Under the same night sky

By WiseGirl_03

32.5K 1.4K 1.2K

«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
44. Mossa sbagliata
Epilogo
Extra

45. Te lo prometto

552 30 25
By WiseGirl_03

Tre mesi dopo

Una mano mi accarezza il viso, è calda, il suo tocco è gentile.
Sorrido lievemente e schiudo gli occhi, beandomi della vista che mi si presenta davanti.
<<Buongiorno>> mi sussurra Nicholas, abbassandosi per lasciarmi un piccolo e delicato bacio a stampo sulle labbra.

<<Buongiorno>> mugolo in risposta, stiracchiandomi <<Stai andando?>> Domando, notando la sua camicia già indosso e la valigetta che stringe nella mano sinistra.
<<Sto andando>> conferma lui, spostandomi una ciocca dal viso. Annuisco, facendo leva sui miei avambracci per tirarmi su e potermi poggiare alla testiera del letto.
<<Domani chiamami, okay? Facciamo colazione insieme...>>
<<Sembravi così tranquilla, non volevo svegliarti>>

<<Voglio passare quanto più tempo possibile con te>> spiego, posando la mia mano sulla sua, ancora ferma sul mio viso.
Mi sento bene, mi sento completa.
<<Non sarà un'ora di sonno in più a mandarmi in rovina>> aggiungo dopo, schiudendo le labbra in un sorriso che contagia anche lui.
Nicholas sbircia l'ora sul suo orologio e io capisco che non può proprio trattenersi ancora.
<<Passo a prenderti per pranzo, ti porto fuori, così stiamo un po' insieme>> promette, tornando a sfiorare le mie labbra con le sue. <<Ti amo>> ogni volta che lo dice uno sciame di farfalle si scatena nel mio stomaco.
<<Ti amo anche io>> rispondo, guardandolo sognante.

Mi alzo dal letto e lo seguo in salone. Mi appoggio allo stipite della porta d'ingresso e vedo le sue spalle allontanarsi, fino a quando si volta e scuote la mano in un saluto, scoccandomi un occhiolino.
Rido, ricambiando il gesto, e aspetto che salga in macchina, stringendomi nel mio cardigan.

Lo osservo mentre fa manovra per uscire dal parcheggio e si immette nella strada.
Non appena ciò accade, come una saetta, scorgo una macchina arrivare dall'altro lato della strada. Sfreccia senza esitazione e prende in pieno la vettura di Nicholas, mandandola fuori strada.

<<No, Nicholas!>> Urlo, aprendo gli occhi e realizzando di essere nel mio letto.
Era solo un incubo.
Ho il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Boccheggio, nel tentativo di regolarizzare il respiro, e attendo che il mio cuore si calmi.
Certo, solo un incubo perché l'ho già provato cosa si sente a vederlo accadere nella realtà.
Buongiorno Catherine, bentornata nel tuo personale inferno quotidiano.

Quando il contatto con la realtà si fa più concreto, sposto le coperte, infilo le mie pantofole e mi dirigo in cucina. Un profumo delizioso giunge alle mie narici man mano che mi avvicino.
Non appena varco la soglia della porta, sono in grado di individuarne subito la fonte.
Mamma è impegnata a sistemare le fragole su una crostata farcita di crema, si tiene occupata mentre parlotta con Alexander.
Si accorge della mia presenza e abbandona tutto ciò che ha nelle mani per stringermi in un abbraccio.

<<Catherine, amore...Come stai oggi?>>
Lei non sa, nessuno di loro sa cosa sia realmente successo; sono sicura sospettino che sia accaduto qualcosa, sono tre mesi che il mio sguardo è spento, ma nessuno ha provato a estrapolarmi qualcosa.
Non dopo gli iniziali tentativi fallimentari.
Forse aspettavano che mi sentissi pronta a parlare io ma quel momento non è mai arrivato.

Ho intenzione di intraprendere un percorso con una psicologa, sono certa che mi sarà d'aiuto: non posso tenermi tutto dentro, rischio di scoppiare, ma allo stesso tempo non mi sento pronta a parlarne con i miei genitori e Alexander, forse la presenza di un esterno è la scelta migliore.

Sono trascorsi tre mesi ma continuo a sentire quello squarcio nel petto vivido e ancora dolorante.
Dopo aver fornito la mia versione dei fatti alla polizia, ho preso il primo aereo disponibile per tornare a casa. Quando abbiamo comprato i biglietti del volo, io e Noah avevamo previsto di trattenerci anche a Copenaghen, ma non ero nelle condizioni di restare ancora un secondo in più in quel contesto.

Non sento Cole e Simon da allora: ho provato a contattare Cole ma non ho mai ricevuto una risposta, di Simon non ho mai avuto il numero.
Mi mancano.
Avrei bisogno di sentirli accanto a me in questo momento, sono gli unici che possono capirmi.
Lo ammetto, ho pianto anche per questo, non immaginavo così la fine della nostra avventura. Piango tutte le notti, quando nessuno può vedermi o sentirmi.
Per lo meno, spero che loro se la cavino meglio di me, non che ci voglia molto.

