Stomachevole

Bởi ATRUNA

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"Stomachevole" racconta la storia di Edoardo Colanio, un tredicenne costretto dai genitori a trasferirsi in u... Xem Thêm

Book Trailer
Capitolo 0 - Prologo
Capitolo 1 - 13 Luglio 2011
Capitolo 2 - La Combriccola
Capitolo 3 - La Sera
Capitolo 4 - L'allenamento
Capitolo 5 - Il Vento Soffia A Lontrago
Capitolo Bonus - Archivio Sparizioni Correlate Al Caso "Lontrago" [1]
Capitolo 6 - A Mangiare
Capitolo 7 - Il Randagio E Il Rubacuori
Capitolo 8 - L'incontro
Capitolo 9 - La Partita
Capitolo Bonus 2 - Mara Rubacuori - Volume 1
Capitolo 11 - La Ricerca (Parte Prima)
Capitolo 12 - La Ricerca (Parte Seconda)
Capitolo 13 - La Fiera
Capitolo 14 - VS Lontrago Est
Capitolo 15 - Il Premio E Lo Stand

Capitolo 10 - La Stanza E' Fredda

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Bởi ATRUNA

Una macchina bianca con su scritto "Polizia Locale" si era parcheggiata proprio davanti al nostro campo. In realtà non si trattava solo di una macchina, ma di più messe insieme, anche se non potevano essere più di tre. Da una di esse, uscì un minaccioso uomo in vesti di poliziotto e, puntando direttamente verso di me, mi domandò.

"E' lei... Edoardo Colanio?"

...

...

Non ero a conoscenza di dove mi trovassi, e forse proprio per questo non mi sentivo affatto sicuro, si... Decisamente. Ogni singola particella di sicurezza che potevo principalmente possedere era completamente sparita.

Mi guardai attorno, la stanza in cui mi trovavo era estremamente spoglia e polverosa, talmente polverosa che potevo odorare (se fosse anche possibile una cosa simile) la polvere, lo sporco. Era una stanza inutilizzata, decisamente, pareva direttamente fuori da una casa abbandonata.

Come ho già affermato, la stanza era spoglia, se non per dei miseri dettagli. Delle sedie e un pochino di tavolini che, ma oltre a quello non c'era proprio nient'altro. La stanza era illuminata da una luce quasi accecante, che era definitivamente costruita per spazi più ampi. Per di più, c'era una lavagna nera poggiata sul muro, ma riconobbi che quella fosse inutile per qualsiasi scopo avesse la stanza, perchè mi accorsi anche di un paio di altre cianfrusaglie buttate negli angolini della stanza.

Il pavimento era uniforme, ma freddo e leggermente umido, come un po' tutta la stanza. Era formato di un grigio che dava il sentimento di secco, i muri al contrario erano composti da un bianco accecante, con visibile il pattern dei mattoni. Tra tutte le stanze in cui mi fossi mai trovato, questa pareva uscita direttamente da un film horror.

Come ho già affermato, la stanza era fredda e umida, talmente fredda che potevo vedere il mio respiro, e non potevo rimanere fermo senza un minimo di tremolio. Non ero esattamente consapevole del perchè la stanza fosse in queste condizioni, ma specialmente il come la stanza potesse stare in queste condizioni, per il semplice fatto che... Beh, era estate, e qua sembrava di stare in un campo in pieno inverno.

Rimasi ad osservare paziente il pavimento, senza un'idea di che cosa fare. Era meno di un'ora fa, in cui mi stavo divertendo con i miei amici nella partita.

"E' lei... Edoardo Colanio?"

Quando erano arrivati, io decisi immediatamente di seguirli. Non so ora perchè lo avessi fatto così rapidamente, era il semplice fatto che in vita mia non avevo avuto niente a che fare con la polizia, e quindi ero abbastanza spaventato, e quando si è spaventati di qualcosa, si fa semplicemente quello che pare più conveniente, no?

