco, abbiamo dovuto fare un bel pezzo a piedi, ma ne è valsa decisamente la pena. Lascio che lo sguardo vaghi sulla distesa d'acqua cristallina.
Mi piacerebbe acquistare una piccola baita sulla sponda di un lago del Kentucky, lì viveva la nonna.
Le parole di mia madre mi procurano una stretta al cuore. È un altro motivo per cui sono qui: realizzare il suo sogno.
Il sole sta tramontando, e crea degli splendidi giochi di colore sullo specchio d'acqua.
«Che te ne pare?» mi chiede Jace, e mi conduce su una panchina accanto al grande fuoco che sta per essere acceso.
«È davvero magnifico» ammetto lisciandomi la gonna del vestito. Lui mi passa un braccio attorno alle spalle e, stranamente, mi sento bene, a mio agio. «Non ti addormentare, Liz, so che sono bellissimo e comodo, ma ci terrei che mi facessi compagnia» mi sfotte Jace. Sorrido e gli tiro una gomitata, lui emette un mugolio di dolore e mi tira una ciocca di capelli. Mi vendico dandogli un calcetto su uno stinco, lui mi dà un pizzico sulla coscia. Sto per dargli uno schiaffo su un braccio, quando la voce di Annabelle mi interrompe: «Siete maggiorenni, comportatevi come tali» dice sprezzante e si siede accanto a Gale dalla parte opposta alla nostra. Tecnicamente io non sono ancora maggiorenne, ma questo è meglio che non si sappia.
Finalmente il fuoco inizia ad essere corposo ed illumina la notte e i volti dei tanti ragazzi appostati lì intorno, qualcuno mette la musica e qualcun altro inizia a ballare, io mi limito a guardare il fuoco riflettersi in acqua. È davvero magnifico, una delle cose più belle che abbia mai visto, mi sento incredibilmente libera, leggera, giovane... Jace sorride dolcemente guardandomi.
«Ma come fa a piacerti Annabelle?» chiedo aggrottando le sopracciglia, senza staccare gli occhi dalle fiamme.
«Annabelle...» dice. «È molto di più di quello che tutti vedono. Io la conosco da tanto, ed è davvero speciale» mormora.
La guardo, e non vedo altro che una maschera di arroganza e cattiveria.
Una maschera, appunto, ricordo a me stessa, e mi ritrovo a pensare che Annabelle potrebbe aver dovuto superare qualcosa che l'ha resa così.
Il suo sguardo incontra il mio e il disprezzo e l'odio che vi leggo mi fanno rimangiare tutto. Magari è semplicemente stronza, come un sacco di gente. Di una cosa sono certa: ha iniziato una guerra contro di me, e non ho intenzione di perdere.

Continue Reading

You'll Also Like

112K 4.9K 57
Charlotte, un'alunna come tante altre, inizia un nuovo percorso scolastico: le superiori. Lei sta superando una fase molto delicata della sua vita e...
7.8K 527 44
Ciao ragazzi! Questa è la mia prima raccolta di storie che vi renderà un po' inquieti. ( Ecco perchè l'ho chiamata così la raccolta) Buona lettura...
10.4K 309 3
Erica e Andrea hanno tutto ciò che desiderano: Lei ha finalmente avviato la sua casa di moda, un uomo che la ama incondizionatamente con cui cresce l...
1.2M 32.9K 94
Kimberly Morgan è una ragazza gentile, simpatica, testarda come poche, e a dir poco bella. Suo fratello ritenendola troppo innocente per la vita crud...