𝐓𝐇𝐄 π“π‘π˜ π™πŽππ„

Por soulfullofharry

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Calista Spencer si trasferisce momentariamente a Brisbane quando capisce che forse le serve una distrazione d... Mais

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ππ‘π„π€πŠ 𝐌𝐘 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓
1C - Il mondo sottosopra
2J - Il mondo visto dall'alto
3C - Stupido Jet lag
4C - Sono la mamma di Ri-Hanna
5J - Solo il nome la rende off-limits
6C - Benvenuta a Brisbane, Cali, dove i Broncos ci fanno sognare
7C - Il muto al mio fianco Γ¨ Jordan
8J - Ho appena chiesto di sposarmi alla figlia del coach
9C - È vero che avete tanta resistenza anche a letto?
10C - Non hai idea di quanti romanzi abbia letto sul fake dating.
11J - Se Calista Spencer pensa di poter-
12C - Dicevo solo per dire!
13C - Rugbista semi muto
14J - Sì, credici
15C - Scorbutezza non Γ¨ una parola, Calista
16C - L'unica al mondo
17J - Ti piace Rihanna?
18C - Cravatta abbinata
20J - Sembri costipato
21C - Mi sa che ho trovato il modo di zittirti, Didi
22C - Metterti in ginocchio Γ¨ la tua risposta a tutto?
23J - Tutto bene, JB? Ti vedo teso
24C - Me ne farai pentire, vero?
25C - So come vanno a finire queste cose
26J - Schema 6, stronzi
27C - Magnifico, no?
28C - Un pizzico... rancorosa
29J - Buonanotte, Baxter
30C - Serial Kinder
31C - Non ci provare
32J - Come la superiamo?
33C - Lock
34C - Pasticcio. Decisamente pasticcio.
35J - C'Γ¨ spazio nella mia libreria
36C - Crouch, bind, set!
37C - SarΓ² una brava mamma, te lo prometto
38J - Serena Van der Woffen
39C - Woorim Beach
40C - Un milione e mezzo di dollari
41J - Un dannato procione
42C - Per Kinder
43C - Il signor O'Hara
44J - Ne parliamo a casa
45C - Una dannata treccia
46C - Dolphin uno, Dolphin due
47J - Richiamami
48C - Stanza 108
49J - Il mondo visto dal basso
50C- Il mondo visto dall'alto
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19C - Tu... hai letto proprio tutta la mail, giusto?

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Por soulfullofharry

Ho visto parecchi video iniziare così. Alcuni erano musicali, altri erano porno.

La tipa che, poggiata allo stipite della porta con una tazza in mano, osserva il tipo allenarsi. E poi sappiamo tutti come finisce.

In questo momento, io sono la tipa, Jordan è il tipo, peccato che questo segmento di vita non finirà come si pensa. L'ho cercato in cucina per sapere se avesse trovato la cravatta ma non c'era, così ho optato per il giardino. Niente. Alla fine, ancora mezza assonnata, ho provato in palestra. Ed eccolo qui. Sudato, intento a sollevare pesi, mentre la musica si espande per la stanza e lui geme per lo sforzo. Piccole goccioline gli scorrono lungo la fronte, scivolando fino agli zigomi affilati e svanendo sul pavimento. È sexy come il peccato.

Se non fosse così scorbutico, fastidioso e incline al mutismo, ci proverei. Ma gli dei non sono dalla nostra parte. Stiamo svolgendo un lavoro, uno in cui dovrò persino baciarlo, andarci a letto complicherebbe le cose. E poi, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle "i", non credo nemmeno di interessargli sotto quel punto di vista. Mi vede come un lavoro da sbrigare, una mosca fastidiosa che non ne vuole sapere niente di lasciare la sua splendida villetta. Be', non ha tutti i torti. Quando lascerò questo posto lo ricorderò con tanta sofferenza perché è bellissimo. Svegliarsi con i raggi del sole che filtrano dalle tende, il cinguettio degli uccellini... fare colazione in giardino, immersa nella pace mattutina, scrivere nello studio, rilassarsi sull'erba fresca in tardo pomeriggio e guardare le stelle alla sera. L'ultimo punto non sono ancora riuscita a portarlo a termine perché nonostante le stagioni funzionino al contrario, la sera ha già iniziato a fare più fresco. Tuttavia, conto di rimediare il prossimo weekend.

