Stomachevole

By ATRUNA

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"Stomachevole" racconta la storia di Edoardo Colanio, un tredicenne costretto dai genitori a trasferirsi in u... More

Book Trailer
Capitolo 0 - Prologo
Capitolo 1 - 13 Luglio 2011
Capitolo 2 - La Combriccola
Capitolo 3 - La Sera
Capitolo 4 - L'allenamento
Capitolo 5 - Il Vento Soffia A Lontrago
Capitolo Bonus - Archivio Sparizioni Correlate Al Caso "Lontrago" [1]
Capitolo 6 - A Mangiare
Capitolo 7 - Il Randagio E Il Rubacuori
Capitolo 8 - L'incontro
Capitolo 10 - La Stanza E' Fredda
Capitolo Bonus 2 - Mara Rubacuori - Volume 1
Capitolo 11 - La Ricerca (Parte Prima)
Capitolo 12 - La Ricerca (Parte Seconda)
Capitolo 13 - La Fiera
Capitolo 14 - VS Lontrago Est
Capitolo 15 - Il Premio E Lo Stand

Capitolo 9 - La Partita

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By ATRUNA

Mi sistemai gli occhiali, per carità, non si può dire niente, e io non posso giudicare nessuno, ma... Davvero?

...

La giornata, in confronto alla mattina, era cambiata decisamente. L'ambiente era caldo adesso, le temperature costantemente alte e il clima esageratamente secco e afoso, ma era un bene per me, avrei avuto qualche motivo aggiuntivo per non restare fermo, o sarei morto sotto il sudore che generavo semplicemente camminando (neanche correndo, solo camminando). Il sole era sempre fisso in quel cielo blu come l'oceano, senza nessuna nuvola che potesse effettivamente disturbarlo, in realtà, erano settimane ormai che non sembrava piovere, e i miei si lamentavano sempre di ciò.

"Terribile." Annunciava mio padre, ogni volta che osservava il meteo di oggi alla televisione.

"E come mai?" Chiedeva mia madre, sempre confusa. Al contrario, lei era contenta, era nata detestando la pioggia per vari motivi.

"Serve un po' di pioggia ogni tanto. Se rimaniamo con il sole per tutto questo tempo... Vedi che prima o poi ci cade addosso un'ondata, si accumula eh, si accumula tutto."

Non ero effettivamente sicuro se funzionassero davvero così le pioggie, ma sinceramente non mi volevo ribellare alla cosa. Questo era un discorso che aveva quotidianamente la mattina da molto, e nonostante oggi non fossi stato presente alla colazione, prevedevo comunque che molto probabilmente questa conversazione era già stata fatta.

"Ma dove diavolo sei stato?" Mi domandava mia madre, confusa, sorpresa, e leggermente preoccupata. In effetti era la prima volta che facevo una simile uscita in davvero tanto tempo.

"Niente, a fare un giro con degli amici." Potevo percepire la mancanza di fiducia a metri di distanza, ma non volevo dire niente a riguardo, probabilmente, avessi provato in qualche modo a spiegare il perchè delle mie azioni, la situazione sarebbe semplicemente peggiorata, quindi era meglio se mi tenevo zitto.

Per il resto di quella mattinata, ero abbastanza tranquillo, di sicuro in confronto a questa mattinata e alla notte. Nonostante a volte cadessi nei pensieri della mattina, mi ero decisamente rilassato, e quindi... Ero abbastanza a posto, nessun problema! Non so se me lo dicevo per rassicurarmi, ma inevitabilmente funzionava, quindi era meglio se non mi domandassi niente.

Ero immediatamente uscito di casa, non immediatamente in realtà, era già mezzogiorno, ed ero ancora in anticipo di circa più di mezz'ora, quindi...

