Avenging Angels

By -Happy23-

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Era da quattro anni che allo scattare della mezzanotte del 21 Dicembre tutti le reti, tutti i canali televisi... More

Δ
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39

Capitolo 34

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By -Happy23-

Quella mattina mi ero svegliata con l'incessante vibrazione del mio telefono e un terribile mal di testa. Sembrava che qualcuno mi stesse colpendo con un martello. Con ancora gli occhi chiusi e assonnata, allungai la mano verso il comodino e alla cieca risposi al telefono.

«Chi è?» Biascicai con voce arrochita per la stanchezza.

«Ti sei divertita ieri, biondina?»

Spalancai gli occhi e fissai il soffitto. Ieri. La festa. Seth e Katy. La discussione con lui. L'alcool. Lo...spogliarello. Cazzo.

«Mmh...»

Mi misi a sedere sul letto e stropicciai il viso addormentato.

«Cos'è successo?» Domandò tranquillo ma sospettoso.

«Perchè pensi sia successo qualcosa?»

Ridacchiò. «Forse perchè hai annunciato uno spogliarello?»

«Ma non è successo...» Grazie a Chen.

«Per fortuna.» Disse. «E per fortuna hai tolto le storie o i tuoi sarebbero impazziti.»

Aggrottai la fronte. Avevo tolto le storie? Non ricordavo di averlo fatto. Misi la chiamata in vivavoce e, con ancora la vista appannata e infastidita per la forte luce che entrava dalla finestra, andai a controllare il mio profilo social. Effettivamente non c'erano più le storie e anche delle persone che seguivo non c'era niente che riguardava me. Ero sicura che molti mi stessero riprendendo ma non c'erano video o foto che mi ritraevano.

«Mh, si.» Borbottai confusa.

«Quindi, cos'è successo? Non bevi mai così tanto.» Chiese con fare serioso.

«Ho...» Mi fermai. Lui non sapeva che tra me e Seth le cose fossero andate avanti e anche oltre. Se gli avessi raccontato tutto, si sarebbe incazzato con lui e ricordavo la promessa fatta a quello stronzo sul non dire niente a Jace di noi. Ancora non capivo perchè ma avevo accettato. «Ho ricordato brutte cose e volevo cancellarle.»

Con quella scusa, che non sempre era una bugia, non avrebbe indagato oltre. Avrebbe capito di cosa stessi parlando.

«Mh. Stai meglio ora?»

«Be', ho un mal di testa allucinante ma si, sto meglio.» Sbadigliai poco.

Oltre a quello mi sentivo a pezzi, fisicamente e mentalmente. Ricordavo di come fossi andata a letto piangendo, dopo che Zara e Phoebe mi avevano aiutata ad entrare in casa. Probabilmente, più che per l'alcool, il mal di testa era dovuto a tutte le lacrime che avevo impregnato nel cuscino.

Scattai gli occhi sulla porta quando sentii bussare.

«Nyxlie, sei sveglia?»

Chen.

Deglutii. «Ehi, ora devo andare. Ci sentiamo più tardi?»

«Va bene

Chiusi la telefonata e rimasi a fissare il vuoto. Le parole di Seth erano tornate a risuonare nella mente ma ricordavo bene anche come io avessi trattato chi c'era fuori la mia stanza. Dall'altra parte, Chen bussò ancora.

«Ho portato la colazione...anche se è mezzogiorno.»

Già mezzogiorno?

«Nyxlie?» Bussò ancora.

Fissai la porta. Non potevo continuare ad avercela con lui, in fondo non aveva fatto nulla. Lo avevo trattato male ma era stato l'alcool, la rabbia e la tristezza a parlare per me. Mi feci forza e mi alzai per andare ad aprirgli.

Sgranò gli occhi con sorpresa quando aprii. «Oh, ehi, pensavo non volessi aprire.»

Inspirai a fondo e guardai ciò che aveva in mano. «Che hai lì?»

«Un segno di pace.» Disse e frugò in un sacchetto. «Caffè, muffin al cioccolato e pastiglie per il mal di testa che sicuramente avrai.»

Ora mi sentivo anche in colpa per quello che gli avevo detto.

«Scuse accettate.»

«Davvero?»

«Certo.» Sorrisi ancora stanca. «Entra, vado in bagno.»

Non sentivo le voci delle ragazze per cui supposi non fossero in casa. Andai in bagno e mi stropicciai il volto davanti allo specchio. I rimasugli del mascara mi facevano assomigliare ad un panda e sembrava che avessi un nido tra i capelli.

Mi feci una doccia molto rapida, lavandomi anche i capelli, e uscii dal bagno avvolta da un asciugamano. Quando tornai in camera, Chen si era accomodato sulla sedia della scrivania.

Girò la testa e i suoi occhi scrutarono le mie gambe nude fino al mio volto ora meno sciupato di prima. «Mi fai uno spogliarello privato?»

«Ah-ah, molto simpatico.» Schioccai, aprendo l'armadio.

Recuperai delle mutandine e una felpa larga. Una volta vestita, lasciai cadere l'asciugamano a terra.

«Come sei entrato?» Domandai, andando verso la scrivania e mi sedetti sopra.

Aprì la bocca ma non rispose. Inarcai un sopracciglio, fermandomi dal prendere la pastiglia e lo guardai sospettosa.

«Seth mi ha detto i codici.» Confessò infine con un pizzico di colpevolezza.

Ovviamente. Annuii e ingoiai la pillola con un sorso di caffè. Era ancora caldo ed era dolce come piaceva a me. Appena diedi un morso al muffin quasi gemetti per il piacere, era troppo delizioso.

«Grazie.» Dissi a bocca piena.

Sorrise. «Felice che il mio gesto di pace sia stato accettato.»

