Under the same night sky

By WiseGirl_03

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«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogn... More

Prologo
1. Mi mancherai
2. Felice e spensierata
3. Brutta giornata
4. Rose, sei tu?
5. Questa me la paghi
6. È complicato
7. Rimanere incastrata
8. Svuotare la mente
9. Forse mi sbaglio
10. Sei al sicuro
11. Lividi
12. Non funzionerà
13. Sono fidanzata
14. Regole
15. Sei importante
16. Sospetto
17. Consiglio da amica
18. Verità
19. Ci provo
20. Categorie
21. Dietro le sbarre
22. Comincio da domani
23. Una condizione
24. Hai ragione
25. Peggio di un fantasma
26. Caldo e freddo
27. Pagine ingiallite
28. Pensare è estenuante
29. Malfunzionamento
30. Nulla di sentimentale
31. Annie
32. Devi dire di sì!
33. Ci vediamo a Parigi
34. Chiudi gli occhi
35. A cuore aperto
36. Il Cavaliere della notte
37. Colpo basso
38. Presentimento
39. Cambio di rotta
40. Pezzi di puzzle
41. Sotto lo stesso cielo stellato
42. Il codice dei serpenti
43. L'amore fa schifo
45. Te lo prometto
Epilogo
Extra

44. Mossa sbagliata

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By WiseGirl_03

The vacancy that sat in my heart
Is a space that now you hold

💙

Quando apro gli occhi non posso fare a meno di notare l'assenza di Nicholas accanto a me e rimanerci male.
La rassegnazione mi spinge a prendere un respiro più profondo e a riabbassare le palpebre nell'illusione di schiuderle e vederlo.
Immagino che non ci saranno saluti, quel che è fatto è fatto...

Non so se dovrei odiarlo o essergli grata: guardarlo ancora negli occhi, perdermi in quel marrone così criptico e dolce al tempo stesso, non sarebbe stato in alcun modo facile.
Come fai a lasciare andare qualcuno quando quello è proprio ad un passo da te?
Come si resiste alla tentazione di stringerlo in un ultimo abbraccio? O di colmare lo spazio tra le noi chiudendo le mie labbra sulle sue?

Una parte di me sembra convincersi che Nicholas abbia fatto la scelta giusta, l'altra però non può che detestarlo perché in cuor mio ogni secondo che rubo a lui mi sembra di attingere una ricchezza inestimabile da un pentola d'oro.
Mi tiro su, stiracchiandomi. Aleggia un silenzio continuo, deduco che sia ancora presto. Ha preferito andare via anche se così presto.
Non ci pensare.
Non ci devi pensare.

Non ho il mio telefono con me, devo averlo lasciato al bar. Alzo gli occhi al cielo, stirando le labbra.
L'ultima volta che qualcuno ha lasciato qualcosa lì non è finita bene...
Mi alzo dal letto e cerco i miei vestiti sparsi per la stanza. Mi fermo solo pochi istanti, ricordando quello che è successo ieri e sorridendo lievemente.
Ci siamo presi fino all'ultima briciola di quello che potevamo prenderci, va bene così.

Mi rivesto in fretta e, mentre mi guardo allo specchio per controllare di essere in condizioni abbastanza decenti, il mio sguardo cade sulla scrivania di Nicholas e sul disordine che vi è. Non è da lui.
Aggrotto le sopracciglia, avvicinandomi per sbirciare.
La prima cosa che coglie la mia attenzione è un biglietto, un biglietto che io conosco molto bene.

Sono venuto a conoscenza di quanto accaduto. In passato ho fatto ricorso anche io all'aiuto di un detective, dicono sia il migliore in circolazione.
Si chiama Nate Knight

Vorrei tornare al giorno in cui l'ho letto per la prima volta per avere la possibilità di ricominciare e rivivere le ultime settimane insieme a Nicholas. Devo pensare che ce la farà.
Devo pensare che troverà il colpevole, che mi verrà a cercare e avremo la possibilità di riprovarci, questa volta dall'inizio e senza presunti criminali ad intromettersi.
Sì, andrà così.
Giace accanto al primo biglietto uno esattamente identico: stessa grafia, stessa penna e persino stessa carta.

Sono certo che otto ore e mezza di volo sono tollerabili se ad attendermi all'aeroporto ci sei tu.

Segue un numero di telefono. Non capisco...
Non sembra una minaccia, piuttosto un tentativo di approccio...
E poi il numero di telefono?
Quale criminale lascerebbe il suo numero di telefono-

Spalanco gli occhi quando mi ritrovo a pensare che forse quel messaggio non è stato recapitato a Nicholas.
Cerco tra le tasche della mia felpa e nessun quadratino di carta sfiora i polpastrelli delle mie dita.
Quello è il biglietto che mi ha dato Edgar, deve essermi caduto ieri sera e Nicholas deve averlo trovato.

Ciò significa... Ciò significa che è lui il ladro.
Ma è impossibile, deve essere stato solo un bambino quando sono stati uccisi Andrew e Annie.
Nicholas aveva ragione, c'è un complice, ed è Edgar...
Allora qual è la vera identità di Stuann?

Troppi pensieri alla volta, ho bisogno di capirci qualcosa di più. Prendo posto sulla sedia e lancio un'occhiata al portatile di Nicholas: ci sono due schede aperte.
Quella di Edgar e quella di...Di Francois?

Mi prende un colpo non appena registro di chi si tratti.
No.
Non può essere l'adorabile vecchietto che ho lasciato passare avanti mentre aspettavo Noah?
Non possiamo essere stati segnati fin da quel momento...

Afferro il computer, avvicinandolo a me.
Come può essere arrivato a questa conclusione?

Francois V. Laurent

Leggo la sua scheda, non che ci sia molto da leggere, e passo a quella di Edgar. Non devo neanche spingermi troppo oltre per trovare una prima coincidenza.
Non c'è nessun nome alla voce "Padre" ma ciò che mi interessa è altro, cioè il cognome di sua madre.

Elenoire Laurent

Quindi forse è suo nipote, il figlio di sua sorella. E allora Stuann?
Chi è davvero lui?
Poggio nuovamente il computer sulla scrivania e quando mi alzo, intercetto un foglio, prima nascosto dai due biglietti.
C'è il nome di Francois, le lettere sono sbarrate una ad una, e sotto è seguito da un altro nome.

Oliver Franc Stuann

Ho un lieve sospetto di quello che abbia provato a fare Nicholas, quindi lo ripeto a mia volta per assicurarmene: riscrivo i due nomi e cancello dal primo ogni lettera nell'ordine in cui le si incontra nel secondo, fino a quando le lettere non terminano e io ho la conferma dei miei sospetti.
È lui.
È un anagramma perfetto.

Nicholas.
Il mio primo pensiero è lui. Devo assicurarmi che non abbia compiuto nessun gesto avventato a causa della disperazione.
Mi catapulto sulla porta, avvertendo il cuore battere più forte contro la gabbia toracica quando mi accorgo che è impossibile aprirla.
<<No, ti prego!>> Piagnucolo, forzando quanto più possibile la serratura.
L'ha bloccata per non farmi uscire.

