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By Theworldsdreamer

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By Theworldsdreamer

Isaac passò la giornata dopo aver salutato Denise come se fosse all'interno di un grosso acquario, rallentato e pesante. Non accadde nulla di particolare, eppure lui si percepiva in maniera diversa, percepiva in maniera diversa tutto quello che lo circondava.

Passò da casa dopo le lezioni, per lasciare lo zaino e lavarsi, prima di raggiungere l'appartamento di Hunter. E in quell'occasione, sotto l'acqua calda che gli accarezzava la pelle raschiando via la stanchezza della giornata, pensò.

Isaac pensò molto sotto la doccia. Pensò a tutto quello che aveva fatto per essere lì dov'era in quel momento, pensò a quelle cicatrici che non voleva più nascondere, pensò al motivo per il quale aveva invece voluto farlo anni prima, pensò a come Hunter e Mitch rientrarono così facilmente nella sua vita e pensò a come Noel ne uscì troppo in fretta. Poi, Noel rimase incastrato tra i suoi pensieri come non accadeva da molto tempo e decise che era il momento giusto per accoglierlo.

Isaac lo aveva conosciuto da bambino, lo aveva visto giocare sulla sabbia di un parco giochi e gli si era avvicinato per insegnargli a fare quel castello che tentava di tenere in piedi con scarsi risultati. Ricordava benissimo di essersi seduto vicino a lui e di averlo osservato in silenzio, fin quando Noel non si arrese e ricambiò lo sguardo.

«Se vuoi ti faccio vedere il mio trucco, è facile me l'ha insegnato papà.», gli disse Isaac allungando le mani per chiedere il secchiello.

Noel lo guardò, con diffidenza, e poi lasciò che Isaac gli parlasse con quel tono saccente e convinto che hanno spesso i bambini. Osservò come quel castello prima pericolante si tirò su con estrema facilità e ci aggiunse i merli, le finestre e qualche sasso come soldato, riuscirono a scavare perfino un fosso e utilizzare un pezzo di legno come ponte levatoio.

Lo rivide il giorno dopo e quello dopo ancora, lo rivide per un mese intero e poi per anni, finirono per definirsi silenziosamente migliori amici. Noel lo portò a giocare a casa sua con quei giochi nuovi di zecca, passandogli un joystick e sfidandolo con il sorriso, Isaac non lo portò mai a casa sua, non poteva fargli vedere le condizioni del suo salotto, non poteva fargli sentire l'odore di alcol o le urla di sua madre da quando suo padre li lasciò e Noel non fece mai domande, gli stava bene così, loro stavano bene così.

Conobbe Hunter e Mitch quasi nello stesso periodo in cui Noel imparò a fare i castelli di sabbia. Li portò con sé, un giorno, li introdusse ad Isaac che sorrise e insegnò anche a loro quel suo segreto che presto divenne pubblico, ma non gli dispiacque.

Quando il padre di Isaac se ne andò, lui dovette cambiare scuola. Non potevano più permettersi di pagare tasse d'iscrizione così alte, ma continuò a vedere Noel, Hunter e Mitch dopo le lezioni, passavano i pomeriggi in giro per la città, in piazza, al parco e man mano che il tempo passava, man mano che Isaac uscì da quell'armadio, man mano che i tagli aumentarono, che le sigarette divennero troppe da poter nascondere, loro furono la sua unica via di fuga.

Iniziò a fumare in seconda media. Vide i ragazzi più grandi farlo, dicevano che il fumo liberava la mente e Isaac pensò che la sua mente fosse abbastanza incasinata da provare quell'ultimo gesto estremo.

Noel fu il primo a scoprirlo. Un giorno, dopo aver saltato l'ultima ora, aveva deciso di andare a prenderlo a scuola e lo vide poggiato al muretto, da solo, con una sigaretta accesa tra le labbra. Studiò i cancelli arrugginiti di quella prigione intellettuale, studiò i muri sporchi e pieni di scritte sconce e disegni spinti e poi studiò il viso magro di Isaac, gli zigomi sembravano volergli perforare la pelle e due semicerchi neri gli coloravano gli occhi spenti.

