Così diversi così uguali (Th...

By Pinkingwords

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Alessandro è un giovane studente universitario fuori corso che per arrotondare lavora nell'officina meccanica... More

1. Gli opposti si attraggono?
3. Maledetta tecnologia
4. Alice in Wonderland
5. I miei feels
6. Ospiti indesiderati
7. Chi di gayo ferisce di lesbo perisce
The end

2. Bailando

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By Pinkingwords

Alessandro e Maya erano rinchiusi da ore nella camera di quest'ultima. Mentre lei sfogliava distrattamente un libro, standosene stesa sul letto, lui si guardava nello specchio eliminando le sporadiche sopracciglia spuntate da un giorno all'altro con un'apposita pinzetta mentre dimenava i fianchi a ritmo di musica.

Quell'operazione durava ormai da mezz'ora circa e da quindici minuti Maya aveva cominciato a sbuffare.

-Sembri una vecchia caffettiera!- la prese in giro Alessandro -si può sapere cos'ha da sbuffare?-

-Ale, è mezz'ora che sei davanti a quello specchio, tra un po' diventi glabro-

-Simpatica- soffiò lui -lo sai che ci tengo ad essere presentabile-

-Lo so, certo che lo so. Però, davvero, non puoi passare le ore libere dal lavoro a farti bello-

-Uno sono già bello- rispose piccato Alessandro portando le mani a poggiarsi sui fianchi -due non ho niente di meglio da fare-

-Ci servirebbe un po' di svago- concordò Maya annuendo.

-Giro al centro commerciale?- propose Alessandro.

-Ho detto svago!- lo ammonì lei.

-Dai... Ti prego... Per favore- cantilenò lui con quel tono supplichevole al quale Maya proprio non riusciva a resistere.

-E va bene...-

Alessandro le si gettò addosso, la riempì di piccoli baci sulle guance e corse fuori dalla stanza per prepararsi.

Maya rimasta sola scosse la testa. Quel ragazzo la teneva in pugno e sapeva sempre come ottenere ciò che voleva.

Erano all'interno del centro commerciale da più o meno due ore, Maya aveva comprato due magliette mentre Alessandro si era limitato a due jeans, un paio di scarpe, una felpa ed una giacca sportiva. Ma non era ancora soddisfatto.

Stava cercando una camicia blu, ma non blu notte, nemmeno blu chiaro e neppure blu elettrico, insomma voleva una gradazione di blu che forse nemmeno esisteva.

Ne avevano già viste quattro o cinque ma nessuna sembrava soddisfare a pieno Alessandro. Maya stava perdendo la pazienza quando fu distratta dalla vibrazione del suo cellulare.

-Chi è che ti chiama? Uno spasimante?- la prese in giro Alessandro.

-Scemo, è Giusy- rispose lei.

-Giusy? L'estetista? Che fai non rispondi?-

Maya annuì e si allontanò per chiacchierare con la sua amica.

Quando tornò, con un enorme sorriso, Alessandro era ancora alle prese con le sue camicie.

-Ho quello che fa al caso nostro!- disse lei soddisfatta.

-Una camicia?- chiese lui confuso quasi come se cadesse dalle nuvole.

-No- sbuffò lei sorridendo e scuotendo al contempo la testa -una festa!-

-Festa?- chiese lui spalancando esageratamente gli occhi.

-Venerdì sera ci sarà una festa per l'inaugurazione stagionale del Blue Fever e abbiamo un invito-

-Una festa. Al Blue Fever. E noi abbiamo un invito. Non ci credo! Lo sai, io adoro quel posto, ma come hai fatto?-

-Ricordi al centro estetico?-

Alessandro annuì con una smorfia, come poteva dimenticare il posto in cui aveva visto quel bellissimo ragazzo del quale non conosceva nemmeno il nome?

-Mi stavo lamentando con Giusy di quanto la mia vita sociale fosse pressoché nulla e lei mi ha proposto questa festa, mi ha procurato l'invito e mi ha detto di portare chi voglio e naturalmente io porto te. Non te l'ho detto prima perché non volevo crearti false illusioni-

-Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie- disse lui battendo freneticamente le mani in quel modo che, francamente, Maya odiava.