Le ville accanto a quella di Jordan sembrano essere deserte o semplicemente abitate da gente tranquilla come lui. Credevo che, abituata sin da piccola al silenzio, non mi sarebbe piaciuto abitare in una zona del genere. Invece, devo dire che è tutto l'opposto. Amo il chiasso di Chicago, amo i momenti di silenzio, ma questa è una pace... naturale. Persino le auto non infastidiscono la quiete.

«Cosa c'è?»

Ritorno alla realtà, quella in cui il mio coinquilino si è reso conto che lo sto divorando con gli occhi senza nasconderlo. Insomma, gli ho svelato una parte importante della mia vita ieri sera, dovrò pur consolarmi in qualche modo. «Mi chiedevo se hai controllato per la cravatta. Altrimenti dovrei andartene a comprare una e non ne ho molta voglia. Ciò significa che Louis sarà infastidito e noi non vogliamo che lo sia.»

«L'ho tirata fuori stamattina, dormivi ancora» risponde mentre si alza dalla panca e si dirige verso la barra per le trazioni attaccata al muro.

«Ah. Ottimo.» Annuisco, colpita. Peccato che dopo non ascolti nemmeno mezza sillaba della sua risposta, troppo impegnata a fissarlo mentre flette le braccia, mettendo in bella mostra ogni muscolo esistente, e si issa poco sopra l'sta. Tiene i piedi incrociati mentre ripete le trazioni all'incirca dieci volte.

«Qualunque cosa tu abbia detto, non l'ho sentita. Oggi pranzo in giardino se vuoi farmi compagnia. A dopo.» Andarmene è la cosa più giusta da fare.

«Dovresti fare un po' di esercizio.»

Ho poggiato il piede sul secondo scalino quando mi immobilizzo.

Dovrei fare esercizio.

Mi vede grassa? Si vergogna di me? Forse ha visto delle brutte foto online della sottoscritta?

Perché diamine sto facendo pensieri del genere?!

Schiarisco la voce e mi volto. «Io e la palestra non andiamo molto d'accordo.»

«Non che mi interessi, però fa bene alla salute. E visto che non scrivi, puoi tenerti impegnata con l'esercizio.»

«E da quando mi tieni così sotto stretto controllo? Non mi ero resa conto che sapessi stessi scrivendo.» Stringo le braccia al petto.

Con un saltello poggia i piedi per terra e si asciuga la fronte utilizzando l'asciugamano che ha attorno al collo. «Mi hai chiesto se potessi utilizzare lo studio per portare avanti il tuo romanzo. Che altro dovrei pensare?» Arcua un sopracciglio, poi si china a recuperare una bottiglietta d'acqua. Ha il petto che si muove su e giù più velocemente, segno dello sforzo a cui si sta sottoponendo.

«In effetti» borbotto. «Comunque, sono solo un paio di giorni. Ho ricominciato da qualche settimana e non voglio sforzarmi quando un capitolo non esce fuori come vorrei. Ci ritornerò in settimana» spiego, come se gliene potesse fregare qualcosa.

«Fai esercizio, butti tutto fuori e ritorni fresca come una rosa.» Non mi sfugge come stia facendo conversazione in modo così tranquillo. È strano. Davvero. È sempre Jordan Baxter ma più... aperto? Non so se posso proprio definirlo così ma non voglio tirare la corda e portarlo a chiudersi come una dannata ostrica, quindi approfitterò di questo momento fin quando dura.

«Ma pensi sia grassa? Cioè non me lo stai proponendo perché credi che debba dimagrire o ti vergogni di me.» Sposto lo sguardo altrove, non ho voglia di scontrarmi con i suoi occhi veritieri. Il solo pensiero di avergli chiesto una cosa del genere mi mette in imbarazzo, ma ho dovuto. Siamo un giorno sì e l'altro pure su parecchie riviste di gossip, non voglio che la gente debba avere ulteriori motivi per insultarmi.

