𝗕𝗮𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗹𝗲

By Theworldsdreamer

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Clayton Burns non ha paura. Clayton Burns non prova nulla. Perché dovrebbe? La sua vita è costruita di facci... More

𝕯𝖊𝖉𝖎𝖈𝖆
𝕴𝖓𝖙𝖗𝖔𝖉𝖚𝖟𝖎𝖔𝖓𝖊
𝖀𝖓𝖔
𝕯𝖚𝖊
𝕿𝖗𝖊
𝕼𝖚𝖆𝖙𝖙𝖗𝖔
𝕾𝖊𝖎
𝕾𝖊𝖙𝖙𝖊
𝕺𝖙𝖙𝖔
𝕹𝖔𝖛𝖊
𝕯𝖎𝖊𝖈𝖎
𝖀𝖓𝖉𝖏𝖈𝖏
𝕯𝖔𝖉𝖎𝖈𝖎
𝕿𝖗𝖊𝖉𝖎𝖈𝖎
𝕼𝖚𝖆𝖙𝖙𝖔𝖗𝖉𝖎𝖈𝖎
𝕼𝖚𝖎𝖓𝖉𝖎𝖈𝖎
𝕾𝖊𝖉𝖎𝖈𝖎
𝕯𝖎𝖈𝖎𝖆𝖘𝖘𝖊𝖙𝖙𝖊
𝕯𝖎𝖈𝖎𝖔𝖙𝖙𝖔
𝕯𝖎𝖈𝖎𝖆𝖓𝖓𝖔𝖛𝖊
𝖁𝖊𝖓𝖙𝖎
𝖁𝖊𝖓𝖙𝖚𝖓𝖔
𝕰𝖕𝖎𝖑𝖔𝖌𝖔

𝕮𝖎𝖓𝖖𝖚𝖊

123 38 133
By Theworldsdreamer

22 giugno, 1961

𝐼𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑡𝑟𝑖𝑠𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑒 𝑣𝑖𝑣𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑡𝑖...

La polvere si insinuò nel naso di Clay, ancora addormentato, solleticandolo fino a quando gli occhi non si riaprirono dopo uno starnuto che gli fece sbattere la fronte sul pavimento e il dolore gli si irradiò velocemente fino agli zigomi, come un lampo.
Il suo sguardo vagò confuso nel cercare di capire in che luogo sconosciuto fosse finito, prima che gli eventi della sera precedente gli ricadessero come macigni sulle spalle. Davanti a sé riusciva a vedere un lungo e sinistro corridoio, illuminato soltanto dalla debole luce che a fatica riusciva a superare i vetri spessi delle finestre che decoravano le stanze che lo circondavano, i soffitti erano alti e incombevano su di lui quasi giudicandolo proprio come se lo stessero osservando, come se quell'intero posto avesse in quell'esatto momento gli occhi puntati su Clayton e su di lui soltanto. I muri, i ricercati lampadari scuri e le assi del pavimento di legno stavano tutti trattenendo il respiro in trepida attesa di quella che sarebbe stata la sua prossima mossa.

Poggiò i palmi sulla polvere del pavimento e si tirò su, mentre il cigolio sinistro del legno – quasi come un lamento del castello – risuonava profano nei confronti di quell'assiduo silenzio che gravava sulla sua testa mozzandogli il respiro. Si ritrovò quasi sollevato nell'incontrare gli occhi di Lonnie che, di fronte a lui, lo osservavano terrorizzati.

«Grazie al cielo ti sei svegliato, Clay!», sussurrò avvicinandosi a lui a carponi, quasi avesse paura di svegliare gli altri che, scomposti, ancora dormivano intorno a loro. Clay, però, con uno sguardo capì immediatamente che non era quello di cui aveva paura.

