Stomachevole

Bởi ATRUNA

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"Stomachevole" racconta la storia di Edoardo Colanio, un tredicenne costretto dai genitori a trasferirsi in u... Xem Thêm

Book Trailer
Capitolo 0 - Prologo
Capitolo 1 - 13 Luglio 2011
Capitolo 2 - La Combriccola
Capitolo 3 - La Sera
Capitolo 4 - L'allenamento
Capitolo 5 - Il Vento Soffia A Lontrago
Capitolo Bonus - Archivio Sparizioni Correlate Al Caso "Lontrago" [1]
Capitolo 6 - A Mangiare
Capitolo 8 - L'incontro
Capitolo 9 - La Partita
Capitolo 10 - La Stanza E' Fredda
Capitolo Bonus 2 - Mara Rubacuori - Volume 1
Capitolo 11 - La Ricerca (Parte Prima)
Capitolo 12 - La Ricerca (Parte Seconda)
Capitolo 13 - La Fiera
Capitolo 14 - VS Lontrago Est
Capitolo 15 - Il Premio E Lo Stand

Capitolo 7 - Il Randagio E Il Rubacuori

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Bởi ATRUNA

...

...

...

"Non hai amici qua, randagio. Vattene via, e' un avvertimento."

...

...

"Non hai amici qua, randagio. Vattene via, e' un avvertimento."

...

...

"Non hai amici qua, randagio. Vattene via, e' un avvertimento."

...

...

"...Vattene via..."

...

"...Vattene via..."

...

"...Vattene via..."

"...Vattene via..."

"...Vattene via..."

"Vattene via!"

Mi svegliai all'improvviso. Mi alzai come di istinto, la metà del mio corpo si alzò, le mie gambe invece rimasero tranquille e sdraiate sotto le coperte. Buttai giù due respiri profondi, e mi accorsi di un paio di goccioline di sudore che mi attraversano verticalmente il volto. Non era sudore per il caldo, era sudore di terrore.

Mi grattai per qualche secondo gli occhi, buttai gli occhiali sul mio viso stanco, e inevitabilmente mi feci spazio fuori dal letto, sedendomi su di esso, pensando per un secondo.

Avevo avuto un incubo. L'ennesimo. Avevo dormito di merda questa notte, anzi, sarei sorpreso se avessi dormito in generale. Non ho fatto altro che chiudere gli occhi, dormire, e svegliarmi pochi minuti dopo.

Guardai fuori dalla finestra, la mia cameretta era davvero minuscola, ma almeno avevo una finestra che mi dava quella vista di dolce campagna, e guardandola, mi calmai.

Era arrivata la mattina, tra incubi e risvegli, avevo essenzialmente attraversato una notte dolorosa. Da quando Rosa mi aveva detto quelle parole, quelle dannate parole... Quelle parole, e i sentimenti provati con essa, quel blocco, quelle spine che sentivo infilzarmi, il suo...

No, non riuscivo a pensarci se non sudando ancora, ero in ansia, ero nervoso, ma mi ero appena svegliato. Ero nervoso perché una dannata ragazza che mi detesta vuole spaventarmi, dannazione! Come posso essere un simile codardo?!

Respirai per un secondo, un lungo e profondo respiro. La mia cameretta era ancora decisamente oscura, ed erano le prime ore del mattino. I miei genitori dormivano ancora, e potevo dire che molto probabilmente erano attorno alle 6 di mattina, il sole si stava appena alzando, ma non abbastanza da mostrarsi del tutto.

Visto che ero ancora leggermente scosso, usai la rara bellezza (dormo sempre troppo) di quel paesaggio per distrarmi un pochino.