Il paesino, come sempre, mi pareva tranquillo. Tanto che l'unica cosa che effettivamente sentivo erano i soliti grilli e animaletti della giornata che se ne stavano lì a canticchiare, niente di troppo interessante, niente di troppo nuovo. Ero ancora internamente a conflitto con questa cosa e il semplice fatto che niente di interessante avvenisse davvero in quel luogo, ma non potevo di certo lamentarmi, no? Tanto sono sicuro che, conoscendomi, avvenisse qualcosa di nuovo ogni singola volta, io non ne sarei neanche contento, anzi, probabilmente mi metterei a lamentarmi e a richiedere uno stile di vita più tranquillo, ma non è colpa mia, sono semplicemente fatto così!

Non volevo sudare, quindi la camminata la feci lentamente, anche perchè, se avessi corso, molto probabilmente ne sarei uscito tutto stanco e sudato, e per carità, volevo lasciarmi quel dolore al momento della partita.

Riguardo alla partita? Sì, ero ancora ansioso. Sinceramente quello là di ieri era l'unico misero allenamento che avevamo fatto, e quello là non era di certo abbastanza per tenermi motivato e speranzoso che sarei andato bene nella partita. Mi sentivo come all'ora prima di una verifica, il che era strano. Proprio il fatto di pensare alla scuola in quel momento mi pareva strano, perchè nell'estate è così, la scuola si trasforma in un qualcosa di così remoto dalla tua mente che finisce che te ne scordi quasi totalmente, per questo era strano pensarci così ad un tratto. In ogni caso, mi sentivo così, come prima di una verifica, quando hai quel leggero nodo alla gola e quelle goccioline di sudore che ti cadono rapidamente dalla fronte, e quasi quasi avrei preferito fare il giro e tornarmene a casa, tanto Olivia avrebbe essenzialmente sostituito me, ma... Non lo so, qualcosa semplicemente mi impediva di farlo, e non so che cosa di ciò, dovevo tentare di capirlo, ma non potevo, perché ero già occupato a pensare alla partita.

Ma... Molto probabilmente si trattava semplicemente del fatto che non mi sentivo di fare una cosa simile, e che molto probabilmente sarebbe stato di pessimo gusto. Poi, non avevo davvero nessuna valida scusa, anche perchè Dom poteva molto facilmente rivelare a tutti che ci eravamo incontrati, anche se non credo che lo farebbe davvero, visto il semplice contesto in cui ci trovavamo, e il fatto che, avesse detto ciò che era davvero successo, si sarebbe fatto sgamare. Quindi... Mmmh... Ero davvero così a corto di scuse? No, non proprio, ma principalmente, se mi avessero domandato quale fosse la mia giustifica il giorno dopo, sarei rimasto zitto e sarebbe stato trasparente che non ne avevo nessuna. Quindi si, si può dire che si tratta sia di una questione di etica morale, che di semplice e concreto timore per le ripercussioni delle mie azioni, magnifico, ma sì... Si può dire che stavo andando anche di mia spontanea volontà, eh.

Arrivai al campo in realtà abbastanza in anticipo, ma ciò non rese minore l'ansia che ho provato il momento in cui vidi tutti quanti già presenti nel campo. Ovviamente non stavano ancora giocando, perché sennò sarebbe di sicuro stato peggio, ma erano comunque indaffarati a fare qualcosa che non ero ancora in grado di capire. Fui nervoso per un secondo, "Possibile che siano venuti prima di me? Oppure sono io quello che è venuto in ritardo?" Questo pensiero mi rimase in testa per tutto il tempo. Rimasi un po' fermo, senza farmi notare, ma inevitabilmente realizzai che, anche se fossi venuto tardi, avrei semplicemente peggiorato la situazione stando lì senza fare niente, e che dovevo inevitabilmente avventurarmi là dentro e capire che cosa stessero facendo.

Rapidamente alzai il passo, e mi incamminai verso di loro, e impiegai semplicemente un paio di metri prima di farmi rapidamente riconoscere sia dalla mia squadra che quella avversaria.

"Oh, vedo che sei arrivato." Mi disse Olivia, che era leggermente distaccata dalla squadra.

"Spero... Spero di non essere in ritardo."

"Nah, stai tranquillo, siamo noi che siamo in anticipo." Seriamente?