Taissa e Sandy, invece, sono venute a trovarmi. Sono rimaste una settimana da noi e credo che mamma, papà e Alexander ne siano stati entusiasti. Dopo quello che è successo con Violet, mi sono sembrati sollevati di sapere che non sono sola.
Stare con loro mi ha aiutato a non pensare, ho imparato che i miei pensieri sanno davvero essere in grado di distruggermi più di quanto faccia il mondo reale.

<<Tutto bene>> forzo un sorriso, accendendo il microonde per preparare la mia camomilla. È diventata la mia colazione preferita.
<<Abbiamo ospiti a pranzo?>> Domando, indicando il dolce con un cenno del capo mentre mi siedo accanto ad Alexander. Mi spintona leggermente come saluto e mi sorride.
Casa.
Mi sembra così strano essere effettivamente di nuovo qui, quando sento di aver lasciato un pezzo di me dall'altra parte del mondo.

<<È per i nostri nuovi vicini!>> Esclama lei, soddisfatta, completando la sua opera e riponendo le fragole avanzate nel frigo.
<<Come fai ad essere certa che gli piacciano i dolci?>> Chiedo, girando lo zucchero nella mia tazza.

<<Che domande, Catherine! Tutti amano i dolci!>>
Lascio andare un sorriso amaro, deglutendo il groppo.

Non proprio tutti.

Proprio in quel momento papà si aggiunge a noi.
<<Buongiorno, ho ritirato la posta!>> Esclama, mostrando le numerose lettere che stringe in una sola mano. <<La nostra cassetta era bella piena...>>
<<Non la controllavo da un paio di giorni, in effetti>> osserva mamma.
<<C'era anche questa>> sposta il braccio, prima nascosto dietro la sua spalla e mostra a tutti e tre una rosa bianca.
Per poco non mi prende un colpo.

Ripenso immediatamente al giorno dopo il matrimonio, quando Nicholas me ne ha lasciata una accanto nel suo letto.
<<Oh ma che bella!>> Mamma si prende il suo tempo per ammirarla mentre io continuo a sentirmi più inquieta ogni secondo in più che la guardo.
<<Qualcuno deve averla appoggiata sulla nostra cassetta e deve essersi dimenticato di riprenderla!>> Deduce, correndo a cercare un vaso per poterle dare dell'acqua.

<<Oppure qualcuno qui ha uno spasimante>> papà mi guarda sorridente e perdo la pazienza.
<<Se è ancora uno dei trucchetti di Noah, allora sappia che per me si può anche strozzare con quella rosa>>
<<Catherine!>> Lo sconcerto di mamma segue le mie parole e mi ammutolisco.
Cosa c'è? Non l'ho mica costretto io a tradirmi: è inevitabile che porti rancore!
Non ne posso più dei suoi innumerevoli tentativi di riconquistare la mia amicizia.
Non ne voglio più sapere nulla di lui, eppure non sembra intenzionato a mollare la presa!

Ciò nonostante, Meredith Richardson non ci mette troppo a recuperare il buonumore. Apre uno scomparto della cucina e si immerge nella ricerca di qualcosa.
<<Qualcuno dei due vuole venire con me?>> Domanda, afferrando il coperchio trasparente della tortiera e sigillandolo.
Nessuno dei due risponde e ci rimprovera con lo sguardo. <<Non siete simpatici!>> L'occhiataccia che ci rifila riesce a rubarmi un sorriso, insieme ai borbottii che le sento farfugliare mentre afferra la torta ed esce di casa.

<<Hai da fare oggi?>> Indaga Alex quando anche papà esce dalla stanza, quasi stesse aspettando che rimanessimo solo noi.
Scuoto la testa. <<Direi di no, perché?>>
<<Ti va di andare fuori per pranzo? Solo io e te>> propone e devo sforzarmi per trattenere le lacrime. Il mio sogno...
È forse uno scherzo?
L'universo si diverte così tanto a prendermi in giro?

<<Certo>> sorrido e allo stesso tempo la presa sulla mia tazza si stringe notevolmente. Lui lo nota e sono costretta a ritrarre la mano e a nasconderla sotto il tavolo, sentendomi esposta. <<Sarebbe fantastico, come ai vecchi tempi?>>
<<Già>> annuisce lui poco convinto, studiandomi in viso. Mi sento uno dei suoi pazienti...È come se mi stesse facendo una radiografia.

<<Vado a prepararmi, allora...Ho proprio bisogno di un bagno caldo!>> Mi alzo dalla sedia ed esco dalla cucina, sperando di essere stata in grado di nascondere al meglio la mia inquietudine.
Passerà, Catherine, imparerai a conviverci.
O almeno, me lo auguro.

Oggi le occhiaie sono leggermente meno evidenti: mi sono svegliata solo due volte stanotte, è un record.
Apro il rubinetto e tiro un sospiro di sollievo quando l'acqua fresca entra in contatto con il mio viso. Afferro l'asciugamano accanto a me e tampono con delicatezza. Avverto qualcosa scorrere lungo il mio dito e impallidisco nel realizzare che si tratta del mio anello che cade nel lavandino.