Le tonalità di grigio si mescolavano con il blu pallido, e ogni colore sembrava attenuato dalla nebbia sottile. Il sole, un timido punto al di là del velo, cercava di penetrare la nebbia, disegnando sfumature di luce ovunque. La sua debole radiazione creava un'atmosfera eterea, come se fossi immersa in un sogno tranquillo. Le nuvole, basse e morbide, fluttuavano apparentemente sospese nell'aria umida. Gli alberi emergevano lentamente dal velo, la loro silhouette si stagliava delicatamente contro lo sfondo sfocato. Osservavo gli edifici che emergevano gradualmente, come fantasmi architettonici, rivelando solo parzialmente la loro forma attraverso la nebbia. Il cielo si schiariva uscendo dalla nebbia che lo circondava, ed ecco che la giornata si faceva più chiara, ed ecco che la vita cominciava ancora una volta, e chissà per quante volte ancora continuerà a schiarirsi.

Mi decisi di andare al giardino, che essenzialmente consisteva nel mio Eden privato. Ero stanco, fisicamente e mentalmente, non mi ero mai svegliato così tardi, e ormai i miei pensieri avevano i loro occhi addosso a me. Dannazione a lei, ma qual'è il suo problema?

Tentai di rilassarmi. Sono sempre stato una persona che si spaventava in fretta, una reazione simile era probabilmente... Naturale. Aveva un effetto strano, che mi sentivo ancora nel mio stomaco.

Raggiunsi rapido il giardino, dove guardai per un secondo quel cielo luminoso della mattina. Si poteva sentire una rilassante brezza, e la cosa davvero mi calmava.

Finalmente mi sentivo meglio, e sentivo il nodo alla mia gola rilassarsi un po'... Mah, non so esattamente cosa io abbia fatto a Rosa, ma deve cominciare a calmarsi. Probabilmente devo averla fatta arrabbiare, e ha tentato di spaventarmi. In effetti... Mi sento come se le stessi rubando un pochino le amicizie, e non è sicuramente qualcosa che voglio fare, per carità!

Non importa, sono cose che succedono, no? Non posso farci molto.

Buttai giù un tranquillo sorriso, ero finalmente tornato ad uno stato di mente normale, finalmente, direi...

Oggi era la giornata della partita, me ne ero quasi completamente dimenticato. Deve essere per questo che ero così nervoso, mah... In effetti, non la prendevo con molto peso la cosa. Ieri ero davvero concentrato, ora... Mi pare niente di che.

Pensai, all'improvviso, che stare fuori mi piaceva davvero, ma questi due giorni mi avevano inevitabilmente viziato, e ora pareva come se avessi una... Una... Una infermabile voglia di camminare, passeggiare. Dannazione a te, Olivia! M'hai proprio preso alle spalle, io tra tutti, che voglio camminare e farmi un giretto fuori, che stregoneria è questa?!

Mi alzai, beh... Se volevo davvero schiarirmi la mente, allora un giro non avrebbe in nessun modo urtato. E in ogni caso, comunque, le mie gambe si sarebbero ridotte inevitabilmente in uno stato di caos dopo la partita, quindi... Non c'è molto da fare qua, no?

A pensarci bene, mi dispiaceva per quel giardino, stavolta ero rimasto qua davvero poco, e probabilmente non gli avevo dato l'attenzione che doveva avere. Ma in questi due giorni, le mie sessioni di relax nel giardino erano finite, ero più energetico, con più vita. Tutto qua, colpa mia? Forse, ma quel che rimaneva era che mi stavo divertendo, e suppongo ciò sia la cosa più importante.

Non sapevo esattamente dove sarei andato, ma non credo che i miei genitori si sarebbero davvero domandati qualcosa. In ogni caso... Lo sanno che esco fuori, no? Quindi perchè dovrebbe essere un problema?

E così andai avanti con i miei piani, non ero sveglio neanche da 15 minuti, e già pianificavo di andarmene in giro, che strano che ero diventato, irriconoscibile dalla persona di prima.

Mi misi le scarpe e sinceramente non mi cambiai neanche, in ogni caso, avrebbe cominciato presto a fare caldo, e avere più di una maglietta corta e dei pantaloncini avrebbe probabilmente avuto come conseguenza il mio scioglimento, quindi.. preferivo risparmiarmelo!

Però, dovevo comunque mangiare qualcosa, avevo fame in fondo. Buttai giù qualche boccone dei resti della cena di ieri. Si... Non era la migliore roba da mangiare, ma beh... Ero di fretta, e avevo fame. Anche se non c'era proprio qualcosa che mi intimava di uscire.

