Avenging Angels

נכתב על ידי -Happy23-

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Era da quattro anni che allo scattare della mezzanotte del 21 Dicembre tutti le reti, tutti i canali televisi... עוד

Δ
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Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
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Capitolo 25
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Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40

Capitolo 19

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נכתב על ידי -Happy23-

Il giorno dopo mi sentii pazza quando mi chiusi nell'ufficio di mio padre e accesi il suo computer per controllare le registrazioni delle nostre telecamere esterne. Ma dovevo avere la conferma di quello che avevano visto i miei occhi la notte passata sul balcone della mia stanza, in quanto la neve caduta durante la notte aveva eliminato possibili tracce di impronte della persona. Purtroppo, mi sentii ancora più pazza quando constatai che le telecamere non avevano ripreso nulla di strano. Nessuno sembrava essere entrato nel giardino, nessuno aveva raggiunto il mio balcone arrampicandosi su qualcosa. Stavo impazzendo sul serio? Era stato l'alcool bevuto a farmi immaginare Seth così vividamente? Non riuscii a darmi una spiegazione, se non quella che qualcuno avesse alterato i video della sicurezza ma sarebbe stato davvero assurdo. Quel giorno lo passai interamente chiusa in stanza a preparare le valigie per il viaggio di capodanno a Las Vegas ma anche perchè da quel pomeriggio sarei andata dalla mia migliore amica e avrei trascorso i due giorni prima della partenza dal lei. A quanto pare voleva tornare all'Angels e per quanto una parte di me mi avesse urlato di stare lontano da quel locale, avevo accettato. Seth non lo sentivo, o vedevo, più da quella telefonata. Mi dissi che non avrei dovuto pensare a lui perchè non mi stava facendo affatto bene ma allo stesso tempo fremevo un po' all'idea di tornare in quel locale, stesso locale in cui c'era stato anche lui.

«Winnie?» La chiamai.

Lei alzò la testa, distogliendo lo sguardo dalle unghie delle mie mani e tenendo il pennellino dello smalto fermo a mezz'aria. «Ti piacciono i tuoi capelli, bionda?»

Sghignazzai. Odiava quando la chiamavo così.

Sbuffò e riprese a passare lo smalto sulle mie unghie. «Che vuoi?»

«Hai mai immaginato così intensamente qualcosa da vederlo effettivamente, come se fosse reale?»

Sapevo quanto suonasse assurda quella domanda e infatti lei tornò a guardarmi con perplessità e preoccupazione. «Si chiama allucinazione, tesoro.»

«Non in quel senso.»

«Be', non esiste altro senso.» Replicò. «Perchè? Cos'è successo?»

Mi morsi il labbro. «A natale ho avuto una...particolare chiamata con Seth.»

Lei pucciò il pennellino nel barattolo di smalto con un ghigno. «Ah si? Il bello e tenebroso?»

«Smettila. Non l'ho mai chiamato così.»

«Be', da come ne parli è esattamente questo il tipo. Bello, tenebroso e super stronzo.»

Già.

«Comunque, hai fatto sesso telefonico per la prima volta. Sei contenta?»

Arrossii e scossi la testa. «Winter!»

«Cosa?»

«Non c'è bisogno di dirlo così specificamente.»

«Sei adorabile.»

Sbuffai e mi schiarii la voce. «Ad ogni modo, l'ho visto sul mio balcone.»

Lei aggrottò la fronte. «In che senso scusa?»

«Che ad un certo punto lui era , sul balcone della mia stanza e non capivo come potesse essere possibile.» Sputai con un grosso sospiro. «Poco prima avevo sentito dei rumori e non so...questa mattina ho anche controllato le registrazioni delle videocamere ma non è stato ripreso. Sembrava tutto normale, non è scattato nemmeno l'allarme.»

«E lui cos'ha detto a riguardo?»

«Che avevo solo una fervida immaginazione ed è andato avanti.»

«Uuh, avanti a fare cosa?» Chiese maliziosa.

Ruotai gli occhi. «Concentrati sul fattore importante. Non sono pazza, vero? Lui era lì.»

Alzò le spalle e chiuse lo smalto. «Dubito tu sia pazza, Nyx. Ma non capisco come possa non essere scattato l'allarme. Quel coso si attiva anche quando un gatto attraversa il giardino.»

«Può averlo disattivato?» Tentai, agitando le mani e soffiando sopra alle unghie.

«È capace di farlo?» Chiese.

«Non lo so.» Ammisi. «Ma è l'unica spiegazione.»

«Si ma, perchè?» Si fece più perplessa. «Lo hai chiamato dopo che ti sei sentita osservata, no?»

«Esatto.»

«Quindi lui era già lì.» Disse con un cipiglio. «E sarebbe rimasto lì anche senza quella telefonata.»

A questo non ci avevo pensato.

«È un po' inquietante.» Disse. «E poi non hai detto che è di New York? E' venuto fin qui durante natale, di notte.»

«Non festeggia natale in famiglia.»

«Si è fatto comunque otto ore di viaggio per guardarti fuori dalla finestra.»