-Aspetta a ringraziarmi, il meglio ancora non te l'ho detto-

-Cos'è, ci sarà un gruppo di spogliarellisti? Amo già Giusy alla follia!-

-No, scemo- disse lei colpendogli delicatamente un braccio -la festa è a tema, sarà un ballo in maschera-

-Oh!- soffiò Alessandro stupito come un bambino di fronte all'accensione del più grande albero di Natale del mondo.

-Appena ti riprendi dobbiamo cominciare a cercare un costume degno del nostro rientro in società-

-Fidati saremo bellissimi, anzi, saremo i più belli-

In quel momento Alessandro dimenticò completamente le camicie da comprare.

Ora aveva un obiettivo e quando si metteva qualcosa in testa nessuno riusciva a distoglierlo dal raggiungerla.



Quel giovedì fu davvero un tormento al Rainbow Beauty Center. Alla chiusura i ragazzi erano stanchi ma soddisfatti del buon lavoro svolto, avevano curato l'aspetto di tre future spose che erano uscite dal centro estetico raggianti e col portafogli ben più leggero.

Il turno di pulizia quella sera sarebbe toccato a Giusy ed Adriano. I due dopo aver salutato i colleghi si misero al lavoro, pulendo scaffali e pavimenti, rimettendo in ordine tutti i prodotti e tenendo la contabilità dell'esercizio.

Solo alla fine Adriano si dedicò allo studio numero 8, il suo studio, il suo regno. Era geloso di quella stanza, era l'unico autorizzato a metterci piede. Solo lì dentro riusciva ad essere se stesso, in qualche modo quelle pareti laccate di grigio, l'odore di smalto e solvente lo facevano sentire protetto perso in un covo di ricordi. Nonostante il suo aspetto da duro Adriano aveva un cuore grande che aveva deciso di nascondere. Ad essere sinceri Adriano aveva deciso di nascondere se stesso, aveva scelto di indossare una maschera per non ferire e non ferirsi. Ancora.

Stava riordinando alcune riviste quando sentì qualcuno bussare alla porta, si voltò verso di essa e vide poggiata allo stipite Giusy, già pronta per uscire.

-Stai andando?- le chiese.

-Si, prima però mi chiedevo, hai impegni per domani sera?-

Lui la guardò con sguardo confuso -mi stai chiedendo un appuntamento?-

-No- disse con un gesto teatrale della mano -con te ho smesso di provarci da tempo-

Adriano sbuffò una risata triste che non coinvolse alcun muscolo del suo volto.

Erano in pochi a sapere della sua omosessualità ma tutti si accorgevano subito di quanto poco incline fosse alle relazioni interpersonali. Si mostrava freddo e distaccato, non lasciava che nessuno gli si avvicinasse più del dovuto.

Aveva alzato un muro nei confronti del mondo che lo circondava.

Anche la sua vita sentimentale era un vero disastro anzi era qualcosa di totalmente inesistente. Aveva avuto delle storie di poca importanza, prima, ma non si era comunque mai innamorato.

Non che ne sentisse il bisogno.

Adriano era omosessuale ma non amava ostentarlo. Non si vergognava della sua natura né cercava di nasconderla ma era stato abituato a non mostrare i suoi sentimenti.

Era cresciuto in una famiglia molto rigida, non era abituato ad aprirsi né a mostrare le sue debolezze.

A lui era stato insegnato che solo i deboli potevano mostrare le emozioni, i forti non avevano bisogno di sorridere, non dovevano svelare la propria essenza e lui era forte. Doveva essere forte!

Fu riscosso dai suoi pensieri dalla voce di Giusy.

-Adri ci sei ancora?-

-Si, scusa mi ero perso. Dicevi?-

-Volevo sapere se avevi impegni per domani sera. Nessuna implicazione sentimentale- specificò.

-No, non credo perché?-

-Ti va di venire con me ad una festa?-

- Una festa?-

-Si, al Blue Fever-

Adriano storse il naso, conosceva quel posto e non era tra le sue mete preferite.