Noel aveva pensato che quell'immagine sembrasse così profondamente sbagliata e trattenne il fiato. Glielo aveva detto l'anno dopo, quando Isaac iniziò a tagliarsi, che era troppo piccolo per fumare e Isaac aveva alzato le spalle, prima di tornare con gli occhi al televisore nel tentativo di vincere la partita.

Marleen, una ragazza di un anno più grande che si era interessata a lui dopo averlo visto al parchetto nel retro della scuola, gli aveva detto che le piaceva e Isaac si era aggrappato a quello, ignorando tutti i segnali negativi di quella relazione, per poter superare quella profonda depressione che tutti continuavano a trascurare. Aveva usato quella ragazza per poter stare fuori di casa più tempo possibile e, a un certo punto della sua vita, credette di essere ossessionato da lei, di amarla più di qualsiasi altra cosa e lei, compiaciuta, non faceva altro che alimentare quei pensieri.

Lo baciava, gli teneva la mano, fumava con lui. Passò un anno e divennero i ragazzi più grandi, ma grande assume un significato diverso in ogni periodo della vita e loro che si consideravano grandi avevano soltanto tredici anni. Loro che si consideravano grandi avevano iniziato a parlare con quelli del liceo, o meglio Marleen lo fece, Isaac stava in silenzio e le teneva una mano sul fianco come piaceva a lei.

A Noel non piaceva Marleen e un giorno litigarono per questo. Isaac era uscito da casa sua sbattendo la porta, ripromettendosi che non l'avrebbe mai più rivisto, ma il giorno dopo Noel si ripresentò davanti al cancello della sua scuola con un sorriso storto sulle labbra e bastò una scrollata di spalle per sistemare tutto.

In prima superiore Isaac teneva il coltello di suo padre nelle tasche delle felpe, avevano iniziato a chiamarlo Dagger e ad avere paura di lui. Marleen, che continuava a parlare con i ragazzi più grandi, iniziò a esplorare quel mondo per lui strano e imbarazzante della sessualità. Lo baciava con la lingua, adesso, gli chiedeva di nascondersi in bagno con lei e lo toccava. Provò piacere, Isaac, con le sue mani, ma la puzza del bagno, gli insulti scritti con pennarello indelebile e gli specchi sporchi, non facevano che nausearlo.

Marleen allora lo portò a casa sua, un giorno del secondo anno e per lei, ormai, del terzo. Era gennaio, Isaac lo ricordava perché aveva avuto soltanto una felpa a coprirlo dal freddo. Lo portò in camera sua, accese la tv su un film che sapevano entrambi non avrebbero guardato e fecero l'amore. Anche se, fare l'amore, non fu esattamente il termine adatto con il quale Isaac decise di descriverlo.

Fu quasi disastroso, nessuno dei due sapeva come muoversi, fin quando non divenne quasi automatico come se fosse stato un istinto che tenevano dentro. Ricordò di aver visto del sangue, di essersi preoccupato di starle facendo male, ma Marleen continuò a chiedergli di muoversi e lui lo fece.

Erano piccoli - quindici anni - per perdere la verginità, eppure pensavano di essere ormai più grandi dei ragazzi del primo o delle medie.

«Ho fatto sesso con Marleen.», disse Isaac il giorno dopo ai suoi amici. Calò il silenzio.

Era sulla sedia della cucina di Noel con i piedi sulla larga seduta e stava nascondendo le mani dentro le maniche larghe della felpa, teneva il cappuccio sulla testa e le braccia strette sullo stomaco. Noel lo guardò in silenzio perché era l'unico a sapere, l'unico a sapere di ciò che gli faceva la madre, l'unico a sapere di ciò che nascondeva il tessuto nero della felpa o la natura di quell'eterno rossore sulle rime palpebrali che gli stancava lo sguardo.

«Wo!», esclamò Mitch addentando uno dei panini che Hunter e Noel avevano provato ad assemblare per merenda.

«Ehm...Come ti senti?», chiese Hunter lanciando una veloce occhiata a Noel che al suo fianco non aveva smesso di fissare Isaac. Isaac scrollò le spalle, come al solito.

«È stato bello.», mentì.

Noel sospirò e poi si voltò verso Hunter. Isaac aveva notato già da un po' il modo in cui i suoi occhi azzurri sembravano ammorbidirsi quando lo guardava, aveva notato come il tono di voce cambiava quando gli parlava, sembrava più calmo, la sua voce era più sottile come se avesse paura di romperlo urlando come al solito.