Uscii di casa, e venni immediatamente colpito dai primi raggi di sole che cominciavano a rivelarsi e proprio per questo avevo la necessità di coprirmi gli occhi all'inizio, mah... Un cappello sarebbe stato ideale. Ma ormai avevo chiuso la porta, era inutile tornare.

Casa mia non aveva effettivamente un giardino, no... Quindi appena fuori ero già nel mezzo di quella stradina di campagna. "Mmmh... Ora sono uscito, ma... Ma dove diavolo vado?" Lo pronunciai sottovoce, come stessi parlando con qualcuno.

Realizzai che avevo fallito a riconoscere il significato della parola Passeggiare. Che non c'è un punto esatto in cui si deve andare, si gira casualmente. Però inevitabilmente volevo avere una prima meta in cui andare. Pensai per un attimo, e decisi che, per le mie conoscenze limitate, non avrei potuto davvero dar luogo ad un punto in cui andare. "Il centro sarebbe un inizio. Ci sono tante cose interessanti." Non ero sicuro di questa affermazione, ma indipendentemente da ciò, ero curioso di sapere che cosa avrei potuto trovare. Cominciai ad incamminarmi, e con la passeggiata, tutte quelle piccole preoccupazioni che mi avevano impedito di dormire scivolarono via rapidamente sotto il dolce sole che si stava cominciando ad alzare. Gli uccelli cantavano, dolcemente e lentamente, ma cantavano, e quei pochi grilli che sembravano venire solamente d'estate cominciavano finalmente a farsi sentire, e io, di conseguenza, mi sentii automaticamente più tranquillo. In ogni caso però, non riuscivo comunque a buttare il dito sul perchè... Perchè mi avesse detto quelle cose. Le stavo davvero così antipatico? Se voleva avvertirmi... Su cosa?

Era abbastanza inutile che mi facessi quelle domande, avrei avuto una risposta semplicemente chiedendole personalmente il significato di quelle sue parole. Alla fine è stata lei a pronunciarle, non io, quindi certamente... Non potevo rispondermi da solo, tutto qua!

Potevo, certo, saltare a teorie, ma... Sarebbe un errore, dovrei chiederle tutto, non darmi a pregiudizi. In fondo magari è un equivoco, un equivoco sistemabile.

Quando ieri mi osservò, mi sentivo... Strano, bloccato. Seriamente. Quando il discorso era finito, lei se ne era andata come nulla fosse, e io non potevo che rimanere fermo. Ma c'era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che mi disturbava.

Tenevo il passo relativamente rapido, non avrei voluto metterci un'eternità, per carità, anche se avrei molto probabilmente dovuto prendermela con più calma, ma tutto ciò non importava alla fine, sarei inevitabilmente arrivato dove volevo arrivare. Finalmente mi stavo avvicinando più a Lontrago, e potevo vedere già le prime abitazioni. Arrivato ormai alle zone più abitate, non ci avrei messo più di qualche minuto ad arrivare alla piazza, e da lì avrei potuto facilmente pensare ad un punto in cui stare.

Come ieri, la sensazione dei palazzi che mi circondava, delle case che mi davano ombra, mi dava un minimo di stranezza, anche perché, al di fuori di casa mia, non ero abituato all'ombra costante, ma ciò era piacevole, e quindi non potevo mica protestare, ed era comunque meglio di venire costantemente colpito dal sole, anche perchè mi sentivo già il sudore sulla fronte.

Inevitabilmente, arrivai al centro, o almeno, a quello che potevo io definire come il centro geografico del paese, e ironicamente quella era proprio la zona dove era presente un piccolo parco e, all'interno del piccolo parco, la mia salvezza, una mappa del paesino.

Ero davvero felice di averla trovata, e cominciai ad osservare un po' tutti i luoghi che si trovavano attorno a me, e per cui quindi non avrei dovuto fare una strada gigantesca. Per di più un altro mio criterio era il semplice fatto che stavo cercando più specificatamente posti nel paese, dove potessi essere protetto da quella dolce ombra. Mi aveva viziato, colpa mia? No, assolutamente!