Okay, se la metteva così era inquietante. Ma doveva esserci una spiegazione. Per forza.

Lasciai cadere l'argomento perchè più ci pensavo e più necessitavo di risposte che sapevo non avrei potuto avere senza di lui.

L'idea di tornare all'Angels si rivelò abbastanza elettrizzante. Prima di tutto avrei rivisto Jace. Eravamo rimasti in ottimi rapporti, ci eravamo messi insieme durante l'ultimo anno di liceo e avevamo chiusi dopo un anno, principalmente perchè col mio trasferimento a New York per la Columbia, era stato difficile vedersi e avevo perso quella fiamma che mi aveva fatto innamorare di lui. Lui aveva preso bene quella decisione e avevamo deciso che saremmo potuti rimanere amici e così era stato. Ci sentivamo spesso e adesso sarebbe stata la prima volta che ci vedevamo da questa estate, prima che partissi per la Berkeley. Winter diceva che provava ancora qualcosa per me ma io dubitavo, non aveva mai fatto un passo per mostrarmi quel desiderio. Anche se sì, a volte, rare volte, andavamo a letto insieme ma solo per scaricare la tensione e il divertimento, nulla di più. Forse ero strana ma non era un problema per me. Ad ogni modo, oltre a Jace, avrei potuto prendermi un'ultima bella sbronza prima di partire per sopportare quella stupida breve vacanza e cena a cui i miei genitori mi stavano obbligando ad andare. E magari avrei potuto staccare la spina dai pensieri su Seth. Questo ultimo punto era uno dei fondamentali.

Per la serata avevo indossato un vestitino rosso, dei lacci erano intrecciati sulla schiena per stringerlo ed era leggermente arricciato sull'addome. Indossai degli stivali alti bianchi per non morire congelata e un cappotto pesante e lungo che avrei lasciato nell'area che le conoscenze di Winter avevano prenotato. Erano le stesse della scorsa volta. Non avevo idea di cosa stesse succedendo tra lei e Greg, lei diceva che si parlavano e occasionalmente si vedevano per fare sesso, niente di più, tuttavia non potevo ignorare il particolare luccichio che aveva nello sguardo quando parlava di lui e faceva finta che non le importasse. Essendo il locale a New York saremmo rimaste a dormire a casa di Greg, che ci offriva gentilmente la camera degli ospiti del suo appartamento che condivideva con il suo amico.

«È pazzesco come sia sempre pieno!» Esclamai all'orecchio della mia amica mentre entravamo nell'ampia discoteca.

Quella volta eravamo entrate senza sotterfugi e ringraziai il fatto di aver ascoltato la mia migliore amica quando l'anno prima mi aveva obbligato a fare una carta d'identità falsa. Era vero che potevo avere un cognome conosciuto, ma pochi mi conoscevano davvero quindi era stato facile entrare con un nome e anno di nascita falsi.

Lanciai un'occhiata a quella scalinata che l'altra volta aveva attirato la mia attenzione e poi seguii la mia amica tra la folla per raggiungere il gruppo di amici.

Restai con loro finché qualcuno non mi pizzicò un fianco e mi girai di scatto. Un sorriso spontaneo si allargò sul mio volto.

«Jace!»

Il suo contagioso mi fece sorridere maggiormente mentre lo abbracciavo.

«Sei qui da tanto?» Domandò, staccandosi.

«Non molto.» Poi mi girai per far salutare Winter a Jace ma era impegnata sui divanetti a controllare l'interno della bocca di Greg.

«Be', anche Winter è felice di vederti.»

Ridacchiò e poi lanciò un'occhiata alle sue spalle, al bancone al centro della sala.

«Posso offrirti da bere?» Chiese.

Annuii e recuperai la mia borsetta per poi far strada ad entrambi. Fu un po' faticoso superare tutte quelle persone ma riuscimmo ad arrivare all'ampio bancone quadrato. Non c'erano sgabelli ma per fortuna trovammo un angolo libero in cui fermarci. Il barman di questo lato era abbastanza indaffarato, riuscì a prendere i nostri ordini dopo un po'.

«Ti trovo bene.» Disse col solito sorriso sghembo.

Jace era un bel ragazzo, non lo si poteva negare. Era alto -quasi quanto Seth- occhi verdi con delle pagliuzze dorate, ciocche biondo scuro sempre portate un po' alla rinfusa, labbra ad arco di cupido, una fossetta sulla guancia destra e un fisico allenato. Era quel classico ragazzo che ti giravi a guardare e se ricambiava lo sguardo ti ritrovavi ad arrossire. Aveva un'espressione furba e maliziosa.

Ci eravamo conosciuti durante l'estate tra il terzo e l'ultimo anno di liceo. Avevo trovato un piccolo impiego per l'estate come aiutante in una libreria e lui era entrato per comprare un libro per sua sorella. Da quel giorno, veniva ogni giorno e si sedeva su una delle poltrone dell'area relax e leggeva. O meglio, faceva finta di leggere perchè trovava sempre una scusa per disturbarmi in un modo o nell'altro.