«Proviamo a fare altri panini? Mitch se li è mangiati tutti.», gli chiese cambiando argomento. Le guance di Hunter si colorarono mentre sorrideva.

«Certo.», rispose e nessuno pensò più alle parole di Isaac o al modo in cui continuava a guardare l'angolo del tavolo evitando il loro sguardo. Nessuno, tranne Noel.

Lo fece restare, quando Hunter e Mitch tornavano a casa e lo guardò con tanta intensità da farlo sentire uno scarafaggio.

«Forse dovresti rallentare un attimo.», gli disse e Isaac scrollò le spalle. Scoprì presto che una scrollata di spalle non sarebbe bastata, questa volta, a sistemare tutto.

«Sto bene.», lo rassicurò.

«Non è vero.», Noel sembrava nervoso.

Avrebbe voluto dirgli molte cose, fare un discorso serio, ma aveva soltanto quindici anni e, a quell'età, l'egoismo impedisce spesso di capire la profondità dei pensieri degli altri.

«Ma la vuoi piantare? - chiese Isaac con un sospiro - Lo so che non ti piace, Marleen.», aggiunse poi lanciandogli una veloce occhiata per poi ritornare allo spigolo del tavolo.

«No, esatto. - sbottò Noel - Non mi piace proprio per niente, ma non lo vedi cosa ti fa?», Isaac si alzò, mise le mani in tasca e scosse la testa.

«Devo andare. - sussurrò - La mamma si arrabbia se torno tardi e non ho alcuna intenzione di finire al buio oggi.», al buio, lo definiva sempre così.

Noel lo guardò andar via, senza riuscire a trovare le parole giuste per fermarlo, senza riuscire a placare il bruciore di stomaco che l'incapacità di farlo rinsavire gli portava.

Passarono i mesi e Marleen invitò Isaac a casa sua sempre più spesso. Imparò a conoscere il suo corpo, imparò a darle piacere e a provare piacere nell'ascoltare i suoi gemiti sommessi, iniziarono a fumare assiduamente insieme e Isaac iniziò a vedere Noel sempre meno. A casa giocavano in silenzio, Isaac smise di chiedergli aiuto, di raccontargli segreti, di fare ciò che il titolo di migliore amico avrebbe richiesto.

Poi arrivò l'estate, Marleen andò in vacanza con la sua famiglia e Isaac rimase in città con gli altri. Si ritrovò seduto sull'erba del giardino di Hunter, a guardare i suoi genitori cercare di accendere una griglia, e mentre Mitch ci girava intorno soffiando, Hunter faceva avanti e indietro dalla casa per portare loro il necessario.

Noel si avvicinò a lui in silenzio e si sedette al suo fianco, mentre le due sorelle di Hunter passarono con alcune sedie di plastica da sistemare vicino a un tavolino.

«Mi manchi.», sussurrò proprio mentre Mitch urlò alla vista di un'alta fiamma.

«Anche tu.», rispose Isaac poggiando il viso sulle ginocchia.

«Abbiamo smesso di essere amici da tempo, vero?», chiese Noel poggiandosi sull'erba con le mani dietro di sé.

«Così sembra.», gli disse il ragazzo con un sospiro.

«Che merda.», borbottò e Isaac rise appena.

«Già, una merda.», ripeté spostando lo sguardo su di lui.

Noel stava seguendo con gli occhi ogni mossa di Hunter, sorridendo appena con tenerezza quando lo vide inciampare sui suoi stessi piedi per poi ritrovare l'equilibrio. Le sue sorelle risero e gli scompigliarono i capelli, lui si lamentò ma aveva gli occhi che brillavano di divertimento.

«Secondo me dovresti provarci.», esordì Isaac.

«Cosa?», chiese Noel confuso.

«Sì, con Hunter intendo.», spiegò e Noel aggrottò le sopracciglia in un'espressione che sembrava essere spaventata e inorridita al tempo stesso.

«Ma che cazzo...», mormorò Noel distogliendo lo sguardo. Isaac gli rivolse un sorriso privo di ogni malizia.