Con uno scatto improvviso, riesco a interrompere la sua discesa verso il tubo di scarico ma la violenza che lo caratterizza fa sì che il piccolo oggetto si sollevi e salti per aria.
<<Nonono>> piagnucolo, mentre lo vedo rotolare sul pavimento e lo seguo disperata, nella stessa maniera in cui un pesce sulla terra cerca l'acqua per respirare.

Lo afferro e lo stringo tra le mie mani, combattendo con il cuore che mi batte forte nel petto.
L'ho preso.
È ancora qui.

Me lo rigiro tra le dita e una morsa mi stringe il petto quando noto un dettaglio di cui non potevo essere a conoscenza.
C'è un'incisione al suo interno.
I cinque caratteri si seguono l'uno dietro l'altro e capisco immediatamente cosa ci sia scritto.

0W4 1]

Ti amo.

Guardo l'anello come se fosse la prima volta che lo vedo davvero. È quello di Annie.
Mi sfugge un singhiozzo, spero nessuno mi senta.
Ecco perché Margot ha cambiato repentinamente idea quel giorno, lo ha riconosciuto.
Torno di nuovo a piangere. Mi chiedo come stia, spero Simon le sia rimasto accanto. Ci sono giorni in cui vorrei uscire e andare a cercarla, starle accanto. Poi però ci rifletto e mi rendo conto che non posso aiutare nessuno, finché sono in queste condizioni.

Torno in camera avvolta nel mio accappatoio, il pupazzo di Paperina giace ancora tra le coperte in disordine.
Non la supererò mai.

***

Dopo pranzo, io e Alex ci ritroviamo in macchina, percorrendo la via di casa.
Una volta arrivati, lui parcheggia e attimi di silenzio seguono nell'abitacolo, interrotti solo dallo scatto delle nostre cinture che vengono sfilate.
<<È stato bello>> sussurro, guardando mio fratello che si volta verso la mia direzione e sorride lievemente <<Io... Penso che ne avevo bisogno, grazie>>

Tiro un sospiro di sollievo, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso sbieco.
<<Mi mancherai quando andrai a vivere con Gwen>>
Non dare mai nulla per scontato, se c'è qualcosa che questa situazione mi ha insegnato è questo.
Da quel giorno ho smesso di trattenere qualsiasi tipo di pensiero, ogni volta che parlo con qualcuno continuo a pensare che potrebbe essere l'ultima, quindi condivido immediatamente quello che mi passa per la testa.

<<Non corri più il rischio, non per il momento>> puntualizza lui, mandandomi in confusione.
Mi sono persa qualcosa?
<<Ci sono problemi con l'acquisto?>> Indago e Alexander lascia fuoriuscire una flebile risata.
<<No, non si tratta di quello...Il punto è che non c'è più niente tra me e Gwen, è finita>>
Oh, questo era decisamente inaspettato...

<<Cosa?>> Non riesco a frenare lo stupore <<Perché?>>
<<A quanto pare il primario del suo reparto è più interessante di me>> alza le spalle, minimizzando la cosa, eppure lo conosco e so che deve avergli fatto male.
Alexander è forte ma a questa relazione ha dato tutto se stesso.
<<Alex...>> Poso una mano sulla sua spalla <<Mi dispiace tanto>>
<<Sto bene>> mi rassicura, ricoprendo la mia mano con la sua <<Quest'anno non è particolarmente fortunato per i fratelli Richardson e le loro relazioni!>> Scherza, non sapendo quanto in realtà sia vero quello che ha detto.

Sento le lacrime spingere per uscire e combatto contro di loro, una smorfia si forma sul mio viso.
<<Lo so come ti senti>> la mia voce si strozza per un secondo <<Ti stai chiedendo cosa hai fatto per meritartelo e magari pensi che tornare a fidarsi di qualcuno non sarà più semplice. Però ti assicuro che il destino ti stupirà: incontrerai un'altra ragazza, sono sicura che accadrà, e capirai che con Gwen non era un amore così profondo, perché lei riuscirà a farti sentire speciale senza fare nulla, ti basterà un suo sguardo per sentirti completo...Te lo prometto che sentirai la differenza, non ci penserai più a lei>> dai miei occhi lucidi scende una lacrima e per la prima volta c'è qualcuno a vederla, illuminata dalla luce del sole.

Alex sembra essere colto alla sprovvista mentre segue il suo percorso, il viso preoccupato.
<<Vieni qui>> apre le braccia, sporgendosi per stringermi in un abbraccio, un abbraccio in cui mi rifugio senza esitazione. Smetto di trattenere quei singhiozzi che ho nascosto per mesi e lascio che veda il mio dolore mentre piango come una bambina.
E lui è paziente, resta immobile e aspetta che io mi calmi, non si lamenta neanche della mia presa troppo stretta.

<<Sto cercando di non essere brusco, scricciolo, sono mesi che mi mordo la lingua per non chiederti cosa sia successo, sto aspettando che tu ti senta pronto a farlo...Però promettimi che mi parlerai di Nicholas>>
Rabbrividisco da capo a piedi non appena sento quel nome uscire dalla sua bocca. Mi divincolo dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi.

