Stomachevole

By ATRUNA

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"Stomachevole" racconta la storia di Edoardo Colanio, un tredicenne costretto dai genitori a trasferirsi in u... More

Book Trailer
Capitolo 0 - Prologo
Capitolo 1 - 13 Luglio 2011
Capitolo 2 - La Combriccola
Capitolo 4 - L'allenamento
Capitolo 5 - Il Vento Soffia A Lontrago
Capitolo Bonus - Archivio Sparizioni Correlate Al Caso "Lontrago" [1]
Capitolo 6 - A Mangiare
Capitolo 7 - Il Randagio E Il Rubacuori
Capitolo 8 - L'incontro
Capitolo 9 - La Partita
Capitolo 10 - La Stanza E' Fredda
Capitolo Bonus 2 - Mara Rubacuori - Volume 1
Capitolo 11 - La Ricerca (Parte Prima)
Capitolo 12 - La Ricerca (Parte Seconda)
Capitolo 13 - La Fiera
Capitolo 14 - VS Lontrago Est
Capitolo 15 - Il Premio E Lo Stand

Capitolo 3 - La Sera

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By ATRUNA

Rimasi per un po' di tempo a meditare, che cosa avrei potuto scegliere..? Un nome per una squadra.. un nome.. un nome..All'improvviso, mi alzai puntando la mano verso il cielo, e dopo qualche minuto di suspence, "La chiamerò.. La Combriccola!"...

Inevitabilmente quel tardo pomeriggio si era trasformato in una notte piena, e da lì in poi compresi che era ora di tornarsene a casa, come fu annunciato da tutto il gruppo. Dalla fine di quella minuscola partitella a carte, e successivamente alla decisione del nome della squadra, non facemmo davvero nessun'altra attività che era abbastanza importante da menzionare, se non per discussioni casuali e discorsi sparati. Ma ho gradito quei discorsi sparati. Era da molto tempo che non mi sentivo così comodo a discutere con un gruppo di persone appena conosciute, e quindi ero un minimo fiero di me per esserci riuscito, e grato che Olivia mi avesse bussato alla porta, anche se in ogni caso io non sono comunque in grado di giocare a calcetto, e non immagino come sarà la giornata di domani.

"Quindi?" Mi domandò Olivia, "Come sono? Simpatici?"

Avrei ammesso che fossero simpatici, ma non potevo mettere in dubbio che comunque li trovavo strani, e di sicuro non erano le persone più regolari che avessi mai incontrato.

"Bizzarri."

Olivia rise leggermente, e così feci anche io per accompagnare, perchè in effetti era abbastanza inusuale chiamare una persona "bizzarra", figuriamoci un intero gruppo di individui, ma per la prima volta, anche se non mi sento in vena di giudicare le persone, perchè sono equamente terribile e strano come persona, dovevo per forza affermare quanto strane fossero quelle persone, forse Elia era il più normale tra loro.

"Comunque hai fatto amicizia con tutti, e mi sembravi comodo e felice."

"Hai ragione." Le parlavo come se la conoscessi da anni, ma in effetti, anche lei era nelle stesse circostanze degli altri. Avevo fatto amicizia con tutti, se non per qualcuno, e quel qualcuno mi saltellava per la testa.

"E' tutto apposto?" Ma mi si legge in volto quando sono infastidito? Che diavolo!

"Si.. cioè, ho fatto amicizia con tutti, credo."

"Oh, compreso."

"Capito?"

"Si. Stai tranquillo, te lo abbiamo già detto, no?"

"Che cosa?"

"Rosa non è una ragazza molto sociale, di base non gradisce molto far nuove amicizie, non parla molto con noi." Quindi si chiama Rosa? Che nome strano, o almeno, di certo non comunissimo.

"Compreso.. ma non credo di starle troppo simpatico."

"Solo perché ti ha risposto un po' male? Risponde sempre così!" All'improvviso sentii una forte pacca sulla mia spalla, che non mi aspettavo da una persone come Olivia, ma ciò era probabilmente causato dal semplice fatto che probabilmente non aveva fatto niente di così "aggressivo" (sto esagerando ma dal mio punto di vista nessuno potrebbe biasimarmi) fin dal nostro primo incontro avvenuto qualche ora fa.