Continuo a sollevare e abbassare la maniglia nel tentativo che accada un miracolo e la porta si apra. Non so quanto tempo trascorro così, potrebbero essere secondi, a me sembrano ore. L'ansia e il panico mi scuotono lo stomaco e stringono la gola.
La situazione degenera di gran lunga quando avverto un movimento generale dell'ambiente che mi circonda.
No.
Siamo ripartiti.
Io devo scendere da qui, devo andare via.
Se resto qui, metterò Nicholas in pericolo.

Mi avvento nuovamente sulla maniglia e insisto fino a quando un tonfo dall'altra parte della porta non mi tranquillizza.
È tornato, è vivo e sta bene.
Cosa avrà combinato?
Strani rumori seguono il primo prima che senta lo scatto della maniglia e il lieve cigolio della porta.
<<Nicholas!>> Lo rimprovero <<Mi hai fatto prendere un colpo! Come ti viene di->> le parole mi muoiono in bocca non appena mi accorgo che la persona davanti a me non è Nicholas e che a guardarmi non sono due profondi occhi marroni ma due divertiti e spietati occhi verdi.

<<Niente di personale, Catherine>> sussurra Edgar, prima di muovere un passo verso di me. Indietreggio a mia volta ma lui è più veloce. Sento una sua mano posarsi sul mio viso per impedirmi di urlare, mentre l'altra è abbastanza abile da afferrarmi e bloccarmi contro il suo corpo.
Prima della paura ad assalirmi è il senso di colpa, perché questa situazione non porterà a nulla di buono e la colpa sarà mia, perché non sono andata via prima.
Ti chiedo scusa, Nicholas.
Ti prego, non odiarmi.

***

Il mio corpo viene trascinato da Edgar per i corridoi. Vivo nella speranza che qualcuno esca dalla sua cabina e ci veda, permettendomi di uscire da questa situazione. La sua presa sui miei polsi è così forte da farmi male, non mi stupirei di scoprire che sta ostacolando la mia circolazione. Ho paura come mai mi è capitato di provarla prima, nemmeno quel giorno sotto una pioggia di cristalli appuntiti.

Ho tentato invano più volte di liberarmi dalla sua morsa ma non ce la faccio, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno.
I miei piedi strisciano sul pavimento, mi domando dove mi stia portando. Mi chiedo dove sia Nicholas, se lo abbiano già preso o se sia ancora al sicuro.
Lo spero con tutto il mio cuore.

Cosa succederà adesso?
Ultimamente continuo a fare i conti con questa domanda. Forse è vero che tutto ciò che ci fa paura è l'ignoto, perché non sapere a cosa vado incontro rende questi secondi ancora più laceranti.
Le mani di Edgar si stringono con ancora più violenza, strappandomi un gemito di dolore che non riesco a trattenere.
Ben presto giunge alle mie orecchie il suono di una risata, sadica e compiaciuta.

<<Hai scelto lui, Catherine, la prossima volta valuta meglio le tue opzioni>> la rabbia scaturita dalle sue parole, mischiata all'adrenalina del momento, mi spinge a dimenarmi con insistenza. Ride dinanzi ai miei tentativi ma il momento di distrazione gli costa caro.
Non riesco a credere di avercela fatta quando le sue mani perdono il contatto sulla mia pelle.

Corri.

È questo l'unico pensiero che mi permetto di fare, poi mi allontano.
Corro senza una meta fino a quando sento i muscoli pesare quintali e il fiato venir meno nei miei polmoni ma non è sufficiente. Non ci sono porte in questo corridoio, come faccio a trovare un soccorso?

Mi guardo attorno per una frazione di secondo e come nel peggiore degli incubi torno a sentire le sue dita serrarsi attorno al mio braccio.
<<Mossa sbagliata, Catherine>> la freddezza con cui pronuncia queste tre parole è nulla in confronto al brivido che si propaga su tutto il mio corpo nel momento in cui avverto qualcosa di metallico e ghiacciato fare pressione sulla mia tempia <<Sto tentando di essere buono con te ma se fossi al tuo posto non ci riproverei una seconda volta>>

Ricaccio indietro le lacrime non volendo dargli la soddisfazione di vedermi piangere ma non trattengo l'impulso di rispondergli.
<<Non sei mai stato davvero un'opzione, non sei neanche lontanamente paragonabile a Nicholas>>
<<No, infatti...Non mi piace essere posto sullo stesso piano dei perdenti>> sussurra al mio orecchio, riprendendo a tirarmi via.

"Deve ancora nascere quello che frega Nicholas Clarke, ricordatelo!"
Le parole di Nicholas mi tornano in mente: le aveva detto in tono scherzoso un giorno, adesso prego con tutta me stessa che siano vere, che è al sicuro e che, non appena noterà la mia assenza, verrà a salvarmi.

Nei numerosi scenari apocalittici che il mio cervello era stato in grado di sviluppare c'erano sgabuzzini dimenticati, stanze buie e angoli pieni di polvere.

Per questo motivo resto interdetta quando tutto ciò che vedo è il cielo.
Deve essere passato un po'di tempo e neanche me ne sono accorta: la nave è abbastanza lontana dalla costa mentre si indirizza verso Copenaghen.
Grandi nuvole bianche coprono il cielo. Il mare è uno specchio d'acqua rossastra sotto l'influenza del sole, appena visibile all'orizzonte.
Perché siamo qui?

Me lo chiedo fino a quando non inizio a sentire delle voci in lontananza.
<<È finita, Oliver>> Nicholas calca con rancore la pronuncia del nome, sentire la sua voce è in grado di spaventarmi e rincuorarmi allo stesso tempo.
<<Non una parola>> mi minaccia Edgar, nascondendo entrambi dalla vista dei due dietro una colonna.

Nicholas e Francois, cioè Oliver, sono sul ponte, lo stesso che è stato testimone di innumerevoli momenti di gioia, l'uno di fronte all'altro, li separano pochi metri. Nicholas stringe tra le sue mani la sua pistola e la punta contro di lui, Oliver non sembra essere armato.
Mi domando come siano arrivati a questo punto, ma penso che ormai non sia neanche poi così importante.
<<Sai? A guardarti adesso mi rendo conto che avrei dovuto riconoscerti dallo sguardo, è davvero uguale a quello di tua madre...Peccato che quando mi sono avvicinato a lei, i suoi occhi erano già chiusi>>

Quelle parole sono come una scoccata nel petto per me.
E anche per Nicholas.
Stringe con forza il ferro della sua arma e respira profondamente per regolarizzare i suoi sentimenti.
Ti sta provocando, non cedere.
<<La sicurezza sarà qui a momenti>> Nicholas ignora del tutto le sue parole <<Trascorrerai il resto della tua vita dove meriti di stare>>

<<Sai?>> Come se non avesse detto nulla, Oliver riprende a parlare <<Quando ho saputo per la prima volta che qualcuno stava facendo domande su di me non mi sono preoccupato, è routine...Poi le domande sono diventate troppe e sono state associate ad un nome. Nate Knight. In fin dei conti sei in gamba, in Inghilterra sei una celebrità, un supereroe. La prima volta che l'ho sentito mi è sembrato famigliare, eppure non ricordavo dove lo avessi già incontrato. E poi il colpo di genio: quel diario da quattro soldi di Axel Knight... O dovrei dire Andrew Clarke? Quella canaglia di tuo padre ha davvero pensato ad ogni dettaglio, pur di proteggerti.
Peccato che non ce l'abbia fatta...>>

<<Cancella il nome di mio padre dalla tua testa>> la compostezza di Nicholas mi sorprende, non riuscirei a mantenere i nervi saldi se fossi al suo posto.
<<Pensavo fossi uno stupido, devo ammettere che hai davvero un bel potenziale>> lo squadra dall'alto al basso <<Un vero peccato che andrà sprecato>>
<<È tuo figlio lo stupido, pensa un po'...Ce l'avevi in casa>> sentenzia Nicholas, un sorriso soddisfatto sul volto.
Mi si spezza il cuore.
Ce l'avrebbe fatta se non fosse stato per me.