-Dai- lo anticipò lei -solo per una sera. Sei sempre chiuso in casa da solo-

Lui sbuffò -perché ti interessa tanto?-

-Perché? Ci conosciamo da un anno e mezzo e un po' ho imparato a volerti bene-

Adriano spalancò gli occhi fissando la sua collega, lei gli voleva bene?

-Non saprei, non sono avvezzo a questo genere di cose- disse cercando di nascondere una punta di imbarazzo.

-C'è sempre una prima volta! Solo... ti dobbiamo cercare un costume-

-Un costume?- chiese confuso.

-Si, si tratta di un ballo in maschera-

-Allora scordatelo, davvero non fa per me- disse contrariato.

-Aspetta, lo cerchiamo assieme, ti aiuto io. Qualcosa di semplice andrà benissimo-

-Non ho scelta vero?-

-No- disse lei in tono trionfale.

Adriano si arrese, sarebbe andato ad una festa dopo tanto tanto tempo.

Riordinò in fretta il suo studio e seguì Giusy in uno dei tanti negozi specializzati in costumi e maschere.



Il parcheggio del Blue Fever era gremito, trovare un posto auto fu un'impresa quasi impossibile. Una volta sceso dalla sua macchina Adriano si guardò un po' intorno e subito si sentì fuori luogo.

Lui e Giusy avevano optato per un costume da pirata, in realtà non era nemmeno un vero e proprio costume. Aveva dei pantaloni neri piuttosto stetti, degli stivali neri che gli arrivavano al ginocchio e una camicia bianca a maniche larghe fermata in vita da una fascia. In testa portava un tricorno con impresso il simbolo dei pirati, il Jolly Roger ma il pezzo forte era una giacca nera pesante all'apparenza con i bottoni dorati e dei ricami sulle spalle. I piercing che di solito portava alle orecchie completavano il suo outfit donandogli un fascino particolare.

Ma lui si sentiva ridicolo.

Fra tutta quella gente Adriano si sentiva strano, si sentiva osservato e quella sensazione non gli piaceva affatto. Compose il numero di Giusy che gli rispose all'istante e lo invitò a raggiungerla presso il bar del locale.

Quando Adriano varcò la soglia del Blue Fever si ricordò all'istante perché non amasse frequentare locali più o meno alla moda e discoteche. Troppa gente accalcata, troppi corpi sudati struscianti gli uni contro gli altri senza ritegno, la musica assordante e quella puzza di alcool ad infastidirgli le narici.

Raggiunse il bar dove riconobbe subito Giusy mascherata da gitana.

-Wow sei bellissimo- gli disse lei.

-Anche tu non scherzi- le rispose.

-Bevi qualcosa?-

Adriano sembrò pensarci -una birra?-

-Ok- disse lei, poi rivolgendosi al barman -due birre, grazie!-

Il ragazzo gliele porse e tornò al suo lavoro.

Adriano afferrò il suo boccale e bevve un sorso.

-Mi raccomando- lo consigliò Giusy -stasera pensa solo a divertirti-

Lui annuì poco convinto continuando a sorseggiare la sua bibita quasi come se potesse scottarlo. La verità era che a lui la birra nemmeno piaceva.



Un quarto d'ora più tardi nel parcheggio del Blue Fever Maya stava imprecando contro qualcuno che aveva posteggiato in malo modo occupando due posti. Al suo fianco Alessandro era totalmente concentrato ad ammirare le persone che si avvicinavano al locale. Pur lavorando come meccanico ed amando le automobili non amava guidare per cui preferiva lasciare a sua cugina quell'ingrato compito. Un'altra delle sue molteplici contraddizioni.

Appena riuscirono a lasciare l'auto raggiunsero il locale mano nella mano come erano soliti fare, lei mascherata da Pocahontas e lui... Bhe lui da principe. Una volta dentro Alessandro si sentì pervadere da una strana euforia, la musica altissima a rimbombargli nelle orecchie, tutta quella gente che si dimenava in pista senza inibizioni, era uno spettacolo.