"Tranquillo, capita! Come abbiamo già detto, basta che le stai attorno per un po' di tempo, e lei si abituerà alla tua presenza. Anche lei si è trasferita da poco, quindi è nelle tue stesse circostanze." Ma ci sono così tanti genitori che desiderano trasferirsi in un paesaccio come Lontrago? Senza offesa ma.. tra tutti i posti, questo deserto? La guardai con volto sorpreso, e lei mi rispose come se per l'ennesima volta mi leggesse il pensiero.

"Già, non sei unico!"

"Hey! Così lo fai suonare come un insulto!" Non potevo evitare di offendermi (anche se alla fine non era niente di così grave). Decisi al momento di cambiare direzione.

"Ma dove sono tutti gli altri?"

"In che senso?"

"Beh, potevano accompagnarmi."

"Se per questo potevi accompagnarli anche tu."

"Si.. ma.." Aveva un buon punto. "Ma allora perchè tu mi accompagni?"

"Nel senso?"

"Anche tu devi tornare a casa."

"No, ho molto tempo libero io, quindi mi posso permettere di accompagnarti."

"..Grazie?"

"Suppongo ti faccia strano."

"Poi mi sento in colpa."

"Perchè?"

"Te ne torni a casa da sola, la notte."

"E che vuoi farci a riguardo?"

"Ti... Ti... Posso accompagnare io?"

"Perchè?"

"Posso ripagarti il favore."

"Quale favore? Non ho fatto niente."

"E' stata una bella giornata, è..." Mi sentivo in imbarazzo e con grande vergogna lo confessai. "E' da un po' che non mi faccio degli amici, quindi sono felice di averne fatti oggi. Non so perchè tu abbia deciso di venire da me ma..."

"Compreso. Non devi continuare." Mi pareva più felice lei di me, o semplicemente io non ero davvero in grado di esprimerlo abbastanza.

"Ci hai fatto un favore tu, sennò avrei dovuto fare io la giocatrice, e non so giocare a calcio!"

"Oh..."

Aspetta un secondo!

"Ma quindi non avevi bisogno di me, potevi soltanto giocare tu!"

"E quindi?"

"Avevi detto che la mia presenza era essenziale!"

Mi guardò con uno sguardo dispettoso per qualche secondo, prima di continuare e di spiegarmi che cosa intendesse.

"Giusto, ma tu credi davvero a tutto quello che la gente ti dice? E' un errore tuo, questo!" In effetti.. un punto lei lo aveva.

"Dai, dai! Ci siamo divertiti, e ti divertirai anche tu! Non è solo perchè non volevo giocare a calcio, anche perchè non so farlo.." E tu credi che io ci riesca?! "Ma volevo fare anche conoscenza con te, e tutti quanti lo volevamo, quindi.. Non puoi dirmi niente. Eri tu a ringraziarmi fino a poco tempo fa."

Dannazione a me, mi sento come in corte, che usano le mie stesse parole contro di me.

"Va bene.." Mi arresi, non sapevo effettivamente come rispondere, e quindi era meglio se fossi rimasto zitto prima di dire cose più incriminanti e peggiorare la situazione, in ogni caso era troppo tardi per me, ormai avevo dato la mia "fedeltà" alla squadra.

"Prometto di fare da arbitro corrotto per te!"

"Questo non aiuta.."

La strada per tornare a casa pareva essere decisamente più lontana di quanto ricordassi, ma non mi affliggeva, se non per il nascosto timore di una possibile ramanzina nel caso potessi arrivare troppo tardi, ma in ogni caso, era appena sfociata la notte, e quindi non era così tanto tardi alla fine, no? Forse sono io che tento di salvarmi mentalmente, si.. probabilmente.

"Ma è sempre stata così lontana la strada?"

"Che intendi?"

"Quando siamo venuti al parco ci abbiamo messo di meno."

"Si, hai ragione, ma suppongo che sei più stanco, e quindi il percorso sembra più lungo."

"In effetti.. potresti avere ragione."

"In ogni caso, secondo me arriveremo anche presto, quindi stai tranquillo."

"Non sono nervoso, ma..."

"Ma...?"

"Ma tu dove vivi?"

"Attorno al centro del paesino, perchè?"

"Non ci metterai molto a tornare?"

"No. In ogni caso, prendo sempre una via corta."

"Oh... compreso. Beh, mi dispiace comunque."

"No... non farlo, tranquillo. Non posso accompagnarti?"

"No, no... intendo..."