<<Cosa?>>
E lui come lo conosce?
Capisce che deve avermi spaesato e procede a chiarire <<Non riuscivo a dormire la scorsa notte, mi sono alzato per andare a bere un bicchiere d'acqua. Sono passato da camera tua e ti sentivo pronunciare parole sconnesse. Mi sono preoccupato e ho aperto la porta, per poi accorgermi che si trattava di un nome, sembravi essere spaventata. Sono rimasto a controllarti fino a quando non ti sei tranquillizzata>> spiega e lo interpreto come un segno del destino che mi pare stia cercando di farmi capire che non devo portare questo peso tutto da sola.
Non posso andare avanti così.

<<Te ne parlerò, te lo prometto>> cerco di cancellare con le dita le tracce delle mie lacrime <<Ma nel mentre non pensare male di lui. Lui...Lui mi ha amata nella maniera più dolce possibile, non è colpa sua se sto così, non ha potuto farci nulla neanche lui>> mi sforzo di difendere la sua memoria, sebbene in questo momento vorrei solo non pensare più a nulla.

Scendo dalla macchina incapace di continuare quella conversazione e mi chiudo la porta alle spalle, asciugando le mie lacrime. Mi fermo a osservare la vecchia casa del signor Flick: sapere che lui sia partito per andare a vivere dalla figlia in Europa non aiuta affatto la mia sofferenza. È come se nel corso di pochi mesi tutti i miei punti di riferimento avessero deciso di andarsene via per il puro piacere di vedermi soffrire.

Rientriamo in casa e troviamo mamma e papà sul divano, impegnati a parlare tra loro di qualcosa.
<<Oh, ragazzi, finalmente siete tornati!>> Mamma sorride entusiasta <<Stavo proprio raccontando a vostro padre di stamattina!>> Io e Alexander ci lanciamo uno sguardo confuso e prendiamo posto rispettivamente sul divano di fronte al loro e sulla poltrona ad angolo.

<<Stamattina?>> Alex non esita a farle capire che non abbiamo la più pallida idea di quello che stia dicendo.
<<Il nostro nuovo vicino, è un ragazzo, sembra simpatico. È carino...>> Dicendo l'ultima cosa, posa lo sguardo su di me e mi scocca un occhiolino.
Oh santo cielo! Ci mancava solo questa...

<<Mamma...>> La rimprovera mio fratello mentre io mi sbatto una mano in fronte.
<<Che c'è? Non ho detto niente!>> Alza le mani, innocente, e continua a parlare <<Mi ha detto di voler visitare il centro della città nel pomeriggio per iniziare ad ambientarsi e io gli ho assicurato che i miei figli sarebbero stati felici di aiutarlo! Poverino, ragazzi, è solo e non ha mai vissuto qui, cosa vi costa?>> Aggiunge sul finale, quando vede che entrambi la stiamo trucidando con lo sguardo.

<<Io sono di turno tra due ore, anzi, dovrei proprio iniziare a prepararmi>> Alex decide prontamente di lavarsene le mani e lasciare me nei casini.
Traditore infame...

<<Catherine>> mi richiama mia madre e posso già immaginare cosa voglia dirmi.
<<Puoi aiutarlo tu?>>
<<No>>
<<Ti prego! Un giro piccolino piccolino, ormai gliel'ho promesso. Che figura ci faccio?>>
Sbuffo, consapevole di non potermela svignare.
<<E va bene!>> Mi arrendo, infine <<Ma ci vado adesso e non torno più tardi di mezz'ora!>> Recupero il cappotto dall'entrata e proprio in quel momento vedo mamma venirmi incontro con qualcosa in mano.

<<Tieni, portagli il burro, ha detto di esserne a corto e che per domani a colazione vorrebbe prepararci dei krapfen...Non è carino?>>
Un altro colpo al cuore.
Non ce la faccio più, non posso fare a meno di vederlo ovunque...

<<Ce l'ha un nome?>> Mi informo, la mano già posata sulla maniglia del portone.
<<Certo che ce l'ha! Si chiama...>> Si ammutolisce e ci riflette troppo per lasciarmi pensare che lo ricordi.
<<Lo hai dimenticato?>>
<<Sì>> risponde con un pizzico di timore, probabilmente spaventata dalla possibilità che mi tiri indietro. Io non posso fare altro che sospirare, arresa.
Vorrà dire che ci presenteremo di persona!
Ormai...

Attraverso la strada a passo svelto, poi suono al citofono. Il cancelletto viene aperto senza che mi venga chiesto chi io sia.
Che simpatico.
Attraverso il piccolo giardino anteriore e arrivo davanti al portone principale. Solo quando vi sono davanti mi accorgo che la porta è solo socchiusa. La spingo leggermente e lascio che la mia testa faccia capolino all'interno.
<<C'è nessuno?>> Domando, vedendo prospettarsi davanti a me il familiare corridoio. E se fossi finita nelle grinfie di un maniaco?
Non mi pongo più di tanto il problema, sento di avere abbastanza esperienza alle spalle da poter sopravvivere.
Nel peggiore dei casi userò il burro contro di lui.
In mancanza di armi vere e proprie, si fa quello che si può.

