Capitolo 47

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Dopo aver fatto l'amore in modo lento, dolce, soave, i nostri corpi sono ancora caldi e ansimanti, spossati. Restiamo incollati l'una all'altro respirando i nostri reciproci odori. E mentre assaporiamo l'estasi, la mia mente ritornata in sé comincia a vagare. Mi chiedo quando è cominciato tutto questo. Come sia potuto accadere in così poco tempo che ci innamorassimo in maniera così totalizzante. E mi si riaffaccia alla mente il giorno dell'intervista.

«Mi stavo chiedendo...»

«Cosa, piccola?»

«Cosa avessi pensato tu durante l'intervista che ci ha fatti incontrare.»

«Cosa ho pensato o cosa ho provato?»

«Be', tutti e due.» Esita un po', sembra imbarazzato. «Dai, dimmelo. La verità.»

«Ok. Sarò spietato. »

«È quello che voglio, che tu sia spietato... se ti ricordi.»

«Come potrei aver dimenticato. Quell'intervista ha cambiato la mia vita. Ne conservo un ricordo così nitido che potrei raccontarti ogni minuto di quella conversazione senza tralasciare neanche un particolare. Dunque, cosa ho pensato? Prima di tutto, quando Andrea mi ha annunciato il tuo nome, ho avvertito un po' di disappunto per l'imprevisto... odio gli imprevisti.»

«Ne so qualcosa. D'altronde che Maniaco del controllo saresti se non odiassi gli imprevisti.»

«Sei la solita impertinente, ma se continui così, non ti racconto più niente.»

«Oh, no, no, no. Sarò muta come un pesce. Giuro.» Rispondo e non riesco a nascondere un sorriso.

«Una sola parola e smetto di raccontare, intesi?» Io annuisco senza dire nulla, mentre mimo l'atto di chiudere a chiave le mie labbra, comincio da subito il silenzio. Lui capisce e sorride a sua volta.

«Poi, quando sei inciampata, ho alzato gli occhi al cielo infastidito dalla goffaggine di questa ragazza dalla fluente chioma castana, però mi sono precipitato ad aiutarti e... e quando i nostri sguardi si sono incrociati, ecco, in quel momento il tempo si è come fermato: ho avuto la sensazione che i tuoi occhi così belli e ingenui potessero leggermi dentro. E non mi sono sbagliato. Adesso come allora sento di non poterti nascondere niente, sono un libro aperto per te. Non che io voglia nasconderti qualcosa, ma...» Alzo timidamente la mano per fargli capire che vorrei dire qualcosa. Lui scoppia a ridere. «Che fai? Alzi la mano come a scuola? Cosa vuoi dire?»

«Mi hai detto di non interromperti, ma non voglio che tu ti senta a disagio... Io mi fido di te. Lo so che non vuoi nascondermi niente.» Mi posa un bacio sulle labbra e riprende a parlare. «Poi sei arrossita... oh, Ana, non l'avessi mai fatto. Da quel momento la mia mente ha cominciato a divagare su come potesse essere la tua pelle nelle altre parti del corpo, parti del corpo non visibili a tutti, per intenderci.» Annuisco sentendomi avvampare e lui prosegue. «Ecco, in questo momento stai arrossendo di nuovo. Adoro quando succede.» Mi accarezza una guancia proprio dove si diffonde il rossore. «Eri piuttosto imbarazzata... eri rimasta a bocca aperta a guardarmi, a fissare le mie labbra, ho capito che apprezzavi il mio aspetto... come tutte le donne.»

Che presuntuoso narciso pieno di sé!

«Non fare quella faccia sorpresa. Lo sai anche tu che è la verità. Io ti ho trovata molto attraente da subito e anche tu lo hai pensato di me. Mi sbaglio forse?... Hai il permesso di parlare.»

«Grazie di avermi concesso la facoltà di parlare, Signore.»

«Attenta a te!» Mi sorride mentre mi dà questo avvertimento.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now