Le mani di Edgar si irrigidiscono intorno al mio corpo e comprendo che deve essersi sentito colpito da qualcosa.
È lui, è suo figlio.
<<Edgar è un ragazzo in gamba, buon sangue non mente. Il suo unico errore è stato distrarsi, non puoi di certo biasimarlo, non è vero? È successo anche a te>> Capisco che faccia riferimento a me e tutta l'aria che respiro sembra in grado bruciare il mio corpo dall'interno. Non voglio sapere cosa succederà adesso.

Nicholas esita prima di parlare.
<<Io non combatto guerre perse in partenza>>
<<Stai combattendo questa>>
<<Non l'ho persa>>

<<Ne sei sicuro?>> Questa volta non è stato Oliver a parlare, bensì il ragazzo alle mie spalle, che con uno strattone ha reso nota la nostra presenza.
Nicholas volta lo sguardo alla ricerca della fonte di quella voce e quando i nostri occhi si incrociano la sua espressione cambia repentinamente.
Gli occhi strabuzzano, il ghigno beffardo sparisce e la paura ricopre ogni centimetro del suo viso.
Scusami.

Sento una lacrima scivolarmi sulla guancia mentre non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
<<Mi dispiace>> singhiozzo, incapace di dire altro, prima di sgretolarmi nel pianto silenzioso che ho trattenuto fino ad adesso.

<<Cosa vuoi?>> È la domanda che sancisce la resa di Nicholas. La fa senza pensarci un secondo, sfida Stuann con lo sguardo mentre attende il verdetto.
Oliver finge di pensarci, poi sorride.

<<Sali sul cornicione>>

<<No!>> Urlo, incapace di contenermi, consapevole di cosa implichi quell'ordine. Mi spingo in avanti ma ancora una volta vengo tirata dal braccio. Edgar mi strattona con violenza e la canna della pistola urta sulla mia testa, causandomi un giramento di testa.
<<Non la toccare!>> Nicholas punta la sua arma contro Edgar ma sappiamo entrambi che non premerebbe il grilletto: Edgar è schermato dal mio corpo, non correrebbe mai un rischio così alto.

<<Tu fa' quello che ti dice mio padre>> ride lui, pressando ancora la punta dell'arma sulla mia testa mentre mi spinge ancora di più contro il suo corpo.
<<Parla chiaro>> intima Nicholas, a denti stretti, rivolgendosi a Oliver.

<<Mantengo sempre le mie promesse e avevo promesso che ti avrei ucciso. Vuoi che Catherine si salvi? Abbandona la pistola a terra e sali su quel cornicione>> ordina, indicando con un cenno del capo la ringhiera alle sue spalle.
<<Cosa mi assicura che lei sia salva, una volta che lo faccio?>>
<<Catherine non ha nulla a che vedere con questa situazione, se non la sfortuna di essere capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Voglio che tu muoia, è tutto ciò che mi interessa>>

Mi agito, incapace di restare ad ascoltare quel dialogo.
<<No, Nicholas, non farlo, ti prego>> urlo e piango fino a sentire la gola bruciare e gli occhi pizzicare. Il mio cuore batte così velocemente che inizio a pensare si fermerà presto <<Ti prego, ti scongiuro>> non gli sto rendendo le cose facili, me ne rendo conto.
Vorrei solo sparire in questo momento, risvegliarmi e scoprire di essere tra le sue braccia e che si è trattato solo di un incubo.

<<Conterò fino a dieci, Clarke, scegli tu: la tua vita o la sua, sai per esperienza che non mi cambia molto, potrei perdere la pazienza e cambiare idea>>
Nicholas lascia scivolare la pistola a terra e mi sento così debole in questo momento che traballo sui miei piedi, cadendo sulle mie ginocchia.
Non è possibile.
Non può finire così.

<<No, no, no>> scuoto la testa in preda al panico, chiudo gli occhi e urlo a squarciagola. Il battito del cuore mi rimbomba in gola e nelle orecchie che fischiano.

<<Di' le tue ultime parole, siamo tutti qui ad ascoltarle>> lo sento ed è un eco lontano, i miei pensieri sono molto più pesanti. <<Dieci>>
Sta morendo.
Sta morendo per me.

<<No, vi prego!>> Ormai ho la stessa funzione di un disco rotto. Mi sembra di essere sul punto di impazzire, mi sembra di stare per morire e forse sarebbe più facile di ciò che sta per accadere.

<<Catherine>> la sua voce che pronuncia il mio nome per l'ennesima volta e mi pento di aver dato per scontato tutte le altre che l'hanno preceduta.

Mi rifiuto di guardarlo. Non posso, non posso farlo.

<<Nove>>

<<Guardami, Rose>> alzo lo sguardo ma non riesco comunque a metterlo a fuoco a causa delle lacrime che abbondano sui miei occhi.

<<Otto>>

Assottiglio gli occhi e li riapro, riuscendo ora a distinguere meglio i dettagli del suo viso. Il suo bellissimo viso, quello che vorrei poter vedere ogni mattina appena apro gli occhi. Ma non sarà così.

<<Sette>>

Il pensiero porta altre lacrime e Nicholas se ne accorge, dedicandomi un piccolo sorriso intenerito. Non c'è paura nel suo volto, solo tanto dispiacere.
Sono certa che stia celando il suo timore solo per far stare me più tranquilla. Lo odio, non può fare così anche adesso.

<<Sei>>

<<Va bene così>> Nicholas annuisce mente parla e io nego con la testa.
No, non va bene per niente.

<<Cinque>>

Torno a singhiozzare, vedendo la fine sempre più vicina.
<<Ti ricordi quella sera in cui sei venuta nella mia stanza perché avevi capito che sospettavo di Cole?>>

Non capisco cosa voglia comunicarmi ma annuisco.
La prima sera che l'ho visto con i suoi occhiali.
La prima volta che mi ha lasciato una carezza sul viso.

<<Quattro>>

<<Volevi sapere a tutti i costi come avessi nominato la tua scheda, ricordi?>>

<<Tre>>

Annuisco, impegnata a fissare ogni dettaglio del suo viso per paura di non essere in grado di ricordarlo alla perfezione. Rubo tutto ciò che mi è concesso prendere, quel poco che non è sul punto di essermi strappato tra le mani.

