Cinquanta sfumature di un'amn...

By Andromaca27

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I primi capitoli di questo racconto sono la traduzione, abbastanza fedele ma non letterale, di una ff in ingl... More

Capitolo primo
Capitolo secondo
Capitolo terzo
Capitolo quarto
Capitolo quinto
Capitolo sesto
Capitolo settimo
Capitolo ottavo
Capitolo nono
Capitolo decimo
Capitolo undicesimo
Capitolo dodicesimo
Capitolo tredicesimo
Capitolo quattordicesimo
Capitolo quindicesimo
Capitolo sedicesimo
Capitolo diciassettesimo
Capitolo diciottesimo
Capitolo diciannovesimo
Capitolo ventesimo
Capitolo ventunesimo
Capitolo ventiduesimo
Capitolo ventitreesimo
Capitolo ventiquattresimo
Capitolo venticinquesimo
Capitolo ventiseiesimo
Capitolo ventisettesimo
Capitolo ventinovesimo
Capitolo trentesimo
Capitolo trentunesimo
Capitolo trentaduesimo
Capitolo trentatreesimo
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50

Capitolo ventottesimo

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By Andromaca27

Un'altra settimana è passata, sono le 23,50 di venerdì e stiamo rientrando dalla Olimpia Tower. Finalmente abbiamo trascorso una serata fuori, abbiamo partecipato ad una cena di gala organizzata dall'associazione dei giovani industriali dello stato di Washington. Christian mi ha detto che, pur essendo utile per i suoi affari presenziare a quest'evento, sarebbe rimasto a casa con me se io fossi stata stanca. Io, invece, ero entusiasta di uscire di casa una volta tanto. È stata un'occasione molto chic in cui erano espressamente richiesti l'abito lungo e lo smoking; io, a parte un make-up leggero e un'acconciatura naturale, ho indossato un vestito davvero bellissimo, lo ha disegnato un giovane stilista che ho conosciuto alla Sip perché deve pubblicare la sua autobiografia. È blu notte, con il corpetto laminato e spalline sottilissime, molto scollato, la gonna, aderente sui fianchi, si allarga verso il basso e ha un po' di strascico. Per una volta, senza dire niente a Christian, l'ho scelto io e non una personal shopper, così lui appena mi ha vista... mi viene da sorridere al ricordo... è rimasto senza parole. Siamo rimasti a fissarci ai due capi della stanza fino a quando lui, riscuotendosi, si è avvicinato a me con gli occhi che brillavano di ammirazione.

«Cosa c'è, Mr. Grey, non ti piace il mio vestito?»

«Pensavo che avresti indossato uno di quelli che sono nella cabina armadio...»

«No, l'ho scelto io, pensando di farti una sorpresa. Allora, non ti piace.»

«Scusa, io non so cosa dire...»

Mi ha accarezzato il collo, la spalla destra, scendendo molto lentamente su un seno e con il pollice ha fatto dei movimenti in circolo intorno al capezzolo attraverso la stoffa, mentre i suoi occhi ipnotici non lasciavano i miei. Immediatamente il mio corpo traditore ha reagito al suo tocco, i capezzoli si sono induriti e un fremito ha attraversato il mio basso ventre. Poi, mi ha abbracciata, cingendomi la vita, e mi ha stretta contro i suoi fianchi, facendomi sentire la sua eccitazione.

«Lo senti, quanto mi piace?»

«Christian!» L'ho rimproverato, cercando di nascondere il mio sorriso.

«Sei bellissima. Cazzo, come farò tutta la serata in queste condizioni?». Poi, senza indugio mi ha preso per mano e siamo usciti di casa.

Non è stata una serata che si possa definire divertente, in fondo l'obiettivo principale dei presenti era quello di fare affari, in abito da sera, attorno ad una elegante tavola apparecchiata, ma sempre di lavoro si è trattato. Ho conosciuto armatori, imprenditori del campo dell'edilizia, delle comunicazioni, giornalisti di testate importanti e le loro accompagnatrici, fidanzate, mogli, che fossero. Per lo più noiosi personaggi impettiti e pieni di sé, boriosi e arroganti... benché mi renda conto che anche Christian possa dare la stessa impressione a chi non lo conosce bene. Eccetto che per un particolare: lui non è mai noioso. Per fortuna io e mio marito ci siamo concessi qualche piccolo diversivo, quando siamo usciti sulla terrazza e quando mi ha accompagnato ad incipriarmi il naso nel bagno delle signore. Lui sa sempre come ravvivare qualunque situazione. Mi viene da ridere se ripenso a come ci hanno guardati le signore dell'alta società quando siamo usciti insieme dalla toilette. Io sul momento mi sono sentita in imbarazzo, Christian, invece, sempre affascinante e sicuro di sé e con una faccia tosta come poche al mondo, tenendomi per mano ha sfilato attraverso l'anticamera con un sorriso smagliante sotto gli sguardi divertiti di alcune o scioccati di altre donne, salutando con un "Buonasera, signore" che ha lasciato tutte a bocca aperta.