"Come mai...?"

"Beh, ognuno di noi ha pensato di essere in anticipo, tutto qua, proprio come te. Anche l'altra squadra lo stava pensando, infatti sono già lì." Disse, puntando verso di loro.

"Che stanno combinando?" Nonostante mi fossi avvicinato abbastanza, non mi era ancora chiaro che cosa stessero facendo esattamente.

"Niente, si stanno solo, in parole povere, insultando." Beh... In effetti dovevo aspettarmelo, qualcosa di simile doveva succede, era come mischiare olio con acqua, o peggio, una vaschetta d'acido con un mattone, ma forse è un esempio abbastanza strano da fare. Rimasi per un po' di tempo fermo, insieme ad Olivia, mentre fissavamo quei due gruppetti parlarsi tra loro e buttarsi i più beceri insulti che potevamo immaginare.

"Wow! Il vostro compagno non è ancora arrivato!"

"Arriverà tra poco, state ad aspettare e vedrete, arriverà tra poco!"

Apparentemente non si erano ancora accorti del mio arrivo, e nonostante gli avrei dato un gran vantaggio dicendoglielo, volevo comunque vedere dove stavano andando nella loro discussione.

"Si si, come no."

"Potremmo battervi anche in tre!"

"Mah, impossibile! Vedo che avete cominciato a montarvi la testa, eh? Rimanete quello che siete, siete scarsi!"

"Non ci avete mai sfidato prima d'ora!"

"Infatti, ma questa prova sarà abbastanza per determinare tutto quello che abbiamo da sapere su di voi!"

Sembrava vedere due gruppi di bambini urlarsi contro. E per una volta credo che mi sentissi esattamente come si sente sempre Olivia.

"La partita quindi inizia in anticipo?"

"Suppongo di sì, contento a riguardo?"

"Si... Dai. Quindi, te rimarrai a guardare?"

"Senza dubbio."
"L'ultima volta te ne sei andata con..."

"Con...?"

"Hey... Posso... Posso farti una domanda?"

"Dimmi pure."

"Rosa è... Si trova qua?" Mi guardai attorno per un secondo, facendo quella domanda, e tenni la voce bassa. Olivia si fece confusa.

"No, non ancora. Suppongo arrivi dopo. In ogni caso non mi pareva troppo interessata al vedere la partita. Ti ho già detto com'è come persona, non ti preoccupare..."

Non sapevo esattamente il perché, ma sentivo dentro di me un senso di dovere, dovevo capire di più. Per tutto questo tempo avevo tentato di evitarlo, o almeno, per tutta questa mattina, e nonostante ci fossi riuscito con apparente successo, non riuscivo comunque ad evitare di pensarci.

"Voi due, siete... Amiche, giusto?" Mi guardò ancora una volta, e qualcosa nel suo sguardo mi pareva diverso. Sì, stavo delirando, ma non potevo che improvvisamente pensare a quella cosa, e mi sembrava che l'unico modo per risolvere i miei problemi sarebbe stato domandare all'unica persona di cui mi fidavo totalmente.

"Che succede, Edoardo? Mi pari strano. E' successo qualcosa? Come mai queste domande?" Aveva deciso di mandarmi più domande al posto di rispondermi, non ne ero arrabbiato a riguardo, anzi, aveva senso. Nonostante ciò, rimasi silenzioso alla cosa, e Olivia decise di continuare.

"Certo che siamo amiche, ma... Non so come si senta davvero riguardo a me, anche se sono abbastanza sicura che siamo in buoni rapporti. Non ha deciso di venire perchè è un po' così... Non le veniva di venire qua, lo trovava un evento abbastanza inutile." Non potevo in realtà biasimarla, ma per qualche motivo... Qualcosa mi pareva storto, mi guardi attorno un'altra volta.

"Sei sicuro che sia tutto a posto?"

"Si... Si. E' solo che... Non credo di piacerle."

"Stai tranquillo, siamo tutti amici, no? Sono sicuro che debba solo abituarsi a te. Siamo tutti amici."