<<Due>>

Nicholas sorride, immerso nel ricordo, prima di scoccarmi uno dei suoi occhiolini.
<<Ti avevo chiamata Rose>>

<<Uno!>>
Uno sparo riecheggia accanto a me nell'esatto momento in cui Nicholas si lascia ricadere all'indietro e io smetto di vederlo.

<<No!>> Urlo ancora, le lacrime che scorrono in maniera autonoma, dissociata dal mio corpo. Mi spingo verso la ringhiera e questa volta nessuno mi ostacola. Raggiungo il cornicione in pochi attimi, abbasso lo sguardo sull'immensa distesa di acqua e non lo vedo da nessuna parte. Urlo il suo nome nella speranza di rivederlo e mi sento morire quando non ricevo risposta.

Mi accascio a terra, singhiozzando fino a quando non ho più aria. Qualcuno mi poggia una coperta sulle spalle, qualcuno mi urla di respirare e non ho il fiato per rispondere che mi sembra di aver dimenticato come si faccia.

Mi guardo attorno, non vedo realmente cosa stia accadendo. Mi rendo conto che non siamo più i soli sul ponte, decine e decine di persone ci hanno raggiunto.
Perché solo adesso?
Perché non prima?

Vedo Edgar in lontananza, ammanettato ed immobilizzato ad una sbarra di ferro. I miei occhi sembrano bruciare quando lui, come se attratto dal mio sguardo, si volta a guardarmi.
Mi osserva qualche secondo, poi sorride mostrando tutti i suoi denti.
Inarca un sopracciglio.
<<Adesso mi vuoi?>> Domanda sarcastico e non riesco più a vederci dalla rabbia.

Mi libero dalla presa di tutti coloro che mi stanno attorno e afferro la pistola di Nicholas, ancora a terra dove l'ha lasciata cadere lui.
Mi avvicino ad Edgar, mentre sento troppe voci che tentano di fermarmi.
Le ignoro, una ad una.

Arrivo di fronte a lui e gliela punto contro. Adesso non fai più tanto il forte come prima?
Sento ancora le sue mani addosso e rabbrividisco a causa della paura e del disgusto.
<<Abbassala Catherine>> ride lui <<Non sai neanche come si usa!>> Afferma convinto e in risposta arretro il carrello.
Ammutolisce all'istante.

Lo fisso, riuscendo a vedere in lui la causa della nostra fine.
<<Devo aver sottovalutato Nicholas>> commenta, cercando un modo di evitarsi la scocciatura subito dopo
<<Nicholas non vorrebbe che->>
<<Non osare nominarlo>> sussurro non appena sento il suo nome uscire da quelle labbra. Non deve permettersi.
Ma forse non ha del tutto torto, se lo uccido dovrò scontare troppe conseguenze; Nicholas non vorrebbe che io mi rovinassi la vita in questa maniera.

Allento la presa sul metallo che stringo tra le mani e lo sento tirare un impercettibile sospiro di sollievo, poi desisto, ricordando un piccolo dettaglio.
Forse sono impazzita del tutto, non mi interessa. Sento solo una parola ripetersi nella mia testa.
Vendetta.
Miro alla sua mano, la stessa che ha stretto i miei polsi fino a farmi gemere dal dolore.
Divertiti la prossima volta che prendi tra le mani una chitarra.
<<Ricordalo, mai sottovalutare Nicholas Clarke: deve ancora nascere quello che lo frega>>
Non ci ripenso.
E premo il grilletto.

***

Mi risveglio nella mia cabina e ho bisogno di tempo per processare quello che è successo.
Non ricordo di essermi stesa su questo letto.

Ero al bar, stavo parlando con Simon, ho capito perché Nicholas-
Nicholas.

Una valanga di immagini affollano la mia mente, stordendomi, e, quando ricollego perfettamente ciò che è successo, sento nuovamente gli occhi appannarsi.
Non c'è più, non lo rivedrò mai più.
Non sentirò la sua voce dirmi che sono fuori di testa, le sue mani accarezzarmi e le sue labbra sussurrarmi che sono bellissima, prima di chiudersi sulle mie.
È finita.
È finita per sempre...
Sento lo scatto della serratura fendere l'aria silenziosa che mi circonda, prima che passi lenti si avvicinino a me.
<<Sei sveglia>> Simon mi sorride lievemente, sedendosi sul letto accanto a me. Mi lascia una lieve carezza sul volto e con l'altra mano stringe la mia.

Non ha niente a che vedere con la prepotenza di Edgar. È un tocco delicato, gentile. È esattamente ciò di cui ho bisogno adesso.
<<Ti hanno dato dei tranquillanti, il tuo cuore batteva troppo velocemente. Speravo dormissi di più, sono passate solo due ore...Vorranno parlarti>> sussurra e capisco che faccia riferimento alla polizia. Annuisco, pur disprezzandoli con ogni fibra del mio essere. Se solo non fossero arrivati così tardi...

Una goccia d'acqua atterra sulla mia mano e aggrotto le sopracciglia. Alzo lo sguardo e mi accorgo che i capelli di Simon sono bagnati, così come anche i suoi vestiti.
Una patina di lacrime ricopre i miei occhi.
<<Sei andato a cercarlo>> sussurro, sforzandomi di non piangere ancora.
Non posso, non con lui.
Ho perso l'amore della mia vita ma lui...
Lui era come un fratello.

<<Mi ha sorriso prima di gettarsi all'indietro, sai?>> Provo a rassicurarlo come posso, ma il mio tono non è credibile. Non ci credo abbastanza neanche io. <<Sembrava tranquillo. Forse recitava, lo so. Mi ha detto->> mi scappa un sorriso tra le numerose lacrime, tiro su con il naso ed elimino una goccia dal mio zigomo <<Mi ha detto come aveva salvato la mia scheda: quando ho scoperto che ne aveva una anche mia volevo leggerla ma non l'ho mai trovata...>> Non so perché gli stia raccontando ciò, forse voglio continuare a vivere nel ricordo del passato, forse ne ho bisogno io.

L'angolo delle due labbra si solleva lievemente. <<Dovrò rubare il suo computer e portartelo, allora...>>
Aggrotto le sopracciglia.
<<Conosco Nicholas da un po' di tempo, Catherine. Se c'è una cosa che ho imparato è che nulla di quello che fa o dice è per caso. Voleva che tu trovassi quella scheda...>>
Si alza in piedi, forse non vuole farmi aspettare, e gliene sono grata: la possibilità di sentirmi per un'ultima volta vicina a Nicholas dona un barlume di speranza al mio cuore in pezzi.

Qualcuno bussa alla porta e molto presto un agente fa capolino nella mia stanza.
<<È stato ritrovato il corpo, bisogna procedere con il riconoscimento>> ci avvisa, alternando lo sguardo da me a lui.
Mi sento come se mi avessero buttato giù da un dirupo senza paracadute mentre vedo i muscoli di Simon irrigidirsi istantaneamente.
Serra la mascella, guardando fisso davanti a lui.