«Ti avrei perdonato comunque.» Ammisi. «Mi dispiace essermi arrabbiata con te.»

«Be', era comprensibile la tua rabbia.»

Staccai un pezzo di muffin con le dita e scossi la testa. «No. Tu non hai fatto niente. Ti ho accusato ingiustamente...anche perchè le volte che siamo stati insieme, te l'ho chiesto io.»

Mi osservò in silenzio per un po'. «Mi dispiace per come ti ha trattata.»

Deglutii a fatica quel pezzo di muffin e abbozzai un sorriso. Avevo già pianto prima di andare a letto, avevo già pianto troppo in quella settimana, dovevo trattenermi almeno in quel momento.

«Anche a me.» Deglutii. «Ma è sempre stato onesto e mi ha davvero avvertita più volte sul fatto che mi avrebbe ferita. Non ho voluto ascoltarlo.»

«È stato un coglione e non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto.»

Alzai le spalle e sospirai. «È che...non so. Pensavo si fosse instaurata una sorta di amicizia, capito? Che non stesse con me solo per avere quello.»

La tristezza mi colpì ancora e una lacrima sfuggì al mio controllo ma la asciugai in fretta. Affogai il dispiacere in quel muffin.

Appoggiò una mano sul mio ginocchio nudo. «Non eri solo quello.»

Tirai su col naso e sorrisi triste. «Non hai sentito quello che ha detto.»

«So cosa ti ha detto ma lo conosco meglio di chiunque altro. L'ha detto solo per allontanarti.»

Aggrottai la fronte. «E perchè? Cos'ho fatto?»

«Niente. È solo che per lui è difficile legarsi a qualcuno.» Spiegò e si fece più serio. «Ci sono delle cose che non potrà mai dire e non vuole passare la vita a mentire.»

«Lo so.» Dissi. «Sai, a volte ha sempre scherzato sull'aver ucciso qualcuno o poterlo fare per me. Se...se dovesse essere davvero una motivazione del genere non saprei come reagire.»

Forse, un grande forse, se fosse per una giusta causa, potrei anche comprendere un gesto del genere, ma giustificarlo? Quello era difficile.

«Nessuno di noi è perfetto.» Disse.

«Lo penso anche io.» Confermai. «Ma certe cose sono più gravi di altre.»

Uccidere era una di quelle.

Sospirò piano ma non replicò.

Bevvi un sorso di caffè mentre pensavo. «Posso farti una domanda un po' strana?»

«Vai.»

«Ho visto dei tagli su Seth. Erano piccoli ma...non so, mi sono preoccupata. E ovviamente si è arrabbiato.»

«Oh.» Si accigliò e si passò una mano tra i capelli. «Si, non devi preoccuparti.»

«Mi dirai cosa sono o perchè lo fa?»

Arricciò le labbra. «Non penso sia il caso. Sappi solo che sta bene.»

Assottigliai gli occhi. «Non sembri sincero.»

«Lo giuro.»

Non gli credevo, quei due avrebbero mentito l'uno e per l'altro anche per un omicidio. Tuttavia sapevo che non avrebbe mai parlato al posto di Seth perciò evitai di spingermi oltre.

«Allora...» Continuai a gustare il muffin che era gigante e con dentro anche la crema alla nocciola. «Com'è andata con quella ragazza?»

«Quale ragazza?»

«Della biblioteca.»

Accennò un sorrisetto. «Perchè pensi ci sia qualcosa?»

Mi strinsi nelle spalle. «C'è qualcosa?»

Scosse la testa e incrociò le braccia. «Ti ho detto che non voglio relazioni serie.»

Ruotai gli occhi. «E ancora non ho delle motivazioni valide, per quanto mi riguarda avete solo paura di non potervi divertire con chi volete.»

«Penso che quando trovi la persona giusta ti dimentichi delle altre perchè vuoi solo lei.»

«Visto!» Esclamai. «Romantico e intelligente. Quand'è che la smetti con queste cazzate e inizi a cercare?»

«Non ti vuoi proprio dare pace.»

«No.» Bevvi un sorso di caffè e mi leccai le labbra. «Saresti un ragazzo fantastico e stai privando la tua anima gemella di questa cosa.»

Sbuffò in una mezza risata. «Leggi molti romanzi rosa, vero Peach?»

Ruotai gli occhi. «Anche. Ma è impossibile che passerai il resto della tua vita da solo.»

«Per tutta la mia vita, no.» Sospirò. «Ma al momento non è fattibile.»

«Anche gli altri sono di questo pensiero?»

Sembrò titubante sulla risposta. «Si, anche loro.»

«Siete strani.»

Sorrise e alzò le spalle. «Ci siamo trovati.»

Gli offrii l'ultimo pezzo di muffin perché mi sembrava scorretto non farlo. Lo accettò come suggello della nostra pace e io terminai il caffè.

«Sa che sei qui?» Chiesi, giocherellando col coperchio del bicchiere.

«No, ma non mentirò se dovesse chiedermi dove sono andato.»

Restai in silenzio e lui mi toccò la gamba.

«Ehi, parla. Sfogati pure.»

Accennai un sorriso doloroso e inspirai a fondo, controllando le emozioni. Raccolsi i pensieri prima di parlare.

«Non dico che fossi speciale ma alcune scelte che ha fatto, come si è aperto un po' sulla sua famiglia e su di lui, non so...era tutto finto? Non gli interessava farlo perché voleva aprirsi con me ma solo perchè doveva acquisire la mia fiducia per arrivare a quello scopo.»

«Pensi sia cosi?»

«Lui ha detto così.»

«Pensi che avrebbe invitato a casa sua una che voleva solo scopare?»