«Perché siamo ancora qui?», chiese Clay aggrottando le sopracciglia, mentre gli occhi scorrevano sui suoi amici. Nora era girata su un fianco, proprio accanto a Clayton, con le dita esili che ancora sfioravano le sue e un'espressione serafica in volto, la polvere le aveva colorato il piccolo naso e le ciocche bionde di grigio; Hazel, che Lonnie aveva appena scavalcato, sembrava che fino a poco prima stesse abbracciando qualcuno – forse il fratello – e adesso allungava le braccia sul legno freddo e sfiorava con la schiena le gambe di Ingrid che si era addormentata appoggiata al muro, con la testa che pesava sulle spalle e i lunghi capelli neri a farle da cuscino; infine, Wynn si era sdraiata su Newton, stringendolo come avrebbe stretto un cuscino, mentre quest'ultimo si voltava corrucciato con i capelli biondi dell'altro a solleticargli il collo.

«Perché siamo incredibilmente stupidi, ti prego andiamo via. – gli disse Lonnie attirando nuovamente l'attenzione di Clay su di sé – Questo posto mi fa paura, prima ho sentito qualcuno ridere.», si avvicinò ancora e guardò preoccupato un punto imprecisato nel buio del corridoio.

«Non preoccuparti, sarà stata la droga. – mormorò Clay, seppur poco convinto dalle sue stesse parole – Svegliamo gli altri e andiamocene.», disse allora chinandosi per scuotere gentilmente le spalle di Nora. Lonnie annuì con enfasi, ritornando dalla sorella che chiamò per farle aprire gli occhi.

A poco a poco, tutti si ritrovarono in piedi e confusi, guardandosi intorno e sopportando il fastidioso rumore dei loro stessi respiri che sembravano enfatizzati in quel luogo, come a ricordare loro che ancora erano vivi. Grazie, era quello che il castello pretendeva dicessero.

Newt, che appena sveglio aveva spinto via Wynn, stava camminando avanti e indietro per il corridoio, buttando un occhio all'interno delle stanze che incontrava lungo il percorso, mentre l'altro lo seguiva con un furbo sorriso dipinto sulle labbra.

«Abbiamo veramente fatto una cazzata.», sussurrò Ingrid all'improvviso e Lonnie, che era ritornato al fianco di Clay, si ritrovò a essere d'accordo. 

Clayton faceva finta di nulla, ma sentiva le dita del ragazzo stringersi intorno alla manica della sua camicia, quasi come se l'espressione impassibile di Clay gli garantisse un senso di pace che quel luogo non era in grado di dargli. Si chiese che cosa stessero pensando i suoi genitori in quel momento, erano felici? O preoccupati che la voce di un figlio ribelle si spargesse per gli isolati?

«Mi uccideranno.», constatò Nora con una mano sul collo come a volersi proteggere da spifferi d'aria gelida che sembrava sentire soltanto lei in quel momento.

«Andiamocene allora.», disse Wynn dopo aver infilato le mani nelle tasche dei jeans, gli occhi leggermente sgranati non sfuggirono allo sguardo severo di Newt che, adesso, la stava guardando con espressione più interessata.

Hazel prese Lonnie a braccetto, separandolo da Clayton e svoltò alla sua sinistra con tutti gli altri al seguito, convinta di trovarci le scale da cui erano saliti, ma si fermò quando si ritrovò all'interno di un largo salotto. C'era un pianoforte al centro e sembrava essere l'unica cosa pulita lì dentro.

Clay si sarebbe aspettato di veder qualcuno entrare e mettersi a suonare per loro, invece, neppure una nota solitaria accompagnò il rumore dei loro passi. Alcuni divanetti stavano ammassati all'angolo, a guardarsi l'un l'altro con discrezione come a voler ignorare appositamente i nuovi intrusi e a Clay sembrò quasi di sentire i deboli sussurri di scherno alle loro spalle.

«No, forse era da questa parte.», provò a dire Ingrid indicando un'altra porta che si aprì su un'enorme camera da letto a pianta stranamente circolare con un grande letto matrimoniale al cui capezzale stava un ritratto, racchiuso da un'elaborata cornice dorata, che rappresentava una ragazza elegantemente seduta su una poltroncina rossa coperta quasi interamente dal suo largo vestito nero. 