Mi sentivo una brutta persona a forzarla ad accompagnarmi, ma se insisteva così tanto, non potevo farci niente. Quel momento più di tutti.. era come se tornassi sobrio dopo una notte di alcol, ricordai tutto, e forse l'adrenalina dell'incontrare nuove persone si stava leggermente consumando, ma era un bene, ogni cosa se è troppa fa male al corpo, credo... o forse è semplicemente una scusa per giustificare tutte le volte in cui non riuscivo a completare la mia frase.

"Quindi, come mai hai deciso di trasferirti qui?"

"Deciso?" Non volevo condividere troppe cose su di me, ma inevitabilmente mi lasciai alla tentazione, anche perché di base con quella domanda avevo fatto capire come non fosse neanche stata una mia scelta.

"Compreso."

"Che cosa?"

"Non hai deciso di venire qua, e suppongo tu non sappia il perchè."

"I miei volevano venire in un paesino."

"Paesino? Ormai è un sinonimo di Lontrago."

"Esatto. ... Non ho mai sentito niente di questo paese."

"Niente...?" Mi fissò ancora una volta, stavolta con uno sguardo.. strano. Tanto che non osavo più dire niente senza un leggero balbettio, per il semplice fatto che sembrava avermi, improvvisamente, infilzato.

"N...No. Mai sentito niente di Lontrago."

Fortunatamente, era come se mi fossi liberato da una sorta di prigione in cui mi ero rapidamente e stupidamente chiuso dentro. E rise per un po', non so per cosa, se fosse per qualche battuta o per avermi preso in giro. "Dannazione! Come osano!"

"Che... Che c'è da ridere?" Non avevo compreso niente.

"Niente.. niente.. Non mi aspetto che qualcuno senta mai di Lontrago. Ci sono una miriade di cittadine simili ad essa. Quindi.. non hai bisogno di specificarlo."

Tutto qua? Mi aveva spaventato.. Confermo ancora una volta, e sempre usando prove, la gente a Lontrago è bizzarra, spaventosamente bizzarra.

"..."

"..."

"I tuoi amici sono strani."

"Me lo hai già detto."

"Tu in confronto.." La guardai per un secondo, ma non per abbastanza da farlo sembrare strano. "Mi pari abbastanza normale." Lei mi diede un sorrisino.

"E' un insulto?"

"No... Perchè dovrebbe esserlo?"

"Ad alcune persone piace essere strane."

"In effetti, è vero... Ma non cambia la mia affermazione!"

"Oh beh, non mi sono mai vista come più normale di loro, penso che siamo la stessa pasta, ma suppongo che da uno nuovo possa essere un complimento, quindi grazie!"

"Non ti fa strano stare con loro?"

"Intendi?"

"Mi sembra che tu sia molto contrastante a loro.."

"E quindi? Gli opposti si attraggono. E poi pure tu ti sei divertito molto, quindi... "

Aveva ragione, ancora una volta, facevo male a giudicarli in quel modo, anche perchè io, come già detto, non ero meglio di loro. Prima che potessi buttare giù una risposta decisa, Olivia continuò a parlare.

"Ci conosciamo da quando eravamo bambini, e sono sempre stati così." Non riuscivo ad immaginare quanto strani potessero parere tutti da bambini, con quanti strani i bambini sono di base, con quell'aggiunta di loro. Mmh.. forse li sto giudicando troppo. Me lo continuo a dire ma allo stesso tempo lo continuo a fare, sono un'ipocrita, un terribile ipocrita. Ma non e' colpa mia, tutti naturalmente farebbero così. Olivia continuò il suo discorso, come si stesse emergendo in un lago di nostalgia. Facessi la stessa cosa, mi immergerli in una pozzanghera di fango. "Elia non e' mai stato così stravagante, lo vedo in lui di recente, sarà la conseguenza dello stare troppo con Michelle e Dom. Sai com'è, sono convinto che quei due possano infettare chiunque ne stia a vicina prossimità. Forse quella squadra di calcio e' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso."

Comprensibile, che Michelle e Dom siano i pazienti zero di una sorta di infezione?

"Dom e' il suo nome?" Fu una domanda che mi uscii dalla bocca improvvisamente, non aveva davvero molto senso, ma era un'improvvisa curiosità che mi nacque dopo aver sentito il suo nome pronunciato per così tante volte.

"Hah, Domenico. Ho dimenticato l'ultima volta in cui l'ho chiamato in quel modo. O in generale lo abbiamo chiamato in quel modo."