Si avvicinarono alla massa, Maya stava cercando Giusy mentre Alessandro si guardava intorno ammaliato sorridendo a tutti e salutando quelli che conosceva. Quando lei gli strinse un polso per avvertirlo di qualcosa lui sentì lo stomaco contorcersi. Sulla pista da ballo, in un angolo isolato vicinissimo al bar vide due ragazzi. Lui sembrava un tronco, molleggiava sulle gambe e con un braccio si teneva ancorato al bancone mentre lei sembrava stesse facendo una specie di danza del ventre. Di primo acchito non li riconobbe ma quando Maya lo tirò verso di loro capì chi fossero. Lei era Giusy, lui era il ragazzo che la settimana prima gli aveva fatto la manicure e che, a dirla tutta, gli aveva fatto accelerare il battito cardiaco.

Posò l'attenzione su Giusy, la guardò col suo sguardo critico. Non poteva negare che fosse davvero bella ma in quel momento la odiò più di qualsiasi altra cosa al mondo. Più dell'olio motore!

L'estetista sembrava annoiato tanto che quando i due gli furono davanti non parve nemmeno notarli.

Forse, pensò Alessandro, era troppo concentrato su quella Giusy.

Si concesse qualche istante per ammirare il ragazzo, lo trovò bellissimo come la prima volta anzi forse di più. Lui aveva sempre avuto un debole per Johnny Depp ma quel ragazzo vestito da pirata proprio di fronte a lui era diecimila volte meglio di Jack Sparrow. Era reale, perso nei suoi pensieri con quel broncio che Alessandro avrebbe volentieri eliminato con una serie lunghissima di baci.

Si riscosse dai suoi pensieri solo quando l'estetista alzò gli occhi verso di lui perché Giusy, abbracciata a Maya, gli stava chiedendo se si ricordasse di lui.

Adriano rimase stupito da quello che si trovò di fronte. Non si aspettava di trovare lì proprio quel ragazzo.

Era vestito da principe, ed era perfetto per quel ruolo.

Indossava una specie di uniforme sui toni dell'azzurro con delle fibbie dorate ed una fascia diagonale rossa arricchita con medagliette ed ammennicoli a fasciargli il busto. I capelli quasi biondi tirati indietro gli lasciavano libero il viso facendo risaltare quegli occhi verdi che quasi lo imbarazzavano.

Alessandro si sentì osservato e quello sguardo che sembrava volerlo studiare lo fece sentire sotto attacco.

-Io vado a ballare- disse quindi velocemente per allontanarsi da quella situazione.

Addosso aveva una brutta sensazione, odiava sentirsi giudicato e quel ragazzo per la seconda volta lo aveva fatto solo con uno sguardo.

Quello che non sapeva era che per la seconda volta era lui che si stava sbagliando.


Adriano lo guardò allontanarsi e non poté fare a meno di notare che, per quanto perfetto in quel costume, quel ragazzo più che un principe sembrava una principessa. E non lo pensò con malizia ma con una strana dolcezza che sentiva espandersi dentro, in una parte non ben identificata del suo stomaco. Le sue movenze quasi femminee, la delicatezza dei suoi movimenti e quel viso privo di imperfezioni lo facevano apparire ancora più piccolo di quanto fosse.

Alessandro nel mezzo della pista aveva cominciato a muoversi, ballava piuttosto bene dimenandosi a ritmo di musica. Quando ballava si sentiva felice e libero da ogni pensiero negativo, era consapevole che qualcuno lo stesse osservando perché sentiva quello sguardo bruciargli addosso.

E come ogni volta che si sentiva osservato e giudicato Alessandro cominciò ad esagerare. Il movimento di bacino si trasformò in uno sculettare quasi volgare, le sue mani si posavano indistintamente sui corpi altrui e il bicchiere che teneva in mano andava svuotandosi sempre più in fretta.

Adriano fu costretto a distogliere lo sguardo infastidito. Non amava quel mettersi in mostra, quell'accentuare la sua omosessualità come se ci fosse bisogno di sottolinearlo sempre e comunque. Forse si era sbagliato, quello era solo un altro stupido ragazzino.

Quando tornò a voltarsi verso la pista vide qualcosa che gli fece contorcere lo stomaco, il ragazzo dagli occhi verdi si stava strusciando senza ritegno contro un omone mascherato da motociclista. Una sensazione di fastidio gli si irradiò lungo tutto il corpo e, forse facendosi del male, si costrinse ad osservare la scena.