Era bella, con le ciocche della frangia scura a coprirle la fronte e il viso bianco e delicato le cui guance venivano gentilmente sfiorate dalle vistose maniche a sbuffo, c'era un che di pacifico nel suo viso, qualcosa di eterno, anche se gli occhi chiari come ghiaccio – occhi che sembravano scrutare con brama perfino la loro anima – appena socchiusi e il sorriso sottile lasciavano trapelare una crudeltà senza fine. Poi, lì dove la collana di pietre nere sfiorava la scollatura del vestito, una macchia rossa aggiungeva inquietudine alla visione generale e più guardavano, rapiti dalla sua bellezza, più notarono altre macchie lì dove prima sembravano non esserci: sulla guancia a scivolar giù verso il collo, sulla fronte e sulle piccole mani delicate. Sangue.

L'orrore dipinse i loro volti, nel momento in cui realizzarono quello che stavano guardando con così tanta ammirazione e, di fretta, ritornarono sui loro passi spingendo ognuno sulle spalle degli altri per intimarsi a far più veloce, nel tentativo allontanarsi il più possibile da quella visione.

«Andiamocene per favore.», piagnucolò Lonnie, guardandosi intorno. Clay sospirò, uscendo dal salotto aspettandosi di trovare nuovamente il corridoio da cui erano arrivati, ma incontrando soltanto un'altra stanza con un camino di mattoni scuri ai cui angoli erano scolpite due piccole teste di leone che li guardavano con aria feroce.

«Mi sono rotto il cazzo.», borbottò Newton, spingendo con forza un'altra enorme porta e ritrovandosi finalmente di fronte alle scale che scendevano dritte verso l'atrio da cui erano arrivati, proprio quelle che stavano cercando. Wynn saltellò con urgenza giù per i gradini raggiungendo l'alta porta d'ingresso.

Clay la seguì lentamente, alzando gli occhi sulle grandi vetrate che, nonostante le dimensioni, non lasciavano che entrasse più luce di quanta bastasse per vedere giusto dove mettere i piedi.

Wynn rise, poi, nervoso quando spingendo il portone questo non si mosse di un millimetro. Uno spiffero d'aria gelida portò con sé un bisbiglio di una folle risata, gli occhi di Clay che scorrevano sui suoi amici non incontrarono però alcun sorriso sulle loro labbra, soltanto volti corrucciati, confusi e spaventati. Newton raggiunse Wynn e provò a dare una spallata alla porta con tutta la forza che aveva in corpo e, ancora una volta, questa rimase immobile e tutto ciò che riuscì a ottenere fu un sordo tonfo che camminò su per le scale e attraversò i lunghi corridoi, per andare a finire chissà dove o chissà da chi.

«Dobbiamo cercare un'altra via d'uscita.», commentò a questo punto Ingrid, con le braccia incrociate al petto. Ingrid era alta, alta quasi quanto Clayton e spesso Hazel ci scherzava su, ma in quel momento guardandola nella penombra di quell'enorme atrio sembrava così piccola agli occhi del ragazzo che per un singolo istante pensò avesse piegato le ginocchia.

«Non è possibile che si sia chiusa in questo modo, siamo entrati da qui.», commentò Wynn indicando il legno scuro con disappunto.

«Forse è stato un colpo di vento.», replicò Hazel alzando le spalle e facendo scorrere lo sguardo intorno a loro nel tentativo di ricevere un'improvvisa illuminazione.

«Non c'è stato un filo d'aria.», disse invece Newton incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio con aria di sfida.

«Cosa ne sai tu? Eri fatto tanto quanto noi.», Ingrid schioccò la lingua al palato, irritata. Clayton iniziò a percepire il nervosismo che scorreva tra di loro, insinuandosi nelle loro menti e non era del tutto sicuro che fosse soltanto la situazione assurda a destabilizzarli. C'era qualcosa di strano in quel castello e se avessero continuato a star lì a fare niente era quasi certo che avrebbero iniziato a farsi a pezzi a vicenda.