«Ha detto che sapeva non andassi a letto con chi non conosco. Doveva farsi conoscere.»

«Ma non sai molto di lui, o sbaglio?»

«No ma fido. Come mi fido di te.» Dissi. «Non è facile da spiegare, non so nemmeno il perché, ma qualcosa mi spinge a farlo. So che non fareste mai niente che io non voglia.»

«Forse non dovrei dirlo ma...» Cercò la mia attenzione. «Seth preferisce perderti in questo modo che continuare un qualcosa che al momento non porterà a niente.»

«Mi piace la sua compagnia.» Mormorai. «Saremmo potuti continuare ad essere almeno...amici.»

Sbuffò con un sorriso. «Seth vorrebbe scoparti ventiquattro ore su ventiquattro. Non avrebbe mai resistito a questo.»

Arrossii e boccheggiai. «B-be' potrebbe evitare di ragionare con la testa, e non con quello che ha nei pantaloni.»

«Potrebbe.» Disse. «Ma è una testa di cazzo quindi non lo fa.»

Mi rubò una piccola risata che scemò abbastanza in fretta. Dondolai i piedi e guardai in basso.

«Anche tu mi ferirai, Chen?» Chiesi piano.

Aprì la bocca e poi serrò le labbra.

«Cos'è che nascondete di cosi tanto terribile?» Chiesi con un mezzo sorriso amareggiato.

Abbassò lo sguardo, quando lo rialzò era scuro in volto. «Ti prometto che farò di tutto pur di evitare tu soffra, ma sappi che se non dovessi riuscirci, l'affetto che provo per te è reale.»

Sentii formarsi un nodo alla gola e aggrotta la fronte. «Perchè lo dici?»

«Perchè se le cose dovessero andare diversamente, lo penserai.»

«Quindi ammetti che nascondi qualcosa--che entrambi nascondete qualcosa di grosso?»

«Si.»

«È qualcosa per cui avete paura di essere guardati diversamente?»

«Non ci interessa di ciò che pensa la gente.» Rispose. «Non ci siamo mai legati a nessuno proprio per questo, per non deludere chi ci sta affianco.»

«E con me?»

Arricciò teneramente il naso. «È difficile non affezionarsi a te.»

Sorrisi imbarazzata. «Dici? Non me l'ha mai detto nessuno. E il fatto che ho pochi amici dovrebbe dire qualcosa...»

«Dice che molte persone vogliono restare nelle loro stupide convinzioni.» Scrollò le spalle. «E finché è cosi non ci perdi niente.»

Aveva ragione. Però ora non potevo togliermi dalla testa il pensiero del loro segreto.

«C'è una qualche chance che potreste dirmelo?» Tentai speranzosa e curiosa. «Cosa nascondete.»

«È complicato, Peach.»

«Dio, inizio ad odiare questa parola.»

Sorrise ma poi tornò serio. «Me lo prometti? Che non metterai in discussione il mio affetto verso di te? Quello di Seth?»

«Seth non prova niente per me.» Ribattei. «Non gli interessa nemmeno essere un mio amico. Voleva solo scoparmi.»

«Non è così.»

Alzai le spalle. «È quello che ha detto e il non ascoltare i suoi avvertimento mi ha portato a soffrire, non ho intenzione di cadere nello stesso errore. Se dice che non valgo niente per lui, allora gli credo.»

Non sembrava soddisfatto delle mie parole, sperava che gli credessi ma non potevo credergli. Lui non era Seth, non era nella sua testa.

«Ma ti prometto che se dovessi scoprire il vostro grande e temibile segreto, non metterò in discussione la nostra amicizia.»

Sorrise e allungò una mano. Gliela strinsi per suggellare il nostro patto.

«Tornerai a casa per Pasqua?» Domandò poco dopo.

Non mancava molto alle vacanze pasquali, non mi dispiaceva una bella pausa ma l'idea di tornare dalla mia famiglia non era tra le mie priorità, inoltre non volevo guardarli in faccia consapevole di quello che avevo fatto, di quello che avevo detto a cinque assassini.

«Non lo so.» Mormorai. «Meno sto con loro e meglio è. Inoltre dovrebbe venire qui Jace con sua sorella perciò non lo so.»

«Jace e Taylor, eh?» Ghignò.

Ruotai gli occhi. «È assurdo. Tra tutte le ragazze doveva scegliere sua cugina.»

Ridacchiò. «È alquanto esilarante, si.»

«Già. Ieri mi ha chiamato--a proposito, ricordo di aver pubblicato delle storie ma sono sparite.» Lo guardai sospettosa. «Ne sai qualcosa, piccolo hacker?»

Premette le labbra in un sorriso. «Sono sparite, non è meglio cosi?»

«Sei stato tu a toglierle?»

«Un aiutante.»

Lo fissai in silenzio. L'aveva fatto davvero? Dopo avermi trattata in quel modo, faceva anche finta di preoccuparsi per me?

«Jace aveva ragione.» Commentai.

«Su cosa?»

«Mi aveva avvertito su Seth. Mi aveva detto di allontanarmi.» Scrollai le spalle. «Speravo si sbagliasse.»

«Glielo vuoi dire?» Domandò, più nervoso. «Di quello che è successo ieri.»

«No.» Risposi in fretta. «Dopo che se n'è andato via l'ultima volta, gli ho mentito, gli ho detto che non ho più a che fare con Seth. Se dovesse sapere che ho mentito e soprattutto di ieri potrebbe prendere un aereo per fargli il culo.»

«Penso sarebbe l'unica volta che Seth non reagirebbe.»

Assottigliai gli occhi. «E poi sono io quella che legge troppi romanzi...»

«Sei tu che non vuoi credere alle mie parole.»