Quindi fu quello che feci, e scoprii che anche i miei genitori erano stati contattati riguardo alla cosa, e scoprendo che anche i miei genitori sapevano che la polizia mi stava cercando per un qualsiasi motivo, non avevo più niente di valido da dire all'interno di me stesso per convincermi a fare qualche sorta di ribellione.

Mi presero e mi portarono fuori dal paese. Ero però consapevole di non essere il responsabile di nessuna sorta di crimine, anche perchè mi avevano assicurato che si trattava solo di una richiesta di interrogatorio, e nonostante non fosse assolutamente più rassicurante, non potevo che avere un minimo di sollievo, nonostante rimanessi estremamente nervoso.

Ero uscito dal paese da un po' di tempo ormai, e mi trovavo in un luogo che non conoscevo, con persone che non conoscevo, senza i miei genitori.

L'ultima cosa che mi ricordo è che mi fu chiesto di rimanere in questa stanza, in questa sporca stanza, senza neanche avere una minima idea del perché, del perché dovessi rimanere in questa stanza.

Non potevo che temere, ovviamente, che cosa si sarebbe potuto fare nella mia situazione? Non sapevo perchè mi trovavo dove mi trovavo, volevo disperatamente saperlo ma non potevo, e proprio questo credo accentuasse come mi sentissi, ma fortunatamente quel sentimento si chiuse relativamente in fretta, grazie al semplice fatto che ebbi presto compagnia.

Un uomo, che non avevo mai visto prima, entrò nella stanza, e io non potevo far altro se non fissarlo, mentre lui condivideva l'azione.

Era un omone, e non stavo scherzando, lo era per davvero questa volta, e non poteva in nessun modo avere meno della mezza età, per quanto paresse una cosa cattiva da fare. Si muoveva in modo lento, davvero lento, ma non ero sicuro se fosse una mia impressione o semplicemente un qualcosa di oggettivo, ma era un tipo abbastanza grassottello, quindi probabilmente era la mia impressione che da quel fatto traeva un minimo di spunto. Si incamminò con una calma e tranquillità disarmante verso un angolino della stanza, prendendo una sedia che mi pareva, poveretta, anche abbastanza rovinata.

In quel momento osai parlare, perchè quei tre giorni di gioco e spensieratezza mi avevano viziato, e avevo in essi indirettamente imparato come parlare.

"Cosa... Succede?"

"Eh?" L'omone si era sorpreso a sentirmi parlare. Si voltò verso di me, prendendo la sedia e avvicinandosi.

"Perchè sono qua?"

"Te lo spiego adesso."

Si sedette immediatamente, e io e lui ci guardammo in volto.

Il suo viso era rugoso, e mi pareva anche stanco. Ovviamente il viso complimentava la corporatura, era un faccione rotondo con dei baffoni bianchi stampati sopra, e la cosa mi faceva abbastanza ridere. Mi pareva uno stereotipo di un poliziotto grassone, gli mancava soltanto la ciambella. E nonostante fosse un pensiero divertente, non era il momento degli scherzi.

"Come ti chiami?"

"Eh?"

"Come ti chiami?" La domanda era secca, e la ripetizione mi dava l'idea che avrebbe potuto ripetersi altre duecento volte non fossi stato in grado di sentire.

"Edoardo... Ma, non sapete già il mio nome?"

"Non sei tu a far le domande." Dimenticai dove mi trovavo, e realizzai che forse dovevo starmene un po' più zitto del solito.

"Il tuo cognome?"

"Colanio." Presi un approccio più diretto, avrebbe dato un vantaggio ad entrambi.

"Sai perchè sei qua?"

"Ho... Fatto qualcosa?"

"Non sei tu a far le domande."

"No, non so perchè sono qua."

"Non hai fatto niente, te lo hanno già detto, no?"

"Si..."