<<Ci penso io, tu riposa ancora un po'>> mi rassicura, lasciandomi un'altra carezza sul viso.
<<Staremo bene>> mi sussurra come se fosse una promessa, prima di andar via.
Resto sola a domandarmi come potrò andare avanti, perché al momento mi sembra del tutto impossibile.

Ripenso alle parole di Simon e mi convinco sempre di più che abbia ragione. Non posso aspettare, non ce la faccio.
Mi libero delle coperte con uno scatto e torno sui miei piedi.

Sono costretta ad appoggiarmi alle pareti mentre cammino nei corridoi e una fitta al petto mi colpisce quando, una volta nella camera di Nicholas, mi accorgo che è tutto come l'ho lasciato stamattina ma allo stesso tempo niente è rimasto uguale.
La porta è ancora aperta, il letto è disfatto. Afferro uno dei due cuscini e lo avvicino al viso per respirare ancora una volta il suo profumo, pentendomene immediatamente dopo.
Mi manchi già così tanto...

Ricordo il motivo per cui mi trovo in questa stanza e mi concentro sull'oggetto che mi interessa. Fortunatamente il suo computer è rimasto accesso, lo sblocco e digito le quattro lettere con urgenza.
Finalmente trovo il file che tanto desideravo e lo apro, detestando il tempo che ci impiega a caricare.

Me ne infischio dei dati anagrafici, delle terribili occhiaie che ho nella foto, scorro le prime tre pagine per poi scoprire che la quarta è completamente scritta, così come tutte quelle che la seguono.

<<Voglio leggere qualcosa di tuo!>>
<<Scordatelo, non succederà mai...>>
<<Antipatico, dimmi almeno cosa scrivi>>
<<No>>

Devo fare i conti con il labbro che mi trema e le lacrime che hanno vita propria, quando ritorno con la mente alla pace di quel giorno.
Mi copro il volto con le mani, singhiozzando nella stanza che è stata più di ogni altro luogo testimone della nostra storia. Non doveva andare così.
Non doveva andare così.
Non è giusto.

Asciugo come posso le mie lacrime e mi immergo nella lettura di ciò che Nicholas ha scritto in coda alla mia scheda.

Questa ragazza è un'idiota.
Piange e si dispera perché il suo ragazzo la tradisce con la sua migliore amica, non mi capacito di quante persone al mondo ignorino davvero quali sono i problemi della vita.
Non mi è chiaro perché stia così male: è riuscita a smascherare quei due in un sol colpo...Non è felice di aver capito che deve tenerli a distanza? Non comprendo.
Le ho consigliato di andare a letto con qualcuno e non pensarci più ma non sembrava troppo incline a farlo.

Alla fine non ha voluto seguire il mio consiglio, lei e il suo amico hanno passato la loro serata a bere e ballare. Li ho tenuti d'occhio per ore ma non ho registrato alcun movimento sospetto.
Mi sono distratto solo un attimo, stavo guardando lei, non succederà più.

Oggi è stata Catherine a venire da me. L'ho vista sul ponte da lontano, poi ho abbassato lo sguardo sul diario tra le mie mani. Molto presto ho sentito il sole venir meno sulla mia pelle e l'ombra oscurarmi la visuale.
Ho sorriso lievemente, ammetto che non mi aspettavo si avvicinasse, e ho deciso di prendermi un po' gioco di lei. L'ho salutata senza alzare il viso e l'ho guardata solo dopo, sono stato costretto a trattenermi per non ridere davanti ai suoi occhi sbarrati. Mi ha chiesto come avessi fatto.
"Semplice fortuna" ho risposto.
La verità? Questa ragazza indossa un profumo che dubito riuscirò a rimuovere dalla mia memoria olfattiva. È così caldo e voluttuoso che stona del tutto con la sua immagine.
Vive nel mondo delle fiabe, pensa che il bene sia la risposta a tutto. Ne è così convinta che non sono riuscito a mordermi la lingua e a non correggerla.
Non mi ha risposto, né ha lontanamente provato a contraddirmi, mi ha semplicemente chiesto come facessi a conoscere il suo nome.
Le ho restituito il suo anello e le ho consigliato di sbarazzarsene del tutto.
Me la sono ritrovata ad un palmo dal naso, i suoi occhi brillavano come due smeraldi, non ho mai visto degli occhi verdi cosi belli. Ho temuto riconoscesse i miei, dopo l'attimo in cui i nostri si sono incrociati ieri sera, quindi li ho immediatamente coperti con i miei occhiali da sole.
Non sono stato professionale poco dopo, ho continuato a guardarla e non ho potuto fare a meno di trovarla bella nella sua semplicità. "Noah è un coglione" o forse lo sono io, perché in pochi secondi ho mandato a monte la mia intera etica professionale, mi è bastato un suo sguardo.

Catherine mi ha lasciato un krapfen sulla soglia della porta, dice di aver eliminato tutte le prove. Non mangiavo dolci da un po': sebbene non mi facciano impazzire, è stata la colazione migliore degli ultimi tempi.
Le ho scritto un biglietto, alludendo al fatto che non l'avessi mangiato e ci ho inserito un doppio senso. Immagino già il fumo uscirle dalle orecchie mentre lo legge. Vorrei essere lì per guardare la sua faccia quando lo leggerà.

Uno stalker l'ha presa nel mirino.
Inizio a credere che questa ragazza sia una calamita per i problemi. Come cazzo è possibile che capitino tutte a lei?
Tremava come una foglia al vento tra le mie mani, non riusciva a parlare, a momenti neanche respirava.
L'ho portata nella mia stanza e ho aspettato che si calmasse. Non sono bravo a rassicurare le persone, me la cavo molto meglio nella diretta risoluzione dei problemi.
Ho portato Paul lontano da lei, l'ho interrogato per assicurarmi che non avesse nulla a che vedere con Stuann. È uno sfigato, il genere di persona che si impone di fare qualcosa senza neanche sapere da dove partire. Poi l'ho chiuso in una stanza, non appena la nave si fermerà lo farò scendere insieme alla sua grandissima faccia di cazzo.
Catherine ha aspettato il mio ritorno accanto alla porta della mia stanza. L'ho rimproverata per aver fatto l'esatto opposto di ciò che le avevo detto ma non ho potuto fare a meno di guardare quei lividi come se fossero stati fatti sulla mia pelle.
Ero andato a cercare Paul non appena lei era uscita dalla stanza ma lui l'aveva già trovata. Quelle macchioline non sono altro che la traccia del mio errore, non posso permettermi di essere lento. Non ho mai potuto farlo, tantomeno posso concedermelo qui.
A stemperare la tensione ci ha pensato il suo amico, ha fatto un'allusione su me e lei e Catherine è diventata un peperone. Ho riso, andando via. Non posso negare di averci fatto qualche pensiero anche io, non che questo sia un dato rilevante.