«Perchè sembra tu faccia il tifo per noi ma non c'è nessun noi.» Ammisi senza mezzi termini e un po' piccata.

Alzò le spalle. «Ed è un problema?»

«Certo!» Schioccai. «Mi fai credere in cose che non sono vere e ci rimango ancora più male.»

«Lo vedrai.» Sospirò quasi senza speranza.

«Cosa?»

«Come non riuscirà a starti lontano.» Affermò con sicurezza. «Sarà ancora più stronzo ma farà in modo che tu non guarderai nessun altro che lui.»

«Perchè dici cosi?»

«Perchè è un narcisista, megalomane bastardo.»

Come dargli torto...

«E gli vuoi bene comunque.»

«In fondo, molto in fondo, è anche un bravo ragazzo. A modo suo lo è.»

«Be', si.» Soffiai. «Ma fa venire il mal di testa ed è difficile stargli dietro.»

«Forse hai ragione, non dovrei insistere su voi due perchè è una testa di cazzo che ti ha già fatto soffrire e non posso dire che non lo farà ancora ma...» Prese una boccata d'aria. «Non l'ho mai visto così con nessuna. Non si immaginava nemmeno lui che sarebbe andata a finire così, per questo ti allontana. Non sa come fare.»

«Potrebbe evitare di fare lo stronzo.» Schioccai. «E avrebbe potuto evitare di dirmi che non scopa sul suo letto perchè è troppo intimo e poi scoparmi sul suo letto.»

Ecco. Erano episodi come quelli che mi avevano tenuta sveglia per una buona ora una volta tornata a casa e che mi avevano fatto piangere a dirotto. Come poteva essere così ipocrita? Così bipolare nelle sue ammissioni e nei suoi gesti.

«E pensi ancora che stia scherzando quando dico che ha paura e ti allontana per motivi che non sono quelli che ti ha rifilato ieri?»

Sbuffai e chiusi gli occhi esausta. «Giuro. Quel ragazzo mi farà venire l'emicrania.»

«A lui glielo fai venire duro.»

Mi accigliai. «Quale sarebbe il nesso?»

«Entrambi soffrite l'uno per l'altra ma in modi diversi.»

«Sai, a volte sei coglione come lui.»

«No, nessuno può raggiungere il suo livello di coglionaggine.»

«Hai ragione.»

Sorrise e poco dopo il suo telefono squillò. Lo tirò fuori dalla giacca di jeans che aveva addosso e mi lanciò un'occhiata rapida. Non parlò ma capii chi fosse.

«Rispondi pure.» Scesi dalla scrivania.

Lui rispose. Io raccolsi gli avanzi di carta della colazione ed uscii dalla stanza per non origliare la conversazione e buttare la spazzatura in cucina.

Non feci in tempo a tornare in camera che lui stava venendo verso di me in cucina.

Incrociai le braccia e mi appoggiai al tavolo. «Devi andare?»

«Si.» Sospirò a fondo.

Annuii con un sorriso. «Va bene, grazie per la colazione e per la chiacchierata.»

Lui si avvicinò e mi circondò la vita con un braccio. «Di niente, Peach. Mi ha fatto piacere.»

Accolsi il suo abbraccio. «Ci sentiamo?»

«Certo.» Disse prima di baciarmi la guancia e scostarsi con un sorrisetto. «E non farti problemi a venire alla confraternita se vuoi vedermi.»

Abbozzai un sorriso nervoso. «Va bene.»

Quando Chen se ne andò, io rimasi immobile a fissare il soggiorno. Parlare con lui mi aveva messo davvero molta confusione in testa, e quella che avevo già non era poca. Non sapevo più cosa fare.

Avrei dovuto ascoltare Seth o Chen?

Seth

Anche se stava risalendo dal porticato non lo guardai. Continuai a fumare in silenzio e a fissare oltre le assi di legno del porticato, seduto su uno dei divanetti che avevamo deciso di portare fuori con l'arrivo del bel tempo. Quel giorno però, si preannunciava un brutto temporale e le nuvole nere erano già all'orizzonte. L'aria era frizzante sulle braccia scoperte per la maglietta che indossavo e iniziava ad infastidirmi il modo in cui dovevo sistemarmi i capelli di continuo.

«Svegliato male?» Parlò con divertimento.

Le assi cigolarono mentre si avvicinava. Non spostai lo sguardo da un corvo nel giardino.

«Dov'eri?»

«Da Nyxlie.» Rispose tranquillamente, sedendosi al mio fianco. «È un problema?»

Certo che no.

«Te la sei fatta?»

«Si.»

Mi bloccai con la sigaretta fumante ad un centimetro dalla mia bocca. Lo guardai con la coda dell'occhio sentendo il mio corpo prosciugarsi del sangue in circolo.

«Cristo.» Scosse la testa. «Dovresti vedere la tua faccia.»

Tornai a respirare e mi irritai. «Vaffanculo. Perchè sei andato da lei?»

«Volevo vedere come stava.»

«Volevi vedere se ce l'avesse ancora con te.» Lo corressi con un sorriso freddo. «Quindi? Sono rimasto l'unico stronzo della sua vita oppure no?»

«Sei decisamente l'unico.»

Aspirai la nicotina sperando mi aiutasse a sciogliere i nervi ma in realtà non riuscivo a pensare a loro due insieme. Non avevano fatto nulla, vero? Perchè la sola idea mi faceva venire voglia di prendere a pugni il mio migliore amico. Cosa si erano detti? Avevano parlato di me? Avevano parlato male di me? Non che facesse differenza, bene o male, poteva avermi comunque pensato. Mi odiava? Aveva finalmente capito che fossi un bastardo che non ne valeva la pena?

«Siamo fortunati comunque.» Mormorò.