Era la prima volta che ricevevo attenzione maschile di quel tipo ma dopo certe cose successe negli anni precedenti ero timorosa nell'avvicinarmi ai ragazzi, soprattutto nell'avere legami intimi. Winter mi spinse a provarci, a non permettermi di rimanere in fondo all'abisso quando vedevo uno spiraglio di luce per uscirci. E l'ascoltai. Non riuscii a rimanere imparziale a quel sorriso. Durante quei mesi uscimmo diverse volte, fin da subito ero ben consapevole che i miei genitori non lo avrebbero mai accettato. La sua famiglia aveva sempre viaggiato in problemi economici e avevo scoperto a tempo debito che si divertisse di più a stare nel mondo illegale che legale, però a me piaceva. Così, man mano che il tempo passava, e lo conoscevo di più e mi legavo di più a lui, decisi di darci una chance senza che però i miei lo sapessero e lui non si era mai ribellato alla cosa. Si divertiva parecchio ad entrare in camera mia dalla finestra, arrampicandosi sull'albero.

«Grazie.» Sorrisi. «Anche tu.»

«Non pensavo venissi qui.» Disse.

Il barman arrivò a consegnare i nostri drink pagati da Jace e, dopo aver sorseggiato dalla mia cannuccia, risposi.

«Winter mi ha trascinata qui un mese fa per la prima volta. Tu vieni spesso?»

Sogghignò e si avvicinò leggermente. «Abbastanza da poter affermare che molti idioti si portano dietro un sacco di soldi.»

«Jace!» Sgranai gli occhi e gli diedi un colpo al braccio, trattenendo una risata. «Devi smetterla, sai? Al mondo esistono molti lavori.»

Alzò le spalle e bevve un sorso dal suo drink, poi mi guardò. «Allora, com'è la California?»

Sospirai. «Sono stata solo a San Francisco ed è carina.»

«Ti trovi bene lì?»

Annuii. «Le mie coinquiline sono fantastiche e mi sento più...libera.»

Il modo tenero in cui mi guardò mi fece intendere che avessi capito perfettamente cosa volessi dire.

«Ma guarda chi c'è qui!»

Girai la testa a destra e sgranai gli occhi sorpresa quando vidi Chen con un sorrisetto raggiungerci dalla folla.

«Chen? Ehi! Che ci fai qui?» Sorrisi un po' incredula.

«Mi diverto.» Rise e nel mentre si avvicinò,

Premette una mano contro la mia schiena per poi baciarmi le guance come saluto, gesto che ricambiai. Quando drizzò la schiena rimase al mio fianco.

«Non mi aspettavo di vederti qui.» Disse ad alta voce e poi lanciò un'occhiata a Jace.

A quello, guardai anche io il ragazzo davanti a me che aveva un sorriso di finta cordialità sul volto.

«Lui è Chen.» Dissi a Jace. «E' anche lui della Berkeley.»

Jace annuì piano con occhi stretti e allungò la mano per presentarsi, Chen gliela strinse. «Sono Jace.»

«Jace.» Ripetè Chen e mi guardò beffardo. «Il ladruncolo.»

Sgranai gli occhi e avvampai. Guardai Jace che però non sembrava affatto essersi offeso. «I-io...um, storia lunga, scusa.»

«Abbiamo tutta la serata, me la racconterai.» Ammiccò per poi afferrare il suo drink e berne un sorso.

«Tutta la serata, eh?» Ripetè Chen, ancora con quel tono da mezzo sfottò.

Non avrei dovuto la mia mente balzò a lui.

Incrociai le braccia e questa volta mi feci il più seria possibile. «Dov'è il tuo amico?»

«Ne ho tanti, Piccola Peach. Specifica chi.»

Sentii gli occhi di Jace bruciarmi addosso e avrei voluto picchiare Chen per avermi chiamata in quel modo di proposito davanti al mio ex ragazzo. Lui e Seth erano tanto simili quanto diversi.

Inspirai a fondo. «Sai perfettamente di chi sto parlando.»

Accennò un ghigno e poi si piegò, abbastanza per sfiorare le labbra al mio orecchio. «Mi dispiace per te, ma ti sta guardando dalle telecamere. Non guardarle.»

Quella frase mi spiazzò e quando si allontanò rimasi a guardarlo accigliata. «Spero tu stia scherzando.»

Lui non negò.

Schiusi la bocca scioccata. «Come

«È nell'ufficio.»

«Nell'ufficio--»

«Be', buona serata.»

«Cosa? No.» Gli afferrai il polso. «Rispondimi.»

«Lo vorrei tanto ma devo proprio andare.»

Scossi la testa incredula e lo osservai camminare oltre Jace e poi perdersi tra la folla.

Seth era nell'ufficio di questo locale? E mi stava spiando?

Jace mi schioccò le dita davanti al volto con fare mezzo incuriosito e mezzo perplesso. «Di chi parlavi?»

Non potevo raccontargli tutto quello che sapeva Winter altrimenti mi avrebbe detto anche lui che fosse un pazzo e dovevo fare attenzione.