Mi addentro all'interno della casa, determinata a raggiungere il salotto centrale. Conosco questa abitazione bene tanto quanto la mia, il signor Flick era di famiglia.
Raggiungo la mia meta.
Ancora silenzio.

Sbircio all'interno del salone ma, di nuovo, non vi trovo nessuno.
Grandioso, lui sì che sa come trattare i suoi ospiti...
<<Ciao! Mi chiamo Catherine, sono la figlia di Meredith, la signora che è venuta qui stamattina...Mi ha detto che avevi bisogno di un cicerone. Sono entrata perché ho trovato la porta aperta e->>

<<Ce ne hai messo di tempo a venire, Catherine>>

Il panetto di burro mi scivola dalle mani tremanti non appena nel corridoio si palesa quella voce.
Non una voce.
Quella voce.
Non è possibile.

Inizio a credere di essere completamente pazza, probabilmente sto sognando tutto e il nuovo vicino mi prenderà per una pazza squilibrata.
Ciò nonostante, mi volto di scatto, vittima dell'incredulità, e capisco che forse non si è trattato di un'allucinazione.

<<Oh mio dio>> sussurro, incapace di restare in equilibrio sui miei piedi.
Sono costretta a piegarmi sui miei talloni mentre il mio corpo viene rapito dalla paura e scosso da mille tremori.

<<So che hai bisogno di tante spiegazioni, però...>>
Parla di nuovo e vedere quel sorriso aprirsi sul suo volto mi squarcia una voragine al centro del petto. <<Però prima lasciati dire che è fottutamente bello rivederti, Rose>>

È lui.
È davvero lui.
Nicholas Clarke mi guarda a qualche metro di distanza da me, in fondo al corridoio, proprio dove prima c'ero io. È identico all'ultima volta che l'ho visto, mentre cadeva da quel ponte per salvarmi.
Sembra essere più rilassato, i suoi capelli sono perfettamente sistemati, presumo li abbia tagliati, e sorride, sorride mentre aspetta una mia reazione che non tarda ad arrivare.

Scoppio di nuovo a piangere.
In maniera incontrollata.
Proprio come quel giorno, quel giorno in cui ero convinta di averlo perso per sempre.
Non è possibile, io l'ho visto...
L'ho visto quando cadeva e non è più risalito.

Il rumore dei suoi passi sul parquet mi fa capire che si sta avvicinando, lentamente, con una calma logorante.
Io non riesco ad aspettare.

Mi tiro su a fatica e mi dirigo verso di lui.

Un passo.
Poi un altro.
E adesso sto correndo, sto correndo per rifugiarmi nel profumo dell'amore della mia vita, sperando che non sia tutto un sogno e che non finisca con la faccia spiaccicata a terra.
Ma poi qualcosa mi blocca.
Due mani mi stringono forti e mi attraggono a lui. Sono forti, sono delicate, sono...vive.

Sollevo il viso dalla sua spalla solo per toccarlo, con le mani tremanti mosse dalla frenesia. Sfioro le sue braccia, il suo petto, il suo collo e poi il suo viso, la mia parte preferita. Gli accarezzo gli zigomi trovandoli lisci, la pelle morbida delle palpebre. I suoi capelli, dio quanto ho sognato di poter rifare tutto questo ancora una volta.

<<Sei qui>> sussurro a stento mentre avverto le sue mani poggiarsi sulla base mia schiena in una stretta ferma e rassicurante.
Non riesco a mettere a fuoco il suo viso, eppure il suo tocco non mi è mai sembrato così reale...
<<Sei davvero qui, Nicholas?>> gli domando, pregandolo per avere una conferma <<Non è l'ennesimo sogno, vero? Non sparirai dalla mia vista adesso...>> Singhiozzo e avverto sotto i miei polpastrelli che sta scuotendo la testa.
È qui. Davvero, questa volta.

Le sue mani calde cercano le mie e intrecciano le nostre dita come ha già fatto decine di volte, eppure a me sembra che sia la prima.
Il suo tocco è una carezza che mi sfiora l'anima, vorrei che non staccasse mai le mani dalle mie.
<<Non vado da nessuna parte, Rose>>
La sua voce, quella promessa, quel nomignolo, se davvero è un sogno è il più crudele di tutti.

Lo guardo negli occhi, non riuscendo più a trattenere l'impulso di stringerlo in un abbraccio.
Nicholas ricambia la stretta e lo sento accarezzare i miei capelli con delicatezza, mi lascia un bacio sulla testa e nel silenzio del momento riesco a sentire la velocità con cui il suo cuore sta battendo.
Perché sta battendo, non ha mai smesso di farlo.
<<Come? Come hai-?>> Balbetto e il suono della mia voce risulta ovattato contro il suo collo. <<Io...Io ti ho visto mentre->>
Non sto capendo niente.
<<Ti spiegherò tutto, solo...Con calma, okay?>>
Annuisco, affondano ancora di più il mio viso sul suo collo.
Va bene tutto, l'importante è che tu non vada più via.