"Non sei un colpevole o un sospetto, piuttosto solo qualcuno con cui ci tenevo a consultarmi." Che significava? Non capivo niente, ero così importante per la polizia? Perchè? Non ho mai fatto niente, e non conosco nessuno affiliato con essa.

"Dimmi... Dove vivi?"

"Lontrago."

"Chiaro, ti piace?" Non sapevo il perchè della domanda, se stava tentando di fare il gentile, ma in ogni caso mi toccava assecondarlo.

"Si, si..." Di solito non ci si lamenta mai delle cose con gli adulti, o ti fanno la ramanzina. E per carità, non avevo sinceramente voglia di sorbirmi tra tutte le cose le ramanzine da degli adulti.

"Da quanto ci vivi?" Le domande erano pienamente personali, ma non la cosa non mi straniva, in fondo era un interrogatorio, che cosa potevo aspettarmi?

"Si..."
"Eh?"

"Oh, uh... Attorno ad un mese, un pochino meno..." In quell'esatto momento non mi cadeva alla memoria quanto tempo fosse effettivamente passato, forse era un risultato dell'improvvisa ansia, non potevo farci niente, suppongo, e anche se desiderassi farci qualcosa, la frase l'avevo già detta ormai.

"Ascolta..." Sto ascoltando. Rimasi a fissare quell'omone, quando si pose una mano sulla fronte, pareva infastidito, ma giuravo di non aver fatto niente di troppo compromettente per causare una simile reazione, o magari si? Non osavo fare nessuna domanda.

Rimanemmo in silenzio per un po', io attendevo che lei potesse dirmi qualcosa, volevo sapere di che si trattava.

"Tu... Sai, di Lontrago?" In che senso?

Percepiva la mia confusione dal mio sguardo, ed era comprensibile, mi rispose immediatamente.

"Sai qualche sfondo su Lontrago? Ne sei a conoscenza? Non sai niente, vero?" Esattamente, ma cosa c'entravo io con Lontrago, esattamente?

Ancora una volta, l'uomo mi pareva stressato.

"Come mai vi siete trasferiti?" Non volevo sputare sull'onore dei miei genitori, gli volevo comunque bene, e sarebbe suonato terribile se avessi detto che cosa avevano fatto e, non conoscendo le leggi italiane, non ero neanche sicuro se fosse un crimine, magari era un furto.

Optai per la figura del ragazzino confuso, non volevo mentire, però sentivo che una questione simile non fosse davvero il centro dell'argomento.

"Non lo so."

"Non lo sai."
"No..."

"Mh." Non pareva convinto, ma che potevo farci? "Hai fatto qualche amico?" Si segnava cose su dei documenti, probabilmente erano le mie risposte, se lo erano... Non aveva così tanto da segnarsi.

"Si..."

"Davvero?" Pareva sorpreso, e non so come la cosa mi facesse sentire.

"Si."

"Mh." Continuava a segnare.

"Esci spesso?"

"No." Mi sentivo di aggiungere un'ultima cosa, "Cioè... Da poco."

"Compreso, compreso, quindi conosci da poco quei ragazzi, eh?"

"Si..."

"Ti faccio una domanda, Edoardo. Conosci una certa..." Cominciò a sfogliare alcuni fogli, fino ad arrivare ad uno di essi, che mi diede. Pareva un fascicolo, e ne osservai il contenuto. Volevo cominciare immediatamente a leggerne il contenuto, ma fui fermato prima che potessi darmi a questo sfogo di curiosità.

"Conosci per caso una certa, Fibonacci..." Il nome che sentii immediatamente dopo mi diede una piccola scossa. "Rosa?"

"Eh?" All'improvviso mi concentrai di più, mossi la testa leggermente, guardando direttamente l'omone. E da lì, probabilmente, comprese che la risposta era affermativa.

"Comprendo." Non osavo davvero ribellarmi e dire che non era vero, perchè in realtà lo ero, la conoscevo, e anzi, pianificavo di vederla al più presto, quindi proprio non avevo niente da dire.

"Da quando è che vi conoscete?"