«È meglio andare a cercare un'uscita.», mise fine al piccolo battibecco, con un'occhiata a entrambi.

«Separiamoci, così facciamo più in fretta.», rispose Ingrid rivolgendo un ultimo sguardo di sfida a Newt che in risposta emise un verso gutturale di scherno.

«Non credo sia una buona idea.», sussurrò Lonnie spostando il peso da un piede all'altro, a disagio.

«Nemmeno io.», si ritrovò d'accordo Clayton e Nora annuì solidale con i due amici.

«Se ci mettiamo a girare in branco non usciremo mai da qui. – disse invece Wynn, passando una mano tra i capelli biondi – Meglio fare in fretta.», nessuno ebbe più null'altro da ridire. Nora, Lonnie e Clay ancora non erano convinti che quella fosse la scelta giusta da fare, ma pensieri contrastanti si fecero strada nelle loro menti intimandoli a tacere ancora una volta. Clay era sicuro che continuare a discutere non avrebbe fatto altro che alimentare il malumore generale.

«Io e Newt andiamo a vedere di qua. Ci vediamo in questo punto tra un'ora per aggiornarci.», aggiunse poi Wynn prendendo Newton per un braccio e dirigendosi verso la porticina appena sotto le scale, con quest'ultimo che si lamentava chiedendosi perché avrebbe dovuto andare proprio con lei.

«Io vado a vedere qui, chi vuole mi segua.», commentò quindi Ingrid girandosi verso una delle vecchie porte laterali di legno intagliato. Hazel lanciò un'ultima occhiata agli altri ragazzi, soffermandosi sul viso implorante del fratello che era rimasto zitto soltanto per paura di vedere Newton arrabbiato, poi sorrise.

«Ci vediamo tra un'ora, vedi di non combinare qualcosa come tuo solito. – gli disse poi puntandogli il dito al petto – Quando arriveremo a casa la mamma ci darà già la sua parte.», gli disse prima di seguire la longilinea figura dell'amica e svanendo, poi, oltre una delle porte cigolanti. Clay non ne fu sicuro, ma gli sembrò di sentire un singhiozzo da parte di Lonnie.

«Io...Ho bisogno di un bagno.», sussurrò Nora imbarazzata, nel silenzio.

«Io penso di essermela già fatta addosso.», commentò Lonnie dopo qualche secondo, stemperando l'atmosfera con il suo sorrisetto, che però aveva molta meno intensità rispetto al solito.

«Andate pure a cercare qualcosa che somigli a un bagno, io vi aspetto qui.», disse Clay, la cui attenzione era già stata attirata più che da qualcosa, da una sensazione che ancora non capì da dove provenisse. Così, Nora e Lonnie, stringendosi la mano per darsi un po' di coraggio in un luogo così lugubre e tetro, presero a salire i gradini e, anche loro come gli altri, svanirono poco dopo. Clay cercò di reprimere la parte di sé che si stava chiedendo se mai li avrebbe davvero rivisti.

Il castello scricchiolò e cigolò, attirando la sua attenzione, come se qualcuno avesse intenzione di raggiungerlo. Attese, in silenzio, ma nessuno si fece vivo e fu a quel punto poi che gli occhi di Clayton caddero su una postierla nascosta poco più avanti.

Ci entrò, senza pensarci su un secondo, dicendosi che tanto tra pochi minuti sarebbe ritornato per incontrare Lonnie e Nora. Mai avrebbe immaginato che, avventurandosi in quel camminamento destinato alle guardie di ronda, si sarebbe lasciato alle spalle l'ingresso per ben più di pochi minuti, forse per sempre. 

Ehi,
Io non dico nulla, ditemi voi.
Che ve ne pare?
Fanno sempre tutti questo errore di separarsi, ma nessuno guarda i film horror??
~🐝

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