Mi soffermai su un punto in specifico... La Libreria.

Era da un po' che non leggevo qualcosa, e per un po' dovevo ammettere che consisteva nella mia unica forma di intrattenimento, o almeno, finché non sono stato forzato a giocare a calcio, questo si. Quindi, immediatamente, mi decisi, si, quella sarà la mia destinazione!

Sorrisi contento e fiero di me stesso, non era niente di speciale, ma ne ero comunque fiero. Non era così lontano, e quindi dopo qualche passo ci sarei subito arrivato.

Rapidamente mi incamminai, mi sentivo finalmente una persona diversa da prima, non fossi uscito, davvero probabilmente mi sentirei ancora preoccupato.

Non bastarono neanche cinque minuti, che con il mio passo, arrivai immediatamente davanti a quella libreria.

Non mi pareva davvero tanto particolare, al contrario, mi pareva che facesse di tutto per nascondersi agli occhi delle persone, era un piccolo angolino, specificatamente in contrasto con i muri bianchi delle abitazioni attorno ad essa, il negozio era giallo, con il nome della libreria e gli orari scritti proprio sopra. Rimasi leggermente deluso quando mi resi conto del semplice fatto che ero venuto proprio il giorno in cui era chiuso. Mah...

In realtà, non era del tutto chiuso, ma... Era comunque presto, e sarebbe stato aperto tra qualche ora, non potevo davvero farci qualcosa, di certo non avrei potuto aspettare.

Davanti a quell'angolo c'erano un paio di panchine in un legno grigiastro, quasi a significare la loro vecchiaia, e quindi decisi che mi sarei seduto per un po' di tempo. Mi accorsi però, ancora prima di sedermi, di un elemento che spiccava.

C'era un libro. Un libro appoggiato su una delle scrivanie. Mi guardai attorno per un secondo, e poi mi avvicinai verso di esso, prendendolo.

Era un librino davvero piccolo. Mi soffermai sulla copertina, tutta ricoperta di un rosa chiaro, che possedeva l'illustrazione di una ragazza sorridente, con sopra il titolo della storia e l'autrice di essa, "Mara Rubacuori, eh?". Era un graphic novel, o almeno... Dava quell'impressione, e pareva anche uno romantico. Ma non mi andava di buttare giù opinioni rapide, dovevo prima confermare. Girai verso il posteriore della copertina, curioso di sapere di che cosa si trattasse...

"Mara è una ragazza con diverse passioni. Adora la scrittura, il disegno, la natura, ma specialmente uno specifico ragazzo nella sua classe, che sembra però non comprendere nessuno dei segni della ragazza. E' il suo ultimo anno di scuola media, e la fine dell'anno si sta avvicinando. Per questo, con l'aiuto della sua amica Emilia proverà a conquistare il suo cuore."

Beh... Sembra proprio qualcosa che leggerebbe una ragazza.

Che strano, qualcuno deve avere perso il libro qui fuori. Mi sentivo male a tenerlo in mano, chiunque vedesse la cosa da un punto di vista esterno avrebbe avuto l'impressione che stessi rubando il libro, ma non è così.

Per di più, sembrava urlare "Ragazzina Innamorata" da tutti i pori, quindi chiunque mi vedesse con quel libro in mano avrebbe avuto le prime impressioni più sbagliate della storia.

Nonostante ciò, ero comunque venuto per leggere qualcosa, e non potevo che sfogliare una pagina casuale, tanto per curiosità.

Aprii essenzialmente la metà del libro, e mi misi a leggere sottovoce il contenuto della pagina.