Giusto due giorni fa, prima di andare a Gold Coast, ho visto delle nostre foto in cui lo tenevo per mano vicino allo stadio. Lui doveva andare agli allenamenti e io volevo salutare papà, perciò l'ho accompagnato. Indossavo un paio di jeans e una maglietta, Jordan aveva la tuta. Indovinate chi era quella sciatta e trascurata? Proprio io.

Quindi, ecco, voglio saperlo se c'è qualcosa che non va in me secondo il mio finto fidanzato, almeno posso riflettere su come agire e se ne vale la pena. Non mi sono mai fatta paranoie sul mio corpo, mi piace. Ho il seno piccolo e il fondoschiena un pelo sporgente, è vero, però niente di osceno o di cui dovrei vergognarmi.

«Calista, se non vedessi che mangi regolarmente penserei che fai la fame» ribatte, neutro. «Non sei grassa o altre stronzate simili. Stavo cercando di dire che potrebbe servirti a sfogarti ma fai finta che non ti abbia detto niente. Non ho voglia di trovare pretesti per discutere su cose assurde come il tuo fisico.» Mi rivolge le spalle e si avvia al tapis roulant.

Non ribatto, filo di sopra, diretta in camera, e indosso un paio di leggings abbinati a un reggiseno sportivo, gli indumenti che usavo per le poche lezioni di yoga a cui sono andata. Per tutto il tragitto non faccio altro che pensare alle sue parole. Era chiaro che non gli fosse nemmeno passata per la testa l'idea che potessi essere grassa. Mi stava solo proponendo di fare esercizio come valvola di sfogo visto che non sono impegnata con niente.

Ammetto che, oltre allo yoga – che non mi è piaciuto – non ho mai preso in considerazione la palestra. È solo che il pensiero di sudare, sforzarmi e ansimare come un cane non mi entusiasma affatto, perciò ho sempre evitato. Adesso, però, non ho molto da fare a parte scrivere e pulire casa, quindi forse potrei provare. Poi, se non mi piace, proverò con qualcos'altro. Dopotutto, ha ragione quando dice che l'esercizio fisico può farmi solo che bene.

Ritorno in palestra, catturando l'attenzione di Jordan che mi esamina dalla punta oscillante dei capelli, a causa della coda, alle sneakers che indosso. «Hai ragione. Forse... non è così male.»

«Bene, iniziamo da un po' di cardio, devi riscaldarti.» Indica con il capo il tapis roulant su cui è appoggiato.

«Male. Il male. Non mi allenerò mai più» gemo, massaggiando una coscia.

Non lo vedo, ma so che Jordan sta alzando gli occhi al cielo. «Hai finito in bagno? Ci stai mettendo una vita.»

«Prova tu a farti la doccia, truccarti e pettinarti mentre sei a pezzi.» Sbuffo, infastidita, mentre esamino ancora una volta l'acconciatura. Ho raccolto i capelli in uno chignon, lasciando due ciuffetti liberi ai lati che ho arricciato con il phon e una matita. L'abito che indosso, invece, è piuttosto semplice. Lungo fino alla caviglia, dello stesso colore di un noto vino, monospalla, ma con uno spacco che lo abbellisce e conclude a metà coscia. I tacchi sono nero pece, con un tacco sottile che le rende eleganti e alla moda. Infine, per il trucco ho optato per una linea delicata di eyeliner, un po' di blush sulle guance per ravvivare il colore e un rossetto rosso scuro abbinato al vestito. Non so perché abbia deciso di allenarmi proprio oggi, sapendo che avrei dovuto portare dei tacchi, ma ormai è fatta e dovrò soffrire in silenzio.

Manca solo una cosa per completare il tutto. «Ehi, Jordan. Sei ancora lì?»

«Cosa vuoi?» Rieccolo il burbero rugbista semi muto.

«Vieni, ho bisogno di una mano.»

Lo sento sospirare ma entra in bagno qualche secondo dopo. Mi toglie il fiato per un attimo. Alto, fasciato nel suo completo elegante firmato da qualche importante casa di moda, che pone in evidenzia ogni frammento spigoloso del suo corpo, è... da mangiare. «Cosa ti serve?» domanda, intento a sistemarsi un polsino. Quando solleva il capo alla mia mancata risposta, lo vedo sbattere più volte le palpebre, come se mi stesse mettendo a fuoco per la prima vera volta, come se mi vedesse.