«Di nessuno.» Sospirai e afferrai il mio drink per scolarlo tutto d'un sorso. Lui mi guardò mezzo stupito e io gli afferrai il braccio. «Forza, ladruncolo, balliamo.»

Rise mentre si lasciava trascinare da me tra la folla. «Questa me la devi raccontare, biondina.»

Seth

La mia mente era malata. Io lo ero. Lo sapevo fin troppo bene. Per questo ora stavo pensando a tutti i modi che conoscevo per strappare i denti al coglione che stava ballando con Nyxlie, avrebbe smesso di sorridere. Per non parlare delle dita che la stavano toccando da troppo tempo. Una ad una. Lentamente. Prima una e poi--

La porta dell'ufficio si aprì ma non sollevai lo sguardo.

«Hai finito di fare lo psicopatico?» Disse Chen. «Ovvio. Per quanto ti sia possibile.»

«Simpatico. Che le hai detto?»

Portai alle labbra la quinta sigaretta dell'ultima ora e socchiusi gli occhi quando quello scappato di casa disse qualcosa all'orecchio di Nyxlie facendola ridere. Mi chiesi cosa ci fosse di così divertente.

«Mi ha chiesto di te.» Disse. La sua presenza si avvicinò facendo il giro della scrivania per poi appoggiarsi contro e guardare lo schermo del mio computer. «Le ho detto che non so dove sei.»

«Hai capito chi è?» Domandai.

«Certo.»

Quando non parlò mi costrinsi a guardarlo e inarcare un sopracciglio. Buttai fuori l'aria dal naso e parlai. «Me lo vuoi dire o pensi di inviarmi una cazzo di lettera?»

Incrociò le braccia. «Sai, è divertente che lo stia per dire ma non sei normale.»

«Chi cazzo è?» Scandii seccato.

«Il suo ex.»

Saettai nuovamente sullo schermo. L'ex. Jace, così si chiamava. Ballavano. Ogni volta che lui si avvicinava al suo orecchio per dire qualcosa, lei rideva in un modo talmente spontaneo che mi faceva pensare fosse anche un po' brilla. Lui aveva le mani sui suoi fianchi. Dopo avergliele staccate gliele avrei date da mangiare molto volentieri a qualche cane randagio.

«Sembrano rimasti in buoni rapporti.»

«Quindi se la vuole ancora scopare.»

Di nuovo, le stava sussurrando qualcosa all'orecchio e poi la guardò con un mezzo sorrisetto. Lei sembrava pensierosa, le sue labbra erano incurvate ancora per prima ma non erano più divertite. Si morse il labbro e quel gesto mi fece corrodere le interiora. Avrebbe fatto impazzire chiunque. Ricordavo perfettamente cosa significasse avere i denti in quel labbro. Poi, afferrò il suo polso e iniziarono a farsi spazio tra la folla. All'inizio non capii dove fossero diretti ma quando lo realizzai sentii una pioggia di aghi colpirmi la schiena e mi irrigidii.

«Torna giù e sbattilo fuori.» Ordinai.

«Cosa?»

Lo fulminai con lo sguardo. «Torna giù e sbatti il suo culo fuori da qui.»

Mi guardò sconcertato. «Perchè?»

Tornai al video e attivai la registrazione di un'altra telecamera.

«Stanno andando ai bagni.»

«E con questo...?»

«Ti sei fatto di qualcosa per caso?» Lo guardai male. «Che cazzo pensi vogliano fare nei bagni? Una partita a carte?»

«Tu ti sei fatto qualcosa.» Schioccò. «Non andrò giù e non lo sbatterò fuori perché non sta facendo nulla.»

Tra poco si farà Nyxlie, però.

«Non sei nessuno per impedirle di farsi una scopata, Seth.» Continuò.

Inspirai a fondo, sentendo il forte bisogno di rompere qualcosa. Aprii e chiusi le dita per mantenere la calma continuando a fissare lo schermo. Erano vicini alle scale che conducevano al secondo piano.

Non sei nessuno per impedirle di divertirsi.

Lei aveva la sua vita. E io non avrei dovuto farne parte. Non ero nessuno per lei, vero. Ero solo un gran figlio di puttana.

Afferrai la radiolina per comunicare con Oscar, uno delle guardie sulle scale che controllavano gli accessi per il piano superiore.

«Seth--»

«Oscar, mi senti?» Dissi una volta schiacciato il bottone.

Chen scosse la testa e si massaggiò le tempie.

«Si, boss. Mi dica

«È appena passata una coppia. Lui indossa una camicia nera e lei è bionda con un vestito rosso. Sono diretti ai bagni.»

Dalla telecamera vidi Oscar scendere le scale e guardare verso il corridoio a destra.

«Si, li vedo. Sono appena entrati in quello degli uomini

Coglione.

«Entra e porta fuori lui.»

«Posso chiedere per cosa

«Inventati qualcosa e sbattilo fuori.»