Scattò dritto quando l'espressione del ragazzo da divertita si trasformò in preoccupata. L'omone cercò di spostare le sue manone sul fondoschiena del ragazzo che infastidito cercava di spostarsi, ma non poteva molto contro uno più grande il doppio di sé.

Adriano pensava che se la fosse cercata, che il suo atteggiamento avesse in qualche modo provocato quell' "attacco". Cambiò idea quando l'omone cercò con violenza di insinuare la lingua nella bocca serrata del ragazzo. Forse era solo uno stupido, forse se l'era cercata ma non si meritava tutto quello.

Si fece spazio tra la gente a grandi falcate, raggiunse i due e si posizionò nel mezzo.

-Basta- ordinò all'uomo senza nemmeno guardare l'altro.

-Altrimenti?- chiese quello con un ghigno sul volto.

-Altrimenti ti faccio sbattere fuori-

L'uomo sbuffò infastidito ma si allontanò imprecando.

Quando si voltò Adriano trovò il ragazzo rosso in volto con una strana espressione corrucciata.

-C'era davvero bisogno di tutta questa scena?- gli disse.

-Pensavo ti stesse dando fastidio- rispose Adriano mantenendo il suo tono freddo.

-Cosa ti interessa se nemmeno mi conosci?-

Adriano sembrò colpito da quelle parole -avresti preferito farti infilare la lingua in gola? Prego accomodati, vallo a cercare magari è ancora disponibile-

-So difendermi da solo, non ho bisogno dell'aiuto di gente come te- rispose piccato Alessandro.

-Un semplice "grazie" no?-

-E per cosa? Per avermi rovinato la serata?-

-Perfetto, allora la prossima volta mi farò i cazzi miei, scusa se ho pensato potesse darti fastidio. Ora vai a divertirti, la notte è ancora lunga e la pista è piena-

-'Fanculo- disse Alessandro voltando i tacchi ed allontanandosi.

Adriano rimase lì impalato con la testa che quasi gli esplodeva per il troppo pensare.

Decise di rintracciare Giusy, di salutarla e tornarsene a casa, quella serata si era rivelata un disastro.



Fuori dal Blue Fever Alessandro se ne stava appoggiato ad un muro fumando una sigaretta. Forse aveva sbagliato, forse quel ragazzo aveva ragione, gli aveva fatto solo un favore e lui lo aveva aggredito. E' che quel ragazzo lo metteva in difficoltà, lo scrutava, lo accusava e lui non sapeva mai come comportarsi.

Fu un attimo e lo vide uscire dal locale, senza pensarci due volte provò ad attirare la sua attenzione.

-Ehi-

Quello si voltò.

-Grazie per prima- soffiò avvicinandosi.

L'altro annuì e tornò sui suoi passi.

Alessandro provò di nuovo a bloccarlo.

-Fumi?- disse porgendogli il pacchetto di sigarette.

-No grazie-

Alessandro lo guardò confuso.

-Non ci tengo a rovinarmi i polmoni con quella roba-

-Davvero? Un duro come te, pieno di tatuaggi ha paura di un po' di nicotina?-

-E' la seconda volta che lo dici-

-Cosa?-

-Uno come te-

-Si bhe, uno bello e dannato, che non da confidenza, che si crede superiore a tutti, strafottente insomma?-

-E da cosa avresti capito tutto questo?-

-Da come non mi guardi quando mi parli, da come sei freddo con tutti, e da come mi giudichi-

-Ti giudico?-

-Si dentro, pensi che io sia disposto a darmi a tutti solo perché sono gay, non mi conosci nemmeno...-

-Non mi hai capito-

-Ah no? Guarda che l'ho capito che ti faccio schifo- urlò Alessandro -e a me fanno schifo quelli come te-

-Non hai capito un cazzo-

-Ho capito fin troppo bene tutto-

-Con te è inutile discutere, buona serata- disse voltandosi e allontanandosi a passo svelto dal Blue Fever e da quel ragazzo che lo aveva etichettato come omofobo senza nemmeno dargli modo di spiegarsi.

La storia degli opposti che si attraggono era una vera cazzata.

Un principe ed un pirata sarebbero potuti essere amici solo nella trama di un film!


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