Ho sorpreso Catherine a guardare un ragazzo che nascondeva la custodia di un anello di fidanzamento. I suoi occhi lucidi e le labbra contratte in una smorfia mi hanno fatto capire che non le sia passata.
Ho aspettato che mi vedesse un paio di volte con Taissa per chiederle di fingersi la mia fidanzata: con un movente era molto più credibile e lei è l'unica ragazza che so essere sicuramente innocente, dovevo convincere necessariamente lei.
Dopo qualche momento di resistenza, ha ceduto. A quanto pare il codice d'onore di questa ragazza supera di gran lunga le sue paranoie, devo averla sottovalutata.

Sono stato uno stronzo.
Avevo promesso a Catherine che avremmo trascorso la serata insieme ma ero così immerso nello studio di alcune schede che mi sono presentato con due ore di ritardo. Al mio arrivo c'era un altro ragazzo con lei, un logorroico con l'espressione da idiota. L'ho allontanato senza troppe difficoltà, inaspettatamente anche Catherine gli ha consigliato di andare via, e ho rimproverato lei: dovrebbe smetterla di dare troppe confidenze agli sconosciuti, potrebbe finire nelle mani sbagliate.
Io ne so qualcosa, non a caso è magicamente diventata la migliore amica del mio principale sospetto.
Deve avere un radar per le persone da cui stare alla larga, me compreso, non c'è altra spiegazione.

Oggi ho atteso l'arrivo di Catherine per circa due ore, quando mi sono presentato alla sua porta non ho potuto fare a meno di capire che l'avevo svegliata.
Ho avuto la conferma di quello che già sapevo: Catherine Jane Richardson non ha bisogno di sforzarsi per essere bella, lo era anche con i capelli scompigliati e gli occhi stropicciati dal sonno.
Abbiamo fatto colazione insieme: mi ha insultato, più volte, e abbiamo litigato per chi dovesse pagare il conto. Il tutto è terminato con lei che sclerava, pregando Simon di scalare il conto dalla sua carta. Era buffa, alla fine è andata via con un'espressione a dir poco sconsolata.
Mi ha detto di avere una passione per la scrittura, forse abbiamo qualcosa in comune.

Lei e il suo amico hanno uno strano concetto di divertimento: ballano e si ubriacano come se non ci fosse un domani...
Eppure quando mi soffermo a guardarla mi rendo conto che non è a suo agio.
Ancora una volta, non sono stato professionale: quando ho visto le mani di quel tipo posarsi sui suoi fianchi ho avvertito l'impellente necessità di toglierle di lì. Gli ho rovesciato un drink addosso, a mia discolpa posso dire che era evidente quanto lei fosse a disagio: la si può interpretare come un'opera di bene, in fin dei conti.
Quando siamo tornati a bordo ho informato Catherine della presentazione di Margaret: non so perché ma ho immediatamente pensato a lei, sono certo che potrebbe interessarle.
L'ho trascinata via dalla sua stanza, la sua faccia era esilarante, per poco non sveniva dalla paura.
Mi ha chiesto di accompagnarla e non sono riuscito a negarglielo, ne approfitterò per mostrarmi partecipe alle attività della nave.
Nessuna novità su Porter, mi auguro che Simon riesca ad estrapolare qualche informazione in più di me...

Non aveva torto quando dicevo di aver sottovalutato Catherine.
Non mi sono preoccupato troppo di curare ogni singolo dettaglio della messinscena. Quando ha pronunciato il mio cognome sono rimasto colpito e spaesato, non riuscivo proprio a spiegarmi come avesse fatto a venirne a conoscenza, poi ho capito, non prima di essermi guadagnato una sberla.
La tristezza che le ha invaso gli occhi quando ha avuto conferma dei miei sospetti su Porter mi ha portato a desiderare che non sia lui il complice di Stuann. Sento ancora il contatto con la sua pelle morbida bruciarmi sotto i polpastrelli della mia mano, non sono riuscito a trattenere quella carezza.
È completamente pazza, è entrata nella mia stanza e si è stesa sul mio letto senza chiedere il permesso. Quando poi ha trovato la pistola sotto il cuscino ha iniziato a balbettare e ha sbarrato gli occhi: sembrava che gliel'avessi puntata alla tempia.
Troverò il tempo di portarla in un poligono, ci sarà da divertirsi.

È una romanticona.
E anche un'impicciona.
Sebbene le avessi detto di stare alla larga dalle indagini, Catherine ha deciso di fare di testa sua, come sempre.
Non mi lamento, finalmente Simon smetterà di mentirmi e di svignarsela ogni qualvolta ne abbia l'occasione per vedere Cole.
Nonostante un primo momento di panico generale, alla fine anche loro hanno fatto pace. Sono felice per Simon, se lo merita.
Anche Catherine doveva pensarla così: piangeva come una bambina e sorrideva commossa, incantata a guardarli.
Sì, è decisamente un cuore tenero...La sua sensibilità mi ha fatto sentire uno stronzo al confronto.

Ho abbassato la guardia, ancora.
Vedere Catherine con una bottiglia di champagne e due bicchieri sulla soglia della mia porta mi ha sorpreso.
E intrigato.
Certo, immaginavo un finale diverso, ma contro ogni prospettiva, i suoi discorsi su quanto ami le papere perché producono un suono di gran lunga più acuto e continuo rispetto a quello dei paperi mi hanno distratto.
Per un attimo, parlare con lei, ridere delle sue stranezze e programmare futuri appuntamenti, mentre mangiavamo cibo spazzatura nella mia stanza, mi ha fatto sentire normale. La sua presenza è stata sufficiente ad allontanare i miei drammi, i miei doveri.
E quando le ho detto che la trovo bella e lei è arrossita fino alla punta delle orecchie, afferrando la bottiglia, mi sono chiesto da quale razza di film sia venuta fuori. Era adorabile.
La realtà non ha tardato ha bussare alla mia porta: Catherine era lì, con in mano il gemello, un fottuto campanello d'allarme che in un baleno mi ha riportato alla realtà.
Ho ricordato in un secondo perché mi trovo a bordo, quindi sono tornato in me, io e Catherine abbiamo litigato e in preda alla rabbia ho detto di aver sbagliato a chiederle di fingersi la mia ragazza.
È andata via in lacrime, ripetendomi per l'ennesima volta che sono uno stronzo.
Forse me lo merito.

Sono stato in grado di risalire nome del proprietario del gemello grazie a Catherine ma lei si è allontanata prima che potessi ringraziarla a causa di una mia battuta, lo ammetto, di cattivo gusto.
Cole e Simon mi hanno minacciato tutto il giorno per spingermi a rimediare, poi Taissa, che ancora non riesco a capire cosa ci facesse in camera di Catherine, mi ha sbattuto la porta in faccia.
Su questa nave sono tutti pazzi...
Io il primo, considerando che scrivo queste parole con accanto al computer un pupazzo di Paperina che mi fissa.
Mi sembra mi stia accusando anche lei...
Sì, non ci sono dubbi, sto impazzendo anche io.