A quello, chiusi il collegamento e mi sistemai sulla schiena per attendere il momento di ritorno dei due. Per motivi di privacy e legge non avevamo le telecamere nei bagni inoltre c'era una zona cieca in quella nicchia, perciò, purtroppo mi sarei perso una scena magnifica.

«Ti senti meglio ora?»

La sigaretta era finita e avevo bisogno di distrarmi. Allungai il braccio per prendere la bottiglia di birra ancora a metà e ne scolai un sorso sentendo le labbra fremere verso l'alto.

«Un po'.»

«Sei davvero un pezzo di merda.» Disse il mio amico. «E per niente femminista.»

Mi accigliai a quello. «Ma vaffanculo. Quello la vuole scopare nei cessi.»

«Lei sembra aver accettato no? E comunque, tu quante volte l'hai fatto?»

Scossi la testa seccato. «Non c'entra un cazzo.»

«C'entra eccome.»

«Lei non è da scopare nel lurido cesso di una discoteca.»

Assottigliò lo sguardo mezzo divertito. «Non lo sai questo, Seth. Magari è proprio quello che le piace di più. Sei solo incazzato perché non ci sei tu al suo posto.»

Ignorai il forte bisogno di prenderlo a pugni e prestai attenzione allo schermo quando Oscar tornò nel focus con quel coglioncello. Nyxlie era alle loro spalle e sembrava infastidita, probabilmente sbraitava da come stava gesticolando.

Oscar fece intervenire Kyle. Gli diede il ragazzo e gli disse qualcosa. Lessi io labiale di lui che lo mandò a fanculo.

Simpatico il ladruncolo, Principessa.

Lui venne portato via e Nyxlie rimase a braccia conserte davanti a Oscar. Continuava a discutere.

«Seguilo.»

«Cosa? Perché?»

Lo guardai seccato. Dovevo spiegargli tutti, Cristo. «Perchè abbiamo passato mesi cercando il suo ex e ora lo abbiamo trovato. Seguilo e scopri dove abita.»

«Che vuoi fargli?»

«Parlare.» Ingurgitai anche l'ultimo goccio di birra e mi leccai le labbra vedendo Nyxlie che frustrata si inoltrava nuovamente nella folla. «Lui sa sicuramente qualcosa che ci serve.»

Non commentò ma si allontanò. Nyxlie stava ancora discutendo con Oscar che era tornato davanti alle scale. Mi divertì il modo in cui era arrabbiata. Pensava di far paura con quello sguardo. In realtà te lo faceva solo venire duro.

«Un'ultima cosa.» Lo guardai di striscio. Lui era fermo con la mano sulla maniglia. «Andremo ad Las Vegas a capodanno.»

Lui fece per dire qualcosa ma poi sospirò scuotendo la testa. «Chi?»

«Solo io e te.»

Non disse più nulla e poi se ne andò.

Appoggiai la testa alla sedia e incrociai le mani davanti a me.

Non lo sai questo, Seth. Magari è proprio quello che le piace di più.

Cristo santo, speravo proprio di no. E non perchè ci fosse qualcosa di sbagliato ma perchè, nel caso, io l'avrei voluta avere in un lurido cesso facendola comunque sentire una regina.

Chen aveva ragione, ma non l'avrei mai detto a lui.

Socchiusi gli occhi quando Nyxlie sgambettò fino ad arrivare davanti ad una telecamera e incrociò le braccia. La fissò male. Mi fissò. Era davvero adorabile con quel broncio infastidito e l'atteggiamento da dura. Dio, l'avrei scopata seduta stante.

Poi, qualcosa attirò la sua attenzione e quel qualcosa si rivelò essere qualcuno. Si parò nuovamente davanti alla scalinata mentre Chen scendeva. Aveva il cappuccio in testa e scommettevo anche il passamontagna ma lei riuscì a riconoscerlo comunque. Gli disse qualcosa che sembrò essere un 'voglio vederlo'. Quel bastardo girò la testa per guardare verso la telecamera. Vedevo solo i suoi occhi da lontano ma scommettevo stesse sorridendo. Oscar si avvicinò ancora a lei per allontanarla, spingendola indietro dalle spalle.

Nuovamente ripresi la radiolina e l'attivai. «Oscar?»

Lui si toccò l'orecchio. «Si?»

«Accompagna la ragazza nel mio ufficio.»

Nel mentre era tornato Kyle che occupò il posto di Oscar e Chen se n'era andato. Speravo riuscisse a seguirlo.

Mi appoggiai allo schienale e attesi il suo arrivo. Sentii una sorta di elettricità all'idea di vederla infastidita per averle rovinato la serata. Quando la porta si spalancò, lei superò Oscar entrando nella stanza con quelle gambe da urlo e la vita stretta risaltata da quel vestitino rosso da paura.

«Fatti vedere da uno bravo.» Sbottò quando Oscar chiuse la porta alle sue spalle.

«Sei molto bella.» Le donava il rosso.

Gemette con frustrazione e avanzò con quei tacchi che echeggiarono sul legno ciliegio e sbattè la borsetta scintillante sulla mia scrivania.