<<Mi sei mancata così tanto...>> Sussurra e sospetto che quella frase possa essere in grado di spezzarmi.
<<Anche tu, Nicholas>> singhiozzo e non sono certa che lui possa capire perfettamente ciò che io abbia detto, tuttavia non riesco a tenere a freno la lingua. <<Ti vedevo ovunque ma non eri da nessuna parte, mi venivano in mente sempre altre cose che avrei voluto dirti ma tu non c'eri per ascoltarle...E adesso sei qui, non so neanche come sia possibile, ma non riesco a crederci e ho così tanta paura di svegliarmi e avere la conferma che si tratti di un sogno...>> La mia voce si spezza dopo aver parlato così tanto senza respirare.

Nicholas si scosta dal mio abbraccio, guardandomi intenerito e dispiaciuto al tempo stesso.
<<Te l'avevo detto che non doveva essere per forza un addio>> sussurra anche se nella stanza ci siamo solo noi due.
Il mio labbro incomincia a tremare con forza al ricordo di quella sera.
Lui se ne accorge e si abbassa per baciarmi, così permettendo che l'amore cancelli la mia sofferenza.

***

<<Quando ho trovato quel bigliettino, ho capito immediatamente di chi fosse>> seduti sul suo divano, Nicholas mi racconta quello che mi sono persa.
<<Prima di cercare Stuann ho scritto a Simon, lui sapeva dove mi trovassi e deve aver preventivato tutti i rischi possibili; è stato sempre lui che ha avvertito la sicurezza della nave. Poi ha contattato Micheal.

L'impatto con l'acqua è stato terribile, da quell'altezza ho sentito ogni muscolo dolermi. In un primo momento pensavo fosse solo l'inizio, ero certo che sarei morto e sarei stato felice di farlo, se ciò significava salvare te.
Poi sono stato recuperato. Era passato un po' di tempo quando mi hanno trovato, ho tossito per almeno dieci minuti: sentivo la mia gola bruciare come se fosse stata trafitta da migliaia di lame affilate, però ero vivo.
La polizia era già in mare quando mi sono gettato, sono stato molto fortunato.
Simon mi ha abbracciato forte come non aveva mai fatto, piangeva.
Mi ha salvato la vita...
Abbiamo sentito il rimbombo di uno sparo e ti giuro che per un istante ho temuto il peggio, Simon è venuto a controllare e, quando mi ha riferito ciò che realmente era accaduto non potevo crederci...>>
Quindi Simon ce l'ha fatta...
L'ha trovato e l'ha portato in salvo.

<<Pensavo di averti perso>> biascico, avvertendo ancora una fitta al petto al pensiero. <<Perché sei comparso solo ora, Nicholas? Perché nessuno dei due mi ha avvertito che eri vivo?>>

Già, perché abbandonarmi in questo abisso di disperazione?
Non capisco...
<<Ho dovuto aspettare che il processo fosse chiuso: Oliver ed Edgar sono in carcere, insieme a due altri complici che abbiamo rintracciato grazie ad alcune intercettazioni di messaggi. Loro mi credono morto, ed è meglio così. Scriverti o contattarti per dirti che stavo bene era troppo rischioso. Ora che è tutto finito posso condurre una vita normale, senza preoccuparmi che mi vengano a cercare. Ho commesso troppi passi falsi su quella nave, il primo fra tutti coinvolgerti così tanto, non avrei lasciato che accadesse di nuovo>> mi spiega, giocherellando con le dita della mia mano.

<<Mi dispiace così tanto per averti messa in pericolo, Catherine, se tornassi indietro->>
<<Non devi chiedermi scusa, non è mai stata colpa tua>>
<<Sì, invece...>> Risponde, torturandosi i capelli con le mani <<Sapevo cosa sarebbe potuto succedere però non ce l'ho fatta ad allontanarmi da te>>

<<Non vorrei che tu cambiassi nulla, non saremmo qui>> lo rassicuro, avvicinandomi a lui per poggiare la mia testa sulla spalla e ispirare il suo profumo, lo stesso che mi sembrava di sentire ovunque sebbene non ci fosse mai da nessuna parte.
Nonostante tutto, alla fine siamo di nuovo insieme.

<<Sono arrivato ieri sera, avevo troppa adrenalina in corpo e non vedevo l'ora di venirti a trovare per dirti che ero vivo. Mi sono trattenuto, ripromettendomi che l'avrei fatto oggi, e ti ho lasciato un pensierino sulla cassetta della posta. Poi stamattina è arrivata tua madre. Mi ha portato una crostata e non ho potuto fare altro che presentarmi e ringraziarla, fingendo per tutto il tempo che non fossi già perdutamente innamorato di sua figlia...>> Sentirglielo dire è un antidoto alle mie ferite, mi sembra quasi che da quando l'ho rivisto, pochi minuti fa, abbiano deciso di rimarginarsi.
Lentamente, ma è già qualcosa.