In questo momento siamo sul retro del Suv, lo osservo mentre sta digitando un messaggio con il cellulare. Come può essere così incredibilmente bello! Lo smoking nero con il papillon, il suo profilo perfetto, un po' di barba... è così sensuale, così... Dio, lo mangerei!

Ha chiuso il telefono e mi sta guardando. «Che c'è Mrs. Grey, mi trovi interessante?»

«Sì, parecchio interessante, sei bellissimo, così elegante, e sexy...»

«Io sono tutte queste cose? E tu?»

«Io, cosa?»

«Tu con quel vestito sei... sei... non ho parole. Bellissima, elegante e sexy, sicuramente, ma anche molto di più. Non finirò mai di ripetere che sono un figlio di puttana fortunato ad averti trovata. Hai visto come ti guardavano tutti al ricevimento? Ammiravano tutti il tuo splendore.»

«Oh, Christian, non è vero. Semmai eri tu a focalizzare gli sguardi di tutte le donne e forse anche di qualche uomo.»

«Certo, si chiedevano "chi è quello con quella ragazza meravigliosa?"»

Mi fa sorridere quando parla così, in effetti, appena abbiamo fatto il nostro ingresso nella sala del party, abbiamo attirato l'attenzione di gran parte dei presenti. Però, per la prima volta nella vita, almeno che io ricordi, mi sono sentita a mio agio, non la solita imbranata. Ed è Christian che mi fa sentire così, il suo amore, il suo apprezzamento sessuale, il suo braccio attorno alla mia vita, la sua presenza sempre accanto a me, mi hanno trasformata.

Domani andremo in barca e verrà con noi anche Ray che finalmente è stato dimesso, sono felice di questa gita in mare perché mi permetterà di trascorrere un po' di tempo con mio padre.

È passata un'altra settimana, è giovedì sera e sono a casa di Kate. Dopo il lavoro, visto che Christian farà un po' tardi per un impegno di lavoro a Portland, sono venuta qui perché io e la mia migliore amica avevamo un gran desiderio di stare insieme da sole. Più tardi ci raggiungeranno qui mio marito e suo fratello per la cena. Mi sono mancati questi momenti di chiacchiere tra amiche, abbiamo parlato del più e del meno, del nostro lavoro, del suo matrimonio, del mio bambino.

«Non riesco a credere che tra qualche mese tu e Christian avrete un figlio!» Esclama Kate guardandomi negli occhi dopo aver accarezzato il mio ventre con lo sguardo, un sorriso dolcissimo, insolito per lei.

«Già, neanche a me sembra possibile, invece questo piccolino c'è e si fa sentire.»

«Davvero? Non è troppo piccolo per scalciare?»

«Con sbalzi di umore, con attacchi di fame... per fortuna le nausee sono passate subito.»

«Sei bellissima, Ana, hai quella luce negli occhi...»

«Sì? Io mi sento gonfia e orrenda. Persino Christian mi dice che il mio corpo sta cambiando.»

«Non ci posso credere! Te lo dice lui che sei gonfia e orrenda?»

«No, no, tutt'altro. Lui mi dice sempre quanto sono bella e che con la gravidanza sono ancora più bella. Sembra accecato...»

«... dall'amore. È pazzo di te, Ana. Intendiamoci, tu sei davvero bellissima, lo sei sempre stata, te lo ripeto da una vita, ma tu non mi hai mai creduta. Adesso ci credi almeno un po'?»

«Adesso?»

«Sì, adesso che quest'uomo bello e ricchissimo si è follemente innamorato di te tanto da chiederti di sposarlo solo dopo qualche settimana che vi conoscevate.»

«Mmm, non saprei...»