«Dai è palese che gli piaci anche tu.», provò a convincerlo.

«Smettila.», il tono di Noel fu freddo, duro, ma Isaac non riuscì a percepirlo.

«Stareste bene insieme, insomma...», iniziò.

«Isaac, Cristo.», mormorò Noel tra i denti.

«Penso che perfino Mitch se ne sia accorto, sai? - sorrise - Vi fate sempre gli occhi dolci.», aggiunse poi e per Noel fu abbastanza. Si alzò e lo guardò con uno sguardo tradito che Isaac non riuscì a interpretare, in quel momento.

«Sai che c'è? Vaffanculo, Isaac. - sbottò - Smetti di parlarmi e poi credi di sapere tutto della mia vita.», ringhiò innervosito allontanandosi da lui per avvicinarsi a Mitch che adesso si teneva a debita distanza dalla griglia.

Non parlò con Isaac per il resto della giornata, della settimana, del mese. Marleen tornò dalle vacanze, ma iniziarono a vedersi sempre più di rado, fin quando non gli disse di non volerlo più, che Isaac era troppo incasinato e che voleva provare qualcosa di nuovo.

Quando tornò a casa quella sera si chiuse in bagno e le lacrime di mischiarono al suo sangue. Poi, giorni dopo, la rivide in città, poggiata a una colonna, una sigaretta in mano e le braccia al collo di un ragazzo che Isaac riconobbe subito.

Rimase a guardarli, per qualche istante, poi si voltò e non fece nulla. Non andò da Noel a urlargli contro, non lo picchiò e non cercò litigio nemmeno con Marleen, avevano smesso di essere affari suoi dal momento in cui si ritrovò a passare i pomeriggi a vagare per la città da solo in attesa che fosse l'ora di tornare a casa.

Ogni tanto Hunter e Mitch andarono a parlare con lui, ma le loro conversazioni divennero sempre più simili a quelle che si fanno con un estraneo, fin quando non sparirono anche loro e Isaac toccò il fondo.

Toccò il fondo così forte da non avere più fiato in corpo, da voler sperare ogni minuto della propria vita che questa finisse il più in fretta possibile. Poi, un giorno, vide sua madre piangere per l'ennesima volta, ma sembrava diverso dal solito, stava piangendo non per l'alcol e non per averlo rinchiuso dentro l'armadio dove ormai stava quasi stretto, stava piangendo guardando una foto di suo padre che lo teneva in braccio. Entrambi sorridevano, lei piangeva.

Isaac rimase a pensare a quell'immagine per giorni, pensò che gli fece così male da voler fare qualcosa, che gli fece più male di quanto gliene facesse rimanere in vita. Cercò di rialzarsi, di pulire la casa, imparò a cucinare per star meglio, vendette la moto che aveva comprato risparmiando per anni i soldi che la madre gli dava per il pranzo e le comprò una nuova televisione, una di quelle che diceva sempre di volere. E, mentre s'impegnò a farla sorridere, giorno dopo giorno, si accorse di aver smesso di chiudersi in bagno e lacerarsi la pelle, si accorse che forse gli piaceva il calore del sole, gli piaceva leggerle le notizie dal giornale la mattina, gli piaceva cucinare, gli piaceva sentire il suono degli uccelli prima di aprire gli occhi, si accorse che forse non era di morire che aveva bisogno. Cercò un lavoro, guadagnò per comprare da mangiare e per fare regali che forse avrebbero aiutato anche sua madre. Le parlò, la supplicò, piansero, la convinse ad andare in terapia, andò anche lui in terapia fin quando i soldi non iniziarono a essere sempre più contati, smise di fumare e, a un certo punto, anni dopo, si rese conto di aver ripreso fiato quando vinse la borsa di studio per la Heaven.

Uscendo dal suo appartamento, adesso, ripensò a quando al primo anno Hunter decise di riavvicinarsi a lui, seguito da Mitch che probabilmente non aveva nemmeno capito quanto si fossero allontanati. Sentì il ragazzo sempre più vicino, vide i suoi occhi tristi che vagavano per il Campus e capì che anche lui si stava separando da Noel.