"Mi tenne stretta fra le sue braccia, tanto stretta che ero in grado di sentire la sua pelle, il suo calore, la sua anima infuocata, vivida, piena di vita. Potevo sentire il suo battito, come stessi stringendo il suo cuore. Ma una cosa era certa, lui stringeva il mio. Le mie corde vocali si bloccarono, una piccola goccia di imbarazzo si butto nell'oceano d'amore provato dalla mia anima in quel momento, e come lui era un solo pesce in un grande oceano, e in così poco tempo divenne l'unico pesce che desideravo, quella goccia nel grande oceano di passione si diffuse per tutta la mia anima. La mia gola si fece secca, mi si bloccarono le corde vocali, non ero in grado di esprimere cosa pensassi. I miei occhi si fecero lucidi, riflettevano il mio cuore piangente, ma non di lacrime amare, erano gocce zuccherate, di passione e amore. Mi feci spaventata, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, era come se, stringendomi forte come faceva, mi aveva automaticamente trasformata in roccia. Solo il mio volto poteva muoversi. E quindi lo osservai, il suo soffice volto, accompagnato dalla luce della grande luna piena dietro di lui, era spettacolare, era tutto quello che potevo mai desiderare, tutto ciò per la quale avevo sempre lavorato. Accorgendosi del mio sguardo, lui ricambiò, dandomi un morbido sorriso nel gesto. Finalmente potevo avere un assaggio dei suoi profondi occhi, era come un grande oceano, profondo, pieno di chissà quali misteri, quegli occhi dicevano tutto e niente, tutto in niente. Ero connessa ad essi, e guardandoli, la mia gola si bloccava ancora di più. Non me ne accorsi, ma mi scaldai, improvvisamente, ero del tutto rossa. Lui se ne accorse, si accorse di cosa provavo in quel momento, della inabilità nel comunicare. Si accorse di tutti i miei pensieri, quelli che non riuscivo ad esprimere con semplici parole, i pensieri che non avevo il coraggio di esprimere. Una leggera risata gli uscì dal volto, e io non potevo fare altro che ricambiare, perché non avevo il coraggio di dire nient'altro. Ma lui questo lo sapeva. Quindi tenendomi ancora più stretta di prima, stavolta talmente attaccata a lui, che sembrava che le nostre due giovani e spassionate anime si potessero toccare, affermò ciò che io morivo dalla voglia di dirgli, dal primo giorno che i nostri sguardi si sono incrociati: "Anche io ti amo, Mara..."

Bleh... Solo una ragazza potrebbe leggere questa spazzatura. E solo una ragazza potrebbe scriverla. Mi chiedo davvero chi si compri questa roba.

Mi piacerà pure leggere, ma... Ma questo no, è troppo anche per me.

Cotninuai a sfogliare il libro per un po', casualmente, principalmente per vedere per quanto tempo si sarebbe estesa quella noiosa e generica storia d'amore.

Erano duecento pagine, abbastanza compatto per un libricino simile, in ogni caso... Qualcuno deve essere davvero disperato per continuare a leggerlo.

All'improvviso però, non fu tanto tempo dal momento in cui appoggiai il libricino, che sentii un passo rapido dietro di me, e mi voltai all'improvviso.

Davanti a me si presentò Domenico, Dom. Mi guardava con un volto confuso, anzi... Non compresi davvero con quale volto mi stava guardando, ma non pareva nel migliore stato. Io e lui ci guardammo per qualche secondo, senza pronunciare una singola parola, ci fissammo negli occhi, e lui rimaneva fermo dov'era. All'inizio, anche io ero confuso e imbarazzato, e compresi che tra tutte le persone che potevano beccarmi a leggere una cosa simile, Domenico era la persona che desideravo lo facesse di meno, e che probabilmente mi avrebbe eternamente preso in giro. Ma quella sensazione se ne andò rapidamente, quando realizzai che non mi stava prendendo in giro, anzi, se ne stava lì fermo, senza pronunciare una singola parola, e la realizzazione mi colpì.

Lui rimase fermo a fissarmi, diedi un'occhiata al libro.

"E'... E' tuo il libro?" Osai buttare giù quella domanda.

Lui rimase fermo, e compresi da quella sua silenziosa reazione che avevo ragione, e quindi rimanemmo a fissarci per un po' di tempo.

Lui mi prese il libro di mano, con la sua usuale aggressività, e con un tono di grande minaccia, mi intimò. Come diretta reazione, mi spaventai leggermente

"Se osi dire a qualcuno di questo episodio... Se osi dire a qualcuno di questo episodio!"

"S-si! Si ho capito!"