...

...

"Non sono miei amici."

"Eh...?"

"Non sono neanche i tuoi."

...

Quel pensiero. Non importa che cosa facessi, quel maledetto pensiero, quelle parole, quella frase, non riuscivo ad eliminarla dalla mia testa. Che cosa significava? Perchè me l'aveva detta? Che cosa le ho fatto? Mi detesta?

E' come se, dal primo momento in cui l'ho incontrata, non avesse fatto altro che tentare di sabotarmi. Non le piacevo dall'inizio, mi ha sempre odiato in questi 3 giorni in cui ci siamo conosciuti, e senza neanche un motivo valido, ma che cosa ho fatto io? Perché tutto ciò?

Nonostante tentassi disperatamente di rimuovere dalla mia testa le sue parole e il suo sguardo, non ci riuscivo, e non riuscivo neanche a rimuovere i sentimenti provati in quel breve ma significativo incontro. Erano rimasti impressi nella mia testa, e non volevano uscire.

Olivia rimase ad osservarmi.

"Non mi pari messo bene, è successo qualcosa?" Cosa le potevo dire? Che temevo Rosa? Che per qualche motivo abbiamo avuto un incontro che non ha fatto altro che rendermi all'improvviso paranoico? No, io non sono così, nonostante sia una persona che prova ansia, sono comunque qualcuno che sa tenermi stabile, non permetterò che il suo strano gioco funzioni, non le permetterò di spaventarmi nel non fare amicizia, non ora che io sono a questo punto, non adesso, nonostante non ne sappia il motivo.

"Vorrei parlare con Rosa, se... Se posso."

"Come mai?" Povera Olivia, mi pareva di confonderla.

"Ho bisogno di confrontarmi con lei riguardo a qualcosa di importante."

"Posso chiedere di cosa si tratta?"

"Niente di essenziale."

Quella volta, ieri, quando mi aveva detto quelle parole. Se n'era improvvisamente andata, senza darmi una singola spiegazione. Dovevo incontrarla, parlarle ancora, capire di che cosa si trattasse. Non avessi fatto ciò, non ne avrei capito assolutamente niente. E io dovevo in qualche modo comprendere le origini di tutto questo, dovevo capire perché tutto questo stava succedendo, dovevo capire che cosa lei in particolare avesse contro di me, e dovevo trovare un modo di decifrare la frase che mi aveva detto.

Per qualche motivo, ora più di tutti gli altri giorni, avevo paura di qualcosa. Non sapevo che cosa in particolare, ma di qualcosa, e nonostante mi impegnassi ad aggirarlo, nonostante provassi in ogni modo a far si che la mia mente non ne comprendesse niente a riguardo, non ero comunque in grado di farlo. Anzi, più tentavo di farlo, e più succedeva il contrario. L'uscita di questa mattina, fino ad adesso, ero tranquillo fino ad adesso, ma per qualche motivo, nel vedere Olivia, e nel vedere i miei amici, qualcosa in me si ruppe, ed era come se il seme di dubbio che mi buttò Rosa, in quello strano incontro, stesse cominciando a diffondersi.

Per ora però non potevo farci assolutamente niente, quindi... Era meglio se attendessi. Ma in ogni caso, ero almeno riuscito a fare un minuscolo passo, e a chiedere ad Olivia di parlare con Rosa. Mi preparerò il discorso dopo, ora ho questioni più importanti a cui pensare.

Puntai lo sguardo verso quei due gruppi di ragazzi che si insultavano tra loro, feci un profondo respiro e mi buttai.

"Morte a Lontrago Est!", era l'equivalente di urlare alla rivoluzione in mezzo ad una piazza, nel senso che diede la reazione accurata.

"Finalmente sei arrivato! Ci hai messo tanto!"

"Sì... Uh..." In realtà siete voi che siete venuti in anticipo, ma... Non dirò niente a riguardo.

"Non importa, devi essere pronto. Questi pagliacci pensano di poterci battere!"