"Quale e' la storia? ... se... posso sapere, ovviamente."

"Non saprei, sai. Tutto e' iniziato da una naturale evoluzione del suo nome. Inizialmente lo chiamavano col suo cognome, Torquato." Che cognome minaccioso! "Ed era quasi una sorta di formalità, anche se principalmente per battuta. Poi però siamo tornati a Domenico, anche perché suonava difficoltoso continuare ad utilizzare il suo cognome. Anche se i professori continuavano ad usarlo, e proprio per questo avevamo noi inizialmente cominciato ad usarlo.

Poi naturalmente una volta uno di noi butto "Dom", e naturalmente siamo passati ad usarlo tutti. Le parole si evolvono in modo strano, non credi?"

"Uh... sì."

Finalmente il viaggio cominciava a porsi a termine, e finalmente stavo arrivando davanti alla silhouette di casa mia, fortunatamente, ma non perché non gradivo stare con Olivia, ma solo perché cominciava a fare freddo (quel minimo di freddo che ci può essere durante l'estate). Era tardi, e ormai le luci del paese si erano accese, ma la via per arrivare fino a casa mia era generalmente fuori dal paese, quindi al confine, in una piccola stradina di campagna, e proprio per questo non c'era un singolo lampione nel territorio in cui mi trovavo, ma per me andava bene, di base non e' che temevo che qualche criminale potesse farmi del male, in un territorio come questo, non c'era nessuno di menzionabile o pericoloso. Sennò, in un paese piccolo come Lontrago, si saprebbe di un simile individuo e se ne sentirebbe il nome da ogni parte. Semplicemente mi dispiaceva di fare fare tutta la strada ad Olivia, col freddo che c'è. Forse ho fatto un errore, avrei dovuto accompagnarla!

Arrivammo inevitabilmente alla porta di casa mia, e feci rapido per bussare, e per farmi infilzare dallo sguardo da mia madre, che arrivando improvvisamente alla porta, mi domandò con forti parole. "Ma dove diavolo sei stato per tutto questo tempo?!"

A quanto pare l'avevo combinata grossa, e tutti i miei tentativi di rassicurare me stesso che non mi sarebbe successo niente al ritorno a casa non avevano decisamente funzionato, beh.. terribile per me, questo si. Entrai in casa, e mia madre, con quel suo sguardo da "ti strappo la pelle" riusciva a malapena a contenersi, ma proprio a malapena, perchè aveva davanti Olivia, e non avrebbe voluto (con tutta la sua gloria) far fare una pessima figura sia a me, che a lei, e quindi rimase nel suo in silenzio. "Grazie.. mille. Per aver accompagnato mio figlio. E' bene che si faccia degli amici dopo tutto questo tempo!"

Volevo buttarle una mano sulla bocca per zittirla, ma sinceramente ciò avrebbe probabilmente peggiorato qualsiasi cosa in prossimità di accadermi il momento in cui Olivia se ne sarebbe andata.

"No. E' un piacere mio! E' molto simpatico!"

In quel momento non sentivo niente ma terrore, con un pizzico di ansia, nel tentare di capire che cosa mia madre mi avrebbe voluto far fare come punizione e quindi non potevo che fissarmi naturalmente su quel pensiero. Ma al sentire le parole di Olivia, mi sentii leggermente meglio.

"No. E' un piacere mio! E' molto simpatico!"

Beh.. in effetti, degli amici me li ero fatti. Il che è davvero ironico, poiché questo pomeriggio non facevo altro che meditare sul semplice fatto che di amici io proprio non ne sarei riuscito a trovare nessuno, in parte quindi, oltre a quel sentimento di terrore inevitabile, ero anche riempito da una leggera e inusuale gioia, e non potevo che buttare giù un sorrisetto, alla fine era così, mi ero riuscita a fare un'amica, e un gruppo di altri stravaganti amici, anche se devo ancora comprendere se sto simpatico ad ognuno di loro.. Sto parlando di te, Dom, sto parlando di te. Sei ancora molto minaccioso.

Ora che ci penso, mia madre non è a conoscenza del fatto che ora faccio parte di una squadra di calcio. Mi chiedo come reagirebbe onestamente, lei lo sa che non sono affatto bravo a calcio, e probabilmente mi riderebbe addosso. Dannazione a te, Olivia, che potevi pure giocare! Ma in effetti, non l'avrei conosciuta in primo luogo, anche se in realtà non è così, perchè non è il vero motivo.. Aaagh! La testa, basta pensarci sopra! Ormai ho la mano troppo in fondo al lago! Dannazione!