Poi Noel si separò dal mondo intero, prima con la mente, poi con l'intero corpo. Si era perso, si era perso proprio come aveva fatto Isaac e, adesso, quel gruppo di amici sembrava un soldato privo in un arto perso in battaglia, quell'arto ormai fantasma di cui sentiva il dolore e le sensazioni, ma che non c'era più.

Quando entrò a casa di Hunter fu accolto dalle urla di Mitch che stava cercando di vincere a Just Dance e da un sorriso gentile di Dorian, il coinquilino di Hunter che, a quanto pareva, aveva deciso di rimanere con loro. Conversò con lui e lo scoprì essere un ragazzo tanto intelligente quanto...Lontano, sembrò dire tutto, sembrò già di conoscerlo dopo averci parlato, eppure alla fine della giornata Isaac si rese conto di non sapere proprio nulla.

Andò in cucina e la sistemò con l'aiuto di Dorian, cambiò l'acqua nella piccola ciotola di Siegfried che, in quel momento, stava tranquillamente dormendo sul divano e, poi, sentirono Hunter urlare.

«Isaac!», allungò le "a" il più possibile, utilizzando tutto il fiato che aveva nel petto.

Isaac allungò il collo e trattenne una risata nel vedere Hunter con il cuscino premuto sulla faccia completamente arrossata e Mitch che tentava di ballare su di lui ignorando le sue braccia che lo spingevano via.

«Mitch! - lo riprese Isaac - Smettila di fargli lo spogliarello.», allungò un dito verso di lui proprio mentre Mitch tentava di togliersi la maglia e cantava sommessamente una canzone che nessuno riconobbe.

«Ma sto cercando di tirargli su il morale, sembra depresso!», urlò Mitch di rimando allargando le braccia.

«Non ha bisogno di vedere il tuo culo per tornare felice.», rispose Isaac suscitando una risata da parte di Dorian.

«Questo lo deciderà lui.», sbuffò incrociando le braccia al petto.

«No, non ne ho bisogno!», esclamò Hunter da dietro il cuscino, svegliando Siegfried che alzò gli occhietti confusi su Mitch in piedi sul divano.

«Non capisci niente.», borbottò quest'ultimo saltando per terra e allontanandosi offeso.

Hunter lasciò che la testa spuntasse da oltre lo schienale del divano e mimò un veloce "grazie" con le labbra ad Isaac che gli rispose con un cenno del capo.

«Ah, ho invitato anche Logan e Grayson.», esordì Mitch con noncuranza dopo alcuni minuti, proprio mentre Isaac stava aprendo il frigorifero.

«Abbiamo da mangiare per tutti, ho fatto la spesa oggi.», lo rassicurò Dorian passandosi una mano tra i capelli biondi.

«Grande, bro!», esclamò Mitch allegro battendo le mani, mentre Hunter si alzava dal divano seguito dal saltellante e ormai sveglio Siegfried.

Poco dopo, quando Isaac e Dorian iniziarono a cucinare, i due invitati si presentarono alla porta con uno scarto di pochi minuti l'uno dall'altro. Logan fu abbracciato da Mitch come un padrone accolto dal proprio cane e Grayson sollevò una mano, con un sorriso storto sulle labbra.

Mitch aveva spiegato, prima che arrivassero, che Logan sarebbe stato libero quella sera e che, ultimamente, Grayson vagava sempre per il Campus da solo e pensò dunque di invitarlo a stare con loro. Isaac si era soffermato qualche secondo sul suo viso squadrato e innocente che pronunciava parole tanto pure e sorrise, ricordando a quanto Mitch lo avesse aiutato in momenti di profonda depressione senza nemmeno rendersene conto. Erano fortunati ad averlo con loro.

«Hunter non vuole il mio Mitch-Spogliarello.», si lamentò guardando storto il diretto interessato che alzò gli occhi al cielo.

«Com'è possibile?», mormorò Logan con un sorriso, mentre si sfilava la giacca.

«A lui li faccio sempre e non si lamenta mai!», esclamò Mitch guardando Hunter e indicando Logan che raddrizzò la schiena come dopo aver preso la scossa.

«Sì, ehm...Mitch non è il caso di dirle certe cose.», borbottò mentre Hunter cercava di celare una risata con scarsi risultati.

«Non sono sicuro di volere spiegazioni...», sorrise Grayson imbarazzato, mentre si allontanava dai due per salutare Hunter con un abbraccio.