"Eh? Non ho neanche detto la minaccia." Pareva leggermente deluso.

"Non ne hai bisogno. Non avrei detto a nessuno di ciò in ogni caso."

"Compreso... Beh, meglio per me."

In quel momento non rimaneva molto che poteva dirmi.

"Quanto..." O magari qualcosa c'era. "Quanto hai letto?"

Pareva una domanda davvero disperata, risposi direttamente, anche perchè non mi sentivo di prendere in giro nessuno, nonostante fosse qualcosa di davvero strano.

"Abbastanza da capire di cosa si tratti. E da domandarmi il perchè una persona come te lo leggerebbe."

"Posso spiegare."

"Vai, spiega." Sinceramente? Oltre al fatto che fosse strano, non mi dava un vero e proprio fastidio che lo leggesse, ma se riusciva a darmi una spiegazione valida, forse mi sarei sentito molto meglio a riguardo della questione.

"Quindi..." Fissò il pavimento, qualche goccia di sudore, e tentava di non far diretto contatto con me. "Mi piace una ragazza."

Ok, continua, come si collega?

"E..." Ok, ok, sto aspettando, vai pure, attendo.

"Ho deciso di leggere dei libri d'amore, per... Per trovare uno spunto."

Lo fissai direttamente, avrei riso al momento, ma mi faceva un po' pena, quindi rimasi semplicemente zitto.

"Sai... Sai vero che non è una buona idea?"

"Dici?" Ma che domanda è!? Tutti sanno che i libri non funzionano mai nella vita reale, sono decisamente più distorti.

"Non ti fai un'idea realistica. I libri sono fatti per non avere logica, quindi..."

Con grande colpa, continuò a parlare.

"Non conosco nessuna ragazza troppo bene per chiederle dei consigli!"

"E... Michelle?" Il momento in cui buttai giù quella proposta, ci fissammo entrambi negli occhi, e lo sguardo rispondeva. Nonostante la conoscessi da poco, comprendevo che Dom la conosceva da tanto, e visto che il nostro sguardo affermava la teoria dell'altro, compresi che avevo ragione, che Michelle era troppo strana per essere categorizzata come una ragazza in grado di dare validi consigli amorosi.

Visto che Michelle non era un'opzione, rimanemmo un po' a rifletterci sopra.

"Ma..." Forse non ero nel posto per fare domande, ma ci tenevo comunque.

"Ma chi è questa ragazza?"

Lui evitò ancora una volta di fare diretto contatto visivo con me, e arrossì leggermente. Rimase zitto e non mi rispose, non credo volesse dirmelo...

"Hey, non lo dirò a nessuno."

"Si tratta di una ragazza che non conosci, chiaro? Quindi sarebbe inutile che io ti dia una qualsiasi informazione."

"Compreso..."

"La incontrerai oggi, alla partita."

"Davvero?" Mi ero completamente scordato della partita, e non potevo evitare di essere grato che Dom me lo avesse ricordato.

"Si... Devo tentare di ignorarla alla partita, o non li batteremo mai." Beh, ero contento di sapere che non ero l'unico che soffriva.

"Compreso, non farò domande. Almeno mi hai dato una ragione valida."

"Che diavolo!? Credevi che leggessi questa roba per piacere personale." Non era un'opzione che escludevo, ma non glielo avrei detto. Si calmò.

"Non importa, in ogni caso... Grazie per il libro, credo. Però ora vieni con me."

"Dove...?"

"Devo fare delle commissioni, per mia madre. Attorno a qui dovrebbe esserci una panetteria, avevo perso il libro. Dove solo andare in alcuni punti a prendere alcune cose e..."

"Compreso, ti accompagno allora."

E così, inevitabilmente, ci mettemmo in coppia ad incamminarci. Per carità, non mi dava fastidio, avrei voluto incamminarmi con qualcuno, anche se Domenico era decisamente l'ultima persona con cui mi aspettavo di andare. E beh... Sembrava essere tornato nel suo solito stato aggressivo.

Io non feci domande, né mi lamentai, né lo presi in giro. Mi pareva più simpatico del solito, e riuscivamo a buttarci insieme in conversazione.