"Li ho già incontrati prima, quindi non devi presentarmeli."

"Oh!" Esclamò Elia, "Meglio per me, allora."

"Possiamo iniziare?!" Protestarono la maggior parte delle persone, in comune.

"Hey! Calmatevi! Ora che siamo tutti... Riunione segreta!" Tutti quanti, se non per me, si formarono in uno di quei cerchi che si vedono spesso nei programmi TV dove gli adolescenti discutono delle loro tattiche segrete. Li sentivo rimanere zitti, e realizzai che molto probabilmente stavano aspettando per il mio arrivo.

Mi unii improvvisamente al cerchio.

"Ok ragazzi, so che ci siamo allenati molto..." Prima che Elia potesse continuare, ecco che si unì Michelle.

"In realtà soltanto un giorno..."

"Sta zitta! E' stato un giorno estremamente faticoso, chiaro? Ascoltatemi! Ascoltatemi! Ci siamo allenati molto, e siamo comunque leggermente svantaggiati, non possiamo sapere come sono in realtà, magari sono più forti o più deboli di noi, ma non lo sappiamo. Il punto è, dobbiamo prepararci mentalmente in ogni caso, chiaro?! Chiaro!?"

"Uh... Sì." Il discorso faceva sinceramente pena, e quindi nessuno di noi si sentiva veramente in sentimento di esclamare di gioia, per questo rimanemmo tutti abbastanza zitti.

"Non ho voglia di motivarvi ad urlare, ma fingete almeno che io abbia detto qualcosa di significativo, e iniziamo questa partita. Sono stanco di esclamare a quel gruppo di scarafaggi, vi prego."

A quel punto, un po' per pena, e un po' per sentimento condiviso, esclamammo tutti.

"Hey! Tenetevi zitti, lo sarete tra poco in ogni caso, visto che vi sconfiggeremo."

La preparazione era finita, e la partita doveva cominciare. Non ci mettemmo troppo tempo prima di metterci tutti nella giusta posizione. Io ero alla fine, in difesa. Poichè molto probabilmente era abbastanza chiaro come io non fossi effettivamente in grado di tirare una palla in porta. Realizzai in quel momento quanto diavolo fossi sudato, e la cosa era davvero spaventosa. Dannazione a te, estate, dannazione a te.

Elia stava in porta. In effetti dovevo aspettarmelo, ma non so perchè mi faceva comunque strano. La partita non iniziò immediatamente perchè si doveva ancora decidere chi avesse il pallone. Anche se... concretamente, non avrebbe davvero cambiato molto. La cosa normalmente si decideva con un semplice gioco di sasso carta forbice. Era sempre stato questo oppure in alternativa qualche simile gioco semplice e rapido da fare con le mani. Lo si faceva, ovviamente, tra due persone, e realizzai che quelle due persone erano proprio Dom ed Amelia, e non potevo evitare di deglutire un pochino.

"Ok, iniziamo, sei pronto?!"

"Uh... Sì..." Non pareva affatto a suo agio, ed ero l'unico a sapere il perchè, non potevo che evitare di dispiacermi un pochino.

I due fecero quella che si poteva semplicemente definire come la più misera partita di sasso carta forbice nella storia dell'umanità. Chiaramente vinse Amelia, e in questo non c'era nessun dubbio, ma non potevo che dispiacermi un po' per Dom, che di male non aveva fatto niente.

La partita era vicina all'inizio, ma, prima che ognuno di noi potesse finalmente cominciare, e qualche attimo prima che qualsiasi cosa potesse accadere, venimmo fermati.

Sentimmo un brusco suono, e ci voltammo tutti quanti, inclusa Olivia.

Una macchina bianca con su scritto "Polizia Locale" si era parcheggiata proprio davanti al nostro campo. In realtà non si trattava solo di una macchina, ma di più messe insieme, anche se non potevano essere più di tre. Da una di esse, uscì un minaccioso uomo in vesti di poliziotto e, puntando direttamente verso di me, mi domandò.

"E' lei... Edoardo Colanio?"

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