«Nemmeno io.», si trovò d'accordo Dorian dalla cucina.

Un'ora dopo, circa, si ritrovarono tutti stretti sul piccolo tavolo della cucina senza davvero curarsi del poco spazio. Mangiarono, parlarono e risero delle assurdità che non smettevano di uscire dalla bocca di Mitch.

Grayson si ritrovò a ricordare con Hunter i momenti più assurdi della loro adolescenza, Logan contribuì alle figure più imbarazzanti di Mitch aggiungendo le sue esperienze universitarie e perfino Dorian sembrò divertirsi con quel gruppo mal assortito di ragazzi. Si integrò bene, intervenendo e sorridendo lì dove ce lo si sarebbe aspettato, non facendo però che alimentare quella sensazione che Isaac aveva di una sua presenza velata. Quando Dorian si alzò per andare in bagno, i ragazzi continuarono a parlare come se niente fosse e, all'improvviso, Isaac parlò.

«Mi piace Denise.», disse e calò il silenzio. Non fu un silenzio come quello per Marleen, fu un silenzio che friggeva di un'emozione che più si avvicinava all'allegria.

«Bella, anche a me!», esclamò Mitch con serenità. Isaac non seppe come ribattere e aggrottò le sopracciglia.

«No, idiota. - rispose Hunter alzando gli occhi al cielo - Ad Isaac piace, piace Denise.», gli lanciò uno sguardo loquace e Mitch spostò gli occhi smarriti dall'uno all'altro.

«Mi piace, piace...Molto.», aggiunse Isaac proprio mentre le sopracciglia del ragazzo si sollevarono e le labbra si spalancarono come se avesse appena risolto un'equazione matematica.

«Oh...Oh, cazzo. Poverino...», sussurrò con un sospiro.

«Ma è una bella cosa innamorarsi...», si intromise Grayson con tono confuso e imbarazzato allo stesso tempo.

«Beh, faglielo sapere.», sorrise Logan posando la forchetta sul piatto ormai vuoto e alzando lo sguardo su Isaac.

«A dire il vero, credo di averlo fatto...Abbastanza bene.», mormorò il ragazzo mentre Mitch fingeva di svenire tra le braccia di Hunter.

«Lei mi piace. - sorrise cercando di spingere via l'amico - Cioè, non come piace a te...In un altro senso...Ehm.», Hunter si schiarì la voce mentre i ragazzi ridevano e Isaac annuiva sollevato.

«Cosa mi sono perso?», chiese Dorian rientrando in cucina e vedendo Mitch quasi interamente sdraiato sul pavimento.

«Isaac ha la fidanzata.», lo mise al corrente Grayson con un'alzata di spalle e le sopracciglia bionde di Dorian si sollevarono spinte da un'espressione di buonumore.

«Sai che non smetterò mai di provarci, vero?», Mitch resuscitò e fece spuntare la testa incorniciata dagli spettinati capelli scuri da sotto il tavolo.

Fissò Isaac con gli occhi eterocromatici, prima di ricevere un colpo sulla nuca da Logan. Grayson rise e Mitch sospirò, mentre Isaac gli lasciava qualche amichevole pacca sulla spalla.

Così, proprio mentre Cookie, Tyson e Denise sparlavano d'amore nel piccolo salotto che ormai puzzava di bruciato, i ragazzi sistemarono la cucina e si spostarono sul divano - e per terra - per poter vedere Mitch sfidare Logan in una gara di Just Dance all'ultimo fiato e Isaac si sentì finalmente leggero, in pace.

«Sono...Sono contento per Denise.», sussurrò Hunter sporgendosi verso Isaac, mentre Mitch urlava minacce al suo coinquilino.

Isaac si voltò e gli sorrise, allungò una mano per accarezzare Siegfried che sonnecchiava sulle gambe del suo padrone e poi rispose, con un filo di voce che probabilmente si perse nell'insieme di voci agitate che animavano l'appartamento quella sera. Eppure, andava bene così, ad Isaac bastava che lo sapesse una sola persona.

Anche io.

Eccoci tornati!
Capitolo intenso, uno di quelli che non capisco se mi piacciono o meno, quindi lascio i giudizi a voi♡
~🐝

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