"Da quant'è che leggi queste cose?"

"Qualche mese." Wow, è tanto tempo.

"Ne hai letti tanti?"

"Ne ho finiti attorno ai venti." Venti?! Non riuscirei a leggerne venti in un anno.

"Scegli sempre libri romantici?"

"In realtà vario. Mi piace leggere, da quando ero un bambino, solo... Non lo dico molto alla gente, non sembro uno che legge." Non aveva tutti i torti.

"Perchè non lo dici a nessuno?"

"Non è una cosa da me."

"E quindi...?"

"Sarebbe complicato da spiegare."

"Che generi leggi?"

"Vario, ma... Mi piace un po' tutto, non ho un qualcosa di specifico. Prendo ciò che mi attira di più." Alla fine facevo così anche io, quindi non eravamo troppo diversi nella questione. Stranamente, oltre che con Olivia, lui era la seconda persona con cui stavo avendo una vera e propria discussione.

"Che altri gusti hai?"

"Non puoi estrarre tutto da me."

"Come no...?"

"Hey!" Mi tirò un'aggressiva pacca per la spalla, "Solo perchè ti sto dicendo alcune cose su di me, non pensare tu sia particolare o abbia qualche privilegio, è solo che mi hai beccato nell'atto!" Disse in tono minaccioso. Io rimasi a scuotere la testa spaventato.

"P-però..."

"Però?"

"Penso che se lo dicessi ai tuoi amici..."

"Non voglio dire molto di me, in fondo la loro idea loro la hanno già."

"Ma quella idea non sei tu, è solo una caricatura, a cui tu aderisci."

"..."

"Sono i tuoi amici, non devi fingerti un tipaccio aggressivo solo perchè lo sembri a prima impressione."

"Non è così semplice."

"Lo è."

"Hey, non farmi da psicologo adesso, non ne ho bisogno. Ci penserò a mio passo, ora sbrighiamoci, o mia madre mi romperà la schiena!"

"Mmh... Beh, uh..." Decisi di cambiare ad un argomento un po' più familiare. "Sei pronto alla partita di oggi?"

"Si..." Era in imbarazzo, chiaramente, me ne accorsi. Non avrei dovuto parlarne, mi scordai totalmente di quello che mi aveva detto. "E' meglio che tu non dica niente, chiaro?"

"Non hai bisogno di minacciarmi, lo sai vero?"

"Non importa, faccio quello che voglio io!"

"Compreso, ma... Ti ho già detto che non c'è rischio. E poi, che male c'è a volere una ragazza? Lo vogliono tutti."

"Nessuno mi prenderebbe sul serio se lo dicessi."

"E perchè no?"

Mi osservò, con un volto che esclamava "Guardami in faccia."

"Hey, non credo tu sia brutto."

"Non è lì dovevo volevo andare a parare."

"E dove?"

"Che... Non sembro un tipo che voglia fare questo tipo di cose." In effetti, se aveva sorpreso me voleva dire che c'era un fondo di verità in ciò.

"Beh... Perchè dovrebbe essere un problema?"

"Mi stai tentando di dare consigli come se fossi anche tu un maestro." In effetti aveva ragione, ma hey! Ero comunque un po' offeso dalla cosa.

"Non importa, non so chi sia questa ragazza ma... Sono sicuro che le piaceresti."

"Dici?"

"Dico. Non sei una persona antipatica." Stavo mentendo perché in realtà era tra tutti quanti la persona con cui volevo stare di meno, ma mi faceva comunque pena, e quindi non mi sentivo di buttarlo giù così. Poi, in quel momento, stavamo avendo una conversazione seria ed ero attualmente felice di parlare con lui.

Lui mi osservò, con un volto di gratitudine, e tentò di sputar fuori parole che, da come le aveva dette, non pareva averle mai pronunciate nella sua vita.

"Gr...Grazie."

"Di niente."

Prima però che potessimo continuare con la nostra discussione, ecco però, che sentimmo una grande quantità di passi davanti a noi, e l'ombra di quattro individui si formò davanti.

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