«Che vuol dire "non saprei"? Forse dubiti che lui ti ami? Dubiti che ti trovi bella?»

«Ci sono cose che tu non sai. Non so se Christian mi amerebbe lo stesso se non fosse...»

«Se non fosse cosa? Un Dominatore e tu una ragazza dolce e delicata, solo all'apparenza remissiva?» Resto a bocca aperta per le parole di Kate. Come fa a sapere certe cose? Lo sa anche Elliot o qualcun altro?

«E tu come fai a sapere...? Chi altri lo sa?» La cosa mi sconvolge, la testa comincia a vorticare e immagini di copertine di riviste che sbandierano ai quattro venti le abitudini sessuali del magnate Christian Grey mi si affollano nella mente.

«Nessun altro, tranquilla. L'ho scoperto per caso, quando ho trovato una copia di un contratto nella tasca di una giacca di Christian che era rimasta qui. Ne abbiamo parlato a lungo tu e io, non ti ricordi?» tiro un sospiro di sollievo e mi riprendo, mentre io scuoto la testa, lei cerca di riparare come può alla gaffe che ha fatto. «Certo che no, scusa, sono sempre la solita insensibile... però da quello che ho capito il puzzle della tua memoria sembra si stia ricomponendo. O mi sbaglio?»

«No, non ti sbagli... dunque, noi ne abbiamo parlato?» Non voglio essere diretta e chiedere di cosa precisamente abbiamo parlato, la insospettirebbe, d'altronde non voglio sbilanciarmi perché non vorrei rivelarle più di quello che già sa.

«Sì, il giorno del compleanno di Christian, in casa Grey, appena siete arrivati vi ho portati in una stanza più appartata e ho preteso da lui che mi dicesse cosa ti aveva fatto. Leggere quel contratto mi aveva sconvolta e terrorizzata, Ana... temevo che ti avesse fatto del male, tra l'altro io ero sempre stata molto sospettosa nei suoi confronti... la mia intenzione era quella di proteggerti...» Si ferma, non ne comprendo il motivo, perciò le rivolgo uno sguardo di domanda.

«Insomma, Ana, tu avevi così poca esperienza in fatto di uomini... pensavo che ti fossi lasciata attirare in una relazione perversa da quest'uomo che ti attraeva così prepotentemente... e poi tu sei dolce e accomodante pensavo che lui avesse scambiato questo per debolezza e ne avesse approfittato.»

«Qualcosa ti ha fatto cambiare idea?» Chiedo esitante.

«Sì, tu... Avresti dovuto vederti! Mentre io sventolavo quei fogli inveendo contro di lui, tu ti sei parata di fronte a me facendogli scudo con il tuo corpo, come se io potessi aggredirlo fisicamente, mi hai rassicurata dicendo che non ti aveva fatto niente di male, che vi amavate... vi amate... che mi avresti spiegato tutto. Poi, la notizia che mi ha lasciata senza parole: mister Miliardo mi informa che tu avevi accettato di diventare sua moglie... ti giuro, Ana, sono rimasta di sasso...» Kate ha gli occhi lucidi, la voce roca. «Ero così preoccupata per te... ero stata in vacanza per tre settimane e al mio ritorno ti ritrovavo follemente innamorata di quest'uomo misterioso e, almeno all'apparenza, inquietante... Poi, scopro che avrebbe voluto con te una relazione Dom-Sub... e tu... tu eri innamorata a tal punto di decidere di sposarlo... così in fretta... non sapevo che fare.»

A quelle parole Kate di scatto si lancia su di me e mi abbraccia stretta.

«Ana, ti voglio bene come ad una sorella, lo sai.»

«Anch'io. E ora saremo cognate. Sono così felice di questo... e vedo quanto ti ama Elliot.»

«Anche Christian ti ama. È così preso... non riesce a distogliere l'attenzione da te neanche per un minuto.» Si allontana dal mio abbraccio e continua. «Ha rinunciato al suo vecchio stile di vita, non lo avrebbe fatto se tu non fossi davvero importante per lui... è cambiato da quando vi siete incontrati, Elliot lo dice continuamente e ne sono tutti felici in famiglia. Ti sei accorta di come ti adorano per questo.»

«Sì, e lo amo anch'io, tantissimo.»