<<Ho pensato che avremmo avuto il bisogno di parlare con calma, dovevo spiegarti il perché di questo silenzio assoluto, quindi mi è sembrata un'idea migliore quella di far sì che fossi tu a trovare me>> spiega, stringendo la mia mano con la sua. <<Sono stato fortunato, se fosse arrivato tuo fratello sarebbe stato un problema>> confessa, strappandomi una risata.
Non riesco ancora a credere che sia di nuovo qui...

<<Suppongo che debba ringraziarti se nessun poliziotto si è presentato alla mia porta>> rifletto.
È un dubbio che si è instaurato più volte nella mia testa più volte.
Perché nessuno è venuto a cercarmi?
Ho sparato ad un uomo...
Va bene, forse non ero in me ma comunque è successo.

Nicholas sorride. <<Michael voleva uccidermi quando ho dovuto ammettere di averti insegnato ad usare un'arma da fuoco>> Si massaggia le tempie, ridendo al ricordo <<Continuava a ripetermi "Non l'hai aiutata per niente, hai solo messo in pericolo quella ragazza!" mentre Simon tentava di difendermi>>
<<Non hai detto niente?>>
Non mi sembra un atteggiamento da Nicholas, lasciare che lo attacchino senza dire la sua.
<<Certo, non potevo permettere che commettesse un errore così grande>> conferma lui <<Gli ho detto che stava parlando della mia ragazza, non una qualsiasi>>

Arrossisco notevolmente quando lo dice e lui sorride compiaciuto.
La sua ragazza.
È davvero così facile adesso?
Avevo perso tutte le mie speranze quando ho aperto gli occhi ed ero nella mia cabina, senza di lui.

<<C'è solo una cosa che non capisco. Quel giorno, quando mi sono risvegliata, un agente ha detto a Simon che avevano trovato un corpo...Era una farsa anche quella?>> Sento le sue braccia irrigidirsi e non capisco cosa gli prenda. Mi preoccupo, sollevando il viso per poterlo guardare negli occhi.
<<Che ti prende?>> Scatto in allerta, non prevedo nulla di buono.
Nulla di buono.

Nicholas mi guarda, sembra timoroso, e deglutisce nervoso.
<<Ti devo dire una cosa>> riesce finalmente ad elaborare, dopodiché distoglie lo sguardo dai miei occhi.
<<Che succede, Nicholas?>> Mi accorgo a malapena di avere il respiro affannato e cerco di analizzare qualsiasi dettaglio che posso aver trascurato.

Nicholas si allunga e cerca qualcosa nelle tasche del suo cappotto, tirandone fuori una busta di carta.
Me la porge e non capisco cosa devo aspettarmi, lo interrogo con lo sguardo e lo vedo soppesare ogni singola parola ancor prima di aprire la bocca.
<<L'abbiamo trovata nella sua stanza e->>
Ma io ho smesso di ascoltarlo.
Le mie orecchie cessano di recepire ciò che sta dicendo nel momento in cui i miei occhi decifrano quello che ci è scritto.

X Cat.

C'è solo una persona che mi chiama così.
Fatico a respirare all'improvviso, ho la sensazione che una mano invisibile mi stringa la gola impedendo all'aria il passaggio.
Perché c'è una lettera?
Perché non c'è lui a dirmi quello che c'è scritto qui sopra?
Un forte calore affluisce al mio viso e sento di essere in panico.
Chiedo aiuto a Nicholas mentre le mie mani liberano il foglio dalla busta nel tempo più breve possibile.
Ha capito che non sarà facile.
E ancora prima di leggere l'ho capito anche io.

Spiego il foglio e cerco con fatica una risposta alle mie domande.