Aggrottai la fronte e lo guardai. «Perchè?»

«Non ha intenzione di dirlo a Jace. E questo significa che non saprà che tu non hai mantenuto il patto.» Sospirò. «Il problema è se dovesse dirgli che i Vendicatori l'hanno rapita.»

«Non lo farà.»

«Perchè ne sei così sicuro?»

«Vuole molto bene a Jace e Winter. Non farà nulla che potrebbe metterli in pericolo.» Dissi continuando a fumare. «Pensa che i Vendicatori faranno del male a chiunque saprà del rapimento. Piuttosto soffre in silenzio e da sola.»

Ed era quello uno dei motivi per cui mi odiavo.

«Le ho detto che sei stato tu ad eliminare le storie di ieri.»

«Non avresti dovuto.» Lo rimproverai e mi feci sospettoso. «Non le hai messo strane idee in testa, vero?»

Il suo sguardo guizzò via dal mio e alzò le spalle. «Ho detto solo la verità.»

«La verità?»

Iniziò a gesticolare. «Che hai paura perchè non sei mai stato in una situazione del genere, che non vuoi farle del male perchè nascondi qualcosa, che entrambi nascondiamo qualcosa e che alla fine sarai più stronzo di prima ma che non riuscirai a starle lontano.»

Schiusi la bocca allibito. Ci misi qualche secondo ad elaborare il tutto.

«Cristo, Chen, facevi prima a dirle chi siamo e le risparmierai la fatica di arrivarci da sola.» Scossi la testa scioccato. «Che cazzo ti è saltato in mente?»

«È troppo assurdo, non farà mai quel collegamento.»

«E sulla base di questa tua supposizione le hai rifilato quelle robe?»

«Non robe ma solo, appunto, la verità.» Specificò. «Una verità complessa che non capirà da sola.»

Buttai fuori un po' d'aria, scuotendo la testa.

«E comunque non ho paura.» Chiarii.
«L'ho fatto per lei, è meglio cosi. Dovresti essere dalla mia parte, cazzo.»

«L'hai offesa, Seth.» La sua voce si fece dura. «Potevi usare altri mezzi per allontanarsi ma hai usato la cattiveria e so che l'hai fatto come difesa per quello che provi.»

«Io non provo un cazzo.» Sputai, stringendo i pugni. «Mi attrae solo più delle altre, tutto qui.»

Mi attraeva come una cazzo di calamita. Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua pelle, la sua voce, la sua risata--

«Poco fa mi avresti staccato il cazzo se non ti avessi detto che stavo scherzando sull'essermela fatta.»

«Solo perché sai che è sbagliato.»

«Smettila di sparare cazzate, ti prego. Fai venire mal di testa anche a me.»

Anche significava che lo facevo venire a lei?

Be', anche lei mi faceva scoppiare la testa. E il cazzo nei momenti peggiori.

«Non vuoi ammettere che ti sei preso una cotta per lei solo perché è figlia di colui che pensavamo fosse--»

«Abbassa la cazzo di voce.» Sibilai quando la porta d'ingresso si spalancò e uscirono due ragazzi del secondo anno.

Li salutammo con un cenno di testa e li guardai allontanarsi.

«Non mi sono preso una cotta per nessuno. Non ho dodici anni.»

«Sai, amico.» Sospirò a fondo, stringendo la mia spalla sinistra. «Chiamalo come vuoi, ma quando inizi a voler scopare solo una persona significa che sei abbastanza fottuto.»

«Da quando sei così esperto in questo campo?»

«Non serve l'esperienza per certe cose.»

Dalla porta uscì Zack con una fetta di pizza in mano, probabilmente fredda perché di ieri sera.

«Ehi. Come sta Nyxlie?» Domandò avvicinandosi e appoggiandosi alla staccionata del porticato.

«Perchè dovremmo saperlo?» Ribattei.

Sbuffò con una risata e masticò prima di rispondere. «A me non me ne frega un cazzo se te la scopi, Seth. Dovresti farlo? No. Mi interessa se lo fai? Per niente. Quindi, non fare il finto tonto con me.»

«Sta bene.» Rispose Chen. «Seth ha solo fatto una cazzata.»

Non era stata una cazzata, dannazione.

«No, ha fatto bene.» Replicò Zack. «Se è troppo pericoloso con altre, figurati con lei. Certo, il modo in cui l'hai allontanata è stato da stronzo.»

«Come se voi l'avreste fatto diversamente...» Ruotai gli occhi.

«In primo luogo, avrei mantenuto il patto di non farci nulla.» Commentò Zack, dando un altro morso alla pizza.

Speravo gli andasse di traverso.

«Mi avete stancato.»

Me ne andai. Rientrai in casa per andare in camera mia. Passai davanti la camera di Josh e vidi al suo interno Penelope. I nostri occhi si incrociarono per pochi secondi. Ero ancora incazzato con lei per aver puntato la pistola contro Nyxlie e per quel fottuto piano di rapirla. Lei era incazzata con me perchè diceva di essermi legato a lei.

A furia di rispondere negativamente mi ero anche convinto, ma non troppo perchè non avevo avuto il coraggio di rimanere qui il giorno dopo. Me n'ero andato la sera stessa, consapevole che mi avrebbe cercato, e l'aveva fatto. Tutta la settimana. Ogni fottuto giorno ero costretto ad insultarmi e a rivedere dietro le mie palpebre i suoi occhi annacquati e terrorizzati per colpa mia.

Mi aveva cercato e io l'avevo ignorata con la speranza che si sarebbe staccata da sola, e invece avevo dovuto usare le maniere forti e ferirle con le parole. Dovevo ammettere che farmi trovare con Katy non era parte del piano, avrei dovuto solo farmi avvicinare alla festa e dirle quello che poi le avevo detto ma con più calma.