«Sono felice che tu stia recuperando la memoria e soprattutto che il tuo rapporto con tuo marito stia funzionando. Quando sono venuta a trovarti in ospedale e mi hai detto che volevi abortire, ti avrei presa a schiaffi...» Sorrido al pensiero, è sempre la stessa, Katherine Kavanagh, reporter d'assalto anche nella vita.

«Sono sicura che l'avresti fatto, ti sei trattenuta a stento.» Le dico e poi sorridiamo entrambe e ci abbracciamo di nuovo. Restiamo per alcuni secondi finché non suona il campanello e Kate si alza per andare ad aprire. È Elliot.

«Non avevi le chiavi? Come mai hai suonato?» Chiede Kate rimproverandolo.

«Non avrei voluto sorprendervi mentre spettegolate dei vostri uomini... sarebbe stato imbarazzante sentire delle defaillances erotiche di mio fratello. E comunque anch'io sono felice di vederti, piccola.»

Oh, anche lui usa quel nomignolo.

«Ciao, mi sei mancata.» Immediatamente Kate si addolcisce e risponde al saluto in modo consono e con un bacio di bentornato... no, molto di più di un semplice bacio di bentornato.

Devo fare un colpo di tosse per evitare che facciano sesso davanti a me. Si riprendono ed Elliot senza il minimo imbarazzo si rivolge a me.

«Ana, sono felice di vederti.» Mi si avvicina e mi abbraccia calorosamente. «E mio fratello?»

Già, suo fratello che fine ha fatto, dovrebbe essere già qui.

«In realtà dovrebbe essere già qui. Ma starà arrivando.» Però sono un po' preoccupata.

«Certo, forse è rimasto bloccato nel traffico, in effetti questa è ora di punta.» Elliot cerca di non farmi impensierire, ma pochi secondi dopo sento il citofono.

«Dev'essere lui, vado io ad aprire.» Dico anticipando tutti sul tempo: voglio accogliere io mio marito e voglio lasciare qualche minuto ai due promessi sposi che non vedono l'ora di saltarsi addosso. Quando apro la porta, Christian che non si aspettava di vedere me, sembra molto sorpreso, felicemente sorpreso.

«Ehi...» Mi saluta così, con un sorriso da un orecchio all'altro. Oh, mio Dio, è così bello.

«Ciao...» Anch'io ho un sorriso a trentadue denti. Subito mi posa un bacio casto sulle labbra e poi ci abbracciamo. Sentire il suo profumo mi fa sentire sempre in pace con il mondo e al sicuro. Penso che per lui sia lo stesso perchè inspira con il naso tra i miei capelli.

«Tutto ok, piccola?» Io annuisco soltanto, non so perché ma all'improvviso mi sento timida, saranno gli ormoni della gravidanza.

«Mi sei mancata oggi, come tutti i giorni in realtà.»

«Anche tu mi sei mancato.» Restiamo abbracciati finché non ci accorgiamo di una presenza indiscreta, nello stesso istante ci voltiamo e vediamo Kate ed Elliot che ci stanno osservando, direi che il loro sorriso è compiaciuto.

«Ehi, piccioncini!» Esclama Elliot con il suo solito tono ironico. «Dovremmo cenare... oppure se volete, mentre noi prepariamo la tavola, potete andare di là in camera da letto, in ogni caso, conoscendo mio fratello, penso che non dovremmo aspettare tanto...» Elliot si sta sbellicando dalle risate per la sua battuta a doppio senso, Christian lo guarda impassibile, mentre io arrossisco. Poi, mano nella mano, li seguiamo verso la sala da pranzo. La serata scorre piacevole, tra cibo, buon vino e risate. È bello stare in compagnia così allegramente, mi piacerebbe poterlo fare più spesso. Devo dirlo a Christian.