«Perchè mi stai spiando?»

«Non ti sto spiando.»

«Chen me l'ha detto.» Ribattè, incrociando le braccia e il seno balzò fuori da quello scollo illegale. «E hai fatto sbattere fuori Jace.»

Sospirai e gesticolai. «Ho solo evitato ti rovinassi la serata con una pessima scopata nei bagni.»

Socchiuse gli occhi. «Ti diverti così, Seth? Non hai altro da fare?»

«Noto un certo astio che non penso sia dovuto solo a questo.»

Lei serrò i denti. «Ti sei intrufolato in casa mia.»

Mi alzai. La vidi irrigidirsi e deglutì. Mi piaceva giocare al cacciatore e alla preda con lei. Feci il giro della scrivania per fermarmi davanti a lei. Agguantai una lunga ciocca dorata e morbida. Scivolava così facilmente tra le mie dita. La sentii inspirare a fondo e gonfiò ancora di più il petto facendomi venire voglia di affondare e strusciarmi in mezzo al suo seno così perfetto per me.

«L'ho fatto? Sicura?» Mormorai.

L'avevo fatto.

«Be', o erano allucinazioni o eri tu.»

Sogghignai e la guardai dall'alto. «O forse hai immaginato molto bene la mia storia.»

«Smettila.» Si appoggiò alla scrivania, facendo scivolare via la ciocca da me e incrociò le braccia. «Se non eri tu, era qualcun altro. Riconosco quando qualcuno mi spia al buio, e non è qualcosa che mi piace.»

Ogni volta che lo diceva sentivo un fastidio al petto. Avevamo sbagliato ad agire in quel modo in quei mesi. Era stato troppo rischioso. E lei non si sentiva al sicuro.

«Se dico che ero io cosa succede?»

«Succede che mi devi dire come hai fatto a non far scattare l'allarme e a non comparire nelle telecamere.»

«Ovviamente le hai controllate.»

«Ovviamente.» Arricciò il naso in un sorrisetto falso.

Mi leccai le labbra e sospirai. «Ho vissuto in strada, Peach. Imparare certi trucchetti è una regola per sopravvivere.»

«Rubavi?» Domandò curiosa.

Aveva un debole per chi rubava per caso?

«Si.» Dissi e aggiunsi. «Ma solo ai ricchi.»

«Oh, un giovane Robin Hood.»

Abbozzai un sorriso. «Visto? Il tuo ex non è l'unico ladruncolo che conosci.»

Ruotò gli occhi. «Sai, se non fossi così acido nei confronti di chiunque mi si avvicini, cosa non normale per tua informazione, ti troveresti bene con lui.»

«Mi stai rifilando il tuo ex, Principessa?»

«Non ti sto--Dio quanto sei irritante.» Sbuffò. «Dico solo che avete qualche tratto in comune, e andreste d'accordo.»

«Se è così significa che ti sei messa con un grande bastardo.»

Assottigliò lo sguardo. «Ho detto qualche tratto in comune, Nixon.»

«Mi stai dando del gran bastardo?» Mi finsi offeso.

«Lo sei.»

Non potei non sorridere. «Lo sono.» E anche peggio.

«Quindi.» Sospirò e si sollevò dalla scrivania e sgusciò via per girovagare nell'ufficio. «Perchè sei venuto a casa mia? Boston non è esattamente dietro l'angolo.»

Non mi stava guardando in faccia e potevo scommetterci che fosse nervosa di aver intavolato questo discorso, ma era troppo curiosa per lasciar perdere. Si fermò davanti ad un giradischi posto sopra ad un mobiletto. I miei occhi caddero in basso, sul suo culo che sembrava un po' troppo stretto in quello straccio rosso.

«Ero fatto.» Mentii.

Lei si girò accigliata. «E...?»

Mi leccai le labbra. «Ero fatto e volevo vederti.»

Volevo vederti e basta ma ero troppo codardo per ammetterlo ed era troppo sbagliato.

«Come sai dove abito?» Domandò e poi aggiunse. «Lascia stare, tutti lo sanno.»

«Non volevo metterti agitazione.» Dissi in fretta, volendo chiudere questo argomento spinoso. «Ero io e non avrei dovuto farlo ma quando non sono in me non sempre faccio cose sensate.»

Mi fissò, come se stesse lottando con se stessa se farsi andar bene le mie parole oppure no. Alla fine buttò fuori un sospiro e riprese a camminare, fermandosi davanti alla libreria accanto alla porta. C'erano anche diversi alcolici nelle antine sotto.

«Non avevo capito che il locale fosse tuo.» Disse. «Winter mi aveva detto che nessuno sa chi sono i proprietari.»

Lentamente mi avvicinai. «Nessuno lo sa.»

Si girò e deglutì.

«E gradirei rimanesse così la cosa.» Dissi un po' più serio.

«Perchè? Cosa fate su questo piano?»

«Sempre molto curiosa.» Mormorai, facendomi sempre più vicino fino a che non si bloccò tra me e il mobile.