"Pochi giorni."

"Siete amici?" Non volevo mentire, perchè stavolta proprio non me la sentivo, quindi andai con il semplice e netto metodo del silenzio.

"Mah, comprendo. Non tutti sono simpatici." Non aveva tutti i torti.

"Se, posso..."

"Mh?"

"Come mai... Sono qua?" Ed eccomi qua, avevo per l'ennesima volta infranto la sacra regola, e avevo fatto una domanda, ma con tutti quegli strani giri, non potevo che farmi una domanda o due su che cosa stesse seriamente succedendo.

L'omone diede un sospiro. "Io sono l'agente Ciottola."

"Ok..."

"Tu non sai assolutamente niente degli... Ultimi eventi che sono avvenuti a Lontrago, giusto?" Eh? Di cosa stava parlando?

L'atmosfera cominciava a farsi più cupa, e io cominciavo a diventare sempre più nervoso, tanto che sedermi cominciava a darmi fastidio, ero scomodo, scomodo e a disagio, dannazione.

"No... Non so niente, come... Come mai?"

Improvvisamente, l'Omone butto giù un tono diverso da quello che aveva tenuto per tutta la discussione, come se mi volesse raccontare una storia.

"Non voglio spaventarti, chiaro? Ma quello che ti dò è un grande avvertimento. Non dovrei dire così tante cose, ma non sono mai stato troppo professionale. Proverò comunque a non dire troppo, ma il necessario per farti comprendere alcune cose."

Quell'avvertimento era così stretto. Pareva mi stesse raccontando le regole di un gioco, e io rimasi in silenzio, in ogni caso, non sapevo abbastanza di ciò che stava per dirmi, e proprio per questo non sapevo che cosa aspettarmi.

"Ascoltami... E' da tempo ormai, ma... Strani eventi avvengono in quel luogo. La gente ad un tratto... Sparisce." In che senso? Sparire?

"Eh?"

"La gente sparisce, e non torna più. Non sappiamo quando succeda e il perchè, ma... Per qualche motivo succede sempre a Lontrago, la gente sparisce quando va lì, compreso?" Sentii un nodo alla gola, e non avevo nessuna specifica parola che potevo dire come risposta. La gente spariva...? Che significava?

Quel sentimento improvviso, quella paura, quelle spine, quel terrore che avevo sentito parlando con Rosa. All'improvviso si era ripresentato, e io non mi sentivo affatto bene a riguardo. E io rimasi, curioso di sentire, ma venni fermato all'improvviso, non avrei saputo più niente a riguardo.

"Tieniti al sicuro, perchè succede sempre, e solo alle persone che sono venute da poco. E tu e la tua famiglia vi trovate in questo contesto, chiaro?"

Scossi la testa per segnalare un "Si", ma rimasi zitto. Che cosa stava succedendo? Perchè tutto questo? Cosa avevo fatto? Avessi detto che mi sarei sentito così una settimana fa, non ci avrei mai creduto.

"Ma..." Si, si, osavo ancora fare una domanda.

"Ma perchè..."

"Perché sei qua? Beh... Non era proprio questo il motivo, ma semplicemente una sorta di... Avvertimento iniziale, per avvertirti della questione. Ascolta, io non sospetto te, in quel posto, a Lontrago, succedono cose strane. Quel posto è fottutamente strano, ragazzino. Lo sai?"

Rimasi zitto.

"Non mi sorprende più niente che accade là, ma è la prima volta che ho qualcuno che possa interrogare non originario di Lontrago. E quindi, voglio chiederti... Dove l'ultima volta che hai visto Rosa Fibonacci?"

Le peggiori teorie mi caddero addosso, e io non osavo pensare all'origine di quella domanda.

"Come... Mai?" Non avevo ancora letto il fascicolo, ma prima che lo facessi mi venne dato un riassunto vocale dall'Omone.

"E' sparita, e potresti essere l'ultima persona che l'ha vista".

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