Ho baciato Catherine.
Non lo nego, sapevo che sarebbe successo, ma il fatto che sia realmente accaduto è così irreale.
Un attimo prima ho dovuto baciarla per avere una scusa credibile alla nostra presenza nel bagno, il secondo dopo necessitavo di una qualsiasi motivazione per lasciarla andare, non ci riuscivo.
Sarà stata l'adrenalina della situazione, il fatto che lei abbia ricambiato senza pensarci, ma ho approfondito il bacio e ho lasciato i signori Garcia, Stuann e il passato fuori dalla mia testa.
C'era solo Catherine, le sue ciocche tra le mie dita e la sua mano gelida sulla mia guancia, cauta e delicata.
Sarei rimasto così per ore ma è stata lei a tirarsi indietro, mi ha fissato stralunata ed è scappata nel bagno. Anche quando è tornata, rifuggiva al mio sguardo e evitava il confronto con me.
Quando poi sono riuscito a convincerla a trascorrere del tempo con me, Simon mi ha chiamato per dirmi che avevano trovato un altro messaggio.
Speravo di trovarla nella mia camera al mio ritorno ma lei stava correndo via, in lacrime. Non so cosa le sia preso, anche se forse potrei averne una mezza idea: il diario di papà. Sono certo di averlo lasciato in ordine sulla scrivania, invece quando sono tornato era capovolto. Temo ne abbia letto qualche pagina e abbia frainteso.
In ogni caso, non posso permettermi di spiegarle l'intera situazione, quindi resterò al mio posto e lascerò che mi odi.

P.S. Catherine ha una mira niente male, con un po' di allenamento potrebbe essere anche più brava di me. Ammetto di essermi sentito orgoglioso di lei in quel momento.

La vista di Catherine e di Edgar che ci prova con lei mi ha rovinato la giornata. Cosa ci troverà di tanto interessante in lui? Lo avrei mandato a quel paese già la prima volta che si è avvicinato se fossi stato in lei, lui e la sua chitarra da menestrello.
L'ho detto, è troppo buona per questo mondo.

Stare dietro a questa ragazza è come nuotare per ore dove non appiedi: ti stanchi ma non puoi farne a meno.
Le ho chiesto di accompagnarmi all'asta di beneficenza e, nonostante il nostro recente allontanamento, ha accettato.
Abbiamo battibeccato per tutta la strada, lei mi ha affibbiato nomignoli poco carini e io ho riso, consapevole che la sua mente non pensa davvero quello che riferisce la sua lingua. Mi ha detto che non sono poi così male e io invece mi sono sentito anche peggio. Una parte di me mi odia ogni qual volta lei mi dedica un sorriso o mi rivolge un complimento. Perché doveva capitare proprio lei in quel bar? Non poteva trattarsi di un'antipatica perennemente sulle sue? Una versione femminile di me?
Ogni singola volta che i miei occhi si posano su di lei vengo colto dalla paura che possa succederle qualcosa a causa mia, non deve accadere.
Sono bravo, mi ripeto, posso evitarlo.
Ha speso diecimila dollari per porre fine allo scontro tra me ed Edgar. Lei mi ha rimproverato e non capisco perché ce l'avesse con me, i fatti attestano che sono stato io il primo a fare un'offerta: volevo vincerlo per regalarlo a lei, eppure ho avuto la dimostrazione che Catherine, per quanto dolce e indifesa, non ha bisogno di nessuno per prendersi ciò che vuole.
Ciò nonostante, penso che il culmine della giornata sia stato raggiunto quando l'ho vista vestita da cameriera nel bagno di Garcia, sapevo che era lì, riconoscerei ovunque il suo profumo. È una squilibrata, la sua avventatezza mi ucciderà prima che lo faccia Stuann e forse non mi dispiace.
Ancora gongolo ripensando a quel "No" secco che ha rifilato a Brianna quando le ho chiesto di confermare che fossimo quasi fratelli. Avrei voluto ridere a causa della sua franchezza ma non potevo farlo...
Era gelosa mentre parlavo con Brianna e io ne ero...Contento? Soddisfatto? Compiaciuto? Non lo so, però ammetto che la sensazione era piacevole.
Ci sarà un motivo se al momento sto temporeggiando mentre fisso il suo numero sulle note del mio telefono.
Le scrivo o non le scrivo?

Ho trascorso la mia serata con Catherine: io, lei, una piscina tutta per noi e il cielo stellato a fare da spettatore. Non posso negarlo, non avrei potuto chiedere di meglio.
Ha visto il mio tatuaggio e, una volta che ho evitato di rispondere alle sue domande, non ha insistito più. Gliene sono grato. È stato strano: mi è sembrato quasi che le due facce della mia vita si stessero guardando negli occhi, quella di Nate Knight e quella di Nicholas Clarke.
Un po' come quelle stronzate sul passato e sul futuro che mi rifila Simon ogni volta che ne ha la possibilità.
Mi sono sentito libero, in quell'istante non ero nessuno dei due: né Nate Knight, né Nicholas Clarke, soltanto Nicholas. Forse è per questo che, dopo che mi ha salutato, qualcosa mi ha spinto a tornare indietro per bearmi ancora della sua presenza, come quando da bambino pregavo la nonna di lasciarmi dormire, "Ancora cinque minuti".
Volevo baciarla di nuovo, sono stato tentato soprattutto quando ha realizzato cosa stesse accadendo e un luccichio ha reso i suoi occhi due splendidi smeraldi, però non l'ho fatto, e forse è meglio così.

Sono trascorsi quattro giorni da quel giorno in cui ho salutato Catherine, eppure mi sembra di vederla ovunque: nella Coca Cola che Simon stava versando in un bicchiere, nella margherita ricamata sul mio asciugamano e nella paperella di gomma con cui un bambino giocava in piscina stamattina.
Sto impazzendo, lo so.
Mi chiedo se ogni tanto anche lei stia pensando a me o se i preparativi del matrimonio la stiano prosciugando del tutto. Ormai questa scheda è diventata un diario, per fortuna non corro il rischio che qualcuno la legga. Sorrido ancora ripensando a quel giorno in cui voleva trovarla a tutti i costi...Come potevo nominarla se non Rose?

Catherine sta dormendo nel mio letto, è mattina e dovrei ricominciare ad indagare, tuttavia neanche uno dei miei muscoli sembra essere intenzionato a muoversi, voglio restare qui ancora un po'.
Ha una mano sotto la guancia e il viso rilassato. Ogni volta che alzo lo sguardo un sorriso si apre spontaneamente sul mio viso, stento a crederci anche io. Se chiudo gli occhi mi sembra di rivederla ancora una volta nel corridoio dell'hotel, mentre cammina verso di me, era così bella che mi sono chiesto come avrei fatto a distogliere lo sguardo da lei per tutta la giornata.
Se mi avessero detto un paio di mesi fa che un giorno avrei ballato con una ragazza un lento in un giardino di rose, probabilmente avrei scosso la testa e mi sarei messo a ridere. E invece è successo e non tornerei indietro per nulla al mondo.
Ho imparato che io e Catherine siamo due testardi, però lei è decisamente più coraggiosa di me. Non avevo colto immediatamente il significato che si celava dietro alla sua richiesta. "Chiudi gli occhi", un comando abbastanza singolare per me che sono abituato a vivere in uno stato costante di allerta, però l'ho fatto senza troppe remore. Devo avere una lieve tendenza che mi impedisce di negare qualcosa a Catherine.
Lo volevo davvero un altro bacio, se solo Sandy non ci avesse interrotti. Di nuovo, mi ha anticipato prima che potessi farlo io: non ho fatto in tempo a posare le mani sulla cerniera del suo vestito prima che Catherine si voltasse e annullasse del tutto la distanza tra noi. Dopo essere stati interrotti dalla telefonata di nonna, abbiamo parlato fino a tarda notte sul balcone della mia cabina, stesi su una sdraio con la sua testa poggiata sul mio petto. Ho sempre odiato le smancerie, i baci rubati, i sussurri all'orecchio ma devo ricredermi perché non mi sono mai sentito più rilassato e felice di questa mattina.
Mi ha confessato che teme di non essere abbastanza e vorrei potesse vedersi attraverso i miei occhi, perché più la guardo, più mi convinco che lei sia troppo per questo mondo.

Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo sulla mia Rose, oggi ho capito che è anche una pessima bugiarda.
Sapevo che si sarebbe incazzata dopo essere sparito per giorni. Amo il modo in cui sclera e si finge offesa, trattenendo l'istinto di poggiare le labbra sulle mie.
Lo capisco perché succede anche a me e perchè ho sentito ogni parola delle sue confessioni a Cole, a mani basse uno dei momenti più belli della mia vita.
E pensare che io lo volevo davvero quel bacio della buonanotte...Sai essere cattiva, Catherine, ci avremmo guadagnato entrambi.

Vederla baciare Edgar è stato un colpo al cuore, ho capito subito perché lo stesse facendo ma, dopo aver desiderato tutta la serata di portarla via, tornare nella mia camera e toglierle quel vestito, non era esattamente quello lo spettacolo a cui mi aspettavo di assistere.
Non ho mai avuto torto quando dicevo che Catherine è fuori di testa: pur di dimostrarmi che avevo torto ha tagliato i capelli, ha infilato un abito che scopriva più pelle di quanta ne coprisse e ha camminato tutta la serata su vertiginosi tacchi neri.
Mi piace ogni sua versione, anche questa più audace, ma se devo essere sincero la preferisco nei suoi vestiti pieni di fiorellini.
Sapevo di non sbagliarmi quando ho deciso di darle quell'anello, le sta d'incanto. Voleva restituirmelo mentre io ancora fantasticavo sull'idea di lasciarlo su quel dito per sempre.
Sono sicuro che nonna l'abbia capito subito che è speciale, per quanto mi odierà, sono sicuro che anche lei impazzirà per Catherine.
Non vedo l'ora che torni, questa stanza è vuota senza di lei, dovrò accontentarmi solo del suo profumo per il momento.

Ho portato Catherine a casa. Siamo sempre stati solo io e nonna tra quelle mura ma lei non stonava affatto, sembrava in grado di colmare a suo modo il vuoto che l'assenza di mamma e papà ha prodotto. Le ho raccontato tutta la verità, lo avevo fatto solo con Simon prima. Mi sento più leggero, sono felice che la conosca anche lei adesso. Le ho fatto vedere le foto di quando ero più piccolo, di quando tutto andava bene...
Quanto sarebbe stato bello conoscerla in circostanze normali? Magari le avrei chiesto il numero e l'avrei portata a cena, non le avrei suggerito di fare sesso con il primo che passava per dimenticare il suo ex...Forse normali non lo saremo mai, io e lei...
Ogni tanto mi domando se qualcuno mi stia guardando dall'alto e me l'abbia messa sul cammino per convincermi a lasciar andare la vendetta nel passato e a concedermi la possibilità di avere un futuro con lei. So che loro due avrebbero odiato le numerose scelte che ho preso, avrebbero voluto che vivessi una vita il più normale possibile ma la mela non cade lontano dall'albero e io non potrei esserne più orgoglioso.

Più passano i giorni, più il pensiero di mandare tutto all'aria mi sfiora il cervello ed è impossibile da allontanare.
Amarti, Catherine, è troppo facile e difficile allo stesso tempo: ci vuole ben poco ad innamorarsi di te ma le premesse della mia vita non mi permettono di farlo nel modo in cui meriti.

Non scrivo da un po' su questa scheda ma in questo momento mi sembra che la paura possa togliermi il respiro da un momento all'altro e ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a non pensare. Sei piombata nella mia stanza e mi hai detto che domani te ne andrai, adesso dormi accanto a me, dopo aver fatto l'amore e avermi detto che mi ami. Non volevo che la nostra prima volta fosse macchiata dalla paura, volevo fare le cose con calma con te, volevo tante cose per noi...Adesso mi importa solo che tu stia bene, sia salva e lontana da tutto questo marcio.
Non sono sicuro che ci rivedremo ancora, non sono stato in grado di compiere il mio lavoro nonostante le nottate passate a studiare e le giornate trascorse a seguire le persone. Ho commesso un errore stupido proprio quando mi ero deciso a lasciare tutto dietro di me e cominciare a vivere davvero, con te.
Ti ho visto con Edgar questa mattina, ti ho sempre tenuto d'occhio da lontano in questi giorni. Ti ho vista versare così tante lacrime che ho dovuto ricredermi, a momenti ho desiderato che quella sera, quando sono arrivato in ritardo, tu avessi cacciato me e alla fine avessi perso la testa per lui.
Potrebbe amarti forse solo la metà di quanto faccia io ma sarebbe in grado di darti ciò che a me non è permesso concederti, una vita normale tanto per cominciare.
Non so se ci rivedremo di nuovo, Rose, non so se potrò stringerti ancora tra le mie braccia o se avrò l'onore di ascoltare la tua risata per un'ultima volta.
Voglio che tu viva, che realizzi i tuoi sogni, che pubblichi così tanti libri da riempire un'intera libreria e che smetta di vivere nell'ombra, permettendo al mondo di vederti, perché tutti meritano di conoscere la persona unica che sei.
Ti amo così tanto, Catherine, anche se non ho pronunciato quelle parole, te l'ho detto un milione di volte: con i baci, con i gesti, con i sorrisi e le carezze.
Spero tu sia felice. Nonostante tutto, io lo sono. Aspetterò il tuo risveglio stringendoti a me, baciando la tua fronte ogni qual volta la paura si farà più forte e accarezzando i tuoi capelli per ricordarmi che, indipendentemente da cosa accadrà una volta sorto il sole, ho avuto la fortuna di condividere del tempo con te.
In fin dei conti ho sempre avuto ragione a preferire il cielo stellato alle luci dell'alba.








***

Amici,
Non odiatemi💙

Capitolo dopo capitolo il nostro viaggio e quello di Catherine volge al termine...
Penso che questo sia stato il capitolo più difficile che abbia mai scritto.

Ogni volta che scrivevo un capitolo immaginavo cosa succedeva nella testolina di Nicholas, pensando al momento in cui avrei dovuto lavorare a questo...
Ed eccoci qui!

Uno di quei capitoli un po' dolci e molto molto amari❤️

Non mi dilungo...
Ci resta un ultimo appuntamento,
MI VIENE DA PIANGERE, VI GIURO.
Ho iniziato già oggi a scrivere il prossimo capitolo, spero di non farvi aspettare molto
Un abbraccio

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