Per un momento, quando mi aveva urlato di non toccarla avevo temuto che fosse perchè sapeva, sapeva chi fossi davvero ma era stato per altro. Sapevo di essere anche riuscito ad allontanarla ma ora che Chen le aveva messo in testa chissà quali idee, avrei dovuto sicuramente faticare con lei.

Era pomeriggio ed ero in cucina a mangiarmi una pesca quando aguzzai una voce familiare alla porta.

«Chen è qui?»

«No, è uscito.» Rispose uno dei ragazzi che aveva aperto la porta, Victor.

«Mh, okay. E...Seth?»

Drizzai la schiena e inspirai a fondo.

«Penso sia in cucina.»

Non sentii la riposta perché il mio corpo iniziò a pompare sangue ovunque, tappandomi le orecchie. Mi voltai, rimanendo contro il bancone a ferro di cavallo.

La bolla di pressione scoppiò appena la vidi entrare in cucina. Teneva con due mani davanti a sé un sacchetto. I miei occhi sfiorarono la sua figura che indossava una minigonna, che ero sicuro aveva fatto girare la testa a quel coglione di Victor, e un un maglioncino che le accarezzava il seno. I capelli si arricciavano alle estremità e aveva una banda elastica che le dava un'aria fanciullesca, soprattutto con le due ciocche ad incorniciarle il viso.

Sentivo ancora la morbidezza dei suoi capelli tra le dita, come li arrotolavo attorno al palmo per tirarli meglio mentre--

«Qui ci sono i tuoi vestiti.»

La sua voce distaccata interruppe i miei pensieri.

Osservai il sacchetto che stava lasciando sull'isola e diedi un morso alla pesca. I vestiti che aveva indossato quel giorno, dopo che ero stato dentro di lei fino allo sfinimento.

Non li volevo. Ora sapevano di lei. Mi avrebbero mandato fuori di testa.

«Okay.» Replicai.

Sbatteva nervosamente le ciglia e faceva fatica a mantenere il contatto visivo, io invece, non mi staccai di lei. Volevo assaporare, anche solo da lontano, ogni centimetro di ciò che non avrei più toccato.

«Grazie per aver rimosso quelle storie...» Si torturò l'orlo della gonna. «È stato gentile da parte tua.»

Avrei voluto insultare Chen.

«Non è stato gentile.» Scattai infastidito. «Ho fatto quello che era giusto fare.»

«Hai eliminato le storie di tutti quelli che mi avevano ripresa su quel tavolo.» Fece un passo avanti, più sicura. «È stato premuroso da parte tua, soprattutto dopo quello che mi hai detto.»

«Quello che ho fatto non cambia il mio pensiero. L'ho fatto per te, come lo avrei fatto per altre.»

Annuì. «Va bene.»

«Altro?»

Volevo che se ne andasse. Doveva portare via il suo profumo e quei dannati occhi dalla mia vista.

«No.» Sospirò. «Controlla che ci siano tutti i vestiti, se mi è sfuggito qualcosa...be', fammelo sapere.»

Non replicai e lei si voltò dopo avermi fissato per qualche secondo. Sparì dalla cucina senza salutare e tornai a respirare quando udii la porta sbattere.

Per quanto fosse dolce quella pesca, la terminai con l'amaro in bocca.

Δ

Non potevo crederci. Quella piccola stronza.

La notifica di un suo messaggio apparve sullo schermo poco dopo avermi bloccato la chiamata che avevo fatto.

-Sono in biblioteca, cosa vuoi?

-Fai sul serio?

-Di cosa stai parlando?

Le mandai la foto di quello che avevo trovato nel sacchetto che mi aveva lasciato dei miei vestiti. E aveva fatto anche l'innocente. Ero incazzato. Ero incazzato ed col cazzo duro. Quella maledetta stronza.

-Ecco cosa mi sono
dimenticata di mettere

Rimasi interdetto qualche secondo a quel messaggio.

-Come scusa?

-Ora capisco anche perché
i due ragazzi nel tavolo
opposto continuano
a lanciare occhiate
sotto la gonna

Le mie dita picchiarono ferocemente sul telefono.

-Stai scherzando?
-L'hai fatto apposta, Blake?

-Cosa? No, Seth
-Mi sono solo dimenticata

Bugiarda.

-E ora capisco perché sento
così tanto i bottoni del body...

Cazzo.

Mi infilai in tasca il suo dannato perizoma in pizzo che avevo trovato tra i vestiti e mi catapultai fuori casa, dirigendomi nell'unico posto in cui sapevo di trovarla.

Non avevo parcheggiato così velocemente. Sbattei la portiera e salii con furia le scale esterne dell'edificio. Aveva messo un cazzo di perizoma tra i miei vestiti. A che razza di gioco stava giocando? Questa era colpa di Chen, ne ero certo, sua e di ciò che le aveva detto.

La porta della biblioteca sbattè alle mie spalle, attirando l'attenzione di tutti. Tranne la sua. Mangiucchiava l'estremità di una matita mentre leggeva, o faceva finta di leggere, un libro sotto al suo naso. Era da sola nel tavolo rettangolare ma in quello di fronte a lei era pieno di ragazzi. Solo in quei pochi secondi vidi le loro teste indicare e girarsi per guardare sotto al tavolo di quella stronzetta che non si preoccupava nemmeno di accavallare le gambe.

Trattenni la voglia di andare a strappare i bulbi oculari a quei sei coglioni e fingendo un'apparente calma, mi incamminai verso di lei. Solo quando raggiunsi il suo tavolo, sollevò lo sguardo e sbattè le ciglia. Per un istante si mosse sulla sedia, probabilmente non si aspettava di vedermi o forse era proprio quello che sperava. Mi appoggiai al bordo del tavolo al suo fianco. Lei sollevò la testa e si tirò indietro contro lo schienale della sedia.