Improvvisamente, e finalmente (almeno per mia madre) Olivia sparì. Non avevo in specifico ascoltato quello che diceva a mia madre, o la loro conversazione, e proprio per questo non potevo sapere con certezza del tono di voce o dell'argomento della quale stavano parlando. Chissà! Magari mia madre le stava facendo la lavata di capo.

In ogni caso, quelle riflessioni erano futili al momento. Mia madre si voltò con forza verso di me, e con tutta la forza e voce che possedeva in corpo e che le era rimasta, mi stava per distruggere i timpani. Ma prima che lo potesse fare, fui in grado di prevedere il danno, salvandomi con gran fortuna la pelle.

"Mi sono unito ad una squadra di calcio!!"

Si, proprio così. Quello che avevo detto prima non si applicava più, o anzi, si applicava più che mai. Quella che era un'arma contro di me la trasformai in uno scudo a mio vantaggio, ed ecco che uscii vincitore, o almeno, intatto.

Mia madre, all'ascoltare quell'eresia che avevo pronunciato, scoppiò a ridere sul pavimento. "Tu? Calcio? Fammi capire bene." Si rialzò, e rimise in posizione più decente. "Tu mi stai dicendo, che ti sei unito ad una squadra di calcio. Tu, che non hai la minima esperienza, è così?"

Bella domanda mamma, bella domanda, sapessi, che me la sto onestamente chiedendo pure io. Al mio stare zitto, mia madre si fece seria, e forse preoccupata di avermi offeso. "Come mai la scelta?" Scelta? Beh.. in effetti non posso dire di non essere stato avvertito, quindi si.. alla fine mi sono messo io in questo guaio. "Non lo so ma'.. l'ho fatto e basta."

"Compreso, beh.. suppongo che i ragazzini siano così." Non comprendevo se bastasse solo quello per calmare la furia di mia madre, e speravo di si. Beh.. forse sperare troppo è un qualcosa di sbagliato, perchè pagai in modo severo per la mia tentata scappatella.

Ricevetti un grosso colpo sul petto, non così forte da definirsi una vera e propria botta, ma abbastanza traumatizzante da lasciarmi decisamente confuso e per un secondo farmi sparire l'anima dal corpo. "Se osi ancora una volta tornare tardi a casa.." Mi disse mia madre, con volto e tono minaccioso, come un sergente che istruisce i suoi soldati. "Ti assicuro..! Che soffrirai come non hai mai sofferto prima, siamo intesi?!"

"Si! Assolutamente!" Ma che diavolo di ora è?! Sono davvero venuto così tardi.

Osservai l'orologio che tenevamo posizionato accanto all'entrata di casa. Ma che diavolo.. Erano solo le 19?! Non sono venuto così tardi! Ma che ingiustizia è questa.

Volevo ribellarmi, per una volta, tanto avevo già fatto abbastanza cose strane oggi, e quindi quello feci, ma mantenendo comunque un tono sistemato, per non causare nessun omicidio, di cui io sarei stato molto probabilmente la vittima.

"Ma.. Mamma.."

"Uh?"

"Sono a malapena le 19.."

"E' comunque notte! Non m'interessa di quel che dite o fate! Quando cade giù sera ti voglio a casa, non fuori a.." esitò ancora un po' a dirlo, poichè le pareva surreale che davvero io potessi fare una cosa del genere. "A giocare a calcio."

Mi sono pentito al momento di averlo menzionato, anche perchè inevitabilmente la sgridata l'ho ricevuta comunque, quindi.. valeva la pena starsene semplicemente zitti a questo punto. Mah.. peggio per me, suppongo. Bisogna pagare per le proprie azioni.

Me ne tornai stanco in camera, avevo fatto ben troppe cose oggi. E comunque.. domani mi aspettava un allenamento, e di certo non potevo perdermerlo. Anche se ero curioso di cosa si trattasse, visto che di sicuro non sarebbe stato niente di serio. Mah.. chissà, chissà. Potevo soltanto attendere.

"Non ti fa strano stare con loro?"

"Intendi?"

"Mi sembra che tu sia molto contrastante a loro.."

"E quindi? Gli opposti si attraggono. E poi pure tu ti sei divertito molto, quindi... "

Hai ragione Olivia, mi sono divertito molto.

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