Non incrociò le braccia e questo mi permise di diminuire ancora le distanze e sentire il suo seno contro il mio petto. Risucchiò un sospiro quando le scostai i capelli dal collo per liberarlo e chiusi la mano dietro ad adesso, strofinando il pollice sopra alla linea della mascella liscia. Lei sbattè le lunghe ciglia e mi guardò nervosa con quei due specchi del cielo.

«Ricordi quando ti ho detto che i posti che frequento sono pericolosi?» Dissi, scrutando il suo viso. Era così perfetto.

«Si.»

«Bene. Questo non è da meno.» Confessai. «Infatti, mi piacerebbe ci restassi lontana ma so che non lo farai, quindi, ti dico solo di non fare cazzate e di restare al piano di sotto.»

Osservai il mio dito raggiungere il suo mento, passai il polpastrello sotto al labbro inferiore e lei inspirò a fondo, schiudendo le labbra. Rafforzai la presa su di lui e mi feci ancora più vicino solo per sentirla risucchiare ancora un respiro. Non ero mai stato così attratto da qualcuno, e sembrava uno scherzo del destino che dovesse essere proprio lei a farmi impazzire in quel modo.

«Seth.» Sussurrò come uno sporco segreto che mi fece stringere le palle.

Le sue piccole e delicate mani si aggrapparono al maglione che stavo indossando e chinai il volto per poi sfiorare le labbra contro il suo orecchio sinistro. Mi chiesi se reagisse così anche per il suo ex. Mi chiesi quante volte quel coglione l'avesse toccata.

«Ti devo chiedere un favore, Principessa.»

Scesi più in basso, annusando la sua pelle profumata e desiderando e immaginando il suo sapore. Sfiorai il suo collo e lei respirò a fatica.

«C-Cosa?»

«Devi uscire da qui.» Graffiai con i denti il collo.

La sentii deglutire. «Perchè?»

«Fallo, ti prego.»

Non pregavo mai per niente e per nessuno ma dovevo provare a prendere le distanze da lei. Il mio obiettivo era un altro, non era quello di stare in mezzo alle sue gambe, per quanto lo avessi voluto. Dovevo dirmelo più spesso, ricordarmelo più spesso. Non potevo farlo per me, ma anche per lei.

«Cosa succede se non lo faccio? Hai detto che non ti saresti mai più fermato.» Domandò, la voce sempre sottile ma più di sfida.

Mi scostai leggermente indietro, abbastanza per poter farmi bruciare dai suoi occhi cristallini e puri.

«Succede che ti scopo fino a che non ne chiederai ancora, ancora e ancora.»

E non posso.

Il rossore prese a diffondersi sul pallore delle sue guance e sogghignai soddisfatto.

«Forse--um, è meglio che vada.»

Non era meglio, ma era necessario.

Mi obbligai ad allontanarmi del tutto e tornai verso la scrivania, scappando da quel profumo che sapeva storditi peggio di un veleno. Sentii i suoi tacchi muoversi e poi aprì la porta, la musica dal piano di sotto entrò in quella stanza insonorizzata.

«Continuerai a spiarmi?» Chiese.

La guardai oltre la spalla. «Non andare più nei bagni con qualcuno, grazie.»

Sospirò, un sospiro senza speranza. «Non smetterò mai di dirti quanto tu sia pazzo.»

«E io non smetterò di dirti che non sai quanto sia vero.»

Δ

Chen aveva seguito il ladruncolo e aveva scoperto dove abitava, così un paio di giorni dopo lo seguimmo di sera. Era andato in un bar e grazie alle abilità incantatrici di Penelope era riuscito ad attirare la sua attenzione e a mettere una leggera dose di sonnifero che aveva fatto affetto poco dopo. Senza destare troppi sospetti lo avevamo allontanato da lì e portato via.

Ora ci trovavamo dentro in un garage affittato di un deposito in periferia. Era piena notte e dentro al grande deposito non c'era nessun altro ma per sicurezza eravamo chiusi dentro. Zack e Penelope erano rimasti a controllare l'area. Lui era legato su una sedia al centro con uno scotch sulla bocca.

Finalmente iniziò a muoversi e inspirai a fondo. Era arrivato il momento. Il ladruncolo strizzò gli occhi e poi sbattè lentamente le palpebre. Quando iniziò a metterci a fuoco, si accigliò e continuò a guardare tutti e tre con stordimento. Se avesse provato a chiedere aiuto niente e nessuno avrebbe sentito i suoi camuffati tentativi. Ma non lo fece, non provò a dimenarsi e, anche quando capì che fosse legato, non provò ad urlare e non ci guardò come ci guardavano tutti, con terrore.

In fondo, davanti a lui c'erano i Vendicatori. Non tutti, ma quelli più bastardi erano qui.

Mi sorprese molto la sua tranquillità. 

«Non vogliamo farti del male.» Dissi. Le nostre voci erano tutte camuffate ma anche se non le avessimo modificate, non avrebbe potuto riconoscerle. Ma era solo per sicurezza. «Ma siamo talmente lontani da tutti che se dovessi farti a pezzi nessuno ti sentirà urlare.»