E come sempre mio marito fa di tutto per soddisfare ogni mio desiderio, il sabato dopo siamo stati insieme a Mia e a Ethan ad un concerto di musica classica e subito dopo a cena con loro in un bel ristorante vicino al teatro frequentato soprattutto da musicisti e artisti. Ieri, invece, siamo andati ad un concerto rock, questa volta c'erano Kate, Elliot, Mia, Ethan e persino José con la sua ragazza. Siamo rientrati a casa molto tardi, ero così stanca che, arrivata sul sedile posteriore del Suv, mi sono addormentata tra le braccia di Christian. Mi sono risvegliata quando lui stava per prendermi in braccio per portarmi fuori dall'auto e in ascensore, ma io ho voluto camminare da sola. Poi, dopo una velocissima doccia, ci siamo messi a letto. Non prima di aver salutato il nostro gattino, Fifty. Io sono costretta ad ammirarlo da lontano, ma Christian lo coccola parecchio, tanto che Fifty gli si è molto affezionato: non appena lo vede arrivare, anzi appena sente la sua voce, in qualunque posto si sia nascosto, riemerge. E qualunque cosa faccia, che giochi o mangi, quando avverte la presenza di Christian, emettendo un miagolio di giubilo, si precipita da lui e inizia a strusciarsi sulle sue gambe, reclamando le sue attenzioni. La cosa ci fa sempre sorridere. Una sera, Christian è rientrato dopo di me e, appena è entrato nel salone, è stato accolto dal ronfare gioioso del gatto e lui non ha esitato a prenderlo in braccio. Quando sono arrivata io, l'ho sorpreso mentre lo accarezzava sulla testa, dicendogli quanto fosse dolce e carino. Io li ho osservati per alcuni secondi restando in silenzio perché volevo vedere fino a che punto si sarebbe spinto mio marito che in mia presenza fa l'indifferente verso il nuovo membro della nostra famiglia. Quando mi è sembrato sufficiente ciò che ho visto, ho fatto un colpo di tosse che lo ha colto di sorpresa, mettendolo in imbarazzo. L'ho rimproverato scherzosamente: «Ecco a cosa deve assistere una povera mogliettina, vedere il proprio marito che prima di ogni altra cosa va a fare le coccole al gatto di casa, invece di correre da lei ad abbracciarla!» Ma lui non si è fatto cogliere in fallo e mi ha risposto a tono: «Se ci fossi stata tu ad accogliermi, non mi sarei dovuto accontentare delle moine del nostro Fifty.» Gli ho fatto un sorriso trionfante, dicendogli: «Devo ammettere che sei un uomo pieno di sorprese, Mr. Grey. Non avrei mai immaginato che ti saresti tanto affezionato a quel cucciolo. E dire che non volevi nemmeno che lo accogliessimo in casa.» Lui mi ha sorriso sornione ed è venuto ad abbracciarmi, dedicandosi completamente a me.

In questo momento sono le otto di domenica mattina ed è una bella giornata anche se siamo a fine ottobre, io sono ancora a letto, Christian si è appena alzato ed è andato in bagno, penso che si stia facendo la doccia. Ecco, sento la porta che si apre, lui esce, indossa un accappatoio di spugna, si avvicina al letto, un sorriso luminoso, si piega per darmi un bacio. Oh, è fresco, profumato... ha un profumo così sexy. Gli metto le braccia attorno al collo e senza indugio gli faccio capire che voglio di più di un semplice bacio, anche perché ieri sera ero così stanca che mi sono addormentata subito. Non sia mai che mio marito creda che io non voglia assolvere ai miei doveri coniugali.

«Ehi, lungi da me l'idea di rifiutare le profferte amorose della mia bellissima moglie, ma non hai fame? Sarebbe l'ora della colazione.»

«Dopo.» Così dicendo mi avvinghio a lui e lo faccio distendere accanto a me. Mi metto a cavalcioni su di lui e comincio a baciarlo. Comincio dalla bocca per poi scendere lentamente, molto lentamente, sul collo e, dopo aver aperto l'accappatoio, sul torace, sugli addominali. Lui mi lascia fare, ansimando mentre mi guarda, sorpreso dalla mia audacia. Poi, con il suo aiuto gli tolgo l'accappatoio e lo lancio sul pavimento. Mi soffermo un attimo a guardare il suo corpo statuario, le sue spalle forti, le braccia muscolose con le vene in rilievo, la tartaruga degli addominali, le cosce sode e definite. Se considero anche la sua chioma disordinata e ancora umida, gli occhi luminosi e intriganti attraversati da una luce di sfida, la sua bocca appena socchiusa in un sorriso malizioso, mi sembra così bello che mi lascia senza respiro. Non posso credere che sia mio.

«Hai finito il tuo esame, Mrs Grey?»

«Esame? Che esame?»

«L'esame dettagliato sul mio corpo, mi hai appena fatto una radiografia completa.» Dice sempre più malizioso.

«Mr. Grey, penso che tu sia il solito presuntuoso, anzi più del solito... dovrei punirti.»

«Ah, sì? E cosa mi vorresti fare?»