Mi osservava con sfida. Per lei era un gioco.

«Lo trovi divertente?» Parlai piano, accigliato.

«Rilassati.» Affilò un sorrisetto. «È buio qui sotto, c'è un effetto vedo e non vedo.»

Mi sarei assicurato che non avrebbero più visto nulla nella loro vita, se l'effetto fosse sparito.

«A che gioco stai giocando, Nyxlie?»

Si strinse nelle spalle e mormorò. «A te non capita mai di dimenticare le cose?»

Il mio sguardo ricadde in basso. La gonna che indossava era davvero corta che quasi potevo vedere io cosa ci fosse sotto. Aveva le cosce leggermente divaricate e scommettevo che quei pervertiti continuassero a curiosare in mezzo.

«Dovrei restituirtele di nascosto?» Assottigliai gli occhi. «Oppure posso toglierle dalla tasca, qui, di fronte a tutti?»

La sua sicurezza vacillò per qualche secondo ma poi scrollò le spalle. «Niente che non abbiano già visto tutti.»

Mi irritò quel suo modo di fare, come se non gliene fregasse del valore del suo corpo. Ma se voleva continuare su questa strada, l'avrei accontentata.

Infilai la mano nella tasca dei jeans. Il suo sguardo saltò immediatamente in basso e quando tirai fuori solo neanche un misero centimetro, si alzò di scatto e mi fermò la mano. Mi ritrovai il suo corpo contro al mio e i suoi occhi luccicanti ad una spanna da me.

Sogghignai. «Dicevi?»

Si guardò attorno nervosamente e poi mi regalò un sorriso affilato. «Perchè non mi aiuti a metterle?»

Con quella frase si allontanò e io restai a fissarle il culo come uno di quei sei coglioni alle mie spalle. Prima di seguirla come un cane randagio in cerca di affetto, mi assicurai di aver lanciato un'occhiata omicida al tavolo con i moschettieri e mi inoltrai tra i cunicoli della biblioteca.

C'era un'area qui, nascosta da occhi curiosi, in cui era dedicata a certi incontri. E Nyxlie stava andando proprio in fondo in quella zona.

Si voltò, appoggiandosi alla libreria piena di libri. Inclinò la testa e una ciocca libera le sfiorò la guancia.

Quanto cazzo era bella.

«Cosa vuoi fare, Nyxlie?» Sospirai, fingendo che averla davanti a me in quel modo non mi facesse concentrare il sangue in un'unica parte.

«Io voglio solo riavere il mio perizoma.»

«Be', non avresti dovuto nasconderlo tra le mie cose.»

«Devono essere scivolate...» Arricciò il naso.

«E per sbaglio ti sei dimenticata di metterne un altro paio?»

Sorrise. «Esatto.»

Scossi la testa e mi avvicinai. Non mi trattenni dall'afferrare una ciocca e rigirarmela tra le dita. La guardai e mi assicurai che l'attenzione fosse interamente su di me.

«Quei bottoni danno così fastidio?» Soffiai, facendo cadere lo sguardo sulle sue labbra schiuse.

Respirò a fondo. Vidi il suo seno gonfiarsi sotto quel maglioncino, ripensai a quanto fosse morbido.

«Si...»

Le accarezzai la coscia con le dita della mano libero e lei tremò. Risalii e nascosi le dita sotto la gonna, lei scattò avanti col bacino e mi ritrovai a sorridere. Il suo corpo non tradiva mai il mio tocco. Lasciai andare la ciocca e le sollevai il mento con l'indice. I nostri nasi si sfiorarono e le sue pupille si espansero in quel cielo cristallino.

«Non cambierò idea, lo sai?»

«Lo so.» Ansimò. «Sei uno stronzo.»

«E allora perchè siamo qui?»

«Se non vuoi, chiedo ad uno di quei ragazzi.»

Premetti le dita contro i bottoni del body, andando a stimolare la parte sensibile di lei. Affondò i denti nel labbro e inarco la schiena.

«Provaci.»

«Cosa? Sei geloso?»

Ridacchiai. «Sono le mie di dita che hai sotto la gonna, Principessa.»

«Solo per adesso.»

Fanculo, no.

Slacciai quei dannati bottoni e mi ritrovai risucchiato tra due petali bagnati e bollenti. Cazzo. Mi spinsi contro di lei, affondando le labbra contro le sue e stringendo dal retro del collo i suoi capelli. Si aggrappò alla mia maglietta e inclinò la testa per darmi più spazio, schiudendo le labbra per lasciarmi approfondire il bacio.

Continuai a strofinare le dita in quella scia umida e magica, finchè non scivolarono in lei e la mia testa esplose. Grugnii contro di lei e le morsi le labbra. Volevo essere dentro di lei con tutto me stesso, con ogni parte di me.

«Seth...» Ansimò tra uno schiocco e l'altro.

Il modo indecente in cui lo disse mi incendiò.

Mi inginocchiai a lei e la guardai dal basso, così bella ed eccitata. Mi leccai le dita, succhiando via il suo sapore, più della della pesca mangiata poche ore prima. Si morse il labbro e gonfiò il petto quando agguantai le sue cosce e le accarezzai finchè non raggiunsi il bordo della sua gonna e la sollevai per stringerle liberamente quelle sfere sodi.

«Se arriva qualcuno?»

Le baciai una coscia. «Non arriverà nessuno.»

In caso contrario sarebbe stato un loro problema.