A quelle parole non fece nulla per diversi secondi, ci guardò e basta, poi fece un cenno col mento come ad intendere che avesse capito. Mi irritò perchè non mi stava dando la reazione che volevo. Era troppo sereno. 

Mi avvicinai. Vidi il riflesso dello smile rosso nei suoi occhi e inspirò. Mi sfidò con lo sguardo, come a non vedere l'ora di poter parlare.

«Vogliamo farti delle domande.» Continuai.

Lui saettò con lo sguardo ai quattro alle mie spalle e poi tornò a me. Avvicinai la mano coperta dal guanto contro la sua guancia e gli strappai l'adesivo grigio con forza. Lui fece una smorfia e poi si leccò le labbra.

«Finalmente.» Gemette.

«Sei tranquillo.» Dissi.

Alzò le spalle. «Non ho mai toccato nessuna contro la sua volontà.» Socchiuse gli occhi e guardò rapidamente tutti noi. «Quindi, perchè sono qui?»

Aveva palle il coglione. Ammirevole.

Mi girai e Chen mi allungò la fotografia che avevamo portato. Mi voltai e gli mostrai la foto che ritraeva la famiglia Blake. L'avevamo presa da internet.

Lui guardò la foto e poi me, nascosto dalla maschera che tutti avevano imparato a conoscere.

«Mh.» Fece. «Ve la siete presa con calma.»

Trattenni di tirargli un pugno. «Se ti piace così tanto parlare perchè non parli? Cosa sai del caso Blake?» Domandai.

«Loro non li ho mai conosciuti. Avevo una relazione con Nyxlie, la figlia, ma a questo punto già lo sapete anche se fatico a comprendere come--»

«Non sforzarti di capire. Rispondi e basta: cosa sai?»

«Non so nulla.»

«Nulla?»

«Sei sordo per caso?»

Stavo iniziando a spazientirmi. E così, tirai fuori dalla tasca un coltellino a scatto.

Lui non si mosse di un millimetro, anzi, sorrise. «Non so niente, amico. Nyxlie non ha mai voluto parlarne. Sapevo quanto per lei fosse un argomento complicato e non ho mai chiesto niente.»

«Non hai mai sentito nulla?»

Sembrò stancarsi. «Non so un cazzo. Se entravo in quella casa, significava che i genitori non c'erano. Con lei non ne abbiamo mai parlato. Non so cosa sia successo o chi sia stato a fare quello che è stato fatto a quella ragazza.»

«Lei lo sa?»

«Non lo so. Non penso. Ti ho detto che non ne abbiamo mai parlato.» Ruotò gli occhi.

«Fallo ancora e te li cavo.» Minacciai senza mezzi termini.

Rise brevemente. «Sei simpatico. Sai, ammiro quello che fai--che fate. Avete palle.»

«Si, sicuramente più grosse delle tue, amico

Qualcuno tossì alle mie spalle e scommettevo fosse Chen. Ruotai gli occhi. Poco dopo, alle mie spalle sentii uno scricchiolio e qualcuno mi affiancò.

«Sei stato per un anno con la figlia di un probabile stupratore e non ti sei mai fatto qualche domanda?»

Nonostante la voce robotizzata riconobbi fosse Derek.

Il suo sguardo si indurì. «Lei è stata presa di mira molte volte per questa storia e ne ha sempre sofferto. Con me non volevo si sentisse male. Quando stavamo insieme, quello era l'ultimo dei nostri problemi.»

Mi irritò il modo in cui parlò di loro due.

«Tu cosa pensi?» Chiesi.

Lentamente spostò lo sguardo su di me. «Penso che quella famiglia sia tutta da fuori, tranne Nyxlie, ovviamente. Sicuramente i genitori sanno cos'è successo, perché non rapite la madre?»

Perché è molto più rischioso per noi, coglione scassa serrature.

«Sei inutile.» Dissi.

«Oh, mi dispiace, psicopatico del cazzo.»

Chen allungò un braccio davanti a me quando feci l'impercettibile movimento in avanti per andare a spaccargli la faccia.

Anche lui aveva palle per parlarmi così ma gliele avrei staccate volentieri.

«Se ti piace continuare a parlare ti consiglio di abbassare i toni.» Disse Chen.

Scosse la testa mantenendo quell'espressione strafottente. Forse Nyxlie aveva ragione, in altre circostanze, mi sarebbe potuto stare anche simpatico.

«Se proprio volete fare domande, fatele al fratello.»

«Ian Blake?» Dissi confuso. «È morto.»

Sogghignò. «Questa è una cosa molto divertente che ho scoperto stando con lei: quel pazzo è vivo.»







S/A.

Ehilà🍑🖤

Anche in questo capitolo Seth fa il solito Seth e anche qualcun altro...🎭

➡️ Non si sa molto di Ian ma si saprà di più andando avanti ma tra poco arriverà Las Vegas e ce ne saranno di belle, soprattutto di piccanti😏

Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!

A presto, Xx

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IG e TT: anonwriter23

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