«Ho... la lampo. La lampo del vestito. Puoi tirarla su? Non ci arrivo e non me la sento di fare i salti mortali per chiuderla.» Mi piace il modo in cui mi ha guardata, tuttavia, non posso permettere di sembrare così tanto influenzata dalla sua presenza. È tutto finto, Cali. Ricordalo.

«Voltati.»

Mi giro di lato, così da scrutare solo una parte di noi allo specchio. Sento il suo tocco caldo sulla schiena e resto immobile mentre una mano resta ferma alla base e l'altra risale lungo la colonna vertebrale sfiorandomi la pelle. È una lampo sottile, quasi invisibile, impossibile non toccarmi anche se l'avesse voluto. Quando si scosta, sento la sua mancanza. E questo non va bene.

«Fatto.»

Mi volto e gli riservo un piccolo sorriso. «Ti ringrazio. Bella cravatta.» Accenno all'accessorio che fa perfettamente pendant con il mio abito. «Louis vuole qualche scatto. Ti va? Altrimenti posso dirgli che lo abbiamo scordato.» D'accordo, mi piace parecchio stuzzicare Jordan Baxter, ma non voglio nemmeno portarlo troppo oltre. Sto vivendo nella sua casa e lui è costretto a fare cose che non vorrebbe. È una situazione particolare per entrambi, perciò non mi va di forzarlo.

«Facciamolo. So che ci torturerà per tutta la sera altrimenti.» Alza gli occhi al cielo.

«Bene.» Afferro il cellulare e mi accerto che sia tutto in ordine sul ripiano. Lascio il rossetto lì dov'è, così come anche una coppia di gemelli di Jordan. Rendono l'ambiente più intimo ed è quello che serve per le foto. «Mettiti dietro di me, una mano sul fianco» istruisco.

Jordan fa come gli dico. Trattengo il fiato quando sento la sua presenza imponente così vicina. Posa una mano sul mio addome piatto mentre apro la fotocamera e faccio un paio di scatti. «Sto per poggiare la mia mano sulla tua, non scappare via.» Cerco di stemperare l'aria pesante e carica di scintille con una battuta che non suona divertente nemmeno alle mie orecchie.

Poso la mano con l'anello in bella mostra sulla sua e scatto ancora. In alcune si vedono i nostri visi, in altre solo i corpi.

«Fa' qualcosa, sembriamo due stoccafissi» borbotto, esaminando le foto in cui ci vediamo.

Jordan sospira, annoiato, ma poi agisce: mi prende in braccio, depositandomi sul ripiano, vicino ai lavabi, l'attimo dopo e mi strappa di mano il cellulare. «Che... che stai facendo?»

«Sta' zitta» ribatte. Con una mano mi stringe il mento, fissandomi, mentre l'altra scatta. Poi, come fossi una bambolina di pezza, mi ordina di abbracciarlo, così scendo dal ripiano e gli stringo le braccia attorno alla vita mentre poggio il capo sul suo petto e chiudo gli occhi. Non so cosa stia facendo, ma sta ancora scattando. «Finito. Facciamo che da ora in poi delle foto me ne occupo io, le tue sono pessime» asserisce, muovendo il pollice sullo schermo.

«Fammi vedere.» Gli strappo di mano il mio cellulare ed esamino le fotografie. «Caspita. Sei bravo.» Se vedessi questi scatti online penserei che ho davanti una coppia affiatata e sexy. «E le mie non sono pessime, sono... artistiche.»

Jordan mi scocca un'occhiataccia e ignora le mie parole. «Scegli quelle che vuoi postare, poi manda il resto a me.»

«Metterai anche tu un post? Sono impressionata.» Lo guardo sorpresa mentre lo seguo fuori dal bagno.

«Solo una storia.»

«Ah, ecco, ora ti riconosco.» Sbuffo una risata.

Ben presto ci ritroviamo nella sua auto. Do un'ultima occhiata al mio trucco e annuisco soddisfatta. «Tu... hai letto proprio tutta la mail, giusto?»

Jordan resta in silenzio per qualche minuto, tant'è che penso non mi risponderà proprio quando invece apre bocca. «Sì.»

«Va bene.» Nient'altro. Del resto, dobbiamo entrambi prepararci psicologicamente.

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