Continuai a baciare la sua pelle liscia e di seta fino ad arrivare all'inguine, mi sentii tirare i capelli e affondai i polpastrelli nella carne del suo culo perfetto perchè mi eccitava quando lo faceva. Succhiai un lembo di pelle vicino a quella che era la mia pesca proibita e poi ci affondai la faccia. Le strappai un gemito piuttosto acuto che ero certo si sarebbe sentito anche da lontano. Ridacchiai contro di lei e le afferrai la gamba destra per posizionarla sopra alla mia spalle così da avere più spazio e gustarla meglio.

Ero un bastardo. Un grosso bastardo. Ciò che le avevo urlato ieri era impresso ancora nei ricordi di entrambi, eppure ora affondavo con la lingua in lei, come se non ci fosse un domani, come se il mio ultimo giorno da condannato a morte. Era così dolce che sarei rimasto così per sempre. La stuzzicai in tutti i suoi punti più sensibili e quando succhiai quel bottoncino gonfio, lei iniziò a strusciarsi sulla mia faccia. Mi sarebbe piaciuto sdoppiarmi, poter vedere da fuori questa scena solo per non perdere ogni sua minima reazione.

Con una mano risalii per il suo fianco e mi intrufolai sotto al maglione. Trovai ciò che cercavo, spostai il triangolo che copriva il suo seno e lo strinsi, lo massaggiai fino a che dovette tirare con forza i miei capelli per non urlare. Le pizzicai la punta dura che immaginai nella mia bocca.

Cristo, quanto avrei voluto scoparla contro questi libri.

«Seth--cazzo.» Soffiò in quel modo che mi faceva esplodere le sinapsi e il cazzo.

Affondai in lei anche due dita e la feci esplodere poco dopo sulla mia lingua. Si irrigidì attorno a me e rilasciò andare il suo nettare succoso e febbricitante.

La sentivo respirare pesantemente e dopo aver ripulito per bene ogni goccia, mi staccai. L'aiutai a posare la gamba che tremava come l'altra ma riuscì a non cadere. Mi guardò con gli occhi appannati di piacere e le guance rosse. Proprio una principessa.

Si morse il labbro e seguì attentamente i miei movimenti. Recuperai il perizoma ancora nella tasca e poi l'aiutai a infilarlo, lo feci passare prima in una gamba e poi nell'altra, lo tirai su e le allacciai anche i bottoni del body. Mentre tornavo sui miei piedi, le abbassai la gonna, prima che potesse arrivare qualcuno a controllare il perchè di questi rumori.

Mi guardò con quegli occhi semi innocenti, speranzosi, come se si aspettasse qualcosa, come se volesse essere baciata. E mi colpisse un fulmine se non lo volevo anche io.

Ma non potevo farlo. Ero stato chiaro e tutto questo non sarebbe successo se Chen si fosse fatto i cazzi suoi.

«Evita di perdere altri indumenti in giro, Blake.» Gracchiai, leccandomi le labbra perchè non ero ancora sazio di lei.

Lessi la delusione nel suo sguardo, quella lucina si spense in lei, ma mi sorrise. «Se questo è il risultato, potrei perderli più spesso.»

Strinsi gli occhi.

«Ma tranquillo, non ti disturberò.» Sbattè le ciglia. «Ce ne sono molti in giro che prenderebbero volentieri il tuo posto.»

«Il mio posto?»

«Si, in ginocchio, davanti a me.»

Le afferrai il volto con una mano e strinsi la presa attorno alla sua mandibola, senza farle male. Il suo sguardo si riaccese a quel gesto e pensai a quanto poco innocente fosse in realtà.

«Stai giocando col fuoco, e ti scotterai.»

«Mi hai già bruciata, Seth. Ora è il mio turno.»

Serrai i denti. Non mi piaceva come parlava. «Ti ho detto che questo non cambiava le cose.»

«Lo so.» Sollevò una mano e mi tirò via un riccio dalla fronte con delicatezza. «Eppure, sei venuto qui. E geloso, per giunta.»

Mi allontanai leggermente perchè altrimenti sarei esploso e l'avrei baciata solo per farla stare zitta. Mi tirai indietro i capelli con nervosismo.

«Chen ti ha rifilato solo cazzate. Tra noi non cambierà niente.» Sputai roco.

«Sarà stata comoda Katy, sul quel biliardino?» Domandò con finta curiosità. «Perchè io, sul tuo letto, stavo benissimo.»

Non riuscii a replicare. Le avevo detto che non scopavo mai nel mio letto e con lei era successo. Mi ero fottuto con le mie stesse scelte.

Si staccò dalla parete e si avvicinò. Serrai la mascella e la guardai dall'alto. Mi afferrò delicatamente il viso e poi si mise sulle punte per lasciarmi un bacio tenue quasi all'angolo nella bocca. Il mio sangue si incendiò. Quando incrociai ancora il blu dei suoi occhi, non riuscii a trovare la via d'uscita. Annegai lentamente in essi.

«Ti farò impazzire, Seth. E tu non potrai fare niente.»

«Mi stai minacciando, Principessa?»

Abbozzò un sorriso furbo. «Scommetto che le minacce rientrano nella tua idea di romanticismo.»

Si, avrei decisamente ucciso Chen.



S/A.

Ehilà 🍑🖤
Come state?

Non vi aspettavate un finale di questo tipo dopo l'ultimo capitolo, vero? 😏

Ma ehi, Nyxlie ha pianto abbastanza...forse è ora di giocare un po'🔥

Bisogna divertirsi, prima delle prossima tormenta👀🙃

Lasciate un voto e un commento se vi e piaciuto!

Vi aspetto su IG per commentare insieme♥️

A presto, Xx

Profili Social🍒

IG e TT: anonwriter23

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