Cara Cat, la mia ragazza americana,
Non sono bravo con le parole, tu sei di gran lunga più esperta di me in questo campo, però giuro che proverò a spiegarmi nel modo migliore possibile.
Ho sempre pensato che devo essere stata proprio una brutta persona nella mia vita precedente: prima la morte di mio padre, poi il rifiuto di mia madre e, quando ho iniziato a pensare di potermela cavare anche io in questo mondo, la diagnosi della malattia.
Quando il mio medico mi ha parlato per la prima volta di Alzheimer precoce non ho reagito nell'esatto modo in cui ci si aspetterebbe da un malato di tale patologia.
In quel momento ho pensato "E perché dovrei avere paura di dimenticare? Fino a questo momento non c'è niente che valga la pena di ricordare".
Non so neanche come quella vecchia di mia nonna lo abbia saputo, so soltanto che un giorno si è presentata alla mia porta e si è offerta di pagare le mie terapie per rallentare la comparsa dei sintomi.
Cosa ci ho fatto con quei soldi? Ho comprato un biglietto per una vacanza e ho pensato "Se devo morire, voglio essere felice per una volta".
E non avrei potuto compiere decisione migliore.
Quel quattordici luglio per la prima volta mi è balenata per la testa la domanda "Perché aspettare che mi uccida la mia malattia?" e ho pensato di farlo subito, salutare la vita come se il potere fosse davvero nelle mie mani, avevo soltanto bisogno di un po' di coraggio.
Sono andato al bar e ho incontrato te, pensavo che la mia vita sarebbe finita di lì a poche ore e invece me ne hai regalata una nuova.
Avrei tanto voluto avere una sorella come te, dolce, sensibile, e alla fine l'ho trovata.
Il giorno dopo quel coraggio mi è mancato di nuovo ma tu eri ancora lì, dietro la porta accanto.
Ho sempre desiderato sapere cosa si prova ad avere una famiglia, adesso lo so. Tu, Simon e gli altri me lo avete insegnato e ti assicuro che non avreste potuto farmi un regalo più grande. In confronto, l'assegno a quattro zeri firmato da mia nonna era una sciocchezza.
Mi sono sposato, ho trovato l'amore vero e da questo punto di vista penso che entrambi non potremo mai smettere di ringraziare questa nave.
Mi dispiace, Catherine, io non sono mai stato una persona forte, adesso che so cosa si prova ad essere circondato da amore e attenzioni la mia paura più grande è quella di dimenticarla per sempre.
E io sento che sta peggiorando: i capogiri, le nottate insonni, i miei sbalzi d'umore.
Tutte le sveglie del mio telefono, tutte le volte che sparivo, correvo a prendere le mie pasticche, ma inizio a credere che non facciano più tanto effetto. Quel giorno, in discoteca, mi sono allontanato perché mi sentivo sul punto di accasciarmi al suolo e non volevo mi vedessi in quello stato. Sono corso da Simon e temo di averlo distratto, mi ha raccontato tutto di Nicholas, si stava occupando di me quando hanno rubato il suo diario, spero con tutto me stesso possa risolvere il danno che io ho causato.
Probabilmente adesso mi odierai perché ho scelto la via più facile per me, gettando te e lui in un precipizio di dolore, ma non sono pronto a guardare i vostri visi senza vederli veramente, me ne andrò con il vostro ricordo vivido nelle mia mente, non potrei chiedere altro.
Tutte le volte che ti dicevo di non pensarci troppo, dicevo sul serio: rischia Catherine, avrai nuove mille occasioni dalla vita, non permettere alle tue paranoie di fermarti, non lo meriti.
Spero tu e Nicholas possiate ritrovarvi. Nel caso in cui sia lui a lasciarti andare, è un coglione. Tuttavia, se dovesse capitare che abbiate il vostro lieto fine, allora dì ai vostri figli che è merito mio se sono al mondo e che avevano uno zio molto più figo di Alexander.
Per favore, stai vicino a Simon, è molto più fragile di quello che lascia vedere.
Ti voglio bene, ragazza americana, grazie per essere stata la chiave della mia seconda vita, quella che custodirò anche quando non ci sarò più.
Cole.

I miei singhiozzi riempiono la stanza e mi chiedo se tutto questo avrà una fine.
Perché non me l'ha mai detto prima? Perché non ha mai lasciato che lo aiutassi?
Riesco a rispondere io stessa a quella domanda, so che non avrebbe sopportato lo guardassi con la compassione nello sguardo, lo avrebbe odiato.

<<Tu>> devo interrompermi per forza per respirare <<Dimmi la verità, Nicholas, tu lo sapevi?>>
Lui stava indagando su Cole...Deve averlo scoperto per forza.
Il suo sguardo colpevole è per me già una risposta.
Perché nessuno me l'ha detto?
<<Mi ha fatto giurare di non raccontartelo, pensavo te lo avrebbe detto lui, non potevo immaginare che decidesse di...>> Non trova neanche lui le parole giuste, forse neanche lui vuole ammetterlo.
Perché nessuno può accettare che il ragazzo più pieno di vita che abbiamo mai conosciuto, abbia deciso di privarsi della stessa.

<<Non sono in grado di affrontare tutto di nuovo>> sussurro a malapena, rivedendo il baratro da cui mi ero illusa di poter finalmente uscire tra le righe del foglio che stringo tra le mani.
Forse avevo ragione questa mattina, non potrò mai uscirci.
Affondo le mani nei miei capelli lasciando libero spazio alle lacrime.
Nicholas non resta fermo a guardarmi, si avvicina e mi stringe a lui fino a quando il mio respiro non si stabilizza di nuovo.

<<Ce la farai Catherine>> mi sussurra nel silenzio della casa mentre le mie lacrime bagnano silenziose il suo maglione.

<<Lo faremo insieme, questa volta>>

Continue Reading

You'll Also Like

3.7K 306 41
Napoli, 1934. Il commissario Ricciardi è alle prese con un delitto come tanti, almeno per lui che è abituato a vedere i fantasmi delle vittime con i...
76K 3.5K 32
Tratto dal libro: «Scusami, Katty.»-riesco a ripetere in un sussurro, del tutto pietrificata dal suo sguardo che ritorna a torturare i miei occhi ch...
237K 2.3K 90
sono passati ormai cinque mesi da quando Alexis è stata tradita dalle persone che credeva una famiglia,ha abbandonato la sua casa,ha abbandonato tutt...
491K 35.3K 30
Kendra Collins ha ventisei anni, usa la sua laurea per lavorare al McDonald's e spera segretamente di realizzare il suo sogno un giorno: lavorare com...