«Mmh... devo ancora rifletterci, ma... adesso che ci penso, potrei portarti nella tua stanza dei giochi... sono sicura che lì, in mezzo a tutti quegli attrezzi di tortura mi verrà in mente qualcosa.» Scoppio a ridere, felice di quella battuta, ma forse non è solo una battuta. Christian contagiato dalla mia allegria, mi ribalta sul letto.

«Ah, è così? Ma prima dovresti riuscire a trascinarmi là dentro.»

«Troverei un modo, stanne certo.» Ma ormai lui non mi ascolta più, impegnato a spogliarmi e poi a baciarmi sulle labbra, sul collo sul seno, sulla pancia in un delizioso tormento.

Oh, Dio! Sono in estasi! Ma un momento... mi viene in mente che ero io a voler fare questo a lui...

Riesco a racimolare il minimo di forza che mi permette di ribaltare letteralmente le cose, mi alzo leggermente e Christian, come, risvegliato da un bel sogno, mi guarda stordito.

«Cosa c'è, Ana?»

«Se non sbaglio avevo cominciato io a fare quello che ora stai facendo tu!» Di colpo la sua espressione corrucciata si trasforma, un sorriso soddisfatto gli illumina il viso.

«Ok, non ti fermerò.»

Lo spingo perché finisca disteso sulla schiena e mi rimetto a cavalcioni su di lui. Lo guardo dall'alto, mentre lui mi ammira con il suo sguardo languido e divertito allo stesso tempo.

«Cosa vuoi farmi, Mrs. Grey?»

«Lo vedrai, lo vedrai presto, Mr. Grey.»

Quando mi riprendo dalla spossatezza dopo la sessione mattutina di sesso che ci ha procurato ben due orgasmi a testa, siamo l'una accanto all'altro e ci guardiamo con reciproca venerazione. Gli accarezzo il viso e gli chiedo una cosa che mi frulla in testa da un po'.

«L'altro giorno hai detto di non volere più andare nella stanza dei giochi...»

Tutto il suo corpo si tende, alza la testa per osservarmi meglio, ma attende che sia io a riprendere a parlare. Ha una delle sue solite espressioni impassibili, quella di quando vuole nascondere l'ansia.

«Perché non ci vuoi andare più?... Cioè, perché non vuoi che ci andiamo a fare... insomma... a giocare?»

Silenzio. Lascio trascorrere il tempo aspettando che sia lui a dire qualcosa, ma niente.

«Christian, perché non mi rispondi?»

«Non ci voglio tornare. Punto.»

«Perché?» La mia voce risulta stridula, irritata.

Lui fa un sospiro di esasperazione, chiude gli occhi, li riapre.

«Ana, te l'ho detto: ho promesso a me stesso che, quando ti fossi risvegliata, se mi avessi voluto di nuovo, avrei chiuso definitivamente con la mia vecchia vita.»

«Ma tu hai chiuso quando hai capito di essere innamorato di me. No? Quello che facevamo noi due non è lo stesso che facevi prima con le altre donne, le Sottomesse.»

Di nuovo silenzio, un lungo silenzio.

«Christian, parlami, per favore.»

«Non puoi capire.»

«Prova a spiegarmelo.»

«Ana, io quando sono lì dentro ho degli impulsi... a fare come prima, capisci? Io non voglio farlo con te.»

«Ma...?»

«No, basta, non ne parliamo più, per favore... cos'è non ti soddisfa quello che facciamo?»

«Certo che sì, ma sai com'è, la varietà è il sale della vita...»

«Ho abbastanza fantasia da variare anche senza bisogno di andare in quella stanza. Una volta ti ho detto che sono come un alcolista: mi capita di sentire quell'impulso e non so se riuscirò sempre a dominarlo. Forse, quando mi sentirò più sicuro, potremo... ma non adesso.»

Lo guardo dritto negli occhi per rassicurarlo. «Ok, se più avanti ti sentirai di farlo. Dovresti avere più fiducia in te stesso, io ce l'ho.»

Gli accarezzo una guancia e gli stampo un bacio sulle labbra. Poi per allentare la tensione porto il discorso su un terreno neutrale.

«Marito, andiamo a fare colazione?»

«Certo. Avete bisogno di mangiare.»

«Abbiamo?»

«Sì, tu e nostro figlio.»

«Ah?»

«Ah!»

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